«Non andrò a vederlo. Quando si rovescia la storia, rappresentando ebrei carnefici e nazisti vittime, si commette un falso. Sia pure con la scusa dell’ironia. Ci sono stati casi di vendetta, ma pochissimi. Già noti. E ben diversi da come li racconta Tarantino. A lui interessa solo mostrare la violenza di quell’epoca, per fare soldi: una speculazione che non mi piace». (Yehuda Bauer, storico della Shoah all’Università Ebraica, 19 libri sull’argomento, consulente di registi (Spielberg compreso)
Ebrei che vanno in giro a spaccare teste di nazisti con un solo colpo di mazza da baseball, che collezionano scalpi dei medesimi, provandoci pure mucho gusto a torturali come e peggio di tanti Mr. Blonde? Capisco lo sconcerto del prof e di molti altri, preoccupati che qualcuno, guardando nell'ultimo film di Quentin Tarantino la faccetta da schiaffi di Brad Pitt ed il ghigno satanico di Eli "Hostel" Roth , possa pensare: "Però, 'sti ebrei che str..."
Non credo però che la preoccupazione di Bauer si rivolga alla reputazione di fantasmi del passato, quanto piuttosto al parallelo che qualcuno potrebbe fare con episodi molto più recenti che hanno per protagonisti israeliani e palestinesi ed episodi di braccine spezzate. Un rischio che è indubbiamente da tenere in conto.
Se non fossimo cresciuti con il terrore, camminando nel campo minato della storia del Novecento, di saltare su qualche mina dicendo per esempio che chi si macchiò di crimini orrendi non furono solo i nazisti ma anche i russi, gli alleati, i giap, insomma un pò tutti, senza per questo sminuire la responsabilità di ciascuno, non proveremmo alcun disagio a pensare alla possibilità di un plotone di "basterdi" ebrei che si vendica a modo suo e alla 'ndo cojo cojo contro i poveretti, anche se nazisti, che gli capitano sotto.
La storia insegna che i ruoli di vittima e carnefice non sono mai appannaggio di un unico schieramento ma hanno piuttosto caratteristiche di intercambiabilità.
Già Roman Polanski, in quello splendido e, secondo me definitivo, film sulla Shoah che è "Il Pianista", aveva osato mostrarci ebrei buoni ed ebrei cattivi, opportunisti e pavidi: tedeschi spietati e tedeschi compassionevoli, giusti e coraggiosi. E' per questo che è una storia così incredibilmente realistica e che spacca il cuore. Non so se Polanski sia stato così efficace nel narrare quell'orrore perchè lui stesso passò bambino attraverso la notte e le nebbie ma è molto probabile.
Guardando il film di Tarantino adesso si potrebbe pensare che se il buon capitano che salva la vita del pianista commuovendosi al suono di Chopin incontrasse sulla sua strada i basterdi, per i quali lui sarebbe solo un porco nazi da accoppare, noi troveremmo la loro vendetta eccessiva e malposta e potremmo tifare per lui soffrendo per il suo scalpo. Con la conseguenza di far soffrire di riflesso anche il prof. Bauer preoccupato dall'oscillazione del concetto di vittima. Però lo ammette anche lui, ci furono casi di vendetta commessi da ebrei. "Pochissimi però", dice.
Molti anni fa, quando preparavo la mia tesi, lessi un libro che si intitolava "Occhio per occhio" di un giornalista, John Sack, reporter di guerra e scrittore. Ve ne riporto la recensione:
Per decenni la propaganda dei vincitori ha nascosto accuratamente perfino il fatto che i tedeschi furono le prime vittime della repressione e che vi fu una piccola ma eroica resistenza contro la barbarie hitleriana. Ha celato alle nostre menti sensibili le conseguenze patite, nel dopoguerra, dal popolo tedesco come ritorsione per aver appoggiato il regime di Adolf Hitler. Una vendetta particolarmente crudele, forse pari soltanto a quella patita dai giapponesi con il doppio bombardamento atomico.
A chi in Israele ha parlato di "revisionismo", a proposito degli ebrei basterdi di Tarantino si deve rispondere che revisionismo non è negazionismo. Sono cose ben diverse e di diversa dignità. Il negazionismo è pura presa di posizione, è atteggiamento delirante nei confronti di fatti inconfutabili. La negazione è un atteggiamento psicotico.
Senza la possibilità di rivedere episodi storici attraverso, ad esempio, l'acquisizione di nuovi documenti, tuttavia, non può esserci verità storica. Questo è il revisionismo buono.
Esiste una giustizia dei vincitori ed anche una storiografia dei vincitori. A me hanno insegnato che le bombe atomiche erano necessarie per far finire la guerra in Giappone. Oggi, grazie alla storiografia che non si fida della propaganda, sappiamo che ciò non era affatto vero, e che l'uso delle atomiche fu soltanto un atto di forza contro il neo-nemico Sovietico.
Che oggi sia appurato che i giapponesi compirono esperimenti di vivisezione sui cinesi, che gli americani commisero crimini sui prigionieri di guerra tedeschi, che altri gruppi di "basterdi" volevano avvelenare gli acquedotti delle città tedesche per rappresaglia, che c'erano tedeschi buoni ed ebrei cattivi, che i bombardamento di Dresda fu un crimine contro l'umanità, lo dobbiamo alla ricerca storica che è andata oltre la comodità della versione ufficiale.
Questa consapevolezza della necessità per la storia di inseguire sempre la verità non può che convincerci ancora una volta dell'obbligatorietà di imparare la lezione della storia per evitare che il male si ripeta. Perchè potremmo essere tutti coinvolti, perchè non esistono vittime e carnefici ma ognuno di noi potrebbe ricadere in una o nell'altra categoria. Perchè in guerra non vi sono mai vincitori.
La storia insegna che i ruoli di vittima e carnefice non sono mai appannaggio di un unico schieramento ma hanno piuttosto caratteristiche di intercambiabilità.
Già Roman Polanski, in quello splendido e, secondo me definitivo, film sulla Shoah che è "Il Pianista", aveva osato mostrarci ebrei buoni ed ebrei cattivi, opportunisti e pavidi: tedeschi spietati e tedeschi compassionevoli, giusti e coraggiosi. E' per questo che è una storia così incredibilmente realistica e che spacca il cuore. Non so se Polanski sia stato così efficace nel narrare quell'orrore perchè lui stesso passò bambino attraverso la notte e le nebbie ma è molto probabile.
Guardando il film di Tarantino adesso si potrebbe pensare che se il buon capitano che salva la vita del pianista commuovendosi al suono di Chopin incontrasse sulla sua strada i basterdi, per i quali lui sarebbe solo un porco nazi da accoppare, noi troveremmo la loro vendetta eccessiva e malposta e potremmo tifare per lui soffrendo per il suo scalpo. Con la conseguenza di far soffrire di riflesso anche il prof. Bauer preoccupato dall'oscillazione del concetto di vittima. Però lo ammette anche lui, ci furono casi di vendetta commessi da ebrei. "Pochissimi però", dice.
Molti anni fa, quando preparavo la mia tesi, lessi un libro che si intitolava "Occhio per occhio" di un giornalista, John Sack, reporter di guerra e scrittore. Ve ne riporto la recensione:
Tra le numerose tragedie rimosse nella storia di questo secolo, spesso si dimenticano gli eventi che seguirono la fine della seconda guerra mondiale. Nel 1945 l'esercito sovietico occupò la Polonia e parte della Germania: una regione abitata da dieci milioni di civili tedeschi. Con efficienza tipicamente stalinista, venne subito organizzato un Ufficio per la sicurezza dello Stato, col compito di iniziare una politica di denazificazione.La storia della tragedia dei profughi dei Sudeti, con le persecuzioni, le torture, gli stupri di migliaia di donne tedesche dopo la sconfitta della Germania, si intreccia con quella dei campi di internamento per tedeschi, militari e civili, imposti dagli alleati e che causarono migliaia di morti per fame. Una denutrizione, secondo alcuni studiosi, come James Bacque che ha dedicato il libro "Gli altri lager" all'argomento, scientificamente voluta come punizione per chi aveva appoggiato il regime nazista.
Oltre a polacchi desiderosi di vendicarsi, i russi reclutarono anche ebrei scampati ai campi di sterminio.
I tedeschi che finirono nei 1225 campi di concentramento erano per il 99 per cento civili che non avevano mai combattuto, compresi donne e bambini: coloro che sopravvissero alle torture, vennero spesso falciati dal tifo e dagli stenti. Le stime più realistiche calcolano dai 60.000 agli 80.000 morti. La cifra è minima, di fronte all'Olocausto del popolo ebraico: a raggelare è che nell'organizzazione repressiva stalinista trovarono un posto di rilievo alcuni di coloro che dei nazisti erano stati vittime, e che si trovarono nella posizione per applicare alla lettera la legge del taglione.
A distanza di mezzo secolo, John Sack ha ritrovato, negli Stati Uniti e in Polonia, i protagonisti di questa vicenda: li ha intervistati, ha confrontato meticolosamente le loro testimonianze, e ha scritto un libro che cerca, con grande onostà e umiltà, di rispondere a questa domanda: che cosa ha spinto persone che hanno sofferto l'inimmaginabile a passare dalla parte dei carnefici?
"Io, come ebreo che aveva condotto ricerche in Europa", scrive Sack, "sentivo di dover riferire, perché gli ebrei conservassero la loro autorità morale, che cosa avevano fatto dei comandanti ebrei. Mi aspettavo che qualcuno mi avrebbe chiesto: "Come può un ebreo scrivere un libro come questo?" e sapevo che la mia risposta sarebbe stata: "No, come può un ebreo 'non' scriverlo?"
Per decenni la propaganda dei vincitori ha nascosto accuratamente perfino il fatto che i tedeschi furono le prime vittime della repressione e che vi fu una piccola ma eroica resistenza contro la barbarie hitleriana. Ha celato alle nostre menti sensibili le conseguenze patite, nel dopoguerra, dal popolo tedesco come ritorsione per aver appoggiato il regime di Adolf Hitler. Una vendetta particolarmente crudele, forse pari soltanto a quella patita dai giapponesi con il doppio bombardamento atomico.
A chi in Israele ha parlato di "revisionismo", a proposito degli ebrei basterdi di Tarantino si deve rispondere che revisionismo non è negazionismo. Sono cose ben diverse e di diversa dignità. Il negazionismo è pura presa di posizione, è atteggiamento delirante nei confronti di fatti inconfutabili. La negazione è un atteggiamento psicotico.
Senza la possibilità di rivedere episodi storici attraverso, ad esempio, l'acquisizione di nuovi documenti, tuttavia, non può esserci verità storica. Questo è il revisionismo buono.
Esiste una giustizia dei vincitori ed anche una storiografia dei vincitori. A me hanno insegnato che le bombe atomiche erano necessarie per far finire la guerra in Giappone. Oggi, grazie alla storiografia che non si fida della propaganda, sappiamo che ciò non era affatto vero, e che l'uso delle atomiche fu soltanto un atto di forza contro il neo-nemico Sovietico.
Che oggi sia appurato che i giapponesi compirono esperimenti di vivisezione sui cinesi, che gli americani commisero crimini sui prigionieri di guerra tedeschi, che altri gruppi di "basterdi" volevano avvelenare gli acquedotti delle città tedesche per rappresaglia, che c'erano tedeschi buoni ed ebrei cattivi, che i bombardamento di Dresda fu un crimine contro l'umanità, lo dobbiamo alla ricerca storica che è andata oltre la comodità della versione ufficiale.
Questa consapevolezza della necessità per la storia di inseguire sempre la verità non può che convincerci ancora una volta dell'obbligatorietà di imparare la lezione della storia per evitare che il male si ripeta. Perchè potremmo essere tutti coinvolti, perchè non esistono vittime e carnefici ma ognuno di noi potrebbe ricadere in una o nell'altra categoria. Perchè in guerra non vi sono mai vincitori.
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assolutamente condivisibile,credo che dopo oltre 60 anni dalla fine della seconda guerra mondiale si possano fare riflessioni a mente fredda su cio' che e' accaduto.Le responsabilita' naziste sono atroci,ma anche la vendetta alleata fu molto pesante.Quando si tratta di un film non credo comunque che questo debba essere caricato di eccessiva valenza storica,solitamente i registi sono piu' attratti dal costruire una sceneggiatura avvincente,piuttosto che restare fedeli alle verita' storiche.Per quello che mi riguarda,appena ne avro' l'occasione,il film lo vedro' sicuramente.
RispondiEliminaa Yehuda Bauer un filo di ragione la si puo' concedere perche' il rischio di strumentalizzazione del film da parte di negazionisti e neonazisti e' forte.non ho visto il film, pero' Tarantino avrebbe mostrato piu' coraggio ad ambientare il film ai giorni nostri,visto che il materiale non manca, se voleva mostrare un parallelo tra ebrei e nazisti.credo non ci siano dubbi ad affermare che le responsabilita' della guerra e le sue nefandezze ma soprattutto del dopo, ancora piu' nefando se si puo',siano da attribuire a chi la guerra e il genocidio l'ha provocata.fu nel 387 a.C. quando dopo aver distrutto roma, Brenno disse ai romani, autori del sacco di Veio"GUAI AI VINTI".penso che la ritorsione faccia parte del "gioco" non credo ci sia da meravigliarsi.cosi' com'e' esposto sembra proprio un film di cassetta tipo" Vacanze di natale col serial killer"
RispondiEliminaCome non condividere il revisionismo storico? Non solo nelle labile "opinioni" storiche, ma e soprattutto, sulla concretezza della fisica, della scienza. Là dove la struttura stessa dell'atomo muta e si arricchisce continuamente. Dove internet dilaga senza teorie di supporto. Dove chi indugia nella scienza invece che nella tecnologia, fisico o ingegnere che sia, è considerato solo solo un perditempo da licenziare quanto prima.
RispondiEliminaPeccato che simili aperture mentali, simili pensieri, simili parole, vengano divulgati (non scritti) solo ora dalla sinistra che per decenni ci ha represso culturalmente. Soprattutto nelle scuole con le sue monotone verità dettate dal Villari, dal Salvatorelli, dal Candeloro di turno, imposti da insegnanti in gran parte apertamente militanti e funzionali al PCI in particolare. O da sindacati e partiti per mezzo delle folkloristiche manifestazioni di piazza con slogan e liturgie ricorrenti che reggono tuttora.
La tecnica, rosso o nero che sia, d'alema o berlusca che si voglia, è sempre la stessa. Il popolo va mantenuto bue con i soliti slogan, con le solite ridondanti manifestazioni, con le verità funzionali al potere.
Forse Lameduck - tesi a parte "di molti anni fa"?, di quando? se è lecito chiederlo - sei arrivata un po' tardi nella divulgazione del libero pensiero. Ma pur sempre in anticipo rispetto a tante vecchie cariatidi intellettuali che tuttora siedono negli scranni delle istituzioni e delle aule magne.
Complimenti!
dimenticavo:
RispondiEliminami domando se per una simile apertura mentale occorreva attendere l'invazione israeliana della palestina? E' forse anche questa "nuova verità" funzionale al solito gruppo politico?
Tarantino si distingue per pescare nel torbido, anzi più violenta e assurda è una storia e più lui è felice.
RispondiEliminaMi ha sempre dato l'idea di amare visceralmente la violenza e i suoi effetti e il fatto che abbia un cognome di origini diciamo "italiane", me l'ha sempre fatto considerare con un po' di sospetto, soprattutto per una evidente predilezione per il successo di cassetta a ogni costo; una parte di questa distanza è dovuta anche al fatto che lui si "reputa un genio" (del male sicuramente :-).
Detto questo il quadro è sempre quello, l'obiettivo delle guerre e delle violenze è quello di soggiogare e opprimere, a tempi alterni, tutte le parti e spesso ci si domanda:
chi è che trae vantaggio da tutto questo ?
film a parte (preferisco parlarne dopo averlo visto), la riflessione da fare è sul meccanismo di rottura del limite di "umanità" che si provoca sempre quando in un conflitto si va oltre le "regole". E le regole in quanto convenzionali per definizione sono soggette al cambiamento, per cui in epoche storiche differenti ci saranno reazioni diverse a situazioni analoghe.
RispondiEliminaMa soprattutto, in un momento storico, la fine della seconda guerra mondiale, in cui ogni individuo in quasi ogni parte della terra si è sentito direttamente minacciato non solo nella sua sopravvivenza individuale, ma anche in quella collettiva di razza, etnia, gruppo sociale, etc., sarebbe stato ben strano se non fosse accaduto quanto successo alla fine della guerra. Al di là della spettacolarizzazione della violenza io mi farei la domanda di come questo sia stato spesso usato freddamente da chi deteneva il potere politico. Del resto già Dick (The Man in the High Castle) qualche riflesione sull'intercambiabilità dei ruoli l'aveva fatta.
paolo
Assolutamente d'accordo con te...
RispondiEliminaCome al solito Lame, parli di argomenti che mi interessno!
RispondiEliminaCondivido molto di quello che hai scritto.
Certo è che, fare della shoah un show è rischioso. Penso che questa sia uno dei timori su inglourious basterds. Il rischio di banalizzare.
Non ho ancora visto il film però, ma di certo lo andrò a vedere.
Condivido il concetto del continuo revisionismo storico, attuato sulla base della ricerca scientifica ed aperto a nuove e continue scoperte.
A tal proposito, vorrei ricordare che il bombardamento di Dresda non fu, secondo gli ultimi studi, è stato di una portata decisamente inferiore a quella che solitamente si dice e, soprattutto, non è vero che la città non fosse un importante snodo militare
Ricordiamoci sempre che nella fine di ogni Guerra c'è sempre il rischio dell'inizio di un nuovo incubo...
RispondiEliminaSecondo me facciamo un po’ tutti lo sbaglio, quasi inevitabile, di giudicare gli avvenimenti del passato con la mentalità dei nostri tempi, cosa che copre gli avvenimenti storici come una coperta troppo corta.
RispondiEliminaQuello che all’epoca potrebbe essere stato giudicato “normale” o inevitabile per noi diviene difficile da capire o da spiegare.
E comunque, sempre secondo me, Tarantino è un grosso bluff molto ben venduto: mi tengo rigorosamente distante dalla sua roba da bancarella dello splatter.
http://www.youtube.com/watch?v=TZMHZBAUbqM
RispondiElimina@ kempest
RispondiEliminasono d'accordo con te. Si tratta purtuttavia di un'opera di finzione. Non va presa né come manifesto del revisionismo (in senso negativo come dice Bauer) ma nemmeno come film di fantascienza. Diciamo che continua il discorso della vendetta (tema caro a Tarantino) e racconta, magari involontariamente, cose simili a fatti realmente accaduti.
@ filippo
Peccato, eri partito bene nel primo paragrafo. Poi, come ho letto la parola "sinistra", è andato tutto in vacca.
Posso dirti che io ho studiato su un libro di storia che iniziava cosi: "Dopo che Dio creò il Cielo e la Terra..."
Non ho studiato dalle suore, era una scuola media pubblica normalissima.
Siamo cresciuti in regime democristiano ma quel mostro schifoso è riuscito a convincere un popolo di cervelli bolliti che fino alla sua venuta eravamo sotto il regime comunista.
Ma si può ragionare con chi ragiona cosi?
@ paolo
io sono d'accordissimo che sia difficile giudicare le azioni commesse in tempo di guerra quando la guerra è finita. E' per questo che trovo ridicolo chi dice: "non vi sono state vendette". Ci sono state perchè in quei frangenti ci saremmo vendicati anche noi.
@ Salazar
No, dai, il combattimento della sposa con gli 88 Folli è così catartico! ;-)
(Per i non tarantiniani: mi riferisco a Kill Bill vol. 1)
Ciao Lame
RispondiEliminacomplimenti per il bel blog, mi rammarico di non averci speso un po' piu di tempo prima. Bellissimo l'articolo sulla volgarità televisiva (Marcuzzi etc).
Inglorious Bastards non vedo l'ora di vederlo.
"E comunque, sempre secondo me, Tarantino è un grosso bluff molto ben venduto: mi tengo rigorosamente distante dalla sua roba da bancarella dello splatter"
Io ne sono un adoratore. Per me è un genio assoluto. Ha reinventato il genere grottesco in chiave moderna. La rielaborazione che fa della cultura pulp è unica. La bellezza delle immagini e la straordinaria vis comica (almeno per me) dei suoi dialoghi mi lasciano senza fiato.
Caro amico Michail,
RispondiElimina""Io ne sono un adoratore. Per me è un genio assoluto. Ha reinventato il genere grottesco in chiave moderna. La rielaborazione che fa della cultura pulp è unica. La bellezza delle immagini e la straordinaria vis comica (almeno per me) dei suoi dialoghi mi lasciano senza fiato.""
Condivido quanto hai detto.
Ciao Davide