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mercoledì 30 agosto 2017

La principessa sul pisello - 20th Anniversary Edition



Nel 2006, su Diana Spencer scrivevo:

In occasione degli anniversari di morte si dovrebbe avere più rispetto di coloro che ‘a livella rende tutti uguali, anche di fronte alla pietà ma, a quanto pare, nemmeno essere state principesse da vive impedisce che i cronisti “cannibali, necrofili, deamicisiani e astuti, e si direbbe proprio compiaciuti”, come li definiva Giorgio Gaber, si trattengano dal grufolamento.
La nota rivista “Chi”, che potrebbe fregiarsi a ragione del sottotitolo “se ne frega”, ha pubblicato con grande nocumento dei sudditi di Sua Maestà britannica le ultime immagini della principessa Diana morente. Fin dal 1997 erano girate nel profondo web foto del genere ma queste vengono venduto come quelle “origginali”. E tutto ciò per promuovere l’ennesimo libro, scritto da un certo Jean Michel Caradec'h, autore di “Diana, l'indagine criminale”. Uno il cui cognome termina apostrofo h non deve avere una vita molto facile negli uffici pubblici.

Ciò che però rende queste nuove rivelazioni sulla morte della principessa particolarmente concupite dalla stampa sono alcuni particolari a luci rosse che aprirebbero nuovi scenari sulle vere ragioni dell’incidente.
Non giriamoci tanto intorno. Il povero autista Henri Paul, come in un qualunque film pecoreccio italiano anni '70 con Alvaro Vitali, era distratto da ciò che stava accadendo sui sedili posteriori della Mercedes: Lo sciagurato allungò troppo il collo e non vide il pilone sopraggiungere, altro che Uno Bianca e servizi deviati. Gli unici servizi erano quelli idraulici che  - Dio mi riperdoni - la principessa era intenta a praticare al Dodi. Questa ipotesi nascerebbe dal fatto che il fidanzato egiziano fu ritrovato con la patta slacciata. 

Mah, io dico, ammesso che la faccenda sia vera, si rendono conto questi signori che pubblicando tali notizie, oltre a prolungare di qualche anno la psicoterapia dei figlioli della defunta, probabilmente stanno già offrendo lo spunto per il pornazzo di rito dal titolo “La principessa lo prende nel tunnel”? 
Che miserie! Ma ve li ricordate i funerali in diretta e in mondovisione, con il cordoglio di un intero globo terracqueo, le lacrime dei compassati inglesi che scendevano copiose ad annacquare il tè e le migliaia di fiori e pupazzetti attaccati ai cancelli di Buckingham Palace? Elton John vestito da iettatore rock che le cantava la solita canzone da requiem, non una nuova di zecca ma una sua vecchia lagna rimaneggiata per l’occasione; gli amici un po’ così in lacrime, la suocera dallo sguardo da poker. Senza contare l'ex marito al quale il subconscio faceva pensare “Già...! Ora mammà non potrà più rompermi i maroni con Camilla”. E poi il j'accuse del fratello, la sepoltura nel mausoleo e l’invocazione della canonizzazione immediata, propiziata dalla morte avvenuta quasi all’unisono con quella di Madre Teresa?

Dopo quasi dieci anni tutta questa sofferenza sembra essere finita nel dimenticatoio e il mito è stato sottoposto a demolizione controllata come una Punta Perotti qualunque. E per giunta con una bella dose di zolfo. La bella Diana, prima monica poi dimonia.
Che l’antesignana delle Sante Subito fosse in realtà una che amava rendere la pariglia ce lo suggerirono quando leggemmo che, pur giunta illibata alle nozze con il Principe Racchio si era messa velocemente in pari collezionando, si dicono, una quattordicina di amanti.
Quando venne fuori la storia dell’amante Hewitt mezza corte inglese si battè la fronte ed esclamò “Ecco a chi assomigliava il principino Henry!”. Nel suo ultimo anno di vita due scuole di pensiero si confrontarono sulle affascinanti ipotesi attorno all’ultimo amante e sulla paternità del presunto figlio che Diana si diceva attendesse: la scuola di Francoforte propendeva per il pakistano (nel senso di uomo nato in Pakistan), quella di San Francisco era invece per l’ipotesi Dodi Al Fayed. In entrambi i casi si trattava di musulmani. Assurdo pensare che la Corte inglese potesse acconsentire alle nozze.
Il mancato suocero bottegaio di lusso Al Fayed la mena da anni con il complotto dell’MI6 e intanto vende le tazze serigrafate con le mortine dei due amanti nel suo supermercato di lusso, le quali però cominciano ad accumularsi pericolosamente tra l’invenduto.
Il vedovo consolabile si è finalmente accasato con la donna della sua vita Camilla. L’amore inossidabile ha trionfato e i due non fanno più notizia. Lei, Camilla, da carogna finita quale era dipinta, è diventata simpatica e perfino attraente, forse per qualche magia di Harry Potter. I due figlioli della morta le vogliono perfino bene e la regal suocera ha ritrovato il sorriso.

La stampa, non sapendo cosa farsene di un cadavere ormai inutile cerca di liberarsene, una rivelazione sempre più scabrosa alla volta. E la povera Diana che in fondo, dopo aver visto svanire la sua immensa ambizione di diventare la vera regina d’Inghilterra si accorse di essersi si è sbattuta tanto per niente, ora rischia o di essere equiparata a quella sciacquetta di Monica Lewinski o di essere addirittura dimenticata. “Diana chi”?

(31 agosto 2006)




Rileggendo la chiosa del mio vecchio post capisco perché a volte mi faccio realmente paura. Ecco infatti, ieri, comparire sul Twitter questo agghiacciante segno dei tempi. Vi spiego perché agghiacciante.
Detto che la dolce Ofresia probabilmente era appena nata quando la Diana Morta moriva e ci lasciava, e ciò costituisce perciò attenuante, il fatto che la più inquietante delle zie, la Zia Profe (come direbbe Il Pedante), si sia avverata, mi mette addosso una grande tristezza.
Sarà l'atmosfera da smobilitazione di una civiltà ma ogni atto di ostilità - fosse solo l'indifferenza o l'inconoscenza - verso il nostro passato mi fa sentire una sopravvissuta e ancora più vecchia di quanto io sia. Una specie di prigioniera del passato e di vecchi ricordi ammuffiti. La sensazione di viale del tramonto del resto è lo sgradevole effetto collaterale della maturità e relativa saggezza.

Un'altra cosa che mi rattrista è il fatto che, a differenza di nove anni fa quando, come avete letto, il tono delle commemorazioni non escludeva la voglia di smontare il mito e infrangere l'idolo, ridurlo alla pari con i comuni mortali, fatti di luci ed ombre e non solo circonfusi di luce divina, se non addirittura di combatterne la stucchevole perfezione costruita mediaticamente (dopo tutto si era divertita anche lei alla fine, và!), oggi Diana è stata di nuovo riportata alla monodimensione di Santità a suo tempo plasmata dagli spin doctor di Tony Blair. Furono loro infatti a coniare il termine "principessa del popolo", nient'altro che la furba riedizione della "Santa Evita" di Rice & Webber, per accaparrarsi il copyright su colei che, fosse vissuta, avrebbero cercato di far diventare la Madonninachepiange vivente del NWO.

Ieri infatti guardavo un documentario inedito sulle "nuove rivelazioni dalle interviste segrete di Diana", ed è stata sensazione di blairismo puro, oltre che esperienza quasi da apparizione mariana. Il terzo segreto di Diana, insomma.
Sparite le ombre, o semplicemente le debolezze dell'umana creatura (vivaddio), e le sconcezze iconoclaste, è tornata la Martire, la Perseguitata (perché buona e uman(itari)a) dalla Reginacattiva, dal Marito Sociopatico e Anaffettivo, da Quellaltra, dalle regole della corte, dalla Ragion di Stato e, alla fine, quasi si sentivano le catene trascinate dai fantasmi di Anna Bolena e delle altre infelici mogli di Enrico VIII.
Gli amori di Diana, gettati alle belve affamate dieci anni fa, spariti. Solo il Dodi, citato di striscio alla fine perché non si poteva proprio evitarlo. Una Diana non solo martire ma ritornata anche vergine.

La "versione di Diana" è risultata talmente di parte, vittimistica, autoassolutoria ed infantile di ritorno, da risultare francamente inverosimile. Nessun cenno, ad esempio, trattandosi di matrimonio combinato, alla nota propensione delle ambiziosissime famiglie nobili inglesi ad infilare le figlie, anche due alla volta, nei letti dei re o futuri tali, sapendo che saranno principalmente delle fattrici in eterna competizione con le amanti ufficiali e nemmeno alla eguale sfrenata ambizione delle pulzelle a diventare regine. Se i Windsor la "comprarono" al mercato delle vergini, è pur vero che i suoi la vendettero e che lei "sapeva che il suo destino era diventare regina". Credere nelle favole non è mai salutare.
E poi, parlando di strategia matrimoniale, vuoi proprio che la fanciulla non abbia commesso l'eterno errore fatale e banale delle donne sposate con chi non le ama: ovvero il "Riuscirò a cambiarlo"?

Fosse vissuta, probabilmente l'avrebbe ormai ammesso anche lei. Avrebbe riconosciuto che quando un uomo si imprinta su una certa donna non c'è verso e che le vie dei grandi amori, quale si è dimostrato quello tra Carlo e Camilla, sono misteriose. Meglio non separare coloro che non sono destinati a sopravviversi ma a morire a un giorno di distanza l'uno dall'altro, come i gemelli siamesi.
Sono cose che però si capiscono solo da vecchie, o da non più tanto giovani, se preferite. Sui cinquanta inoltrati, insomma, quando la saggezza maturata sulle mazzate ricevute per decenni comincia a farsi apprezzare come il migliore dei vini d'annata e scopri che non te ne frega più niente.
Guardando il documentario lacrimogeno ho pensato che io e la mia doppia*, viva ed invecchiata come me, potremmo sederci a sorseggiare assieme un bicchiere di quel vino, facendoci una risata sulle reciproche depressioni giovanili.
(*Quando Diana era in piena auge tutti mi dicevano che ero la sua sosia e, in effetti, oltre ad avere la stessa età ed assomigliarle fisicamente in modo assai inquietante, nemmeno io allora ero proprio il ritratto della felicità).

L'anniversario della morte di Diana tuttavia è perfetto come segno del cambiamento avvenuto in vent'anni - soprattutto se pensiamo che l'Inghilterra di allora, come appare nel video dei funerali, sembra un paese ormai scomparso, abitato com'era ancora soprattutto da inglesi - ma anche come presagio per i tempi futuri.
A questo proposito è curioso che, per la rievocazione mediatica da ventennale, si sia scelta la versione riverginazione in senso vittimista di Diana, rispetto a quella della Diana multiculti dagli amori musulmani allora osteggiati - e perfino motivo del fantomatico complotto per assassinarla - che oggi invece sarebbero di grande tendenza e da sbandierare con orgoglio globalitario.
Forse in questi tempi che stanno diventando ultra-arrabbiati contro tutto ciò che Diana era stata designata a rappresentare, visto che il buonismo piagnone ormai sta facendo volare boomerang a tutto spiano, è prevalsa la scelta di racchiudere il testimonial nella corazza protettiva del sacro e dell'empatia da moglie tradita in grado di ammansire le tricoteuses, nella certezza che, di Diana, per fortuna si parlerà al massimo fino al 1° di settembre, non oltre. Il quarto d'ora di celebrità di Andy Warhol del resto ormai sta già sotto il minuto scarso.
Il nostro destino, borghesi di merda o principesse infelici, è il "di chi parla" di Ofresia.

Per chi vuole completare l'offerta "tre per due", c'è "Racchio e Camilla, o la rivincita della carampana".

giovedì 24 agosto 2017

Bianchi, ecco per voi 10 richieste da parte di una leader di Black Lives Matter


Articolo autentico, pubblicato su LeoWeekly il 16 agosto da una certa Chanelle Helm, la dolce fanciulla qui sopra raffigurata, leader di Black Lives Matter. Un decalogo partorito con dolore, dice lei, in risposta ai fatti di Charlottesville (provocati dalla stessa teppaglia della quale è portavocessa.) 
Sentite cosa mette in testa a questa fauna freak progressista colui che assisteva, divertendosi come un matto, agli espropri delle proprietà degli ebrei da parte dei nazisti.

Buona lettura (si fa per dire).


"Bianchi, ecco per voi 10 richieste da parte di una leader di Black Lives Matter"

Scrive la dolce Chanelle, novella Mosè intersezionale alla quale il Dio Globalista ha consegnato le tavole della guerra civile:

"Alcune cose alle quali sto pensando e che dovrebbero cambiare:

1. Bianchi, se non avete discendenti, cedete le vostre proprietà a una famiglia nera o mulatta. Preferibilmente ad una di quelle che vivono in povertà generazionale.

2. Bianchi, se state ereditando una proprietà che intendete poi rivendere, regalatela ad una famiglia nera o mulatta. Potrete ottenere la stessa cifra in qualsiasi altro modo, visto che siete bianchi privilegiati.

3. Se sei un costruttore o proprietario di residenze condominiali, costruisci in un quartiere nero o mulatto e lascia che le persone nere abitino la casa gratuitamente.

4. Bianchi, se potete permettervi di trasferirvi in una casa più piccola, cedete la casa che abitate ad una famiglia nera o mulatta.

5.  Se qualcuno dei vostri eredi è uno stronzo razzista, cambiate il testamento e lasciate le vostre proprietà a una famiglia nera o mulatta. Preferibilmente ad una famiglia povera.

6. Bianchi, rivedete il vostro budget mensile in modo da poter donare ai fondi per l'acquisto di terreni da parte di neri.

7. Bianchi, mi rivolgo in special modo alle donne bianche (visto che è la loro questa è la specialità): fate licenziare un razzista. Sapete quello che dicono, cazzo. Se li ignorate, siete loro complici. Se il tuo capo è un razzista, fai licenziare anche lui.

8. Se quei bianchi dal cazzo piccolo del Klan, i nazisti e gli altri verranno comunque reintegrati, insistete a farli licenziare, anche chiamando la polizia. 

9. OK, ancora sul numero 8: se senti qualche bianco al lavoro o in altro luogo elogiare le azioni di ieri (si riferisce ai disordini di Charlottesville n.d.t.), in primo luogo fotografalo. Prendi il suo nome e acquisisci maggiori informazioni su di lui. Fai l'inferno, scopri dove lavora, fallo licenziare. In ogni caso affrontalo e, visto che hai le mani, usale.

10. Infine, caro bianco, impegnati a fare due cose: combattere la supremazia bianca dove e come puoi (questo non significa mettersi a fare il lavoro a maglia, a meno che tu non faccia sciarpe per i bambini neri e mulatti in difficoltà) e finanziare le persone nere e mulatte e il loro lavoro."


Questi poveracci mentali di BLM sono manipolati, è ovvio, ingozzati come oche da foie-gras di razzismo da ingollare a volontà senza tema di essere puniti; sono caricati a molla per una guerra preparata da chi vuole il Caos, però nel loro sogno genocidario ci sguazzano volentieri, non vi è dubbio. E, ma non lo capiscono, finiscono come ghiozzi nella rete di chi li odia più di quanto odi noi bianchi. 
Chi infatti, dopo aver letto le richieste da nulla di Chanelle, non sarebbe tentato di considerare confermata l'idea che i ne(g)ri non siano altro che dei parassiti sfaccendati? Chi gira la chiavetta dietro la schiena di Chanelle per farla vomitare a comando è lo stesso che spera che i bianchi si incazzino e che, di quelli come lei, ne facciano fuori qualche milionata. Non ci avevate pensato, eh?

Chi ci andrebbe di mezzo sarebbero gli altri, gli afroamericani (lei li chiama solo neri e marroni, notato?) che si prendono le botte dai BLM perché non condividono il loro controrazzismo antibianco, sono magari conservatori, non sono convinti che si debba gettare il bambino del liberalismo con l'acqua sporca del neoliberismo e tantomeno considererebbero dignitoso essere risospinti nella piantagione dell'ozioso assistenzialismo, considerati solo come bruti da scatenare alla bisogna contro il nemico. Un destino che il Mangiafoco ungherese sembra voler far loro condividere con i migranti africani portati qui nella Fortezza Bastiani a far niente in attesa non si sa bene di che cosa e di quale nemico da affrontare.
La cosa più ingiusta che possiate fare è credere che questa Chanelle rappresenti qualcuno di coloro che pretende di rappresentare. Se pensate che gli afroamericani siano tutti rappresentabili dalla fogna satanica di BLM cercate su Youtube e Twitter le reazioni degli afroamericani al Decalogo della pitonessa. Ce ne sono di divertite, di scandalizzate, di incazzate, di imbarazzate. Tutte concordano su questo punto, quasi incomprensibile gli europei abituati ad essere accompagnati per mano dalla collettività attraverso il proprio istituzionalizzato fallimento personale: che ne è del sogno americano, Chanelle? Del volersi fare strada con i propri mezzi ed essere orgogliosi di avercela fatta, perfino avendo la pelle nera? 
Il problema del decalogo non sarebbe poi nemmeno il suo ultrarazzismo, talmente becero da essere giustamente rifiutato da qualunque lettore senziente, di qualsiasi colore egli sia, ma il contenuto ideologico sottostante.
Qui siamo oltre ogni possibile idea di patrimoniale che qualche ministro piddino o cascame dell'ultrasinistra possa concepire dopo una seduta di funghetti allucinogeni. La follia di questa tizia, perfettamente funzionale al neototalitarismo NWO che per i ricchi prevede l'anarchia creativa e per i poveri il collettivismo della mediocrità, denota le sue ineffabili radici ideologiche. Non si partorisce un mostro simile se non si è copulato con l'idea che la proprietà privata sia un furto. 
Ella segue le medesime linee guida che, ad esempio, in Sudafrica sono il verbo dei partiti di ispirazione marxista come l'ANC di governo e l'EFF di Julius Malema (qualcuno dirà che non sono veri marxisti), e che economisti au caviar come Piketty considerano con favore: ovvero l'esproprio delle terre dei bianchi in favore dei neri eseguito per principio e non per necessità. Se poi il bianco diventa nemico di classe in sé, al quale si può espropriare anche l'esistenza, non bisogna meravigliarsi della mattanza dei farmers  - il "we will kill the Boers" a suo tempo cantato perfino dal Santo Mandela divenuto realtà.

Non so cosa debba ancora accadere, che le Chanelle di tutto il mondo si uniscano, prendano il potere e scannino tutti, affinché la si smetta di credere che sia ancora possibile ragionare con chi vuole sostituirci - in quanto cittadini ancora memori del significato della democrazia e testimoni dei tempi in cui essa era un valore - utilizzando gli stessi metodi di coloro che proclama a gran voce di combattere. Non sentite puzza di Gestapo ma anche di Stasi nella prosa che avete gustato (ai punti 7, 8 e 9)? Strano, perché è pungente e ammorba come quello di un cadavere. 
Illudersi di non essere coinvolti da questo clima pre-catastrofico perché magari buoni, progressisti e preoccupati di mantenere un punto di vista sempre rigorosamente democratico e lottadiclassista della questione, vedendo i "black & brown" come l'ennesima evoluzione del pupazzetto simpatico e portafortuna del Buon Selvaggio che non potrà mai ritorcersi contro il Buon Bianco Democratico è un errore da schermata blu. Anzi da crash totale del sistema.

Se pensate poi che la manovra a tenaglia di Mangiafoco prevede che i neri vi odino come bianchi (odio razziale) e i musulmani vi combattano come infedeli (odio religioso), non trovate ciò assolutamente fantastico? 
No, ma voi preoccupatevi piuttosto di non finire troppo a destra e che non vi sia una "vera sinistra" da far risorgere alle prossime elezioni.


venerdì 18 agosto 2017

L'ossitocina è vicina

dal film "Cloud Atlas" delle fratelle Wachowski.

Sono sicura che avete un'idea romantica della Scienza: i Pasteur, le Marie Curie, gli alambicchi, le storte. Le grandi scoperte, i grandi scienziati, devoti solo al bene dell'Umanità ed al Progresso. Sempre e comunque illuminati dalla Razionalità e nei secoli fedeli al Metodo Scientifico. Pronti a stracciare e rinunciare ad aver ragione se non si riesce a falsificare l'ipotesi nulla.
E' la stessa idea che avevo anch'io prima di frequentare, tanto tempo fa, una facoltà scientifica, dove ho conosciuto l'ottusità, la piccolezza e la devastante risibile inutilità di gran parte della cosiddetta ricerca. 
Oggi, per giunta, come ci ha edotto il Pedante nel suo mirabile articolo, che vi esorto a leggere e dal quale estraggo una grande verità:
tratto da "Ha vinto Lascienza" - Il Pedante

siamo dominati da Lascienza e da Gliscienziati, che sono la più precisa ed involuta incarnazione di quel clero universitario di cui parlava il mai abbastanza compianto Costanzo Preve. 
Lascienza che si fa religione e per giunta oltranzista, che vi attende già oltre i confini dell'Inquisizione con le sue assolute certezze, le decisioni irrevocabili, le inoculazioni per legge di qualunque robaccia vomitata per profitto da Big Pharma con la pretesa che sia innocua per definizione, la rinuncia al Metodo in favore del più pratico e rapido atto di fede, vero e proprio Popper (si, alludo) da aprire, "pof!" e inalare con gusto per non pensarci più e farsi sodomizzare allegramente dall'Industria. E, non c'è bisogno di dirlo, la Vergine di Norimberga (solo mediatica ma gia in embrione giudiziaria, per il momento) per gli eretici, alcuni dei quali sono proprio i reduci di quella Scienza di cui parlavo all'inizio. 

Lascienza invece è violenta, aggressiva, teppistica, uligana, come dimostrano i suoi testimonial che, incuranti dei conflitti di interesse con l'industria, se ne cingono anzi, e sburioni, come fossero gli ori delle madonne pellegrine durante le processioni. Lascienza governa ormai la medicina, l'economia, lasciando alla Contro-Alchimia che tramuta l'oro in piombo il settore più creativo della finanza. Lascienza si intrufola nei e pontifica sui rapporti sociali, esaltando discipline inutili e dannose come la sociologia, Lescienze sociali e ciò che resta della psicologia, compresa quella fine a sé stessa, onanistica, quella che una volta definii psicologia pugnettistica.

Lascienza, infine, offre i suoi servigi alla politica, esaltandosi nei periodi di totalitarismo latente, wannabe o conclamato, come puttana favorita del Potere. Lo ha sempre fatto. Gliscienziati che si offrirono per avallare tesi assurde e ricerche infami hanno in seguito riempito i banchi di una sezione apposita del processo di Norimberga. Mentre scrivo stanno correndo per il bis, assieme alle new entry: Igiornalisti. 

Oggi Breitbart ha pubblicato la notizia della pubblicazione su una rivista scientifica di uno studio tedesco sull'ossitocina, che sembra suggerire sottotraccia come la sua somministrazione alla popolazione potrebbe risolvere il problema della xenofobia. Il detto e non detto e quella sensazione di "se lo dicono i tedeschi dev'esserci la fregatura di mezzo".
L'ossitocina è un ormone che viene prodotto dall'ipofisi per indurre le contrazioni uterine del parto e la successiva lattazione dalle ghiandole mammarie. E' evidentemente un ormone dedicato alla femmina e in funzione della gravidanza, anche se i maschi sono in grado di produrlo, ovviamente in dosi e per scopi diversi. Fino a qualche anno fa non se lo filava nessuno, eppure ultimamente in rete si trovano un sacco di articoli più o meno seri che esaltano questa ossitocina come "ormone dell'amore", ormone dei mariti fedeli, del buonumore, ecc. Ora anche, "ormone del refugee welcome". Segno che stanno già preparando i poppers.

Vi traduco l'introduzione e il riassunto (abstract) dell'articolo citato da Breitbart:

Oxytocin-enforced norm compliance reduces xenophobic outgroup rejection

di Nina Marsh, Dirk Scheele, Justin S. Feinstein, Holger Gerhardt, Sabrina Strang, Wolfgang Maier, e René Hurlemann (Università di Bonn et al.)


"L'attinenza alla norma rinforzata dall'ossitocina riduce il rigetto xenofobico nei confronti dell'estraneo".

Nel mezzo della rapida globalizzazione che stiamo vivendo, la coesistenza pacifica tra culture richiede una profonda conoscenza delle forze che stimolano il comportamento prosociale e combattono la xenofobia. Le condizioni che promuovono tale comportamento altruistico nei confronti dell'estraneo non sono però ancora state determinate. Qui riportiamo i risultati di un esperimento a doppio cieco, controllato con placebo, che mostrano come l'aumento dell'attività dell'ossitocina, associato all'esposizione ai comportamenti caritatevoli può aiutare a contrastare gli effetti della xenofobia, alimentando l'altruismo nei confronti dei rifugiati. Questi risultati suggeriscono che la combinazione di ossitocina e norme altruistiche peer derivate riduce il rigetto nei confronti degli estranei perfino negli individui più egoisti e xenofobi e quindi dovrebbe contribuire a facilitare l'adattamento delle persone all'ecosistema in rapido cambiamento. 

Abstract

Non è mai accaduto prima che gli individui dovessero adattarsi ad ambienti sociali definiti dagli attuali livelli di diversità etnica e differenziazione culturale. Nonostante ciò vi è scarsità di evidenze neurobiologiche sulle strategie per ridurre il sentimento di xenofobia e aumentare la cooperazione altruistica con gli estranei. 

In una serie di esperimenti condotti nel contesto dell'attuale crisi dei rifugiati, abbiamo testato la propensione di 183 soggetti caucasici a donare denaro a persone in difficoltà, la metà delle quali erano rifugiati (outgroup) e l'altra metà nativi (ingroup). I partecipanti che ottennero punteggi bassi di xenofobia esibirono una preferenza altruistica per gli estranei, che aumentava dopo la somministrazione per inalazione del neuropeptide ossitocina. Al contrario, i participanti con livelli maggiori di xenofobia in genere non riuscivano a dimostrare altruismo nei confronti degli estranei. Questa tendenza poteva essere contrastata solo associando l'assunzione di ossitocina con norme altruistiche peer derivate, portando un aumento del 74% delle donazioni nei confronti dei rifugiati. Colletivamente, questi risultati rivelano le condizioni sociobiologiche associate all'altruismo nei confronti dell'estraneo, dimostrando che l'associazione tra l'induzione al comportamento caritatevole e l'aumento dell'attività del sistema dell'ossitocina riduce gli effetti della xenofobia, facilitando il comportamento prosociale nei confronti dei rifugiati. 


La prima parola che mi viene in mente dopo aver letto questa finanziera di frattaglie scientifiche è quella che verrebbe in mente non solo a me, umile scienziata per facoltà di scelta, ma a quegli scienziati di cui parlavo all'inizio:

BIAS

Si pronuncia "baias". E' il vizio che rende la ricerca nulla e che va evitato ad ogni costo. E' il pregiudizio, il preconcetto che insudicia l'indipendenza e purezza da Parsifal del metodo scientifico. Qui il bias è diventato il fondamento stesso della ricerca. E' una ricerca inzeppata di bias, ti sgusciano da tutte le parti. Vediamo i principali:

1) Presunzione che la xenofobia sia una cosa brutta da contrastare. Questa è chiaramente una visione politica e morale, non scientifica.
2) Presunzione che esista una cosa chiamata "xenofobia" diversa dalla fobia nei confronti degli stranieri che, come disturbo nevrotico, non è certamente da stigmatizzare moralisticamente.
3) Presunzione che l'outgroup sia, per definizione, "buono" e portatore di valori unicamente positivi e l'ingroup formato da individui egoisti tendenti alla negatività. Manicheismo, non scienza.
4) Presunzione che il donare al proprio simile sia comportamento meno meritevole di quello di donare al perfetto estraneo.
5)  Negazione dell'esistenza del normale comportamento aggressivo (nel senso di aggressività, non di aggressione) presente in ogni forma vivente nei confronti di un estraneo potenzialmente malintenzionato, nei confronti del quale è necessario essere pronti, all'occorrenza, a difendersi combattendo o ponendo in atto un comportamento di fuga.
6) Negazione totale del fenomeno della territorialità, o difesa del territorio, noto anche nelle peggiori bettole frequentate dai platelminti.
7) Negazione totale dell'esistenza del fenomeno della preferenza per il simile, che ha creato, mi rendo conto, la famiglia, la comunità, la nazione, lo Stato.
8) Negazione di secoli di risultati di precedenti ricerche scientifiche in campo etologico che dimostrano, come regola naturale ricorrente, l'esistenza della preferenza per il simile, della territorialità e della funzione adattiva e di sopravvivenza dell'aggressività.
9) Presunzione che il comportamento umano debba essere modificato radicalmente e stravolto per adattarlo ad un fenomeno circostanziato e limitato nel tempo. Bias della TINA.
10) Presunzione che siccome una ricerca è evacuata da un'Università, debba essere per questo attendibile nonostante la presenza di questa decina di bias estratti a caso.
11) Il bias più grave, infine, per una ricerca che vuole combattere la xenofobia: il razzismo. Il campione formato solo di CAUCASICI, ovvero bianchi. La ricerca denota un evidente PREGIUDIZIO RAZZIALE. Perché, ad esempio, nel campione non potrebbero essere compresi individui non caucasici che però vivono lo stesso problema dell'arrivo dei "rifugiati"?
12) La presunzione, quindi, che la xenofobia sia un tratto tipico del caucasico.

Purtroppo, questa è Lascienza e il 90% degli articoli scientifici ormai è robaccia come questa.
Manicheismo ascientifico. Perfino ai miei tempi, nella vituperata facoltà di psicologia, una ricerca come questa sarebbe stata definita impubblicabile perfino da Focus (con tutto il rispetto per la divulgazione).
Non ricerca indipendente ma conferma forzosa di costrutti dogmatici, commissionata dall'industria, dal governo, dal gruppo di potere dominante e, in questo caso specifico, dall'ideologia merkeliana: un misto di reliquati nazisti in crosta di Stasi. 

Nel merito di questa Cosa, di questa "ricerca", è ovvio che il trend, in risposta ai desiderata del Potere attuale è l'emasculazione selettiva del maschio bianco, la creazione di una popolazione europea residuale che ami essere fottuta, principio notoriamente phasheesta ma auspicato dagli antiphasheestee. Dopo i bambini maschi femminiellati a forza e bombati di ormoni da madri sciagurate, i maschi adulti ridotti a cicisbei portaborsette con i quali ormai puoi scambiarti, più che i fluidi, solo i trucchi, e i pochi maschi rimasti costretti a nascondersi e quasi a vergognarsi della virilità, come non pensare allo spruzzino che ti rende la perfetta passiva?
Mi sorge una domanda, però. Lo spruzzino lo potranno usare anche i "rifugiati"? Oppure loro potranno agire la loro aggressività e magari anche l'aggressione e noi potremo utilizzare, invece che lo spray al peperoncino, quello al pisanlov? 
Se pensano di doverci drogare per farceli accettare, però, implicitamente ammettono che 'sta gente che arriva non deve essere proprio il massimo.

Breitbart ha utilizzato, a corredo del suo articolo, la celeberrima immagine della "Cura Ludovico" di Arancia Meccanica, straordinaria allusione ai preparativi del nostro mondo futuro (ora attuale).
Ve lo ricordate il finale del fim, vero? Dopo aver ossitocinato Alex e averlo reso praticamente un piddino alla Civati pronto a ricroprire il ruolo del Ministro dell'Umanità, il Governo (Essi, i Soliti) decidono che quell'Alex non serve loro a un cazzo, che un individuo così è troppo remissivo (ovvero non riesce ad adattarsi, santa Etologia!) e decidono di restituirgli la cattiveria.
Morale del fratello Kubrick: l'aggressività, ovvero il normale istinto di fuga di fronte al pericolo, la capacità di reagire all'aggressione, sono l'unico modo che ha l'individuo di sopravvivere. E, purtroppo, l'individuo più aggressivo e aggressore è quello vincente. Non è phasheesmo, è La Natura.


giovedì 10 agosto 2017

Ultimo mondo meticcio e la bolla dei diritti subprime

"Questa è l'Africa come è realmente. Dove nero è bello, nero è brutto, nero è brutale".

Ah, cosa mi ha fatto ricordare oggi Barbapapà, i "Mondo" movies! Quei documentari, o meglio mockumentaries (falsi documentari perchè in realtà erano opere di finzione, ovvero fiction cinematografica spacciata per snuff movies) assai di moda negli anni settanta perché promettevano emozioni forti su pasti cannibaleschi, brutali riti iniziatici e usanze esotico-tribali più o meno disgustose. Tutta roba che oggi trovi in due secondi in rete, anche senza andare nel deep web, ma che allora potevi vedere solo in questi film vietati ai minori di 18 anni. Titoli indimenticabili come "Ultimo mondo cannibale", "Ultime grida dalla Savana", "Mondo cane","Africa addio" o il celeberrimo "Cannibal Holocaust". Un fenomeno, tra l'altro, in gran parte italiano.
Film che oggi, ovviamente, verrebbero considerati terribilmente razzisti nella loro brutale politica scorrettezza perché lì il selvaggio non era quello inesistente di Rousseau ma proprio quello originale senza mezzi termini e soprattutto mostrato in tutta la sua selvaggeria. 
Paradossalmente essi erano un inno sfacciato proprio a quella diversità fra culture, alla consapevolezza della separazione tra evoluto ed arretrato che oggi sono nascoste dalla maschera fasulla dell'uguaglianza, in realtà omologazione dell'essere umano modello unico e dell'oscenità del semo tutti uguali perchè ve lo diciamo noi. 

Le immagini brutali, gli impalamenti (finti ma spacciati per veri) ci scioccavano ma ci consolava il fatto che il selvaggio rimanesse confinato nel suo contesto originale. Capirai, è roba da Africa nera, da Amazzonia. Migliaia di gradi di separazione. Sembra impossibile, guardandoci indietro, ma nessuno aveva ancora pensato di imporci il terzo e quarto mondo a casa nostra. Ecco spiegato anche perché allora in genere non era necessario diventare razzisti. 
Se qualche "mondo movie" mostrava l'infibulazione, ovvero la resezione con una lametta senza anestesia dei genitali esterni femminili - altrimenti una donna da adulta non sarà rispettabile - praticata normalmente in molte realtà africane (e islamiche, nonostante ciò venga spesso negato), avremmo reagito con disgusto ma, usciti dal cinema, saremmo tornati alla nostra realtà evoluta dove le donne sono diventate perfino troppo viziate e possono girare incredibilmente a capo scoperto.

Ora no, ora sappiamo che queste pratiche, e non solo quelle usanze esotiche dei nostri ospiti che cominciano francamente a disgustarci come l'andare in giro nudi, defecare per strada e comportarsi in modo pre-civile nei rapporti interpersonali, secondo alcuni dovrebbero diventare accettabili nel segno dell'integrazione nostra nei confronti dei selvaggi e che da lì non si scappa. Prospettiva che ci fa giustamente orrore. 

La conseguenza è che, eliminata la distanza di sicurezza dal primitivo che ci permetteva ancora di essere progressisti e tolleranti, ora, alleluja, siamo diventati razzisti nei confronti degli africani come gli africani lo sono nei confronti degli europei e per lo stesso motivo: perché loro se li trovarono in casa e non erano solo bei book fotografici come quelli della Leni Riefenstahl. In fondo ormai tra bianchi e neri siamo pari e dovremmo preoccuparci entrambi piuttosto del colonialismo cinese in Africa che contribuisce ad espellere popolazioni locali verso l'Europa.

Il senso dei nazisti per il riciclarsi nell'amore per il buon selvaggio
Chi non ha il coraggio di ammettere di essere diventato razzista, perché ancora ammorbato dal sentimentalismo progressista, è costretto a sfogarsi aprendo la valvola dell'autorazzismo, quel particolare tipo di sentimento autodistruttivo che è l'odio per la propria gente. 

Ecco spiegato il meccanismo mentale di Barbapapà quando invoca, come un Sarkozy qualsiasi, le métissage.
Questa prosa è così significativa, mioddio. La leggiadria di utilizzare il termine "avere di mira" che evoca le armi e la guerra e con ragione, perché essi non vengono in pace e lui lo sa. Quelli non sono ET (che, per altro, per tutto il film voleva solo tornarsene a casa sua) ma i baccelloni della fantascienza anni 50. Basta guardare qualche video sugli assalti di energumeni neri a Calais o a Ceuta per rendersene conto. Selvaggi. Predatori. Pre-civili. Punto. 
Questo vecchio arnese scrivente parla di "antica ricchezza"invece che di civilità perché, come tutti coloro che sanno che salteranno in aria dopo aver premuto il bottone dell'autodistruzione, non vorrebbe lasciare superstiti e perché, da bravo convertito al progressismo, e quindi fanatico, ritiene la ricchezza un peccato. Che Dio li stramaledica nella loro ipocrisia.
Se delira di un mondo futuro che per problemi tecnici non vedrà mai, egli esprime il pio desiderio di chiunque si trovi troppo vicino alla barca di Caronte: quello di illudersi che le proprie opere e idee condizioneranno il futuro di chi gli sopravviverà. Povero grullo, il giorno stesso del funerale non siamo altro che cadaveri puzzolenti, residui fastidiosi di gente che finalmente si è levata dai coglioni e da cremare in tutta fretta, con i parenti che smaniano per svuotarci la casa e gettare tutte le nostre cose nell'immondizia, dopo averci prosciugato il conto corrente e aver tirato sul costo della bara: "Era una donna così semplice..." 
Per lasciare veramente qualcosa ai posteri si deve essere come minimo dei Mozart, non certo degli scribacchini qualsiasi che si atteggiano, in articulo mortis, ad ideologi e disegnatori da incubo del futuro.
Che orrore da Khmer Rouge, da totalitarismo comunista poi il popolo unico, la ricchezza media (media come? come la sua o quella di un operaio?), la cultura media (rappresentata dal liceo breve o brevissimo auspicato dalle ministre somare vogliose di consegnare branchi di somarelli direttamente dal Paese dei Balocchi al mondo del precariato) preludio ad uno "ius diploma" per tutti. Insomma, questa Medio-crità.
Mi sfugge il concetto di "sangue integrato" ed istintivamente lo aborro ma è normale. Io sono per la conservazione della diversità, anche di gruppo sanguigno e fattore Rhesus; lui è per l'omologazione, per l'emolisi buonista. Qualcosa che, grazie a Dio, non potrebbe e non potrà mai funzionare.

Alla fine però gli sono infinitamente grata. Se afferma che questo incubo distopico dell'Uomo Taglia Unica come le mutande cinesi è una roba di sinistra, sappiamo chi è il nemico e come dobbiamo comportarci di conseguenza. Con le armi della democrazia rappresentativa, naturalmente, fintanto che potremo usarle. 

Una nota finale che potrebbe sembrare di speranza. Quando si leggono i deliri degli immigrazionisti e dei mondialisti, sento le reazioni di panico di chi è convinto che questo sarà veramente il nostro futuro. Gente che indossa i visori della realtà virtuale forniti loro dai media mainstream e dal bloggume embedded, credendo di stare osservando la realtà fattuale e che commenta invariabilmente con un "finirà malissimo!" Gente immersa in un "mondo movie" che in fondo è solo un film. Dei Truman che ancora non si sono accorti di essere dentro lo show.
Mi spiego meglio. Non bisogna assolutamente cadere nel tranello della TINA. Chi ragiona come Scalfari, chi disegna futuri irrealizzabili spacciandoli per inevitabili e per giunta realizzabili non deve farci paura più di tanto e non solo perché si tratta di gente anagraficamente con un piede nella fossa.

Paragonare pappa e spaccia nigeriani ed altra soldataglia da sbarco ai martiri del lavoro di Marcinelle denota solo la disperazione e il panico del pre-catastrofe, un senso di sfida alla "o la va o la spacca" al fatto che gli italiani ingoieranno sempre e non si decideranno un giorno a risputar loro tutto in faccia.
La verità è che non li crede più nessuno. Nessuno ormai può negare l'evidenza che "quando infine la bugia diventa veramente troppo grossa, la gente finisce per rompersi i coglioni sul serio." L'Effetto Canale di Sicilia che Goebbels non aveva considerato. Il cigno nero benedetto. 

Chi negherebbe che questi mestatori siano ridotti ad attaccarsi ormai solo al consenso di pervertiti vari, ai quali promettono "diritti" che sembrano tanto dei warrant che non verranno mai riscossi. Anzi, che si sta facendo in modo che non possano essere mai riscossi. Se vi sembrano compatibili i diritti dei ghei con la sharia...
Ormai il mainstream, ovvero il megafono ufficiale del Modello Unico, è come la ragazzina de "L'esorcista": urla e vomita oscenità, mente, manipola, inganna perché riflette il suo ispiratore. Su questi desiderata mondialisti si legge merda sempre più pesante e tagliata male su giornali e blogghe allineati che sono praticamente già falliti e con i libri in tribunale ma che ancora ricevono un rating AAA dagli uffici della Propaganda. 

La speranza è rappresentata dal fatto che vi siano molti indicatori che quella dei migranti sia una gigantesca bolla pronta ad esplodere. La prossima della due bolle gemelle siamesi: migranti e welfare.
Se chi manipola le migrazioni sono speculatori come Soros forse occorre ragionare con i meccanismi della finanza speculativa. Rendendosi conto, prima di tutto, che il sistema è truccato e truffaldino, come si evince dalle menzogne sempre più spudorate della propaganda. 
Cosa sono, quelli promessi ai migranti dai fautori dell'immigrazione, ed alle minoranze dalle varie puttane dal cuore tenero, se non l'equivalente in "diritti" dei mutui subprime? In pratica stanno promettendo beni (tra l'altro i nostri, per questo la chiamano redistribuzione), diritti e welfare illimitati e rifinanziabili a chi non sarà in grado di contribuire al funzionamento del sistema ma potrà solo prosciugarlo e infine farlo implodere. Al raggiungimento del numero critico di assistiti, ovvero all'aumento illimitato dell'arrivo di persone, esploderà la bolla del welfare e di conseguenza quella dei migranti. E' però difficile immaginare migliaia di persone improvvisamente senza più assistenza e pronte a scannarsi le une con le altre e a saccheggiare intere città, come prevedono i pessimisti del "finirà male". Si, vi sarebbe un'ottima opportunità per il settore dei servizi privati di repressione del dissenso (un settore sul quale io punto molto) ma al quale gioverebbe assai di più un caos percepito come spauracchio e possibile minaccia futura, un caos somministrato lentamente per endovena come quello attuale. 
Più facile che si ricorra alla fine al solito "salvataggio" del sistema che consisterebbe nel blocco degli arrivi e nel rimpatrio di gran parte dei migranti Nel silenzio del maintream se occorressero le maniere forti, naturalmente. 

Bisogna scommettere contro tutto ciò che ci viene presentato come inevitabile, irreversibile e incrollabile. Tipo l'euro e la UE, ad esempio. 
Chi sta gonfiando una bolla sta probabilmente giocando anche sull'altro tavolo, ovvero scommettendo sulla sua esplosione. Magari mi sbaglio ma, dopo tutto, visto che le banche hanno avuto bisogno di una civiltà che le salvasse, contro tutte le previsioni e i moralismi, perché quella stessa civiltà non potrebbe essere anch'essa "too big to fail"?