Pagine

lunedì 18 luglio 2011

Trenabbestia


Capita che, una domenica d'estate, per evitare l'imbottigliamento sull'Adriatica e la difficoltà di parcheggio a destinazione, si scelga di andare al mare in treno.  
All'andata tutto bene. Treno in ordine, climatizzato, posto a sedere, parte e arriva puntuale. Troppo bello però, doveva essere un sogno svizzero perché, nel pomeriggio, si ripiomba in Italia, dove i viaggiatori, da esseri umani, possono trasformarsi all'improvviso in trenabbestia, ovvero in esseri scalmanati, maleodoranti ed incazzatissimi atti a riempire ogni spazio disponibile delle carrozze perché Trenitalia 'gna fa. 

Ieri pomeriggio alla stazione di Cesena i treni non arrivavano più, tutto bloccato in direzione Nord. Ritardi su ritardi, fino al record di un'ora e mezza per un Intercity Frecciabianca da Lecce che, in teoria, prima o poi, sarebbe dovuto arrivare fino a Milano. Chissà se ci è mai arrivato?
Dopo circa un'ora di attesa, l'annuncio che il nostro treno, il regionale numero eccetera eccetera, transiterà ma non potrà accogliere passeggeri perché al completo. Giuro che il treno sold-out finora me l'ero perso.
Trenitalia la misericordiosa ci concede, in via del tutto eccezionale, senza pagamento di supplemento rapido e solo se dobbiamo scendere a Forlì, Faenza e Bologna, di salire sul famoso Frecciabianca che, pare, si sia finalmente messo in moto e sarà il primo treno a giungere in stazione. Sulla Freccia, non più bianca ma del Punjab, sono giunta finalmente a casa, anche se tramutata appunto in trenabbestia, stretta a mo' di saraghina con altri sei o sette viaggiatori nel corridoio striminzito di uno scompartimento, con la faccia incollata alla porta della toilette, a benedire Moretti e tutta la dirigenza di Trenitalia.

Cos'era successo? Nella mia quinquennale carriera di viaggiatrice pendolare per motivi universitari, all'epoca delle Ferrovie dello Stato e quindi prima della privatizzazione, una ventina di anni fa, ricordo blocchi spaventosi di ore per cause molto gravi, tipo un suicidio sui binari o lo straripamento di un fiume a Forlimpopoli durante un'alluvione, o lo scassamento di una motrice con conseguente attesa del traino alla più vicina stazione per un trasporto a destinazione su autobus sostitutivo. Erano casi rari, però. Uno all'anno o poco più.

Ieri ho pensato appunto ad un disastro ferroviario, ad un asteroide caduto sui binari, ad un attentato di Al Qaeda.
Invece, la motivazione addotta per il blocco della circolazione dei treni sulla tratta Adriatica, annunciata con tono addirittura serio dalla voce della Signora Trenitalia è stata la seguente: "Ci scusiamo per i ritardi provocati  dall'elevato afflusso di viaggiatori". 
Cioè, fatemi capire. Chi poteva mai prevedere che, il 17 di luglio, domenica, con una splendida giornata di sole, alla gente venisse in mente di andare al mare sulla Riviera Adriatica?

Aridatece le Ferrovie dello Stato.

Post scriptum. Stamattina ho cercato in rete notizia di questo blocco ferroviario. Nulla. Si parla solo dei disagi previsti sulla rete a causa dello sciopero del 22 luglio. Così, se il viaggiatore è insoddisfatto o incazzato, se la prenderà con i lavoratori dei trasporti che, se scioperano, lo faranno anche per protestare contro i disservizi dei quali, se non si parla, è come se non esistessero. Capito?
Ho trovato in compenso decine e decine di segnalazioni su siti, blog e gruppi Facebook riguardo agli ormai cronici disservizi di Trenitalia, soprattutto ai danni dei treni pendolari. Cancellazioni di treni, ritardi, treni scassati, condizione di viaggio stile trenabbestia che sta diventando praticamente la norma e non l'eccezione. Segnalazioni di disservizi perfino sui treni dei signori, le Freccerosse con le hostess bonazze e il quotidiano in omaggio e, in generale, una terrificante suddivisione classista tra il treno di lusso e la carrozza bestiame, con la forbice che si allarga sempre di più. La "Freccia del Punjab" e la foto che ho scelto potrebbero non essere più battute, in futuro.

Ribadisco: aridatecele.

7 commenti:

  1. Se non arriva il treno, prendete l'elicottero!
    Firmato: Maria Antonietta
    :-)

    RispondiElimina
  2. Ma, Lameduck, un servizio di interesse pubblico che sia migliorato con le privatizzazioni me lo sai dire?
    Qui ai tropici, l’anno scorso, la luce mancava ogni due per tre, poi hanno depositato una proposta di legge per ristatalizzare l’energia elettrica e da quel giorno in poi mai avuto più un black-out che sia uno. Benissimo, ma prima....?
    In compenso con i treni niente problemi: non ci sono le ferrovie.

    RispondiElimina
  3. le cose sono cambiate da quando il viaggiatore è diventato cliente

    RispondiElimina
  4. Daniela09:22

    Anche io c'ero. Partita da Fano alle 15.10 in direzione Reggio Emilia (costo 13.60) sono scesa a Rimini perchè viaggiare in quelle condizioni disumane (tipo 50 gradi!!) non era possibile. Alla fine mi hanno fatto un biglietto per il freccia bianca delle 16.19 a prezzo pieno (8.40 per cambio servizio + 15.30 per rimini-reggio emilia in prima classe POSTO NON GRARANTITO). Ho viaggiato in piedi... ma con un filo di aria condizionata!!

    RispondiElimina
  5. @ Salazar
    Non ci sono le ferrovie????

    @ Nino
    Certo, non lo sai che il cliente è come il pesce? Una volta acchiappato è fritto.

    @ Daniela
    Eravamo sullo stesso treno, il fatidico Frecciabianca, quello che è arrivato a Cesena alle 19.00 passate. Per fortuna io avevo solo due fermate prima di scendere. Io ho viaggiato, assieme ad altre sei persone nell'ingresso del vagone, attaccata alla porta dell'intercapedine, continuando a ripetermi: "non soffri di claustrofobia, non soffri di claustrofobia, non soffri di claustrofobia..."

    RispondiElimina
  6. Anonimo16:34

    io, senza alcuna vergogna, rimpiango assolutamente le buone, vecchie, ferrovie dello stato

    più sicure, meno bugiarde e classiste

    RispondiElimina
  7. il tveno pubblico ? Dio che volgavità...

    RispondiElimina

SI PREGA DI NON LASCIARE COMMENTI ANONIMI MA DI FIRMARSI (anche con un nome di fantasia).