Ho ricevuto nei giorni scorsi questa email, che propongo alla vostra riflessione. Credo che la vignetta del “Dr. Mouse” di Bhikkhu sia perfetta per illustrare l’argomento. Qui trovate le altre.
Ciao Lameduck,
chi ti scrive è un neo-laureato in Medicina e Chirurgia all'Università di Bologna che ha trovato per caso il tuo blog in rete. Ti scrivo per farti riflettere su un problema che, nel nostro Paese, ha radici molto profonde ed estremamente difficili da eradicare.
Pensa che tutti parlano male dei medici, alcuni straparlano senza conoscere neanche gli argomenti dal punto di vista scientifico, eppure nessuno parla di quel sistema ben oliato che mette in circolazione medici incompetenti.
Sono il primo laureato della mia famiglia, i miei genitori hanno sostenuto fatiche non trascurabili per permettermi di studiare, e molto probabilmente passerà ancora molto tempo prima che possa ricambiare tutto l'affetto che mi hanno dato.
E questo perché sono circondato dai cosiddetti "figli di papà", gente che ha avuto una bella spintarella per raggiungere il 110 e che non dovrà fare nessuna fatica per centrare una specialità.
E il problema non sta tanto nei direttori di scuola o primari, sta anche in quei burocrati che cercano di regolamentare il nostro ingresso nel mondo del lavoro: pensa che, come molte categorie lavorative credo, prima di essere abilitati dobbiamo sostenere un esame di Stato, che per i medici consiste in una parte pratica (tirocinio) di 3 mesi presso specialisti (medicina interna, chirurgia generale, medico di base) ed in una parte scritta.
Questo esame dovrebbe selezionare quei medici che possono lavorare. Cioè quelli davvero preparati. Dovrebbe essere una specie di setaccio dove i "raccomandati" dovrebbero fermarsi...e invece cosa succede? Succede che ci sono molti medici accondiscendenti che non valutano per niente i loro tirocinanti, e si limitano a mettere il massimo dei voti alla fine del mese, senza sapere qual è il bagaglio di quel laureato. Oppure succede che 3 mesi prima della prova scritta (che consiste in 180 quiz a risposta multipla) il Ministero dell'Università renda pubblico l'archivio delle domande da cui verranno estratte quelle del compito, per permettere al laureato più "brocco" di impararsele a memoria e superare l'esame agevolmente.
Insomma, non ci lamentiamo se negli ospedali ci sono medici che non sanno fare una diagnosi, mentre i più meritevoli sono costretti a fuggire all'estero: siamo noi italiani che contribuiamo a questa situazione.
Ti auguro una buona giornata.
Emiliano
In effetti ne ho conosciuti di figli di medici affermati, per niente portati per la medicina, senza alcun fiuto per la diagnosi, senza lo spirito di sacrificio necessario per affrontare il mestiere di medico iscriversi all’Università perché è tradizione di famiglia e poi ereditare gli studi paterni tirando a campare e rilucendo di luce riflessa, facendo diagnosi che nulla hanno da invidiare al nostro dottor topo.
Non sarà così per tutti ma nella mia vita i migliori medici e ricercatori che ho conosciuto erano venuti tutti su dal niente, amando la professione per pura passione e impegnandosi con dedizione per i malati.
Forse in questo campo un po’ di sana meritocrazia non guasterebbe, come auspica Emiliano. Almeno per non ridursi come Dr. Mouse…
Fra l'altro è anche disegnato bene! :-)
RispondiEliminaHo avuto, per via di non felici esperienze familiari, la possibilità di constatare che - spiace tantissimo dirlo - rispetto ai sistemi sanitari presenti all'estero ci ritroviamo in una condizione pietosa.
RispondiEliminaLa cosa che più intristisce è conoscere in centri ospedalieri di eccellenza in giro per l'Europa, assistenti, medici e professori universitari che gestiscono e dirigono tali reparti, provenire dalle nostre Università, orgogliosissimi di essere italiani ma che mai, dico mai, nemmeno ricoperti da una montagna di soldi, tornerebbero a mettere piede in una azienda ospedaliera italiana. Ho toccato con mano cosa significa raggiungere un posto di enorme prestigio e di grossa responsabilità solo perché si è davvero in gamba e, purtroppo per noi che viviamo sul suolo patrio, quei posti che un pò ho frequentato e conosciuto, non si trovavano mai in Italia.
La meritocrazia non è nel nostro DNA, verrebbe da pensare.
RispondiEliminaLa sua mancanza è forse il più grave difetto della società italiana, prima di tante altre paranoie che ci affanniamo a compulsare o chiosare.
è capitato anche a me di incappare in tali personaggi incapaci....
RispondiEliminapenso di poter condividere il commento di Riccardo
Io sono uno studente di medicina, e vivo/studio in una regione - il Friuli-Venezia Giulia - di "buona sanità" (almeno per quanto riguarda le statistiche di soddisfazione dell'utente, tra le migliori in Italia).
RispondiEliminaI problemi citati da Emiliano sono reali, e di non facile soluzione. La burocrazia dell'ammissione sarebbe ovviamente da modificare (a causa di quei tre inutili mesi di tirocinio post-laurea, perderò quasi sicuramente un anno in cui dovrò guadagnare qualche soldo con sostituzioni e guardie notturne); la meritocrazia purtroppo non si può stabilire per decreto legge.
Gli studenti di medicina hanno una buona formazione teorica (rispetto ad altri paesi europei e agli USA), pratica abbastanza a zero; poi ci si trova buttati in un mercato del lavoro rigido, prima sfruttati da specializzandi poi (per chi vuole lavorare nella sanità pubblica e nella ricerca) messi in mezzo a spietate lotte di potere (recente la notizia a Milano di minacce fisiche tra colleghi nella competizione per una cattedra di oftalmologia!).
La situazione della sanità in Italia non è disperata; è la seconda del mondo per equità, e ci sono sicuramente ottimi esempi sparsi per lo stivale. Penso che un passo avanti si faccia richiedendo alle strutture pubbliche di accreditarsi secondo standard internazionali sempre più elevati; poi ci vorrebbe un authority per controllare i concorsi di primariato e simili. Alcuni chiedono anche concorsi per le scuole di specialità trasparenti e oggettivi (leggi: solo quiz a risposte multiple), io non sono proprio d'accordo.