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martedì 17 maggio 2016

Parla come magni



Un anonimo commentatore mi ha lasciato questo commento: 

Non ti incazzare, mi permetto di darti del tu ,ma i tuoi articoli, potenzialmente molto interessanti, sono troppo complessi arzigogolati direi incasinati.


Ssusami ma la penso cosi

g


Che faccio, mi incazzo o non mi incazzo? Ma no, perché dovrei? Mi piacerebbe piuttosto capire se il gentile ma timido amico dall'unica letterina minuscola si riferisce alla forma, alla sintassi, all'andamento del testo ed alla sua formattazione, oppure alla sostanza del discorso. 
Non credo si tratti del primo caso, perché penso di essere piuttosto comprensibile da quel punto di vista.
Se non altro perché, soffrendo di un lieve disturbo attenzionale lasciatomi come ricordo da una virus e residuato di un periodo durante il quale, per lungo tempo, non riuscii più a leggere nulla, tendo a distrarmi leggendo e a perdere il filo del discorso.  Perciò, quando scrivo, cerco prima di tutto di rendere il testo comprensibile a me stessa. 
Questa specie di dislessia di ritorno è un disturbo talmente fastidioso e invalidante che, per farvi capire, con mio grande dispiacere mi impedisce, ad esempio, di apprezzare testi pregevoli per contenuto ma che a me, per i continui cambi di font e passaggi repentini tra corsivo, maiuscolo, minuscolo, grassetto e sottolineato, risultano praticamente illeggibili. 

Lo sforzo di essere comprensibile comporta naturalmente l'obbligo di leggere e rileggere; limare, tagliare, spostare, correggere, sostituire le parole, cercare il sinonimo, separare i paragrafi. Una fatica di Sisifo che ha fine solo quando tutto il discorso suona chiaro e accordato e, secondo la mia sensibilità, fila. 
Mi accorgo, a questo proposito, di riutilizzare, scrivendo, le mie competenze musicali, andandole a ripescare dalla memoria in cui erano state accantonate da decenni. Per cui, alla fine, mi trovo a ricercare anche il suono, il ritmo e la struttura musicale del testo. Potrei anche dirvi infine che, grazie ad una certa sensibilità sinestesica, riesco a percepire l'odore e il colore delle parole e che, ad esempio, una ripetizione, una stecca nel discorso, mi appare di colore fucsia e puzza di legna bruciata. Rischierei però, con la confessione di questa bizzarria sensoriale, di turbare oltre misura il nostro amico g, e io odio portare a sperdere nella foresta di notte questi poveri cuccioli indifesi.

Forse giino si riferisce al contenuto, alla sostanza. Anche qui, mi dispiace, non credo vi possa essere alcun rimedio. 
Per me scrivere è prima di tutto un esercizio creativo, un processo alchemico durante il quale si formano, trasmutano e fluiscono liberamente, incanalati solo dalle leggi della costruzione musicale, ovvero dell'armonia del discorso, i pensieri ibridi e i neologismi di cui parla Timothy Leary nel primo motto di questo blog. 
E' possibile che, in questo processo creativo che va a pescare direttamente nella grande memoria a lungo termine, emergano parole e concetti che appartengono alle mie numerose formazioni culturali. Purtroppo ho trascorso quasi l'intera mia esistenza a studiare e queste sono le conseguenze. Guardate come ci si riduce.

L'amico g mi accusa di essere sostanzialmente esoterica. Dal suo punto di vista di lettore alla ricerca di qualcosa di facile potrebbe avere ragione.
La lettura di qualunque testo dovrebbe essere però di stimolo alla conoscenza e non un puro esercizio passivo (qual è l'apprendimento dell'enorme blocco di nozionismo scolastico che giustamente dimentichiamo da adulti). Dovremmo praticare una lettura attiva, creativa, che ha imparato a lavorare in parallelo e può riuscire a scomporre i vari livelli di interpretazione di un testo. Il famoso "leggere tra le righe", per intenderci.
A quel punto il lettore può, a sua volta e dal suo punto di osservazione, aggiungere la propria interpretazione ed andare ancora più in profondità, cogliendo magari significati nuovi e passati inosservati fino a quel momento. Come accade quando, di un testo, si inizia ad esplorare, essendo riusciti a coglierla, la dimensione simbolica. Il massimo del risultato della lettura creativa è quando, dopo aver letto un testo, se ne traggono intuizioni, nascono nuovi pensieri e soluzioni. A me succede continuamente. Lettura e scrittura si fondono in un unico processo creativo.

E qui si giunge all'altro motto del blog, quello dantesco de "li versi strani". Nel momento in cui si penetra la dimensione simbolica di un testo perché si sono ottenute alcune opportune chiavi di lettura, ovvero le giuste password, o si è maturato un nuovo e più alto livello di conoscenza, immediatamente lo stesso testo assume un significato totalmente nuovo e lo si riesce a vedere in una nuova luce.

L'applicazione di questo metodo nella vita di tutti i giorni in questi anni sciagurati è utilissimo per capire il meccanismo della propaganda ed imparare a difendersene.
Per farlo però, per sviluppare gli anticorpi contro la propaganda, è necessario appunto imparare a leggerne in parallelo i diversi livelli di discorso. Specie quello facile, superficiale, elementare, rimasticato e predigerito per i poppanti posti passivamente di fronte allo schermo televisivo ogni sera a bersi i discorsi sull'Italia che deve fare "i compiti a casa", ad ingoiare le cucchiaiate di "non ci sono alternative" e a subire il martellamento di quella parola ambigua, cambiamento, infilata in ogni dove, dagli spot pubblicitari ("cambia, vieni in Vodafone", "finalmente si cambia") alle notizie dei telegiornali. I discorsi troppo facili, le frasi lapidarie, sono sempre pericolosi, ricordatelo, perché nascondono un secondo fine e, soprattutto, un secondo significato. Pensate a "il lavoro rende liberi".


Il cambiamento. Sempre inteso con valenza positiva, buttato là senza dare il tempo a chi ascolta di riflettere e riuscire a vederne la bivalenza: il cambiamento in negativo, in peggio. Ci educano all'agnosia per l'ambivalenza dei discorsi, ci addestrano all'incapacità a riconoscerla. Cercano di nascondere il fatto che la salita, vista dall'altra parte, è una discesa. E io, con i miei post bislacchi, cerco di smontare questo meccanismo, di farvene vedere gli ingranaggi.

Povero g, ti sei ormai irrimediabilmente perso, vero? Lo so ma, resisti, è per il tuo bene.

31 commenti:

  1. Anonimo07:41

    Quarantotto (and his friends) mi hanno insegnato moltissimo in questi anni.
    Hanno trattato argomenti tecnici con un approccio divulgativo che ha però evitato sia la banalizzazione che il piglio paternalistico. Pur trattando di temi elevatissimi ti fanno sempre sentire il benvenuto e non uno che li sta spiando dal buco della serratura per carpire chissà quali indicibili segreti. O, almeno, questo è quello che io percepisco.

    Detto ciò è vero però che il blog avrebbe bisogno della mano santa di un buon grafico e, specie quando scrive 48 in persona, pure di un pochettino di editing.

    Si tratta di peccati assai veniali, eh! Però mi dispiace venire a sapere che un'altra importantissima guida che ho avuto la fortuna di incontrare in questi tempi bui (e pure buoi) si debba privare del piacere dell'incontro con quelle pagine così dense ed importanti.

    Michele da BG

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  2. Anonimo08:20

    Se uno non riesce ad apprezzare lo stile, probabilmente, avra' difficolta' anche a capire il contenuto. Altrimenti leggeremmo Joyce prima di andare a dormire, o sentiremmo Nono invece che Bach. E lasciamo stare la musicalita' agostiniana del testo, che manco uno con quattro master la potrebbe capire ormai. Quando passi dal puntaeclicca a coldito l'involuzione e' pacifica. La prossima frontiera sara' grunfgrunf. E poi mi dicono che ce l'ho col Progresso, poverino... O si riparte dalla vecchia logica del discorso, oppure l'incomunicabilita' e' garantita. E' solo una constatazione.

    G.Stallman

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    1. Mi ricordo che le statistiche di acquisto libri sono sempre state tristanzuole in Italia. Se non leggi da ragazzo, difficilmente leggerai da adulto. Se non hai libri in casa, difficilmente leggerai da ragazzo. Purtroppo gli accattivanti strumenti "moderni" tendono a scoraggiare anche chi in casa i libri li ha. Mia figlia diciottenne ha letto forse il 5% di quello che avevo letto io alla sua eta' - ma appunto allora la tv era piccola piccola... ed il sesso lo trovavi solo in Cent'anni di solitudine!

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    2. Anonimo17:57

      E' vero, ma io ricordo che anche persone pochissimo istruite leggevano e avevano libri in casa. E non sono proprio Matusalemme. Non c'era altro per distrarsi, prima di radio e televisione, forse sara' stato per questo, quindi chi e' stato educato tra le due guerre leggeva per forza, se non era analfabeta. Oggi ci sono analfabeti plurilaureati che non sanno nemmeno di esserlo. Non e' colpa loro, certo, ma di chi e' ? Del Progresso: che migliora la tua vita animale e uccide quella intellettuale. Che poi non e' nemmeno sicura la prima delle due opzioni. O non sara' che ci vogliono portare allo stesso livello di civilta' dei nostri graditi ospiti ? In genere l'ipotesi peggiore e' quella giusta.

      G.Stallman

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  3. Anonimo08:27

    PS
    visto il suggerimento ? basta cambiare la copertina del libro che tutto va a posto.

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  4. Quello di g è un errore comune. Tutti vorremmo che uno scritto fosse "come se lo avessi scritto io". E', secondo il mio parere, una forma di pigrizia mentale.

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    1. Anonimo09:25

      Io credo sia ancora peggio: un'involuzione nella comprensione dei processi cognitivi. Sintetizziamo ? Banalissima ignoranza. Chi ha metabolizzato forme complesse cerchera' sempre di avventurarsi oltre, per scoprire, per trovare una propria via personale. E' la storia della nostra ex civilta'. Il presupposto e' comunque il parlare la stessa lingua, ovvero, rivolgersi ad un pubblico in grado di comprendere. Nelle dinamiche che abbiamo conosciuto in passato non era mai contemplata l'involuzione: solo il miglioramento. E il superamento in chiave evolutiva. Invece ci ritroviamo come forse a Bisanzio a parlarci tra quattro gatti perche' gli altri non capiscono. Ma non sono piu' le dinamiche di vecchio e nuovo tipiche delle mode del passato. E nemmeno il cambiamento del linguaggio. Probabilmente e' l'azzeramento del linguaggio ormai sostituito dalla "civilta' dell'immagine". Come dire: ti faccio un disegnino se no non capisci. Un saltino culturale direttamente alle sculture rupestri di 15.000 anni fa.

      G.Stallman

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  5. Io apprezzo molto invece i tuoi post,
    non mi considero un genio quindi probabilmente non colgo piu della metà dei riferimenti che fai , ma comunque mi apri nuovi modi di interpretare le cose.
    Per esempio dopo una tua citazione mi son andato a leggere Nemesi medica...

    per il prossimo post posso suggerire una analisi della "inchiesta" di Zucconi e repubblica sul KKK che vota Trump?O è fin troppo semplice?

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  6. Come dice Fagan, nell'era della complessità non è facile tenere testa al caos continuo di cui siamo vittime. Ammetto che il nuovo linguaggio figurativo sarà sempre più presente perché la maggioranza è schiava, più o meno consapevole, di una minoranza. Una volta si parlava di ridurre le ore lavorative a favore di un maggior sviluppo culturale, ma vediamo che erano solo parole, utopie.Una minoranza che possiede tutti i mezzi per sottometterti non permetterà mai che alzi la testa dal mare di m...in cui ti hanno, volutamente, seppellito. Solita storia; il pastore e le sue greggi. E' sempre stato così, una condizione indissolubilmente legata alla struttura degli umani ed io credo immutabile. Aspettiamo l'armageddon con il triste epilogo del "muoia Sansone con tutti i Filistei". Oggi il sole va e viene dalle mie parti. Scrivo in un momento in cui -non vedo il sole-.

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    1. Anonimo11:51

      Se ti puo' consolare non c'e' il sole nemmeno qui. Anche qui si fa ormai come gli inglesi: sempre con l'ombrello.

      Insisto: e' molto peggio. Le vecchie dinamiche a cui siamo avvezzi non sono piu' sufficienti. Anche il rapporto tra dominanti e dominati e' superato in ragione dei mezzi che oggi sono disponibili per mantenere lo status quo. L'involuzione del linguaggio equivale all'involuzione del pensiero che esso doveva esprimere. In questo modo si esce dai canoni della civilta', non solo dalla modernita' o dalla democrazia. E la civilta' nasce ancora prima della Preistoria. L'esprimersi per immagine e', per i popoli di origine europea, il rinnegare se' stessi, altrimenti avremmo fatto come gli asiatici con gli ideogrammi o gli egizi con i geroglifici. Cervelli diversi costruiscono diversi metodi per comunicare, progettare e lasciare traccia di se'. Queste non sono le "sovrastrutture" marxiane: sono strutture antropologiche ormai quasi del tutto misurabili. Ci avviamo ad un destino animale in un materialismo realizzato ma non dichiarato. La bestialita' e' l'ultima frontiera dell'eguaglianza assoluta.

      G.Stallman

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    2. Anonimo12:38

      Temo sia vero. E se ci dirigiamo verso questa bestialità, siamo totalmente impreparati. Non conosciamo lotta fisica, singola e di gruppo, nè armata, che sono una delle espressioni tipiche della bestialità. Dall'altro lato, milioni di bambini oggi educati al rispetto dell'altro, al politically correct, diseducati alla fisicità se non inquadrata da uno sport, spesso incapaci di fare gruppo. Quando li guardo crescere, mi chiedo a volte se non stiamo allevando carne da macello. Eppure, è difficile tornare indietro rispetto al percorso cultural/educativo intrapreso fin qui. T.

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    3. Anonimo18:12

      Certo che siamo impreparati, ma l'elite ci soccorre ricreando artificialmente la sopravvivenza del piu' atto. E cosi' qualche miliardino di bocche inutili si levera' dai piedi. Non potevano lasciare che lo facesse la Natura ? Troppo lenta. Ma, si sa, la Natura e' Madre, almeno come Dio e' Padre, mica sono genitore A e B. Roba reazionaria. Il Progresso, invece, e' madre e padre contemporaneamente, quindi lo sono i suoi altruisti custodi a cui tanto stanno a cuore le sorti di Gaia. Amen.

      G.Stallman

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  7. Noto che siamo tutti un po giù, come si dice. Che la bestialità sia l'ultima frontiera mi trova pienamente d'accordo. Nei Vedanta Veda si parla del periodo del Kali Yuga o terza fase, la finale, dopo il periodo della Virtù, quello della Passione e quello odierno, dell'ignoranza, appunto Kali Yuga. Sembra che sia diffusa la consapevolezza di dove stiamo andando ma non sappiamo come uscirne.
    Un loop del genere ti porta all'azzeramento totale, alla ricerca di un nuovo inizio. Desideriamo l'apocalisse, gli andiamo gioiosamente incontro seguendo i nostri pifferai. Si, è vero, stiamo rinnegando noi stessi e ne pagheremo le conseguenze.

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    1. Anonimo18:23

      E' perche' quando hai fatto tutte le tue belle analisi ci manca l'altro pezzo: l'azione. Abbiamo capito tutto, esplorato ogni dettaglio, ma non facciamo niente. Nel mio piccolo mi sto attrezzando, ma non voglio certo finire i miei giorni su di un cucuzzolo con quattro capre e un fucile in mano. Sarebbe meglio trovare una via piu' comoda. Ma forse non si puo' gia' piu'.

      G.Stallman

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  8. Sono stato educato all'understatement. Quando non capisco un testo, penso sia colpa mia, dei miei limiti intellettuali e culturali. Infatti non leggo Joyce ne' ascolto Nono, ma me ne son fatto una ragione, preferisco uscire a correre!

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    1. Anonimo18:18

      Come ti capisco... io sono tornato a meta' '700 e non mi schiodo piu' da li'. Pero' si puo' correre ascoltando una bella cantata di Bach. Io lo faccio quando vado sui monti la domenica.

      G.Stallman

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  9. @Barbara e @G.Stallman: posso solo portare i miei 2 cent, lavoro insieme ad altri 12.000 colleghi e con crescente raccapriccio vedo che nelle mail aziendali che essi si scambiano, ed in cui io sono in copia:
    1) A malapena leggono l'oggetto.
    2) Se la mail è più lunga di tre righe non la leggono.
    3) Se essa esprime dei concetti e non delle istruzioni da eseguire alla lettera non capiscono.
    4) Non riescono a fare un esempio attinente a quanto hanno appena letto.
    5) Non riescono a spiegare in termini diversi quanto hanno letto, ripetono a pappagallo.
    6) Non riescono ad applicare in un contesto diverso quanto hanno appreso.
    .
    Ora, non sono tutti giovani ragazzi immaturi,
    sono dirigenti, in molti casi assai vicini alla pensione,
    e dovrebbero essere la spina dorsale dell'azienda.
    Sinceramente mi sembra che il virus della demenza qui abbia colpito duro.
    Ora, va bene che Quos vult Iupiter perdere, dementat prius,
    per cui se Darwin ha ragione verranno presto spazzati via,
    ma essere sottoposto al comando di dementi che hanno perduto il senno
    non mi rallegra, mi preoccupa, e non poco...
    .
    Alessandro.

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    1. Anonimo18:42

      Ho osservato anch'io qualcosa di simile. Il discrimine generazionale gravita proprio intorno alla mia eta' (1956). Eppure lo si poteva capire molto tempo fa. Quando ero al Ginnasio era chiarissimo che i corsi precedenti erano piu' preparati, e quelli prima ancor piu'. Inizialmente, studiare era molto duro, tanto che ho collezionato qualche bocciatura che ho poi recuperato. E non certo perche' non studiavo: semplicemente, non ce la facevo. Poi tutto e' andato in discesa, come le valanghe, e siamo all'oggi. Se fossi piu' egoista potrei godere della generale mediocrita' che mi ha permesso di eccellere in tanti campi. Ma proprio non ce la faccio: e' piu' forte di me. Intorno a me non vedo nemmeno la consapevolezza di come la competizione si svolga ad un livello cosi' deplorevolmente basso. Solo quando ci si scontra con alcune nazionalita' ci si accorge dell'abisso. Me ne accorgo io... gli interessati non credo.

      G.Stallman

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  10. L'amico Barra é mooolto più hard da leggere :-D

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  11. Anonimo16:05

    Lameduck, i suoi articoli sono densi, ma mai"incasinati". Posso tuttavia capire che sconcertino gli ormai troppo numerosi "goodthinkers" che pensano (ma si esita a definirlo pensiero) esclusivamente in neolingua.
    Gianluca Perrini
    da Mandaniresaka, Antsirabe (Madagascar)

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  12. Io penso che ormai resistere non serve a niente , Loro hanno deciso il da farsi ed andranno fino in fondo; non si tratta di leggere i post per difendersi dalla propaganda , quei post non hanno difetti di sintassi o altro , ma anzi sono chiari anche se a volte, come nel caso di Orizzonte 48, sono troppo tecnici; il punto è che anche la parola scritta ha i suoi limiti, come la memoria, ed in questo tempo descrivere quello che sta accadendo purtroppo non scalfisce il Loro progetto;chi scrive tenta in qualche modo di resistere pur sapendo che la normalizzazione sarà inevitabile a meno che la Storia, come scrive Bagnai , non ci riservi una soluzione non lineare.

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  13. Una soluzione non lineare ha comunque due possibili sbocchi a favore o a sfavore, Scommetto che i perdenti saremo noi. No senza scommessa,la previsione è troppo facile.
    Per Stallman:
    noto che siamo nella fase pessimistica. Io avrei problemi anche con le capre.
    Se domani abbiamo il sole chiedo alla duck di sollevarci un poco l'animo con qualcosa di meno nefasto.

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    1. Anonimo23:29

      Io passerei al superlativo assoluto: la fase e' pessima. Che credi, che penserei di vivere tra le capre se disponessi di un maniero tipo Neuschwanstein ?

      G.Stallman

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  14. Beh, visto che l'associazione d'idee è col cibo, probabilmente dipenderà anche dal cibo no?!

    La mancanza di microminerali essenziali compromette il corretto funzionamento del cervello. I cibi coltivati solo con concimi sintetici sono carenti sotto quel punto di vista (infatti poi ti vendono gli integratori -- sintetici anche quelli e costosi).
    Poi certo c'è una base di partenza e un ambiente che stimola, ma se si considerano le potenzialtà...

    Qualche giorno fa ho sentito in radio un responsabile di una associazione di cultura alimentare della Sicilia (aveva un nome tipo simenza o zemenza) che parlava di TTIP e della enorme biodiversità che abbiamo noi in Italia; ha parlato talmente bene che mi ha ridato la speranza, acqua fresca in un deserto intellettuale.

    C'è ancora qualcuno che naviga con la barra dritta nonostante la burrasca.

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  15. Alessandra23:18

    qualcuno ha letto The alphabet versus the Goddess? By the way, mi occupo di dislessia, disprassia etc. a livello universitario (e' una figura professionale che in Italia non esiste) e mi piace fare il bastian contrario :-)

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  16. @ale; ho dato una lettura alla presentazione del libro in questione. La perdita di potere delle Goddess attribuito solo alla nascita di un alfabeto mi sembra limitato. Altri scrittori (più datati) attribuiscono invece la decadenza delle Pitonesse (forse in un tempo antecedente quello delle Godess)alla loro ferocia e alla ferrea determinazione di mantenere in essere metodi alquanto "sanguigni". Si dà per scontato che abbiano individuato con certezza il funzionamento del cervello umano. Sono, direi, leggermente scettico. Parla della tendenza ad un equilibrio ma sono anticipazioni di un possibile sviluppo.Ipotesi. La filmografia catastrofica e futuristica ci ha già anticipato molte possibili strade.Sembra un libro alla Sheldrake. Dovrei leggerlo tutto per poter dire qualcosa di più. I bastian contrari stimolano la riflessione quando non si accaniscono nella difesa del loro punto di vista.

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    1. Alessandra21:07

      Lungi da me il dogmatismo! Infatti era proprio quello il punto: invitare per quanto possibile il guardare la cosa da un'altra prospettive - ti diro' che personalmente mi interessano di piu' le domande che le risposte :-) E tra Sheldrake e Dawkins datemi Shelrake any time! (Non so se sai della famosa banned Ted Talk e la conseguente polemica... Interessante, anche se ormai e' una storia vecchia :-)) D'altra parte, anche l'eliocentismo era un'ipotesi prima che diventasse un fatto.

      Per entrare poi nello specifico: e' tanto che leggo questo blog, e anche se non sempre sono d'accordo con l'autrice, mi piace leggerlo (potrei non farlo, non sono mica obbligata) proprio per questo, perche' mi da una prospettiva diversa. Percio' mi ha meravigliato la reazione, non tanto di Barbara quanto di alcuni lettori, con cui e' stata accolta una osservazione di per se' garbata: tutti a dargli addosso al povero g e a pigliarlo da ignorante e lasciarlo da tale. Eccessivo! Il commento di un lettore poi, il quale sostiene che in passato era meglio, mi ricorda la buon'anima di mia nonna :-). In piu' non mi sembra che le generazioni passate, con tutta la loro cultura superiore a quella attuale, abbiano fatto proprio un bel lavoro (bada che anch'io tanto giovane non sono piu', pero' per via del mio lavoro ho a che fare con giovani, e mi sembrano in gamba, molto piu' coscienti di quello che eravamo noi alla loro eta' - e neanche si sconvolgono di droghe, molti sono vegani e non fumano).
      A me il linguaggio inteso come verbo mi sembra piuttosto un'approssimazione (o una generalizzazione, come dice qualcuno che ne sa piu' di me ma non e' il caso, credo, in questa sede, di citazione dotte). Non capisco (non e' vero, lo capisco: a tutti piace credere di essere meglio di qualcun altro per sentirsi un poco meno peggio con se' stessi) e non condivido questo atteggiamento. Lo trovo triste. Quando i miei studenti mi dicono che brava che sono, gli rispondo che non e' rilevante: sono i miei errori che mi stimolano a fare meglio. Detto questo, c'e' sempre un altro o infiniti altri modi di interpretare la realta' (inclusa l'analisi del linguaggio pubblicitario che fa Barbara a proposito del 'cambio'). Credo che l'importante sia appunto interpretarla e non subirla.

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  17. il lettore medio che non abbia 60-70 anni è abituato a frasi di 7-10 parole intervallate da punto e a capo.
    (io sono già andato oltre)
    ... dopodichè cambia file

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  18. Un ringraziamento da Giovinia per l'opera di testimonianza.

    Magari, un giorno, ci troveremo in buona compagnia tra pochi esuli su un cucuzzolo con quattro capre... ;)

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    1. Anonimo17:58

      Sono sollevato. Per via delle capre ovviamente :-)

      G.Stallman

      PS
      sono sette parole tonte tonte

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  19. Anonimo21:09

    L'amico g mi accusa di essere sostanzialmente esoterica
    Tutto e' relativo ; ad esempio per chi si e' "ostruito" con la "professoressa " De Filippi tutto la cultura scritta e' " esoterica" :-)
    ws

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