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giovedì 6 maggio 2010

Il nostro piangere fa male al re

Se Atene piange, Roma non ride ma non si deve sapere. Dietro alla stizza del nano nei confronti delle agenzie di rating credo ci sia, più che l'interrogativo se siano veramente credibili i loro conteggi, la paura che qualcuna di esse metta a nudo l'incompetenza economica del suo governo che, per tamponare la crisi, non risulta abbia ancora fatto nulla di importante e quindi, di rincalzo, esponga al pubblico ludibrio la sua ignavia come premier bravo solo a difendere i propri di interessi. Dopo le procure, ecco a voi le agenzie di rating politicizzate.
Intanto quelli rubano e si fanno gli appartamenti, la Lega è ormai un poltronificio e noi italiani confidiamo nello stellone e nel nostro proverbiale culo, come al solito.

Ad ogni modo la domanda del nano sull'attendibilità delle agenzie di rating può essere lo spunto per una serie di riflessioni che partono da chi è assolutamente incompetente in materia di macroeconomia ma ha conservato un po' del vecchio sano intuito del contadino.

Per prima cosa una mera curiosità: chi cazzo sono, fisicamente, materialmente, quelli delle agenzie di rating che sono in grado di decidere delle sorti di interi popoli appena uno dei loro maledetti indici si sposta? Chi è che va a controllare in seguito quelle cifre? Perchè ci fidiamo ciecamente di loro e lasciamo che milioni di persone perdano il lavoro e la libertà (perchè perdere il lavoro è un attentato alla libertà personale) come fosse un qualcosa di ineluttabile?

Chi sono? Sono gli stessi speculatori che provocano disastri finanziari a catena tanto poi c'è chi dice che "non c'è altro modo possibile di gestire il libero mercato che questo, quindi rassegnatevi"?
Sono gli stessi che, mentre i popoli immiseriscono, fanno fare la spaccata alla famosa forbice tra ricchi e poveri, tanto loro stanno dalla parte dei ricchi sempre più ricchi?
Sono quegli economisti che insistono con l'assurda e maledetta "crescita", facendo credere che il benessere possa essere un valore esponenziale, quando non lo è affatto perchè è legato alla disponibilità delle risorse energetiche limitate?
Sono gli economisti secondo i quali il lavoro garantito e fisso è un valore aggiunto solo all'interno della fottutissima casta cialtrona che rappresentano, quindi vale per i loro parenti, figli, baldracche, eunuchi, concubine ed altra fauna imperiale ma non per i lavoratori extracastali?
Sono i banchieri o peggio, i finanzieri, quelli che prendono il frutto del duro lavoro dell'economia del produrre cose concrete e lo bruciano in un lampo per i loro maledetti giochi d'azzardo borsistici basati sul virtuale e che poi dicono:" Oops, oggi abbiamo bruciato 10 miliardi di dollari, peccato. Ritenta e sarai più fortunato."

Sono gli stessi che decidono che "C'è la crisi", così imprenditori di varia paranza possono tranquillamente utilizzare l'alibi per, che ne so, delocalizzare all'estero, licenziare personale, portare i libri in tribunale senza che nessuno vada a controllare se queste azioni siano veramente motivate? Ma come, eppure ne vendevi a carrettate delle tue calze. "Si però c'è la crisi, vado in Serbia, che mi frega?"

A quel punto io avrei un'ideuzza. Come è stato dimostrato da tempo, non è il prodotto che conta ma il logo. Il vero valore di mercato oggi è il brand, il marchio, non la qualità del prodotto, anche perchè ormai tutto è Made in China. La differenza è che alcune fabbriche cinesi si sforzano di utilizzare materiali a norma per il prodotto d'alta fascia e con il logo, mentre con la merda di scarto producono il jeans da tre euro che ti tatua in maniera permanente le gambe di blu e che è riservato alla plebaglia extracastale.
Allora, se è il marchio che conta, se tu fino ad oggi hai utilizzato il marchio "OMSA" o "Golden Lady" producendo le calze in Italia, se vuoi andare a produrre in Serbia per risparmiare ed aumentare i profitti, io ti impongo di commercializzare questo prodotto con un marchio alternativo, "Calze Curva", per esempio. Sai che successo tra le badanti dell'est?
Oppure paghi un dazio sulla merce che produci all'estero e che vuoi commercializzare in Italia e magari vendere alle stesse donne che hai lasciato in mezzo ad una strada assieme alle loro famiglie. Se vuoi utilizzare dei marchi Italiani rinomati e già consolidati sul mercato italiano da anni di marketing, devi produrre le calze in Italia. Lo so che è l'antica ferraglia del dazio ma vuoi vedere che il logo potrebbe diventare un'arma di difesa per gli interessi dei lavoratori, in questo caso?

Siccome questo capitalismo fallimentare v.1 è in cima ad una discesa con i freni rotti, l'alternativa, signori miei, invece di continuare a schierare i vostri sbirri in tenuta antisommossa contro chi diventerà sempre più incazzato, ad Atene come in altri paesi, perchè dovrà pagare un prezzo troppo alto per colpa di chi invece se la ride al sicuro di qualche conto cifrato alle Cayman, è cominciare a farci divertire a bowling con qualche testa di speculatore.
Saranno da qualche parte, dio svizzero, in qualche resort, beauty farm, casino d'alto bordo o ristorante a gozzovigliare, i bastardi. Se proprio il bowling non vi garba o vi sembra eccessivamente gore, mandateli a cogliere pomodori a cinque euro al giorno, a pulire culi di vecchi nelle R.S.A., a battere sull'Adriatica.
Tra un po' non saranno più soltanto i vostri black bloc aviotrasportati per l'occazione in ogni piazza bollente per delegittimare la protesta popolare, a fare casino. Saranno i cari vecchi forconi.

17 commenti:

  1. Adetrax00:27

    Il vero valore di mercato oggi è il brand, il marchio, non la qualità del prodotto ...

    In gran parte si ... forse però lo era di più qualche anno fa; spesso non ne soffre tanto la qualità quanto il rapporto qualità / prezzo che si paga; ad es. Hugo Boss ha imparato bene la tecnica.

    In fondo è questa visione del marchio rassicurante che stanno cercando di imporre ai consumatori da parecchie decadi anche perchè per tutta una serie di ragioni contano più 10 secondi di pubblicità in TV (specie se accompagnate da immagini di un certo tipo) che non 10 pagine di dati comparativi con altri prodotti.

    E la sudditanza culturale da quarto mondo che non riesce a ragionare al di fuori del trinomio malefico delle 3 S (intese alla Ugo Tognazzi).

    Oppure paghi un dazio sulla merce che produci all'estero ...

    Eh già, peccato che ci abbiano già pensato per tempo stipulando innumerevoli trattati sul "libero commercio" e poi non hanno già bollato il mercato italiano come "cattivo" perchè le consumatrici sono ridiventate tirchie e accorte ?

    Ci sarebbe però una soluzione migliore: ripristinare un po' d'autarchia !

    Questo aiuterebbe anche a contrastare la costante perdita di competenze umane cui stiamo assistendo da decenni.

    Peccato che anche questa è un'utopia perchè non c'è nessuno che conti che la voglia veramente (e anche se la volessero solo in Italia la cosa non durerebbe per più di qualche mese).

    Non è detto comunque che in parte già non si attui vista l'attitudine a praticare il bispensiero assieme all'uso di viscidi trucchi che peraltro a troppe persone vengono naturali, senza sforzo alcuno, tipo i "made in China" fatti in non ben precisate zone nostrane.

    Tra un po' non saranno più soltanto i vostri black bloc aviotrasportati ...

    E' la globalizzazione ... gli stati sono diventati un intralcio sulla strada dell'uniformizzazione finale, quindi visto che certi governanti sono li apposta da decenni per distruggerne la sostanza e la credibilità, perchè non approfittarne ora ?

    In ogni caso la mania del "tutti uguali e omologati" mi ricorda qualcosa o qualcuno ... con i baffetti.

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  2. Amadiro01:20

    E' anche grazie alla delocalizzazione se tante ragazze dell'est possono sopravvivere fabbricando “Calze Curva” invece di fare la “curva”, non trovi?

    La globalizzazione ha impoverito alcuni ceti dell'occidente opulento, è vero, ma ha anche permesso a decine di milioni di persone nel resto del mondo di affrancarsi dalle campagne e di vivere in una casa con luce e lettrica e frigorifero, mandare i figli a scuola, avere assistenza medica.
    Lussi impensabili fino a qualche decina di annio fa.

    Nonostante noi viviamo in comode case e siamo così grassi da aver bisogno del dietologo, ci sentiamo sempre molto poveri di fronte ai ricchi indusriali.
    Vorremmo che le LORO ricchezze fossero distribuite in maniera più equa, cioè dandone una parte a noi, e siccome che rifiutano di dividere il malloppo, pensiamo giustamente che siano egoisti e insensibili, con il fondato sospetto che le loro madri offrissero prestazioni sessuali a pagamento.

    Ma quando chi è ancora più povero di noi bussa alla nostra porta e pretende di dividere la NOSTRA ricchezza, allora la fraternità non è più un valore, anzi si propone di bloccarli con dazi e barriere doganali per impedirgli di farci concorrenza.
    Insomma, qualsiasi cosa pur di combattere la fame nel mondo, tranne rinunciare alle vacanze nel villaggio Valtur.

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  3. Guarda Amadiro che delle ragazze dell'Est, siccome sto diventando fascista a seconda di alcuni commentatori, non me ne può fregare una beneamata mazza. A me importano le 300 e passa donne della mia città (tra le quali magari anche qualche straniera) che hanno perso il lavoro all'OMSA perchè il padrone ha deciso di delocalizzare in Serbia la produzione. Non perchè fosse in crisi ma perchè così può sfruttare meglio le tue amate ragazze dell'est. Le quali, non ti illudere, le curve le fanno lo stesso, perchè trovano tanti pollastri nostrani disposti a farsi spennare.
    Ti dirò di più, parlando con alcune di loro ti dicono perfino che da loro stavano meglio prima quando stavano peggio. Pensa un po'!
    A parte tutto, la guerra tra poveri è architettata da chi ha interesse che i deboli si scannino tra di loro mentre la casta si arricchisce. Ci vuole DECRESCITA, difesa della produzione locale e diversificazione della stessa. Non è facendo perdere il lavoro agli italiani perchè così i poveretti che sono stati oppressi dal comunismo possono farsi la dacia arredata all'Ikea, che si manda avanti l'economia.

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  4. Anonimo08:04

    Sotto scrutinio ci sono le colossali e contemporanee movimentazioni di fondi speculativi Usa (che scommettono sul futuro deprezzamento della valuta europea) registrati subito dopo la famosa cena tenutasi l'8 febbraio a Manhattan tra i finanzieri che quei fondi amministrano: George Soros (Soros Fund), John Paulson (Paulson & Co.), Steven Cohen (Sac), David Einhorn (Greenlight), Donald Morgan (Brigade) e Andy Monness (Monness Crespi Hardt & Co.).
    A garantire il successo di questa operazione speculativa ci ha pensato il loro potente socio Harold 'Terry' McGraw III, che - attraverso il braccio armato della sua McGraw-Hill, ovvero l'agenzia di rating Standard & Poor's - ha declassato i titoli di Stato greci, portoghesi e spagnoli innescando la 'necessaria' crisi dell'euro.

    Ma forse c'è di più, e di peggio. Sono sempre di più gli economisti e i politici europei che in questo attacco all'euro vedono non un semplice mezzo speculativo, ma un fine politico.
    Il sospetto è che le lobby finanziarie d'oltreoceano mirino ad abbattere il valore della moneta unica europea fino a portarla alla parità con il dollaro, allo scopo di salvaguardare la sempre più traballante egemonia globale della valuta statunitense. Affossare l'euro, o quantomeno ridimensionarlo, per tenere a galla il malandato biglietto verde, altrimenti destinato a tramontare come valuta di riferimento mondiale.
    http://it.peacereporter.net/articolo/21685/Predatori+

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  5. Anonimo08:07

    @amadiro
    se ha voglia di leggere
    http://www.balcanicaucaso.org/Tutte-le-notizie/Rischio-ebollizione

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  6. Anonimo08:30

    e se andassimo tutti a scuola da questo guru (Prahlad Jani fa impazzire gli scienziati. 74 anni di digiuno)> http://www.youtube.com/watch?v=i7YNkjiHNxY&feature=player_embedded < per affossare definitivamente questa societa' basata solo sul profitto?
    e se aprissimo un'agenzia turistica come meta unica la casa di sto tipo,sai che profitti? ;-)

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  7. Brutto momento,Lame.
    Negli ultimi decenni non è mai stato chiaro chi al mondo frega gli altri e chi ci rimette,eppure...
    Comunque,sul pratico a grandi linee:
    -modello alternativo di vita e consumi (chiamalo pure decrescita)
    -Redistribuzione secca dei redditi,alzando le tasse progressivamente alle fasce più alte e tassando gli alti patrimoni(senza la redistribuzione non tiene neanche la decrescita)
    -tassazione secca e forte di TUTTE le transazioni finanziarie mondiali che resti in mano ai governi per frenare la folle speculazione in atto da anni e re investire in occupazione,innovazione produttiva e sociale (qui bisogna che si lavori ai G20 cercando di raccogliere il consenso di altri governi)

    Utopia? Fuori da queste misure,se non ci sarà la ripresa,c'è solo la rovina
    Ciao

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  8. Dimenticanza:
    -misure per contrastare le delocalizzazioni produttive (che è diverso dall'autarchia..)
    ciao

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  9. ho citato il tuo incipit
    Aldo

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  10. E' da Adam Smith che ci prendono in giro, Marx e compagnia hanno solo contribuito ad alimentare la presunta supremazia del libero mercato, che è la legge della jungla applicata ai bipedi senzienti(???).
    Coraggio, fin che le cose stanno così non c'è altro da fare che prenderlo in quel posto.
    Quando le materie prime fondamentali scarseggeranno allora ci sarà da ridere.
    Ciao

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  11. Amadiro20:42

    @rossoallosso

    Appunto.
    Come dice il tuo articolo, la Romania è già stata colpita duramete dalla crisi e soffrono di una disoccupazione altissima, sono alla canna del gas. Se tutte le aziende che hanno delocalizzato in Romania chiudessero per tornare indietro, è evidente che per i rumeni sarebbe la catastrofe.

    non capisco... spero che non vorrai dire:
    "Macchisenefrega, pensiamo a noi e affanculo il resto del genere umano."

    oppure si?

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  12. Adetrax00:07

    @Amadiro
    La globalizzazione ha impoverito alcuni ceti dell'occidente opulento ...

    L'obiettivo è sempre quello di formare un ceto medio e poi aumentare a dismisura la differenza fra ricchi e poveri con la violenza militare, finanziaria, mediatica, ecc. al fine di accelerare al massimo i cambiamenti desiderati (a tutti i livelli) in poche decine di anni invece che in qualche secolo.

    Se perfino un personaggino come Tremonti, ministro del tesoro e presidente dell'Aspen Institute (e questo nome dovrebbe dire tutto) si è sentito in dovere di parlare di effetti devastanti causati dalla globalizzazione forzata e imposta da un pugno di "pazzi illuminati" (di cui lui è ovviamente una propaggine), allora non c'è molto altro da chiarire.

    Insomma, non so se qualcuno se ne è accorto, ma oggi i vari paesi occidentalizzati sono talmente interdipendenti fra loro che se un qualche gruppo di super-potenti volesse mettere in ginocchio un paese X (ad es. come sta avvenendo per la Grecia) avrebbe mille modi per farlo, dal crack finanziario alla stretta energetica fino alla presa per fame ... eh si perchè oggigiorno si dipende talmente tanto da pervasive catene di distribuzione alimentari che un modesto giro di vite su certi scambi commerciali o la chiusura di un certo numero di supermercati potrebbe mettere in serissima crisi decine di milioni di persone (e questo senza contare la spaventosa minaccia degli OGM).

    In questo contesto le crisi economiche sono spesso provocate / favorite per poter fare tutto quello che normalmente sarebbe un po' più difficile fare e soprattutto giustificare.

    Il probabile obiettivo finale della globalizzazione sarà lo spettro della schiavitù agitato da chi sta in cima alla catena del potere.

    La fabbrica che oggi aprono in Romania o in Albania fra 15 o 20 anni sarà spostata in Turchia o in Turkmenistan e il processo si ripeterà finchè ci sarà qualcuno disposto a lavorare duramente solo per poter mangiare / sopravvivere (work for food), vedi anche il caso delle industrie USA ad Haiti.

    Fra l'altro, invece di limitarsi alla visione locale da formichine, sarebbe bene guardare in giro cosa accade; in effetti si possono osservare gli stessi processi che sono avvenuti in Europa negli ultimi 70-80 anni, avvenire oggi 2-3 volte più rapidamente in molte zone dell'Africa e dell'Asia (devastazioni ambientali incluse).

    Suvvia, vedere certe TV, in Africa o in Asia, mentre trasmettono programmi simili a quelli visti in Italia negli anni '60, '70, '80 o '90 (a seconda dei casi) o assistere all'avanzata di multinazionali che impongono uno sfruttamento delle risorse ambientali selvaggio o addirittura un'industrializzazione quasi incontrollata è una cosa che fa veramente impressione.

    E' come se ci fossero dei corsi e ricorsi storici che a onde concentriche si espandono nei vari paesi del mondo portando con loro il predominio delle illusioni mediatiche e dei soldi (con tutto quello che ne consegue) su tutto il resto.

    Certo che il processo di globalizzazione a tappe forzate deve essere veramente costoso e soprattutto bisogna avere veramente pochi scrupoli per togliere di mezzo i vari ostacoli e procurarsi le montagne di denaro necessarie per questo mostruoso processo.

    Ho quindi il sospetto che il motivo per cui si verificano tutte queste "porcate" fatte da politici, militari, finanzieri, mafiosi, imprese colluse, ecc. (ben oltre l'immaginabile) sia quello di accumulare soldi e potere da usare per creare e oliare i vari meccanismi necessari a conseguire questa alienante globalizzazione.

    Può essere questa (la globalizzazione) una giustificazione per tutto il male che viene fatto ?

    Assolutamente no e mai lo sarà.

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  13. Anonimo01:18

    @amadiro
    non sono io che me ne frego ,ma il mercato.
    prima delle aziende produttrici,italiane o meno,sono entrate nel mercato della ex unione sovietica ,le multinazionali,soprattutto americane,appoggiate sai bene da chi,con prezzi rapportati al resto d'europa a fronte di un mercato del lavoro ,in questi paesi,praticamente inesistente e con salari di un decimo rispetto ai nostri.
    l'articolo lo dice chiaro che gli scaffali sono pieni ma nessuno compra.
    chi possiede una lavatrice in romania e' perche'ha figli o parenti migranti,non puoi comprare un elettrodomestico da 400 euro con uno stipendio di 100 euro al mese ,a meno che tu non ti voglia indebitare fino al collo.
    questo concetto della globalizzazione e' tutta una fregatura.
    il resto lo capisci da solo

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  14. Anonimo11:15

    http://graphics8.nytimes.com/images/2010/05/02/weekinreview/02marsh-image/02marsh-image-custom1.jpg

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  15. Voglio proprio vedere se l'Italia rivedrà mai i soldi che sta per dare alla Grecia, se là non si farà nulla per combattere l'evasione fiscale pazzesca e per ridurre la spesa pubblica!

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  16. Amadiro15:25

    Chi è contrario alla globalizzazione e parla di decrescita dovrebbe considerare che siamo ormai quasi 7 miliardi di abitanti nel mondo, e ogni mezzo secondo che passa c'è una persona in più che si aggiunge a questa massa enorme.

    Vogliamo tornare all'economia dell'800, al nostro piccolo mondo antico? benissimo, facciamolo, ma ricordiamoci che l'economia dell'800 sosteneva a stento meno di un miliardo di persone.
    La decrescita a livelli di economie localistiche quindi, comporta matematicamente l'eliminazione di 6 persone su 7.

    E' facile parlare male delle multinazoinali (anche io a pelle le detesto); ma se le risorse alimentari tengono faticosamente il passo con l'aumento di popolazione è unicamente grazie ai fertilizzanti e agli OGM prodotti dalle multinazionali.

    Senza le grandi multinazionali dell'elettronica che hanno reso i PC più economici di affittare un ombrellone a Rimini, questo post non sarebbe mai esistito; quando i PC li faceva l'Olivetti qui in Italia un M20 che non aveva nemmeno l'HD costava 20 milioni di lire, quanto un'automobile.

    Certo, hanno sfruttato la manodopera cinese... e allora? gli avete ma chiesto ai lavoratori cinesi se stavano meglio prima o stanno meglio adesso?

    E' comprensibile dispiacersi per i disoccupati nostrani, li conosciamo per nome e cognome, proviamo empatia nei loro confronti, i cinesi invece sono semplicemente... "i cinesi".

    Ma i cinesi rappresentano anche una parte consistente del genere umano, non sono una razza di serie B, quindi ad essere imparziali non si può condannare la globalizzazione, che gli ha migliorato il tenore di vita in modo consistente.

    Piuttosto controllare le nascite, quello si, e subito. L'unica decrescita possibile e doverosa è quella anagrafica.

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  17. Amadiro20:36

    @rossoallosso

    E' vero, adesso gli scaffali sono pieni di elettrodomestici che la maggior parte di loro possono comprare solo a rate... e allora? perchè, da noi non c'è nessuno che compra a rate?

    Una volta (ci sono stato prima dell'89) avevano le tasche piene di inutili pezzi di carta e nulla da comprare, lunghe file davanti a negozi squallidi e vuoti per acaparrarsi i pochi beni che la stentata economia pianificata riusciva a produrre.

    Chi stava meglio prima, e che oggi si lamenta, sono i buoni a nulla, quelli che nella inefficenza generalizzata del passato si confondevano nel gregge e passavano inosservati: oggi sono considerati dei falliti, dei perdenti; oppure le categorie improduttive come malati e pensionati.... queste persone è naturale che abbiano dei rimpianti; ma quello che rimpiangono è l'assistenzialismo del sistema, non il sistema in se.
    Infatti molti altri cercavano di scappare da quello che consideravano un inferno.

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