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mercoledì 4 ottobre 2006

Una vespa di nome Bruno

Non si sa dove e quando sia nato Bruno Vespa, forse addirittura all’epoca del Big Bang, ma le prime tracce della sua presenza risalgono all’Era Mesozoica, dove ben presto si mette in luce come uno più stimati giornalisti della preistoria della televisione.
Molto amico dei dinosauri, specialmente del Tirannosaurus Rex, si attira molte invidie e deve lottare per difendere il suo posto di lavoro. E’ di quell’epoca il suo primo successo editoriale: “Il duello – chi vincerà nello scontro finale tra dinosauri” con prefazione del T.Rex in persona.

Miracolosamente scampato all’estinzione dei suoi primi protettori trova nei mammiferi nuove amicizie e di due in particolare, certi Adamo ed Eva, fa i primi telespettatori umani che riesce a conquistare per la sua nuova trasmissione “Melo a melo”.
E’ di quell’epoca il suo slogan più riuscito: “Chi Vespa mangia le mele”. Purtroppo l’idea si rivela nefasta e Vespa è costretto a nascondersi per molti secoli per sfuggire all’Ira di Adamo.

Lo ritroviamo in un castello medioevale dove conduce “Ponte levatoio a ponte levatoio” una piacevole trasmissione dove ogni mese il signore feudale, un certo Ser Silvio da Arcore, si rivolge ai suoi vassalli con un editto chiamato “Contratto con i servi della gleba”.
Vespa è molto popolare tra i valvassori e i valvassini, meno tra i servi e quando è costretto ahimè a scendere tra il volgo per comperare il giornale deve girare travestito da frate.

Litiga con Cristobal Colombo perché il genovese gli rifiuta l’imbarco sulla Santa Maria per una puntata speciale di “Puerta a puerta” ed ha un lungo contenzioso con il veneziano Marco Polo per i diritti d’autore del suo nuovo libro “La grande muraglia”.

Nel corso dei secoli supera nell’ordine: due pestilenze, tra cui quella manzoniana dove si distingue per una campagna particolarmente aggressiva contro i monatti; la Rivoluzione Francese, dove scampa alla ghigliottina per interessamento personale di Robespierre, i moti carbonari, la Comune di Parigi, la Rivoluzione d’Ottobre e la beffa di Bùccari.
Durante il ventennio rischia grosso parecchie volte perché ha il vizio di rivolgersi a Lui chiamandolo Silvio.

Negli anni '50 la televisione arriva anche in Italia e da allora il nostro vespone è sempre in prima fila. Conduce il TG, è giornalista spregiudicato e sempre controcorrente, scrive altri 87 libri e riesuma una sua vecchia trasmissione, “Porta a Porta”.

Ora però si annunciano tempi cupi. Un tale patrimonio dell’umanità è minacciato di estinzione. La vespa “brunis brunis” è condannata a scomparire se non potrà andare in onda almeno cinque volte alla settimana.
Certo è dura pensare che potremmo non sapere mai come finirà la saga di Cogne tra vent’anni ma forse qualche vecchio dinosauro si ricorderà del vespone e correrà a salvarlo. Come sempre.

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