Il prossimo 15 giugno sarà presentato ufficialmente a Parigi il "Manifesto di solidarietà europea" firmato da undici esponenti del mondo economico e finanziario europeo, per una revisione dei meccanismi dell'eurozona alla luce del sostanziale fallimento dell'euro, allo scopo di, eliminando i fattori di diseguaglianza e squilibrio attuali, preservare ciò che di buono vi è nel progetto di unione europea.
La traduzione in italiano del manifesto è a cura di Alberto Bagnai ed è tratta da Goofynomics. (Ripresa anche da Voci dall'estero). Ecco il testo.
Solidarietà europea di fronte alla crisi dell’Eurozona
La segmentazione controllata dell’Eurozona per preservare le conquiste più preziose dell’integrazione europea.La crisi dell’Eurozona mette a rischio l’esistenza dell’Unione Europea e del Mercato Comune Europeo. La creazione dell’Unione Europea e del Mercato Comune Europeo si colloca fra le maggiori conquiste dell’Europa post-bellica in campo politico ed economico. Il notevole successo dell’integrazione europea è scaturito da un modello di cooperazione che beneficiava tutti gli stati membri, senza minacciarne alcuno.Si era ritenuto che l’euro potesse essere un altro importante passo avanti sulla strada di una maggiore prosperità in Europa. Invece l’Eurozona, nella sua forma attuale, è diventata una seria minaccia al progetto di integrazione europea.I paesi meridionali dell’Eurozona sono intrappolati nella recessione e non possono ristabilire la propria competitività svalutando le proprie valute. D’altra parte, ai paesi settentrionali si chiede di mettere a rischio i benefici delle proprie politiche finanziarie prudenziali, e ci si aspetta che in quanto “benestanti” finanzino i paesi del Sud attraverso infiniti salvataggi. Questa situazione rischia di portare allo scoppio di gravi disordini sociali nell’Europa meridionale, e di compromettere profondamente il sostegno dei cittadini all’integrazione europea nell’Europa settentrionale. L’euro, invece di rafforzare l’Europa, produce divisioni e tensioni che minano le fondamenta stesse dell’Unione Europea e del Mercato Comune Europeo.
Una strategia nel segno della solidarietà europeaRiteniamo che la strategia che offre le migliori possibilità di salvare l’Unione Europea, la conquista più preziosa dell’integrazione europea, sia una segmentazione controllata dell’Eurozona attraverso l’uscita, decisa di comune accordo, dei paesi più competitivi. L’euro potrebbe rimanere – per qualche tempo – la moneta comune dei paesi meno competitivi. Ciò potrebbe comportare in definitiva il ritorno alle valute nazionali, o a differenti valute adottate da gruppi di paesi omogenei. Questa soluzione sarebbe un’espressione di vera solidarietà europea. Un euro più debole migliorerebbe la competitività dei paesi dell’Europa meridionale e li aiuterebbe a uscire dalla recessione e tornare alla crescita. Ridurrebbe anche il rischio di panico bancario e il collasso del sistema bancario nei paesi dell’Europa meridionale, che potrebbe verificarsi se questi fossero costretti ad abbandonare l’Eurozona o decidessero di farlo per pressioni dell’opinione pubblica nazionale, prima di un abbandono dell’Eurozona da parte dei paesi più competitivi.La solidarietà europea sarebbe ulteriormente sostenuta trovando un accordo su un nuovo sistema di coordinamento delle valute europee, volto alla prevenzione di guerre valutarie e di eccessive fluttuazioni dei cambi fra i paesi Europei. Naturalmente sarebbe necessario, in almeno alcuni dei paesi meridionali, un abbuono (haircut) dei debiti. La dimensione di questi tagli e il loro costo per i creditori, tuttavia, sarebbero inferiori rispetto al caso in cui questi paesi restassero nell’Eurozona, e le loro economie continuassero a crescere al disotto del proprio potenziale, soffrendo una elevata disoccupazione. Posta in questi termini, l’uscita dall’Eurozona non implicherebbe che le economie più competitive non debbano sopportare un costo per la diminuzione dell’onere del debito dei paesi in crisi. Tuttavia, ciò accadrebbe in circostanze nelle quali il loro contributo aiuterebbe quelle economie a tornare a crescere, al contrario di quanto accade con gli attuali salvataggi, che non ci stanno portando da nessuna parte.
Perché questa strategia è così importante?Non occorre dire che è nostro comune interesse che l’Unione Europea torni alla crescita economica – la migliore garanzia per la stabilità e la prosperità dell’Europa. La strategia di segmentazione controllata dell’Eurozona faciliterà il conseguimento di questo risultato nei tempi più rapidi.
Bruxelles, 24 gennaio 2013
Firmatari:
Alberto Bagnai, Claudio Borghi Aquilini, Brigitte Granville, Hans-Olaf Henkel, Stefan Kawalec, Jens Nordvig, Ernest Pytlarczyk, Jean-Jacques Rosa, Jacques Sapir, Juan Francisco Martín Seco Alfred Steinherr.
Per le biografie dei firmatari si rimanda all'articolo di Alberto Bagnai.
Questo manifesto sulle modalità di uscita il più indolore possibile dalla moneta unica - uscita del resto ormai inevitabile - è una bellissima notizia e speriamo accenda finalmente e definitivamente il dibattito in Italia nelle sedi preposte a prendere decisioni economiche e non solamente nei pour parler delle friggitorie televisive di aria.
Un dibattito che costringa la controparte del Partito Unico dell'Euro ad andare oltre la rozza propaganda for dummies delle carriole, della benzina che costerebbe 70 volte 7 e del becero catastrofismo in sensurroud, e a portare, se esiste, la prova che l'austerità serve alla crescita (Antonio Maria Rinaldi a pag. 10), che uno stato non deve avere sovranità monetaria, che è la moneta circolante a creare inflazione, che il debito è una colpa (diciamolo alla tedesca: Schuld) e non la mera controparte del credito.
Vedremo se gli euroultras avranno il coraggio di negare che questo tessuto neoplastico, questa aggregazione maligna di liberismo, mercantilismo, fanatismo monetario, finanza ludopatica e, in fondo, revanchismo neo-aristocratico, che sta uccidendo l'economia europea retrocedendola ad uno stadio pre-industriale, non debba essere definitivamente asportato al più presto da un bravo ed impietoso chirurgo.
Oltre all'argomento del vincolismo da superare ad ogni costo agendo sul versante moneta unica, ritengo occorra anche ripensare, con le cattive se è necessario e battendo i pugni sul tavolo a Bruxelles (perché chi si fa pecora, il lupo se lo mangia), tutto il corpus dei trattati internazionali che sono stati la base giuridica - seppure illegittima se non illegale - per giustificare il vincolismo monetario, rivelatosi formidabile strumento di oppressione degli stati della periferia da parte delle élite industriali del centro.
Inoltre, quando finalmente si ridisegneranno i confini di competenza delle banche centrali e non e dei loro rapporti con gli stati, ci si batta per il ripristino 1) della separazione tra banche commerciali e banche d'investimento e 2) della repressione finanziaria affinché l'economia reale possa alimentare la finanza ma la finanza non possa più essere in grado di danneggiare l'economia reale.
Senza una ridefinizione, mi rendo conto difficile da ottenere, dei limiti fisiologici della finanza si continuerebbe ad assistere al paradosso di una oligarchia che crea ogni giorno volumi spaventosi di denaro virtuale, ad esempio con i derivati, ma poi, per quanto riguarda l'economia reale, pretende di circoscrivere e limitare la ricchezza ad una quantità finita di denaro. Una limitazione della creazione di ricchezza e benessere che non prevede ovviamente la redistribuzione sulla base della legge della domanda e dell'offerta ma solo quella inversa e predatoria dal 99% all'1% della popolazione.
La finanza deve essere asservita agli interessi dell'economia reale. L'Europa, dal canto suo, deve tornare ad essere un'unione tra eguali, un luogo di libero scambio e non l'opportunità per il risveglio di antichi demoni e sogni di dominio continentale dei paesi forti su quelli deboli. L'Europa deve tornare ad essere terreno per la creazione di ricchezza all'insegna dell'equità e della pari opportunità per i cittadini e i popoli. Deve tornare ad essere il nostro continente.