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domenica 25 gennaio 2015

De #verybello gallico. La leggera contraddizione di Ventotene



Adoro quando un commento ad un post funge da catalizzatore per il post successivo e la reazione alchemica conduce all'ennesima accensione di luce nella coscienza. Mi piace quando lavoriamo in equipe e ringrazio quindi LucaF per avermi lasciato questa perla machiavellica sulla quale meditare durante il mio mordi e fuggi fiorentino. Ah, cosa mi hanno sussurrato le anime per quelle vie intrise di sapienza suggerendo gli indizi da far cogliere ai miei occhi. Come la targa qui sopra in Piazza Pitti. Non fate strane associazioni mentali tra Pitti, Pittibimbo e bimbominkia. Il principe Myshkin del romanzo era, nelle intenzioni dell'autore, non un idiota, utile o meno, ma l'incarnazione di un uomo assolutamente buono, talmente idiota appunto dal credere nella bontà dell'Uomo.

Ed eccoci quindi a Machiavelli:
"Della potenzia dell’Alamagna alcuno non debbe dubitare, perchè abbonda di uomini, di ricchezze e di armi. E quanto alle ricchezze, non vi è comunità che non abbia avanzo di danari in pubblico [...] vivono come poveri, non edificono, non vestono e non hanno masseritie in casa; e basta loro abundare di pane, di carne e avere una stufa dove refugire il fredo; e chi non ha dell’altre cose, fa sanza esse e non le cerca. [...] Et per questi loro costumi ne resulta che non esce danari del paese loro, sendo contenti a quello che il loro paese produce. Et nel loro paese sempre entra ed è portato danari da chi vuole delle loro robe, lavorate manualmente: di che quasi condiscono tutta la Italia. Et è tanto magiore il guadagno che fanno, quanto il forte che perviene loro nelle mani è delle facture e opere di mano, con poco capitale loro d’altre robe. Et così si godono questa loro roza vita e libertà."
(Niccolò Machiavelli, "Ritratto delle cose della Magna" 1512)

Da Machiavelli a Gumpel, alle trasmissioni di cosiddetto approfondimento come #canottoemezzo che invitano il giornalista greco alla vigilia delle elezioni politiche solo per poterlo far assistere in diretta ai crucchi che ridacchiano all'esibizione del piddino del ventriloquo che recita il rosario delle parole d'ordine come: "La Grecia ha vissuto al di sopra dei propri mezzi". Gumpel che, quando parla di Grecia, invoca un ulteriore haircut (a favore delle banche del suo paese, en passant) perché "i greci sono evasori fiscali che si portano i soldi in Svizzera". Questo mentre le industrie farmaceutiche tedesche bloccano le esportazioni dei farmaci chemioterapici in Grecia perché i greci, strozzati dalle banche tedesche, non possono più pagarli. 
Stiano sereni Udo, Dietlinde e i discendenti del glorioso complesso chimico industriale che annoverò tra le sue eccellenze la I.G. Farben. Stasera in Grecia entra ufficialmente in Atene il cavallo di Troika e Priamo avrà avuto la sua vendetta postuma.

Ci sono tanti principi Myshkin che credono ancora nella bontà del progetto europeo e soprattutto nel suo afflato liberale. In questo caso vorrei riportare qualche citazione dal  "Manifesto di Ventotene", che ho avuto casualmente l'occasione di rileggere stamattina.
"La sovranità assoluta degli stati nazionali ha portato alla volontà di dominio sugli altri..."[...]
Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani."
Il loro ragionamento, se non sbaglio, è: "Siccome la sovranità nazionale ha portato al nazionalismo, eliminiamo la sovranità nazionale. Il patriottismo è sempre reazionario, il patriottismo porta sempre alla guerra, quindi eliminiamo la patria." 
Non ricorda la drasticità di colui che se lo tagliò per far dispetto alla moglie?  
Tralasciando il fatto che non tutti gli stati sovrani, perfino tra quelli europei, hanno avuto derive nazionalistiche predatorie nei confronti dei vicini mentre altri lo sono stati in maniera seriale nel corso della storia, e questo in quanto il nazionalismo è piuttosto un'eccezione ed una perversione del sentimento di identità nazionale, - che è altra cosa - piuttosto che la regola. 
Inoltre, se il nazionalismo è il male e il discorso di Ventotene è ancora valido, se non è valido solo sul territorio europeo, perché allora nessuno censura Israele, stato costituito recentissimamente per il metro della storia, che persegue un feroce nazionalismo predatorio nei confronti dei coinquilini palestinesi, per giunta ergendosi ad unico rappresentante del popolo ebraico diasporico che solamente in parte si riconosce in esso? 

Ancora dal "Manifesto":
"[...] E quando, superando l'orizzonte del vecchio continente, si abbracci in una visione d'insieme tutti i popoli che costituiscono l'umanità, bisogna pur riconoscere che la federazione europea è l'unica garanzia concepibile che i rapporti con i popoli asiatici [aa Cinaaaa! ndr] ed americani possono svolgersi su una base di pacifica cooperazione, in attesa di un più lontano avvenire, in cui diventi possibile l'unità politica dell'intero globo."
Un unico governo mondiale? Uhm, e perché non galattico?


Ma soprattutto:

"La linea di divisione tra partiti progressisti e partiti reazionari cade perciò ormai, non lungo la linea formale della maggiore o minore democrazia, del maggiore o minore socialismo da istituire, ma lungo la sostanziale nuovissima linea che separa coloro che concepiscono, come campo centrale della lotta quello antico, cioè la conquista e le forme del potere politico nazionale, e che faranno, sia pure involontariamente il gioco delle forze reazionarie, lasciando che la lava incandescente delle passioni popolari torni a solidificarsi nel vecchio stampo e che risorgano le vecchie assurdità, e quelli che vedranno come compito centrale la creazione di un solido stato internazionale, che indirizzeranno verso questo scopo le forze popolari e, anche conquistato il potere nazionale, lo adopreranno in primissima linea come strumento per realizzare l'unità internazionale.
Con la propaganda e con l'azione, cercando di stabilire in tutti i modi accordi e legami tra i movimenti simili che nei vari paesi si vanno certamente formando, occorre fin d'ora gettare le fondamenta di un movimento che sappia mobilitare tutte le forze per far sorgere il nuovo organismo, che sarà la creazione più grandiosa e più innovatrice sorta da secoli in Europa; per costituire un largo stato federale, il quale disponga di una forza armata europea al posto degli eserciti nazionali, spezzi decisamente le autarchie economiche, spina dorsale dei regimi totalitari, abbia gli organi e i mezzi sufficienti per fare eseguire nei singoli stati federali le sue deliberazioni, dirette a mantener un ordine comune, pur lasciando agli stati stessi l'autonomia che consenta una plastica articolazione e lo sviluppo della vita politica secondo le peculiari caratteristiche dei vari popoli." (Manifesto di Ventotene, A. Spinelli et al. 1944)

Ora, se i padri fondatori me lo permettono. Non vi è contraddizione tra il parlare di abolizione degli stati nazionali da una parte (perché potenzialmente guerrafondai) e di federazione di stati (che quindi continuerebbero ad esistere) dall'altra, di abolizione della sovranità nazionale mantenendo però l'autonomia di delibera?
Non è piuttosto un impero, quello che Spinelli sta descrivendo? 
Se gli stati nazionali produssero il nazionalismo totalitario, perché mai uno stato sovranazionale e mondiale non dovrebbe produrre un sovranazionalismo totalitario? Cosa e chi potrebbe impedirglielo?

Nella terza parte, intitolata "I compiti del dopoguerra - La riforma della società", Spinelli e compagni scrivono: 
"La proprietà privata deve essere abolita, limitata, corretta, estesa, caso per caso, non dogmaticamente in linea di principio."
A voi non pare un po' strano che le élite mondiali vadano in solluchero davanti a questo proclama chiaramente liberticida, visto che la proprietà privata a volte è perfino frutto del proprio lavoro, come il sentimento patriottico a volte è perfino l'espressione dell'amore verso i propri simili?
Non è fantastico che proprio quelle forze reazionarie che i ventotenisti temevano stiano effettivamente vincendo, senza ricorrere al bieco nazionalismo ma sfruttando proprio l'internazionalismo da loro auspicato e portando un attacco senza precedenti alle classi medie, versione moderna delle antiche borghesie produttive, il cui benessere era venuto allargandosi anche alle classi subalterne salariate?

State sereni. Ora capite perché Tsipras, il cocco della figlia di Spinelli, dopo che la Troika ha proletarizzato grazie al reazionario Samaras il popolo greco, darà il colpo di grazia alla sua borghesia attraverso le patrimoniali che piacciono tanto alla sinistra che già squirta al pensiero di Syriza al governo. Quella borghesia che è l'unica forza, in quanto intrinsecamente e storicamente rivoluzionaria, che può opporsi al grande impero mondiale. Sento come un cerchio chiudersi.



15 commenti:

  1. Anonimo19:31

    "Se gli stati nazionali produssero il nazionalismo totalitario, perché mai uno stato sovranazionale eo mondiale non dovrebbe produrre un sovranazionalismo totalitario? Cosa e chi potrebbe impedirglielo?"

    Dottoressa Tampieri, anche lei sa benissimo (o può elaborare facilmente) il perchè ciò sarebbe altamente improbabile.
    La diversità etnico/linguistico/identitaria interna a suddetti guazzabugli, che anzichè replicare il modello dello Stato-Nazione su maggiore scala, sarebbero semplicemente vuoti contenitori relativistici in ogni senso, e si qualificherebbero meramente in modo negativo, es. vs stati nazionali o la semplice loro non-esistenza.

    Aggiunto a ciò lo stimolo esterno e perenne della "minaccia" sia essa terroristica (Al Qaeda, ISIS, etc.) o nazionalistica stessa (Russia, etc.) nell'oggi e nel domani, a garantire un senso di necessità e di relativa bontà.


    Ale

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    1. Puoi spiegarti meglio?

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    2. Anonimo06:48

      in pratica ale credo dica che : lo stao sovranazionale tatalitario non é un pericolo perche impossibile data la riduzione degli stati a contenitori vuoti tenuti insieme dalla paura. io ho una domanda : come si puo definire quel governo sovranazionale che nell'imporre i suoi dettami ai popoli di quei vuoti contenitori li riduce alla morte ? potrebbe andare bene allevamento intensivo sovranazionale autototalitario ?

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    3. astabada13:23

      L'URSS non era certo uno stato sovranazionale totalitario. Si trattava di una repubblica sovietica, dove tutto il potere era in mano ai soviet (le assemblee dei cittadini). Non esisteva mica una nomenklatura inamovibile saldamente alla guida. E qualora fosse esistita, non avrebbe certo sfruttato i contrasti nazionali per esercitare e accrescere il proprio potere.

      Non ci resta che augurarsi una nuova URSS. Ideologia diversa, ma stessi meravigliosi risultati.

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    4. Aggiungo una riflessione sul tema. Riflessione non mia, ovviamente ma credo illuminante:

      "Ci sono nuove forme di autoritarismo e di irrazionalismo che non rappresentano affatto residui della società premoderna ma sorgono dai processi stessi della modernizzazione, generando modelli di modernità alternativi o antagonisti rispetto al modello razionalista liberale, come è stata appunto quella che io chiamo la modernità totalitaria. Dopo le tragiche esperienze del Ventesimo secolo, si deve constatare che la società moderna è stata anche la matrice di nuove forme di autoritarismo, come il totalitarismo nelle sue diverse versioni e gradazioni, fondate sulla mobilitazione delle masse, sul culto di secolari deità moderne (nazione, razza, classe), sull'etica della dedizione dell'individuo alla collettività, sul mito della produttività in funzione ideologica.
      La modernità è stata una grande generatrice di miti e di credenze politiche proiettate verso la costruzione del futuro. Ritengo che il fascismo, nei caratteri che gli furono propri ed essenziali, come formula di una modernità totalitaria, sia un fenomeno del passato, perché appartiene ad una situazione storica definitivamente superata. Ciò non significa tuttavia che la modernità razionalista e liberale possa ormai celebrare la sua definitiva vittoria. La storia del Ventesimo secolo porta a riconoscere realisticamente che irrazionalità e modernità, autoritarismo e modernità, non sono affatto incompatibili ma possono anche convivere, e possono sempre produrre, in forme inedite, nuovi rischi per la democrazia liberale."

      (Emilio Gentile)

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  2. Anonimo01:55

    Boom. Post favoloso, ma solo l'ultimo di una serie di perle a tema fogno di Ventotene per chi ti segue da un po'.

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  3. Churchill disse che la democrazia era la peggior forma di governo, eccetto tutte le altre. La storia della Ue (ma non solo quella) potrebbe far dire che lo stato nazionale è la peggior forma di stato, eccetto tutti gli altri. Con buona pace di Ventotene e degli internazionalisti a tutti i costi.

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  4. Ai tempi di Machiavelli, i nostri politici si chiamavano Lorenzo il Magnifico, Federico da Montefeltro, Ludovico il Moro, Sisto IV, ecc. Non andavano molto d'accordo, ma se qualche lanzichenecco provava a mettere becco nelle cose d'Italia, gli facevano il culo a strisce (scusate il francesismo...).

    Grazie Barbara, è un piacere leggere il tuo blog

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    1. Anonimo23:35

      Fino a che non è arrivato il Frundsberg...http://it.wikipedia.org/wiki/Sacco_di_Roma_%281527%29

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    2. Hai fatto bene a ricordare il Sacco di Roma del 1527 da parte delle truppe lanzichenecche radunate dal Frundsberg.
      Negli anni compresi tra lo scritto di Machiavelli del 1512 e l'invasione tedesca dell'Urbe avviene un fatto nuovo e dirompente (che il fiorentino, non essendo profeta, non poteva prevedere): la Riforma luterana. Orde di lanzichenecchi, in precedenza attizzate solamente dal vil danaro, vengono ora galvanizzate e fanatizzate dalla violenta predicazione anti-cattolica dell'ex monaco agostiniano (una versione, adattata ai tempi e rivolta contro i dogmi cattolici ma soprattutto contro la potente Curia romana, del frame Castacriccacorruzzzionebrutto).
      Ma i primi a fare le spese della Riforma furono gli stessi tedeschi che non si adeguavano al nuovo corso voluto dall'aristocrazia teutonica fulminata sulla via di Wittenberg (come i primi a subire la violenza del regime nazista furono gli oppositori politici esterni ed interni al partito, come poi a subire la riunificazione furono i tedeschi dell'est, come poi a pagare il costo delle riforme Hartz furono gli stessi lavoratori tedeschi): tra il 1522 e il 1525 la piccola nobiltà e i contadini vennero massacrati senza pietà.

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  5. astabada13:28

    Il problema del piddino e` che soffre di complessi di inferiorita` generalizzati: verso i propri connazionali liberi dalle falsita` del politically correct, verso i Teutoni e gli Angli cosi` disciplinati e cosmopoliti, verso la forza di vivere e la convinzione degli immigrati. Soluzione: imporre al resto del paese questo senso di inferiorita`.

    Cosi` potranno dire: io mi sentivo inferiore gia` quando non era di moda!

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  6. Poi non capisco bene certi motti di pace e fratellanza europea.
    Essere forti, numerosi, esercito potente, farsi rispettare nel mondo, far valere i propri interessi, potenza continentale, la competizione per le limitate risorse planetarie... tutti argomenti spesi per l'Europa, dunque pacifici.
    Pacifici, chiaro? Mica come quelli dei nazionalisti cattivi, che vorrebbero un po' di sovranità nazionale QUINDI la guerra. (Spinelli docet, qualcuno osa mettere in dubbio?)

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  7. Il loro ragionamento, se non sbaglio, è: "Siccome la sovranità nazionale ha portato al nazionalismo, eliminiamo la sovranità nazionale."

    Che tu abbia interpretto bene il loro ragionamento è fuori discussione.
    Resta però un problemino.
    Questo loro "ragionamento" è un falso storico.
    Per come la vedo io ci sono due possibilità: o ci credono sul serio (e allora sono più ignoranti di una capra maltese) oppure sanno benissimo che stanno affermando il falso (e allora sono dei criminali).

    Per inciso: che si tratti di un falso storico non è affatto una mia opinione ma è la conclusione a cui sono giunti i più autorevoli storici che si sono occupati di questo problema, a partire dal più autorevole ed indiscusso (George L. Mosse, "La nazionalizzazione delle masse") fino ad uno molto autorevole ma anche molto discusso (Zeev Sternhell, "Nascita dell'ideologia fascista").

    Ma non erano quelli "di sinistra" che si vantavano di leggere i libri? :)

    Chinacat

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    1. Io direi che il ragionamento è certamente sbagliato, ma va attribuito solo a Spinelli; per dirla tutta credo che "quelli de sinistra" si limitino a formule ancora più semplificate, come "nazionale - cattivo", "internazionale - buono", "multinazionale - ecco..." e via dicendo, evitando accuratamente di approfondire il discorso per non ammettere quanto siano nazionaliste tante parole d'ordine "europeiste".
      E dico nazionaliste nel senso fascista della parola, ossia militariste, aggressive, imperialiste, ecc., esattamente quel senso contro cui tutti i partiti della prima repubblica, salvo il MSI, erano "definitivamente vaccinati", tanto è vero che erano praticamente escluse dal dibattito pubblico.
      Ormai la "sinistra", e parlo di una base che si sta rapidamente dissolvendo verso l'astensione, è tenuta assieme solo da un senso d'identità, residuo di vent'anni di latrati "anticomunisti". Erano latrati rumorosi quanto innocui contro qualcosa che non esisteva più, ma sono serviti bene a tenere assieme *due* greggi, di "destra" e di "sinistra", il secondo meglio che il primo. A "sinistra" si è così mantenuta un'identità fatta di ricordi e rapporti personali mentre politicamente si stava rinunciando a tutto salvo che a qualche posto di potere per pochissimi.

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  8. Che brava, grazie. Condivido, ma se non lo avessi scritto non lo avrei nemmeno pensato così bene. Buon lavoro.
    Paolo

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