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sabato 30 dicembre 2006

Vomito ergo sum

Quando eravamo meno civili si eseguivano le condanne a morte sulla pubblica piazza. Si ergeva un bel patibolo dove il malcapitato saliva sulla forca o lasciava la testa sulla ghigliottina o sul più rudimentale ceppo. Dalle parti di Verona, ai tempi di Ezzelino da Romano poteva anche capitare di essere fatti a pezzi e gettati ai maiali ma lasciamo perdere.

Ora che siamo non solo civili ma anche democratici la nuova frontiera del giornalismo, compreso quello televisivo dell'ora di cena, è il patibolo globale. Mr. William Lynch gode di un insperato revival. Sintonizzati sul TG della sera e diventa anche tu tricoteuse. Sentiti come quei bravi cittadini americani che trovano normale andare a vedere un loro fratello - il più delle volte nero e povero - friggere sulla sedia o morire per iniezione letale. Sai che soddisfazione. A me piuttosto viene da vomitare.

Il fetentone è stato giustiziato e con lui si spazza via anche la coscienza sporca di averlo allevato, coccolato, utilizzato per i propri interessi, rinnegato e gettato via come un fazzoletto usato.

Anche la carta stampata non è da meno. Che bel titolo questo del Daily News: "Saddam dondola". Una bella immagine evocativa dell'impiccato, non c'è che dire, di grandissimo gusto, oserei dire una raffinata licenza poetica corredata da un altrettanto lieve commento: "Il pazzo malvagio muore sulla forca all'alba". Manca solo Clint Eastwood e il cast di "Impiccalo più in alto".

Non so a quale cifra sia giunto il counter personale di George W. Bush, chiamato da questo sito americano texecutioner. In ogni caso da stasera segna una tacca in più.
Complimenti anche al Vaticano, solitamente solerte nel celebrare la "difesa della vita". Questa volta i vari portavoce in vece Sua hanno espresso sdegno tardivo, quando ormai Saddam già dondolava e dalla stalla erano irrimediabilmente scappati i buoi. Già, mica era un embrione.
Gli Europei, compresi gli italiani-brava-gente, hanno espresso anch'essi rammarico a tempo scaduto. Nessuno che abbia preso il telefono per tempo e abbia osato dire a George: "Ma che cazzo fai?"

Domani, "5,4,3,2,1... " allegri e contenti, faremo il trenino, ci metteremo lo slip rosso e cercheremo di trombare per poi farlo tutto l'anno, guarderemo quella faccia al mordente per legno di Carlo Conti a reti unificate oppure andremo fuori a farci pelare 50 euro dai ristoratori per mangiare vongole inquinate del Mar Nero, stapperemo lo spumante e brinderemo all'anno nuovo. Senza alcuna vergogna.

venerdì 29 dicembre 2006

Se una sera ti chiama Cicciolina

Ah Meucci, cosa hai fatto! Perché hai inventato quell’oggetto così molesto e trillante nei momenti meno opportuni?
Certo non potevi immaginare, poveretto, che avrebbero utilizzato la tua prodigiosa invenzione per disturbare la gente che si gode il meritato riposo serale con telefonate promozionali. Né che ci sarebbe stato bisogno di un garante per la privacy che tutelasse i diritti dei poveri “telefonati”.

Leggo con piacere, ma attendo di toccare con mano i risultati concreti prima di ritenermi soddisfatta, che il Signor Garante, come tutti noi, si è rotto i maroni e ha promesso severe sanzioni a quelle compagnie che continueranno ad importunare quegli utenti che non avevano espresso il loro consenso ad essere intervistati per telefono. Già, vi ricordate quel modulo inviatoci dalla Telecom tempo fa, dove veniva richiesto di dichiarare se si era disposti a ricevere proposte commerciali e altre molestie per telefono? Io barrai ben bene tutti i NO, ma continuo ad essere importunata ad ogni ora del giorno e ora anche della sera.

Giunti a questo punto vi starete chiedendo che c’entra Cicciolina con questo post. Ci arrivo, ci arrivo.
L’altra sera, appena posata la tazzina del caffè, squilla il maledetto e rispondo. Dall’altra parte del filo una voce suadente mi chiede se ho qualche minuto per rispondere a poche domande. Vinta dalla soavità della vocina, da sventurata risposi si. Me la sono proprio cercata. Da qual momento ho dovuto inanellare risposte ad un questionario più lungo e palloso del famigerato MMPI. Un’infamissima indagine di mercato sui miei gusti in fatto di prodotti per il corpo e il viso pagata da quegli infamoni dell’Oreal, Nivea, Dove, Clinians e compagnia cantante.

Ad ogni domanda lettami dalla gentile intervistatrice - ma chi mi ricorda questa voce?, dovevo rispondere con dei numeri su una scala da 1 a 7. L’accento della signorina era molto particolare. Sicuramente non è italiana, penso, qualche pronuncia la sbaglia, sembra proprio un accento ungherese, magari chiama da Budapest.
“Quale di questi prodoti pensa che renderà la sua pele liscia e morbida?”
Ci sono, ma è lei, Cicciolina! La stessa voce, la stessa inflessione, lo stesso tono suadente.
Non sarà mica lei? Magari per pagare gli alimenti a Jeff Koons deve arrotondare. Stavo quasi per interromperla e dirle: “Ma dài Ilona, come ti sei ridotta. A proposito, lo sai cosa dice Rocco nella sua autobiografia? Che mentre lo facevate tu eri capace di parlare al telefono di politica con Pannella.”

Rispondo meccanicamente sempre più a caso, “2,3,6,7” e le domande continuano senza fine. “Quali prodotti pensa di acquistare nei prossimi mesi”, “da 1 a 7 quanto pensa che Dove la faccia sentire più gio-vàne?”
Per fortuna ho il portatile e vado su e giù per la stanza come una pantera dando i numeri, “2, 2, 3, 6…
Finalmente giunge la cavalleria, “eccoci all’ultima domanda” e lei mi saluta, anonima ragazza di uno sperduto call-center, magari non a Budapest ma in Transilvania, sicuramente senza alcuna parentela con Ilona ma forse con Vlad l'impalatore.
Riaggancio e guardo il display del telefono: 29 minuti!!
Il mio compagno arriva e mi chiede “con chi diavolo stavi parlando?” Gli ho risposto, “Ma lo sai chi ha chiamato? Cicciolina. Aveva sbagliato numero!"

martedì 26 dicembre 2006

Le meraviglie del paese di Alice

Ora che è tutto finito e mi ritrovo a navigare di nuovo piacevolmente con i 2 mega di Alice Flat posso ritenermi pienamente soddisfatta ma… arrivare fino qui non è stato facile.
Avendo deciso di mollare il vecchio provider alla scadenza del contratto, a causa delle tariffe ormai fuori mercato, un po’ obtorto collo approfitto della solita telefonata molesta da parte di un call-center Telecom, sulla cui perniciosità ho già scritto in passato, per informarmi sulla procedura per il cambio.
Da questo momento in poi immaginatevi la Papera Zoppa nei panni di Alice (quella di Lewis Carroll) che cade nel buco profondo del suo sogno surreale, anzi nell’incubo.

Il bianconiglio con il quale interloquisco mi dice che non ci sono problemi, che anzi sarà meglio che mi sbrighi a disdire il vecchio contratto perché bisogna correre. La procedura può essere lunga e devo fare presto. Mi assicura tuttavia che in pochi giorni avrò di nuovo la mia bella banda larga a patto che… non faccia la richiesta online tramite il sito del 187, come era mia intenzione, ma solo affidandomi alle sue amorevoli cure. “Sa, solo attraverso di noi la procedura andrà a buon fine”.
Molto perplessa non mi fido e faccio di testa mia, visto che una richiesta di attivazione fatta giorni prima per degli amici tramite il 187 era andata a buon fine senza problemi. Telefono quindi al vecchio provider e confermo la cessazione del contratto. Mi assicurano che il giorno dopo la scadenza passeranno a Telecom la richiesta di chiusura dell’ADSL, che a quanto pare è come un rubinetto, manovrato dal Gran Tronchetto in persona.

Il giorno 2 dicembre rimango senza ADSL ed estumulo un vecchio modem 56k che avevo sepolto pietosamente in un armadio di reperti della guerra 1915-18. Mi collego con un numero 702 e scopro di aver dimenticato quanto fosse lenta la navigazione “normale”. Come passare da uno yacht d’alto bordo a un pedalò.
Come un faro nella notte, il sito del 187, anche lui di rara lentezza, mi tiene informata sull’andamento della mia pratica.

Dopo un giorno leggo con orrore che la mia richiesta è stata annullata. Forse il bianconiglio che mi aveva avvertito di non mangiare il biscotto “187 mangiami”, nottetempo si è introdotto nel computer centrale e “zac!” ha cancellato la mia richiesta. “Tiè, brutta papera testarda, non hai voluto che mi beccassi la mia percentuale, eh?”.
Chiamo immediatamente la Telecom per chiedere spiegazioni. Mi risponde il Gatto Stregatto che con il suo sogghigno mi spiega che non dovevo fidarmi del bianconiglio del call-center, che mi ha raccontato un mucchio di balle. “Ci vorranno da 20 giorni a un mese, caaaara” mormora sempre più indisponente.
Maledetto Stregatto, “ma allora perché anche la Lepre Marzolina con la quale ho parlato in seguito mi ha detto che in un paio di giorni….” “Ma lei non deve fidarsi di loro, dei call-center che non hanno niente a che fare con Telecom, ma solo di noi del 187”.
Non so se si è capito, ma in Telecom la mano destra non sa cosa fa la sinistra. Fanno fare marketing a dei perfetti sconosciuti che poi rivaleggiano con il 187. Annamo bene! Il Gatto Stregatto è anche cafone e maleducato, alla fine per tagliarla corta mi dice di non rompere e di avere pazienza.

Passano i giorni e io navigo sempre con il pedalò, osservando triste la lucetta del router che lampeggia ancora, quando una sera mi viene annunciato via mail che la linea mi è stata attivata. In teoria, perché in pratica non funzia niente.
Ennesime telefonate, e colloqui surreali con altri personaggi tratti pari pari dal capolavoro di Carroll.
Al 187-2-2 mi risponde il Cappellaio Matto in persona che mi dice:”Cara amica, lei non ha i parametri giusti nel modem, meno male che ci sono io ad aiutarla. Allora: carta, penna e calamaio….PPPoE, 8,35, ha scritto? In modalità metta “automatico”, E=MC2, un corpo immerso in un liquido riceve una spinta…..”
Manco a dirlo, le sue istruzioni non sortiscono alcun effetto, anzi, mi tocca resettare il router alle impostazioni di fabbrica.
Altro numero, questa volta del servizio tecnico (a pagamento). La Regina di Cuori mi dice sussiegosa di pazientare, che segnaleranno il guasto al tecnico, “mi lasci il suo numero di cellulare”.

Finalmente, dopo ancora un paio di giorni e quasi allo scadere dei venti predetti dal Gatto Stregatto, ricevo una cortese telefonata da parte di un tecnico Telecom che mi annuncia che il guasto è stato riparato. Butto alle ortiche il pedalò e, in un vortice di carte da gioco, conigli, gatti, cappelli, tazze da té e lepri pazzerelle, sono finalmente fuori dal tunnellellellè e mi ritrovo con la mia ADSL nuova di zecca.
Avete capito perché l’hanno chiamata Alice?

domenica 24 dicembre 2006

Ve piace 'o presebbio?

Voglio farvi i miei auguri speciali di Buon Natale con quello che probabilmente è il più bel presepe del mondo almeno per me che, nata in una città di mare, ama tutto ciò che galleggia sull’acqua e si sente stringere il cuore al profumo di salsedine.

Cesenatico possiede l’unico Museo galleggiante della Marineria in Italia e ogni anno fin dal 1986 in Dicembre e fino alla Befana ospita un presepe allestito a bordo delle antiche e coloratissime imbarcazioni della raccolta: Bragozzo, Battana, Bragozzo d’altura, Lancia, Trabaccolo da pesca, Topo, Paranza e Barchét.
Nato da un’idea di Guerrino Gardini, su progetto di Tinin Mantegazza, il presepe è formato attualmente da 43 statue in legno di cirmolo e abiti in vera stoffa che riproducono i colori delle vele, opera degli artisti Maurizio Bretoni e Mino Salvatori.
La Sacra Famiglia è tradizionalmente ospitata sul Trabaccolo da trasporto e tutto attorno i protagonisti della sacra rappresentazione sono i pescatori e gli altri abitanti del borgo marinaro. Non mancano la piadinaia, il burattinaio con il teatrino, i suonatori, gli angeli. Il tutto è illuminato con un suggestivo gioco di luci che al calar della sera diventa magico.


Ho visitato questa meraviglia il 6 Gennaio del 2005, in un pomeriggio che faceva un freddo becco, un gelo tale che mi bloccò varie volte la fotocamera.
Ci sono pochi luoghi al mondo che amo più di Cesenatico. Tra i ricordi più cari della mia vita vi sono le vacanze passatevi con gli zii, la spiaggia del Bagno Milano allora chiassosa di canzoni estive urlate al jukebox, le mangiate spensierate senza l’assillo delle calorie, pesce e tagliatelle al ragù libero, le passeggiate serali sul porto canale disegnato dal genio di Leonardo Da Vinci, l’odore del pesce che usciva dai ristoranti, il cinemino parrocchiale con gli scarrafoni che ci correvano tra i piedi, quella stessa parrocchia dove un freddo giorno di febbraio si sarebbero svolti i funerali del pirata Marco Pantani.

Se volete visitare di persona il Presepe della Marineria, siete in tempo fino al 7 gennaio 2007. Presso la sezione a terra del Museo della Marineria è visitabile la mostra “Vele al terzo. I colori della storia”. Se vi accontentate di una visita virtuale, ecco le altre foto del presepe.

Un affettuoso augurio a tutti voi, dalla vostra Lameduck.

Aggiornamento di S. Stefano.
Sono stata invitata dall'amica Stefania a partecipare a un gioco.
Il mio libro più vicino è "Nel legno e nella pietra" di Mauro Corona, ed ecco la citazione:

"Qualche giorno prima, assieme a Sandro Gogna, alpinista di classe eccelsa, avevo aperto un nuovo itinerario molto impegnativo sulla parete est del Campanile. Di comune accordo lo battezzammo "Via del novantesimo". Per me fu un'impresa al limite del dramma giacchè la notte precedente l'avevo trascorsa a bere con una banda di buontemponi al Rifugio Pordenone."

Un mix ideale, la montagna che si sposa con il mare. Passo la palla ai prossimi tre:
Tisbe, Batsceba e Yupswing.

giovedì 21 dicembre 2006

Sopravviveremo comunque senza giornali

Ci attendono ben tre giorni senza quotidiani. Non so voi, ma io colgo una certa schizofrenia nell’atteggiamento dei giornalisti in sciopero.
Mi spiego. A leggere i giornali ma soprattutto a vedere i telegiornali, un alieno appena giunto da Alfa Centauri penserebbe di essere atterrato su un pianeta delle meraviglie, dove la massima preoccupazione del terrestre medio è la grave notizia secondo la quale Britney Spears tratta male i suoi cani.

Sono ormai anni che il confine tra lo stile classico del quotidiano e quello del rotocalco da parrucchiere si va facendo sempre più sfumato ed impercettibile.
A leggere ciò che ci propongono quotidianamente gli amici giornalisti-coiffeurs viene da pensare che siamo talmente felici che ci preoccupiamo solo degli “esodi e controesodi” e del caldo in estate, dei regali di Natale, delle settimane bianche e del maltempo in inverno. Cosa mettersi questa primavera, cosa andare a vedere al cinema questa sera, mangiare più frutta e verdura e fare l’anti-influenzale appena si tira fuori il cappotto dalla naftalina, ecco tutto ciò che deve preoccupare la nostra curiosità di lettori, oltre naturalmente a qualche rottweiler mordace di tanto in tanto.
Ci sono in realtà guerre, massacri, le Mafie globali, balle colossali spacciate per verità rivelate, cambiamenti climatici clamorosi con alberi che fioriscono in dicembre? No problem, questo incosciente Titanic corre allegro verso l’iceberg, con l’orchestrina dei pennivendoli e pennuti che suona “tutto va ben, madama la marchesa.”

In questa atmosfera gaia e splendidamente superficiale, che senso ha fare improvvisamente cinque giornate di sciopero e i moti carbonari per un rinnovo di contratto?
Allora il mondo non è così rosa come ce lo dipingete. Allora esiste lo sfruttamento, il lavoro malpagato e il rischio della perdita dei diritti.
Badate bene che coloro che adesso incrociano le penne sono gli stessi che in occasione dello sciopero di qualche ora dei ferrotranvieri ci annunciano con l’occhio corrusco che “si prevedono giornate di grave disagio per i cittadini”.
Mi sorge un dubbio, non sarà che se scioperano i giornalisti in realtà non se ne accorge nessuno se non dopo la prima settimana consecutiva?
“Ma lo sai che anche oggi mancano i giornali?”
“Ma va, e come lo incartiamo il pesce adesso?”

Lancio una modesta proposta. Se volete veramente danneggiare gli editori “dali beli braghi bianchi”, ritornate a fare dei giornali seri, a dare le notizie invece delle notiziole, a condurre le inchieste scottanti, a smascherare le porcate dei potenti. Rifiutatevi di fare le “presstitutes”. Se vi fanno leggere le cazzate su Paris fategli una bella pernacchia in diretta e leggete invece quel pezzo sui morti per uranio impoverito a Salto di Quirra.
E’ l’unico modo per evitare che qualcuno pensi che in realtà avete solo voluto allungare il ponte di Natale.

mercoledì 20 dicembre 2006

I Furby del quartierino

In questi giorni nei quali ci si spreme le meningi per trovare un regalo originale che non abbiamo già fatto negli ultimi vent’anni ai nostri cari, giunge provvidenziale questa notizia secondo la quale la Hasbro ha appena lanciato sul mercato italiano i primi esemplari di una nuova serie di Furby, ispirata ad alcuni noti politici italiani.

Ricordo, per i pochi che ne fossero ancora ignari, cosa sono i Furby: un mix psichedelico tra un orsacchiotto di peluche, un uccello parlante, un pipistrello e un rompicoglioni che secondo la casa madre è dotato di “becco flessibile, tecnologia palpebre brevettata, sopracciglia mobili, ciuffo mobile, orecchie mobili e pieghevoli, due sensori del tatto, sulla pancia e sulla schiena. Sulle zone erogene ci stanno studiando.
Inoltre, il mostriciattolo è dotato di riconoscimento vocale e pare ascolti e risponda a tono. Qualche Furby, se ben addestrato, è arrivato a mandare affan… il suo padroncino, anche se conosco più persone che dopo un pò mandano regolarmente affanculo il loro petulante Furby.

Anche se mi sfugge il motivo per il quale uno dovrebbe regalare un oggetto tanto orripilante ed inutile, l’idea di possedere un Furby ispirato ai politici è invece un’idea che mi intriga.

Il motivo per il quale sono stati scelti i politici invece, che ne so, dei calciatori, è spiegato in un comunicato stampa della Hasbro.
Gli scienziati che studiano la tecnica emoto-tronica dei Furby volevano fornire i loro pupazzi di una caratteristica peculiare della razza umana: la faccia tosta. Purtroppo, nonostante gli innumerevoli esperimenti, i Furby sottoposti a vari stimoli continuavano a manifestare una rocciosa coerenza con le risposte precedenti e ciò li rendeva noiosi e pedanti. Pensa che ti ripensa ci si accorge infine che i politici riescono benissimo a dire una cosa e farne un’altra senza provare vergogna.
Ecco quindi realizzato il Pierfurby che, nonostante conviva more uxorio con la sua Furby Azzurra e abbia anche un paio di Furbetty con lei fuori dal matrimonio, premendo l’apposito pulsante è disposto a dichiarare di essere cattolico praticante e tuona contro i PACS dai microfoni del telegiornale delle venti.

Grande successo anche per il FurbyPiero, che nonostante si presenti come leader di un partito di sinistra, a richiesta si esprime contro le unioni gay senza tradire il minimo imbarazzo.

Pare che fosse stato realizzato anche il Ciccio Furbelly, il più riuscito del gruppo, talmente perfetto che, sia come leader politico o sindaco riusciva sempre ad adattarsi ad ogni situazione. Un vero camaleonte, proteiforme e sgusciante, visto il quale gli scienziati si sono spaventati e lo hanno distrutto, senza dire niente.

domenica 17 dicembre 2006

Buona sanità

Per una volta voglio segnalare un caso di buona sanità. Voglio testimoniare la bravura e la gentilezza dei medici e degli infermieri del Pronto Soccorso che ieri hanno prestato le prime cure alla mia mamma che ha avuto un grave malore. Ho apprezzato anche la delicatezza con la quale mi hanno accolto al mio arrivo e il modo in cui mi hanno informato delle sue condizioni.

Non mi meraviglio perchè vivo in una realtà ancora umana, in un tessuto sociale rimasto tutto sommato contadino dove vige il culto dell'anziano ma mi è venuto da chiedermi cosa sarebbe accaduto se mia mamma, invece di sentirsi male per strada qui in questa piccola città romagnola, dove è stata soccorsa immediatamente da tante persone che hanno avvertito il 118 e noi parenti, si fosse accasciata in una via trafficata di una grande metropoli. Mi è tornato in mente il film "Collateral", dove Tom Cruise racconta a Jamie Foxx di quel tizio che si sentì male in metropolitana e rimase lì, ormai senza vita, al suo posto, girando tutto il giorno avanti e indietro di fermata in fermata senza che nessuno gli prestasse aiuto.

Per fortuna, nella nostra disastrata Italia, abbiamo ancora questo immenso patrimonio di umanità e di solidarietà che dobbiamo difendere a tutti i costi e che non deve essere paralizzato dalla paura dell'altro, dell'estraneo e infettato dal morbo del "farsi i cavoli propri".
Esiste la mala sanità ma anche il suo contrario, esistono egoisti, menefreghisti e spaccamaroni ma anche tante brave persone che ti aiutano nel momento del bisogno. Forse esistono anche gli angeli e io ho voluto testimoniarlo. Grazie.

domenica 10 dicembre 2006

La morte del Condor

Un dittatore dei più sanguinari muore a più di novant'anni felicemente impunito di tutti i suoi crimini dei quali mai si pentì e il TG1 che fa? Ce lo mostra debole e malandato di salute, sostenuto amorevolmente dal figlio, per muoverci a pietà.

Ci racconta che per i suoi ammiratori e seguaci, nonostante quelle migliaia di morti senza giustizia sulla coscienza, aveva comunque salvato il Cile dal comunismo.
Che strano, la stessa cosa che pensavano gli americani che organizzarono il golpe dell’11 settembre 1973 contro Salvador Allende, americani che non vengono mai nominati, ovviamente, nel servizio commemorativo. E si capisce, visto che proprio con un’intervista a Kissinger si inaugurò la direzione al TG1 di Er Riotta.

Basta raccontare la Storia a metà e tutto cambia, tutto viene edulcorato e reso più soft. La Storia allo sciacquamorbido.
Dal servizio del TG1 sembra quasi che il Cile fosse un paese a piena sovranità dove un giorno un generale decise di fare un po’ di pulizia e… oops, si fece prendere un po’ la mano.
Ovviamente ci viene lungamente fatto notare quanto accanimento, non terapeutico ma giuridico, vi fu contro il vecchio generale malfermo da parte dei giudici, compreso lo spagnolo Garzon, noto persecutore di grandi capi di stato.
Nemmeno i suoi più stretti collaboratori sanno dire se fu omicidio o suicidio ma sulla morte di Allende ci rassicura Riotta. Fu un momento di depressione, Allende era stanco di vivere.

Infine, ecco le immagini pesate con il bilancino di precisione dei cileni che festeggiano e dall’altra parte quelli che invece piangono la morte di Pinochet, pari e patta.
Una bella bottarella bipartisan e le migliaia di scomparsi, torturati, violentati, assassinati, drogati e gettati dagli aerei in pasto ai pesci, il poeta e cantautore Victor Jara con le mani spezzate deriso e costretto a suonare, i bambini accecati con il ferro da calza sotto gli occhi delle madri, e quelli strappati alle loro famiglie e adottati dai militari, appena nominati di sfuggita all’inizio del servizio vengono azzerati da questo capolavoro di algebra giornalistica: +1-1 è uguale a zero.

Non credo ci sia niente da festeggiare per la morte di Pinochet, ma è in questi momenti che quasi quasi si vorrebbe che esistesse l’Inferno. Quell'inferno che lui destinò ai suoi concittadini, senza alcuna pietà.

Dannato subito.

domenica 3 dicembre 2006

A Dune con la Duna

Saga fantascientifica in dodici libri, nata come brutale satira del mitico “Dune” di Frank Herbert, con buona pace di David Lynch e come antidoto alla mancanza di ADSL.

(Libro I)
Sono nell’anno 15191, in viaggio verso Dune, il pianeta degli enormi bacherozzi sapienti, con la mia macchina del tempo.
Nella galassia vi è un regime di tipo feudale, con padrone assoluto l'imperatore Padiscià Saddam Hussein XXXIV, lontano discendente dell’ex raìs di Baghdad Saddam Hussein, che noi dell’anno 2006 conosciamo bene.
Per la modica spesa dell’equivalente in moneta intergalattica di un euro e venti sto ascoltando in cuffia tutta la storia della casata mentre attendo l’imbarco sulla navetta. Le macchine del tempo si lasciano infatti su un piccolo satellite artificiale chiamato curiosamente Quedtwkadmar (Villa San Giovanni, in italiano) dove un parcheggio (a pagamento) si trova sempre. Un po’ caro ma comodo. L’unica cosa che si fa fatica a trovare sono i distributori del metano. Già perché il mio mezzo è una vecchia Duna metanizzata che si è rivelata adattissima ad essere modificata per i viaggi nel tempo. Se non capite come faccia una Duna a superare il limite dello Spazio-Tempo andando a metano non avete visto il finale di “Ritorno al Futuro”.

(Libro II)
Già, ma che c’azzecca Saddam con Dune? Semplice, il capostipite della casata, Saddam Hussein (proprio lui, quello originale) fu liberato nel 2011 dai suoi seguaci mentre era prigioniero a Guantanamo, col favore dell’oscurità e approfittando della finale del SuperBowl in TV.
Fu tenuto nascosto per 20 anni in un condominio a Carate Brianza, dove nessuno si accorse mai della sua presenza e alla sua morte fu ibernato e lanciato su una navetta della “Stellar Funeral & Co.” verso gli spazi infiniti. Catturata dai pirati interstellari, la navetta fu abbandonata in una cella frigorifera abusiva su Saturno per 10.000 anni.
Nel 12042 una missione archeologica trovò la navetta e il rais fu scongelato, ringiovanito e sottoposto a varie liposuzioni e iniezioni di botox. Dopo un certo iniziale smarrimento Saddam riuscì a conquistarsi le simpatie dei saturniani e divenne presto loro leader, con il titolo onorifico di Padiscià. Suo figlio Padiscià Saddam Hussein II ottenne il potere con elezioni truccate e, in un altro paio di generazioni il dominio fu stabilito su tutta la galassia.

(Libro III)
Sono finalmente giunta su questo maledetto pianeta Plutone Arcoris, conosciuto come Dune, che in questo momento della sua storia è interamente coperto dalla sabbia e popolato da vermi lunghi centinaia di metri, che però escono solo di notte e tutto sommato danno poca noia, a parte quando si muovono facendo tremare la terra e se stanno per servirvi un Martini e siete seguaci di James Bond – “mescolato non agitato”, è un casino.
Questo pianeta cazzuto – dove la sabbia ve la trovate anche dentro le mutande nonostante la tuta spaziale, è così popolare perché è l'unico della galassia dove si trova la spezia, il melange - che consente a chi lo usa di distorcere il tempo e permette di viaggiare tra le stelle senza muoversi donando anche straordinari poteri. Ora dico, ma non bastava andare ad Amsterdam?

(Libro IV)
Non riesco a dormire, c’è un caldo bestia – per fortuna niente zanzare – i vermi sono a scuola serale di rumba e merengue e in televisione ci sono solo televendite di scope elettriche e pentole mondialcasa, così mi leggo la guida turistica di Dune, che riporta anche qualche scampolo di storia.
Anticamente su questo pianeta l’Imperatore Padiscià Saddam aveva inviato i suoi pusher di fiducia Arcoronnen a custodire la spezia, ma poi, cambiato alleanze come suo costume, diede un calcio in culo agli Arcoronnen e trasferì ogni onore alla casa Berluscones-Atreides, già molto esperta nell’incantare la gente, figuriamoci i vermi. Come se non bastasse, interessate alla spezia erano anche certe sette sorelle Geberit (lontane antenate delle Carlucci) e ovviamente i detronizzati Arcoronnen, più incazzati che mai.
Pare che la guerra tra le varie fazioni si sia protratta per secoli e secoli, fintanto che non comparve un certo rampollo della casa Berluscones-Atreides, Silvio Atreides, che guidò la guerra santa per la liberazione del pianeta, fondando il famoso “Pianeta delle Libertà”.


(Libro V)
Volevo andare a visitare un centro commerciale qui vicino ma c’è lo sciopero dei vermi ferrotranvieri e quindi in attesa di un passaggio continuo a leggere la storia di Dune.
Circa una mezza dozzina di secoli fa, Silvio Atreides si rivelò essere lo Qwisatz Haderach (colui che può tutto, pagando) e da allora domina incontrastato su tutte le reti televisive della galassia. Le sette sorelle del Bene Geberit aspettavano da tempo la venuta di Silvio, come prodotto di millenari piani genetici e di chirurgia estetica, ma si illusero di poterlo controllare.
Il Bene Guttalax, insieme al Bene Geberit e alla Procura di Milano organizza da secoli complotti al fine di distruggere Silvio Atreides, ma non è semplice, poiché grazie all’olio della vita, l’Unto è capace di vedere il futuro.
Il Bene Guttalax però non si arrende e regala a Silvio un “ghola” - un essere ripristinato da cellule morte, quello del suo fido Bondi-Idaho morto da tempo, per oscuri scopi. E qui, ve lo dico francamente, nun ce stò a capì più un cazzo.

(Libro VI)
Ho deciso di andare un po’ avanti nel tempo perché qui tra scioperi e televendite non succede niente. Mi sono teletrasportata sulla Duna a metano e ho messo avanti l’orologio atomico di qualche millennio. Ora torno su Dune, sperando di trovarlo ancora.
Eccomi… miracolo! Ora il Pianeta delle Libertà Dune Arcoris è decisamente diverso. C’è vegetazione, come avevano sempre desiderato certi Fremen, che non so chi siano.
Mi dicono che purtroppo il fondatore Silvio Atreides non è più con noi. Pare sia morto di sua volontà alla fine di un secolo denominato in suo onore “Messia di Dune", lasciando comunque i suoi due figli, Piersilvio II e Ghanima, a continuare la sua opera. Una buona notizia, sono state abolite le televendite ed è tornata la tv dei ragazzi.
Ieri sera a cena, uno strano tipo con il quale ho attaccato discorso, che dev’essere una specie di giornalista con un figlio che vive su Marte, mi diceva che un nuovo pericolo minaccia i figli di Dune. La casa di Corrino, famiglia del vecchio imperatore Saddam IV, prepara dei complotti per uccidere Piersilvio II e Ghanima. Non so se credergli comunque, aveva un po’ esagerato con il Tavernello a cena.

(Libro VII)
Volevo andare ancora avanti nel tempo, più che altro per liberarmi del giornalista che ogni sera nel mio albergo mi tedia con storie di spionaggio che non stanno né in cielo né in terra ma, giunta a Villa San Giovanni, mi sono accorta di aver lasciato l’altra volta la batteria della Duna accesa, con la conseguenza che si è scaricata. Il concessionario più vicino è a dieci anni luce, così devo aspettare, non solo la batteria ma anche che si ricarichi il teletrasportatore che mi riporterà su Dune. Almeno qui si sta tranquilli. E’ l’unico posto della galassia dove sono riusciti a crackare Sky e si vede tutto a sbafo, compresa la Pay per View.

(Libro VIII)
Sono andata a sentire per la batteria, forse domani arriva con la Fed-Galax.

(Libro IX)
E’ arrivata la batteria, sto ricaricando la Duna e tra qualche ora potrò ripartire per il mio viaggio nel tempo su Dune.

(Libro X)
Sono riuscita a rimettere in moto la Duna e sono tornata sul Pianeta delle Libertà, che adesso è divenuto un rigoglioso giardino, grazie alla costante supervisione del figlio di Silvio, Piersilvio II che governa da duemila anni sul pianeta grazie ai suoi super poteri acquisiti percorrendo il cammino che il padre aveva rifiutato, quello di divenire un uomo-verme facendosi ricoprire dalle trote della sabbia. Giuro, non ho preso la spezia, sta scritto sulla nuova edizione della “Guida di Dune”!
I poteri di Superpiersilvio non sono solo di immortalità, egli può vedere il futuro in ogni momento e niente più ormai lo sorprende, nemmeno gli ultimi risultati del Milan. Ma rimpiange inconsciamente di non avere più l’aspetto di un uomo perché si è innamorato di una donna mandatagli dal Bene Guttalax per tentarlo. A governare sul pianeta c’è un esercito di donne, le Ittiointerpreti, che adorano il loro Dio. C’è puzza di pesce dappertutto, ma almeno con 8 euro ti danno antipasti caldi e freddi, spaghetto allo scoglio, fritto, grigliatona e pure il sorbetto finale col botto.

(Libro XI)
E’ inutile, non ce la faccio a restare in un posto e in un secolo per più di una settimana, così sono andata ancora avanti di un bel po’.
Non so che cazzo sia successo nel frattempo, forse ho digitato 10.000 invece di 1.000 ma Dune è divenuto di nuovo un pianeta di sabbia, e adesso è conosciuto come Rakis. L’imperatore-dio è misteriosamente scomparso, sono trascorsi millenni e i vermi sono tornati a solcare le dune del pianeta. Un consiglio, non nominate il “Dio Piersilvio" con i vermi perché potrebbe essere pericoloso. Si sciolgono in lacrime e in pochi secondi si allaga tutto. E non chiedetevi nemmeno come mai l’unico programma televisivo su ogni canale è “Chi l’ha visto”.
A svolgere un ruolo importante nel governo del pianeta Rakis sono l’ennesimo ghola di Bondi-Idaho, che però questa volta è un bambino che assomiglia vagamente ad Arnold, ricordate? e Dakota Fanning, una bambina capace di dominare i vermi che contengono in loro ancora il fugace pensiero dell’imperatore-dio disperso. Se a questo punto fossimo al cinema, ci starebbe bene una bella dormitina.

(Libro XII)
Non so voi, ma ‘sto Dune comincia ad annoiarmi. Ho una buona notizia comunque. Con mia grande meraviglia, dopo il mio ultimo avanzamento nel tempo mi sono ritrovata in mezzo allo spazio vuoto e ho scoperto che Dune è stato distrutto!
Purtroppo l’ultimo ghola di Bondi-Idaho si è salvato con le Carlucci Geberit e un verme a bordo di un'astronave. Ora la lotta è fra le Carlucci e un altro gruppo di eretici di Dune, le Casini Onorate, perfide e sanguinarie ex-democristiane che vogliono a tutti i costi annientare le Carlucci Geberit e la spezia. Pare che le fuggiasche eredi di Silvio Atreides si nascondano sul pianeta segreto della Casa delle Libertà, dove la sorellanza è riuscita a ricreare un habitat simile a quello che vi era su Rakis. Con l’ultimo verme stanno rifondando Dune, ma le rivali stanno distruggendo interi pianeti alla ricerca di quello che ospita le Carlucci e questa mortale ricerca sta per finire...

(Epilogo)
Sono riuscita finalmente a contattare Darth Vader tramite l’Imperatore Palpatine. Non c’è problema, ci pensa lui con la Morte Nera. Ta-da-da, tada-da, tada-da!