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mercoledì 15 luglio 2009

Cinema all'aperto: secondo tempo

Recensione numero due, come promesso. Se avete perso questa visione decidete voi se avete veramente perso qualcosa.


"Lasciami entrare" di Tomas Alfredson

Gabellato dalle guide DVD come uno dei capolavori della scorsa stagione cinematografica ed in procinto di essere remakkato dagli americani, questo film potrebbe fregiarsi dell'approvazione dell'Associazione Psicoanalisti Freudiani. Per me è stato come un ripasso degli anni dell'università, come sfogliare il bignamino prima dell'esame di psicologia dinamica.
Oltre alla sciorinatura del campionario dei più comuni disturbi di personalità adolescenziali con tratto psicotico annesso e descrizione della - dinamica - sessuale - del - perverso - polimorfo, non manca nulla, nemmeno un certo fastidioso moralismo velato da omofobia, sorprendente nella patria della liberazione sessuale.

Si parte con un ragazzino molto solo (ma va!?) con madre assente e padre latitante si ma probabilmente gay, lo capisci dal lungo silenzio che dice tutto nella scena tra padre, figlio e un misterioso ospite del primo, della serie "lui chi è, come mai l'hai portato con te".
Cosa succede ad avere un genitore diverzo? (Vai con il moralismo) , si perde qualche rotella per strada. Si sogna di accoltellare il compagnuccio della parrocchietta ed all'uopo ci si allena su innocenti tronchi d'albero. Cosucce.
Ci si inventa non l'amico immaginario, che sarebbe banale, non si fa parlare il dito indice con la voce roca davanti allo specchio come il bambino luccicante di Shining, ma si fa venire ad abitare a pari pianerottolo una vampirella dai tratti somatici transilvanici, anzi decisamente Rom e dalla sessualità ambigua.
Il ragazzino Oskar si è ridotto così perchè, oltre alla madre assente (e gli è andata bene che non è nato autistico ed anoressico) ed al padre gaio, è perseguitato dal solito Franti cattivo e stronzo, un bulletto (anch'esso brunocrinito mentre Oskar è talmente ariano d'aspetto da sembrare una creatura del progetto nazista del Lebensborn), con sottomessi al seguito sempre pronti a fare i drughetti molto carasciò.

Una notte Oskar si ferma a parlare con una ragazzina sstraana che gli risolve in due mosse il cubo di Rubik. E' amore a prima vista, come succede sempre quando incontri una ragazza intelligente ma Oskar nota uno strano odore provenire dall'amichetta. Per forza, è una vampira. Non sforzatevi, alla fine del film rimarrete con l'atroce dubbio su quale odore abbiano i vampiri.
Forse non si lavano, come Robert Pattinson, o puzzano di morto o di non morto, che forse è pure peggio perchè se uniamo il puzzo del vivo che non si lava a quello del morto che poi non è morto, non so cosa sia peggio. Insomma, non sono certo rose e garofani.

Dopo aver comunicato con la vicina vampirella a base di toc toc sul muro comunicante, una cosa a metà tra l'Abate Faria e Fuga da Alcatraz, che esprime molto bene l'alienazione a livello carcerario degli adolescenti nella periferia svedese, Oskar ed Eli, la succhiasangue, stringono un'amicizia sempre più intima. Oskar è cotto come una pera ma Eli lo avverte: "Sei sicuro che sia una femmina?"
Occazzo, la malattia del babbo sarà mica contagiosa? Eli ha infatti un'inquietante sutura a livello pubico, che sbirciamo per un nanosecondo anche noi assieme ad un perplesso Oskar. Insomma c'è anche il discorso sull'ambiguità - e - la pulsione - omosessuale - come - tappa - fondamentale - nel - processo - di - sviluppo - dell'identità - adolescenziale. Ed anche, se vogliamo, una bella spruzzatina di angoscia - di - castrazione - del - maschio - che - per - la - prima - volta - vede - la - fessurina - percepita - come - ferita.

Nel film c'è anche tutto l'armamentario classico e parecchio scontato, anzi proprio a prezzi da "svuoto tutto" dei film di vampiri. La sete irrefrenabile di sangue del vampiro ma la sua ammirevole forza di volontà nel risparmiare le giugulari dell'amato, pur sempre a portata di canino; la donna che viene vampirizzata e finisce flambé come una crepe suzette per colpa di un raggio di sole nel letto d'ospedale dove è ricoverata per una strana malattia (per la serie i medici non azzeccano una diagnosi, chiamate Dr. House!) ed infine un misterioso tizio che va in giro di notte a recidere carotidi di sconosciuti portandosi dietro la valigetta con il kit del dissanguatore come fosse una cosa normalissima.
Non c'è il letto-bara perchè la vampira femminiella dorme nella vasca da bagno però anch'essa si arrampica sui muri tipo geco come Gary Oldman nel film di Coppola. Trasuda sangue come la madonnina di Civitavecchia e gira solo di notte, ma ha i superpoteri da vampirla come quelli dei vampiri della Meyer, infatti il film finisce con una bella macelleria svedese e cattivone fatto a tocchetti.

A parte le banalità di genere, quest'operina al sangue come una costata di chianina è interessante anche come spaccato (bello,"spaccato", vero?), della società svedese. Nessuna meraviglia che il paese nordeuropeo sia al primo posto nella classifica dei suicidi. Con un tempo simile: freddo, neve, vampiri. Una depressione da tagliarsi le vene per il lungo.
Inoltre scopriamo con orrore che gli svedesi, in casa, non hanno i mobili dell'IKEA e nemmeno le librerie svedesi. Nessun Clippan, Bromstä, Luppala, Pïppönen ma roba normalissima chiamata sedia, letto, tavolo, divano.

Già avevamo avuto il sospetto, con anni di Pippi Calzelunghe, che i piccoli svedesi avessero non solo la scimmia sulle spalle ma fossero proprio fuori come citofoni. Ora ne abbiamo la certezza. Qui le Pippi sono schizofrenicamente sdoppiate, una maschio l'altra femmina (ma siamo sicuri del sesso di entrambi?) e si amano autisticamente.
Io la butto lì. L'autore di "Lasciami entrare" è rimasto sicuramente traumatizzato da piccolo dal cavallo a pois del personaggio di Astrid Lindgren.

5 commenti:

  1. Anonimo01:33

    ho visto il film e e non capisco come fai a leggerci tutte queste cose,complimenti a te.io essendo molto piu' pragmatico te lo recensisco in due parole:emerita boiata,di un'angoscia rara,ho capito cosa univa quei due, una sfiga totale,ci credo che si suicidano gli svedesi!! vedendo certi film!!!

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  2. mi piace questa rubrica, bene!

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  3. Che risate mi hai fatto fare! Non ho visto il film e credo che me ne sarei astenuta comunque, anche se non avessi letto la tua recensione. Per principio, al cinema, cerco film sostanziosi sì, ma un pochettino più allegri! Però, Pippi Calzelunghe era uno dei miei libri preferiti da piccola e ancora oggi cerco di regalarlo appena posso ai nipoti che mi stanno intorno. Dici che dovrei smetterla?
    P.S. una volta ti leggevo anche su Me*********ca, sito che anche io, da scrittrice/lettrice, ho smesso di frequentare. Hai sempre la solita verve!

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  4. non ho visto il film e, anche letta la tua descrizione, non credo che lo vedro'...
    quando hai commentato su un film che avevo gia’ visto, mi sono trovato molto spesso d’accordo con i tuoi giudizi
    pero' c'e' un appunto che vorrei farti.
    riguarda il tuo accenno ai "suicidi in svezia" ... perche' continuiamo a ripetere dei vecchi luoghi comuni? la svezia con 13.3 suicidi per 100.000 abitanti (dati organizzazione mondiale sanita') ha meno della meta' dei suicidi registrati in lituania (38.6) e russia (32.2). In questa triste classifica e' sopravvanzata, tra gli altri, anche dal belgio (21.1), dalla finlandia (20.1), croazia (19.7) francia e svizzera (17.6) ...
    oddio, in effetti sono quasi il doppio di quelli registrati nel belpaese (7.1) … ciao

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  5. turi arancio13:13

    ooops .... ho scoradto la firma, sono turiara: Salvatore Arancio, da londra, ciaooo

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