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domenica 10 settembre 2006

Piero, mangia!

Piero Fassino nasce pretermine e fortemente sottopeso il 1 maggio, Festa dei Lavoratori, sotto la Mole, da una famiglia comunista.
Della sua prima infanzia si ricordano gli appelli disperati della sua mamma e delle numerose zie: “Piero, mangia nèh cit!”. Solo il nonno, un vecchio sindacalista, lo difende dagli assalti delle donne di famiglia dicendo “Chi a l'é lest a mangé a l'é lest a travajé”. ( Chi é veloce a mangiare è veloce a lavorare).

La sua tata, una fervente cattolica, un giorno lo rapisce per farlo battezzare di nascosto, pensando a quegli atei senza Dio in famiglia. Anche il parroco, appena vede il piccolo gli dice: “Ma stellìn, come sei magro, non ti dà da mangiare la mamma?”

A scuola è fatto scherno dai compagni per la sua magrezza, lo chiamano balengo ciuciafurmije. Lui in realtà ha imparato infine a mangiare, e anche molto, ma non assimila.
Il più grande dolore della sua vita lo patisce a 10 anni, quando la mamma gli proibisce di andare in gita scolastica con i compagni a Trieste, temendo che la bora lo porti via.

Negli studi è sempre il primo, anche se a volte si addormenta in classe. Il maestro è convinto che la stanchezza e l’aspetto emaciato siano dovuti ad eccessivo studio e rimane molto colpito quando i genitori gli rivelano che veramente lui i compiti li sbriga sempre in cinque minuti.
Essi non sanno che ogni notte il nonno butta giù il ragazzino dal letto e lo costringe a leggere i “Grundrisse”, “Il Capitale” di Marx e ad imparare a memoria l’opera omnia di Engels. A lume di candela. Lui ha un sogno per il nipote: farlo diventare segretario del partito comunista.

La verità però è che Piero ha un sogno, diventare body-builder e grosso come Schwartzenegger e ogni pomeriggio scappa di nascosto in una lontana palestra di Chivasso dove si distrugge con i pesi e ingurgita beveroni a base di aminoacidi. Senza alcun risultato, però. Nonostante le dozzine di uova, le bistecche alla tartara e i frullati di maionese, non mette su un etto di muscolo.

Un triste giorno il suo segreto viene scoperto. Di fronte ai familiari riuniti gli viene posto l’aut-aut: o studi da segretario comunista o con noi hai chiuso. Piero, che in fondo è un buono, accetta molto a malincuore…

Anche adesso che è segretario dei DS, nonostante non lo dia a vedere, le Feste dell’Unità lo mettono un po’ a disagio e il sigaro di Diliberto, ma forse anche il resto di Diliberto, gli provoca una fastidiosa tosse nervosa. Appena può si chiude nel suo ufficio a Botteghe Oscure, fa dire alla segretaria che non c’è per nessuno e accende il lettore DVD. “Conan il barbaro” gli strappa sempre una lacrimuccia finale.

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