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domenica 2 dicembre 2007

Arrosto di cane e profumi per zingari


“Più grande è la bugia e più la gente la crederà”.
Adolf Hitler

Non riesco a credere ad alcuna notizia pubblicata su “Libero” ma c’è un motivo ben preciso: una causa traumatica, si potrebbe dire. Da quando Feltri pubblicò quell’articolo sui ristoranti bavaresi e i piatti innominabili che vi venivano cucinati ho capito che non era il caso di prenderlo sul serio anche per gli anni a venire. Sono cose che non si superano. Come, come? Volete sapere la storia?

Negli anni novanta, quando “il Giornale” passò alle sapienti e ben più docili mani di Vittorio Feltri, al posto degli editoriali di Montanelli e a veri e propri pezzi di letteratura firmati da scrittori come Anthony Burgess, l’autore di "Arancia Meccanica", iniziarono ad apparire notizie e pezzelle di costume nelle quali già si prefigurava il glorioso avvenire di fogli come l’attuale “Libero”.

Per l’esempio che farò dovrete purtroppo credermi sulla parola perché fu pubblicato nei primissimi anni novanta e non se ne trova traccia in rete. Lo conservai per molti anni come cimelio e curiosità ma poi finì al macero assieme ad altra cartaccia in seguito a necessità di trasloco.
L’articolo in sostanza raccontava con raccapriccio e dovizia di particolari, foto incluse, come in Baviera, la civile Baviera, nei ristoranti fosse usanza comune servire, all’insaputa dei clienti suppongo, arrosto di cane e mica di un cane qualsiasi, ma di teutonico pastore tedesco. Non è satira, giuro che diceva proprio così, non scherzava ed era molto serio. Voi capite che sono notizie che quando si leggono su un giornale che vorrebbe essere autorevole fanno cadere non solo la sua credibilità ma anche le nostre palle, autentiche o metaforiche.

Così, memore di questo aneddoto, ogni volta che un certo tipo di notizie appare su “Libero”, che è il giornale attuale di Feltri, io sento inequivocabile lo stesso odorino di arrosto. Non di cane questa volta ma di allocco, anzi di allocchi in gran quantità, cucinati a dovere dal cuoco sapiente.

Prendiamo l’ultimo esempio di notizia così smaccatamente manipolata che tutti l’hanno presa per oro colato: la scandalosa neo-carriera di Marco Ahmetovic come testimonial di una linea di profumi e jeans.
Ricordo brevemente che il 23 aprile di quest’anno, in un tragico incidente automobilistico, morirono quattro ragazzi di Appignano in provincia di Ascoli Piceno, falciati da un furgone guidato da un giovane rom completamente ubriaco, Marco Ahmetovic. Il giorno dopo il campo nomadi da dove proveniva il ragazzo venne dato alle fiamme, per fortuna senza conseguenze per le persone.
Il 17 settembre ad Ahmetovic vennero concessi gli arresti domiciliari e il 5 ottobre, con una sentenza che andava perfino oltre le richieste del PM, veniva condannato a 6 anni e 6 mesi, questi ultimi da scontare in una comunità di recupero per alcolisti e al risarcimento di 200 mila euro per ciascuna delle famiglie che si sono costituite nel procedimento. La condanna non soddisfò comunque l’opinione pubblica che non la ritenne sufficientemente severa, mancando la sinistra figura del boia sullo sfondo.

In ottobre inizia a rimbalzare su tutti i giornali e nei notiziari televisivi, nessuno escluso, la notizia di un contratto da 300 mila euro offerto da una fantomatica azienda al giovane rom, per la realizzazione di una linea di jeans e profumi.
Chiunque si sarebbe immediatamente chiesto chi mai poteva essere quel pazzo di un imprenditore che oserebbe sfidare l’ira funesta dei pelidi achilli con un’idea così idiota, vista la scarsissima popolarità del testimonial. Giustamente ci si è indignati alla sola idea che qualcuno potesse sfruttare una disgrazia per guadagnarci dei soldi.
L’origine della notizia era “Libero” e nessuno si è insospettito, nonostante le palesi assurdità di cui era infarcito l'articolo, come si evince da questo mirabile esempio di dolce stil novo:
Il pezzo forte della collezione è il profumo, il "rom parfum". Ma ci sono anche jeans tempestati di coltelli e pistole, occhiali che fascinano gli zigomi, orologi con il cinturino in caucciù e cinture da macho in periferia. E' la "linea rom" , la collezione di abbigliamento ed accessori realizzata per Marco Ahmetovic, il rom di ventun anni che lo scorso 23 aprile ha travolto ed ucciso quattro ragazzi di Appignano, nelle Marche [...] E' lui il testimonial di tutta la "linea rom". Tra sponsorizzazioni, diritti d'autore del suo libro ('Anche io sono un essere umano') e pubblicità quadagnerà trecentomila mila euro.
"Dietro Marco Ahmetovic c'è uno staff di dodici persone" spiega il suo agente Alessio Sundas [...] "I jeans, gli occhiali, i profumi si potranno comprare nei centri commerciali tra una ventina di giorni distribuiti da una rete di agenti", assicura. Sundas spiega che ha fatto disegnare jeans aggressivi, violenti "come possono diventare i rom se qualcuno li provoca. Ma a fare da contraltare alle lame di coltello e le pistole puntate contro tutti, c'è la scritta 'Sar an' che nella lingua rom è un gentile: 'Come stai?' e poi le manette, le manette che tintinnano tra le armi come un avvertimento continuo", racconta il manager.
"Gli occhiali avvolgono bene gli zigomi perchè un rom non ama farsi guardare troppo in faccia".
Va bene tutto, ma come si spiega il "rom parfum"? "Lo so che le due parole sembrano un ossimoro, come quell'esempio del ghiaccio bollente che ci spiegavano a scuola. Però proprio perchè i rom solitamente con hanno molta familiarità con l'acqua, è perchè quasi tutti tutto il giorno stanno in giro a chiedere l'elemonsina, hanno bisogno di un profumo forte, più forte della puzza del sudore e tutto il resto".
La linea comprende gli orologi, "necessariamente resistenti, adatti alla vita dei rom" e le cinture "sulla fibbia c'è un toro con le corna, simbolo della forza e del coraggio". L'agente ha già pronto il tariffario: confezione piccola di profumo 22 euro, la grande 30. Orologio 159 euro, occhiali e jeans intorno agli 80. "La linea non è costosa perchè si sipira a un popolo che ricco non è"…. (Tratto da Libero del 27/11/2007 )
Invece di prendersela con colui che ha offerto i soldi al ragazzo, si continua ad alimentare il razzismo e l'odio anti-rom. Passano i giorni e perfino Mastella, che ha beccato, chiede un'indagine sul caso.
Poi la nebbia comincia a diradarsi e si cominicano a vedere più chiaramente le incongruenze della storia. Repubblica timidamente scrive: “Sul sito di aste eBay (sul quale, tuttavia, facendo una ricerca non compare alcun oggetto "Linearom") è stato messo in vendita, per 159 euro, l'orologio della "Linearom" […] L'asta è cominciata il 25 novembre e scadrà il 6 dicembre”.
Questo passaggio è un capolavoro di surrealismo. Non c’è l’orologio ma ci credo lo stesso.
Si parla di un asta ritirata ma miracolosamente non ancora conclusa, della quale su Ebay non v’è traccia. Siamo al puro prestigio.

Visto che a seguito del rumore mediatico provocato da questa notizia il 29 novembre qualcuno è andato a disegnare delle svastiche sulla casa dove risiede Ahmetovic, sarebbe bastato dire, da parte di chi ha ripreso la notizia sugli altri media, chi era l'Alessio Sundas citato da Libero come "agente" del ragazzo.
I telespettatori che seguono Mi Manda Raitre lo conoscono bene. Pare, concediamogli il beneficio del dubbio, che sia uno abituato a fare promesse e a non mantenerle, per usare un eufemismo. Un venditore di fumo, più che di jeans, orologi e profumi. Uno che ha illuso molti ragazze e ragazzi che volevano fare i modelli e per giunta a pagamento. Un altro Corona in cerca di facile pubblicità che ora sul suo sito si difende parlando di "provocazione".
Una cosa studiata a tavolino quindi? E magari servita a qualcuno che aveva bisogno di uno spunto per solleticare i più bassi istinti del popolaccio?

La realtà paradossale è che un italiano è riuscito probabilmente ad infinocchiare un giovane rom inguaiato fino al collo, al quale sono stati promessi dei soldi, di farne una star e che rimarrà quasi sicuramente con un palmo di naso.
Tuttavia, per un puro e geniale gioco di prestigio creato dai grandi illusionisti della stampa, primo tra tutti il grande Houdini di Libero, l'orologio scomparso da Ebay è ricomparso magicamente dietro il nostro orecchio e siamo rimasti stupiti. Come degli allocchi.

11 commenti:

  1. Anonimo23:26

    tutto questo non è un caso. Io mi chiederei chi si cela dietro Sundas, ovvero: chi è che ha avuto l'idea di fare tutto questo? Anche prima della Shoah sono esistite campagne di questo genere per diffamare un intero popolo?

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  2. Anonimo00:35

    Il profumo ( è il caso di dirlo ) della bufala si sentiva da miglia di distanza.

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  3. Anonimo09:22

    Mancando il boia ? Ma come ? Il boia è presente, ha ammazzato 4 ragazzi e sarebbe da appendere al primo palo, se non fossimo un paese di vigliacchi. Altro che razzismo, questo trattamento andrebbe riservato a chiunque usa l'auto come un'arma per uccidere, ubriacandosi e fregandosene della vita altrui.

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  4. Anonimo09:43

    QUANDO POTREMI LIBERARCI DI TUTTI QUESTI TRADITORI COME FELTRI CHE "LAVORANO" E VIVONO DA GRAN SIGNORI CON I SOLDI DEL CONTRIBUTO PUBLICO? E CHE PER MESTIERE FANNI I KILLER PREZZOLATI DI ALTRETTANTI TRADITORI. SI IL LORO CAPO DI IMPUTAZIONE SARA': TRADIMENTO DELLA REPUBBLICA.
    MISHA

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  5. A Firenze Alessio Sundas è conosciuto esattamente come lo hai descritto, oltre a storie che evito di raccontare.
    Cmq tutta questa storia è lo specchio dell'Italia, un paese sempre più ridicolo dove non esiste più giustizia ed alla fine vincono sempre i più furbi.

    Ciao,
    Riccardo

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  6. Anonimo09:56

    bel post.
    riesci a sempre ad analizzare le cose meglio di me.
    (devo smetterla di essere così superficiale.)

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  7. Se vuoi fidarti di certi giornali...

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  8. Anonimo11:56

    http://novacivitas.miniville.fr

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  9. Sunda(n)s festival
    Libero di scegliere il giornale da leggere.
    Informazione un po' inFeltrita

    Pensatoio

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  10. @ anonimo
    forse dietro Sundas non si cela nessuno ma anche lui è manipolato da chi, partendo dalle imprese di un magliaro, vuole fare la sua bella propaganda negaiva.

    @ malapianta
    e se capitasse a te una sera, per una birra di troppo? In nessun paese del mondo (civile, almeno) è prevista la pena di morte per reati del genere, via.

    @ riccardo
    si, e Sundas rischia di diventare un sociologo di grido.

    @ capolarmaggiore
    superficiale? ;-)

    @ franca
    mai fidarsi dei giornali, e dei blog?

    @ pensatoio
    :-D

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  11. "La condanna non soddisfò comunque l’opinione pubblica che non la ritenne sufficientemente severa, mancando la sinistra figura del boia sullo sfondo".

    Sono contro la pena di morte, non auspico nessun boia dietro Ahmetovic ma sei anni, per giunta agli arresti domiciliari in un residence, a un recidivo della guida in stato di ebbrezza e anche rapinatore non mi sembrano indice di serietà.

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