lunedì 21 giugno 2010

Due Gelli nel pollaio

Non è il caso di dire: "A volte ritornano" perchè costui non se n'è mai andato. E' una presenza scomoda che aleggia da decenni sulla politica italiana, condizionandola pesantemente, e che ora rischia di diventare per il Dongiovanni di Palazzo Grazioli un vendicativo Commendatore, tornato dall'oltreloggia per ammonirlo della sua scelleratezza. Anche Mozart era massone, quindi la metafora calza a pennello.

Il Maestro Licio Gelli, intervistato dall'Espresso, è in vena di scrutini e pagelle per i suoi alunni, ma i voti finali di coloro che parevano all'inizio i più meritevoli riservano non poche sorprese.
Che il fratello n° 1816 fosse stato designato come esecutore materiale del Piano di Rinascita non era certo un fatto esoterico. Finora pareva essersi comportato di conseguenza. La RAI, come da istruzioni, la stava distruggendo, i giornali e le tv erano state infiltrate ad hoc. Molti confratelli erano entrati nei gangli vitali del sistema. Ecco un utile bignamino sulla storia della P2, dato che un ripasso, in tempi di esami, non fa mai male.

Invece il Maestro è in vena di bacchettate:
"Gli uomini al governo si sono abbeverati al mio Piano di Rinascita, ma l'hanno preso a pezzetti. Io l'ho concepito perché ci fosse un solo responsabile, dalle forze armate fino a quell'inutile Csm. Invece oggi vedo un'applicazione deformata'.
D. Non è contento dell'esecutivo?
'Ho grandi riserve. Ci sono gli stessi uomini di vent'anni fa e non valgono nulla. Sanno solo insultarsi e non capiscono di economia. Tremonti è un tramonto. Il Parlamento è pieno di massaggiatrici, di attacchini di manifesti e di indagati. Chi è sotto inchiesta deve essere cacciato all'istante, al minimo sospetto'.
Sembrerebbe d'accordo con il wannabe ducetto di Arcore che reclama "più potere, più potere, più potenza, più potenza" (i freudiani si astengano da facili commenti). Invece, come un fulmine a ciel sereno, scende sul figliolo prediletto ex primo della classe la bocciatura senza appello:
D. Almeno il suo ex iscritto Silvio Berlusconi ha la sua benedizione?
'Io sono un laico. Non do benedizioni ma certamente non condivido ciò che accade per sua volontà. Anche certe questioni private si risolvono in famiglia. Deve essere meno goliardico'.
D. Vede in lui il realizzatore del Piano Rinascita?
'Non è adatto. Inoltre, non ha molti collaboratori di valore'.
Oplà! Che il fratello 1816, invece di vedere la Luce, abbia visto solo la propria riflessa sullo specchio della vanità?
Non è una bagattella, ciò che Gelli manda a dire al fratello 1816. Gli sta rimproverando di pensare solo al proprio "particulare", sottintendendo che altri potrebbero essere più adatti di lui.
Vuole perfino espropriarlo, in un momento politicamente delicato, e in prossimità del 25 luglio, dell'alleato più fedele, il Bossi:
D. Pensa che sia vittima della pressione leghista?
'La Lega per me è un pericolo. Sta espropriando la sostanza economica dell'Italia. Le bizzarrie di Umberto Bossi hanno già diviso il Paese. Bisogna dire basta'.
Sarà per questo che, da vecchio volpone, il nostro pensa ad una exit strategy in stile Craxiano? Un buen retiro al caldo nell'illusione che in Italia lo rimpiangeranno?
Parliamoci chiaro, se perfino Gelli lo vuole portare in autostrada per legarlo al guardrail, non è un buon segno.
Buon per lui che gli itagliani credono ancora che, come Gatto&Volpe, "non pensi al vile interesse ma unicamente ad arricchire gli altri".
Gelli invece ricorda a chi vuole intendere ed agli italiani ottusi che questo tizio non sta facendo il suo lavoro. "Non è adatto".
Mentre l'illuso dice che "siamo il paese più ricco d'Europa" (ah, quella luce che lo acceca...) e si pavoneggia con sondaggi sempre più compassionevoli preparati dalle sue badanti, il Maestro ha già inserito la marcia successiva, ed è una marcia rivoluzionaria:
'I partiti non esistono più e i leader attuali passano il Rubicone con tre tessere in tasca. Non bisogna riformare solo la giustizia, ma prima di tutto l'economia e la sanità'.
Ci tranquillizzi, dottor Gelli. Lei non sta diventando di sinistra?
'Io sono per il buon senso. Sono per il benessere al popolo che oggi patisce, non arriva al 20 del mese. Qui siamo oltre i margini della rivolta. Siamo alla Bastiglia'.
Il Gran Maestro, per lo meno con il suo ex pupillo, ha chiuso il cerchio con il compasso.

giovedì 17 giugno 2010

La Polacca di Marchionne

Avendo letto il testo dell'accordo su Pomigliano d'Arco, dico che le condizioni non sono poi così malvagie, suvvia. Otto ore di lavoro filate sul ritmo della Polacca (l'ultima mezz'ora serve per la ristorazione ma è retribuita, eccheccà) in uno stabilimento abituato a ritmi circadiani mediterranei posson bastare. Certo senza coca sarà dura ma per l'indennità sniffata, per la famosa Pista di Stakhanov, ci vorranno ancora molti anni di lotte operaie.

No, no, poteva andare peggio. Potevano chiedere agli operai di rinunciare anche all'ultima mezz'ora. Non lo sapete che i padroni, loro, lavorano anche quattordici ore di fila senza sentire né fame né sete né fatica? Non so come se la caverebbero con l'antidoping ma non sottilizziamo.

Mi rimane il dubbio su come si regoleranno con le necessità fisiologiche dei lavoratori durante le famose otto ore continuate. Va bene che non mangiano ma una pisciatina, secondo me, ogni tanto scappa lo stesso.
Suggerirei l'uso di cateteri e sacchettini tipo quelli degli astronauti. Altrimenti a qualcuno potrebbe venir voglia di pisciare nel serbatoio della Panda.


Sei gradi di intercettazione. (Ventiseimila spiati. Sette milioni per il governo)

"Siamo tutti spiati", urlava ieri il nanaccio dal solito palchetto da imbonitore congressuale, brandendo come una katana uno dei suoi più spompati deliri, quello di persecuzione. Dopo il presidente operaio, il presidente pompiere ed il presidente protettore civile, ecco il presidente paranoico ossessionato dalle cimici che si arrampicano sui muri e dalle reti invisibili di controllo che alieni malvagi, magistrati e comunisti hanno steso per tenerlo d'occhio. Un nuovo pupazzetto dipinto a mano da aggiungere ad una collezione che fa invidia a quella dei Puffi.

Ancora una volta un "tutti" usato come arma impropria, una generalizzazione che semplifica il concetto annullandolo nella propaganda. Per la cronaca, le persone sottoposte ad intercettazione telefonica in Italia sono, secondo un calcolo delle agenzie competenti, ventiseimila. Che diventano, per il moltiplicatore di pani e cimici di Arcore, sette milioni e mezzo di cittadini.

Come al solito il nostro usa un suo problema personale per convincere gli italiani di averne uno simile anch'essi. Non essendo riuscito a farli diventare tutti fantastiliardari come lui, pensa di cavarsela, come premio di consolazione, con la coccarda "Anche tu intercettato come me." Naturalmente qualche papiminkia suggestionabile che si convince di essere anch'esso spiato come il capo volete che non salti fuori? "Si, si è vero, è una vergogna, siamo tutti spiati, Silvio ha ragione", dicono appaludendo con le manone.

La menzogna del pupazzetto contiene come al solito una verità. In Italia è vero che si è spiati ma non dalla magistratura, che se lo fa ha sempre i suoi buoni motivi e per giunta legali, per esempio perchè pensa che siamo dei delinquenti in procinto di commettere un reato e cercano di impedirci di perpetrarlo. Con le probabili vittime che magari anticipatamente ringraziano.

Premesso che, fin dai tempi di Caino e Abele, chi fa parte del Potere è sottoposto al controllo dei suoi simili di casta e che la battaglia per il potere è da sempre combattuta a colpi di dossier, noi comuni cittadini siamo più facilmente spiati, o meglio schedati, che è la parola giusta, per altri motivi e da organismi tutt'altro che limpidi e regolari che niente hanno a che vedere con la magistratura che fa il suo mestiere contro il crimine.
Nei decenni passati, giusto per fare un poco di storia, chi faceva politica ed era iscritto ad un sindacato (a quel sindacato), veniva automaticamente schedato, cioè finiva nella lista nera. Nelle piccole e grandi fabbriche, c'era sempre modo di sapere chi era comunista. E, ovviamente, le idee politiche sono un fatto privato, sono dati sensibili che non dovrebbero interessare al datore di lavoro, soprattutto come scusa per licenziarti.
Poteva perfino succedere che certi politici locali andassero a spulciare le liste delle firme raccolte in piazza da un partito per vedere se c'era il figlio di tizio o di caio e in quel modo dare un parere all'imprenditore desideroso di conoscere le opinioni politiche di un neoassunto.

In occasione della recente campagna denigratoria contro il direttore di "Avvenire", caduto sotto le grinfie degli "inglorious bastards" che scrivono sugli house organ di famigghia, si è riparlato della possibilità che anche l'essere omosessuali o il frequentare persone ed ambienti omosessuali possa costituire da sempre motivo di schedatura.

A parte le schedature politiche, i cittadini sono sotto osservazione continua delle telecamere poste ovunque, anche nei luoghi pubblici. Sono torturati ad ogni ora del giorno da telefonate moleste di gente che vuole vender loro qualcosa.
Il ministro sassofonista acchiappamafiosi vuole addirittura mettere in tutte le principali stazioni ferroviarie i body scanner, quelli che ti guardano dentro le mutandine per vedere se ci nascondi una pistola o sei solo contento di vederlo.
Ovviamente la scusa è che bisogna difendersi dal terrrrorismo interrrrrnazionale, quello con tutte le errre, che magari lancerebbe una Freccia Rossa a bomba contro l'ingiustizia, e non perchè magari chi fabbrica quegli aggeggi vuole fare l'affarone con la grande Meretrice che è lo Stato committente.

Ormai lo sanno anche i sanpietrini che queste norme antiterrorismo che scimmiottano il famigerato "Patriot Act" degli Stati Uniti, non servono contro il terrorismo (che viene fuori a comando quando, come la serva, serve) ma per controllare meglio i cittadini nei loro movimenti ed azioni. Anvedi mai che crollino tutte le Borsacce all'unisono e scoppino tumulti. Con la scusa del terrorismo gli scateniamo contro i Robocop e li immobilizziamo con i pungoli elettrici che avevamo già pronti dai tempi di Bin Laden.

Al Grande Protettore della privacy dei cittadini pronto a disfare la Costituzione pro domo sua chiederei, inoltre, perchè io, mentre sto esercitando le mie funzioni di segretaria e telefono per conto della mia ditta al call center di un fornitore di energia per sbrigare una pratica amministrativa, devo dare le mie generalità comprensive di codice fiscale (non la partita IVA della ditta, badate bene, il mio codice fiscale) senza potermi opporre alla richiesta, altrimenti la pratica non va avanti? Che gliene fotte ad Enel o alla Telecom di chi materialmente sbriga un lavoro aziendale per conto del suo datore di lavoro?

A proposito, sapremo mai la verità sui dossier Telecom, sull'Agenzia di Tavaroli e compagnia bella? Sull'uso illegale di intercettazioni telefoniche fatto per conto del centrodestra allo scopo di fottere i politici di sinistra? Sui nastri che arrivano sul tavolo di Silvio grazie ai buoni servigi dei parenti?
Con la legge contro le intercettazioni, i magistrati non potranno più di fatto usare le intercettazioni e tentare di sventare crimini in divenire.
I giornalisti non potranno più raccontare le meschinità e la delinquenza della classe dirigente.
Siamo sicuri che le agenzie illegali non continueranno a spiare come e più di prima in nome e per conto di chi comanda ormai in maniera assoluta? Non è che non vogliono le intercettazioni. Vogliono poterle fare solo loro.

sabato 12 giugno 2010

Caimano scatenato

E' stato giusto ieri incazzarsi, bestemmiare ed inveire per l'esito della votazione di fiducia al Senato sulla legge bavaglio che sicuramente nel suo intento liberticida ed eversivo atto a favorire gli interessi criminali di cricche, comitati d'affari e mafie, vuole limitare il potere di indagine della magistratura e il diritto di cronaca.
Oggi però è tempo di ragionare a freddo su alcuni elementi della questione che potrebbero dischiudere scenari futuri non necessariamente catastrofici.

Il testo è passato al Senato, va bene, ma un Senato non fa primavera. C'è ancora tutto il dibattito della Camera. Per carità, non è che mi immagini Bersani nei panni del generale Giap che scatena l'offensiva del Tet, ma alla Camera c'è Fini il quale ha già detto che questa legge non è prioritaria in quanto bisogna prima varare la finanziaria e sembrerebbe accingersi a comportarsi come Penelope con i Proci.
Dovesse poi la legge porcata passare anche la Camera ed essere firmata dal piccolo scrivano napoletano c'è sempre la Consulta, che vigila sull'incostituzionalità delle leggi.
Nella peggiore delle ipotesi, legge varata in via definitiva, più che il referendum abrogativo che, non sono d'accordo con Travaglio, non è sicuro raggiungerebbe il quorum visto che da anni ormai gli italiani snobbano per principio i referendum, penso che avremmo più probabilità di far cancellare la legge da un intervento della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo. Corte alla quale può rivolgersi qualunque cittadino ritenga che una legge del suo governo vada a minare le libertà fondamentali dell'uomo, una delle quali è indubbiamente la libertà d'espressione. Figuriamoci se, ad appellarsi alla Corte, con grande richiamo mediatico, fossero intere categorie di editori, giornalisti e magistrati.

L'importante, e qui invece concordo con Travaglio, è lasciare che la legge venga approvata nella sua versione più laida, lasciare che il caimano scatenato devii sempre di più verso l'autoritarismo e ne combini una talmente grossa da costringere qualcuno ad intervenire.
In effetti io sono convinta che nei confronti del nanaccio sia in atto una strategia di questo tipo. Pungolare il suo lato peggiore, farlo sbroccare per spingerlo all'angolo ed assestargli l'uppercut finale. E' una strategia molto sottile che lui non coglie, perchè è furbo ma non raffinato di pensiero.
Finora pare che la strategia sia vincente. In fondo, con la reputazione che ha all'estero, dove tutti sanno chi è veramente e lo tollerano ob torto collo solo perchè gli italiani scellerati lo hanno votato, chi glielo fa fare di attirarsi i richiami di settori del governo imperiale e di fare tanto casino?

Gli italiani, dicevo.
Quando delira in modalità chiacchiere&distintivo che "la magistratura vuole sovvertire il voto popolare" dice tra le righe una cosa vera, esprime un dato di fatto. Purtroppo Berlusconi lo vota una marea di analfabeti politici convinti sia un grande statista e che voterebbero anche Corona e Belen o la particella di sodio.
Il problema è che lui si ritiene eletto a vita, una volta per sempre. Non pensiamo che un domani accetterà mai di levarsi dai cabbasisi ed andare a fare il nonno-bisnonno perchè l'elettorato, volubile, gli preferirà un altro. Vuole diventare presidente della repubblica e poi imperatore della galassia, possibilmente immortale (cosa che, se Dio vuole, non riuscirà a fare neppure vendendo tre delle sue sei anime al Diavolo). Lanciato com'è, in pieno delirio d'onnipotenza non lo ferma nessuno.

Se fosse intelligente, sapendo che i meno pericolosi tra i suoi nemici sono proprio i comunisti e che ogni giorno ne spuntano di nuovi e più potenti, se ne starebbe buono e calmo in attesa di salire al Colle e lasciare il campo libero a qualcun'altro meno invischiato con vari putridumi. Invece urla, strepita, si agita, attira l'attenzione. Sembra uno che ha una fretta boia di concludere.
Fretta, chissà, perchè è in scadenza con una parola data e sa che ha le ore contate e tenta di salvare capra e cavoli inserendo la modalità "muoia Sansone".

Riassumendo, visto che una zoccola dura di italiani, il 36% degli elettori, ancora si ostina a preferirlo e che lui non accetterebbe mai di togliere il disturbo spontaneamente, l'unico modo per levarlo di mezzo è spingerlo nell'angolo. Impedirgli di onorare il debito, ritardare i tempi, costringerlo ad un atto inconsulto che gli rovesci il mondo addosso.

E' una strategia raffinata. Chi vivrà vedrà.

martedì 8 giugno 2010

L'architetto del regime del nulla

Ogni regime che abbia governato il mondo ha lasciato ai posteri segni architettonici della sua vera o presunta grandezza, in specie le dittature.
A parte il nazismo che ha soprattutto distrutto e costruito luoghi preposti alla distruzione, ma quella era la sua intrinseca natura necrofila, ogni regime presente e passato ha costruito qualcosa in pietra o cemento, a futura memoria della propria velleità di fare qualcosa per il popolo. Esclusi forse gli indifendibili, orrendi e giganteschi palazzoni in stile ibrido dell'era Ceausescu in Romania, queste opere architettoniche di regime possono persino avere un loro fascino, soprattutto se erano pensate e ideate da architetti con i controsoffiti.

L'Italia, come ex paese totalitario, è piena di vestigia architettoniche del regime fascista e in molti edifici dell'epoca non è raro intravvedere l'impronta del fascio littorio, come il tatuaggio di un vecchio amore ormai finito e cancellato.

Nel mio weekend balneare a Cesenatico ho avuto modo di passare spesso di fronte alla colonia Agip, uno dei capolavori assoluti del razionalismo, risalente al 1938 ed opera dell'architetto bolognese Giuseppe Vaccaro.
Guardando questa mastodontica opera del regime fascista, per decenni luogo di villeggiatura per tanti bimbi che non potevano permettersi altrimenti il mare, estremamente funzionale allo scopo nonostante l'aria vagamente concentrazionaria, mi veniva da fare una considerazione, un paragone tra il regime di allora e quello attuale; tra il Duce e questo qua e alla fine mi sono posta una domanda.
E' difficile non rendersi conto del fatto che siamo effettivamente in un quasi-regime, visto che c'è un tizio che muore dalla voglia di essere ancora più potente, che sopprime la libertà di espressione con l'ausilio dell'opposizione, che tiene in ostaggio da anni un paese intero non per scopi espansionistico-coloniali o per rinverdire antichi fasti imperiali ma iperbanalmente per salvarsi il culo. Un tizio squilibrato che fa strame di qualunque regola senza che un maledetto partito d'opposizione vi si opponga sul serio.

Orbene, la domanda che mi ha stimolato la vista della colonia fascista è la seguente: "Cosa ha costruito o costruirà il regime Berlusconiano?" Quali vestigia lascerà ai posteri?"
Tra qualche anno, quando si spera che si sia tolto di mezzo, ci daremo la risposta: "Un bel nulla".
Non un palazzo, o un parco come facevano i re illuminati, un monumento. Non ci lascerà nulla perchè era troppo impegnato a pensare a sé stesso.
Credetemi, nemmeno il ponte sullo stretto, che non realizzerà mai, perchè è destinato a non realizzare nulla, sarebbe stato un dono all'Italia, al famoso paese che ama, bugiardo, ma solo un favore agli amici degli amici. Il pagamento di un debito di riconoscenza. Quindi al suo proprio particulare.

Qui non siamo di fronte al regime di un dittatore che a suo modo vuol fare qualcosa per il popolo, che crea la Volkswagen, l'auto del popolo, costruisce la casa del popolo o la casa del fascio.
Non c'è niente di moderno in Berlusconi, a parte la televisione. Qui possiamo solo parlare di ritorno al faraone-dio di quattromila anni fa. O, più banalmente, a Ceausescu. Al potere per sé ed al culto di un Ego ipertroficamente ed autisticamente ripiegato su sé stesso. Ad un regime che orbita attorno ad un vecchiaccio egoista, ad un dio raso(in)terra che riesce ad infinocchiare tutti perchè ha in mano il telecomando.

Si usa spesso ormai paragonare un fascismo all'altro. Quel regime a questo.
E' questo il tragico equivoco nei quale un popolo ancora troppo nostalgico del passato regime è caduto. Hanno creduto di aver ritrovato un duce architetto e invece era solo un ducetto palazzinaro venditore di aspirapolvere e stipulatore di polizze con il trucco.
Un giorno, si spera non tra tre secoli, gli italiani capiranno che Berlusconi ha sempre agito solo per il suo tornaconto personale e che ha sfruttato una nazione come una sanguisuga senza dare nulla in cambio.
Capiranno, si spera, che era uno che non riusciva neppure a far arrivare i treni in orario e non pensava affatto ai bambini che non possono andare in vacanza. Uno che è riuscito perfino a prendere in giro i poveri regalando loro una carta di credito scarica chiamandola "Social card".

E' incredibile come questo fascista per convenienza, finto-populista per proprio tornaconto, ingannatore di professione, riesca a farti rivalutare il fascismo.

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