Giorni fa, senza aver visto il film ma basandomi sulle foto di scena che circolavano e su un mio certo intuito, più che femminile, cinefilo, realizzai questo meme per Twitter.
Stasera, di ritorno dalle tre ore di "Oppenheimer" devo purtroppo confermare ciò che avevo subodorato. Stavolta Christopher Nolan ha toppato.
Premesso che un film per durare tre ore deve essere "Via col Vento" o avere il montaggio insuperato di Pietro Scalia in "JFK", la triste verità di "Oppenheimer" è che, dopo una mezz'orata abbondante di biografismo wikipedista, ovvero tutto ciò che già sapevi e ti saresti aspettato di vedere sul "prima" dell'uomo dietro la bomba, con Cillian Murphy impegnatissimo ad interpretare nel modo più didascalico possibile lo stereotipo dello scienziato borderline, ebbene il film decolla solo quando entra in scena Matt Damon (nei panni del generale Leslie Groves), il quale ruba la scena al protagonista senza pietà e con cristallina volontà di nuocere.
Questo però è solo il più clamoroso dei momenti imbarazzanti o, come dicono i giovani, "cringe", di questo film, che ne colleziona a bizzeffe, assieme ahimé alle occasioni mancate.
Come la mela avvelenata, citazione della modalità di suicidio scelta veramente da un altro scienziato, l'Alan Turing padre del calcolatore elettronico.
Oppure la sottile misoginia che aleggia sulle due uniche figure femminili (in effetti la Bomba non è roba per signorine), con la Emily Blunt e la dea delle crisi di nervi Florence Pugh relegate ad offrire nient'altro che momenti-donna e una delle scene di sesso più cringe degli ultimi anni. Certo, se scegli la Regina di Maggio di Midsommar, poi la fine è inevitabile, Chris.
Murphy, dalla costante recitazione quasi espressionista Eyes Wide Open del Cesare sonnambulo del "Doktor Caligari", non sembra entrare nel personaggio se non quando ne calza l'iconico cappello, che però alla fine fa venire in mente più il personaggio dell'alter ego di Johnny Depp interpretato da John Turturro in "Secret Window" che il vero R.J. Oppenheimer. Una presenza, un'apparizione, un cartonato, più che un'incarnazione. Pensiamo solo all'Austin Butler diventato letteralmente Elvis redivivo corpo-voce nel recente biopic di Luhrmann.
Quel vero Oppenheimer che, dopo le tre ore del biopic di Nolan, per noi resta invece un mistero avvolto in un enigma. Era nient'altro che il solito scienziato al limite con un piede già nella psicopatia così utile a Lascienza e quindi al Potere, insomma c'era, oppure ce faceva, era un freddo doppiogiochista che si è riciclato dopo il misfatto come coccodrillo in lacrime da copertina? La risposta è proprio nell'ambiguità irrisolta del personaggio? Può darsi.
E gli altri personaggi? Truman è proprio lo stronzo che deve essere chi dà ordine di lanciare una bomba su una città popolata; e Teller è esattamente lo stronzo che deve essere chi, mentre sta costruendo la bomba più micidiale della storia, già pensa di realizzarne una ancora più distruttiva.
Einstein viene ridotto ad una specie di umarell che va a guardare le papere al laghetto al posto del cantiere.
Appena un minimo accenno sindacale per Heisenberg e Fermi, che avrebbero meritato una menzione ben più approfondita sul rispettivo ruolo nell'evocazione dell'eone atomico.
Dal punto di vista filosofico, bello seppur scontatissimo l'accenno iniziale a Prometeo che ruba il fuoco agli dei e la citazione "Ora sono diventato morte, il distruttore di mondi" dal Bhagavadgītā, che però rimangono perle gettate ai porci invece che spunti da approfondire. Magari per capire il perché della scelta del nome Trinità (citazione da John Donne) dato da Oppenheimer al primo test atomico.
Inutile aggiungere che la terza parte del film, quella sulla questione personale tra Oppy e il suo accusatore e le interminabili sedute della commissione, andrebbero affidate alle cure sapienti di Edward Mani di forbice, rappresentando un vero accanimento terapeutico sul povero Cillian, che a quel punto non ne può più di Oppy.
In conclusione, se in tre ore l'unico momento veramente emozionante di un film su Oppenheimer è quello quando esplode la bomba, ovvero il momento della pura azione piuttosto che quello del pensiero, c'è da riflettere veramente sul destino degli attori e sull'ipotesi che, ai prossimi Oscar, quello all'attrice non protagonista non vada proprio a "The Gadget*, ovvero alla Bomba".
* Nome dato al primo ordigno nucleare esploso ad Alamogordo.
Forse il primo film agiografico della carriera. Un esercizio di stile " nolaniano " dalla prima all'ultima sequenza, alcune parti veramente notevoli ( l'esplosione dell'atomica e i tre minuti finali su tutti ) altre invece di una noia mortale ( interrogatori e controinterrogatori da riunione di condominio isterica ). Nel complesso film con attori, fotografia e colonna sonora aventi impresso il marchio di fabbrica del regista, come giustamente dice la Prof.Matt Damon impeccabile mentre le scene di sesso e di nudo non risultano essere né scandalose né memorabili.
RispondiEliminaAntonio
Per chi è veramente interessato alla "bomba" consiglio questo:
RispondiEliminahttps://www.perlego.com/book/779637/the-making-of-the-atomic-bomb-pdf
Li c' è tutto, io lo comprai giusto 30 anni fa in una libreria di Ipswitch e per me fu una rivelazione .
Lo so, sono mille pagine in inglese ma si legge bene e la traduzione italiana è sempre indisponibile.