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domenica 8 febbraio 2015

Cara Naomi ti scrivo


Pregiatissima e graziosa Naomi Klein,

considero il tuo libro "The Shock Doctrine" uno dei testi fondamentali per la comprensione della realtà attuale. Quando lo lessi una triade di anni fa mi si aprì un mondo, anche se quel primo capitolo dedicato al progetto MKULTRA mi fece sulle prime sospettare qualche deriva sensazionalistica di troppo, pur non ignorando che la mia categoria, quella degli psicologi, si fosse macchiata di crimini su mandato dei politici tanto quanto i nostri fratellastri medici. Purtroppo invece gli esperimenti del Dottor Cameron sulla "cancellazione" della personalità per poterne forgiare una nuova sulla tabula rasa ottenuta furono triste e trista realtà. Per fortuna quelle torture dimostrarono solo che la mente non è manipolabile se non quando il soggetto non è cosciente del fatto di venire manipolato. Insomma, avrebbero fatto di più - per quanto concerne l'Italia - la televisione commercializzata degli anni '80 e gli insegnamenti del Dott. Goebbels applicati alla comunicazione dei media mainstream, di tutto l'LSD e scopolamina usati nei laboratori dei neopavloviani.

Amo "The Shock Doctrine" e fa parte del mio ideale Pentateuco, perché è il primo testo che iniziava finalmente ad unire i puntini, a partire dai golpe reazionari in Sud America negli anni settanta, passando dall'era reaganiana e thatcheriana al dissolvimento dell'impero sovietico; dalla crisi delle tigri asiatiche  fino all'economia dei disastri seguita alle guerre del "Progetto per un Nuovo Secolo Americano" i cui scopi sono ben descritti anche in "Confessioni di un sicario dell'economia" dell'insider John Perkins. 
Il disegno che si otteneva unendo analiticamente tutti questi fatti storici era la figura di un'élite agguerrita ed assai decisa a riprendersi indietro tutto ciò che, in termini di privilegi, le era stato preso con la forza con le rivoluzioni del Settecendo e del Novecento e fatto concedere sotto pressione dai movimenti progressisti nel corso di duecento anni di storia. Un'élite neoaristocratica per spirito e denaro, pericolosamente lasciata senza rivali dal crollo del Muro e decisa a portare l'ultima estrema sfida al mondo attraverso la restaurazione del proprio dominio, attraverso una dittatura globale del profitto.
Il libro era anche una bella critica al pensiero economico dominante, quel neoliberismo imposto con la forza del "There Is No Alternative" dalle avanguardie politiche dell'élite, formate direttamente dai propri uomini e donne e dalle forze "di sinistra" cooptate: attraverso l'illusione di progressismo della globalizzazione scambiata per internazionalismo, per coloro i quali si arruolarono in buona fede, e comperate a dobloni sonanti gli altri.

"The Shock Doctrine" è del 2007 e l'ultimo capitolo era dedicato ad una pregevole analisi del futuro dell'industria della sicurezza, il cui paese più all'avanguardia era allora ed è oggi Israele. Era un'ottima intuizione sul futuro, che ci sta confermando il sospetto di Gaza come laboratorio di sperimentazione di tecniche di repressione, prossimamente da vendere a peso d'oro a paesi che dovranno fronteggiare rivolte da parte di popolazioni impoverite dalle politiche economiche recessive e a privati che, potendolo, dovranno pagarsi chi ne difenderà la privacy domestica da coloro che attueranno il ripopolamento kalergico con modalità sempre meno amichevoli, una volta che raggiungeranno l'entità numerica sufficiente. Sono certa che ti suono troppo apocalittica ed anche un po' fascista, ma l'idea me l'hai data tu.

Ora però vengo al punto. L'anno dopo l'uscita del tuo libro, nel 2008, iniziò la più grave crisi economica sistemica dal 1929, quella che sta tuttora mettendo in crisi le nostre certezze in termini di benessere e diritti acquisiti.
In questi anni, grazie a chi ci ha pazientemente raccontato giorno per giorno ciò che da anni la teoria economica aveva ampiamente previsto, e cioè che il vincolismo monetario avrebbe ucciso le economie europee, dimostrando in pratica la premeditazione delle azioni dei nostri carnefici, abbiamo capito che la Shock Economy da te descritta, ovvero il disegno politico epocale di dominio dell'élite anti-proletaria ed anti-borghese, era giunta al fine in Europa per completare il tour mondiale iniziato quarant'anni prima. 
Se pensiamo alla crisi argentina del 2001, vero antefatto di certe attuali tragedie greche e case study di disastro da vincolismo, ed ancora all'annessione o Anschluss nel 1990 della RDT alla Germania occidentale, descritta con crudezza da Vladimiro Giacché, osserviamo che i laboratori sono sempre in attività e, tessera dopo tessera, il mosaico si sta completando.

Ecco, io mi sarei aspettata, quando ormai la situazione europea fosse stata abbastanza chiara, sicuramente quindi dal 2012 in poi, dopo i golpe con il silenziatore ed il cuscino in faccia ai popoli  in Grecia e Italia, che tu facessi uscire un'appendice al libro, con il titolo: "La dottrina dello shock in Europa. L'assalto finale alle conquiste democratiche attraverso lo strumento del vincolo monetario". (Bel titolo, vero?) 
Apprendo invece che hai dedicato l'ultimo libro alla insostenibilità del capitalismo e ad un inno alla decrescita, oltre che ad un'invocazione generica alla rivoluzione. Sei insomma ritornata ad una versione soft ed ahimè assai radical chic della protesta. Tutti da Naomi il sabato sera.
Eppure ci sarebbe stato da sferrare l'ultimo attacco ideologico alle forze che vogliono distruggere la democrazia imponendo più democrazia, la dittatura omeopatica, dopo aver dichiarato con insolenza inaudita la fine della storia, dimostrando oltretutto che la tua analisi precedente era stata puntuale e precisa nel descriverne gli antefatti. 
Invece no. Che ti è successo? Un attacco di piddinite transoceanica? Il vizio della sinistra di non vedere il marcio se la sinistra vi è implicata e vi è dentro con entrambe le zampe? E' la luce che emana dai "despoti illuminati" ( copyright T. Padoa Schioppa) che ci governano, che ti acceca e non ti fa vedere quale minaccia globale stiamo subendo, con Obama in missione per conto delle corporation, che crede di poter sfondare in Europa usando le corna della Merkel come ariete contro la Russia? Per poi magari lasciar risolvere una volta per tutte a Putin l'annosa e fastidiosa questione tedesca?  L'unico paese che ha imparato dalla seconda guerra mondiale ed ha capito che doveva rinunciare alle velleità imperiali è stato il Giappone. Sappiamo come. Vogliamo che i tedeschi rimpiangano di non aver subìo la dottrina Morgenthau a suo tempo?

Non è abbastanza grave la situazione? Non senti un desiderio irrefrenabile di denunciare questi criminali mossi solo dal profitto, questi fascisti, (li chiamo fascisti così capisci che sono gli stessi del Cile?)  Non ti senti sopraffare dall'indignazione? I didn't expect the Spanish Inquisition but...
Si, ti do' atto, Renzi non ti convince. E' un po' pochino, in verità.
Oddio, per dirla tutta, già sull'undici settembre in "The Shock Doctrine" mi avevi mancato di unire un puntino, lo avevi saltato. Ti era mancato l'ultimo passaggio logico ed ora forse se ne vedono le conseguenze. 

Ti ho vista in televisione intervistata dalla body-builderberg, che ti ha dato subito della No Global, tanto per marcare il territorio. E' la stessa che la sera delle mazzate tante ai manifestanti di Genova si vantò di mostrarne le immagini al telegiornale facendo passare il gesto come giornalismo d'assalto, sai? In realtà la gente doveva vedere bene cosa sarebbe successo se le fosse venuto ancora l'uzzolo di osare criticare la Santa Globalizzazione. Ti ho vista e tu hai recitato la parte della fatina verde. Non nel senso dell'assenzio ma in quello del verde che copre le altre magagne e si porta su tutto. Mi hai ricordato l'altra fatina verde, quella che confessò, sciaguratella, che, senza l'euro, per il suo paese, la Germania, sarebbe stata la catastrofe. 
Scusa Naomi, ma in questo momento il fracking non è un problema, visto che il petrolio a prezzi da discount se lo sta già fottendo sopra e sotto e in tutti i canali. Il capitalismo non è in discussione perché questo non è più capitalismo ma la sua neoplasia ed antitesi e noi dobbiamo recuperare il vero capitalismo, quello della piena occupazione,  prima di passare al meraviglioso futuro senza emissioni e con le fonti rinnovabili della nuova Arcadia. Perché non mi vorrai anche tu uscire da sinistra, spero, come dei sollevatori verso il basso qualunque?
Mi dispiace ma mi ricordi un po' Grillo ed il suo gate-keeping. Il suo abbaiare alla Luna salvo poi chetarsi quando le faine entrano nel pollaio.

Ripensaci, ritira fuori le palle. Questa in Europa è shock economy bella e buona e prima o poi arriverà anche in Canada. Vi bullate con i cugini americani perché lasciate le porte aperte ed avete la sanità gratuita. Non temete, è questione di tempo, guerre mondiali permettendo. La madre dei Monti e dei Renzi è sempre incinta.



17 commenti:

  1. OT: che poi in Canada la sanità è pubblica solo per chi ha la cittadinanza.

    cosa che richiede tempo da ottenere per un immigrato. nel frattempo si va di costosissima assicurazione privata come negli states.

    in Italia invece cittadinanza o meno se non hai i soldi per pagare non paghi manco il ticket. e alla fine è cosa di cui andare orgogliosi.

    questo per fare presente che il Canada nonostante ciò che si dice può esser considerato paese con società più equa giusto se paragonato agli states. niente a che vedere col modello europeo che era in vigore fino ai primi anni 90.

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  2. Già in Shock Economy la Klein NON analizza il ruolo del vincolo monetario (l'aggancio al dollaro dell'Argentina, e prima ancora del Cile, etc. etc.). Peraltro l'aggancio alla valuta forte come precondizione delle crisi odierne viene ripetutamente citato ad esempio nei documenti dell'agenzia ONU UNCTAD (United Nations Conference on Trade and Commerce), ma la Klein non ne parla. Non solo: non analizza in modo organico la dottrina della Banca Centrale Indipendente (anche se la cita) e molte altre articolazioni dell'ordoliberismo. Le analisi di Klein, sicuramente illuminanti e coraggiose, non hanno però il coraggio, o la volontà, di andare ad esaminare i meccanismi concreti di trasmissione di questa tecnologia di potere. Denunciano la shock economy, ma non smontano il cuore del suo macchinario. Questo è tipico della sinistra. E' come prendersela con l'austerità senza chiedere l'uscita dall'euro. Ricordiamoci che i no global, o meglio alter globalista, sono anche i più fanatici sostenitori del fogno europeo e dell'euro. Sono fatti così: se la prendono con i sintomi, e inneggiano adoranti alle cause.

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    1. Sono assolutamente d'accordo. In neurologia si chiama sindrome da eminattenzione spaziale o neglect. Non a caso il paziente non riesce a vedere, o meglio ad attenzionare, tutto ciò che ricade nel campo visivo sinistro.

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    2. Anonimo15:29

      Se è per questo Keynes nella teoria generale non prendeva manco in considerazione la legge del plusvalore.

      Ma che è la sindrome dei bearzotti?

      Ambrogio

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  3. @Alessandro Papini
    Mi consigli il tuo? Anche se non mi pare granché. CLICK.

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  4. Gianbenedetti Sandro ha scritto:
    Sig. A. P. il Suo attacco alla persona offensivo e di bassa lega lo qualifica. Quando non si hanno argomenti o non si è capace di argomentare si offende. La gravità è maggiore trattandosi di una signora. Mi spiace per lei. (intendo A. P. ) .

    Grazie Sandro per la cavalleria ma certi commentatori si qualificano da sé. Saranno terminati.

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    1. Anonimo19:01

      Cara Barbara avrei detto che l'intromissione del commentatore de cuius tra le tue gonnelle ti avrebbe procurato un lieve fastidio. Mi sbagliavo. Sono contento invece che i suoi polpastrelli non siano stati mozzati (ti scrive per lamentarsi). Di questo commento offensivo su Ve lo dico papale papale:

      AP15:15
      Hai portato gli anelli? (dai, si scherza)

      Egregio individuo lei ha idea di cosa possa essere un commento offensivo?
      A proposito di qualifiche per lei c'è quella suesposta e la replica, per interposta persona, alla scordatina (i lettori siciliani le sapranno essere esaurienti.

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    2. Renato08:05

      Ma quant'è noioso! Se non è d'accordo con l'autrice, non le piace il blog, non condivide gli argomenti, e non ha niente di meglio da fare, si trovi un hobby e porti con sè l'alta stima che ha di se stesso. Possibilmente senza rompere le scatole agli altri.

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  5. Anonimo15:22

    Oddio, mi sembra un po' provinciale aspettarsi che un autore internazionale, per giunta proveniente da un altro continente si esprima riguardo una cosa locale. Capisco che l'Europa e' grande ed e' un continente importante, ma in nord America, dove io ho la disgrazie di vivere, in pochi saprebbero puntare l'Europa in una carta geografica e dell'euro addirittura meno ne conoscono l'esistenza. Non sarei cosi' ingeneroso con la Naomi, magari le sue analisi non vanno a fondo su questioni cruciali, pero' e' una delle poche voci che si esprime da anni contro il pensiero dominante. Si e' poi espressa numerose volte sulla Grecia, in particolare sulle politiche del IMF a riguardo.
    Scrivere un saggio sulla questione ambientale non significa che le altre questioni siano meno importanti, non sarei ingeneroso.
    In virtu' della mia esperienza ho capito che gli italiani pensano la crisi che stanno vivendo come qualcosa di universale ed epocale, ma le assicuro che nel resto del mondo fuori dall'Europa la vita continua, la gente lavora ha un reddito e non e' sottoposta a grandi sconvolgimenti, tant'e' che quando spiego la situazione europea a chi me lo chiede noto che la reazione comune e': ma com'e' possibile?.
    Eppoi si caruccia, mi e' crollata un po' dopo la maternita', ma sempre una donna affascinante.

    Andrea

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    1. Caro Andrea, mi dicono dalla regia che esiste una certa globalizzazione e che non esistono più frontiere che limitino la circolazione dei capitali, tanto per fare un esempio.
      Conosco l'ignoranza dell'americano medio riguardo a quella cosa esotica che è l'Europa, ma qui non stiamo parlando dell'americano ciccione con la 44 magnum in saccoccia che vive nella profonda periferia degli States, stiamo parlando di dibattito politico economico, per il quale parlare di "provincialismo" riguardo ad un fenomeno che sta mettendo a repentaglio la salute economica del MONDO, grazie proprio alla globalizzazione, risulta abbastanza comico.
      Inoltre, non mi risulta che la crisi dei mutui subprime, che ha provocato l'onda di tsunami in Europa, sia stata una passeggiata per gli americani e che vi siano ancora dei problemi.
      Le crisi globali sono universali ed epocali. Il provincialismo è credere di essere al sicuro perché in un altro continente, ma tutto è interconnesso.

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    2. Anonimo16:14

      Hai ragione, ma quello che mi fa arrabbiare di più' e' quando vedo qualche piddino in tv che dice che la crisi e' globale, che il capitalismo e' alla frutta ergo dobbiamo essere tutti più' poveri perché' c'e' la Cina ecc...
      Credo che questo sia un discorso molto reazionario, con il quale cercano di spacciare una ridistribuzione verso l'alto delle risorse con conseguente svuotamento della classe media come un fatto inevitabile.
      A me invece pare che il capitalismo non sia mai stato così' florido ed efficiente. Oramai siamo ad un livello di disparità' di redditi paragonabile alla società degli anni '20.
      Solo in Europa le classi dirigenti dicono ai propri cittadini siamo troppo ricchi e dobbiamo impoverirci, lasciateci fare, ci pensiamo noi, e ci stanno riuscendo alla grande! Questo la dice lunga su come la temperatura dell'acqua sia molto alta nella pentola in cui ci hanno messi!
      Non che io sia un apologeta del nordamerica, tutt'altro, secondo me l'Europa e'(ra) il miglior sistema occidentale in termini di qualità' della vita. Ma qui nessun politico si azzarderebbe di dire: il mio programma e' rendervi tutti più' poveri perché' c'e' la globalizzazione, sarebbe letteralmente linciato. Ovviamente lo fanno, perché' di fatto sta succedendo, ma non lo dicono così spudoratamente.
      Comunque Naomi mi sta simpatica, ecco tutto...
      Grazie

      Andrea

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  6. Non si tratta di tirare fuori le palle ,ma di disparità di mezzi a disposizione, tra cui i media in mano alle elite economiche e finanziarie che formano l'opinione pubblica; l'errore è pensare di poter vincere una guerra contro un gigante avendo a disposizione una cerbottana; ma diciamo la verità , il capitalismo ha vinto perchè detiene i mezzi finanziari , politici e mediatici per vincere e per inoculare la sua cultura, invece noi non abbiamo armi, ma soltanto una massa umana persa e disorientata nei meandri di quella stessa cultura dominante; se le scuole italiane sono state ridotte a banche- aziende con Debiti ,crediti e competenze, senza una vivace protesta genitoriale e del corpo docente, significa che quei messaggi ormai fanno parte della sentire generalizzato italiano; infatti gli ottimi appelli di Lucio Russo (Segmenti e bastoncini) e di Bontempelli ( L'agonia della scuola italiana) a non abbandonare la formazione scolastica tradizionale a favore di una conoscenza superficiale adatta ad un mondo di consumatori acritici sono caduti nel vuoto ; purtroppo abbiamo perso semplicemente perchè non avremmo potuto vincere e probabilmente non riusciremo ad attenuate le sofferenze inflitte da un sistema economico in contraddizione con la natura umana nel suo cammino di autodistruzione a causa delle sue insuperabili contraddizioni interne.

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    1. Anonimo15:26

      Il capitalismo non esiste, fatevene una ragione, signori.
      Tutto è capitalismo

      Milton H

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  7. Anonimo22:05

    Barbara, sull'ultimo post del blog di Grigoriou si da notizia di un documentario sulla Grecia (si tratta di questo). A quanto pare è stata intervistata anche Naomi Klein: "Interviewée également, Naomi Klein, explique que ce modèle, jusque à présent imposé aux seuls pays extra européens (de l’Ouest), se généralisera alors et suite à la... réussite du programme grec, si cher à Wolfgang Schäuble. “Les peuples n'y échapperont pas, France et Allemagne comprises”". Ho pensato che la notizia potesse interessarti.

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  8. Anonimo13:21

    "recuperare il vero capitalismo, quello della piena occupazione".
    Basta questa frasetta per chiarire che l'autrice non ha capito nulla del capitalismo. Mai questo sistema socioeconomico nel quale siamo immersi tenderà alla piena occupazione. Ma l'aspetto più patetico è che, da questa base di partenza sbagliata, Tamperi critica la Klein la quale, al di là di tutti i suoi difetti derivati dalla cultura in cui è maturata, ha correttamente individuato il capitalismo come problema principale, mentre Tamperi pretende di insegnare alla Klein che il vero problema sta da un'altra parte, quando quest'altra parte non è che uno dei tanti aspetti assunti dallo stesso capitalismo.
    E poi sì, cara Tamperi, c'è tanta gente che crede nella decrescita felice perchè pensa che sia una chiave per abbattere il capitalismo, e non lo sviluppismo economico che lei sostiene, che in realtà è un pilastro di questo modo di produzione basato sullo sfruttamento ed il dominio.

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  9. Anonimo14:30

    Non mi stupisco di quanto si asserisce (con una certa delusione e un po' di ironia) nell'articolo. Naomi Klein, con Chomsky, a suo tempo si è mostrata entusiasta dell'inane movimento occupy Wall Street (/indignados usa), come se fosse veramente l'avanguardia di una lotta popolare vincente alla finanza neocapitalista. Gli indignados/occupy oggi sembrano estinti, o quasi, senza lasciare un segno tangibile. Grave errore di valutazione, questo, che lascia presumere altri errori. Non dimentichiamo, inoltre, che si tratta di un'americana e che quindi sconta un inevitabile "fondo" liberale e liberista. Non bisogna aspettarsi troppo dalle opposizioni al neoliberismo oggi esistenti, soprattutto se di matrice americana/anglosassone (culla del liberismo e del cosiddetto pensiero liberale). Del resto, anche nel mondo europeo mediterraneo c'è ben poco, quasi nulla. L'opposizione alla signoria dell'eurozona è in genere frammentata e prigioniera dei meccanismi della liberaldemocrazia, del "pacifismo strumentale" e, almeno in parte, del politicamente corretto ... Pensiamo a Grillo e al minacciato referendum sull'euro, che non si farà mai e che serve solo per imbonire parte del suo elettorato.

    Tornare armi e bagli al capitalismo dirigista e nazionale, al compromesso novecentesco fra stato e mercato, allo stato imprenditore in un'economia mista non mi pare possibile, perchè la storia non concede repliche e non è l'eterno ritorno delle stesse cose. Tuttavia, come sostengo da tempo, ci sono degli strumenti nella "cassetta degli attrezzi" keynesiana che rischiano (è vero) di arrugginire, ma che potrebbero essere utilizzati (prima che arruginiscano completamente, diventando inservibili) con nuovi scopi, come ad esempio provocare il collasso e l'estinzione dell'eurozona, salvando i popoli dal compimento del "progetto europeo", e interrompere i flussi venefici della globalizzazione neoliberista in alemno un'area importante del mondo. Perchè ciò accada, sarebbe necessario che la "ribellione" e l'adozione di politiche caratteristiche del vecchio capitalismo produttivo nazionale si estenda a un certo numero di paesi, fra i quali uno di peso nell'economia mondiale e nell'agone geopolitico (ad esempio, una Francia liberata dagli euroservi come Hollande e Sarkozy che si "tira dietro" l'Europa mediterranea).

    Cari saluti

    Eugenio Orso
    http://pauperclass.myblog.it/

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