"Una Babele abitata da para-gnostici, dove ognuno si sente ormai libero di esprimere la propria carica eretica e creatività scismatica [...] e la disobbedienza al Papa è il prerequisito per una gigantesca transizione di genere verso la gnosi, comprendente l'individuazione di un "demiurgo malvagio" che, nel caso dei tradizionalisti, è sempre il papa precedente."
martedì 1 luglio 2025
HIC SUNT LEONES (UN PO' TROPPI)
domenica 22 giugno 2025
IN DUBIO PRO LEO
lunedì 9 giugno 2025
TRENTA GIORNI DA LEONE
21 giugno 2024 - Il card. Pietro Parolin inaugura la sede della CCEE a Roma. Al suo fianco il futuro Papa Leone XIV Robert Francis Prevost. |
Decisamente più interessante è la posizione di coloro che, venuti a conoscenza dell'illegittimità di Bergoglio e avendola denunciata attivamente, invece di optare per il dubbio ed invocare la necessaria trasparenza a riguardo, senza alcuna prova o certezza che potrebbe venire solo da un atto ufficiale della Santa Sede, propugnano la teoria dell'illegittimità, diciamo, ereditaria di Leone. Il dubbio è sempre lecito ma qui si cade in un curioso fenomeno. Dopo la morte fisica di Bergoglio, sembra che non si abbia il coraggio di lasciarlo andare per sempre verso il destino che Dio ha previsto per lui, con il rischio che possa sopravvivere come Eggregoro, come forma pensiero ancora in grado di far danni. Il migliore rimedio esorcistico in questo caso è richiedere a gran voce l'atto di trasparenza a chi di dovere su Leone XIV, per chiudere subito la questione e non trascinarla nuovamente per anni. Gli strumenti per riconoscere gli antipapi stavolta li abbiamo e non abbiamo paura di usarli.
Spenderei ora gli ultimi spiccioli di attenzione verso il mondo tradizionalista, questo blocco settario granitico-farisaico inamovibile dal 1958, per il quale chiunque si affacci dalla loggia delle benedizioni, papa o antipapa, fino a Robert Francis Prevost compreso, non può più essere considerato legittimo per il peccato originale del Concilio Vaticano II. La questione della legittimità canonica e del valido conclave non interessa loro minimamente e del resto essi stessi definiscono la situazione della Chiesa come "senza soluzione", nonostante invochino un papa della tradizione "che li confermi nella fede". Viene il dubbio che perfino Nostro Signore alla sua seconda venuta verrebbe appellato di modernista, eretico e postconciliare. Essi nel frattempo peccano di superbia accusando di eresia tutti i papi dagli anni '60 in poi. A che serve questa posizione? Quale alternativa può mai offrire oltre ad un provvidenziale stallo messicano in forma di assist a tutto ciò che di devastante è stato fatto alla Chiesa, inclusi i dodici anni di Bergoglianesimo, equiparando di fatto il dialogo tra le religioni al culto della Pachamama e l'adamantina teologia di Ratzinger ai meme di Luce, la mascottina dolce? Leggere le analisi di Radio Spada de Foco su Leone XIV è per l'ennesima volta sconfortante.
Quali sarebbero i meriti di Viganò tali da meritare il perdono? Egli ha detto peste e corna di Bergoglio, lo ha definito "non-papa e anti-papa" ma evitando accuratamente di spiegare perché e rifugiandosi anche nelle ultime affermazioni in quella ridicola invalidità per vizio di consenso che serve unicamente ad evitare di dare il dovuto credito al gesto apocalittico di Benedetto XVI, il quale è stato da lui ripetutamente definito eretico e modernista nonché autore del Papato Scomposto, vera e propria interpretazione teologico-teratologica del suo gesto cristico, divulgata senza problemi su siti e social compiacenti. Un conto è denunciare un antipapa, un altro è ergersi a giudici degli ultimi legittimi e perfino santi Vicari di Cristo ai quali si deve solo obbedienza.
Chi meriterebbe senza dubbio la piena riabilitazione e cancellazione della riduzione allo stato laicale sarebbe piuttosto don Fernando Maria Cornet, colpito dalla sanzione per aver scritto un libro documentatissimo sull'invalidità della rinuncia di Benedetto XVI e dell'elezione di Bergoglio, dove ha rivelato quella faccenda della sparizione del certificato di diaconato dell'ex arcivescovo di Buenos Aires che potrebbe suffragare ipotesi clamorose sulla evidente astensione forzata di Bergoglio dal celebrare la S. Messa.
Tornando a Viganò, la sua reazione all'elezione di Leone XIV è stata molto meditata ma non pare scostarsi dal giudizio riservato ai suoi predecessori. L'implacabile livella viganiana così si è espressa il 24 maggio scorso, riportata in un articolo di Aldo Maria Valli:
«La conferma di un eretico notorio alla cattedra di San Gallo in Svizzera; la nomina di una suora come segretario di Dicastero in linea con la nomina di una Prefetta da parte di Bergoglio; i ripetuti richiami ai documenti ereticali del predecessore e al Concilio Vaticano II; le dichiarazioni su ecumenismo e sinodalità e infine l’accettazione della frode climatica pongono Robert Francis Prevost in evidente e inquietante continuità con il predecessore, e non saranno certo la stola e la mozzetta a cambiare la realtà».
Come volevasi dimostrare. Perseverare autem diabolicum.
sabato 17 maggio 2025
A PADRE FARE', UNA FILIALE PEER REVIEW
"Dalla morte di Benedetto XVI, a nessun altro che non sia eletto da un valido conclave, con cardinali di nomina legittima (pre 2013), si può trasmettere il munus petrino.".
"Queste sono solo prime impressioni a caldo. Sono contento perché al 75% credo che la legittima successione petrina sia stata restaurata.Finché non arriva una prova inequivocabile del fatto che Leone XIV sia stato eletto dai veri cardinali non posso considerarlo al 100% un legittimo papa. Però credo che se è un legittimo papa gradualmente farà verità con la saggezza di un padre."
"Il mio è un cauto ottimismo sul fatto che Leone XIV possa essere un legittimo pontefice e che sia stato eletto dai 25 cardinali elettori di nomina pre2013 perché appunto ricordiamo che solamente l'elezione da parte dei veri cardinali lo renderebbe un vero papa con il munus Petrino, questa investitura di origine divina che è fondamentale per i cattolici..."
c) Nell'intervista a Stefano di Radio Radio, L'elezione del nuovo papa Leone XIV del 9 maggio, Cionci altresì afferma:
"...il punto è sempre quello: lui [Leone XIV] il Munus ce l'ha o non ce l'ha: è un vero papa o non è un vero papa e questo dato ve lo può fornire solo lui stesso divulgando i verbali della sua elezione e facendo sapere al mondo che lo hanno votato, come mi auguro, solamente i 25 cardinali aventi diritto. [...] C'è un dogma che si chiama dell'indefettibilità della Chiesa che dice che la successione petrina sarà perpetua ma questa successione avviene solo in un conclave regolare, non avviene in conclavi inciucio, in pastette in cose che vanno contro la legge perché se si va contro il diritto canonico si va contro il diritto divino."
mercoledì 14 maggio 2025
COME USCIRE DALL' INDETERMINAZIONE DI PAPA SCHROEDINGER X (NEL SENSO DELL'INCOGNITA)
sabato 26 aprile 2025
IL MORDKOMPLOTTISMO DI LIBERO
"Il mistero del Camerlengo e dell'orologio del Papa". Gaston Leroux scansati che dobbiamo smontare subito il Mordkomplott di Bergoglio basato su presunte discrepanze nell'orario della morte tra l'annuncio ufficiale affidato al Camerlengo e le dichiarazioni rilasciate ai giornali dal medico del Gemelli che aveva avuto in cura Bergoglio. Ricostruendo i fatti come riportati dal medico, Francesco, sveglio o già in coma, comunque non in buone condizioni, attira l'attenzione del suo assistente personale verso le 5:30. Costui allerta il medico che giunge a Santa Marta nel giro di 15-20 minuti. Facciamo che siano a quel punto le 6:00. Il medico si accorge dell'ictus e, come dichiarerà nell'intervista, si tratta di un evento che può condurre il paziente alla morte nel giro di un'ora. Cosa che quindi potrebbe essere avvenuta verso le 7:00.
Ora, è consuetudine che, se il medico interviene a breve distanza dall'exitus, l'ora del decesso possa coincidere con l'orario della constatazione del decesso, ovvero l'orario in cui il medico redige materialmente il certificato di morte. Prima di ciò viene eseguito anche il tanatogramma il cui tracciato deve registrare l'assenza di attività elettrica residua, confermando il decesso, e per questa procedura occorrono almeno venti minuti per legge. Per cui, l'orario certificato delle 7:35 è compatibile con la versione ufficiale, come si direbbe nel mondo del debunking.
Quindi se il mistero "che fa discutere i Sacri Palazzi" è tutto qui, non vi è alcun mistero. I tempi tornano, come i conti e diversamente da ciò che accadde con Giovanni Paolo I, sul cui orario di morte la discrepanza tra diverse ipotesi fu di diverse ore, variando secondo le testimonianze, tra le 22.30 e le 5.30 del mattino successivo. Qui si tratta di differenze di pochi minuti e suggerire anche inconsciamente un parallelo con la fine di Papa Luciani, più giovane e non certamente affetto dalla cartella clinica di Bergoglio, non ha alcun senso. Anche perché poi abbiamo visto gli effetti dell'ictus sulla testa di Bergoglio in quei due vasti ematomi parietali non coperti dal trucco forse proprio per confermare e rendere visibile a tutti la causa di morte.
Si, è vero. Ammetto che sulle prime anch'io mi ero meravigliata della repentina dipartita di Francesco. Il fatto è che l'avevamo visto in quell'ultimo incontro con JD Vance, con l'accoglienza un po' sforzata e lo scambio di doni non certo papali ma porti con lo spirito franceschino di sempre; poi l'avevamo visto impartire quella benedizione mozza con un fil di voce e senza nemmeno un segno della croce degno di questo nome fino al culmine di quell'ultimo giro trionfale d'onore in mezzo alla gente che probabilmente è stato il momento più gratificante per una persona così attenta alla comunicazione e al contatto con il pubblico. Dopo una giornata veramente particolare, forse davvero troppo intensa, bum, la notizia.
In realtà ci si dimentica che a quella veneranda età e nelle specifiche condizioni di salute di Francesco, probabilmente tirate allo spasimo da quello che qualcuno ha definito un vero e proprio accanimento terapeutico per portarlo, diciamo così, vivo fino a Pasqua, si è legati ad un filo sempre più sottile e labile.
Piuttosto, ora che la memoria di Francesco è definitivamente affidata alla Storia che deciderà quale posto debba occupare nelle vicende terrene della Chiesa, concentriamoci sul futuro, sul Conclave e sulle grandi questioni irrisolte che dovrebbero interessare in primo luogo i giornali.
Bergoglio fu papa legittimo o antipapa? Benedetto XVI fu costretto alle dimissioni dalla più micidiale entrata a gamba tesa della storia nelle vicende della Chiesa da parte del potere mondano massonico? Benedetto XVI riuscì a conservare il tuo titolo di vicario di Cristo rendendo nullo e invalido il suo successore? Queste sono domande le cui risposte possono influire non solo sul futuro della Chiesa ma di noi tutti.
Un giornale veramente libero e che non ha paura della Verità (quella vera, non la testata rivale) e nemmeno della pluralità del giornalismo, ripubblicherebbe subito l'inchiesta di Cionci nei suoi punti più salienti da qui al Conclave, aprendo finalmente sul mainstream il dibattito sulle dimissioni di Benedetto XVI che si trascina da dodici anni, come ben sa Antonio Socci. Una questione sulla quale bisogna finalmente fare chiarezza. Un giornale così renderebbe un servigio all'informazione e al suo paese, ed eviterebbe di perdersi forse lo scoop del secolo, aggiudicandosi invece quello dell'epic fail, della figuraccia, da qui a Giove e oltre l'infinito.
domenica 20 aprile 2025
"IL MESSAGGIO E' TRONCATO", TANTO GLI ORBI NON SE NE ACCORGERANNO
Ora, io non sono canonista e non mi permetto, ma mi chiedo solamente se sia regolare tutto ciò.
venerdì 11 aprile 2025
ECCE PONCHO
Come è noto, per la prima volta Francesco si è mostrato senza alcun segno del suo status, senza zucchetto, anello o crocifisso, vestito di un paio di pantaloni neri, scarpe nere, una camicia o maglia bianca che si intravvedeva sotto una specie di coperta gettatagli addosso e che sulle prime era sembrata, forse per la presenza dei descamisados che lo accompagnavano, un tributo al Sud America e al mondo dei pamperos. In realtà, era proprio un telo o una coperta atta a coprire pietosamente una mise decisamente inappropriata per la situazione. Un "ma come ti vesti" che va oltre il galateo e la forma e segnala, segnala un sacco di cose.
Escludendo come improbabile che un Bergoglio un po' confuso dalla leggera euforia da ossigeno sia scappato da Santa Marta eludendo la sorveglianza, vestito approssimativamente così come si trovava in casa, e che i descamisados l'abbiano intercettato all'entrata di San Pietro coprendolo con il primo telo disponibile recuperato in tutta fretta perché non prendesse freddo, ipotesi nonno monello in fuga, la presenza delle immagini accuratamente riprese dell'evento dimostrano che la cosa sia stata voluta, sebbene con un certo grado di sorpresa in stile blitz.
Dopo tutto se si vive nella società dello spettacolo, si è in pubblico e si recita un ruolo, allora si curano le movenze e i costumi e vi sono probabilmente uno sceneggiatore e un regista. Quindi è facile dedurre che Bergoglio, che raramente lascia spazio al caso, abbia voluto segnalare qualcosa. Fare insomma quello che gli americani chiamano signaling. Mostrare, segnalare, comunicare qualcosa di preciso, soprattutto per testare la reazione degli spettatori. Bergoglio deve avere meditato sull'atroce dubbio: "Mi si nota di più con il poncho o senza la papalina?" Di certo però non avrebbe mai immaginato che la cosa venisse raccontata dalla stampa suonata al contrario come "voler passare inosservato". E per stupire Jorge Mario ce ne vuole!
Il messaggio è stato chiaro e forte e sintomo di un bel braccio di ferro interno al Vaticano, perché tutti hanno visto un papa per la prima volta non vestito da papa e nonostante poche ore prima, durante la visita privata dei reali inglesi, le immagini ce lo avessero mostrato normalmente con l'abito bianco e tutto. Detto che rimarrò per tutta la vita con la curiosità sul contenuto di quello scatolino rosso nelle mani di re Carlo ma senza essere certa di volerlo veramente sapere, la bizzarria di un papa che sembra potersi vestire da papa solo in casa e non in pubblico è talmente evidente e dirompente che se la si ignora è perché lo si vuole, in maniera cosciente o meno.
Ecco perché bisogna non avere paura e recuperare tutto ciò che ci è stato espropriato. Mollare il ciuccio e imbracciare l'amor proprio e nazionale. Gli shock li lasciamo a coloro che credevano di aver vinto e foreranno la gomma all'ultimo giro e all'ultima curva.
Tornando alla "cumparsita" di Bergoglio, la reazione incredula dei cattolici, che perseverano diabolicamente nell'assurda convinzione che quello che segnala e chiede aiuto ai compari sia veramente il Papa, potrà tramutarsi effettivamente in uno shock quando la verità dell'antipapato verrà a galla ma sarà appunto uno shock salutare. Fino a quel momento godiamoci lo strip poker, sempre più ardito, con tutti i segni pontifici che cadono come i veli di Salomé sotto i colpi del diritto. Ribadita ovviamente la doverosa umana pietà per un uomo vecchio e molto malato.
Nel primo dei due video che mostrano l'entrata del nostro in sedia a rotelle in San Pietro, egli si ferma a salutare un bimbo biondo che poi lo saluta con un "Hi, Papa" o qualcosa del genere. Ecco, se l'innocente ci avesse donato quel fatidico "ma questo signore è senza vestiti, il Papa è nudo!" avremmo avuto il più grande momento "i vestiti nuovi dell'usurpatore" della Storia. La verità sfuggita e dichiarata in piena basilica. Portiamo pazienza, lo spettacolo è solo rimandato.
martedì 1 aprile 2025
LA MESSA UNA CUM OMS: FU LECITA E VALIDA?
"I Dpcm violano la libertà e sono frutto di poteri illegittimi. (…) Il Governo ha agito in maniera confusa e contro alcuni principi base della Costituzione (…) neppure la più terribile delle dittature ha limitato la libertà di andare e venire, di uscire di casa, per di più selettivamente limitata per categorie di persone o a titolo individuale indicate in atti amministrativi».
«L’art. 77, già con l’emergenza terroristica, aveva mostrato i suoi limiti quanto alla tipizzazione delle fattispecie criminali introdotte [...] davanti all’emergenza sanitaria, da affrontare con un diritto di ampia discrezionalità come quello amministrativo, l’art. 77 ha ceduto piuttosto il campo all’art. 78, il quale prevede che, deliberato lo stato di guerra, le Camere diano al governo i ‘poteri necessari’."
A distanza di cinque anni, e alla luce di ciò a cui servì realmente quella sospensione di libertà, siamo forse ancora troppo traumatizzati per renderci pienamente conto di quello che abbiamo subìto, e documentarsi sui fatti di allora equivale a ripiombare in un incubo. Un brutto ricordo che tuttavia dobbiamo superare ma mai dimenticare.
All'interno di tutta una serie di limitazioni della libertà come mai erano state inferte all'Umanità intera, con pochissime eccezioni e con mirate punte di feroce accanimento proprio nei riguardi del nostro popolo italiano, quello fu un periodo nel quale venne di fatto sospeso il diritto all'esercizio della libertà religiosa.
Il 26 aprile, quando il crescendo rossiniano dell'intromissione dell'OMS nella liturgia stabilì che le uniche messe lecite erano quelle funebri seppure limitate a pochi partecipanti - 15 se non ricordo male, la CEI finalmente inviò una nota di protesta e il 7 maggio venne divulgato un protocollo d'intesa con il "Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione (!)" del Ministero dell’Interno dove si stabiliva che «nel rispetto della normativa e delle misure di contenimento dell’emergenza epidemiologica da Covid-19», a partire dal 18 maggio 2020 vi sarebbe stata la graduale ripresa delle celebrazioni liturgiche con il popolo e la somministrazione di tutti i sacramenti, pur tuttavia con espressa esclusione della Cresima!
Il protocollo del 7 maggio 2020 restò in vigore fino alla fine dell'emergenza, fino a quel 1° aprile 2022. Non pensiamo tuttavia che la celebrazione della S. Messa tornasse alla piena normalità liturgica. Vale la pena di riportare alcune perle, tratte da un documento della Diocesi di Milano, intitolato "Protocollo per le celebrazioni Allegato al Decreto del Vicario Generale del 16 giugno 2022".
"Per gli stessi concelebranti si utilizzeranno uno o più calici comuni diversi da quello usato da chi presiede la celebrazione principale e preparati con vino e acqua già prima della celebrazione; i calici e le particole destinate ai concelebranti saranno coperte da un panno o da altra copertura idonea; ogni concelebrante, prima di accedere alla patena e al calice, disinfetterà le mani con gel idoneo; si comunicherà per intinzione, allontanandosi opportunamente dal calice e tenendo in mano un purificatoio – uno diverso per ogni celebrante – che raccolga eventuali gocce o frammenti. Chi presiede la celebrazione purificherà personalmente il proprio calice. - Il diacono si comunicherà sotto la sola specie del pane oppure per intinzione utilizzando per lui un calice diverso (nelle concelebrazioni, sarà quello già previsto per i concelebranti) che lui stesso purificherà mentre non purificherà il calice usato dal chi presiede la celebrazione. - Durante tutta la celebrazione le particole destinate ai fedeli siano sempre ben coperte da un panno o da altra copertura adeguata.LA DISTRIBUZIONE DELLA COMUNIONE - La particola grande, tenuta in mano da chi presiede la celebrazione, sarà interamente da lui consumata. - Chi presiede la celebrazione ed eventualmente gli altri Ministri, dopo che si saranno comunicati, provvederanno ad indossare la mascherina e procederanno a una scrupolosa detersione delle proprie mani con soluzioni idroalcoliche. È possibile usare dispositivi di distribuzione. In caso di contatto tra Ministro e fedele, il Ministro provvederà subito a igienizzarsi nuovamente le mani. - Si consiglia ai fedeli di detergere le mani con soluzione idroalcolica prima di ricevere la Comunione.Per l’Unzione degli Infermi il presbitero usi mascherina di tipo FFP2 o FFP3 senza valvola e, per ungere il malato, rimane l’indicazione di usare un batuffolo di cotone o una salvietta o un bastoncino cotonato biodegradabile. Il Ministro igienizzerà le mani prima e dopo le unzioni."
Oltre a queste, restavano in vigore le già ben note disposizioni generali di legge riguardo alla S. Messa:(cit. "Protocollo per le celebrazioni Allegato al Decreto del Vicario Generale del 16 giugno 2022")
scambio di pace: è opportuno continuare a volgere i propri occhi per intercettare quelli del vicino e accennare un inchino, evitando la stretta di mano o l’abbraccio;
distribuzione dell’Eucaristia: i Ministri continueranno a indossare la mascherina e a igienizzare le mani prima di distribuire l’Eucaristia preferibilmente nella mano (e la mano del fedele);
sintomi influenzali: non partecipi alle celebrazioni chi ha sintomi influenzali e chi è sottoposto a isolamento perché positivo al COVID-19;
igiene ambienti: si abbia cura di favorire il ricambio dell’aria sempre, specie prima e dopo le celebrazioni. Durante le stesse è necessario lasciare aperta o almeno socchiusa qualche porta e/o finestra. I luoghi sacri, comprese le sagrestie, siano igienizzati periodicamente mediante pulizia delle superfici con idonei detergenti;
acquasantiere: si continui a tenerle vuote [erano state svuotate fin dall'inizio dell'emergenza, ndr];
"...diventano strumento indispensabile per il ministro, per evitare rischi di contagio. [...] sono leggere, maneggevoli e non rompono l’ostia.
Non bisogna pensare che l’utilizzo di questo strumento possa contaminare la sacralità della cerimonia eucaristica.
Anzi, è proprio acquisendo comportamenti virtuosi, che preservano noi e gli altri dal contagio, che dimostriamo in modo ancora più efficace il nostro impegno e la nostra fede".
Forse abbiamo un'idea un po' soprannaturalistica della salvezza, che ha poco a che fare con la concretezza della nostra vita?R. - Penso di sì. E in questo senso forse quello che stiamo vivendo è un'opportunità per cogliere davvero che cosa significhi che il Dio con cui abbiamo a che fare ha preso fino in fondo la nostra carne. È una carne che in questo momento può essere malata e dunque anche i sacramenti sono gesti che hanno a che fare con questa carne malata. Dobbiamo riconoscere che abbiamo a che fare con un’umanità che è infettata e che quindi potrebbe rendere quei gesti qualcosa di diverso da ciò che sono, cioè portatori di salvezza. Non possiamo pensare a un Dio che porti la salvezza mentre porta la malattia.