sabato 29 novembre 2025

Magna quaestio tra fantasmi, calunnie e veleni: motus in fine velocior?


La cronologia è uno strumento formidabile per raccogliere ed ordinare fatti al fine di comprendere il corso degli eventi di cronaca e della storia. Il legame consequenziale tra eventi non sempre si è in grado di coglierlo immediatamente ma la cronologia redatta successivamente ci aiuta a farlo e i risultati spesso sono sorprendenti in termini di rivelazione del loro significato palese o velato.

Sempre per la serie "chi ha paura della verità?" vi propongo quindi la breve cronologia di alcuni fatti accaduti nel corso dell'ultima settimana che a me paiono inanellare una bella sequenza di coincidenze riguardo alla magna quaestio e dei quali in parte ho già trattato nel mio precedente articolo.

Vediamo. Giovedì 20 novembre Andrea Cionci lancia la petizione a Leone XIV sulla magna quaestio, una perorazione al Santo Padre in persona affinché venga dichiarata la sede impedita di Benedetto XVI e definitivamente chiarito ogni dubbio circa la legittimità della successione petrina; questione che lo riguarda anche personalmente. Petizione che, tra parentesi, attualmente ha raggiunto più di 3700 firme ma dovrebbe raccoglierne a logica 37.000. Se la piattaforma petizioni.it non ci sta boicottando in qualche modo, allora vuol dire che i fedeli cattolici non si smuovono nemmeno con le cannonate dell'esercito dell'Anticristo alle porte ed è un guaio oltre che una triste miseria da registrare. Forza, firmate.

Ma torniamo alla nostra cronologia. Venerdì 21 novembre il canale Hildegarde de Bingen - Ecole Sainte Hildegarde pubblica uno strano video che contiene una bizzarra e accorata esortazione da parte della signora Emmanuelle ad Andrea Cionci affinché smetta di pubblicare quattro podcast al giorno "perché non ce n'è bisogno" e - come ho già riportato nel mio post precedente - lo esortava addirittura a ritirarsi in un eremo in penitenza e preghiera. Insomma, "lascia perdere". Un video spontaneo o opportunamente telefonato? Lo vedremo in seguito.

Domenica 23 novembre viene pubblicato in forma di motu proprio il nuovo Regolamento Generale della Curia Romana che sancisce tra l'altro il diritto dei fedeli alla trasparenza nella comunicazione con le autorità della Chiesa. Anche questo documento era stato pensato nelle ultime settimane di vita di Francesco, il quale ne aveva autorizzato i lavori con un chirografo, ma vede la luce solo oggi dopo essere stato sottoposto alla supervisione e approvazione di papa Leone XIV. Ebbene, una delle novità rivoluzionarie di questo documento è proprio la certificazione del diritto dei fedeli a vedere protocollate le loro perorazioni e l'obbligo per la Curia Romana di fornire loro obbligatoriamente una risposta in merito. Ciò significa che tutte le petizioni sulla magna quaestio già presentate ma ignorate dalle autorità vaticane potranno essere riconsegnate e, a quel punto, il silenzio da parte della Curia non potrà più essere giustificato.

Bene, proseguiamo. Martedì 25 novembre Andrea Cionci lancia una nuova petizione, questa volta diretta a mons. Georg Gaenswein affinché anch'egli aiuti a far luce sulla questione delle questioni, nello specifico fornendo chiarimenti circa le "precisazioni giuridiche" e "correzioni ortografiche" operate sul testo della declaratio di papa Benedetto XVI. Declaratio che attendiamo tuttora di poter leggere nella sua forma autografa, come in effetti fu pronunciata da Sua Santità.  Anche la trasparenza sul documento più importante degli ultimi dodici anni della vita della Chiesa è giusto che pervenga finalmente alla piena conoscenza dei fedeli. Ho l'impressione che bisognerà appellarsi senza sosta al nuovo regolamento curiale come fosse il nostro "primo emendamento".

Due giorni dopo il documento della glasnost curiale, giovedì 27 novembre ritorna alla carica il canale Hildegarde de Bingen con un video intitolato "Il terribile testamento di Benedetto XVI" sul quale occorre soffermarsi. Si tratta della riproposizione di un vecchio video del canale colombiano Radio Rosa Mistica pubblicato in spagnolo nel febbraio del 2023 e poi nuovamente nel 2024 sul canale PRF Mundo. Si tratta del racconto della visione di una suora colombiana che avrebbe ricevuto, durante un'apparizione di papa Benedetto XVI, la rivelazione degli eventi legati alla sua rinuncia, successiva sede impedita e infine morte. Un racconto già smontato a suo tempo perché francamente irricevibile a causa dell'assoluta impossibilità di controllarne la veridicità, costellato di vere e proprie fantasie lisergiche e assurdità, che culmina con un'atroce accusa proprio a mons. Gaenswein, ovvero quella di essere stato il carnefice attivo di papa Benedetto. 

Permettetemi una brevissima digressione. Nonostante il video ripubblicato da m.me Emmanuelle, tratto probabilmente dal canale in italiano non preavalebunt, sia raccontato da voce umana e non artificiale, per quanto riguarda il suo contenuto tutto il resoconto della suora mi ricorda per associazione proprio uno di quegli esercizi di scrittura prodotti dall'IA in forma di video YouTube che presentano una trama plausibile e presentano nomi, cognomi e situazioni ma che crollano grazie a due semplici verifiche. In quel caso la voce narrante suadente ma un po' metallica scivola sempre sulle sdrucciole. Ovvero il Canada diventa "Canàda" e inoltre, una rapida verifica su nomi e circostanze non fornisce alcun riscontro reale. Tutto inventato. Per giunta questi racconti si ripetono sotto altra forma in decine e decine di video similari. Un esempio è quella della "famiglia cannibale" isolata e dedita all'endogamia, che una volta viene smascherata dall'eroico capitano dei carabinieri in Piemonte e quell'altra da un ranger nel Texas.

Ma veniamo al punto: a chi giova questa sequela di scempiaggini sul "fantasma di papa Benedetto" per giunta presentata in quel modo e come verità rivelata?  E a chi nuoce? 

La tecnica più collaudata di informazione manipolata dalla propaganda, sistematicamente messa in pratica dai mezzi di informazione mainstream, consiste nel mescolare poche prove reali e indizi plausibili a tonnellate di menzogne e fantasie smaccatamente improbabili, al fine di soffocare la verità dei fatti che essi supportano. In questo caso ad esempio gli indizi raccolti nell'ipotesi di un probabile tentativo di avvelenamento subito da papa Benedetto XVI nel 2012 a Cuba viene offuscato dal romanzo gotico nel quale il cattivo è il segretario in combutta con il papa abusivo. Un impianto narrativo che innesca quel meccanismo psicologico che si definisce "spostamento".

La signora Emmanuelle però dichiara di avere le prove della veridicità del testamento trasmesso tramite channeling da Benedetto XVI alla suora colombiana e a quel punto cita una lettera pubblicata nel 2020 da Mons. Viganò su "La Verità" (non ho trovato l'articolo originale intitolato "E' venuta l'ora di chiarire il ruolo di padre Georg" ma solo questa traduzione francese) dove già allora egli accusava mons. Gaenswein di essere stato il carceriere "Gestapo" di papa Benedetto.

Che mons. Viganò c'entri qualcosa direttamente con la riemersione del racconto di fantasmi spacciato per profezia, totalmente irrispettoso di Benedetto XVI e gravemente diffamatorio nei confronti di mons. Gaenswein, oppure la signora Emmanuelle ha solo fatto un'ardita associazione con una vecchia intervista del monsignore contenente uno dei suoi soliti "j'accuse" a salve? Mi piacerebbe scoprirlo. 

In ogni caso, non sarà che le petizioni, nonostante le inspiegabili poche firme, vista la sequenza azione-reazione che provocano, diano veramente fastidio a quei soggetti che, dobbiamo dedurre, temono la verità più della prosecuzione della menzogna tanto da affannarsi a tentare di affossarla? 
Seguiremo gli eventi.

Voi intanto firmate le seguenti petizioni.


1) A SUA SANTITA' PAPA LEONE XIV: LA SUPPLICHIAMO DI DICHIARARE LA SEDE IMPEDITA DI BENEDETTO XVI E/O DI FAR APRIRE IL RELATIVO PROCESSO


2) A MONS. GAENSWEIN: CHIARIMENTI CIRCA “PRECISAZIONI GIURIDICHE” E “CORREZIONI ORTOGRAFICHE” OPERATE SUL TESTO DELLA DECLARATIO

sabato 22 novembre 2025

Non avete più scuse. E' in gioco la verità



Andrea Cionci ha lanciato una nuova petizione che rivolge una supplica diretta al pontefice in carica Leone XIV affinché finalmente emerga e venga rivelata la verità definitiva sulla questione delle dimissioni invalide di papa Benedetto XVI e le conseguenze che essa ha avuto in termini di legittima successione petrina. Soluzione che viene auspicato possa provenire dall'apertura di un processo che chiarisca definitivamente la questione delle questioni. 
 
Partiamo da dati oggettivi, inconfutabili e ormai consegnati alla Storia che giustificano pienamente questa perorazione, che io ho subito sottoscritto. 
Si parla di un papa legittimo, Benedetto XVI, che improvvisamente una mattina di febbraio 2013 dichiara di voler rinunciare all'esercizio del ministerium papale non con effetto immediato ma da una certa data, "lasciando per allora libera la Sede" ma senza mai pronunciare la parola fatidica abdicazione
Si parla di un conclave indetto a papa non morto e non abdicatario che elesse quindi un antipapa e della successiva convivenza forzata e di facciata nella Santa Sede di due papi vestiti di bianco, situazione inedita e più perturbante delle gemelle nel corridoio di "Shining"; e infine di un successore, Francesco, che per tutti i dodici anni del suo mandato, per stessa ammissione dei cardinali promotori dei famosi dubia, poi scomparsi nel porto delle nebbie, ha pattinato sul filo dell'eresia, per concludere infine la sua missione svanendo poco a poco come lo spettro di un pontefice più che un vero antipapa in carne ed ossa.
Si parla infine di un nuovo papa, Leone XIV, eletto ufficialmente da 133 cardinali, ovvero molti di più di quanto richiesto dalle norme della costituzione apostolica vigente ma soprattutto senza che fosse stata chiarita la verosimile natura antiapapale del regno di Francesco, eventualità che renderebbe egli stesso altrettanto illegittimo. Un papa quindi in odore di dubbio e nullità nonostante la sua figura autorevole, pastorale e sempre più popolare ed amata dai fedeli. 

Indagati nel 2013 da qualche intellettuale cattolico poi ravvedutosi o colpito da totale amnesia antero-retrograda ma tenuti sempre all'oscuro dell'opinione pubblica nei suoi significati e scopi, questi fatti sono stati presi in carico unicamente dal giornalista Andrea Cionci che da cinque anni ne è l'unico testimone e divulgatore, assieme ad un pugno di collaboratori resistenti, non resilienti. 

Il perché questa inchiesta non si fermi al fatto compiuto del nuovo papato di Leone XIV ma prosegua senza sosta è perché i fatti storici non chiariti non si riesce mai a consegnarli all'oblio ma devono essere continuamente indagati perché la verità si incarica di seminare sempre nuovi indizi che portino al proprio disvelamento. La verità, come Pollicino, sparge le mollichine che ci riconducono a casa, a chi con l'inganno ci aveva traditi e abbandonati e alla sua coscienza sporca.
La verità storica è una continua ricerca che non mira all'adesione della realtà alla propria ipotesi, come malignano coloro che citerò tra breve, ma alla validazione della stessa, oppure alla sua confutazione, perché qualunque inchiesta seria segue il metodo scientifico, che richiede verifiche, validazioni e risultati replicabili. L'inchiesta non si fonda sul pregiudizio ma sulla ricerca della verità, qualunque essa risulti infine. 

Per giunta in questo caso l'anomalia, la dissonanza cognitiva e spirituale dei due papi e l'incertezza su chi fosse quello vero tra i due, hanno provocato la progressiva dissoluzione della Chiesa nel circo paragnostico lasciatoci in eredità da Francesco - eredità alla quale andrebbe rinunciato senza indugi perché formata da debiti spirituali insolvibili - e infinite derive scismatiche, settarie, in certi casi allucinatorie al confine con la new age. Un mondo pittoresco fatto di papi alternativi, pastori influencer e legioni di fedeli alimentati a devozione emotiva ed emotigena senza freni. Oltre naturalmente ad un diffuso anarcotradizionalismo dove chi è il papa legittimo dopo Pio XII lo decidono le conventicole autoelettesi depositarie della vera fede cattolica. 
In generale una pericolosa deriva gnosticheggiante tra eletti pneumatici adatti su ogni terreno e ad ogni stagione e poveri ilici da sbeffeggiare e irridere senza pietà perché non dotati di illuminazione propria e investitura pleromatica. Una Babele cattolica senza freni, disperante e preapocalittica che solo con un'iniezione di pura logica potrà riprendersi dall'overdose di sé.

Bene, scusandomi per la lunga premessa, veniamo in concreto alle reazioni alla petizione a Leone XIV indetta da Andrea Cionci.  
Secondo voi, si può avere paura che finisca un periodo di non più tollerabile confusione ed incertezza sulla legittimità del Papa e le sue conseguenze sull'intero mondo? Si può essere terrorizzati dalla conclusione di una questione dolorosa protrattasi per ben dodici anni e tre papi? Si può averne paura al punto di schierare tutte le armate a difesa dell'enigma avvolto in un mistero che è diventato il Vaticano per silenziarne la potenziale carica rivelatrice in termini escatologici? Si può essere talmente presi dal panico da osteggiare con ogni mezzo chi implora solo chiarezza, in ultimo con una petizione al Santo Padre?

Vorrei rispondere con un no, perché la scoperta della verità dovrebbe provocare sempre gioiosa attesa e consolazione. Mi tocca però constatare con poca sorpresa e molto sconforto che il trauma sta provocando reazioni abnormi, irrazionali, appunto traumatiche. 

Quest'ultima petizione - che invito caldamente a sottoscrivere in nome della verità - ha seminato il panico nell'agorà di chi conosce benissimo la questione. Non tanto nelle alte gerarchie della Chiesa che sicuramente seguono la vicenda ma silenziosamente e senza mai pronunciarsi direttamente a riguardo come hanno sempre fatto, salvo aver preso atto delle precedenti petizioni e soprattutto dell'istanza depositata in Tribunale. Piuttosto il panico proviene dal mondo che per un certo tempo ha seguito e apparentemente supportato questa ricerca di verità che non è solo finalizzata al ristabilimento della legittimità petrina ma implica anche la questione fondamentale della legittimità del potere. Questione che ai neo-avversari evidentemente non sembra interessare assolutamente. Proprio perché riguarda tutti, anche i laici, la questione dovrebbe interessare a prescindere. E invece no. 

Chi è stato invitato a firmare e divulgare la petizione  sta reagendo come coloro che, messi di fronte alla cura per la depressione o per uscire da una dipendenza, reagiscono aggrappandosi disperatamente alla malattia e ora si sgolano nel bla bla bla urlato coprendosi le orecchie nel tentativo di boicottare l'iniziativa.

C'è chi non raccoglie l'invito e tace, come il Grande Prelato, chi come padre Giorgio Maria Faré lo respinge sdegnosamente al mittente adducendo la motivazione che il testo della petizione non sarebbe formalmente corretto e io immagino perché non è accompagnato da quaranta pagine di note bibliografiche, e chi addirittura si preoccupa dell'anima dell'autore della petizione, invitandolo a ritirarsi in convento su un monte praticando digiuni e penitenze, come ha fatto in un video chi si è autoproclamata Santa Inquisitrice della Sacra Profezia. 
Davvero, è stato come chiamare la scientifica sul luogo di un delitto e vedere apparire tutte le impronte digitali, una dopo l'altra. 

Permettetemi una curiosità, cari ex sodali. Come mai questo generale "abbandonate la nave" e invito a Cionci a lasciar perdere la questione è iniziato proprio subito dopo l'elezione di Leone? Perché era un antipapa, come le vostre certezze incrollabili non si sa provenienti da quali fonti sostengono o perché è proprio il vero Papa in grado di mettervi in riga tutti? 

Vi lascio con questo enigma da risolvere. Intanto vi chiedo un favore.  La salvezza dell'anima è un fatto personale nel quale al limite può intervenire solo un padre spirituale. Se la sua ricerca è solo votata alla verità, non affannatevi a scoprire se qualcuno è credente o meno. Nessuno chiede la laurea in medicina a chi indaga sulla malasanità. Nessuno è "pericoloso" e danneggia delle anime così fragili e dalla fede così traballante da farsi traviare da un'inchiesta giornalistica. 
Suvvia, riprendetevi. Non pregate per la nostra conversione, grazie lo stesso, pregate per la Verità affinché trionfi. Nell'interesse di tutti.

Ecco il link alla petizione. Firmatela, ora non avete proprio più scuse. 



sabato 8 novembre 2025

Il molto rumore per nulla su MATER POPULI FIDELIS silenzia la Magna Quaestio

 


La "Nota dottrinale su alcuni titoli mariani riferiti alla cooperazione di Maria all’opera della salvezza MATER POPULI FIDELIS" pubblicata il 4 novembre scorso dal Prefetto per la Dottrina della Fede Victor Manuel Fernandez con l'approvazione ufficiale di papa Leone XIV, ha stabilito che il titolo di corredentrice attribuito a Maria è "sempre inappropriato" per definire il suo ruolo di cooperazione nella Redenzione.

Questa affermazione ha causato vere e proprie levate di scudi nei soliti ambienti cattolici variamente antagonisti in quanto è stata intesa come il rifiuto del riconoscimento di un titolo che alcuni  percepiscono come scontato e dovuto "perché non può essere altrimenti". Anzi, come se un titolo già assegnato alla Vergine Maria le fosse stato strappato da una nota ufficiale della Santa Sede. Si è trattato di una risposta dettata dal pathos e non dal logos che - come volevasi dimostrare - conferma pienamente la motivazione della nota, dichiarata nella presentazione della stessa: 
"Il presente documento, senza voler esaurire la riflessione né essere esaustivo, vuole mantenere il necessario equilibrio che, all’interno dei misteri cristiani, deve stabilirsi tra l’unica mediazione di Cristo e la cooperazione di Maria all’opera della salvezza, e desidera mostrare anche come questa si esprime in diversi titoli mariani." Mater Populi Fidelis, introduzione, paragrafo 3.  
La precisazione terminologica riguardava anche quei fenomeni o apparizioni già approvati dalla Chiesa dove "la Vergine Maria è denominata col titolo di Corredentrice, Redentrice, Sacerdote, Mediatrice, Mediatrice di tutte le grazie, Madre della grazia, Madre spirituale."

Il documento "Mater Populi Fidelis" fa indubbiamente ordine all'interno di questo tema, risultando ineccepibile circa l'autorevolezza delle fonti che ricostruiscono nella prima parte la storia dei vari titoli attribuiti alla Vergine e dei dogmi che la riguardano e non fa che confermare ancora una volta la prudenza della Chiesa nell'utilizzo di quello tra i titoli che si presta più di altri a fraintendimenti e false interpretazioni.  
Oltre a rimandarvi alla sua lettura integrale, vi segnalo un articolo che ne riassume in maniera esaustiva il contenuto dottrinale. 
Vale la pena comunque citare qui il seguente passaggio del documento, che per altro non respinge affatto la tradizione storica legata al titolo di corredentrice né il fatto che sia stato utilizzato anche dai papi:

"Quando un’espressione richiede numerose e continue spiegazioni, per evitare che si allontani dal significato corretto, non serve alla fede del Popolo di Dio e diventa sconveniente. In questo caso, non aiuta ad esaltare Maria come prima e massima collaboratrice dell’opera della Redenzione e della grazia, perché il pericolo di oscurare il ruolo esclusivo di Gesù Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo per la nostra salvezza, l’unico capace di offrire al Padre un sacrificio di infinito valore, non costituirebbe un vero onore alla Madre. In effetti, ella come «serva del Signore» ci indica Cristo e ci chiede di fare «qualsiasi cosa Lui vi dica».

Sulla questione del cosiddetto "quinto dogma mariano", padre Gabriel Roschini, uno dei massimi mariologi del XX secolo e stretto collaboratore di papa Pio XII, in questo testo dei primi anni '50 già indicava l'unico motivo fondamentale che ha sempre impedito anche in seguito il riconoscimento ufficiale  da parte della Chiesa del titolo di Corredentrice per la Vergine Maria. 

"Ma che cosa intendiamo dire chiamando la Vergine SS. Corredentrice del genere umano?... Nient'altro che questo: che Essa ha cooperato realmente ed immediatamente con Gesù, Redentore divino, all'opera grandiosa della redenzione degli uomini, soddisfacendo con Lui alla giustizia divina, offesa dal peccato di Adamo, e meritandoci con Lui tutte le grazie della redenzione. Bisogna guardarsi bene però dalle esagerazioni. Così, sarebbe esagerazione considerare la cooperazione di Maria come una cooperazione collaterale, quale è quella che ha luogo, per esempio, negli sforzi di due o più uomini nel sollevare un peso. Gesù è l'unico Redentore: ipse est propitiatio pro peccatis nostris. Maria coopera con Gesù, ma dipendentemente da Lui, ma subordinatamente a Lui. Essa, dunque, è causa secondaria, subordinata, benché vera, reale, efficace, della nostra redenzione".

         P. Gabriel Roschini O.S.M., "Istruzioni mariane", Seconda edizione riveduta e corretta, p. 72.


Il Cristo come unico Redentore non può essere in alcun modo messo in discussione, nemmeno in buona fede e per sensus fidei. Punto.

Quindi, se l'impianto del documento di Fernandez, che utilizza anch'esso il verbo cooperare, non si discosta dalla dottrina della Chiesa, perché viene presentato da alcuni come un documento scandaloso?
Si tratta evidentemente di quelle esagerazioni di cui parlava padre Roschini e che sono sempre esistite all'interno della Chiesa Cattolica soprattutto da parte dei fedeli e anche di alcuni loro pastori ma che in questi ultimi tempi si concretizzano in vari movimenti parascismatici che necessitano di essere ricondotti alla fermezza della logica dottrinale. Se necessario per un orecchio.

Non si può infatti negare il problema rappresentato dalle apparizioni non verificate ma accettate sulla fiducia, dalla proliferazione dei vari mistici le cui visioni e locuzioni vengono anch'esse prese per oro colato, delle profezie che provengono dalle fonti più disparate e bizzarre che finiscono per acquisire come un diritto assoluto all'autoavveramento. Per non parlare dei pastori che sempre più spesso giustificano le loro opere come "volute dalla Madonna" (e non volute da Cristo) e parlano di sé stessi come di "inviati di Maria" (e non di Cristo). Come se appunto Maria potesse agire autonomamente da Cristo per eleggere papi o fondare una nuova Chiesa.
L'eccesso di pathos che accompagna la vita dei fedeli di tali realtà necessita di una dose massiccia di senso di realtà e di adesione alla dottrina, affinché non si perdano nel fanatismo o, Dio non voglia, nel settarismo.
 
Una delle fonti principali citate nella Mater Populi Fidelis a sostegno della prudenza da adottare nell'attribuzione del titolo di corredentrice a Maria è non a caso proprio il campione del logos Joseph Ratzinger il quale, da cardinale, citava le Lettere agli Efesini e ai Colossesi: "Dove il vocabolario utilizzato e il dinamismo teologico degli inni presenta la centralità redentrice unica e la fontalità del Figlio incarnato in modo tale da escludere la possibilità di aggiungere altre mediazioni." Anche in seguito egli definì una "terminologia sbagliata" tale titolo, pur non negando le buone intenzioni di chi proponeva di utilizzarlo.

Quindi tutto a posto e perfetto il documento di Victor "Tucho" Fernandez che, abbiamo scoperto, può dire anche lui cose giuste? Ni, perché oltre a risultare in realtà un testo risalente al 26 marzo del 2025 e quindi redatto ancora in piena era bergogliana -  probabilmente uno di quei documenti che mentre era ricoverato al Gemelli sottoponevano a Francesco l'arcivescovo Peña Parra e il segretario di stato Parolin  - proprio nell'ultima pagina del testo si avverte, punteggiato da alcune potenti stecche di corno, un brusco cambio non solo di registro ma di stile.  Come se il compositore di una sinfonia che attinge alle sonorità classiche, per la scrittura del finale del suo capolavoro venisse improvvisamente sostituito da un seguace della musica atonale. 
Che peccato, Tucho, stavi andando così bene...

Dalle fonti teologiche indiscutibili e sopraffine si passa, dandogli l'ultima parola, a Papa Francesco e alle sue corpose banalità da teologia della globalizzazione.  Ed ecco quindi che Maria diventa la madre in cammino assieme ai poveri, "colei che capisce cosa significa essere un migrante o un esule" (citando opportunisticamente il Mt 2, 13-15 della fuga in Egitto), fino alla celebrazione della pietà mariana "popolare" che riflette, "la tenerezza paterna di Dio"
Un quadro che ricorda, più che una pala d'altare, quello celeberrimo di Giuseppe Pellizza da Volpedo, "Il quarto stato". 




Nonostante il documento presenti l'inequivocabile imprimatur finale leonino, il tributo a Francesco in quel finale ideologico quasi imposto a forza risulta evidentemente ancora da pagare. 

Possiamo notare comunque come la Chiesa si sia mossa con estrema prudenza e saggezza nell'affrontare questioni dottrinali delicatissime. 
Concordo infatti con Andrea Cionci nel sottolineare lo scampato pericolo rappresentato dal non aver introdotto una sorta di inevitabile divinizzazione di Maria. Con l'attuale potere delle forze di ispirazione gnostica in grado di appropriarsene, tra Maria e la Grande Madre avrebbe potuto restare nient'altro che un sottile foglio di carta velina.

La questione fondamentale, presente ma come al solito oscurata da un'eclissi totale soprattutto cognitiva, è comunque un'altra. Perché se è vero che anche un cardinale di nomina antipapale canonicamente inesistente può scrivere cose giuste, salvo continuare a pagare pegno al suo mentore, è altresì vero che l'aver proclamato illecitamente un nuovo dogma mariano da parte di una gerarchia dubbia o addirittura illegittima sarebbe stato uno sfregio inaudito alla Chiesa di Cristo. E ciò per fortuna non è accaduto.

Naturalmente i critici feroci del documento di Fernandez, invece di reclamare trasparenza e la fine di un'intollerabile clima di incertezza, della questione sede impedita di Benedetto XVI e antipapato di Bergoglio  continuano a disinteressarsi ostinatamente, e perfino chi sulle prime ne aveva compresa l'importanza ora rinnega ogni forma di rivendicazione su base canonica della legittimità della successione petrina.
Essendo nella condizione - seppure per strade diverse -  di dare la Chiesa di Cristo ormai per persa, essi sono quindi prigionieri del paradosso di preoccuparsi di note dottrinali emesse da una Chiesa che di fatto non riconoscono più e della quale potrebbero benissimo disinteressarsi.

A questo punto sorge un sospetto, e cioè che dietro alla levata di scudi del solito mondo tradizionalista contro la nota di Fernandez non vi sia solo l'ostilità verso il prefetto del modernista Francesco - per altro sempre considerato da essi papa eretico legittimo piuttosto che antipapa, una vera assurdità - ma ancora una volta l'eterna malcelata ostilità verso Joseph Ratzinger/Benedetto XVI, "l'inventore del doppio papato modernista", sicuramente tra i papi postconciliari il più odiato da questi scismatici borderline, ai quali andrebbe ricordato che finché non sarà indetto e concluso un Concilio Vaticano III e pubblicati i suoi documenti, al Concilio Vaticano II e a tutti i papi legittimi che sono venuti dopo di esso si deve assoluta deferenza e obbedienza. 

In conclusione, essendo la questione della certezza della restaurazione del papato legittimo ancora di fatto sospesa, stiamo parlando di un documento che dottrinalmente non si discosta dall'opinione del mariologo di Pio XII e quindi di nessuna eresia. Il che è un buon indizio di restaurazione, ma il sospetto è che fino a quando non si chiuderà il Giubileo di Francesco rimarremo in questo interregno né carne né pesce, con un Papa forse regolarmente eletto, forse no, o forse impedito anch'egli come Benedetto XVI.

mercoledì 22 ottobre 2025

Il sonno dei tradizionalisti genera profanazioni



Nel torpore generale del tradizionalismo letargico, ci voleva un esoterista per suonare la sveglia ed analizzare il senso più oscuro di ciò che è avvenuto il 10 ottobre scorso quando un "ignoto uno" è salito sull'altare di San Pietro per urinarvi sopra. 
Vi segnalo infatti un video pubblicato sul canale LIFE NEW del noto ricercatore di esoterismo e simbologia Giorgio Di Salvo (dal min. 39:29) che analizza in modo molto chiaro tutta la gravità di questo gesto, definendolo una delle più gravi profanazioni avvenute in tutta la storia della Chiesa, ed etichettandolo come atto satanico deliberato e probabilmente pilotato da fazioni al suo interno. Un gesto voluto, un'operazione LIHOP (Let It Happen On Purpose), "lasciata accadere apposta", dato che la sicurezza all'interno della Basilica è inspiegabilmente intervenuta con vari minuti di ritardo nonostante il tizio fosse ben visibile e con le pudenda all'aria nell'atto di compiere un gesto che in tempi passati sarebbe stato difficile anche solo immaginare possibile.

Per altro, a dieci giorni dall'accaduto non si sa ancora nulla dell'identità del profanatore, anche se su qualche sito web si è parlato di un rumeno o bulgaro - i bulgari che in Vaticano evidentemente vanno sempre di moda - ma nemmeno si hanno notizie della sua sorte, né se sia stato incriminato o meno. Niente, sparito nel nulla o risucchiato dal mundus che qualcuno aveva aperto affinché potesse compiere questo sacrilegio.

Dopo gli episodi del 1° giugno 2023 (uomo nudo sull'altare), del 7 febbraio di quest'anno (uomo sull'altare che getta all'aria i candelabri e la tovaglia) e quest'ultimo del 10 ottobre, il più grave di tutti, il card. Gambetti arciprete della basilica e presidente della Fabbrica di San Pietro, avrebbe già dovuto offrire le sue dimissioni a papa Leone XIV, il quale dovrebbe inviarlo in missione permanente in Nuova Guinea. Invece pare essere stato tutto risolto, almeno per il momento, con un rito di purificazione ordinato dallo stesso pontefice.

Giorgio Di Salvo, nel video citato, fa notare alcune cose molto interessanti che sono sfuggite ai rari commentatori cattolici che hanno riportato la notizia della profanazione senza però analizzarla simbolicamente nei suoi significati esoterici. Perché non si può non denunciare, come ha fatto l'altro giorno Andrea Cionci, che il sacco gnostico di Roma procede indisturbato, per ultimo con il taglio dei cipressi al Mausoleo di Augusto.  Il cipresso è uno dei quattro tipi di albero, assieme al cedro, all'olivo e alla palma, che fornirono il legno con il quale fu realizzata la croce di Cristo. Per altro, c'è chi si sta occupando degli ulivi della Terra Santa e dei cedri del Libano.

Innanzitutto Di Salvo nota che il gesto è avvenuto proprio durante la celebrazione della Messa, in direzione dell'altare ove si stava officiando il rito, non in un momento qualsiasi. 
In secondo luogo, l'oltraggio è avvenuto non solo sull'altare di San Pietro ma sulla sua tomba, sopra il punto dove infatti riposano le sue ossa. Urinare sulla tomba di qualcuno è uno degli oltraggi più abominevoli che di solito si riservano al nemico che si ritiene di aver sconfitto.
In questo caso si è urinato sulla tomba dell'apostolo Pietro, colui al quale Gesù Cristo affidò il compito di fondare la sua Chiesa. Colpire al cuore il cattolicesimo, con atti sempre più esecrabili, pare essere divenuto terribilmente facile.

Di Salvo prosegue affermando che una volta questi soggetti non avrebbero potuto nemmeno avvicinarsi ai luoghi sacri perché ne sarebbero stati inceneriti all'istante. Un monito ai cattolici affinché comprendano il ruolo del katéchon, di colui che trattiene le manifestazioni del Male e protegge la sua Chiesa dai suoi attacchi e del pericolo che deriva dalla sua assenza o dal suo impedimento. 
Ora, in questi tempi proto-apocalittici, queste forze ctonie sembrano prendere sempre più piede e sempre più forza e osano spingersi fino a dove sarebbe stato impensabile poterlo fare.  
In questo senso anche il  quasi contemporaneo rogo del Monastero della Bernaga a Perego, frazione della Valletta Brianza (Lecco),  divampato intorno alle ore 20 di sabato 11 ottobre, ovvero proprio la sera prima dell'anniversario della morte di San Carlo Acutis, appena elevato agli onori degli altari da papa Leone XIV, rientra perfettamente nella "campagna d'autunno" del nemico, per giunta rafforzata dalle eggregore di Halloween generate da bambini innocenti indotti a mascherarsi da entità oscure, richiamandone gli influssi.
La Chiesa non può non sapere di che tipo di attacchi si tratti e che vengano compiuti ormai dalle massime gerarchie infernali.

Visto che l'ultima profanazione di San Pietro non è stata l'unica, tra le precedenti Di Salvo rievoca l'episodio del danneggiamento della Pietà di Michelangelo  ad opera di un cittadino australiano di origini ungheresi, László Tóth, il cui cognome - dice Di Salvo - ricorda il dio Toth, dio egizio della saggezza, della magia e della scienza. Da parte mia aggiungo che nel recente fluviale filmone dedicato all'architettura brutalista "The Brutalist", il protagonista di fantasia, ispirato a veri architetti ebrei ungheresi come Marcel Breuer ed Ernő Goldfinger, si chiama proprio László Tóth.
Il 21 maggio del 1972 il vero Toth colpì l'opera di Michelangelo con un martello da geologo mirando alla testa della Vergine, danneggiandola gravemente. L'opera fu poi restaurata e collocata dentro una teca di protezione e Toth finì i suoi giorni tra un istituto psichiatrico e l'altro. 
La programmazione predittiva cinematografica suggerisce inoltre da tempo possibili attacchi ai luoghi istituzionali e simbolici della Chiesa. Nel settimo episodio della serie "The New Pope" di Paolo Sorrentino, ancora la Pietà di Michelangelo viene danneggiata da un attentato dinamitardo e la sua cappella è il luogo simbolico ove viene adagiato il corpo del papa americano Danny Belardo dopo la sua seconda e definitiva morte seguita alla "resurrezione" miracolosa dal coma.

Anche il "Conclave" del film omonimo uscito l'anno scorso, e che abbiamo analizzato sia io che Andrea Cionci, si svolge tra esplosioni e attentati che coinvolgono persino la cappella Sistina.

Non si può infine non ricordare l'impatto simbolico dell'intronizzazione della Pachamama - per i cattolici un demone - in San Pietro compiuta da Francesco il 27 ottobre 2019 con la collocazione sull'altare della ciotola con la terra e le piante a lei dedicate. 
In uno dei suoi dolenti articoli Aldo Maria Valli nel 2020 ricordava il prof. Armin Schwibach, professore di filosofia all'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, il quale in un'intervista a LifeSiteNews aveva riferito che dal lockdown in poi Francesco non aveva più offerto il sacrificio della Santa Messa su questo altare, descrivendo inoltre "quella specie di vuoto percettibile al centro della basilica”.

Un altare abbandonato, per giunta da un "papa" che di lì a poco sarebbe stato privato del titolo di Vicario di Cristo - come ritorsione da parte dell'istituzione?  - a distanza di cinque anni viene fatto oggetto di profanazioni a ripetizione, e ridotto infine ad orinatoio. 
Oltre al "fumo di Satana" di Paolo VI si incomincia a vedere anche l'arrosto. Che suoni quella sveglia e risuoni in tutta Roma, una volta per tutte,



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Le sommeil des traditionalistes engendre des profanations

Traduction de Louis Lurton



Dans la torpeur générale d'un traditionalisme léthargique, il fallait un ésotériste pour sonner l'alarme et analyser le sens le plus obscur de ce qui s'est passé le 10 octobre dernier, lorsqu'un "inconnu" est monté sur l'autel de Saint-Pierre pour y uriner.

Je vous signale en effet une vidéo publiée sur la chaîne LIFE NEW du célèbre chercheur en ésotérisme et symbolisme Giorgio Di Salvo (https://www.youtube.com/watch?v=J-8LvDpY_Ow à partir de la minute 39:29) qui analyse très clairement toute la gravité de ce geste, le qualifiant de l'une des profanations les plus graves de toute l'histoire de l'Église et le qualifiant d'acte satanique délibéré et probablement orchestré par des factions internes. Un geste délibéré, une opération LIHOP (Let It Happen On Purpose), "laissé se produire exprès", étant donné que la sécurité à l'intérieur de la Basilique est intervenue de manière inexplicable avec plusieurs minutes de retard, alors que l'individu était bien visible, les parties intimes à l'air, en train d'accomplir un geste dont la simple possibilité aurait été, dans le passé, difficile à imaginer.

D'ailleurs, dix jours après les faits, on ne sait toujours rien de l'identité du profanateur, même si certains sites web ont parlé d'un roumain ou d'un bulgare - les bulgares étant apparemment toujours à la mode au Vatican - mais on n'a même pas de nouvelles de son sort, ni s'il a été inculpé ou non. Rien, disparu dans le néant ou aspiré par le mundus que quelqu'un avait ouvert pour qu'il puisse commettre ce sacrilège.

Après les incidents du 1er juin 2023 (homme nu sur l'autel), du 7 février de cette année (homme sur l'autel jetant les chandeliers et la nappe) et celui-ci du 10 octobre, le plus grave de tous, le cardinal Gambetti, archiprêtre de la basilique et président de la Fabrique de Saint-Pierre, aurait déjà dû présenter sa démission au pape Léon XIV, qui aurait dû l'envoyer en mission permanente en Nouvelle-Guinée. Au lieu de cela, tout semble avoir été résolu, du moins pour le moment, par un rituel de purification ordonné par le pape lui-même.

Giorgio Di Salvo, dans la vidéo citée, souligne certains points très intéressants qui ont échappé aux rares commentateurs catholiques qui ont rapporté la nouvelle de la profanation sans toutefois en analyser symboliquement les significations ésotériques. Car on ne peut manquer de dénoncer, comme l'a fait l'autre jour Andrea Cionci, que le sac gnostique de Rome ( https://www.youtube.com/watch?v=SP-3LGQnzfA ) se poursuit sans encombre, avec en dernier lieu la coupe des cyprès du mausolée d'Auguste. Le cyprès est l'un des quatre types d'arbres, avec le cèdre, l'olivier et le palmier, qui ont fourni le bois avec lequel la croix du Christ a été fabriquée. D'ailleurs, certains s'occupent des oliviers de Terre Sainte et des cèdres du Liban.

Tout d'abord, Di Salvo note que le geste a eu lieu précisément pendant la célébration de la Messe, en direction de l'autel où le rituel était célébré, et non à un moment quelconque.

Deuxièmement, l'outrage a eu lieu non seulement sur l'autel de Saint-Pierre, mais aussi sur sa tombe, au-dessus de l'endroit où reposent ses ossements. Uriner sur la tombe de quelqu'un est l'un des outrages les plus abominables que l'on réserve généralement à l'ennemi que l'on croit avoir vaincu.

Dans ce cas, on a uriné sur la tombe de l'apôtre Pierre, celui à qui Jésus-Christ a confié la tâche de fonder son Église. Frapper le catholicisme en plein cœur, avec des actes de plus en plus exécrables, semble être devenu terriblement facile.

Di Salvo poursuit en affirmant qu'autrefois, ces individus n'auraient même pas pu s'approcher des lieux sacrés, car ils auraient été incinérés sur-le-champ. Un avertissement aux catholiques afin qu'ils comprennent le rôle du katechon, celui qui retient les manifestations du Mal et protège son Église de ses attaques, ainsi que le danger qui découle de son absence ou de son empêchement.

Or, en ces temps proto-apocalyptiques, ces forces chthoniennes semblent prendre de plus en plus d'ampleur et de force, et osent s'aventurer là où il aurait été impensable de le faire auparavant.

En ce sens, l'incendie quasi contemporain du Monastère de la Bernaga à Perego, hameau de Valletta Brianza (Lecco), qui s'est déclaré vers 20 heures le samedi 11 octobre, c'est-à-dire la veille de l'anniversaire de la mort de Saint Carlo Acutis, récemment élevé aux honneurs des autels par le pape Léon XIV, s'inscrit parfaitement dans la "campagne d'automne" de l'ennemi, renforcée par les égrégores d'Halloween générées par des enfants innocents incités à se déguiser en entités obscures, en invoquant leurs influences.

L'Église ne peut ignorer de quel type d'attaques il s'agit et qu'elles sont désormais perpétrées par les plus hautes hiérarchies infernales.

Étant donné que la dernière profanation en date de Saint-Pierre n'était pas la seule, Di Salvo évoque parmi les précédentes l'épisode de la dégradation de la Pietà de Michel-Ange par un citoyen australien d'origine hongroise, László Tóth, dont le nom de famille, selon Di Salvo, rappelle le dieu Thot, dieu égyptien de la sagesse, de la magie et de la science. Pour ma part, j'ajoute que dans le récent film consacré à l'architecture brutaliste "The Brutalist", le protagoniste fictif, inspiré de véritables architectes juifs hongrois tels que Marcel Breuer et Ernő Goldfinger, s'appelle justement László Tóth.

Le 21 mai 1972, le vrai Toth a frappé l'œuvre de Michel-Ange avec un marteau de géologue, visant la tête de la Vierge, et l'a gravement endommagée. L'œuvre a ensuite été restaurée et placée dans une vitrine de protection, et Toth a fini ses jours dans divers établissements psychiatriques.

La programmation cinématographique prédictive suggère également depuis longtemps des attaques possibles contre les lieux institutionnels et symboliques de l'Église. Dans le septième épisode de la série "The New Pope" de Paolo Sorrentino, la Pietà de Michel-Ange est à nouveau endommagée par un attentat à la bombe et sa chapelle est le lieu symbolique où est déposé le corps du pape américain Danny Belardo après sa deuxième et définitive mort, suite à sa "résurrection" miraculeuse du coma.

Même le "Conclave" du film du même nom sorti l'année dernière, qu’Andrea Cionci et moi-même avons analysé, se déroule entre explosions et attentats qui touchent même la chapelle Sixtine.

Enfin, on ne peut manquer de rappeler l'impact symbolique de l'intronisation de la Pachamama - un démon pour les catholiques - à Saint-Pierre par François le 27 octobre 2019, avec la mise en place sur l'autel du bol contenant la terre et les plantes qui lui sont dédiées.

Dans l'un de ses articles douloureux, Aldo Maria Valli rappelait en 2020 le professeur Armin Schwibach, professeur de philosophie à l'Université pontificale Regina Apostolorum, qui, dans une interview accordée à LifeSiteNews, avait rapporté que depuis le confinement, François n'avait plus offert le sacrifice de la Sainte Messe sur cet autel, décrivant également « cette sorte de vide perceptible au centre de la basilique ».

Un autel abandonné, qui plus est par un "pape" qui allait bientôt être privé du titre de Vicaire du Christ – en représailles de la part de l'institution ? – fait cinq ans plus tard l'objet de profanations répétées et finit par être réduit à un urinoir.

Outre la "fumée de Satan" de Paul VI, on commence à voir aussi le rôti. Que cette alarme sonne et résonne dans tout Rome, une fois pour toutes.



venerdì 10 ottobre 2025

PREVOST O L'INTERAZIONE PAPALE DEBOLE


Dall'uscita sulla loggia delle benedizioni di Robert Francis Prevost alias Leone XIV in quel pomeriggio di maggio sono trascorsi cinque mesi che però paiono cinque lunghissimi anni. Si ha la sensazione di stare ancora osservando la webcam fissa sul comignolo della Sistina dal quale continua ad uscire, come in un sogno surrealista, una doppia fumata: bianca e nera allo stesso tempo. Bianca perché papa Schroedinger è papa legittimo ma nera perché allo stesso tempo è antipapa illegittimo. Finché non verranno rivelate l'invalidità della rinuncia di Benedetto XVI in funzione del suo sacrificio escatologico e la conseguente invalidità dell'elezione di antipapa Bergoglio, il famoso "fumo di Satana" di cui parlava Paolo VI continuerà a contaminare le bianche volute della certezza del ritorno del munus petrino nella Santa Sede.  

Papa Leone, a parte le uscite a Castel Gandolfo, i bagnetti di folla con i bambini, gli agguati dei giornalisti che tentano di trascinarlo nei campi minati dell'attualità e il disbrigo delle ultime pratiche relative ad un Giubileo dominato dalla elefantiaca presenza dell'Amato Predecessore, non dà alcuna impressione di autonomia di movimento e di discernimento. 
E' appena uscita la sua prima enciclica "Dilexi te", ma hanno tenuto moltissimo a dire che in realtà era stata pensata da papa Francesco e scritta da mons. Paglia.  La firma di Leone è quindi una pura formalità, il timbro dell'ufficiale di stato civile sul certificato di esistenza in vita. Pum!
Leone è un papa in lockdown che ogni tanto esce sul balcone per pigliare un po' d'aria e salutare il dirimpettaio. La melanconia sul suo volto indica uno stato di impedimento e anche una mancanza di reattività che rischia di divenire abulia.

Siamo tutti formichine imprigionate in un nastro di Moebius all'interno di un'architettura di Escher. 
Se Leone è vero papa dotato di munus petrino egli rimane evidentemente ostaggio dell'ancora potente resistenza bergogliana che sta combattendo una guerra senza esclusione di colpi contro gli avversari di Curia. 
D'altra parte, non escludendo del tutto la possibilità che Prevost sia il designato prosecutore dell'inganno bergogliano e che stia solo aspettando il momento giusto per  rivelarsi come antipapa eretico e malvagio -  ipotesi che mi pare per tutta una serie di motivi piuttosto improbabile, richiedendo un colpo di scena troppo clamoroso per il personaggio del buon papa americano - dobbiamo pensare che chi sta trattenendo Leone nel caso egli sia antipapa ma in questo caso onesto, buono e in buona fede, lo stia facendo perché deve limitarne le azioni canonicamente illegittime. Ovviamente per evitare gli errori commessi con il precedente antipapato. E allora perché non parlare, non affrontare la verità, non squarciare il velo di omertà, non sollevare Leone dal peso del dubbio?

Stremati da anni di battaglia per la verità ci domandiamo ogni giorno per quanto tempo ancora le loro Eminenze reverendissime pensino di poter andare avanti con questa reticenza colposa e peccaminosa. Il troncare e sopire ha sempre questo scopo: fiaccare la resistenza di chi chiede giustizia.  La verità sulla morte improvvisa di Papa Luciani si avvia a compiere i suoi primi cinquant'anni di chiusura nella cassaforte dei misteri vaticani, non dissimile per impenetrabilità da quella dei tanti misteri d'Italia. Cassaforte che custodisce anche quel famoso terzo segreto di Fatima che probabilmente contiene la divina combinazione per aprirla. 

Se il Vaticano è paralizzato, in cotanta miseria la patrizia chiesa cattolica nel mondo reale che fa?
Coltiva con la pazienza e la perizia della tecnica del bonsai l'incertezza, l'ambiguità, l'occultamento, la mancanza di trasparenza e aggiungerei l'indifferenza totale per le conseguenze spirituali e morali di uno stallo messicano che offende prima di tutto Dio perché deriva dal voler difendere le proprie miserie umane. Questi peccati stanno provocando una sofferenza che sta diventando intollerabile per i fedeli e per questo povero cristiano d'un Prevost, che si starà domandando quali peccati di gioventù da scontare gli abbiano richiesto una tale croce. 
Il clero resiste ad ogni tentativo di emersione della verità e senza scomporsi continua ad accettare che la sofferenza venga gettata dalle mura leonine come fuoco greco contro i propri stessi fedeli. Se la gerarchia si è rinchiusa nella cittadella vaticana trasformandola in una fortezza Bastiani, ad un certo punto, a causa dell'inazione colpevole del clero all'esterno, potrebbe presentarsi in armi l'Anticristo in persona a reclamarne il diritto di residenza.

La conseguenza del disinteresse della gerarchia nei confronti della magna quaestio alimenta lo stato di anarchia che prolifera dall'assenza ormai decennale di un legittimo papa regnante e che si manifesta nelle fughe in avanti dello spontaneismo profetico del Grande Prelato, ormai lasciato andare ad una triste deriva para-palmariana da ennesimo papa invalidamente eletto. 
Vi sono poi i sacerdoti che prima capiscono il problema e poi finiscono per invocare il vizio di consenso sulle loro stesse azioni e corpose pubblicazioni, rimangiandosi ogni iniziale coinvolgimento in una battaglia di verità che avrebbero dovuto combattere loro e non dei laici, per giunta da essi svillaneggiati, trattati da delinquenti,  da collusi con il demonio e giornalmente sottoposti a virtuale processo inquisitorio. Per la serie partimmo con le migliori intenzioni di aiutare la Chiesa e finimmo sul rogo dell'ingratitudine.

Caro padre, se dalla domanda "Leone è papa o antipapa?" dipende la salvezza della Chiesa intera e non dell'anima del singolo parrocchiano, con tutto il rispetto, che senso ha rifiutarsi ostinatamente di rispondere, in quella che in tribunale si configurerebbe perfino come ostruzione alla giustizia? 
Ribattere inoltre alla domanda con altre domande - "Lei è credente? E' cattolico? E' praticante?" -  pretendendo di saggiare la credibilità dell'interlocutore e la sua dignità a ricevere una risposta,  oltre ad essere tipico di un certo diffuso e deleterio relativismo laico, mi permetta, rischia di ricordare la prova di fede richiesta da quei regimi che, parodiando l'odiata religione, facevano dell'adesione all'ortodossia, per giunta atea, un requisito fondamentale di appartenenza. Non si tratta di essere "fedeli alla linea", ma di essere puri e semplici come i piccoli, come i bambini quando fanno domande fondamentali ma imbarazzanti agli adulti. Ripeto: "Leone è papa o antipapa? "

La verità per papa Benedetto, per papa Leone e per la Chiesa, baluardo della nostra nazione e della civiltà europea in pericolo mortale, merita ancora i nostri sforzi e la nostra dedizione. 
Bisogna infatti considerare una variabile che potrebbe far saltare non solo il caveau ma la Chiesa stessa. Le vicende sempre più fosche che infiammano nella guerra all'Umanità un mondo perso tra crudeltà inenarrabili perpetrate grazie all'uso sistematico di inganno e tradimento, obbligheranno i sonnolenti porporati a svegliarsi. Magari è solo un'esercitazione, ma le scorrerie di Gog e Magog e una certa chiamata generale alla mobilitazione a favore della sottomissione a poteri oscurissimi, come già detto stanno avvicinandosi pericolosamente alle mura leonine. La cittadella del cattolicesimo o riscoprirà la virilità dei cavalieri crociati e andrà alla pugna o perirà tra i pizzi, i merletti e le bandiere arcobaleno della sua ormai fluidissima, quasi eterea mancanza di identità. 


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