Ieri 27 marzo, giornata mondiale degli idoli infranti e degli Icari volati troppo vicino al sole, Mario Monti e Pierluigi Bersani si sono trovati uniti nel destino di condividere una sconfitta cocente e con l'aggravante della figura demmerda in streaming. Per usare un termine finanziario, ovvero della neolingua euroimperiale, abbiamo assistito all'esplosione di due bolle. Quella della destra presentabile ed autorevole e quella del grande partito serio e responsabile della sinistra.
Partiamo da Bersani e dal suo tentativo in mattinata di convincere gli esponenti del M5S - movimento notoriamente di aspirazione rivoluzionaria - ad appoggiare un suo governo, a sentir lui, pieno di rinnovamento ma in realtà incistato nel tessuto dell'ancient regime. Per rendere l'idea, è come se Luigi Capeto avesse pensato di cavarsela offrendo a Robespierre un posto da dirigente in una municipalizzata. Grillo non è Robespierre ma il vento di cambiamento sta spirando lo stesso e il piddino non lo capisce, soprattutto se vince le primarie.
Torniamo a loro. Il Segretario e il Letta nipote si aspettavano due timidoni, due bamboccioni con il moccio al naso che se la sarebbero fatta nel pampers alla sola vista dell'Eletto preincaricato e si sarebbero messi lì davanti, in adorazione, con i gomiti sul tavolo e i pugnetti appoggiati alle guance a pensare: "Ma quanto è bravo! Che fenomeno, ma come fa?"
Torniamo a loro. Il Segretario e il Letta nipote si aspettavano due timidoni, due bamboccioni con il moccio al naso che se la sarebbero fatta nel pampers alla sola vista dell'Eletto preincaricato e si sarebbero messi lì davanti, in adorazione, con i gomiti sul tavolo e i pugnetti appoggiati alle guance a pensare: "Ma quanto è bravo! Che fenomeno, ma come fa?"
Invece i due, soprattutto lei, simpatica come la canalizzazione di un molare ma efficace e diretta come una pizza in faccia, ha sbattuto sul tavolo, con una protervia da guardia rossa di fronte al nemico del popolo un bel "Noi non incontriamo le parti sociali perché noi siamo quelle parti sociali." Tié. Mancavano solo le fisarmoniche che suonavano "L'Oriente è rosso".
Poi, con la spietatezza che solo le donne riescono ad avere in situazioni come queste, la Lombardi ha pure aggiunto che "sono vent'anni che ascoltiamo questi discorsi". Un giro di kris malese nel pancreas.
Ecco, il piddino repubblichino, quello che ieri ha sofferto come un cane di fronte allo streaming, definito da Ezio Mauro, aspetta, un modo per controllare dispoticamente il dibattito politico (!!), a questo punto evoca terrorizzato le brigate rosse, il processo del tribunale del popolo al povero dirigente politico così serio ed onesto. Dimenticando che, per tener testa a due semigiovani inesperti ma caricati a pallettoni del disgusto dei loro connazionali e delegati da loro a rappresentarne la collera verso una politica marcia come un cadavere, sarebbe occorsa la levatura di uno statista. Di un Aldo Moro o di un Enrico Berlinguer, giusto per fare paragoni blasfemi al limite della bestemmia. Ma già, se ci fosse stato Berlinguer non ci sarebbero stati i grillini.
Ho tentato, riascoltando l'incontro, di trovare un anelito di grandezza politica nell'insalata di parole, nella supercazzola di piattaforma con pregiudiziale a destra di pentolone come fosse Fanfani che è stata l'introduzione di Bersani all'incontro che avrebbe dovuto convincere, figuriamoci, i cinquestelle. Ho sperato di trovarvi un "I have a dream", un "Ich bin ein Berliner", il guizzo di, non voglio esagerare, un Bettino Craxi, ma ho solo avuto la secchiata d'acqua gelida del "Qua è una roba seria, non è mica Ballarò". Rendiamoci conto.
Ecco, il piddino repubblichino, quello che ieri ha sofferto come un cane di fronte allo streaming, definito da Ezio Mauro, aspetta, un modo per controllare dispoticamente il dibattito politico (!!), a questo punto evoca terrorizzato le brigate rosse, il processo del tribunale del popolo al povero dirigente politico così serio ed onesto. Dimenticando che, per tener testa a due semigiovani inesperti ma caricati a pallettoni del disgusto dei loro connazionali e delegati da loro a rappresentarne la collera verso una politica marcia come un cadavere, sarebbe occorsa la levatura di uno statista. Di un Aldo Moro o di un Enrico Berlinguer, giusto per fare paragoni blasfemi al limite della bestemmia. Ma già, se ci fosse stato Berlinguer non ci sarebbero stati i grillini.
Ho tentato, riascoltando l'incontro, di trovare un anelito di grandezza politica nell'insalata di parole, nella supercazzola di piattaforma con pregiudiziale a destra di pentolone come fosse Fanfani che è stata l'introduzione di Bersani all'incontro che avrebbe dovuto convincere, figuriamoci, i cinquestelle. Ho sperato di trovarvi un "I have a dream", un "Ich bin ein Berliner", il guizzo di, non voglio esagerare, un Bettino Craxi, ma ho solo avuto la secchiata d'acqua gelida del "Qua è una roba seria, non è mica Ballarò". Rendiamoci conto.
Poche ore dopo, l'orologio della storia segnava il time out anche per l'altro fenomeno della politica italiana, quel Mario Monti che aveva detto agli amici di aver salvato l'Italia e che, con un paio di fendenti ben assestati sul coppino: la sconfitta elettorale e il prelicenziamento da parte dei poteri forti che l'avevano messo a guardia della robba, attendeva solo il colpo di grazia.
Chiamato a riferire in Parlamento del pasticciaccio brutto dei due marò, uno dei punti diplomaticamente più bassi nella storia delle relazioni internazionali dell'Italia, Monti ha dovuto prima subire l'onta delle dimissioni a sorpresa del suo ministro degli Esteri con un nome da pernacchio, Giulio Maria Terzi di Sant'Agata, per essere infine sbertucciato dal centrodestra che praticamente già annunciava il passaggio del Terzi nelle proprie fila. Con Brunetta che per poco non si metteva a saltare sullo scranno gridando "L'accettiamo, uno di noi, uno di noi!" Poi il rappresentante del M5S è intervenuto chiedendo che venisse fatta piena luce sull'episodio che ha portato all'arresto dei nostri fucilieri di marina. Monti si è sentito fare parecchie domande, incluse quelle su eventuali interessi economici che possano pesare sulla chiarificazione dell'incidente con l'India.
E' stata talmente pesante la giornata del presidente del consiglio ancora in carica, che ha infine commentato: "Non vedo l'ora di essere sollevato". Quasi il pensiero di chi vorrebbe appendersi una corda al collo.
Non date la colpa ai cinquestelle dell'impasse e della sconfitta degli idoli di chi si accontenta di farsi rappresentare da leader mediocri. Questi mediocri si stanno suicidando, appunto. I grillini assistono solamente.