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lunedì 18 gennaio 2016

Donna e Islam. Ci odiano



Nadia Sotiriou mi ha inviato questo articolo di Samuel Schirmbeck uscito sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung dell'11 gennaio scorso, che volentieri pubblico, ringraziandola di cuore per l'aiuto nella traduzione dal tedesco.
L'autore, giornalista e documentarista, fino al 2001 corrispondente di ARD dall'Algeria, nella sua analisi centra alcuni punti fondamentali al fine della comprensione non solo dei fatti di Colonia ma del problema più generale della questione femminile nel mondo islamico, della sua lotta tra laicità e fondamentalismo e del mito dell'integrazione in Europa delle popolazioni migranti islamiche, presentata dalla propaganda globalista ed eurocratica come processo automatico, benefico e privo di controindicazioni. La realtà, come leggerete, è assai più complessa e problematica. Buona lettura.

La Donna nell’immaginario musulmano. Ci odiano 

di Samuel Schirmbeck

Quanto è accaduto a Capodanno a Colonia accade migliaia di volte di più in Nord Africa e nel mondo arabo proprio ora, in questo momento e in pieno giorno, come fosse una cosa normalissima. Le donne vengono molestate sessualmente, umiliate, apostrofate come "troie" o "puttane"e avessero mai il coraggio di opporsi a questi attacchi. 

La scrittrice e femminista egiziana Mona Eltahawy ha descritto questo fenomeno e le sue cause in un articolo del 2 maggio 2012 sul quotidiano francese "Le Monde":

"Bisogna finalmente dirlo. Sì, (gli uomini del mondo arabo) ci odiano. Per carità, le donne hanno problemi in tutto il mondo. Gli Stati Uniti non hanno ancora avuto una donna presidente; ed è vero che, in molti paesi occidentali (io vivo in uno di loro), le donne continuano ad essere trattate spesso come oggetti. 
Ma, se si tenta di discutere le ragioni per cui le società arabe odiano le donne, il discorso generalmente tende a finire qui.
Nominatemi un paese arabo qualunque e potrò recitare una litania di esempi di comportamento brutale verso le donne. E' mille volte peggio di quanto si pensi, ed è un fenomeno alimentato da un mix tossico di cultura e religione, con il quale sembra che solo poche persone abbiano il coraggio di confrontarsi, per paura di essere accusati di blasfemia o di comportamento offensivo." 

Il caso dell'esplosione di violenze a Colonia è stato così dirompente che il "mix velenoso di cultura e religione" che Mona Eltahawy rendiconta in dettaglio nel suo libro " Foulards et Hymens. Pourquoi le Moyen Orient doit faire sa révolution sexuelle"(Velo e imene. Perché il Medio Oriente deve fare la sua rivoluzione sessuale"), non può più essere negato o minimizzato, come stanno cercando di fare gli esponenti della sinistra o della comunità  musulmana. 
Come, ad esempio, il quotidiano di sinistra "taz", che descrive l’ondata di indignazione per gli attacchi subiti dalle donne la notte di San Silvestro: "il tentativo di riprodurre lo stereotipo razzista della donna bianca innocente che ha bisogno di essere protetta contro l'uomo musulmano aggressivo". 
Eppure è proprio una giovane donna mediorientale, non "bianca", a descrivere in dettaglio come è stata palpeggiata da dozzine di mani dappertutto: "E non ho mai avuto l'impressione che avessero la consapevolezza di fare qualcosa di sbagliato". 

Le donne non possono sfuggire 

E' probabile che anche lei, pur se musulmana ed egiziana, verrebbe alla fine, per queste parole, classificata come "razzista". 
Del resto il commissario degli affari religiosi turchi (DITIB) per il dialogo interreligioso in Germania, Bekir Alboga, ha già messo in guardia chi volesse cedere alla "culturalizzazione del crimine", e la studiosa islamica Lamya Kaddor ha dichiarato che "all’Oktoberfest di Monaco di Baviera e al Carnevale di Colonia accade di frequente che uomini ubriachi molestino e infastidiscano sessualmente le donne." 
Le molestie vengono prontamente liquidate come danni collaterali di questi eventi.
Davvero? La differenza è che la violenza sessuale in Nord Africa e in Medio Oriente fa parte della vita quotidiana delle donne ed è qualcosa a cui nessuna donna può sfuggire, visto che, in questo senso, lì è sempre Oktoberfest o Carnevale, e la violenza inizia nel momento in cui si esce dalla porta di casa.

Nawel, una collega algerina, mi riferì delle sistematiche molestie subite sugli autobus. Nonostante rifiutasse il velo, per affrontare il viaggio si copriva con un hijab e questo ancora non era sufficiente ad impedire agli uomini di procurarsi soddisfazione attraverso il contatto con il suo corpo.
Rachida è una collaboratrice marocchina che un giorno ho dovuto far venire a prendere in bicicletta e accompagnare a casa dalle mie guardie di sicurezza. Aveva deciso di abbandonare la djellaba (la tunica), ed è stata inseguita da giovani con coltelli. Fu portata via coi capelli al vento e in jeans sulla canna della bici, passando davanti ai suoi aguzzini.

Minacce di morte da parte dei fondamentalisti 

Le aggressioni a sfondo sessuale nei paesi islamici non sono l'eccezione ma la regola. Una donna musulmana in Germania può prendere l'autobus senza temere di venire palpeggiata; una donna europea in Nord Africa, no. Di questo ho potuto convincermi durante il mio soggiorno di dieci anni in Algeria e Marocco. Una donna musulmana può andare al mercato in Germania senza sentire improvvisamente mani di uomini sul sedere, una donna europea in Nord Africa, no. La donna occidentale è considerata da molti giovani nordafricani alla stregua di una prostituta, perché "lo fa anche prima del matrimonio con molti uomini." Perfino se sta facendo una passeggiata in un prato con il figlioletto di sette anni per mano – essendo quindi una madre, una, per così dire, "vacca sacra", non può evitare che spuntino giovani che la importunano e le sussurrano parole volgari all’orecchio. 
La divisione islamica bipolare del mondo in "credenti" e "infedeli" incoraggia le violenze sulle donne "occidentali" in quanto "infedeli". Laggiù ci si salva solo con una rapida inversione a U e la rinuncia a qualsivoglia altra passeggiata. 

Nel mio decennio trascorso in Nord Africa ho incontrato molti musulmani, donne e uomini, che trovavano abominevole questo modo di considerare le donne "occidentali". 
Tenevano a grande distanza i predicatori, che dividevano il mondo  in "credenti" e "infedeli", e si impegnavano per un'interpretazione umana e cosmopolita del Corano, scrivendo con coraggio e senza timore contro l'oscurantismo religioso e attaccando gli uomini più potenti dei loro stati dittatoriali. Erano uomini e donne, intellettuali, artisti, ma anche la cosiddetta gente comune. E' per loro che sono rimasto ad Algeri nonostante le minacce di morte ricevute dai fondamentalisti.
Il problema però è che la maggior parte dei dibattiti significativi sull’Islam in paesi sia musulmani che non, negano la discussione teologica su come si possa superare la fatale dicotomia fedele/infedele e come si debbano considerare ed integrare i musulmani di comportamento non dogmatico all'interno dell’Islam. 
I miei amici ed interlocutori in Nord Africa hanno rischiato molto di più di quanto non abbiano rischiato nel '68 i miei compagni politici: ovvero l'omicidio, la tortura e la reclusione. Come durante l'insurrezione dell'ottobre del 1988, la prima e in questo paese quasi non percepita, chiamata Arabellion. Hanno fatto irruzione negli uffici e ministeri del Partito di Unità Algerino e sono state attaccate le stazioni di polizia, senza che venisse pronunciato un solo slogan religioso. E' da queste persone  che sono stato influenzato per le mie opinioni sui musulmani. 

Il dissenso musulmano viene deriso come "islamofobo" 

Ciò che mi scioccò ancor di più, al mio ritorno dal Nord Africa, fu la concezione i miei vecchi compagni avevano del mondo musulmano, corrispondente a quella del mainstream liberale di sinistra, la SPD e i Verdi. Non sembravano avere la minima idea di quello che stesse succedendo, di quello che subivano le donne sotto il diktat religioso, di come venissero intimiditi i dissidenti dello stato islamico. Sembravano ignorare completamente quanto Islam e dittatura vadano in ultima analisi di pari passo quando si tratta di combattere i loro principali nemici comuni: la democrazia, i diritti umani, la libertà religiosa, l'uguaglianza. 
Il dissenso musulmano di persone come Necla Kelek, Seyran Ates, Taslima, Hirsi Ali, eccetera, non è stato preso sul serio dalla sinistra e dai liberali di sinistra in Germania, se non addirittura ridicolizzato o etichettato come "islamofobia". 

La libertà di espressione e la democrazia non sono necessariamente valori desiderabili nel mondo arabo. L'intero spettro di sinistra e liberale di sinistra tuttavia ha voluto a tutti i costi creare un comitato di protezione multiculturale a favore del velo e dell’immagine della donna ad esso collegata, ovvero di odio verso il mondo occidentale, proteggendo l'Islam da qualsiasi critica. 
Oggi questo atteggiamento si ripresenta nuovamente con la "cultura dell'accoglienza" e la retorica delle affermazioni tipo "l'Islam è di casa in Germania". Basti ricordare l'esultanza del Capogruppo dei Verdi Katrin Göring-Eckardt, su tutti i canali televisivi, alla sentenza della corte suprema che ha ammesso il velo per le insegnanti nelle aule tedesche. Eppure l'imposizione del velo è più frequente nei luoghi dove domina l’integralismo. 

L'atteggiamento nevrotico nei confronti dei musulmani

Si spera che gli eventi di Colonia pongano fine ai discorsi sui "musulmani" che non si possono offendere (termine, quello di "musulmani", usato dai fondamentalisti come termine generico per tutti i credenti Islamici mentre in passato si distingueva tra egiziani, algerini, marocchini, eccetera.)  Si spera che si parli di persone da trattare come verremmo trattati noi stessi: ovvero come adulti responsabili, capaci di apprendere e di sostenere critiche, e non bambini ai quali non si può toccare il gioco prediletto, in questo caso la religione, altrimenti si arrabbiano e spaccano tutto.
Finora ciò non è accaduto. Ci si è rapportati con i musulmani in modo nevrotico. Si dovrebbe invece prendere esempio da quegli intellettuali musulmani nel mondo arabo che hanno da tempo capito che la critica dell'Islam non significa un attacco contro i musulmani ma la presa di distanza dai suoi eccessi disumanizzanti nei confronti delle donne, degli omosessuali, dei pensatori indipendenti e dei cosiddetti " infedeli", e quindi parimenti contro milioni di donne e uomini musulmani. 

Anche in questo caso, si può prendere esempio da scrittori musulmani come Boualem Sansal, Abdellah Taia, Mona Eltahawy, Mohamed Choukri o infine Kateb Yacine, dal cui romanzo di fama mondiale "Nedschma" traggo questa frase, scritta prima dell'avvento del velo fondamentalista: "Mucchi di capelli di fragile ferro incandescente su cui il sole si affolla confuso come una manciata di vespe". Che mondo musulmano bello, intelligente, affascinante e divertente esiste ancora oggi e potrebbe tornare ad esistere sempre più, se si smettesse di giustificarne lo spirito più distruttivo! Perché non prendere coraggio o ascoltare Tareq Oubrou, l'imam della moschea di Bordeaux? 
Egli invita i musulmani a moderare l'ostentazione dei propri segni religiosi, cioè il velo, per rispetto verso un pubblico europeo meno religioso, tanto più che il velo per la fede è solo un accessorio. 

Gli uomini prendono dal Corano ciò che gli conviene 

Una volta, quando mostrai la Kleinmarkthalle, il mercato al coperto di Francoforte ad un’amica marocchina di Rabat, ella commentò con mia grande sorpresa: "Questo è il miglior soukh che abbia mai visitato". "La nostra Kleinmarkthalle?" chiesi, "senza i colori del Marocco, senza i cremisi e il giallo zafferano delle piramidi di spezie?" "Si", ripose. "Senza il blu dei lividi delle gomitate, che sbattono per caso nel seno da farti piangere per il dolore. Senza il verde di toccate e palpeggiamenti da qualche altra parte. È vero, questi colori del Marocco la vostra Kleinmarkthalle non li ha." 
"Nella Kleinmarkthalle governano le donne e non il Corano" mi scappò. "Pardon, non volevo offendere il Corano. So che il Corano dice anche che gli uomini dovrebbero abbassare gli occhi quando incontrano una donna, e non solo le donne, quando incontrano gli uomini."
"Non c'è bisogno di chiedere scusa", replicò la mia amica,"perché il Corano viene costantemente interpretato dagli uomini, che da esso prendono ciò che fa loro comodo. 
Per esempio la sura 4, versetto 34: "Gli uomini sono superiori alle donne, perché Dio li ha distinti«. O la sura 2, versetto 228: "Gli uomini hanno un grado sopra di loro. Dio è eccelso e saggio." O ancora la sura 2, versetto 223: "Le vostre mogli sono come un campo da semina. Andate al vostro campo, dovunque volete". 
Queste frasi vengono ben memorizzate dagli uomini. Non solo nei confronti della, pardon, "semina" delle mogli. Da tempo il concetto è stato trasferito agli uomini non sposati, che tutti i giorni sentono il bisogno impellente di "seminare", perché sono poveri e non hanno i soldi per sposarsi. "Non è colpa mia", si dicono, e vanno ad palpeggiare il loro pezzo quotidiano di donna." 
"Non sembra una bella cosa", dissi. "Che dovrebbero fare i giovani?" continua la mia visitatrice da Rabat. "Il sesso prima del matrimonio da noi  è proibito dalla legge perché è considerato fornicazione dall'Islam. Sai, c'è questo conflitto tra i comandamenti religiosi e la realtà della vita odierna, che porta gli uomini in stato di permanente emergenza sessuale. Delle donne non parla nessuno." 

Le donne con le gonne corte vengono apostrofate "troie" 

Nei dieci anni della mia permanenza in Nordafrica e anche durante i viaggi successivi non ho incontrato una sola donna che non avesse una storia di molestie sessuali da raccontare.

Con la crescente islamizzazione di Algeria e Marocco il solo indossare una gonna può causare aggressioni. Come quello che è successo a Inezgane vicino ad Agadir. Nel giugno 2015 il giorno prima dell'inizio del Ramadan, due giovani donne marocchine di nome Sanaa e Siham andarono a fare acquisti nel Soukh di Inezgane. Le due donne indossavano gonne che scoprivano le ginocchia. Quando un commerciante le vide, cominciò a dire che tale modo di vestire offendeva il pudore di tutti i marocchini, al che una folla attorniò le due donne, le apostrofò come troie, mentre giovani uomini si avvicinavano alle due ragazze, le toccavano e facevano loro gesti volgari. 
I poliziotti chiamati da un altro commerciante per proteggere le giovani, trovò l’abbigliamento di Sanaa e Sihams ugualmente vergognoso. 
Le due donne furono arrestate e condotte il mattino dopo di fronte al procuratore. Nello stesso Soukh pochi giorni dopo due uomini considerati gay vennero picchiati e anch’essi arrestati. In entrambi i casi nessun Ulema protestò. In compenso, ad Agadir nella segnaletica turistica comparvero cartelli con la scritta "Rispettate il Ramadan. No bikini" per impedire alle marocchine e alle straniere di prendere il sole in spiaggia.

Poco dopo, in agosto, lo scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun commentò questi episodi in quresti termini: "E 'ora che il governo risponda a questa nuova dittatura dell'ignoranza, della frustrazione e della stupidità. La scorsa settimana alcuni bastardi armati di sciabole e pugnali sono andati a caccia di bagnanti sulla spiaggia a Tangeri.  Stiamo attenti perché si inizia con molestie di questo tipo e si finisce con una bomba in una piscina o in un caffè. I servizi di sicurezza devono prendere sul serio questa pericolosa deriva e garantire la sicurezza e la libertà degli individui, uomini o donne ". 
Un mese prima c'era stato l'attacco omicida sulla spiaggia di Sousse in Tunisia, che viene considerata un bordello dai salafiti. 

La sinistra deve cambiare 

Contro questa schizofrenia fuori controllo dell'Islam, che si è palesata questa volta di fronte alla stazione centrale di Colonia, vi è solo un rimedio: l'Islam deve imparare ad accettare la stessa critica che il Cristianesimo ha dovuto subire a suo tempo. 
Ma deve cessare anche il fatto che la critica seria all'Islam debba ridursi ad un pugno di uomini e donne che vengono respinti dalle associazioni islamiche come "islamofobi". 
Allo stesso modo bisogna evitare l'atteggiamento servile della sinistra locale verso ogni forma di oscurantismo purché porti l'etichetta di  "musulmano". Questo servilismo condivide con il mondo fondamentalista musulmano l’aggressività anti-americana, anti-occidentale e anti-israeliana, che costituiscono del resto la linfa vitale della sinistra tedesca. 
Da quindici anni, la sinistra tedesca combatte gli illuministi musulmani accusandoli di portare acqua al mulino ai populisti di destra. L’acqua ai loro mulini la porta invece principalmente il sangue delle vittime del "mostro" che gli amici musulmani combattono disperatamente, senza che le sinistre europee capiscano che la posta in gioco riguarda anche i non musulmani. 
L’importante per loro è andare contro "l'Occidente" che sarebbe il responsabile del declino del mondo islamico – tesi che non regge ad alcuna analisi storica. Proprio come la sinistra trova capri espiatori per il fallimento del socialismo, il mondo islamico sta cercando i propri: i perdenti si accompagnano ai perdenti, gli underdog agli underdog.

L’ Islam « sterile » si radica bene nelle menti. 

Al contrario, l'intellighenzia musulmana nordafricana considera la critica dell'Islam condizione sine qua non affinché le società non soccombano definitivamente ad un oscurantismo che rafforzerebbe tali tendenze anche in Germania attraverso l'immigrazione e la comunicazione.
Gli unici che lottano per l'illuminismo sono i musulmani "cercatori di libertà", come li chiama la psicanalista tunisina Fethi Benslama. I dissidenti nel mondo musulmano gradirebbero avere gli intellettuali e la sinistra europei al proprio fianco ma, come constatò Benslama nel 2004: "Alcuni discendenti dell’Illuminismo sono ciechi riguardo all'illuminazione degli altri". 

Nella coscienza delle giovani generazioni musulmane permane un Islamismo che per Abdelwahab Meddeb, filosofo e Islamologo musulmano di origine tunisina morto nel 2015, è caratterizzato come segue: "Una religione che si proclama definitiva, portatrice del messaggio divino finale, sigillato dall'ispirazione profetica, che riassume e rettifica quanto avvenuto prima di sé. Una tale religione, presa letteralmente, annulla ogni domanda, stabilisce una verità assoluta, senza possibile contestazione. Ridotto a un tale scheletro, l'Islam si mostra come visione del mondo religiosamente e politicamente arida, sterile, che ignora le questioni contemporanee acutamente vive, si eleva a un aggressivo  monologismo  che travolge tutto, sordo a ogni dialogo, tagliato fuori dalle condizioni che dischiudono i rapporti tra le persone e i popoli, tra i cittadini e le nazioni. Contro un tale Islam i centri di integrazione non riusciranno a fare molto, dovendosi reprimere, per non offendere gli immigrati musulmani. 

I musulmani stessi criticano l'Islam 

Nei paesi musulmani è proprio questo tipo di Islam a guadagnare terreno nelle diverse televisioni di stato da anni, soprattutto se queste sono sponsorizzate dall'Arabia Saudita. Il risultato è la moltiplicazione del "Teo-populismo". L’Inventore di questo termine è Kamel dAoud, giornalista e scrittore che vive a Oran. Nel "Quotidien d'Oran" tiene molti anni la rubrica "Raika Raikoum" ("La nostra opinione - la tua opinione").
Il 28 maggio 2015 si chiese: "Dobbiamo andare sotto terra a lottare contro il Teo-populismo?", un’allusione al ruolo della lotta nel sottosuolo durante la guerra di liberazione contro la Francia.
Il fatto che una ragazza sia stata respinta - a causa di una gonna troppo corta - da una facoltà di Algeri da un rettore conservatore sarebbe stato impensabile fino a pochi decenni fa, ma è diventato concepibile perché anche un rettore in Algeria ora pensa in termini binari halal/haram (permesso / non permesso). Non è questo l'unico caso di pensiero unico concesso in nome dell'unico Dio. Il tumore peloso (così Daoud definisce il salafismo) è entrato nei riti algerini, nell'abbigliamento, la carnagione e le cure odontoiatriche. Il tempo è segnato dalla preghiera e non più dalla puntualità. Lo scopo della vita è la morte, non la vita. È sul pensiero binario halal / haram che si basa il Teo-populismo: la crociatizzazione dell’occidente anti-islamico, l'ossessione di un complotto ebraico in tutto il mondo, la promozione dei modelli islamici nella moda, nei riti, nella sessualità, nel celibato, nel matrimonio. 
Il paese è  velato, niqabizzato, schiavo del bullismo e trasformato in una stazione di monitoraggio del sedere femminile, attraverso sermoni umilianti e medievali". 

Questo è il Nord Africa, da cui vengono alcuni dei molestatori di Colonia. Molti di questi fenomeni sono più o meno osservabili nelle nostre comunità musulmane locali. Alcuni esistono già da tempo Non dobbiamo lasciarci intimorire dal poter risvegliare sensi di colpa nelle élite progressiste e dalla loro ovvia denuncia di islamofobia (Daoud), in particolare da parte delle associazioni islamiche, della Sinistra e dei Verdi. Non dobbiamo lasciarci intimorire perché sono gli stessi musulmani, i musulmani "cercatori di libertà" ad essere altrettanto "islamofobi" come noi quando, invece di sottomettersi ad esso, criticano un Islam nemico delle donne, degli stranieri e del dissenso.

(tradotto da: articolo originale)

23 commenti:

  1. Amichetta22:24

    Anche questa è fantastica, illuminante:
    http://www.liberoquotidiano.it/news/politica/11868951/souad-sbai-islam-pietro-senaldi-donne-italiane-velo-.html

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    1. Bellissimo. Verissimo.

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    2. D'accordo, anche d'accordissimo, ma attaccarsi a Salvini o Berlu non ha futuro, perche' non vedo comunque alcun progetto, alcun modello. L'allearsi col meno peggio, il turarsi il naso e votare, ecc. non mi sembra possa funzionare. Alternative? Andrebbero create, ma non in area destra, sembra terreno fertile ma e' un inganno, il raccolto sara' avvelenato. Possiamo anche dire che in tempi difficili servano regole forti, ma e' solo un minimo aspetto di un progetto globale di rinascita e progresso. Il solo manganello si abbatte sempre sulle stesse teste, non e' la soluzione. Infatti si legge una contraddizione, per combattere delle odiate ed ottuse regole si invocano altre regole, un altro ordine. Un nuovo autoritarismo al posto di un vecchio autoritarismo, bella roba.

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    3. Aggiungo un doveroso GRAZIE a Lameduck per il suo lavoro.

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  2. Questi discorsi mi infliggono una profondissima noia. Noi ci siamo già passati, nel bene e nel male, decenni fa. Non provo alcuna empatia, sono problemi loro. E' come se dovessi rimettermi ad occupare delle tabelline perchè qualcuno pasticcia ancora con la aritmetica elementare. Che si fottano.

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    1. Certo, dovrebbero fottersi. Ma a casa loro. Il problema è quello spiegato nell'articolo segnalato da Amichetta, che invito a leggere.

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    2. Un articolo di tutt'altro taglio. Ti ringrazio per avermi spronato a leggerlo. Il primo è puro piagnisteo, il secondo, da Libero, è affilata intelligenza e assertività.

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  3. Anonimo10:12

    In entrambi gli articoli si parla, correttamente, di salafismo.
    Finalmente, iniziavo a pensare che fosse una battaglia persa.
    Non conoscevo la signora intervistata da Libero, ma ha le palle.
    MATTEO

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  4. Anonimo12:34

    trovo questo articolo prolisso oltre che sterile. Pagari poteva essere un ottimo contributo alla discussione ventanni fa , ma adesso le discussioni non servono piu'; servono decisioni e purtroppo le decisioni di "chi comanda" le vediamo benissimo :-(

    E poi vi vedo da parte dell' autore ( palesemente di sinistra) l' ennesima conferma del "teorema pajetta" per cui la sinistra non sbaglia mai anche quando non puo' piu' negare i suoi errori.
    ws

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    1. Invece mi pare che, correttamente, Schirmbeck bastoni il buonismo della sinistra senza indulgere a pietà nei suoi confronti.

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  5. Anonimo13:46

    Ti riferisco un'esperienza personale. Gia' molti anni fa (era il 2004 o giu' di li'), fresco delle letture fallaciane, un amico mi diceva che quando discuteva di questioni simili con amici ebrei rimaneva sconcertato. Da un lato, l'Islam veniva visto come un problema, dall'altro, quando si discuteva della libera circolazione di uomini e merci, si trovava di fronte all'esaltazione di Solimano e della sua giurisdizione; del fatto che era assolutamente normale che folle di cristianofobi ed odiatori del cosiddetto Occidente vi entrassero a piacimento. Di espellerli nemmeno a parlarne: mica c'e' il nazismo in Europa. Poi le cose sono andate via via peggiorando, ma sulla libera circolazione di queste moltitudini non si puo' ancora discutere oggi. Io stesso ho notato come folle piu' silenziose di genti che islamiche non sono, siano state collocate in Italia ed abbiano quasi interamente ripopolato interi paesi un tempo disabitati. Oltre a tutte le giustissime considerazioni circa la cultura islamica, ci ritroviamo con interi paesi popolati da cristianissimi sudamenricani di varie nazionalita'; i quali, nelle citta', si organizzano in bande sanguinarie che dettano legge e nelle cui zone di competenza non entra nemmeno la polizia. Allora: di che stiamo parlando ? Facciamo una crociata all'Islam senza la benedizione del Papa ? Ma mentre indiciamo la Crociata continuiamo a far entrare folle di infedeli ? E quegli altri cristianissimi li arruoliamo nella crociata-senza-papa ? Il fatto e' piu' semplice e brutale: i musulmani vengono inseriti per giustificare tutte le campagne del MO e con tutti gli altri concorrono alla nostra sostituzione. Premesso che chiunque sia dotato di un minimo di buon senso non possa che giudicare l'Islam assolutamente incompatibile con l'assetto occidentale odierno, nondimeno, la questione non e' solo culturale: e' antropologica. La pianificazione delle elites prevede la sostituzione degli europei ovunque questi siano: anche nelle americhe e in Australia. La diffusione dell'Islam e' utile alla rimozione di culture e tradizioni di origine cristiana. E' un acceleratore. Ma chi odia cosi' profondamente la cultura occidentale di origine cristiana, oppure l'eredita' greco-romana ? I musulmani ? Puo' darsi, ma non sono i soli, ne' i piu' potenti. La domanda senza risposta rimane sempre la stessa: chi, agli inizi di ogni secolo, almeno da tre, da il via a destabilizzazioni su vasta scala ? Chi ha dato il disco verde a moltitudini che prima se ne stavano quietamente in casa loro e ne cura lo spostamento con una logistica perfetta avvalendosi di normative specificamente preparate all'uopo in sede ONU e nei rispettivi stati membri ?

    G.Stallman

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  6. Che dire, per me tutto questo è semplicemente già detto e ridetto.
    Ho scritto più di un post e molti commenti in giro per il web dicendo le stesse cose già da tempo, cioè da quando ho iniziato a notare una certa serie di segnali sia piccoli che grandi.
    In parte ha ragione Stallman quando dice che arrivano da ognidove, ma vi sono differenze sostanziali.
    I sudamericani, o quelli dell'est asiatico non vivono permeati dalla religione. A parte qualche setta e gli ebrei ortodossi (che per altro sono concentrati psicologicamente su una ristretta area della terra, la palestina) i mussulmani con una buona dose di "gene arabo" sono gli unici che hanno nel loro intimo la conquista religiosa--e quindi giuridica--della terra.
    La cosa sarebbe ridicola non fosse che hanno una parte della loro personalità che è fuori controllo e che potrebbe decidere da un momento all'altro che non ti sei espresso col dovuto timore nei confronti del loro libro.

    Guardate che questa cosa va capita; la maggior parte degli abitanti di una vastissima zona della terra che occupa il Centro-NordAfrica e che seguendo all'incirca quel parallelo arriva fino in India NON LEGGONO CHE UN LIBRO!

    Tutti a parlare di cultura quì, cultura là, moderati, etc bla bla etc.

    E' una enormità cui è difficile portare alla giusta attenzione le persone.
    E infatti poi sbucano quelli dei sillogismi a pene libero.
    Ho capito, anche da noi ci sono molti che neanche uno ne leggono, ma in tanti si e quando provano a uscirsene con ragionamenti a cazzo di solito li si rimette in riga.
    Là no, punto.

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  7. Anonimo19:25

    Io non intendevo generalizzare, solo offrire un punto di vista diverso. Cio' che tu dici riguarda la pericolosita' dei soggetti, io mi riferisco alla colonizzazione del territorio. A questo proposito la questione si puo' ribaltare. I magrebini e i loro sodali immessi a forza dai nostri governi sono per lo piu' nullafacenti. se li togli dal contesto urbano nel quale vivono, per la maggior parte, di piccola criminalita' (ma mai di accattonaggio come i negri), vanno in un'altra citta', non nelle campagne. Tra questi ci saranno certo i musulmani di ritorno ancora piu' radicali, ma la cifra e' sempre la stessa: dalla citta' non escono perche' non sanno fare un cazzo. Almeno nella maggioranza dei casi. Invece, i sudamericani conoscono la campagna e la coltivano. Sono abituati a sacrificarsi e vivono in gruppi molto coesi. Dal punto di vista della colonizzazione del territorio sono peggio i primi o i secondi ? Io credo che sarebbe meglio considerare l'immigrazione senza attribuirle caratteristiche esterne: religiose o politiche che siano. Il punto di vista deve essere quello della nostra Legge che distingue solo tra cittadini e stranieri. Una volta accertato che non ci serve mano d'opera straniera e che i proprietari della SPA Italia sono gli italiani, non c'e' alcun bisogno di stare al gioco del Saladino. Voi ve ne andate in quanto stranieri, senza alcun malanimo, ma solo perche' non c'e' bisogno di voi qui. Semmai ce ne sara' vi richiameremo. Per quanto riguarda lo straniero che delinque, sara' espulso e impossibilitato a rientrare in Italia. Questo nel mondo fantastico di quando ci riprenderemo cio' che ci e' stato tolto, ma andarsi ad imbarcare in una crociata mentre l'affluenza aumenta e con un Papa come questo e' suicida. I cazzi dei loro profeti non ci riguardano e men che meno devono riguardare le nostre istituzioni. Se hanno abitudini primitive non devono nemmeno affacciarsi ai nostri confini. Il problema del rimpatrio sara' grave ed oneroso in termini economici, politici e forse militari, ma dovra' essere affrontato tutto insieme. Tanto queste comunita' non legano tra loro e si scannano regolarmente, almeno dalle mie parti.

    G.Stallman

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    1. Beh, se dalle mie righe risulta che intendo un qualsiasi tipo di crociata allora mi sono espresso veramente male.
      Io la penso come te.
      Senza la nostra ricchezza tornerebbero a pascolare caproni e cammelli.
      Mi preoccupano di più perché hanno un minimo denominatore comune che li esalta, ma al di fuori delle nostre terre mi lasciano indifferente, si scannino pure.

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    2. Anonimo07:14

      Non mi sembra che tu abbia parlato di crociate, ma se l'identificazione del problema e' di tipo religioso il risultato non puo' essere che questo. Io credo che si aggiungerebbe problema a problema, anche perche' il sentimento religioso in Europa si e' affievolito fino quasi a sparire. Quindi mancherebbe la motivazione e mancherebbe l'istituzione preposta. Fino a qualche anno fa pensavo anch'io in questi termini, ma oggi ho cambiato idea. L'unico metodo veramente funzionante e' il richiamo alla difesa contro l'invasione, il che metterebbe d'accordo tutti senza distinzioni politiche. Ovviamente, invece di imbarcarsi per l'inferno della guerra porta a porta e' auspicabile riprendersi lo Stato e farlo lavorare per i suoi veri proprietari. Previa un po' di pulizia di primavera nei ranghi.

      G.Stallman

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    3. Scusa ma non capisco.
      Io non ho questioni religiose, gradirei piuttosto non le sollevassero gli altri.
      Se nessuno sollevasse questioni religiose potremmo finalmente occuparci di altro.
      Ma le moschee non le voglio fare io, così come alle nostre tradizioni piace fare il presepe etc etc e nessuno dovrebbe rompere il cazzo sulle nostre tradizioni, soprattutto perché ?se a me dessero fastidio le zucche antropomorfe allora dovremmo forse vietarle?
      L'ho già detto; sono perfettamente d'accordo con te, se vuoi vivere qui rispetta le nostre tradizioni e finita lì, sennò bisognerebbe farti correre.

      Faccio certi ragionamenti per smontare dei paradigmi che sono delle supercazzole ben strutturate. La mia è metareligione subita.
      Quanto all'individuo, me ne occupo non in quanto tale--cioè ontologico, ma in quanto parte di un organismo sociale, cioè olistico (guarda che di base abbiamo un pensiero simile).

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    4. Ecco il caso di oggi:
      http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/2016/01/20/news/sale-sul-tetto-per-protestare-contro-la-famiglia-non-vuole-sposare-un-uomo-di-64-anni-1.12810521?ref=hfpitsel-1
      A quanto si legge nell'articolo hanno pure avuto il coraggio di ventilare alla ragazza un "ritorno in famiglia" invece di impacchettarli all'istante e imbarcarli sul primo aereo, dando di conseguenza immediato appoggio alla ragazza e protezione da future ritorsioni (tanto quelli non mollano!). Dopo alcune centinaia di "rimpatri" la musica di sicuro cambierebbe!

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    5. Anonimo13:05

      Puo' darsi che non mi sia spiegato bene. Il taglio (religioso o laico) non lo diamo noi. Va da se' che quando ne accettiamo l'assunto, foss'anche per levarci un problema dalle palle, ci castriamo da soli. Se per lo Stato "laico" c'e' "liberta' religiosa" ti devi cuccare tutto quello che passa il convento e garantire i diritti che cio' comporta: moschee e tutto il resto. D'altronde, l'alternativa basata sul cosiddetto scontro di civilta', non e' possibile dacche' la Chiesa cattolica ha cominciato gia' da quel di' i piagnistei sulle crociate, i "mai piu'" e tutto il resto. Quindi, ricapitolando, lo Stato laico te la mette in c sbandierando gli stessi principi che valevano ieri e che pretenderebbe di fare valere anche oggi come se nulla nel frattempo fosse cambiato. L'autorita religiosa rinuncia a difendere la propria dottrina dai suoi "deviazionismi" (o eresie), anzi cambia l'acqua nella quale pescava Pietro con acido solforico sorprendendosi del fatto starno che di pesci non se ne pesca piu', come se l'una cosa non fosse conseguenza dell'altra. Quindi, dato che siamo in uno Stato concordatario, e solo con pretese laiche, lo pigliamo laggiu' in ogni modo a meno che non cambiamo registro. La soluzione ? E' "altra". Al di fuori del contesto statuale odierno o di quello religioso. Anzi, proprio se si vuole mantenere uno straccio di cultura laica bisogna liberarsi del problema stesso. Al che, nessuno ti chiedera' piu' la moschea o di cambiare il calendario. Lo Stato laico declinato in regime di libera invasione e' il problema, non la soluzione.

      G.Stallman

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    6. Anonimo13:21

      ps
      2 possibili soluzioni: 1) riprendersi lo Stato e chiedere a Putin l'affitto di un pezzettino di Siberia per mandarvi in vacanza sine die i "nostri". 2) Farsi eleggere Papa e indire una Crociata con tanto di Olio santo e vedere chi ci sta.

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    7. ERRATA CORRIGE: stamane l'articolo cartaceo spiega che la ragazza era sotto protezione e allontanata dalla città dei suoi persecutori. Inspiegabilmente ha fatto un gesto pubblico permettendo così ai suoi (eventuali) aguzzini di sapere dov'è.

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    8. Mah, io ragiono che le religioni non devono rompere il cazzo; quindi quello che c'è resta in quanto storia antropologica con annessi e connessi.
      Cristiani lo siamo nolenti per il fatto che, come cerco di spiegare spesso, la cultura è anche natura e come tale è in divenire.
      Però, da ora in avanti bisognerebbe iniziare a collocarla, la religione ben inteso, come uno dei passaggi obbligati della storia umana, risalente al periodo in cui i gruppi umani iniziavano ad abbondare e le lotte per le risorse creavano più danni che guadagni. E' così scattata, nelle profondità dell'animo umano l'esigenza di dare una spiegazione alla crescente consapevolezza relativa dell'ignoto e sedare l'istinto omicida (non ha funzionato bene, quindi va cercata una nuova soluzione: si accettano volontari ;))

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  8. Particolarmente ridicolo e sorosiano l'auspicare una risolutiva rivoluzione sessuale: non è la rivoluzione sessuale che porta il cambiamento bensì il cambiamento che porta la rivoluzione sessuale. Senza considerare che senza una emancipazione generale della società il sesso è solo la droga per i poveri, poveri su diversi piani.

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  9. Anonimo10:39

    Accade in Italia, al Nord. Una donna marocchina non può fare neppure un ballo di gruppo (tipo quelli in stile irlandese dove il partner cambia ad ogni ritornello).L'unica velata, autoisolatasi. Ed i suoi occhi dicevano tutto di cosa provava dentro.

    Hart

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