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giovedì 2 marzo 2017

Dove le donne hanno paura di passeggiare. Katie Hopkins racconta la Svezia, il paradiso scandi-liberal dove le donne sono sparite dalle strade e una congiura del silenzio e l'autocensura sull'immigrazione seppellisce la verità.


Ho tradotto per voi questo bell'articolo apparso ieri sul Daily Mail a firma di Katie Hopkins. Uno sguardo sul terrificante "tireremo diritto" dell'ostinazione progressista a voler mescolare senza agitarli l'acqua e l'olio. Una precognizione del nostro futuro se questi criminali del ripopolamento non saranno fermati. Un bel reportage coraggioso e fuori dal solito cliché del giornalismo a pecora.
A proposito di "cosa è accaduto venerdì in Svezia", a proposito di femministe e di otto marzo. 
Un anticipo della festa più ipocrita e sorellicida che esista. Che già sappiamo si trasformerà nel solito sacrificio rituale dell'odiato maschio bianco eterosessuale e padre, anticipato dal rumoreggiare dei tamburi del solito frame a fakenews unificate sul femminicidio. 
Sappiatelo, l'otto marzo io festeggerò solo le donne e i bambini vittime di questo femminismo letale e i padri separati. Buona lettura.

Dove le donne hanno paura di passeggiare. Katie Hopkins racconta la Svezia, il paradiso scandi-liberal dove le donne sono sparite dalle strade e una congiura del silenzio e l'autocensura sull'immigrazione seppellisce la verità.

di Katie Hopkins

Non sono venuta in Svezia a causa dei disordini degli ultimi giorni o per colpa di Trump. In effetti, sarei dovuta venire qui già in dicembre e se sono stata trattenuta è stato solo a causa di alcuni scioperi aerei.
Dovevo venire perchè mi era stato chiesto e ripetutamente. Ad esempio da donne svedesi attraverso le loro email, le loro lettere che, in modo gentile, mi spiegavano cosa era diventato il loro paese; ma anche da padri preoccupati per le loro figlie e che nei loro tweet dicevano che la Svezia non è il posto che la gente si immagina, ma quello dove le ragazzine hanno paura di uscire la sera.
E poi dopo una sfilza di notizie sugli stupri e aggressioni alle giovani donne svedesi, alcuni di questi addirittura filmati e pubblicati in diretta su Facebook dalle gang che li stavano commettevano.
Per non parlare dell'innominabile. Lo stupro di un migrante non accompagnato di dodici anni commesso da un'altro sedicente "minore non accompagnato" che in seguito si è vantato di avere 45 anni.

Quando Trump ha fatto sì che l'attenzione del mondo venisse rivolta alla Svezia, con la sua allusione agli effetti della migrazione di massa su quello che una volta era visto come il luogo più liberale del mondo, il paese era già pronto e in attesa di esplodere. Egli ha acceso la miccia ma l'esplosivo era rappresentato da migliaia di migranti giovani ed annoiati che, provenendo dalla guerra, l'hanno portata con sé.
Alimentati dall'ossigeno della pubblicità mediatica, a Rinkeby, soprannominata "la piccola Mogadiscio", è divanpato il fuoco della loro guerriglia a base di saccheggi, disordini e incendi d'auto.
Mentre i progressisti insistevano a parlare di fake news, la destra sottolineava il fatto che i disordini avvenivano in una zona per il 90% popolata da stranieri.
Le statistiche sugli stupri sono state rese note e interpretate in vari modi. Da una parte Stoccolma era la capitale degli stupri in Europa, dall'altra l'aumento delle aggressioni a sfondo sessuale era una pura anomalia statistica perché, vedi, se giri il grafico i numeri in effetti diminuiscono.
In un mondo di opinioni polarizzate, tuttavia, alcune verità devono essere dette. Anche se esse provengono da una sola donna bianca indifesa. In questo modo ho trovato le risposte che cercavo dove tutti potevano vederle o sentirle, se solo si avesse voglia di ascoltare e se la si smettesse di voler aggiustare le statistiche sugli stupri per assecondare la propria agenda.

Una giovane di 27 anni, la chiameremo Lucy, è terrorizzata di uscire da sola. Vive presso un affollato centro commerciale che attira immigrati dalle no-go zones [le aree a maggioranza straniera dove autoctoni e poliziotti evitano di entrare, ndr] e che deve attraversare per andare al lavoro e tornare a casa. Sotto il ponte vicino alla sua casa, raggiungibile da una scala, sosta abitualmente un gruppo di uomini, di giorno e di notte e lei lo percorre sempre di corsa, portandosi appresso lo spray urticante. Terrorizzata.
Mi racconta gli ultimi casi di stupro, una lunga sequenza di orrori e teme di essere la prossima della lista. Non osa confidarsi con sua madre perchè non vuole farla preoccupare.
Il suo appartamento è stato visitato dai ladri in pieno giorno la scorsa settimana. Hanno portato via il computer portatile e le chiavi della macchina, che sono servite poi per rubarla. I poliziotti hanno risposto a Lucy che erano troppo impegnati per intervenire.
Lucy non vuole farsi fotografare ma non per paura dei malintenzionati ma perché le femministe l'accuserebbero di razzismo per il solo fatto di avere parlato. Se sono i maschi migranti a farle paura sono le donne svedesi a tenerle la bocca chiusa.

Mi sono resa conto di questo aspetto della questione quando sono accorsa sulla scena del ritrovamento di una granata inesplosa trovata in un cestino per i rifiuti situato di fronte al posto di polizia di una no-go area presso una moschea. Ho chiesto alla polizia a chi fosse rivolto l'attentato e loro hanno risposto che non lo sapevano. Ho chiesto all'imam della moschea: mi ha risposto che pensa siano stati i poliziotti.
A questo punto due donne mi hanno affrontata e mi hanno detto di non tirare in ballo la moschea e di non farne una questione politica contro gli islamici. Il gesto era rivolto alla polizia, riguardava la polizia, non c'entravano i migranti.
Mi sono chiesta se avessero capito bene cosa era successo: una bomba in un cestino per i rifiuti!


Nelle prime dodici ore dal mio arrivo in Svezia vi sono stati: un incendio che ha distrutto un centro di accoglienza, un altro sospetto incendio doloso, una granata nascosta in un cestino, (che fosse diretta alla polizia o alla moschea) e un'altra granata, questa volta esplosa, con un ferito, a Malmö.
Possiamo aprire un dibattito sul fatto che questi avvenimenti rumorosi siano importanti o no ma io direi che siamo alla follia. Questa non è certo la Svezia del ventunesimo secolo, una nazione culto per i suoi ideali ultra-avanzati.
Un cameraman dell'emittente svedese equivalente alla BBC mi ha chiesto perché avevo bisogno di politicizzare tutto. Non poteva essere semplicemente qualcuno che aveva messo una bomba in un cestino? L'ho guardato e ho pensato a chi di noi due fosse il matto.

Più tardi sono tornata a camminare nei sobborghi no-go fino a ritrovarmi di nuovo in centro. Proprio dove, una settimana dopo, questo posto sarebbe stato saccheggiato e messo a fuoco sotto gli occhi del mondo.
Mi sono chiesta, al di là della strana calma che vedevo attorno, cosa vi fosse di strano e mi sono resa conto che ero l'unica donna in strada. Tutti gli altri erano giovani, maschi e africani che parlavano arabo, in giro senza uno scopo, a ciondolare.
Ho chiesto a qualcuno di loro cosa stessero facendo e quale ne fosse lo scopo, cosa avrebbero ottenuto a stare lì, in piedi, senza far niente. Probabilmente la mamma in me era furiosa.
"Fottiti, puttana bianca, vai a fottere tua madre!" replicarono e mi mostrarono anche a gesti cosa erano soliti fare alle loro piccole amichette bianche.

La mattina successiva ho visitato un centro locale femminile multietnico per chiedere alle donne dove trascorressero le notti, perché rimanevano in casa e perché, in un paese orgoglioso del suo spirito di uguaglianza, sembravano prigioniere in casa propria.
Ero pronta ad accusare la loro religione e un'ideologia retrograda che chiude le donne in cucina. Ma questa era solo parte della storia.
Una signora mi ha spiegato che esisteva uno strano codice morale lì a Rinkeby: sei maggiormente esposto al crimine se non sei musulmano. Quei ragazzi pensano di potersi prendere qualunque cosa da una donna che non indossa il hijab o almeno si copre la testa.
Un'altra, Besse, mi ha detto: "Non usciamo per strada quando è buio. E' troppo pericoloso. Vivo qui da 25 anni e la situazione è sempre andata peggiorando. Oggi è talmente tesa che mi è impossibile uscire per andare, ad esempio, al supermercato a comprare un po' di latte."
Parwin, una cristiana, dava la colpa alla moschea, secondo lei era colpa degli insegnamenti della moschea. Sono salafisti, proprio come quelli dell'ISIS. Dovrebbero chiudere la moschea perché è lì che quei ragazzi imparano quelle brutte cose.
Il punto sul quale erano tutte d'accordo era che non uscivano e non uscivano perché avevano paura: musulmane, cristiane, giovani e anziane. Proprio come Lucy, intrappolata in casa dalla paura.
Donne preoccupate per i loro figli, troppo preccupate per parlarne con le loro madri. A loro agio qui in reciproca compagnia ma terribilmente sole a casa. Solo quattro di loro parlavano svedese, le altre solo in arabo, perfino dopo 25 anni di residenza in Svezia.

Me ne andai rattristata. Rattristata che in un paese così fiero dei diritti delle donne, pioniere dell'uguaglianza, potessero esistere vite vissute così tristemente. 
Dove donne di tutte le religioni e colori sono bloccate in casa dalla paura.
Dove giovani uomini sono fieri di dirmi in faccia che sono una puttana bianca e, a gestacci, di indicarmi quale dovrebbe essere il mio posto.
Dove il modotivo per cui una donna è terrorizzata di mostrare il proprio volto è a causa delle femministe che un minuto dopo la ricoprirebbero di insulti razzisti.
Dove l'emittente televisiva pubblica vorrebbe farmi credere che una bomba in un cestino è una cosa normale.
In attesa del mio autobus, circondata da questa gente, devo ammettere di non essermi mai sentita così sola.


[traduzione di Barbara Tampieri]


23 commenti:

  1. "Sappiatelo, l'otto marzo io festeggerò solo le donne vittime di questo femminismo letale e i padri separati."
    Che vuoi che ti dica? Che ti amo? Beh potrei dirtelo... ma ti dico anche che hai usato lo studio della mente umana come strumento per l'applicazione delle tua intelligenza e non per pappagallare solamente.

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  2. Anonimo23:55

    Una cosa brilla, accecante, per la sua assenza: dove diavolo sono gli uomini svedesi?

    ZioKlint

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    1. Chiusi nello scantinato dalle femministe svedesi.

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    2. Anonimo12:09

      Gli uomini svedesi ormai sono eunuchi. Il risultato di anni di governi femministi.

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    3. Mai sottovalutare l'influenza delle donne nel rendere gli uomini migliori (o peggiori).

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    4. Gli uomini svedesi anziché tingersi i capelli di rosa e mettersi lo smalto sulle unghie farebbero bene a tornare alle buone vecchie tradizioni vichinghe. Di questo passo dovranno pregare che Odino li liberi scendendo dal Valhalla con Thor e tutti gli altri guerrieri.

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  3. Anonimo13:28

    Gli uomini sono tutti a vedere la partita e a depilarsi le sopracciglia nei centri estetici...Mondo di merda !!
    Ubaldo

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  4. Care donne, sono un (parole testuali) "maschio bianco working class": quando mi metterete in un campo di concentramento!? Giusto per sapere, così mi regolo!

    http://m.dagospia.com/la-brexit-e-tutta-qui-corsi-a-oxford-per-gli-alunni-peggiori-i-figli-bianchi-degli-operai-142700

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  5. Pietro Paolo18:42

    La sequenza calendariale non lascia dubbi interpretativi.
    Il 14 febbraio Dio li fa, l'8 marzo li accoppa e il 19 marzo per par condicio festeggia il cornuto.

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  6. Anonimo12:10

    http://www.ilpost.it/2016/12/28/tabloid-famiglia-musulmana-bufala/

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  7. Anonimo14:23

    C'è "Virtus" non "Muliertus" : )))

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  8. Sbaglio o finora non c'è stato alcun commento femminile a questo post? Non è curioso?

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    1. Te lo dò io un commento femminile, mi viene da piangere, ma sul serio. E io non piango per il dolore, piango quando mi sento impotente. Mi viene da piangere per le mie nipoti che sono le donne di domani e che non sanno quello che le aspetta. Anna.

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    2. Se ci tieni dovrai farglielo capire te in un modo o nell'altro, pian piano.

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  9. Anonimo13:21

    Nel frattempo l' Anfratto Quotidiano dà spazio alle streghe 2.0, questa volta spalleggiate da i peggiori sindacati del mondo, che, al confronto, Hoffa farebbe un figurone:D http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/03/04/8-marzo-2017-sciopero-globale-delle-donne-se-le-nostre-vite-non-valgono-noi-ci-fermiamo/3426468/
    nel loro intento di scioperare l' 8 marzo perfino dai "lavori riproduttivi"...
    Mi domando se, per coerenza, lo sciopero valga solo nelle coppie etero o anche quelle lesbo... :D Le femministe, cancro incistato nella società dalle élites, sono veramente senza vergogna: miopi e autolesioniste alla distanza. Evidentemente, al patriarcato bianco etero, preferiscono di gran lunga quello prossimo venturo però rigorosamente Ḥalāl... :D Un caro saluto, Capitan_Pigmeat_Findus

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  10. No, cara Lameduck ci sono anch'io che nel mio piccolo condivido sempre , se solo melo avessero detto 5 anni fa non ci avrei creduto ! Grazie per la traduzione, diversamente non l'avrei mai scovato questo articolo

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  11. Una via di mezzo tra Grecia e Svezia è ciò che ci attende qua in Italia.

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  12. Anonimo12:52

    Seguo il sito del Gatestone Institute che da tempo parla di questo in Svezia e altrove. Cosa commentare? Siamo di fronte a continue negazioni di processi la cui evidenza non vuole esser resa nota ai più. E anche se nota, viene negata. Siamo dentro un paradosso continuo il cui unico effetto è la schizofrenia di chi lo vive. T.

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  13. Anonimo16:08

    Queste sono le donne che valgono veramente:
    https://www.youtube.com/watch?v=nW3w9E483HI
    Marine Le Pen "asfalta" Merkel e Hollande :D
    Capitan_Findus

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  14. Dio mio cosa si appresta a diventare il mondo di domani, ammesso e non concesso che un domani il mondo esisterà ancora...Dio mio...

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  15. Anonimo18:09

    Mi chiamo Nemo e ho vissuto in svezia per 18 anni, a Stoccolma e conosco molto bene Rinkeby. Questo articolo è ridicolo. Non parla che di un piccolo quartiere di periferia con una situazione particolare e non può descrivere tutta Stoccolma o ancora meglio, la Svezia. Stoccolma e la Svezia sono un'altra cosa, non le esagerazioni molto lontane dalla realtà descritte nell'articolo.

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