tag:blogger.com,1999:blog-34340337.post4075388981592108515..comments2024-02-05T22:28:01.648+01:00Comments on L'orizzonte degli eventi: Parte II - Fuga dall'euroReich millenario. From London with love, TheresaBarbara Tampierihttp://www.blogger.com/profile/04739700395741775528noreply@blogger.comBlogger92125tag:blogger.com,1999:blog-34340337.post-70581303918466237052017-04-17T16:02:36.939+02:002017-04-17T16:02:36.939+02:00Se è ancora interessata ai filmati scomparsi '...Se è ancora interessata ai filmati scomparsi 'sugli italiani' di Giorgio Bracardi, ne ho trovato uno.<br />Saluti.<br />Cristianacristiana marzocchihttps://www.blogger.com/profile/02810459850849326015noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-34340337.post-4079580578121239292017-04-17T13:52:49.210+02:002017-04-17T13:52:49.210+02:00Quali standard boldriniani di questo blog?
Quali standard boldriniani di questo blog?<br />Barbara Tampierihttps://www.blogger.com/profile/04739700395741775528noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-34340337.post-40697809773149609022017-04-13T12:34:43.321+02:002017-04-13T12:34:43.321+02:00Oh ma non c'è problema eh, la risposta mi è us...Oh ma non c'è problema eh, la risposta mi è uscita un po' secca e in velocità, stavo per aggiungere "è sempre un piacere"… do per scontato che in un botta e risposta su un blog più di tanto non è che si può andare avanti, poi come in questo caso i temi e gli argomenti si ampliano a dismisura e uno non è che ha sempre voglia di rispondere a tutto e a tutti. Lei anzi è sempre oltremodo disponibile. Tra l'altro a me di dire la mia non è che mi freghi molto, sono più interessato a sentire quella degli altri, in questo caso la sua. <br />Per cui, come si dice da queste parti, nema problema.mikez73https://www.blogger.com/profile/03467378512311258373noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-34340337.post-71326886642056641602017-04-13T12:06:07.644+02:002017-04-13T12:06:07.644+02:00Non c'è di che. Ho risposto in breve per manca...Non c'è di che. Ho risposto in breve per mancanza di tempo, cerco di replicarle meglio domani o appena riesco. Cordiali saluti.Roberto Buffagnihttps://www.blogger.com/profile/14004802751682074353noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-34340337.post-41699635859244414172017-04-12T13:36:41.332+02:002017-04-12T13:36:41.332+02:00Beh certo, il problema è e resta "fuor di met...Beh certo, il problema è e resta "fuor di metafora". <br />Grazie comunque e alla prossima.mikez73https://www.blogger.com/profile/03467378512311258373noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-34340337.post-66119741750558318552017-04-12T11:56:12.610+02:002017-04-12T11:56:12.610+02:00Per risponderle molto sinteticamente: "l'...Per risponderle molto sinteticamente: "l'oggetto del contendere, la lotta per il quale ci renderebbe liberi per davvero" è camminare con le nostre gambette, perchè papà e passeggino non ci sono più. Roberto Buffagnihttps://www.blogger.com/profile/14004802751682074353noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-34340337.post-42910003014857160062017-04-12T09:49:08.107+02:002017-04-12T09:49:08.107+02:00Il filosofo italiano Giovanni Leghissa ha scritto ...Il filosofo italiano Giovanni Leghissa ha scritto un bel libretto sul cd neoliberalesimo, il cui primo capitolo è dedicato alla malinconia. L'età neoliberale è malinconica. Perché? Perché la malinconia è la tristezza infinita per l'oggetto perduto e l'oggetto perduto dell'età neoliberale è la politica. Cioè la libertà di decidere. <br />Adeguatamente sostituita però dalla libertà di scelta - su uno scaffale. Il cittadino produttore e elettore è stato sostituito dal cliente consumatore, ed è uno degli aspetti non secondari a mio parere dell'assordante e assurdo battage mass mediatico sulla 'presunta' scelta del genere sessuale di appartenenza, fin da bambini. Tanto più la libertà di scelta viene sottratta sulle questioni fondamentali, cioè sul destino della comunità, tanto più viene sostituita da una infinità di scelte inutili che riguardano l'individuo come monade a sé. Con conseguenze ormai deliranti, per l'individuo e per la comunità, nel senso psichiatrico del termine.<br /><br />Il che sta anche a dimostrare però che il piano politico e quello economico si sono articolati e intrecciati in modo quasi indissolubile. Il dogma della libera concorrenza e della libertà di comprare qualunque cosa, fosse un figlio o il proprio zigomo, agisce allo stesso tempo su tutti i piani, ideologico, economico, politico, fino a trasformarli in qualcosa di nuovo. Secondo me siamo di fronte a un alien nuovo, che richiede nuove categorie di interpretazione.<br /> <br />Certamente la logica di potenza è la legge di base, e al fondo siamo o saremmo liberi, il problema è chi è libero davvero e chi no, e chi decide davvero, e su che cosa: l'ho soprannominato il problema del passeggino da quando l'ho applicato con successo a mio figlio di due anni e mezzo quando per strada voleva farsi portare in braccio e iniziava a piangere. "In braccio no, puoi scegliere tra il passeggino e camminare." Poco dopo smetteva di piangere e saliva sul passeggino. Gli proponevo una falsa scelta, sostituendola a quella vera. Non solo io vincevo sul vero oggetto del contendere, in braccio sì/no, ma il piccolo si placava, aveva una qualche forma di soddisfazione nel poter comunque effettuare una scelta. Mi sembra un'immagine perfetta per la nostra situazione al giorno d'oggi.<br />Il punto è: qual è il vero oggetto del contendere, la lotta per il quale ci renderebbe liberi davvero?mikez73https://www.blogger.com/profile/03467378512311258373noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-34340337.post-52206490400984525592017-04-11T19:28:59.747+02:002017-04-11T19:28:59.747+02:00Come lei dice, la logica di potenza si vede all...Come lei dice, la logica di potenza si vede all'opera, ma non si vedono gli statisti. Sembra proprio che sia così. Lo stesso Putin che lei cita come esempio di statista, e che indubbiamente lo è, è uscito da un ventennio di torbidi terribili per lo spazio ex sovietico. Le dirò molto semplicemente quel che penso: che niente è scritto, che la storia non è predeterminata, che il caso ha una parte da non sottovalutare mai, che l'emergere di personalità all'altezza dei tempi non è garantito. In altre parole, siamo liberi. La logica di potenza esiste, esistono le costanti e le grandi forze storiche che determinano il quadro in cui è possibile pensare e agire, ma non c'è la garanzia che al momento opportuno sorgeranno le personalità e le forze capaci di ricondurle a una prospettiva ragionevole e vivibile. Penso che nella lotta per la potenza il primato spetti alla dimensione politica, ma questo non vuol dire che le cose vadano sempre a finire bene. Si può dire, senza sbagliarsi di grosso, che di solito le personalità politiche più significative sorgono dal coinvolgimento personale in un periodo in cui la lotta per la potenza si fa più aspra e minacciosa, che sia una guerra o altro grave disordine; perchè niente sostituisce l'esperienza personale, in questo campo (l'arte politica è un'arte, e l'arte impegna la personalità intera, non solo l'intelligenza). Quel che possiamo fare è fare del nostro meglio, nei limiti delle nostre possibilità e responsabilità. Pensare, scrivere, agire politicamente se lo si può. Cercare di non diffondere sciocchezze o bugie, contestare quelle che si incontrano. Per il resto, rivolgersi ai Piani Superiori.Roberto Buffagnihttps://www.blogger.com/profile/14004802751682074353noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-34340337.post-40732018604408837552017-04-11T16:35:47.376+02:002017-04-11T16:35:47.376+02:00Intanto grazie per la risposta (e ovviamente Fagan...Intanto grazie per la risposta (e ovviamente Fagan era solo un pretesto per la chiacchierata), ci devo pensar su. Lei è sempre cristallino, oltre che disponibile, ma c'è qualcosa che non mi torna - anche se è molto più probabile che mi manchi qualche lettura.<br /><br />La logica di potenza la si vede all'opera, ma non si vedono gli statisti, a parte Putin - o almeno io non li vedo. <br />Per non parlare dell'Italia: lei conosce non dico un politico ma un membro della classe dirigente italiana all'altezza dei problemi? D'altra parte, se come sembra la nostra classe dirigente si rifiuta programmaticamente di pensare in termini "nazionali", che speranza abbiamo?<br /><br />Tanto per fare un esempio, così forse chiarisco la mia idea: internet ha sicuramente un'origine militare, ma il grande sviluppo tecnologico nell'ambito elettronico è frutto della corsa allo spazio che è stata finanziata sì dai contribuenti americani, ma condotta materialmente da aziende multinazionali private, che hanno convertito solo in un secondo momento la tecnologia ad uso civile.<br /><br />Voglio dire, non esiste l'impero (del cielo e del mare) americano e la sua Potenza senza le ditte che l'hanno materialmente edificato: i grandi costruttori di aerei per esempio, la Mc Donnell Douglas con i Phantom, i DC-9 e DC-10, i Boeing e i D-52, la General Dynamics con gli F-16, e poi la Northrop, la Lockheed con gli Hercules etc. etc. Queste sono le stesse ditte che hanno per esempio 'costruito' la conquista dello spazio, facendo profitti stellari.<br />Cito dal libro di Mattelart: <br /><br />"La divisione del lavoro, sulla quale fino a epoca recente si reggeva l'opera di penetrazione dell'imperialismo nordamericano, tende a sparire, facendo cadere le distinzioni tra il politico, l'economico, il militare e il culturale. L'impresa multinazionale diventa così, nello stesso tempo, un agente di penetrazione economica, di propaganda ideologica e di mantenimento dell'ordine sociale. La multinazionale ha quindi cominciato ad assumere funzioni prima riservate ai diversi servizi ufficiali del governo nordamericano. Dietro tale cambiamento si profila quel contesto di capitalismo monopolistico di Stato che ha permesso di rendere più stretti legami tra lo Stato americano e le grandi multinazionali. Il groviglio di interessi politici, economici, culturali e militari si è istituzionalizzato."<br /> <br />Non mi sembra che esista un momento "politico" o "militare" originario, non più. Secondo lei Nixon dà inizio a qualcosa, io ho i miei dubbi e tendo a pensare che Nixon sia stato solo un terminale, un ratificatore: <br /><br />"Tra il 1961 e il 1970 le ditte elettroniche d'origine nordamericana hanno insediato all'estero 1006 stabilimenti. Sono state superate soltanto dall'industria petrolchimica, che ne ha fondati 1379 e da quella delle macchine utensili che ne ha insediati 1317. Nel corso dello stesso periodo le banche nordamericane hanno aperto 632 uffici all'estero."<br />Questo enorme processo di internazionalizzazione della produzione di cui le multinazionali sono le protagoniste inizia fin dagli anni '50 e il buon Mattelart, visto che scriveva a metà degli anni '70, aveva ancora il buon cuore di definirlo processo di "accumulazione internazionale del capitale."<br /><br /><br />mikez73https://www.blogger.com/profile/03467378512311258373noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-34340337.post-54929229128690199262017-04-11T12:26:48.791+02:002017-04-11T12:26:48.791+02:00[segue dal post precedente]
Per venire al dunque ...[segue dal post precedente]<br /><br />Per venire al dunque del suo intervento, cioè alla formula "ci vuole un grande pennello", giustamente derisa da Alberto Bagnai, le dico subito che cosa ne penso. E' senz'altro falsa nell'ambito del dibattito pro e contro euro, cioè è certo falso che l'Italia o la Francia o la Grecia affrontino meglio la competizione economica internazionale con la monetona targata UE che con la monetina targata nazione. E' invece senz'altro vera sul piano della lotta per la potenza. Se si è troppo piccoli, proprio come dimensioni territoriali e demografiche, nella competizione internazionale per la potenza si perde e ci si garantisce la subalternità ai più grandi. Non è bello ma è così, e lo è sempre stato, v. Grecia e Italia del tempo che fu. Sul piano economico, è possibilissimo che uno Stato piccolissimo come Singapore o medio come la Corea del Sud vadano molto bene. Solo che la sopravvivenza e il benessere di Singapore e della Corea NON dipendono anzitutto dalla loro encomiabile efficacia economica, dipendono da equilibri politici sui quali Singapore e Corea non hanno nè l'ultima nè la penultima parola. La Corea del Sud, per esempio, che ha le dimensioni dell'Italia, continua ad esistere e a prosperare anzitutto perchè è uno Stato-cliente degli USA, che lo usano come contrafforte avanzato di contenimento della potenza cinese (della quale è Stato-cliente la Corea del Nord). <br />La crisi dell'egemonia mondiale USA impone anche ai paesi europei di fare scelte politiche del massimo rilievo per il futuro, perchè non è più possibile pensare, ad esempio, che qualora si ripristinasse la sovranità nazionale italiana, francese, etc, cioè qualora si disgregasse la UE, si ritornerebbe alla stabilità politica del II dopoguerra. Con la crisi della globalizzazione, cioè dell'egemonia mondiale USA, si apre una stagione in cui è obbligatorio pensare, e fare, Grande Politica. Tutto il resto andrebbe subordinato a questo imperativo, che è Mussen, non un Sollen, una costrizione, non un dovere morale. Diventa un dovere morale per le classi dirigenti, perchè il compito principale delle classi dirigenti è questo, e se non lo assolvono o lo assolvono male ci rimettiamo tutti.Roberto Buffagnihttps://www.blogger.com/profile/14004802751682074353noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-34340337.post-26134078977200516562017-04-11T12:08:55.007+02:002017-04-11T12:08:55.007+02:00[segue dal post precedente]
2) Comunicazione. La ...[segue dal post precedente]<br /><br />2) Comunicazione. La comunicazione ha un grande rilievo anzitutto come veicolo della potenza, e in particolare della potenza egemone, perchè tra gli elementi costitutivi della potenza c'è, e non in secondo piano, la cultura e la lingua. L'inglese è diventato la koinè mondiale non per sue intrinseche qualità, ma perchè è la lingua della potenza egemone, che ha saputo avvalersene per estendere la sua influenza nel mondo. Il fatto che internet sia una ricaduta civile di un ritrovato militare illustra molto bene che cosa viene logicamente prima e che cosa viene logicamente dopo. <br /><br />3) Multinazionali. Anzitutto, va rammentato che le aziende multinazionali un centro di gravità nazionale ce l'hanno sempre (non è casuale che Rex Tillerson sia il Segretario di Stato USA e non il Ministro degli Esteri britannico o francese, anche se la EXXON lavora sia nel Regno Unito sia in Francia). Poi è verissimo che le multinazionali obbediscono a una logica di accrescimento del profitto e della potenza loro propria, che a volte può confliggere anche frontalmente con la logica di potenza dello Stato al quale fanno riferimento. Infatti, negli ultimi anni è avvenuto proprio questo, per esempio con la disindustrializzazione degli Stati Uniti. Questa dinamica, che NON è iniziata per ragioni anzitutto economiche - origina dalla decisione di Nixon di avvicinarsi alla Cina in funzione antisovietica - presenta effettivamente un serio problema per gli USA, perchè la delocalizzazione di una quota importante dell'industria compromette la potenza dello Stato (es.: in caso di guerra con la Cina, gli USA dovrebbero rimpiazzare tutta la componentistica che oggi si produce in Cina, cosa non so se possibile ma certo difficile).<br />Insomma, è certo vero che le aziende multinazionali possono diventare forze centrifughe - come d'altronde lo furono i particolarismi feudali nell'Europa precedente il Trattato di Westfalia - ma non possono prendere la guida politica della globalizzazione perchè a) o danno un appoggio, certo sempre conflittuale e interessato, allo Stato in cui hanno il centro di gravità b) o tirano fuori dal cappello l'idea del "governo mondiale" e la realizzano sul serio anche politicamente, il che è semplicemente impossibile perchè mancano dei requisiti minimi per farlo (forza militare e legittimazione politica).<br /><br />"Globalizzazione" = "egemonia mondiale degli Stati Uniti d'America". La crisi di questa egemonia, oggi in corso, = crisi della globalizzazione. <br /><br />[segue]Roberto Buffagnihttps://www.blogger.com/profile/14004802751682074353noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-34340337.post-21325157147008059772017-04-11T11:47:13.256+02:002017-04-11T11:47:13.256+02:00@ mikez73
Premetto che non sono esegeta di Fagan,...@ mikez73<br /><br />Premetto che non sono esegeta di Fagan, che rispondo dicendo quel che penso io e non quel che pensa lui, e che ho invitato a leggerlo perchè di lui condivido, più delle proposte, il modo di impostare il nostro problema, cioè il problema del futuro dell'Italia e dell'Europa. Trovo essenziale porsi anzitutto le domande giuste; sulle risposte si dibatte, e le circostanze si incaricano di chiarire, almeno fino a un certo punto, quali soluzioni sono praticabili e quali no; l'importante è non dibattere a vuoto, e se si imposta male il problema si dibatte a vuoto.<br /><br />1) Stato. Sul ruolo centrale dello Stato nella lotta per la potenza condivido il giudizio di Fagan (che per la verità coincide con quello di tutti gli studiosi di geopoliticaa me noti), e cioè che lo Stato è lo strumento più efficace e insostituibile nella lotta per la potenza. In questo suo aspetto di strumento per il conflitto politico, le funzioni chiave dello Stato sono quelle che i francesi chiamano "régaliennes": garantire la sicurezza esterna con la diplomazia e la difesa del territorio; garantire la sicurezza interna con le forze di polizia; definire e amministrare il diritto; detenere la sovranità monetaria; levare le imposte. Il resto (per esempio la redistribuzione della ricchezza, il welfare, la sanità e l'istruzione pubblica) è importante - soprattutto per la coesione sociale e lo sviluppo della ricchezza - ma secondario, tant'è vero che sono molti gli esempi di Stati dove welfare, sanità e istruzione pubblica sono ridotti al minimo ma sono grandi potenze, v. gli USA.<br />La tendenza alla frammentazione degli Stati che si registra nel II dopoguerra non consegue a dinamiche anzitutto economiche. Se l'economia fosse la causa determinante della formazione o della frammentazione degli Stati, lo Stato italiano unitario si sarebbe già spezzato almeno in due, e anzi non si sarebbe formato mai (nel dibattito prerisorgimentale, il pensatore che più privilegiò l'aspetto economico, Carlo Cattaneo, era contrario a una unificazione dell'intera penisola, proprio per la disparità di condizioni e sviluppo tra Sud e Nord). Nel II dopoguerra c'è stata frammentazione degli Stati per queste ragioni: a) decolonizzazione, seguita spesso da guerre civili conducenti a secessioni b)divisione del mondo in due blocchi, con paesi di confine tra i blocchi che vengono divisi in due (Germania, Vietnam, Corea, etc.) c) fine della divisione in blocchi dopo l'implosione dell'URSS, con scatenamento endogeno ed esogeno di forze centrifughe, es. Jugoslavia, Repubbliche ex sovietiche, etc. d) le tensioni separatistiche interne alla Ue dipendono dalla forza d'attrazione della UE, che rinfocola antiche forze centrifughe negli Stati nazionali, es. Catalogna, Scozia, Cecoslovacchia, etc. Sintesi: la frammentazione dipende anzitutto da ragioni politiche, non economiche, anche se le ragioni economiche possono contribuirvi. Ma prima viene il conflitto politico: l'intendance suivra.<br />[segue]<br /><br /><br />Roberto Buffagnihttps://www.blogger.com/profile/14004802751682074353noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-34340337.post-24566879682767025782017-04-10T20:15:49.518+02:002017-04-10T20:15:49.518+02:00[segue]
2. Fagan, se non erro, ragiona sempre in ...[segue]<br /><br />2. Fagan, se non erro, ragiona sempre in termini di potere statuale, come se le decisioni ultime fossero pubbliche e la lotta di potenza fosse SOLO tra stati. Ma, di nuovo, la tendenza dell'ultimo quarto di secolo mi sembra indicare qualcosa di diverso: 'sta famosa globalizzazione, che si può riassumere come il mastodontico trasferimento della produzione (industriale) dal primo al terzo mondo, mi sembra che sia stata decisa altrove, in ambito assolutamente privato, e che gli Stati, nel senso di parlamenti e governi nazionali si sono adeguati dandole una forma giuridica e politica a posteriori. Tanto è vero che nell'apologetica dei mass-media questo stravolgimento a livello planetario è presentato sempre come un fenomeno naturale e inevitabile, quindi sottratto a un dibattito pubblico.<br /><br />Voglio dire, la lotta di potenza è ANCHE tra soggetti privati e statuali, o meglio tra società trans-nazionali, il cui interesse e profitto è di carattere planetario, e governi e parlamenti che dovrebbero rappresentare i rispettivi popoli, radicati, e non lo fanno - perché i rappresentanti politici sono catturati e cooptati delle prime. Non è il Vietnam, tanto per dire un nome a caso, che ha sviluppato una propria industria tessile, è la grande multinazionale (e non uno Stato) che ha deciso fosse più conveniente andare a produrre là. <br /><br />Questi due aspetti li ho trovati riuniti in un libro pubblicato negli anni '70 che ho scoperto per caso e che consiglio sempre a tutti, "Multinazionali e comunicazioni di massa" di A. Mattelart, dalla cui analisi - basata quasi esclusivamente sulla comunicazione pubblica delle grandi multinazionali tra gli anni '50 e '70, si potrebbe dedurre che:<br /><br />- la svolta cd neo-liberale a partire da metà degli anni '70 è solo il punto finale di un lavorìo sottotraccia portato avanti fin dal dopoguerra<br />- che ab origine la rivoluzione elettronica applicata alla comunicazione è stata pensata in termini di controllo delle menti e dei corpi (quindi in funzione di 'sicurezza' da un lato, e di pedagogia dall'altro).<br />- che i soggetti privati che parlavano a nome delle società (quindi il livello manageriale, neanche quello proprietario) avevano ben chiaro, chiarissimo, quali fossero i termini in gioco - proprio su questo sito, a conferma, ho scoperto l'incredibile intervista di Cefis sul ruolo che le multinazionali avrebbero avuto nel futuro prossimo, cioè oggi.<br />- in definitiva che i 'trenta gloriosi' non sembrano essere stato altro che una breve parentesi tra due fasi altrettanto feroci della globalizzazione.<br /><br />Non so, da questo punto di vista la presunta Unione latina mi sembra la versione ridotta di una UE che ha già dimostrato di essere del tutto permeabile all'attività di lobbying - che sarebbe anche una descrizione gentile e benevola di quello che sta succedendo in Europa - fatta a uso e consumo di un potere privato, diffuso anonimo e irresponsabile agli occhi del cittadino, che usa quello pubblico solo come arma di irregimentazione.mikez73https://www.blogger.com/profile/03467378512311258373noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-34340337.post-50735857506331739982017-04-10T20:12:19.807+02:002017-04-10T20:12:19.807+02:00Carissimi, scusate se mi intrometto: ho letto il p...Carissimi, scusate se mi intrometto: ho letto il post di Fagan, che ho trovato molto interessante e ricco di spunti ma al quale mi sembrano mancare un paio di elementi nell'analisi che secondo me sono fondamentali - con la ovvia premessa che non mi diletto particolarmente né di geopolitica né di economia né di strategia militare per cui… potrei dire anche colossali minchiate (oltre al fatto che Fagan ne potrebbe averne parlato da altre parti).<br />I due elementi sarebbero:<br /><br />1. Rivoluzione degli strumenti del comunicare<br />2. Esistenza delle multinazionali<br /><br /><br />1. come osservò Alesina nel suo famoso articolo degli anni '90 sulla moneta comune (quando era ancora dubbioso, diciamo così), la tendenza degli stati dal dopoguerra in poi sembrava tendere alla frammentazione, non all'accorpamento in organizzazioni statuali più grandi: mi pare che all'epoca dell'articolo, Alesina parlasse di un numero di stati che era passato da 90 a 160, o qualcosa del genere, non ho l'articolo sotto mano, in ogni caso dubito che la dinamica si sia invertita. <br /><br />Questa tendenza molto probabilmente va collegata alla contestuale trasformazione dei mezzi di comunicazione che dalla televisione in poi hanno iniziato a far passare le informazioni a una velocità sempre maggiore - mutando le coordinate spaziali e temporali tanto del 'presente' (nella vita quotidiana, lavorativa e politica) che della 'memoria' (il sapere che passa da una generazione all'altra, in una parola 'la tradizione').<br />Come dire, la forma statuale si trasformerebbe in funzione della velocità, e del costo, dell'informazione.<br />Non si sottolinea mai abbastanza, per esempio, il ruolo cruciale svolto dalla 'stampa a caratteri mobili' dalla fine del '400 nella grande rivoluzione europea dei secoli successivi, e quindi nella formazione dei moderni Stati nazionali, i cui confini proprio un'informazione che adesso invece si diffonde alla velocità della luce, nello stesso istante e ovunque, ha contribuito a minare - un esempio su tutti la libertà di movimento dei capitali, i quali altri non sono che scrittura elettronica.<br /><br />Come nota giustamente Chinacat il succo dell'argomentazione di Fagan mi pare sia pur sempre "la dimensione", ovvero stringi stringi la teoria del grande pennello: a grandi stati, per estensione geografica e popolazione, bisogna rispondere, i.e. adeguarsi per sopravvivere decentemente, con strutture politiche altrettanto estese. Quanto importante sia la dimensione lo spiega molto bene da par suo Roberto. Può darsi che l' "estensione" sia ancora un fattore dirimente a livello economico e militare, ma non credo che si debba sottovalutare la presenza di una forza centrifuga (stati più piccoli) che a me sembra molto, molto forte, nell'aspetto forse più importante dell'uomo, il linguaggio e la comunicazione (per usare un termine che aborro). <br /><br />[continua]mikez73https://www.blogger.com/profile/03467378512311258373noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-34340337.post-23420055701869605092017-04-10T13:34:52.894+02:002017-04-10T13:34:52.894+02:00[segue dal post precedente]
Il difetto essenziale...[segue dal post precedente]<br /><br />Il difetto essenziale della UE non è, a mio avviso, l'idea di farne uno Stato federale, è che si tratta di un'idea irrealizzabile (ho esposto qui le ragioni principali di questa irrealizzabilità: http://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.it/2016/12/la-politicaitaliana-secondo-shakespeare.html).<br />Sono state avanzate molte altre proposte sul tema, per esempio quella, molto articolata, di Henri de Grossouvre, di un asse Parigi-Berlino-Mosca (https://www.amazon.fr/Paris-Berlin-Moscou-voie-lind%C3%A9pendance-Henri-Grossouvre/dp/2825116777). Quando il gen. De Gaulle parlava di "Europa delle patrie" pensava certamente di conservare l'identità nazionale anzitutto francese, ma anche che "la Germania sarà il cavallo, la Francia il fantino". Insomma: modo di sfuggire al conflitto per la potenza non c'è, e nel conflitto per la potenza le dimensioni contano.<br />L'idea di Fagan di uno "Stato latino", che è, ripeto, solo un'idea, che può diventare una proposta solo dopo uno studio e un dibattito serio, e che per superare l'oceano tra il dire e il fare ha bisogno di circostanze del tutto imprevedibili oggi, è sensata soprattutto per una ragione: che non sopravvaluta l'importanza dell'economico, come invece fa la UE, e non sottovaluta l'importanza (enorme) della cultura e della lingua, cioè dell'omogeneità, che è importante sempre ma è decisiva qualora la legittimazione politica della nuova unità statale voglia essere democratica (la democrazia non funziona in unità politiche molto disomogenee, e anzi rappresenta un pericolo grave perchè il conflitto politico e sociale interno tende a disegnarsi lungo linee etniche, religiose, linguistiche, culturali, etc., cioè a preparare la guerra civile, v. Africa o Libano). <br />In una Unione Latina, per esempio, sarebbe possibile giungere all' adozione di una lingua comune senza metterci tre secoli e senza uccidere le lingue nazionali, resuscitando il latino sull'esempio di Israele e dell'Irlanda che hanno resuscitato, con buon successo, l'ebraico e il celtico; l'operazione sarebbe più facile e naturale perchè il latino è la lingua da cui originano tutte le lingue romanze, il suo apprendimento scolastico e uso almeno nell'ufficialità non danneggerebbe l'apprendimento e l'uso delle lingue nazionali (anzi, anzi)e ricongiungerebbe l'unità politica nuova con una tradizione culturale di valore mondiale immenso.<br />Questa è, per ora, fantascienza. Però il problema della potenza sufficiente per agire di propria iniziativa resta, ed è anzi essenziale: è IL problema dell'Europa, come fu Il problema della Grecia e dell'Italia nel lontano passato. Speriamo di risolvere meglio la difficile equazione, stavolta.<br />Roberto Buffagnihttps://www.blogger.com/profile/14004802751682074353noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-34340337.post-39661455576321013712017-04-10T13:32:26.325+02:002017-04-10T13:32:26.325+02:00Premesso che l'idea di Fagan non è ancora una ...Premesso che l'idea di Fagan non è ancora una proposta vera e propria ma solo un'idea, e che se ne possono avanzare altre, le dimensioni contano sì, anche se non bastano; poi, certo, bisogna saperle usare (non è una battutaccia). Aggiungo che Fagan ha lavorato in giro per il mondo, e sicuramente ha visto come si vive nei grandi paesi da lei nominati.<br />Le dimensioni contano perché sono la base per lo sviluppo delle risorse, concentrando e impiegando le quali nel conflitto tra potenze si può prendere l'iniziativa invece di reagire o subire soltanto l’iniziativa altrui, consolidare la propria indipendenza, estendere la propria influenza, garantire e accrescere la propria ricchezza, coltivare la propria cultura e creatività. La redistribuzione delle ricchezze e dei poteri all'interno dipende da molti fattori, come anche il tipo di legittimazione politica (democratica, autoritaria, etc.) e l'ideologia dominante. "Risorse" sono le geografiche, demografiche, economiche, politiche, militari, culturali. Dimensioni troppo piccole rispetto agli attori in campo implicano che prima o poi si diventa Stati-clienti o Stati-colonie delle potenze maggiori, quando non si venga semplicemente assorbiti da qualcuno, perché gli altri non se ne stanno buoni buoni ad aspettare che tu ti organizzi, ma colgono la palla al balzo e ti investono quando sei più debole. <br />C'è una buona qualità della vita, negli Stati-clienti o negli Stati-colonie? Be', dipende parecchio da chi è il padrone (meglio i Romani dei Mongoli) ma tanto bene non si sta mai, perché il padrone che pensa anzitutto al benessere del sottoposto non si è mai visto, sinora. <br />Inoltre, una regolarità storica è che negli Stati-clienti e negli Stati-colonia cultura e creatività si inaridiscono (i casi della Grecia antica e dell'Italia post crisi del Cinquecento sono esemplari). Se va molto bene, cioè se il padrone è Roma e il cliente è la Grecia, la cultura del cliente viene assorbita nella cultura del padrone, o addirittura la innerva e la rimodella come espresso nella celebre formula “Graecia capta ferum victorem cepit”, e gli esponenti principali di quella cultura si spostano anche geograficamente verso il centro. Capitò la stessa cosa con la cultura italiana, allora egemone, a partire da fine Cinquecento: assorbimento da parte dei padroni spagnolo, francese, imperiale, centri politici dove per secoli la lingua e la cultura italiana continuarono a vivere pur trapiantandosi. Per esempio, Mercurino Arborio da Gattinara fu Gran Cancelliere di Carlo V, Giulio Mazzarino il successore di Richelieu, Pietro Metastasio, poeta di corte a Vienna, mai sentì il bisogno di imparare altra lingua oltre la nostra, etc. Da questa regolarità storica si possono forse ricavare due considerazioni: uno, che per svilupparsi, cultura e creatività hanno bisogno di essere sfidate da compiti storici difficili, che una comunità-cliente o colonia non ha più perché le decisioni vitali sono prese altrove; due, che anche la cultura e la creatività hanno bisogno di risorse, anzitutto umane, e le risorse tendono ad affluire, anche spontaneamente, verso il centro politico: come avviene per esempio oggi in Italia con la “fuga dei cervelli”. Si tenga presente che la cultura italiana non è più egemone da lungo tempo, e che dunque le sue prospettive future non sono più quelle dell’Italia dopo la crisi del Cinquecento.<br />[segue]Roberto Buffagnihttps://www.blogger.com/profile/14004802751682074353noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-34340337.post-33235141386710755702017-04-09T22:51:49.220+02:002017-04-09T22:51:49.220+02:00Quindi l'idea, se ho capito bene, è quella di ...Quindi l'idea, se ho capito bene, è quella di uno "Stato Federale" ma su base "latino-mediterranea", superando il concetto di "stato nazionale" in quanto quest'ultimo non è più in grado di rispondere in maniera concreta e realitica a problemi concreti e reali.<br /><br />Domanda: siamo sicuri che lo "stato nazionale" non possa funzionare lo stesso? Siamo sicuri che sia un problema di "dimensioni"? Qui ho dei dubbi perché nell'analisi di Fagan questo è un punto cruciale.<br /><br />"Sfugge che lo Stato-nazione europeo è un sistema figlio della geostoria e data al XV-XIX secolo, quando il mondo era abitato da 500 – 1300 mila esseri umani" e quindi ne deduce che "le dinamiche più importanti, verranno determinate dalla megafauna intendendo con ciò, gli stati che hanno più potenza" cioé Russia, USA, Cina, India.<br /><br />Già ci sarebbe da discutere sul concetto della "volontà di potenza" ma soprattutto c'è un elemento che Fagan non tiene minimamente in considerazione: la QUALITA' DELLA VITA.<br />Con tutti i suoi limiti ed errori, la "macedonia degli staterelli" europei è riuscita ad instaturare un equilibro tale da far si che quanto più piccolo è uno stato, meglio si vive.<br />Non è ovviamente una regola generale ma dire che dobbiamo diventare "potenti" perché c'è l'India... ha mai visto Fagan la qualità di vita in India? E nei potenti USA, c'è mai stato? La Cina sarà anche grande e potente ma come la mettiamo con la qualità della vita?<br /><br />Non mi sembra un dettaglio la qualità della vita dei cittadini, anzi, forse dovrebbe essere la priorità numero uno. E questa qualità non la garantiscono né le dimensioni né le ricchezze naturali. Il Messico è grande e ricco di tutto ma se le faccio vedere COME vive la maggior parte delle persone, Lei scappa di corsa.<br /><br />Quindi dimensioni e potenza come "unità di misura" mi lasciano moooolto perplesso. <br />Se posso permettermi un parallelo militare, questa (quella di Fagan) è una teoria "clausewitziana": la massa, la potenza, le dimensioni dell'esercito.<br />E io detesto Von Clauserewitz :)<br /><br />Chinacatchinacathttps://www.blogger.com/profile/16289503625441605757noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-34340337.post-54192219282401408622017-04-09T08:19:54.382+02:002017-04-09T08:19:54.382+02:00Fagan dice Stato e non Unione perché gli Stati son...Fagan dice Stato e non Unione perché gli Stati sono strumenti funzionali della potenza,le Unioni tipo la UE no. Poi ci sarebbero certo vari passaggi verso l integrazione, dall alleanza alla Confederazione alla Federazione, come avvenne per la Svizzera, che continua a chiamarsi Confederazione ma oggi è uno Stato federale. Quel che conta, oltre naturalmente alla volontà politica, e la omogeneità degli interessi permanenti e della cultura, quel che NON c'è nella attuale UE. Non è un progetto facile, ma è un progetto sensato perché risponde a una sfida reale in modo realistico. Roberto Buffagnihttps://www.blogger.com/profile/14004802751682074353noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-34340337.post-926314510992453152017-04-09T00:01:17.910+02:002017-04-09T00:01:17.910+02:00@ Buffagni
Ho letto il testo di Fagan (che ha sic...@ Buffagni<br /><br />Ho letto il testo di Fagan (che ha sicuramente letto "Il secolo breve"). Sulla "diagnosi", fino ad un certo punto, posso essere d'accordo. A volte la stiracchia per farla combaciare alla "cura".<br />E la cura sarebbe:<br />"lo Stato latino-mediterraneo (Stato, non Unione)"<br /><br />C'è da rifletterci.<br /><br />Chinacatchinacathttps://www.blogger.com/profile/16289503625441605757noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-34340337.post-43447780859284065492017-04-08T21:01:51.019+02:002017-04-08T21:01:51.019+02:00No, no, io il termine "mito" lo uso prop...No, no, io il termine "mito" lo uso proprio con la sua valenza soreliana.<br />Tra il "mito" nazista del Lebensraum ed il "mito" degli Stati Uniti d'Europa, passando per il "mito" della dittatura del proletariato, non ci vedo nessuna differenza.<br />Il "mito" è come una bottiglia alla quale cambi l'etichetta. Può avere basi più o meno razionali ma sempre "mito" per le masse rimane.<br /><br />Personalmente ritengo più pericolosi i manganelli mediatici che quelli reali però mi permetto di farLe notare una cosa.<br /><br />"i secondi in tutti i regimi compresi i democratico-liberali."<br />Molto vero.<br />Però, se sfoglia i quotidiani italiani dal 1919 al 1922, noterà una notevole pluralità di opinioni. Salvatorelli su La Stampa è decisamente antifascista, il Corriere della Sera ondivago ma nemmeno troppo schierato, l'Avanti che é socialista scrive quel che scrive, e via di seguito. Tutti, indistintamente, scrivono dello squadrismo nascente: chi lo giudica bene e chi male, chi utile e chi invece lo trova deleterio.<br />Come sa, dal 1925 in poi scrivono tutti la stessa. Sembrano fatti a fotocopia. La Fabbrica del Consenso di cui tratta P. Cannistraro.<br /><br />Dal 2001 in poi, con una impennata spaventosa dal 2011, tutti i più autorevoli quotidiani italiani scrivono la stessa identica cosa. Il più autorevole (bleah!) quotidiano italiano pubblica in prima pagina i dati FALSI sulla disoccupazione.<br />Illustri accademici sul Sole24ore scrivono cifre sul tasso di inflazione che variano dal 10% al 278.000 al quadrato, a seconda dell'accademico di turno. Il salario reale degli italiani sembra Wile E. Coyote ma un tizio dalle pagine della Repubblica ci spiega che dobbiamo riabituarci alla "durezza del vivere".<br />Uno dice: vabbè, mi "butto" a sinistra. Per trovare i redattori de l'Unità o del Manifesto che fanno la ola all'euro.<br />Il Manifesto arriva a pubblicare l'analisi economica dell'Unione delle Banche Svizzere (pare che anche la salma di Lenin si sia incazzata).<br />Ovvio che vengano in mente Goebbels ed il Minculpop ma ok, lasciamoli fuori.<br /><br />Questo assurdo per quanto affascinante fenomeno, come ce lo spieghiamo? Se in un sistema democratico-liberale il principale quotidiano può tranquillamente mentire in prima pagina senza nessuna reazione (e questa mancanza di reazione la trovo di fondamentale importanza), fino a che punto posso continuare a chiamarlo "democratico-liberale"? Se non posso aprire un asilo o assumere degli insegnanti perché un tizio non eletto da nessuno, con un tratto di penna mi dice "Nein, das ist Verboten", posso davvero continuare a pensare di vivere in una società democratica?<br />Forse l'etichetta dice "democrazia" ma il contenuto della bottiglia ha uno sapore molto diverso.<br /><br />Chinacat<br />chinacathttps://www.blogger.com/profile/16289503625441605757noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-34340337.post-69939352409501390432017-04-08T17:17:20.517+02:002017-04-08T17:17:20.517+02:00Caro Chinacat,
usiamo due vocabolari diversi. Per ...Caro Chinacat,<br />usiamo due vocabolari diversi. Per esempio:<br />"Mito" non significa "bugia" o "propaganda", sennò si fondano sul "mito" tutti i regimi politici, che tutti mentono e tutti usano la propaganda. "Mito" è ad esempio il mito politico nazista, con la razza ariana, lo Herrenvolk et similia. Non è corretto chiamare mito neanche l'utopia comunista, che per quanto irrealizzabile e irrealizzata, per quanto bugiardissima e produttrice di infinita propaganda si legittima con una filosofia della storia quanto mai moderna, razionale e illuminista.<br />Tra i manganelli che bastonano gli elettori e li tengono fuori dalle urne elettorali e i "manganelli mediatici" che li inducono a votare come vuole il governo c'è una differenza, che i primi fanno venire i lividi, i secondi sono una metafora, i primi si possono usare in un regime autoritario, i secondi in tutti i regimi compresi i democratico-liberali. Poi i secondi oggi si rivelano più efficaci dei primi, ma questo è un altro discorso.<br />"Antimoderno" vuole dire "contrario alla modernità illuminista", quindi anche alla democrazia, all'individualismo liberale, al libero mercato, alla separazione di Stato e Chiesa, etc., non "malfunzionante". Era antimoderna la Guardia di Ferro rumena, non la Unione Europea, anche se malfunzionanti cioè politicamente non vitali entrambe.<br />Legittimare "su basi moderne e razionali" non significa "dire la verità e operare per il bene comune", vuole dire legittimare in base all'ideologia illuminista e liberale + lo scientismo, cioè, in questo campo, alla persuasione che i tecnici la sanno sempre più lunga e che c'è una soluzione tecnica per tutto, vita compresa (il che naturalmente non è vero). <br />Per concludere, "io tutto questo essere moderni lo vedo" appena apro la finestra o leggo i giornali, perchè nel mio vocabolario "moderno e razionale" non significa "giusto, vero e buono", significa solo, in campo politico, "democrazia parlamentare liberale", che a volte può essere una buona idea, a volte no. <br />Roberto Buffagnihttps://www.blogger.com/profile/14004802751682074353noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-34340337.post-19456568829785306792017-04-08T16:42:05.034+02:002017-04-08T16:42:05.034+02:00Errata corrige
"la SUA formula del 'prod...Errata corrige<br /><br />"la SUA formula del 'produrre più, consumare meno', non apriva all'Italia nessuna prospettiva"chinacathttps://www.blogger.com/profile/16289503625441605757noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-34340337.post-59495180321872101902017-04-08T16:39:21.025+02:002017-04-08T16:39:21.025+02:00@ Buffagni
Una battuta (si fa per dire) sulla mod...@ Buffagni<br /><br />Una battuta (si fa per dire) sulla modernità la debbo fare.<br />Leggo un intervista con un ministro dell'economia (credo fosse Padoa-Schioppa) e discutendo sulle misure di austerità ne viene fuori che si dovrebbe consumare di meno (la famosa domanda interna distrutta da Monti) e produrre di più, per incoraggiare le esportazioni.<br />Probabilmente avrà sentito fare questo discorso, anche se con forme diverse (la durezza del vivere, la "buona austerità").<br /><br />Quel che non sapevo é che la formula attuale del "produrre di più, consumare di meno" non è poi così attuale e moderna.<br /><br />"Nell'atmosfera dal 1919-1920, la SUA formula del non apriva all'Italia nessuna prospettiva"<br />(A. Tasca, Nascita e avvento del fascismo, vol. 1, pag 100)<br /><br />Quel SUA si riferisce a Francesco Saverio Nitti, presidente del consiglio. Stesso slogan del 1919, stessi risultati del 1919.<br />Dove lo vede Lei, Herr Buffagni, tutto questo essere moderni, non lo so; forse Lei ha una De Lorean in garage.<br /><br />Chinacatchinacathttps://www.blogger.com/profile/16289503625441605757noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-34340337.post-54919955856357880152017-04-08T16:09:06.018+02:002017-04-08T16:09:06.018+02:00"E' irrazionale solo se lo si considera n..."E' irrazionale solo se lo si considera nei termini della scienza economica"<br /><br />E la pare poco? A me pare tantissimo.<br />Se gli astronomi da domattina iniziano ad usare il microscopio al posto del telescopio, prima ancora di pensare a quale possa essere un eventuale utilizzo "razionale", pensa che sono diventati tutti scemi. Ma questi non sono affatto scemi.<br /><br />E poi:<br /><br />"E' irrazionale solo nel senso che non funziona e non può funzionare"<br /><br />E le pare razionale utilizzare qualcosa che sa già che non funziona e non può funzionare? Che sia "razionale" in termini politici lo capisco ma essendo, come fa notare, assolutamente irrazionale alla base, é evidente che il "razionale politico" NON E' quello che è stato raccontato.<br />Se usi un grimaldello per aprire una macchina, non sei irrazionale: sei un ladro.<br /><br />Quanto ai manganelli, ce ne sono di diversi tipi: quelli mediatici, quelli sociali, quelli legislativi e quelli che hanno visto i greci e gli italiani.<br />Sono tutti perfettamente visibili.<br />Delle due mi domando come faccia a non vederli. Non penso di essere l'unico ad aver visto Monti in televisione che esalta il grande successo dell'euro in Grecia.<br />Se fosse legittimato su basi moderne e razionali non avrebbero bisogno di mentire 36 ore al giorno perché sarebbe accettato tranquillamente.<br />Lo sfascio totale del tessuto sociale ed economico di questa nazione é sotto gli occhi di tutti e solo delle spiegazioni assolutamente irrazionali possono negarlo. <br />La parola per definire questa situazione l'ha usata lei: mito.<br />Ecco l'antimodernismo: siamo tornati al mito, gli Stati Uniti d'Europa ed il suo meraviglioso Euro. Si legittima sul MITO perché, come ha fatto notare Lei, non funziona e non può funzionare.<br />Ma se devo convincere milioni di italiani (o spagnoli) che invece funziona benissimo, cosa faccio? Creo il MITO, con tanto di bandiera, inno e tamburini.<br />Se non crede a me, osservi come vengono trattati i soggetti che sono contrari a questo progetto su basi razionali. Le reazioni sono assolutamente irrazionali: diventi eretico, xenofobo, nazionalfascista, antimoderno e se poi passiamo alle argomentazioni più tecniche, c'è più razionalità nello sventrare un pollo per discernere il futuro che ascoltare certi accademici.<br />Ma è appunto un mito. Il che mi va venire in mente Sorel. E un tizio di Predappio che amava leggere Sorel.<br />Meglio che torno a leggere Guibert sennò la faccio incazzare ancora :)<br /><br />Chinacat<br /><br /><br /><br />chinacathttps://www.blogger.com/profile/16289503625441605757noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-34340337.post-80035006364150566172017-04-08T15:54:18.014+02:002017-04-08T15:54:18.014+02:00Certo, chiarissimo. Io non mi intendo minimamente ...Certo, chiarissimo. Io non mi intendo minimamente di strategia militare. Con "fare più male ad Assad" avevo in mente più una cosa tipo danni seri, zero preallerta, senza arrivare al muso contro muso con l'esercito russo. Ma lo dico da profano, certamente. E soprattutto da cittadino medio, ovvero che ha come unica fonte d'informazione i giornali. Grazie ancora.Anonymoushttps://www.blogger.com/profile/13940071645547811680noreply@blogger.com