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giovedì 31 ottobre 2024

I PREDATORI DELL'ERESIARCA PERDUTO. CON UN CORDIALE SALUTO ALLE TRICOTEUSES



E' stato un mese di ottobre decisamente interessante e movimentato per la magna quaestio, e la sensazione è che l'icona prediletta di Bergoglio abbia deciso di sciogliere un bel po' di nodi importanti. Persino qualcuno di troppo, perché non si è solo dato fuoco ai foglietti con le intenzioni, sono proprio partiti i missili a testata nucleare. 

La declaratio di Papa Benedetto continua ad offrire sempre nuovi e rivelatori spunti interpretativi in termini di denuncia ad orologeria della sede impedita, come se ogni elemento di questo mirabile congegno fosse destinato a far maturare nel tempo in chi si fosse posto in ascolto sempre più profondi livelli di coscienza e consapevolezza del misfatto (commissum) compiuto. L'ultima acquisizione infatti è la scoperta della sostituzione della parola "commisso" presente nel testo scritto e successivamente pubblicato della dichiarazione con il "commissum" effettivamente pronunciato dal Pontefice l'11 febbraio 2013 in Concistoro. Una sorprendente interpretazione della traduzione e del significato di quello che ai tempi fu notato solo come mero "errore" di latino è stata appena pubblicata da Andrea Cionci, al quale vi rimando. Naturalmente non si è fatta attendere la reazione degli intellettuali cattolici, che fanno finta di non seguire la questione ma non se ne perdono una puntata.

Da un lato abbiamo quindi la magnificenza del pensiero dell'ultimo papa legittimo il quale continua a spargere reagente logico sull'ottusangolosfera, e dall'altra lo spettacolo di arte varia dei farisaici detrattori di un papa "traditore, sicuramente ora all'Inferno perché ha mentito"; gente i cui freni inibitori stanno saltando come il tappo di uno spumante troppo gasato perché di infima qualità. Essi si esibiscono infatti in un happening dell'ostinazione all'interno del festival della temerarietà dove si passa con disinvoltura dalla maledizione stile fattucchiera agli avvertimenti vagamente da bassifondi stile "bello il nuovo negozio, attenti, sarebbe un peccato se andasse a fuoco". Tra cattointellò e sacerdoti in versione difesa a marcatura stretta dell'antipapato di Bergoglio, si è messo in scena il Teatro della crudeltà. Qualcuno è perfino arrivato a dire, pur di negare l'evidenza dell'erba che è verde, che i preti che non riconoscono Bergoglio come papa legittimo sviano i fedeli in un modo tale che è "più grave che sodomizzare i chierichetti". 

Mi sorge un dubbio, tra parentesi. I meschini non saranno mica rappresentati dai pupazzetti compagnucci di Luce, la mascotte del Giubileo, pellegrina nel fango sulla via della mano sinistra con in pugno la ypsilon pitagorica? E con il simbolino notoriamente pedo dell'orsacchiotto che spunta dalla tasca di Cappuccetto verde? Il Giubileo 2025 non è più dedicato alla salvezza delle anime ma dell'Anime?

I sacerdoti ai quali si riferiva l'immondo ed irricevibile paragone erano quelli che si sono offerti liberamente al tribunale dell'inquisizione del pornoteologo pur di restare fedeli a papa Benedetto, come don Fernando Maria Cornet e padre Giorgio Maria Faré, ai quali va la mia eterna gratitudine e solidarietà.

E qui, lo dico con dolore, tra i sacerdoti che pur riconoscono l'antipapato di Francesco non ho sentito esprimere alcuna aperta e fraterna vicinanza ai confratelli, né riconoscenza ed ammirazione del loro coraggio. Al contrario vi sono stati momenti francamente imbarazzanti dove sullo stimato teologo ha prevalso il mr. Hyde del prescelto dalle profezie, assolutamente intollerante alla mancanza di attenzione, attribuita addirittura ad "un'opera del Diavolo". 

Sembra proprio che il siero della verità che papa Benedetto sta vaporizzando sul mondo cattolico con la rivelazione della sua vicenda pontificale sia in grado di farci confessare la nostra natura e le nostre intenzioni alimentate dalle emozioni più primitive, irrazionali e pungolate dall'orgoglio, e che questa "Cura Benedetto" sia necessaria affinché, dopo aver spurgato tutto il peggio di sé, il suo popolo venga ricondotto al Logos.

Pensiamo alla ricomparsa nel mondo senza freni dei commenti sui social delle tricoteuses. Sapete, quelle donne che durante il Terrore occupavano i posti a sedere di fronte al palco della ghigliottina e passavano il tempo sferruzzando in attesa di godersi la caduta delle nobili teste. Quello stesso gusto del "dalli all'infame" e della (il)logica di branco da folla inferocita si è trasferito sui piazzali virtuali traducendosi in un fanatismo fatto di mormorazione e giudizi temerari da comari che non ha nulla né di spirituale né tantomeno di cristiano. 

Questo è solo uno dei segni che denotano non solo il senso di smarrimento dei fedeli, ormai esposti al germe gnostico della sfiducia in Cristo, alla convinzione che Egli ci abbia abbandonato in balìa della "Chiesa di Satana", ma il loro disperato bisogno di ritornare ad avere come un tempo un'unica guida spirituale. Un punto di riferimento che non può essere incarnato da altri che da un nuovo, legittimo ed autorevole Papa, come unico Vicario di Cristo. 


venerdì 11 ottobre 2024

La carica silenziosa di Papa Benedetto



Lo sentite? Papa Benedetto sta suonando la carica del suo esercito. Lo ha fatto molte volte in questi undici anni ma sempre facendo vibrare frequenze percepibili solo da orecchi assoluti e soprattutto comunicando con il silenzio, più che con la voce. Benedetto ha gridato in silenzio per anni, ha trasmesso come una radio di libertà il canto della Parola per tutti coloro che lo avessero potuto e voluto ascoltare. Ed è bastato sintonizzarsi sulle onde delle sue mirabili armonie per percepirne tutta la magnificenza degli accordi e la ricchezza delle armoniche.
I suoi silenzi diventavano tanto più eloquenti quanto più l'Apostasia si manifestava in maniera eretica ed oscenamente becera, e ora che Benedetto non c'è più la sua silenziosa ma indefettibile testimonianza esce dall'ambito delle basse frequenze quasi impercettibili per diventare suono di campane a distesa.

Riconoscere la grandezza, la perfezione matematica e bachiana delle armonie canonistiche e teologiche di Joseph Ratzinger non è quella mera papolatria di cui i nostri amici a due zampe nonché suoi ostinati detrattori accusano chi orgogliosamente conserva con affetto e deferenza filiale la memoria dell'adamantino senso del Cristianesimo di Papa Benedetto XVI. Colui che si definì sempre "un umile lavoratore nella vigna del Signore" ma che un giorno dovrà essere riconosciuto come il più grande stratega dell'esercito di Cristo Re e suo unico generale. Lo stratega che ha forgiato i silenzi, le pause, i non detti, i suggeriti e ogni sfumatura del Logos fino a farne lo sfolgorante acciaio della spada che sconfiggerà il Male, come ci fu annunciato con il "le porte degli Inferi non prevarranno".

Lentamente ma inesorabilmente Benedetto XVI, sempre ispirato da quel munus che mai avrebbe ceduto, tantomeno a chi mai sarebbe stato scelto da Cristo come suo vicario, ha forgiato anche il suo esercito, pronto per la guerra escatologica che era annunciata dalle scritture e dalle profezie. Ricordate cosa disse, rispondendo alla domanda se avesse potuto essere lui stesso l'ultimo papa secondo Malachia: "Tutto può essere." Ciò ci rammenta che nessuno di noi può condizionare la battaglia escatologica, nemmeno il Papa, se non rimettendosi al volere e al disegno di Dio. 

Benedetto accettò umilmente di comandare questo esercito e noi che desideriamo farne parte o ne siamo stati arruolati, dobbiamo obbedire solo a lui. Il nostro generale è Papa Benedetto. Si obbedisce a papa Benedetto, a cominciare dai soldati semplici, su su fino agli ufficiali che hanno il compito di fungere da esempio di onore, di servire con autorevolezza e mai autoritarismo e di trasmettere disciplina a chi a volte, lasciandosi prendere dal panico, dall'intemperanza, dalla tracotanza o dall'impazienza, invadendo il campo altrui o disturbando le trasmissioni radio rischia, offrendo il fianco al nemico, di compromettere le sorti della battaglia. 

E' bene altresì ricordare che se quello di Benedetto è un esercito vero, quello di Bergoglio anche se sembra invincibile, sta giocando una partita di softair dove le pallottole sono di plastica, le armi finte, e le divise porporate dei suoi soldati sono di puro terital. Partita alla quale partecipa anche la Legione Straniera dei tradizionalisti con il calendario fermo al 1958 e la pericolosa tendenza all'indulgere al fuoco amico. 

E' una guerra combattuta sul fronte di molte diverse battaglie, ognuna delle quali richiede competenze diverse dove ognuno ha un compito specifico e che si combatte con le armi del Logos. 

C'è una battaglia legale contro l'anomia, per vincere la quale occorre lasciare parlare e fare gli uomini di legge. C'è una battaglia politica, poiché la questione dell'usurpazione della Chiesa è anche un fatto geopolitico e un crimine e costituisce  responsabilità di chi ha lasciato fare, di chi ha sempre saputo ma ha taciuto per convenienza, quieto vivere, vigliaccheria o paura, o tutte queste cose assieme. 

Questa è una guerra e in guerra non è possibile pareggiare, ma soltanto vincere, perché un popolo che perde una guerra ne paga le conseguenze per i decenni, se non i secoli, successivi. Se la guerra, come in questo caso, è anche spirituale, e in gioco non vi sono solo i corpi e i beni materiali e la Patria ma l'anima, vuol dire che in gioco vi è ben più di una conquista territoriale o della difesa della libertà: vi è la sopravvivenza dell'essere umano come creatura di Dio e la sconfitta di quella volontà transumana di ridurlo a schiavo senza libero arbitrio. Non più creatura ad immagine e somiglianza di Dio ma macchina inquinante da sostituire con modelli artificiali più "sostenibili".