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domenica 17 settembre 2006

Dabliu dabliu dabliu dot Bush dot com

George Dabliù Bush nasce senza cervello il 4 luglio durante uno sciopero selvaggio di medici ospedalieri. Riceve poco dopo in dono dal cugino povero Dick metà del suo cervello, mai usato, e può così condurre da quel momento una vita pressocché normale.
Fin da pargoletto dimostra spiccate qualità di leader. Quando gioca con il suo cane Buck la bestia è solita dirgli: “Lascia stare, George, fai fare a me che fai solo del casino”. (I ricchi bambini texani giocano con cani parlanti). E’ simpatico e fa ridere di cuore la tata che lo accudisce quando le dice che un giorno sarà Presidente degli Stati Uniti, glielo ha detto papi.
A cinque anni ha già mandato in fallimento tre aziende di famiglia, e visto che gironzola sempre attorno ai pozzi, suo padre medita seriamente di affogarlo in un barile di petrolio.
Del suo percorso scolastico si sa ben poco. Corre voce che sia stato bocciato due volte in prima elementare ma forse sono solo malignità. Si sa solo che aveva un compagno di banco molto cattivo con lui; uno straniero, il nipote di un uomo d’affari iracheno, un certo Hussein. Questo piccolo terrorista si divertiva a nascondergli bombette puzzolenti nel cestino della merenda. Da lì una certa fobia del piccolo George verso gli islamici e le sostanze chimiche.
Miracolosamente giunto fino all’Università gli viene offerto di entrare nella nota società segreta Skulls & Bones, ma lui all’inizio rifiuta dicendo di non amare la musica heavy metal.
Fuggito da Yale per evitare le orribili pratiche di iniziazione, tra cui il temuto rito del carciofo con le spine, si rifugia nell’ambasciata saudita dove viene subito preso a ben volere da alcuni sceicchi e da un certo Osama, che lui credeva inizialmente essere una donna.
Poi l’illuminazione. Un 4 luglio, durante la tradizionale parata, passando casualmente davanti alla Casa Bianca incontra suo padre che gli dice: “Giusto te! Non posso metterci Jeb, è troppo intelligente, devi andarci tu”. In quel momento un’aquila dal collo bianco compì un ampio volo radente sui due Bush e uno dei cavalli della parata lanciò alto un nitrito.
Quella stessa sera nella sua cameretta, cogliendo i vari segni del destino e con la benedizione di papi, George capì che sarebbe diventato il più grande Presidente americano di tutti i tempi.

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