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giovedì 6 settembre 2007

Santa Evita

Ho parlato di una donna e santa discussa, Madre Teresa e continuo, senza tema di polemiche, con un’altra donna, ancora più discussa, Evita, per la quale da anni giace in Vaticano la pratica di beatificazione.

Se facciamo una breve ricerca nella memoria, alla parola Evita ci possono venire in mente l’Argentina, Madonna, il fascista Peron, i descamisados, l’oro dei nazisti, le pellicce e i gioielli ma anche il non risparmiarsi per aiutare i poveri, la malattia e la morte tragica ad appena trentatre anni - gli anni di Cristo, per un cancro all’utero.

Ho letto l’anno scorso la biografia che ha dedicato ad Evita una scrittrice argentina, Alicia Dujovne. Leggendola sono rimasta intrigata, come la sua autrice, dalla camaleontica personalità di questa donna, il cui mistero rimarrà forse mai svelato, mummificato come i suoi resti mortali.
Angelo o demonio? Mostro di fascinazione al servizio del male o angelo vendicatore dell’ingiustizia sociale celato nei panni della puttana santa?
Ha usato Peron fino all’ultimo per i suoi scopi filantropici o è stata il più fenomenale strumento di marketing vivente che una dittatura abbia mai avuto? Credeva veramente che sarebbe stato possibile far cooperare capitale e lavoro o era solo un’illusa?
Era stata scolpita in un unico blocco di contraddizione. Femminista e paladina delle donne ma devota a Peron fino al fanatismo ed alla sottomissione. Anticomunista ma più concretamente vicina al popolo di tanti compagni. Difficile darne un giudizio definitivo positivo o negativo.
Era amata, idolatrata dal suo popolo come nessun’altra regina o donna politica al mondo, su questo non vi sono dubbi.

Eva Duarte era nata povera, bastarda nel modo peggiore perché figlia di un ricco che si era preso un’amante dal gradino più basso della società. Fece tutti i mestieri, compreso forse quello più antico del mondo, per risalire i gradini e giungere fino a quello più alto, quello di moglie del presidente, che nel Sudamerica di allora era un po’ come essere moglie di Dio. La sua mania per i gioielli e le pellicce derivavano sicuramente da un insanabile complesso di inferiorità che lei però curiosamente razionalizzava con il desiderio di essere bella ed attraente per i suoi descamisados, i suoi sostenitori.
Adornata e luccicante come una madonna pellegrina, moglie di un fascista che vendette interi pallets di passaporti falsi per portare in salvo in Argentina i peggiori criminali nazi-fascisti, eppure riusciva ad incantare anche gli operai con le sue tirate contro l’imperialismo e gli sfruttatori. Non andava tanto per il sottile, soprattutto con chi la criticava, con i militari maschilisti che la odiavano e soprattutto con gli oligarchi, i ricchi. Lei che era sempre stata trattata come una puttana e forse, racconta la Dujovne, anche stuprata da ragazzi dell’alta società quando era giovane, ebbe la sua rivincita diventando, per il suo popolo, più pura della Madonna.

Per Evita il fine giustificava i mezzi. Negli ultimi anni della sua vita, dopo il viaggio in Europa, divenuta protettrice dei diseredati a tempo pieno, lavora giorno e notte per raccogliere fondi da destinare ai poveri. Raccoglie vestiti, scarpe, assegna borse di studio, regala personalmente macchine per cucire, consegna assegni cospicui, con le mani sempre inanellate di diamanti. Sono la sua debolezza. Dimentica di mangiare perché deve sfamare il suo popolo e si consuma finché il suo fisico non la divora dall’interno.
La sua agonia ha l’aura del martirio. Non ha le stigmate, Evita, ma non sarebbero stonate sulle sue bianche mani.
E’ in questa parte della sua vita soprattutto che Evita si comporta come una santa. Della santa ha anche tutte le contraddizioni, quelle che la facevano civettare con uno dei peggiori assassini della storia, Ante Pavelic. Il fine giustifica i mezzi?

Si è parlato molto del viaggio che Evita fece in Europa nel 1947, dicevo. Si sa poco o nulla dei colloqui che ebbe con varie personalità, compreso l’ex re d’Italia in esilio, Umberto.
Quando venne in Italia la trattarono da puttana fascista e il Papa la congedò frettolosamente con un rosario e una benedizione. Si sa di certo che aprì alcuni conti a suo nome e a nome del fratello in Svizzera, oltre probabilmente a trasferire in conti sicuri i tesori dei nazisti transfughi in Argentina grazie all’O.D.E.S.S.A. e all’occhio accecato dal furore anticomunista di Vaticano e Stati Uniti.
Dopo la morte prematura di Evita, Juan Peron chiese di entrare in possesso dell’eredità della moglie ma si trovò di fronte ad un imprevisto contrattempo. La banca svizzera, per completare la pratica di successione, fece richiesta del certificato di nascita di Eva Duarte. Cosa che Peron non fu in grado di produrre.
Prima di morire Evita, ancora angustiata dal vecchio complesso di inferiorità e a causa di una tipica civetteria femminile, quella di nascondere l’età, aveva chiesto a Juan di distruggere ogni traccia dei documenti che si riferivano alla sua nascita. Peron pare non sia mai riuscito quindi ad entrare in possesso del tesoro di Evita. Dopo dopo il fratello di Eva moriva in circostanze misteriose.

Attorno ad Evita sono fiorite le leggende, anche le più curiose e macabre, come quelle attorno alla sua mummia perduta per molti anni in giro per il mondo.
Una leggenda vuole che lei riuscisse, con quello stratagemma della distruzione del certificato di nascita, a sottrarre i fondi per donarli in segreto in eredità ai suoi poveri.
Un’altra dice che il suo male fu causato da una capsula radioattiva nascosta nella sua poltrona da servizi segreti stranieri che volevano eliminarla a causa del suo antimperialismo.

Pur ammantato di leggenda, anche il ricordo di Evita, grazie al tempo che tutto guarisce, sta diventando sempre più flebile. Forse non sarà mai fatta santa, e non a causa delle sue idee politiche ma per il suo libertinaggio giovanile, l'unica cosa che le gerarchie vaticane non perdonano.
Anche se santa non lo era, ne fece comunque una bella imitazione. Forse la sua più grande interpretazione di attrice mancata.

4 commenti:

  1. Anonimo09:34

    e quindi i soldi? se li son fottuti gli svizzeri?

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  2. @cloroalclero
    i famosi "conti dormienti" che vengono incamerati dalle banche. In Italia la banca ha il diritto di papparseli, magari succede lo stesso in Svizzera.

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  3. @ cloro
    mah, secondo me o è andata come dice nonnapapera oppure, più probabilmente, sono riusciti in qualche modo ad appropriarsi dei soldi, chissà...

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  4. Io credo che fosse una donna dalle diverse sfaccettature che ha saputo convivere con i più grandi criminali della storia, ma che ha fatto molto per il suo popolo.
    Ma il fine non può giustificare i mezzi

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