"Ragioniamo però a due condizioni: Primo, ecco, non si parli di cose che non esistono in nessun posto al mondo, “pareggio di bilancio per costituzione”, cioè noi non è che intendiamo nei secoli castrarci di ogni possibile politica economica." Pier Luigi Bersani, agosto 2011.
Oggi non è una gran giornata. Sarà il nono giorno di influenza senza aver recuperato il sonno né la piena facoltà respiratoria, sarà la politica che spurga da ogni trasmissione televisiva e da ogni social coso, facendoti mangiare il fegato e quello che c'è intorno; sarà infine la lettura di
"La trappola dell'euro" di Badiale e Tringali che mi ha messo addosso una gran depressione, visto che gli autori sembrano offrire, nel loro pregevolissimo saggio sulla crisi europea, ben poche speranze di vederci liberare la zampetta dalla morsa scattata con l'approvazione del Fiscal Compact se ciò dipenderà dalla volontà di una classe politica traditrice ed infame che ci ha venduti per i proverbiali trenta denari.
Già, la citazione dell'inizio; la finta opposizione, di fronte al Parlamento, al contratto capestro di stabilità europeo da parte di chi poi non solo l'avrebbe fatto approvare ma facendo in modo che la maggioranza fosse tale da evitare un eventuale referendum confermativo che avrebbe, scusi il disturbo, dato voce agli italiani su una questione che riguardava null'altro che il loro futuro.
Questo è Bersani e questo è il PD che vi apprestare a votare perché "vinca e governi la sinistra". Traditori infami di un'intera nazione. Gli avranno promesso la solita banca? O di più?
Non m'importa che il
Fiscal Compact, ovvero l'obbligo del pareggio di bilancio che si tradurrebbe in un continuo ed inutile salasso delle tasche dei cittadini fino a condurli alla povertà, in un quadro di economia reale sprofondata nella recessione, sia talmente inapplicabile ed incostituzionale, a sentire i più autorevoli pareri sia economici che giuridici che, secondo molti, sarà abortito spontaneamente. Possono farmi credere che la sua approvazione da parte del PD sia stata una manovra giusto per tenersi buone le Panzerdivisionen della Merkel e gli usurai della BCE. Bella strategia ma, dal punto di visto politico, il tradimento rimane, perché il sospetto è che questi siano veramente degli spaghetti liberisti, che dell'economia capiscano solo il verbo mainstream e che
il presunto Bersani esoterico, pronto a gettare la maschera e a battersi per riportare il keynesismo di nuovo al trionfo sia una delle solite storie (auto)consolatorie dei massoni progressisti.
Il Fiscal Compact, del resto, è stato approvato a grande maggioranza con soli 65 voti contrari, soprattutto di Lega, IDV e pezzi del PDL. Alcuni parlamentari, come Guido Crosetto (chapeau) hanno espresso parere apertamente sfavorevole al provvedimento, mentre i capibastone di partito, compreso il neoMMammetiano antieuro della domenica Pifferaio Magico Silvio, SegretarioBersani e Mister Serietà Pierferdinando, quel giorno si sono vigliaccamente dati malati. Nemmeno metterci la faccia, su una decisione così cruciale. Sono cose che gli elettori dovrebbero sapere.
Ecco, le elezioni, l'infinita discussione se sia meglio il pane con l'euro o l'euro con il pane. Eh si, perché quello che avrebbe dovuto essere il vero nocciolo della questione, la priorità assoluta, ovvero il riappropriarsi della sovranità e dignità nazionale, rovesciando il tavolo dei sogni di dominio della Germania rifiutando la sua logica neomercantilistica che, a seguirla, ci retrocederebbe in un Terzo Mondo dove non siamo mai stati, non viene affrontato da nessun partito tranne qualche frangia estrema di destra e di sinistra.
Non appare nell'agenda nemmeno di quelli, come la Lega, che pure si sono dichiarati a suo tempo contrari al Fiscal Compact e gli hanno votato contro. E' vero, un partito che è talmente miope da non vedere al di là di Varese è difficile che abbia una visione nazionale, per non dire globale. Così, sull'argomento euro, il neosposino Maroni (riaccasatosi con il vecchio con i dané) cincischia e se ne lava le mani - come del resto fa Grillo - invocando un vago ed improbabile referendum popolare che Bersani ha già provveduto ad affossare..
Del PD abbiamo detto; il resto, i cosiddetti moderati,
è tutto Partito Unico dell'Euro dove, che ci sia o meno
Monti con il suo borghesume a rimorchio, ma espressione di quell'elite economica che è l'unica a guadagnarci e che vuole tutto questo per
cancellare decenni di lotte e conquiste dei lavoratori e infine la democrazia, poco cambia.
B. il non morto ultimamente gioca a punzecchiare la Troika che lo ha defenestrato, buttando là qualche battuta antieuro. Capita perfino che gli scappino affermazioni giuste e condivisibili - a prescindere dal fatto che legga veramente Krugman o Roubini o che Brunetta gli passi semplicemente qualche bignamino, ma non avrebbe mai il fegato di porsi alla testa di un progetto di uscita dall'euro e di opposizione ai diktat imperialisti tedeschi. Peccato, avrebbe avuto l'occasione unica di riscattarsi nei confronti di un paese che ha sempre solo sfruttato per il proprio particulare.
Invece fa il pagliaccio come al solito e addirittura propone Mario Draghi per il Quirinale. Se pensate che gli altri nomi che si fanno per il prossimo Presidente Hindenburghizzato della Repubblica sono quelli di Monti e Prodi, dovreste aver capito che non c'è via d'uscita, a meno di colpi di scena.
E' difficile sfuggire al pensiero unico economico omodosso che tutto avvolge ed omologa, avendo ben cura di non svelare ai servi sciocchi che il paradiso prospettato dal meraviglioso mercato che si autoregola è in realtà la cara vecchia shock economy fatta di depressione, fame e sfruttamento per la massa e di bengodi per i sempre più ricchi.
Lunedì sera ascoltavo, nel solito talkshow, una discussione da Petit Trianon tra cicisbei maschi e femmine appartenenti alla casta dei giornalisti che poi, per arrotondare, si fiondano in politica. Sono andati avanti mezz'ora a chiedersi
se un reddito di 100.000 euro fosse da considerarsi ceto medio. Sicuramente il pensionato a 500 euro/mese è lumpenproletariat, per chi ricorda Marx.
Questo mentre il noto economista con i baffi a manubrio e il sarto psicotico
magnificava la riforma Hartz del 2003, la sciagura che da un lato permette a 7 milioni di tedeschi precarizzati di fare la fame con i 400 euro mensili del minijob e dall'altro fa sparire magicamente altrettanti disoccupati. Riforma che ovviamente Giannino vorrebbe introdurre anche da noi. Come se non fossimo precarizzati abbastanza. Tanto lui abita al Trianon ed intrattiene le Marie Antoniette come economista da salotto e forse si strugge di gettare le briosche dalla finestra al popolo affamato.
Ieri mi è toccato anche discutere in rete con dei connazionali residenti in Germania che mi hanno confermato, se ve ne fosse stato bisogno, che ai residenti tedeschi stanno raccontando la balla che la crisi è colpa nostra, dei terroni mangiapastaalpomodorosottoilsole, come era incaricata di ritrasmettere sul territorio nazionale RadioBerlino Fornero. Voi credevate fossero gaffes, invece stava indottrinando.
Mi è toccato sentirmi apostrofare in questi termini: "Se L'Italia vive al di sopra delle sue capacità, e s'indebita non è colpa della Germania, ma sua. Se in Italia volete vivere bene dovete imparare ad alzarvi la mattina e andare a lavorare e pagare le tasse, non potete vivere sempre con l'imbroglio e con i sussidi europei lavorare lavorare e pagare le tasse."
Con il collaborazionista dall'Italia che subito coglieva l'occasione: "Un governo ad impronta tedesca, a parità di condizioni in tutta Europa? Avremmo da guadagnarci tutti." Proprio vero che i convertiti sono i peggio fanatici.
Non provi nemmeno a spiegarglielo, ai tedeschi o wannabe deutschland che la Germania ci ha finanziato affinché comperassimo il suo surplus mentre le sue banche si riempivano di merda subprime nei mercati finanziari deregolati. Quando la crisi è scoppiata, si sono accorti di essere nostri debitori ed hanno sguinzagliato quelli del recupero crediti, i vari tecnici in loden. Con lo spread - ovvero l'anticipo sulle perdite dell'uscita dall'euro ed il ritorno alle monete nazionali - ci hanno spremuti ben bene. Poi, non contenti, per salvare le loro banche e tenere in piedi la loro economia drogata a suon di svalutazione sui salari e compressione dei diritti dei lavoratori, per non parlare dei trattati europei disattesi con la protervia del più forte, ci impongono l'Arbeit Macht Frei del lager del Fiscal Compact.
Non provi a spiegarglielo, perché non lo capirebbero, perché è molto più rassicurante la favola del terrone sudicio che non vuole lavorare e minaccia
i frutti della laboriosità teutonica. Come quando il baffetto gli raccontava che erano i lavoratori cechi a portar loro via il lavoro e loro cominciarono ad apprezzare la favola del popolo ariano. Sapete, si incazzano se, perdendo le staffe, alla fine si ricordano loro quei tempi e i sei milioncini di ebrei. Il problema è che bisogna ricordarglieli perché, ottusi come sono, sarebbero pronti a ricommettere gli stessi errori anche domani. Il fatto che per la terza volta in un secolo l'Europa sia in pericolo per colpa della Germania non può essere una coincidenza.
Chiudo con una nota lieta ed un omaggio ad
Ilaria d'Amico che, nel suo show elettorale su Sky, impavida come Eowyn di Rohan di fronte al Re Stregone dei Nazgûl, ha dimostrato che si può tenere testa al
Grande Mentitore e quasi distruggerlo dialetticamente. Non solo a colpi di fact-checking. Brava ragazza.