lunedì 30 giugno 2014

La grande monnezza

Questa è Roma. 
Presidente, in confidenza e davanti ad una fetta di torta di compleanno: ma a lei piace questa Italia? Glielo chiedo perché a me non piace per niente, anzi mi fa orrore e sempre più angoscia come quei sogni dove sei paralizzato e non riesci a muoverti. Mi creda, quando si è depressi per un lutto personale le cose appaiono purtroppo in tutta la loro cruda verità, senza i filtri istagrammatici dell'ottimismo della propaganda o dell'incoscienza di chi non riesce proprio a vedere nemmeno con gli occhi bene aperti la realtà.
Mi capita una cosa paradossale e che in altri tempi sarebbe stata impensabile, quasi folle. Un pensiero di assoluta disperazione. Mi guardo attorno, vedo un paese devastato, post-apocalittico, senza più identità, in preda al degrado ed all'anarchia, popolato da un'umanità orripilante che lo calpesta senza rispetto e non riesco a non pensare, con un pizzico di invidia, che mio padre, morendo, sia andato in un posto assai migliore di questo. Per lo meno in un mondo senza di voi.

Fuori dalle mie finestre in queste sere estive in Piddinia sento la musica provenire dall'immancabile Festa del PD, ex Festa dell'Unità, il tradizionale mazurka party con annesso sabba delle sfogline in onore del Re Serpentone e mi domando cosa avete mai da festeggiare e da rompere i coglioni tutta l'estate con l'autocelebrazione del vostro squallore. Forse il Grande Slam della sinistra al potere, con presidenza della repubblica, seconda e terza carica dello Stato, presidenza del consiglio e prossima cosmetica presidenza del semestre tedesco, oops!, europeo. Ecco, forse a voi basta questo, avere vinto finalmente, contro la Storia e le avversità, dopo esservi venduti al nemico, naturalmente. Il Potere in cambio della lumpenproletarizzazione dell'intero paese, la sua distruzione, la sua cessione chiavi in mano ad orde di cialtroni che hanno fame ma schifano il piatto di pastasciutta che gli doniamo e che, dopo averlo saccheggiato, saranno scacciati a schioppettate dai nuovi padroni che non vorranno noie e straccioni dei loro locali alla moda for rich people only.

Stamattina scorrevo le immagini pubblicate sulle pagine Facebook e Twitter di "Roma fa schifo". Fotografie scattate da romani esasperati dal degrado in cui è precipitata, dopo esserne stata scientificamente spinta, la città più bella del mondo e pensavo con tristezza ed infinita rabbia a quanto sia schifosamente falsa e bugiarda la vostra propaganda dei film di partito come "La grande bellezza".
Che Roma ha visto il vostro giullare premiato dall'Oscar delle multinazionali?  Non certo quella vera ma forse quella che offre l'assunzione dell'L-PD, il nuovo acido lisergico, quello che riesce a nascondere i migranti che si sciacquano le terga nella fontana di Trevi, cacano per strada in centro appoggiandosi alle auto in sosta, bivaccano tra i monumenti, insozzano e sconciano la casa d'altri, che sarebbe la nostra, ed erigono in ogni angolo le loro bancarelle abusive in barba ai regolamenti ed al principio che la legge è uguale per tutti.
La Roma di oggi non è quella del patinato e tronfio "Triumph des Willens" piddino ma è la Salò di Pasolini, di colui che, non a caso, cacciaste dal partito.

Non pensi qualcuno che il degrado sia un problema solo di Roma, o Napoli o Milano o qualunque altra grande metropoli. Nella mia città di una cinquantina di migliaia di abitanti, non a caso governata dalla vostra genia, e popolata da chi ostinatamente insiste a votarvi, ogni giorno passo da una piazza ridotta a uno schifo, a luogo buono per tutte le cialtronate inutili ma costosamente votate ad aumentare il il tipico degrado voluto dal potere globalizzato. E poi stranieri malamente assortiti che bivaccano ad ogni ora del giorno sulle scalinate del duomo, strade piene di buche, palazzi sporchi, negozi chiusi, giardini incolti, gente che non ti rivolge la parola perché non capisce un cazzo della tua lingua, strade di campagna costeggiate da fossi ormai infestati da una vegetazione talmente folta che dentro la quale rischi di trovarci acquattati i vietcong.
La distruzione delle città affidata ai sindaci Mangiamorte e il governo nazionale in mano al supersindaco, al buffone toscano che, nell'intorpidimento generale, finirà di ammazzarci di tasse vaneggiando di Stati Uniti d'Europa per conto di quell'orrenda donnetta, la badante del complesso industriale tedesco ideologicamente fermo al Piano Funk; sempre che non ci pensino i suoi mandanti a dimissionarlo anzitempo per manifesta incapacità e se non calerà dal cielo qualche deus ex machina che abbia voglia chissà perché di venire a salvarci.

Presidente, non gira per Roma, non la vede come è ridotta? Non  fa un po' schifo anche a lei? Non vede come è ridotto questo paese? Forse, per una stravagante perversione, a voi esecutori materiali piace l'Italia orripilante che lei ci lascerà in eredità?
Non creda, un po' la capisco, sa? Alla sua età non si pensa al futuro. Si è egoisticamente proiettati all'indietro e immagino che per lei ciò che conti sia aver finalmente compiuto la grande missione. Occupare ogni piccolo angolo di potere. Sa che la CIA invece è convinta di avere, nel 1948, salvato l'Italia dai comunisti?
Mi scuserà se in questa giornata di genetliaco non intendo farle gli auguri. Per un'italiana che ancora ama disperatamente il proprio paese e la propria gente non c'è proprio niente da festeggiare.

Il PD ringrazia il suo fottuto parco capre per lo splendido risultato. In effetti mi stanno offuscando Attila e i Visigoti.

giovedì 19 giugno 2014

A mio padre


Non è facile vivere con un artista perché ciò significa dover affrontare ogni giorno il doloroso ed in certi momenti lacerante sentimento della gelosia nei confronti della sua arte, visto che essa non ammette l'esistenza di rivali e pretende, da colui che la esercita, una dedizione pressoché assoluta. L'artista insomma vive d'amore simbiotico, a tratti esclusivo con la sua arte e gli affetti famigliari, seppure intensi - come si capisce solo più tardi quanto lo fossero - devono sempre dover cedere il passo, in qualsiasi momento, all'esigenza creativa. Queste sono le regole, per spietate che possano apparire, per vivere accanto a quel fuoco che non si estingue mai e che accompagna l'artista fino al suo ultimo giorno di vita. Una vita per l'arte come quella che ha vissuto mio padre.

Da giovani non si è in grado di comprendere questa necessità dell'artista di isolarsi e di chiudersi in una stanza per non essere disturbati e ci si sente abbandonati. Non si è in grado in quel momento di capire, affamati come si è di gesti d'amore paterno, che quei silenzi e quelle apparenti assenze sono dovute ad una passione che non si può spiegare ma che darà accesso, al momento opportuno, all'immortalità. Non solo, ma la quotidianità con l'opera d'arte, l'averla sempre sotto gli occhi, il sentirne parlare e vederla nascere fin dal primo abbozzo, respirarne ed odorarne la materia, ti porta a non riuscire a riconoscerne appieno il valore. Ti sembra una cosa comune, un lavoro normale che, in maniera inspiegabile, sta assorbendo tutte le energie di colui che vorresti invece tutto per te.

Pensando a mio padre ora, mentre il suo corpo viene accompagnato durante questo ultimo viaggio verso il luogo del riposo, ma il suo spirito vive ancora e vivrà in eterno e sempre più intensamente in ognuna delle opere che ha creato, capisco che l'immenso amore che egli mi ha dato non era da ricercarsi in quella stanza chiusa o rompendo quei silenzi ma mi ha sempre camminato accanto, si è iscritto giorno per giorno in profondità in quello che sono diventata grazie a lui ed al suo esempio, e ora è finalmente lì, visibile e chiaro, risplendente come una gemma preziosa, nella sua Arte. Un dono prezioso che ha lasciato a tutti noi e che rimarrà nell'eternità assieme al ricordo, per chi lo ha conosciuto, di una persona indimenticabile.


Giuseppe Tampieri
Lugo di Romagna, 9 marzo 1918   Faenza, 17 giugno 2014

mercoledì 4 giugno 2014

Cominciare a progettare il futuro



Non conoscevo questo manifesto di propaganda democristiana delle elezioni del 1948, l'ho scoperto oggi per caso e quei bimbetti falcemartellomuniti mi hanno fatto trasalire perché mi hanno immediatamente ricordato quest'altro bimbetto. Il disegnatore è riuscito a preconizzare un piccolo Matteo ("tesoro di mamma") e un piccolo Valter ("siamo buoni") in marcia verso il futuro dell'attuale piddinismo, fenomeno indubbiamente caratterizzato da quella anencefalia che è nominata nella volgare e popolaresca rima baciata dello slogan.
Non so voi ma io trovo desolante che questa immagine ormai rappresenti purtroppo la realtà di un popolo "di sinistra" composto da decorticati, contenti di vedere il governo applicare politiche pro-cicliche suicide per la nostra economia solo perché toccano la proprietà privata, perché sembrano offrire l'opportunità di giungere al  redde rationem con l'odiata borghesia. Muoia il ricco con tutte le partite IVA. Non sono quelli che trovano assolutamente erotica la parola patrimoniale? Che di fatto vogliono che la tassa di successione (si parla di portarla al 40%) diventi la giusta punizione di chi subisce un lutto in famiglia?
"Ma i figli che hanno fatto per meritare quel lascito? E' giusto, quindi, pagare la tassa di successione" ti commenta il solito piddino, sul social. Come se fossimo tutti figli di Bill Gates)
Se gli ricordi che si tratta comunque di patrimoni accumulati in anni di lavoro e sacrifici, già ampiamente tassati negli anni, risponde: "Ma quei padri che hanno potuto, quanto hanno rubato?"
Ecco, la proprietà come un furto. Sono ancora fermi lì. Ma cos'hanno nella testa? Si sospetta il nulla, appunto.
Ma non parliamo più di queste miserie e di questi fottuti cialtroni, prigionieri del passato che presto sentiranno anche loro sul collo il fiato di Madame Lagarde. Passiamo alle cose serie e pensiamo al futuro. Un futuro che dovrà per forza di cosa rappresentare qualcosa di nuovo, superando i dualismi artificiali ed artificiosi e che dobbiamo sforzarci di cominciare ad immaginare.

Vi suggerisco la lettura di due articoli che ho trovato assai interessanti e che potrebbero rappresentare un ottimo punto di partenza per la discussione sul superamento dei concetti di destra e sinistra in funzione di un fronte comune contro il mondialismo e, nella realtà europea, l'eurocrazia: "Se fossi francese", di Costanzo Preve (del 2012), e "Un Front National anche per l'Italia", l'ultimo post del blog di Eugenio Orso.

Da quest'ultimo traggo questa citazione che mi pare cogliere il punto cruciale: 
"Infine, nella fase “protorivoluzionaria” le battaglie, realisticamente, avverranno in buona misura dentro il capitalismo e non fuori, si cercherà di modificare, non di superare, i rapporti sociali e di produzione combattendo la prevalenza della classe globale finanziaria sul resto della società e quella del capitale finanziario sul capitale produttivo. Di questo occorre prendere atto, senza continuare a cullarsi in sogni di crollismo improvviso o di miracolosa fuoriuscita, che gli esiti del novecento dovrebbero avere già dissolto."
Questo percorso dovrà essere compiuto da partiti esistenti o nuove entità politiche coalizzate per realizzare un progetto comune, assai simile a quello che portò alla nascita della repubblica. Simile nello spirito e non nella prassi, nel senso che bisognerebbe evitare stavolta le ambiguità, complicità e gattopardismi che caratterizzarono quell'esperienza. 
Ed ecco, in proposito, altro manifesto di propaganda del 1948, questa volta del Fronte nazionale, ovvero la coalizione PSI-PCI. Notate l'uso di parole come PATRIA, NAZIONALE, ONORE, INDIPENDENZA. Termini che settant'anni dopo il Partito Democratico considera reazionari e fascisti. Un certo senso di vertigine è normale, non preoccupatevi. E' l'inversione dei poli magnetici. 
Vi meravigliate ancora del fatto che se fossi inglese voterei Farage e se fossi francese voterei Marine, come Costanzo Preve?


lunedì 2 giugno 2014

Il mostro europeo genera sogni


Secondo lo statista ateniese Alexis Tsipras, le mostruosità create dall'austerity sono Marine Le Pen e Nigel Farage, non l'euro e le politiche di shock economy eurocratiche che infiniti lutti addussero agli achei suoi compatrioti. 
Tsipras è colui che ha appena fatto l'Erasmus politico in Italia pescando a strascico tutto il meglio intellettualume della sinistra griffata per mandare la figlia del poro Spinelli a Bruxelles a difendere il sogno europeo. 
Farage invece è quello che a Bruxelles da qualche anno dice in faccia a Van Rompuy, a Barroso, a Schultz e agli altri anominati che il loro sogno sta traballando e rischia però, crollando, di distruggere i popoli europei come ha già distrutto la Grecia. 
Secondo voi non è questo uno scontro, oltre che tra politici e cialtroni, tra realtà fattuale ed allucinatoria? Tra un signore lucido, Farage, e un lucido sognatore, Tsipras, convinto di poter modificare l'assetto dell'Europa e dell'eurozona come manipola i propri sogni? 

L'Europa come ologramma, la sua trasformazione in illusione, in prestigio, grazie ai media compiacenti, serve unicamente a nascondere il carattere servile e criminalmente collaborazionista dei suoi esecutori materiali. I mandanti sperano che il pubblico, catturato dal prestigio dei maghetti sul palco, rimanga imbambolato e, alla fine, applauda la sparizione nel nulla del benessere di intere generazioni. 
Le Pen e Farage sono quelli che, seduti tra il pubblico, rivelano il trucco ad alta voce ed è ovvio che il pubblico, che vuole cadere nell'inganno del prestigio, che vuole la magia e non la realtà, che sa benissimo che è un trucco ma non vuole che glielo si sveli, si rivolti e cerchi di linciarli.

Su questo sentimento di attaccamento all'illusione conta la propaganda del complesso militante-industriale ideologico del PPU (Partito del Pensiero Unico),  che mira a mostrificare i dissidenti. 
In Italia, ancor più di Marine Le Pen, che pure è uscita vittoriosa in Francia dalle elezioni europee e si è alleata con la Lega Nord antieuro di Salvini, è Nigel Farage, il leader dell'UKIP, il partito indipendentista britannico a preoccupare il mainstream.
Oltretutto dopo che Beppe Grillo ha annunciato di volerci fare gruppo assieme, piuttosto che con i Verdi della patriota tedesca Ska Keller e del residuato bellico sessantottino Daniel Cohn-Bendit.
E' bastato questo per far distogliere l'occhio di Sauron da Marine e Matteo e farlo posare sull'inglese. Non sia mai che venga dalla Contea e sua madre si scopra fare Baggins di cognome. La saga tolkieniana potrebbe avverarsi nella storia: Nigel che getta l'euro nel fuoco del monte Fato con Van Rompuy attaccato ai bullocks.

Se Grillo è percepito come il pericolo (più per i suoi sottosignificati, probabilmente), Grillo + Farage è la bomba atomica. Pori piddini, sempre affamati di un oggetto sul quale proiettare il loro delirio paranoideo di persecuzione, dopo che Berlusconi è stato ormai cooptato come disinnescato e perciò innocuo alleato. Il paradosso è che pure i militanti del M5S sono preoccupati dell'alleanza con Farage perché "è fascista". Sapete, l'antifascismo in assenza di fascismo, che si accompagna all'anticomunismo in assenza di comunismo nella grande nube tossica sprigionata per confondere gli schieramenti politici da quello che sarebbe l'obiettivo comune per il quale i cittadini dovrebbero lottare assieme.

E' fascista Farage? E' un nazionalista, indipendentista e mette il suo popolo al primo posto, prima degli altri. Come Putin, del resto. Tutto qui. 
E' normale che in un paese di lavoratori per il re di Prussia, di persone che considerano la patria un valore fascista e il patriottismo una cosa che si usa ogni quattro anni quando ci sono i mondiali di calcio la cosa sia sconvolgente. Un'eresia contro il Partito della Parte Giusta, i cui principali miti fondativi sono il Falso buonismo, la Cosmetica dei diritti civili, il Femminismo piagnone, l'Omologazione e la Retorica del migrante.
Sapere che c'è qualcuno che si oppone a questa weltanschauung (la maiuscola è muta) che serve così bene la globalizzazione al servizio del capitalismo assoluto, li sconvolge.

In questo filmato, piuttosto lungo e in lingua originale senza sottotitoli (ma che ve frega, voi avete fatto l'Erasmus, no?) tratto direttamente dal sito dell'UKIP, dove si trovano anche i programmi politici per le tematiche locali ed europee, così leggete da voi di cosa si tratta senza bisogno di quei giornalacci e delle trasmissioni di sprofondamento, sono raccolti alcuni dei più interessanti interventi di Nigel Farage al Parlamento europeo. Nigel che dice a Van Rompuy "Ma lei chi è, chi l'ha eletta?", che strapazza il compagno Barroso, che ricorda il ruolo dominante della Germania e gli errori nell'applicazione della moneta unica; che ricorda come i governi legittimi di Grecia e Italia siano stati rovesciati da manovre di palazzo europee e sostituiti con governi fantoccio. Che ricorda come Francia e Germania non possano coabitare in questa Europa a queste condizioni; che denuncia la tragedia greca e quella prossima spagnola. Che ne ha per Monti e per Draghi e soprattutto per quelli che, ascoltandolo, ridacchiano e scuotono la testa, non immaginando che un giorno, quando saranno chiamati a rispondere del loro operato, avranno ben poco da ridere. Solo guardare la loro reazione alle parole di Farage è uno spettacolo con goduria annessa infinita.

Onestà intellettuale vorrebbe quindi, anche se è ormai noto che le due parole formano un ossimoro, che si riconoscesse a Farage il merito di essere l'unico a raccontare ai cittadini europei con una certa passione Cromwelliana, il vero volto dell'istituzione europea per metterli in guardia contro di essa. Soprattutto riguardo alla minaccia che essa rappresenta de facto per la nostra DEMOCRAZIA. Dovreste dirgli grazie, almeno.


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