Pagine

mercoledì 20 gennaio 2016

La guerra mondiale permanente


Il più grande successo della globalizzazione (metafora glamour del concetto di modo di produzione globalizzato) è stato quello di celare ai popoli, grazie alla manipolazione dei media e la creazione di una realtà virtuale che di fatto ci fa vivere immersi nella propaganda, il fatto di vivere in perenne stato di guerra. Il senso della Matrix è proprio questo. La più grande menzogna degli ultimi decenni è l'illusione della Pace.
L'inganno e la beffa. Come il consegnare premi Nobel  proprio in nome di quella pace fittizia ad entità che perseguono la guerra e il genocidio in maniera continuativa, da almeno quarant'anni. 

Se non siete ancora convinti di essere in guerra vi chiedo:

- in quale altra circostanza storica se non la guerra i popoli vengono costretti sotto il tallone di ferro di un occupante straniero attraverso un governo collaborazionista?
- la gente comune (d'ora in poi in senso orwelliano) è costretta a vivere nell'incertezza del proprio futuro economico, con lo spettro della perdita dei propri beni e perfino della casa in cui vive?
- è sottoposta ad una tassazione di guerra, dove l'oro alla Patria (pardon, alla Banca) è ormai consuetudine?
- nel linguaggio del potere dominano l'imperativo categorico, l'ineluttabile, l'irreversibile e la mancanza di alternative?
- la comunicazione dall'alto verso il basso è al 99% propaganda?
- viene perpetrata sistematicamente la lotta a qualunque tipo di identità?
- il privato è ormai stabilmente pubblico?
- la pseudospeciazione culturale ci riguarda personalmente?
- la gente comune perde il lavoro ed è costretta ad arrabattarsi, con la prospettiva di un futuro da retrocessi nella povertà?
- si rimanda qualunque decisione riguardante il proprio futuro perché non si sa che vi sarà mai per noi e per i nostri figli un futuro?
- la depressione è ormai anch'essa permanente (e viene sapientemente coltivata e cristallizzata)?
- la gente comune perde la propria tranquillità domestica a causa dell'invasione del proprio territorio da parte di stranieri arruolati sotto la bandiera del diritto di preda?
- le donne cominciano a temere di far parte di questo diritto di preda, tipico dello stato di guerra?
- gli indici di mortalità iniziano ad assomigliare a quelli del tempo di guerra?
- esistono dei profughi e noi stessi cominciamo a temere di doverlo diventare?
- vengono organizzati trasferimenti di massa di popolazioni senza che ne sia chiaro lo scopo e sia stabilita precisamente la loro destinazione?
- si risente, nella comunicazione ufficiale, la parola deportazione?
- si affaccia la possibilità della perpetrazione di un genocidio che, la storia insegna, può essere facilmente implementato quando sussiste uno stato di guerra e vengono soddisfatte le condizioni di cui sopra?
- non è chiaro chi sarà l'oggetto di questo genocidio ma possiamo intuirlo?

E ancora, rispetto alle guerre convenzionali del passato, come circostanze aggravanti:

- si ha la netta percezione che nessun esercito stia combattendo per difenderci. Anzi, gli eserciti sono stati eliminati, tranne quello dell'invasore, e che si tratti di una guerra asimmetrica dove si suggerisce che noi potremmo essere coloro che sono stati designati come gli sconfitti?
- che non esista nemmeno uno straccio di Resistenza che si opponga militarmente all'oppressore?
- che l'entità suprema a capo della propria grande religione di riferimento, sussistendo oltretutto, all'interna della guerra permanente, un parallelo scontro tra religioni, stia dalla parte del nemico?
- che il concetto di stabilità, continuamente ripetuto, rimandi, più che alla stabilità statica, a quella dinamica dello stato di rivoluzione, di conflitto permanente?



11 commenti:

  1. Eh! Che fare?... A che ora è la rivoluzione? Come si deve venire? Già mangiati?

    RispondiElimina
  2. Sun Tzu attacco stategico .1)In guerra è meglio conquistare uno Stato intatto. Devastarlo significa ottenere un risultato minore. 3)Ottenere cento vittorie su cento battaglie non è il massimo dell’abilità:vincere il nemico senza bisogno di combattere, quello è il trionfo massimo.

    RispondiElimina
  3. Anonimo20:43

    EUrss
    ws

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anonimo21:18

      Sun Tzu però era un cazzaro, e non capiva niente di strategia



      Cinergro

      Elimina
  4. Lo spiega bene Cesare Pozzi in modo sintetico e chiaro in uno dei due goofy cui ha partecipato mi pare.
    Riassumo malamente: Una volta le guerre erano palesi perché oltre alla terra (e i suoi abitanti) e all'oro non c'era altro modo per soddisfare nuove esigenze demografiche. Oggi, con l'avvento della moneta fiat (anche se a me pare più bmw mercedes) la guerra si è spostata su un'altro livello. Tanto alla fine dei conti il senso è il medesimo; far lavorare qualcun'altro che produca beni capitali e usufruire te della ricchezza che ne risulta.

    Mi son sempre stupito della estrema semplicità di fondo delle reali dinamiche di base.
    E ci sono supercoglioni che auspicavano, e ancora oggi ci credono, l'entrata nell'euro a mille lire.
    Quando Bagnai dice; "Siamo in guerra!". In tanti pensano sia metaforico...

    RispondiElimina
  5. Molte delle voci elencate hanno afflitto l'umanita' da sempre. La discontinuita' e' l'elevatissima, unprecedented qualita' della vita conseguita dalla maggioranza delle popolazioni occidentali nel secondo dopoguerra. Molte delle voci riguardano semplicemente lo struggimento per la perdita di tale status.

    RispondiElimina
  6. Amichetta14:59

    ...In pratica la "durezza del vivere"?
    Già sentito.

    RispondiElimina
  7. Anonimo06:35

    Io credo che sia perche' siamo abituati a considerare la Guerra come lo scontro tra Stati nazionali, o comunita' organizzate che si fronteggiano. I nostri parametri sono quelli delle due guerre mondiali, anche se la IIa gia' si sottraeva ai canoni classici. Invece, dopo la fine della IIa un nuovo ordine internazionale era gia' stato raggiunto. Se non ci sono eserciti e fronti, se non c'e' l'artiglieria e i bombardamenti a tappeto non c'e' guerra. Se masse esorbitanti di stranieri si spostano ovunque in barba al diritto internazionale, anzi, con l'avallo di organizzazioni come l'ONU, non c'e' guerra, a patto che non siano armati. La guerra guerreggiata e' tecnologica e si fa a distanza, con rarissimi casi di scontro diretto o corpo a corpo. Anche gli scontri che potrebbero somigliare a quelli del passato sono gestiti piu' in termini polizieschi che militari. Il tutto, perche' esiste una consuetudine internazionale per cui si puo' agire ovunque nel mondo senza gli impicci diplomatici di una volta: contatti tra ambasciatori e dichiarazioni formali dello stato di guerra. Il presupposto e' che l'assetto mondiale sia gia' una realta' e gli scontri avvengano solo per sedare ribellioni locali che il piu' delle volte vengono provocate ad arte per consolidare posizioni ancora precarie. Formalmente esistono ancora gli Stati nazionali, ma sostanzialmente si fa come se non ci fossero gia' piu'. Ma questo accadde gia' dacche' gli USA si affacciarono sulla scena internazionale. Loro non dichiarano guerra, col che, non considerano gli altri Stati legittimi interlocutori: solo barbari da convertire. E l'ONU, degno erede della Societa' delle Nazioni, mostra oggi chiaramente di essere cio' che e': non luogo di trattativa e di composizione dei conflitti tra Stati, ma luogo nei quali gli Stati si dissolvono in un'unica entita', conservando l'assetto formale (libera autodeterminazione dei popoli) e sempre piu' svuotandolo di sostanza. La percezione dello stato di guerra o pace e' ancora un altra questione che ha a che vedere con la psicologia delle masse e l'uso dei mezzi d'informazione. Ma si fa sempre piu' strada la convinzione che ribellarsi al governo mondiale sia illegittimo e criminale.

    E' un bel casino.

    G.Stallman

    RispondiElimina
  8. Articolo un po' lunghetto, ma consiglio di leggerlo fino in fondo:

    http://www.spyculture.com/clandestime-069-political-correctness-gone-mad/

    RispondiElimina

SI PREGA DI NON LASCIARE COMMENTI ANONIMI MA DI FIRMARSI (anche con un nome di fantasia).