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lunedì 29 febbraio 2016

Il merito al tempo degli Oscar

A proposito degli Oscar, chi e cosa si premia oggigiorno? Si premia il merito, la bravura o forse più l'utilità allo scopo, condita con la paraculaggine?
A leggere le cronache del giorno dopo sembrava di aver visto assegnare il Nobel per la Pace, ovvero il supertelegattonemao dell'ONU e delle altre cricche sovranazionali. Premio per la Pace che ormai viene assegnato senza alcun pudore agli imperatori, ai loro famigli che si adoperano per la pace fomentando la guerra (giustamente) e ai vari personaggetti esotici da un quarto d'ora di vita che servono da serve per alimentare il frame del momento. Oltre che, a rotazione, alle varie ONG per i diritti, per i rifugiati, eccetera. Praticamente un premio aziendale, un pacco dono ai figli della vedova nella versione politically correct della Befana fascista.

Anche il Premio Nobel classico, quello serio, ormai non è più se non raramente celebrazione della pura sci-enza e del genio ma è piuttosto l'occasione per chi finanzia la ricerca di marcare il territorio e fornire un indizio per capire quali sono le ricerche che soddisfano gli interessi delle corporation che formano i vari complessi industriali e militari. Interessi che potrebbero benissimo non coincidere con quelli dell'umanità. 

Se parliamo di interessi entra in gioco la propaganda ed ecco che, nell'ambito degli Oscar, il cinema, come tutti i mezzi di comunicazione di massa, ha un ruolo importantissimo ed è in grado di tracciare il solco, soprattutto se nella serata ci infili il divo televisivo, la rockstar e tutto quanto fa spettacolo. Che ormai i divi e le dive dell'industria dello spettacolo siano stati arruolati e siano impegnati a pieno regime a fabbricare, con le loro manine sante, i proiettili per la guerra psicologica lo abbiamo visto recentemente anche noi nel nostro piccolo provinciale con l'infimo Sanremo dei nastri multikulticolor.

Il cinema propriamente detto, inteso come forma espressiva della creatività umana dispiegata in ogni sua potenzialità e grado di libertà sta comprimendosi in una gabbia dove gli argomenti da trattare e il modo in cui vengono accomodati provengono tutti dal grande librone di cucina del Grande Fratello: i diritticivili, il meticciato, il biancobbrutto, l'ammoregay, il globbaluormin, i porimigranti. Ciò vale per il cinema commerciale che si autocelebra agli Oscar ma anche per i cosiddetti indipendenti, che finiscono anche loro per istituzionalizzarsi nella melassa buonista.
In fondo è un bene ed è significativo che la pomposa Academy non abbia mai premiato in vita uno di passaggio come Stanley Kubrick. Uno che ha tirato le più dolorose rasoiate all'ipocrisia del mondo.

Chi è stato premiato dunque, ieri sera? Le cronache ci dicono soprattutto il maestro Morricone, il cui Oscar viaggiava con almeno cinquant'anni di ritardo ed è infine giunto a 87 anni dopo il contentino dell'Oscar alla carriera di qualche anno fa, e Leonardo Di Caprio, che ormai ci stava facendo una malattia ed è stato accontentato. Ma il chi non importa, è interessante il come ed il perché di questa immensa paraculata dove il cinema ormai è un dettaglio. Un tenero acquerello oppresso da un'enorme ridondante cornice.

Prima della premiazione c'era stata la prova microfono per i piagnistei delle solite minoranze piagnone. "L'Oscar è troppo bianco!", gridarono i soliti attivisti della negritudine convinta della propria superiorità razziale senza che nessuno ne ravvisi mai il razzismo che sconfina in un hate speech che, se fosse agito al contrario, farebbe scattare tutti gli allarmi. Ebbene, chi è stato chiamato a presentare la serata? Un afroamericano, Chris Rock, che, oltre alla recitazione del mantra sulle "stesse opportunità", ha giustamente ricordato ai fratelli che negli anni 60 c'era la vera discriminazione, non certo oggigiorno.
A leggere le trame dei film nominati e soprattutto la loro presentazione al pubblico, ovvero la motivazione per la quale si dovrebbe andarli a vedere, si capisce che ognuno di essi rappresenta una pedina in un gioco assai equilibrato ed equilibristico di colpetti ai cerchi e alle botti della propaganda. Si parte da buoni propositi ma si finisce nel tritacarne del buonismo e della paraculaggine hardcore. 
La migrante che il destino cinico e baro fa ritornare al suo paese in "Brooklyn"; i soliti noti loschi trafficoni di Wall Street di "La grande scommessa", che tutti sanno quanto siano dannosi però nessuno fa mai niente per fermare.
La grande rentrée nell'immaginario collettivo in "The Martian" del mito dell'astronauta, qui abbandonato all'autogrill su Marte dall'equipaggio multikulti (c'è pure il tedesco zuccone) della sua missione e costretto a mangiare patate concimate con la sua pupù, in attesa di essere salvato da un'alleanza tra NASA e agenzia spaziale cinese che in quattro e quattr'otto realizza l'elasticone che sparerà la sua astronave indietro a riprenderlo. Vuoi non salvare un poro migrante con uno Spazio Nostrum interplanetario? La fantascienza qui consiste nell'aver trovato i fondi per l'operazione. E salutiamo anche l'anima di Ridley Scott, volata nella collezione privata di chi riesce a comprarsi tutto.

"The Danish Girl" invece parla del primo trans della storia ma, ovviamente, diventa una grande storia d'amore tra il tizio che diventa tizia e la moglie di tizio che gli rimane accanto nonostante tutto. Ovvero: la celebrazione della femminilizzazione e della bellezza dello scambio di trucchi tra coniugi. Sarebbe una bella storia se non cercassero di farla passare come l'unica forma veramente nobile di amore. Anzi, di ammore. L'ammore vero è quello gay perché è amore sofferto. 
Notoriamente noi etero riusciamo a scoparci tutti coloro che ci piacciono, siamo sempre ricambiati, non sbagliamo mai un colpo, nessuno ci lascia e le lacrime d'amore non sappiamo nemmeno cosa siano.
Ma si parlava di piagnoni e a quelli che manovrano i bamboccini sul palco non interessa l'omosessualità vera, quella maschia, da combattimento ed eroica celebrata fin dall'antichità, ma la frociaggine, la passività da eccesso di estrogeni  di una società non solo femminilizzata ma perennemente premestruata. I veri omosessuali dovrebbero aborrire questo inno all'estinzione, nonostante l'ipotesi madri surrogate.

Scorrendo i titoli dei video pubblicati sul sito di Repubblica a commento della notte degli Oscar appena conclusasi si capiscono tante altre cose.
"Lady Gaga canta contro la violenza sessuale". E' ovvio. Immaginate una cantante che ne canta a favore? 
"Spotlight", il produttore: "Papa protegga i bambini" Poteva mancare la mazzata al cattolicesimobrutto del filmone inchiesta, con la scusa inattaccabile della pedofilia?
Sam Smith dedica la statuetta alla comunità Lgbt. Il cantante inglese fa coming out sul palco avvinghiato al moroso (presumo), ed è premiato per una canzone strappapelipubici utilizzata come colonna sonora dell'ultimo James Bond, che è troppo maschio e forse sarà sostituito con un altro attore più sapiosexual e in linea con lo Zeitgeist della resa incondizionata. Nello stesso film, infatti, ad un certo punto, il grigio burocrate inviato da una losca entità sovranazionale denominata Spectre ad eliminare l'MI6 e creare un unica intelligence globale, commentando con M le reticenze di alcuni servizi segreti nazionali nei confronti della cessione di sovranità (!), dice, tra una velata minaccia e l'altra ai riottosi: "Presto anche il Sud Africa vedrà la luce". Più chiaro di così.

Ed inoltre: il regista premiato Inarritu poteva esimersi dall'affermare "Basta con i pregiudizi sul colore della pelle"? Ancora? Vale anche il bianco o quello non conta?
E Di Caprio, stringendo la concupita statuetta ottenuta chissà dopo quali riti di iniziazione tipo Skulls & Bones, bevuta dal teschio inclusa, e in attesa del corriere che verrà a ritirare l'anima probabilmente venduta al diavolo pur di ottenerla e dopo essere passato anche da Papa Francis per sicurezza (Leo, si scherza), poteva non menarla con il globbaluormin?
Di Caprio per l'ambiente: "La Terra è sotto minaccia"  Che bravo bambino, come Obama. 

venerdì 26 febbraio 2016

Vota bertoloso


E' la versione italiana della situazione Hillary. Possibile che, con tutte le donne americane brave, competenti e altrettanto immischiate negli sfaceli della politica e del potere, si dovesse andare a scartavetrare il fondo della petroliera per raccattare la morchia Rodham-Clinton?

Che il repêchage del signore oscuro dei disastri sia veramente quel progetto diabolico per perdere, come dice Alessandra nella parte del bimbo troppo sincero della favola? 
La mossa bertolosa è sconcertante da qualunque punto di vista la si osservi e non c'è Schrödinger che tenga. Non avetecela con lui, però, por'omo, è solo quello giusto al momento giusto. Ovvero è il meglio che si è trovato, per esperienza e competenza, per gestire l'epoca dell'economia dei disastri.

Eccovi quindi una piccola antologia in guisa di curriculum del candidato ufficiale, ufficioso e bertoloso del centrodestra, per le prossime elezioni a Sindaco di Roma. 
Parafrasando un noto regista scomparso (da quando è al potere la sinistra): "Con questa destra non andremo mai da nessuna parte."

E, a proposito di fuorionda malandrini: Peccato, non è successo niente

martedì 23 febbraio 2016

Qualcosa di molto strano sta accadendo in Svezia


Vi propongo un riassunto della lunga intervista pubblicata su Zerohedge al Dr. Tino Sanandaji, economista di origine curda emigrato in Svezia all'età di nove anni, ricercatore presso le università di Chicago e Stoccolma ed esperto di politiche dell'emigrazione. E' un testo assai interessante, che vi invito a leggere integralmente in originale, perché rappresenta uno sguardo scientifico e razionale su un problema che troppo spesso viene caricato ad arte dalla propaganda di valenze emotive atte a falsarne la percezione. Si tratta qui invece di una pura analisi descrittiva di fatti e dell'interpretazione delle loro possibili conseguenze. A voi, dopo esservi resi conto delle troppe dissonanze nel canto delle sirene mediatiche dell'accoglienza TINA, il compito di cogliere gli ampi suggerimenti forniti dall'articolo su chi o cosa possa aver interesse a smantellare un certo tipo di società che erano occorsi secoli per costruire, per sostituirla con qualcosa che può essere descritto solo con le parole caos e povertà. Sono certa che alla fine sarà tutto più chiaro.

La prima domanda dell'intervistatore riguarda il passato e quale cambiamento possa essere avvenuto negli ultimi tempi riguardo all'immigrazione in Svezia.
Nella metà degli anni novanta l'immigrazione nel paese scandinavo era già consistente ma nella maggior parte dei casi non pareva causare grossi problemi di convivenza tra le diverse etnie. Le ragazze mediorientali, ad esempio, vestivano e si comportavano come le coetanee svedesi. Tuttavia, negli anni novanta gli immigrati erano solo il 3% della popolazione ed il tipo di società che li accoglieva era in grado di isolare e gestire i problemi che potessero eventualmente insorgere.
Ora quella cifra è diventata il 13-14% e sta crescendo attualmente dell'ordine di 1-2 punti percentuali rispetto all'anno passato. La novità è che cresce anche il gap tra le comunità in termini di reddito, disoccupazione ed educazione, il che rappresenta il punto critico a causa del quale una società può andare in pezzi, come vedremo.
Vi è ancora un gran numero di iraniani, iracheni, bosniaci e di altre etnie, immigrati di lungo corso che sono ben integrati, occidentalizzati e che parlano svedese fluente. E' un gruppo perfino più numeroso di quello formatosi negli anni novanta ma, accanto ad esso, è comparso un altro gruppo che sta crescendo rapidamente e che vive nei ghetti, non parla svedese, non si sente parte della società perché disoccupato e marginalizzato.

Secondo il Prof. Edward Lazear della Stanford Business School, l'integrazione è una funzione della dimensione del gruppo sociale. Con piccoli numeri di immigrati è possibile la loro interazione con gli autoctoni, l'apprendimento della lingua del luogo, l'assorbimento dei valori della società ospitante in un processo che è dolcemente graduale. Quando però il numero di immigrati raggiunge un valore di massa critica, l'immigrato non desidererà più integrarsi ma rimarrà chiuso nella sua comunità, lavorando ed interagendo solo con i suoi simili, non sentendo più il bisogno di imparare la lingua del paese ospitante e, tanto meno, di accettarne la cultura. In questo secondo caso l'integrazione diventa assai difficile per non dire impossibile, e il problema diventerà sempre più ingestibile per le comunità accoglienti, all'aumento del numero degli immigrati, con effetto cumulativo.
Attualmente il gruppo etnico non-svedese rappresenta il 22% della popolazione ma potrebbe diventare il 35-40% nei prossimi trent'anni. Questo ovviamente ipotizzando, ottimisticamente, lo stop all'immigrazione selvaggia - già iniziato, per altro - e un ritorno alle percentuali di afflusso dei decenni passati. 
Tuttavia, nelle grandi città come Malmö, gli immigrati rappresentano già il 50% della popolazione ed è dimostrato che, quando la loro percentuale raggiunge una certa cifra, si assiste alla "fuga dei bianchi", ovvero dei nativi svedesi che abbandonano i luoghi ormai dominati dagli stranieri e si trasferiscono altrove (cfr. la fuga degli ebrei a causa dell'ostilità crescente delle comunità islamiche sempre più numerose nelle città europee che io e Federico Nero abbiamo descritto in questo precedente articolo).
E' sorprendente peraltro come questi svedesi, nonostante siano in pratica costretti ad abbandonare il loro territorio, continuino a conservare un'immagine positiva del multiculturalismo. Il che aprirebbe un interessante dibattito parallelo sul potere del condizionamento subito dagli europei nel dopoguerra da parte dei valori presentati come "positivi", "progressisti" "moderni" e di "sinistra" e lo stigma invece nei confronti, ad esempio, del nazionalismo. Un bel caso di desiderabilità sociale del quale magari  parleremo un altra volta.

Tornando all'intervista con Tino Sanandaji; rispondendo alla domanda che evoca uno degli argomenti più potenti presentati dalla propaganda multikulti al servizio del sostituzionismo, e cioè il problema del calo di natalità in Europa e della necessità di importare "nuovi europei", lo studioso rivela che, in realtà, la Svezia non ha affatto un problema di denatalità, come l'Italia, ad esempio. Tutt'altro. Negli ultimi 200 anni, tranne quattro, la Svezia ha registrato un surplus di natalità, persino escludendo gli immigrati. Gli svedesi, intendendo con ciò gli autoctoni, non sono mai stati tanto numerosi. Inoltre, la Svezia possiede un alto tasso di crescita pro capite, proprio grazie all'alto tasso di natalità.
In pratica, nonostante i proclami allarmistici (e dalla foltissima pelliccia) dei ben noti studi demografici dell'ONU, la Svezia non avrebbe alcun bisogno degli immigrati. Tuttavia l'afflusso di sempre nuovi stranieri (è indifferente a questo punto se rifugiati, migranti o profughi, vista l'evidente strumentalizzazione che viene fatta di questi termini) è così alto che il governo ha dovuto porvi rimedio, imponendo controlli sempre più stretti alle frontiere. L'azione del governo, inoltre, non è nata da un capriccio o da una pura questione di numeri ma dal fatto che la massa critica di immigrati ha iniziato a provocare gravi problemi di ordine pubblico, come quello tristemente noto alle cronache dell'epidemia di stupri.

Ricapitoliamo. La Svezia è un paese ricco, che fa parte della UE pur mantenendo la propria sovranità monetaria. Possiede ancora oggi uno dei più efficaci sistemi di welfare, non ha problemi di denatalità e il suo PIL pro capite è più che soddisfacente, confrontandolo con quello dei paesi dell'eurozona. Teniamo a mente questi parametri che ne fanno, di fatto, una ghiotto boccone per eventuali predatori.
Da Sanandaji apprendiamo che dalla condizione di surplus fiscale in tempi di recessione negli anni novanta, dopo che il governo svedese aveva apportato tagli e ricollocamento delle finanze statali tra i ministeri e aveva realizzato una pesante ristrutturazione del bilancio e del sistema bancario (da noi direbbero che hanno fatto le riforme), la Svezia è ora in deficit fiscale nonostante si trovi nel corso di una forte ripresa economica. C'entra qualcosa il fatto che sia in corso attualmente un forte aumento dell'indebitamento delle famiglie, tanto che il paese risulta il secondo più indebitato dell'OECD?
E ancora: le proiezioni governative sul PIL indicano che è previsto un tasso negativo del PIL pro capite per i prossimi anni. Dovuto a cosa? Esattamente alla presenza di troppi immigrati, che consumano ma non producono abbastanza. Un problema che è presente anche negli Stati Uniti, anche se non viene sempre discusso.
L'immigrazione rappresenta quindi un costo per i paesi ospitanti che, nel caso svedese, è stato calcolato sarà, dopo la crisi del 2015, superiore di svariate volte il bilancio della difesa per i prossimi anni, anche presumendo che un terzo dei migranti verrà nel frattempo rimpatriato. Solo il costo dell'immediata assistenza vale 1.5 punti percentuali di PIL, a fronte dell'1% speso per la difesa. Non solo, ma le cifre spese dalla Svezia e dagli altri paesi europei per l'emergenza immigrazione risultano superiori all'intero budget dell'UNHCR per tutti i 60 milioni di rifugiati del mondo. Accadono cose assurde in nome dell'emergenza. Ad esempio, 3.000 (falsi?) rifugiati in Svezia vengono alloggiati in tende che costano venti volte di più di quelle che in Giordania potrebbero ospitare 100.000 (veri) profughi.

Il costo più alto per il paese ospitante è rappresentato dai minori non accompagnati provenienti, nel caso svedese, soprattutto dall'Afghanistan, la maggior parte dei quali, ad un controllo accurato, non risultano nemmeno minori! In Svezia, per il fatto che essi ottengono maggiori benefici e maggiori risorse, il governo non ha sempre il coraggio di mettere in discussione la loro età effettiva. Al punto che 20-30.000 di questi "minori" ricevono di fatto più denaro di quanto ne riceva, attraverso gli aiuti internazionali,  l'intero Afghanistan, una nazione di 30 milioni di persone! Per far fronte a queste spese, ovviamente, si tagliano gli aiuti internazionali al Terzo Mondo fino al 30%. La cosa drammatica è che, per accogliere i rifugiati in Europa, (ovvero per questo costoso ricollocamento di popolazioni aliene a totale carico di quelle autoctone) si stanno eliminando i programmi di aiuto nei paesi di origine contro la fame, le malattie e il sottosviluppo, con conseguenze devastanti per chi rimane in quei paesi. Al punto che, è stato calcolato, solo con gli aiuti svedesi sottratti agli aiuti internazionali, si potrebbero salvare 20.000 bambini.
In compenso, continua Sanandaji, con l'accoglienza non stiamo salvando nessuno perché chi arriva in Svezia non proviene da zone di guerra ma dalla Turchia, dalla Germania o dall'Iran. E, ma questo noi lo sappiamo già, il 92% dei "minori" non accompagnati giunti l'anno scorso, è formato da maschi.

Si, sta effettivamente accadendo qualcosa di strano. Più della metà dei rifugiati del mondo sono donne. Nella seconda guerra mondiale, quando la Svezia accolse rifugiati dalla Finlandia, essi erano bambini, il 90% dei quali sotto l'età dei 10 anni. Questi invece sono maschi adolescenti o perfino più vecchi. Quando alcuni di loro vengono arrestati per qualche crimine si scopre che, nonostante risultino ad un controllo trentenni, venivano ancora ospitati in strutture e istituti scolastici per "minori". C'è questa strana dissonanza creata dai media per la quale essi sono ufficialmente minori e la cosa non la si può mettere in discussione pena l'accusa di fascismo. Però tutti possono vedere che sono adulti e che non provengono nemmeno da zone di guerra, visto che molti sono migranti economici provenienti dall'Iran, in cerca di una vita migliore.
D'altra parte, se attui una politica di porte aperte e incentivi gli afgani ad approfittare del sistema, come puoi biasimarli se lo fanno?  

L'immigrazione è anche responsabile, secondo Sananadaji, del declino del livello di istruzione scolastica nazionale e delle competenze della forza lavoro svedese. Cosa che mette in pericolo la competitività sul mercato internazionale di un paese che conta soprattutto sulla qualità tecnologica delle proprie esportazioni. 
L'immigrazione incontrollata quindi, a pensar male, potrebbe essere un metodo assai efficace per "fare le scarpe" ad un concorrente economico, impoverendone le risorse, abbassandone il livello di qualità produttiva e creando, non ultimo, nella sua popolazione autoctona un clima di shock culturale da impatto con stili di vita, costumi e religioni troppo distanti tra di loro ed imposti troppo alla svelta. Quello che descriveremmo, in pratica, fascisticamente, secondo l'élite, come il tipico effetto di un'invasione?

Se, da ultimo, osserviamo il livello di consenso verso l'immigrazione, ci rendiamo conto che essa è imposta dall'alto da un'élite che tenta di orientare l'opinione pubblica attraverso il controllo dei media. Gli ultimi sondaggi dimostrano che il 58% degli svedesi intervistati ritiene che la Svezia stia accogliendo troppi immigrati. Il principio dell'accoglienza assume la valenza di un credo religioso - e i suoi avversari vengono additati come eretici - ma un numero sempre crescente di cittadini non è più disposto ad accettarla. Forse perché si accorge del suo carattere profondamente elitario, dirigistico, antidemocratico e autorazzista. L'aumentare delle tensioni, lo scoppio della violenza, l'aggressività di alcuni gruppi (nei quali alligna e fa proselitismo la forma peggiore di fondamentalismo islamico) nei confronti della popolazione autoctona sta lacerando il paese e l'élite non è più in grado, di fronte all'evidenza, di mentire. Forse non riesce nemmeno più a nascondere i suoi piani di sottomissione di intere popolazioni.

La decisione di chiudere le frontiere in Svezia è giunta dopo che il paese è arrivato al punto di non ritorno di una situazione non più controllabile ed esso si trova tuttora in uno stato di shock e caos. Perfino il governo socialdemocratico ammette che se il flusso migratorio dovesse ricominciare occorrerà bloccarlo chiudendo ancora di più le frontiere. Ciò creerà maggiori problemi agli altri paesi europei, soprattutto alla Germania.
Secondo Sanandaji, ciò che accadrà la prossima estate sarà cruciale e ciò che accadrà in Europa dipenderà dalla decisione di Turchia e Grecia di limitare i flussi o meno. In Svezia la sinistra al governo è ai minimi storici di consenso a causa delle politiche di accoglienza sull'immigrazione. Se dovesse nuovamente imporla si andrebbe incontro ad una crisi di governo perché la popolazione non ne può più. La sostenibilità dell'immigrazione dipende dai suoi numeri. Un afflusso troppo imponente non ha altre conseguenze che un'impoverimento del paese accogliente con effetti ancor più devastanti a lungo termine. Forse addirittura la sparizione di un'intera civiltà.
Ma, un momento, non è forse proprio ciò che l'arma di migrazione di massa serve ad ottenere, se vi ricordate?

Gli svedesi hanno sempre detto che non avrebbero voluto diventare gli Stati Uniti ma ora, sostiene Sanandaji, è forse già troppo tardi. Al massimo potrebbero sperare di non diventare come "Games of Thrones". 
"L'incapacità della leadership europea di gestire la crisi è al contempo surreale e affascinante. Quasi come assistere in tempo reale alla caduta dell'Impero Romano interpretata da Paperino."

sabato 20 febbraio 2016

Viva lo Zika e che Dio lo benedika



Nelle ultime settimane è improvvisamente comparsa sui media la storia dell'anomalo aumento dei casi di microcefalia osservato tra i neonati in Brasile e della sua attribuzione alla diffusione di un virus di origine africana, lo Zika (dal nome della regione dell'Uganda dove fu scoperto) veicolato dalla zanzara Aedes aegypti, responsabile della diffusione di altre malattie virali come il dengue, la febbre gialla e la Chikungunya. Sempre secondo i media è emergenza mondiale perché il virus si diffonde a grande velocità e si stanno studiando quindi, per contrastarlo, l'apposito vaccino e una super-zanzara geneticamente modificata per combattere quella cattiva di natura. Zanzara che, come vedremo, esiste già da tempo.
E ancora: vista la gravità della situazione - lo dicono sempre i media - il Papa addirittura apre alla contraccezione preventiva e il Brasile, visto il clima da psicosi che si è instaurato, è preoccupato delle ricadute negative sulla sua economia in vista delle olimpiadi della prossima estate. 

Ora, le psicosi collettive non sono quasi mai spontanee ma vengono più facilmente indotte. In questo caso nella storia raccontata vi sono parecchi parametri che non quadrano ma, naturalmente, se pensate che la causa delle microcefalie non sia affatto il virus Zika - come suggerisce a media unificati il frame - ma qualcos'altro o, ancor più probabilmente, un concorso di varie cause, siete dei complottisti. 
In effetti questa storia è altamente contaminata da dosi da cavallo di propaganda e presenta un inquietante monito per il nostro prossimo futuro di Ttippisti. Lo vedremo alla fine ma andiamo per ordine.

La microcefalia è un tipo di malformazione congenita piuttosto rara che impedisce il normale sviluppo del cervello costringendolo entro una scatola cranica troppo piccola, causando così al soggetto gravi ritardi mentali. Le sostanze che più frequentemente hanno dimostrato possedere effetti teratogeni (ovvero che inducono malformazioni nel feto) sono farmaci (il caso di scuola della talidomide), e agenti chimici rilasciati nell'ambiente. E' vero che, ad esempio, un'infezione virale da rubeola come la rosolia contratta in gravidanza può provocare danni congeniti al feto ma, come insegna il caso storico dell'Agente Orange in Vietnam e delle altre contaminazioni da diossina come quella di Seveso del 1976, l'aumento dell'incidenza di malformazioni neonatali è più facilmente attribuibile ad una contaminazione chimica ambientale piuttosto che ad altre cause. Esemplare anche il caso dell'abnorme incidenza di malformazioni nelle zone di guerra come l'Iraq (ma non solo, basti pensare agli animali deformi ed agli abitanti ammalati di Salto di Quirra in Sardegna), dove sono stati impiegati proiettili all'uranio impoverito e sostanze come il fosforo bianco, per non parlare dell'effetto delle radiazioni ionizzanti.

La malattia provocata dal virus denominato Zika (costa $599) esiste ed è endemica in varie parti del mondo ma è normalmente benigna, al punto che le sue complicanze sono rare. Come accade per qualunque infezione virale, dato il carattere intrinsecamente opportunista dei virus, il soggetto immunodepresso è quello che subirà i danni maggiori, soprattutto di tipo neurologico. 
In nessuna passata epidemia di Zika, come quella in Polinesia, e nemmeno in quella attuale in Colombia, è stato registrato un solo caso di microcefalia tra i nuovi nati.
La domanda è quindi: non sarà che nelle zone colpite del Brasile (solo a Pernambuco si registra il 35% dei casi totali di microcefalia) sia stato impiegato qualche tipo di sostanza tossica in maniera maldestra o eccessiva? 

Il miglior riassunto del caso Zika e delle sue contraddizioni l'ho trovato in questo rapporto (qui il pdf completo) realizzato da una rete di medici e ricercatori argentini che analizza varie ipotesi sull'origine delle microcefalie in Brasile. L'Argentina, tra l'altro, sta attualmente affrontando il caso delle malattie e malformazioni attribuite ad un uso sconsiderato di tonnellate e tonnellate di pesticidi irrorati sulle sue coltivazioni di soia transgenica. Sotto accusa in particolare il famoso diserbante Roundup prodotto dalla Monsanto, contenente glifosato.
A proposito del caso Zika, i medici argentini ricordano la massiccia campagna di disinfestazione contro la zanzara portatrice del dengue condotta proprio in Brasile mediante irrorazione con pyriproxyfenun larvicida impiegato, a piccolissime dosi, anche come antipulci per i nostri animali domestici e raccomandato dal WHO per la sua bassa tossicità addirittura come disinfettante per l'acqua. Forse è un dettaglio che anche il pyriproxyfen sia prodotto da una società legata a Monsanto.

Riassumendo l'ipotesi: per prevenire la diffusione del dengue, il governo brasiliano decide di disinfestare dalle zanzare portatrici del virus il territorio, irrorandolo con un agente chimico, il pyriproxyfen che, forse utilizzato in dosi massicce ed improprie ed introdotto nella catena alimentare mediante il suo utilizzo per la sanificazione dell'acqua, per giunta in una delle regioni più povere del paese, con problemi di igiene e sanità pubblica, può aver sviluppato l'effetto teratogeno non solo sulle zanzare ma anche sull'uomo, provocando i casi di microcefalia.

Un'altra possibile causa o concausa delle microcefalie potrebbe essere stata una campagna di vaccinazione obbligatoria di decine, se non centinaia di migliaia di donne gravide condotta nel 2014 con un vaccino trivalente contenente i virus di pertosse, tetano e difterite che è stato aggiunto all'altro vaccino trivalente morbillo, rosolia e parotite, somministrato anch'esso in gravidanza. La maggior parte delle donne gravide della campagna del 2014 risiedevano proprio nella zona di Pernambuco. 
Qualche anno fa, diciamo pure una ventina, chi mi insegnò biologia sarebbe inorridito al pensiero di inoculare un vaccino contro la rosolia nel corso di una gravidanza, ma ormai il dogma del vaccino come panacea di tutti i mali è talmente incistato nella mentalità scientifica che probabilmente sono caduti tutti i freni inibitori, anche quelli che suggerirebbero prudenza e considerazione di eventuali effetti collaterali. O meglio, in occidente, in Inghilterra, del vaccino trivalente in gravidanza si dice questo:

"Vaccinarsi prima o poco prima della gravidanza non comporta rischi noti. Il vaccino non è raccomandato per precauzione, in gravidanza." Il che è abbastanza contraddittorio ma serve per pararsi le chiappe in caso di problemi fin dai tempi della talidomide. E in Brasile?

Il paese sudamericano è impegnato nello sviluppo di un'industria di vaccini low cost da esportare nel Terzo Mondo, operazione patrocinata anche dalla Fondazione di Bill Gates e signora, molto più interessati attualmente ai virus biologici piuttosto che a quelli informatici. Siamo sicuri che in questo campo così delicato, dove un buon prodotto di solito è piuttosto costoso, low cost significhi anche sicurezza, innocuità e correttezza nella sperimentazione preliminare? 
E siamo sicuri che questi vaccini, a tre alla volta e tutti insieme, per giunta nel corso di una gravidanza che, per una donna, rappresenta una prova immunitaria tra le più impegnative della sua vita, siano veramente innocui, tanto per non citare il caso della ormai nota Sindrome del Golfo?
Assieme ai casi di microcefalia, l'emergenza Zika sta registrando anche un'epidemia di Sindrome di Guillain-Barré - una grave forma di paralisi periferica - che in passato è stata associata a danno postvaccinale. Epidemia come quella osservata dopo la campagna di vaccinazione di massa contro l'influenza suina del 1976 negli Stati Uniti.

E' così improbabile che in un organismo in gravidanza, sottoposto a forte stress immunitario naturale e indotto da un cocktail di vaccini, sotto l'azione di agenti chimici tossici provenienti dall'ambiente esterno, incluso un virus concomitante il cui effetto normalmente benigno qual è quello dello Zika viene invece amplificato, possano manifestarsi danni neurologici ed effetti teratogeni sul feto?

Per completare il quadro, il rapporto dei medici argentini cita l'introduzione nell'ambiente brasiliano di 15 milioni di zanzare maschio geneticamente modificate, brevettate dalla britannica Oxitec, portatrici di un gene letale che provoca la morte delle larve. Operazione che si è rivelata non solo fallimentare ma drammaticamente controproducente. In primis perché, nelle zone dove ne è stata testata l'efficacia, solo il 15% delle larve è risultata transgenica, dimostrando che le zanzare locali in pratica non gradiscono molto i maschi OGM. Inoltre, da un punto di vista pratico, visto che comunque le femmine vanno alla ricerca di sangue quando sono gravide per nutrire le uova, introdurre nell'ambiente un numero così alto di maschi significa moltiplicare le gestazioni, le punture e in definitiva, la propagazione del contagio dell'eventuale virus Zika, dengue o purchessia. Virus che, da parte sua, sfruttando materiale genetico di un ospite GM, potrebbe andare incontro ad una mutazione particolarmente aggressiva, in una reazione a catena di eventi che rischia di divenire incontrollabile.

Da ciò che avete letto finora cosa potete avere concluso: che i casi di microcefalia in Brasile sono il risultato di una serie sfortunatissima di coincidenze oppure di una serie di sfide portate dall'Uomo all'equilibrio della natura, oppure ancora solo ed unicamente colpa del virus Zika?

Come vedremo, questo Zika è l'Harvey Lee Oswald della situazione. La chiave ideale per altri ulteriori proficui sviluppi da economia dei disastri. E' soprattutto un ottimo strumento di propaganda.
I media non hanno dubbi, infatti. Questa affermazione da manuale è tratta da un articolo del New York Times intitolato: "Le teorie e i sospetti sul virus Zika dei quali dovreste dubitare."


 Ve lo traduco perché merita:

"Sebbene non vi sia alcuna prova definitiva che il virus Zika sia il responsabile dell'insorgenza della microcefalia in Brasile e dell'epidemia di Sindrome di Guillain-Barré in sei nazioni, le maggiori autorità sanitarie del mondo sono prossime alla certezza che lo sia."
Vedete, con le affermazioni di questo tipo io applico questo metodo: se dicono di essere certi che è andata così, io sono certa che non è vero. Non è malafede, è conoscenza del proprio pollame.
Dall'affermazione suddetta, quasi surreale per il suo grandefratellismo, è possibile trarre una traduzione di secondo livello:

"Sono le maggiori autorità sanitarie del mondo a decidere cosa provochi le malattie".

Ed una di terzo livello:
"Ovvero sono le corporation a deciderlo."
Neghereste infatti che, dopo ciò che vi ho raccontato, questa storia sia intrisa e gocciolante di interesse e prospettive di profitto? 
Pensate alla sterminata platea di agenti interessati al fenomeno Zika. I produttori di zanzaroni mutanti OGM, quelli di vaccini tosti per tutti i gosti, di antivirali tanto inutili quanto costosi; quelli di larvicidi, i politicanti ansiosi di beccare la stecca dai lobbisti di tutte le categorie precedenti. E ancora, quelli che intravedono nella moltiplicazione di zanzare (nature o OGM che siano) un monito contro Er riscardamento globbale. Causato, forse, anch'esso, dal tentativo dell'Uomo di rubare il fuoco degli dei per modificare il clima del pianeta.


A difesa del profitto c'è l'industria della negazione, schierata contro chiunque trovi la versione "E' stato Zika in solitario" alquanto traballante. 
Si va dal giuridicamente sorprendente titolo "Zika colpevole finché non sarà provata la sua innocenza" sulla gazzetta del miliardario "Forbes", alla Große Koalition di megafoni mediatici per tacciare di complottismo - e quindi di eresia, con tanto di rogo metaforico - chiunque osi anche solo sospettare di colpevolezza i produttori di pesticidi come Monsanto e celebrarne invece le lodi sperticate: "Bevete più glifosato, il glifosato fa bene / il glifosato conviene / a tutte le età".
Oppure le autorità che scoprono solo ora che la povertà nella quale vivono i loro cittadini è assai poco igienica.

A questo punto chiedo: se Monsanto o altre sue sorelline non hanno contaminato l'ambiente, perché agitarsi tanto contro il complottismo?
Pensate che ancora non è entrato in vigore il TTIP, e per questo possiamo ancora parlare di possibili danni dei larvicidi, nominare invano Monsanto e gli altri agenti arancioni del disastro globale. Quando le corporation potranno considerare reato anche solo il sospettarle colpevoli di qualcosa e scateneranno contro di noi i peggiori legali-squali del globo, non avranno più nemmeno bisogno di inventarsi la storiella del virus con il nome evocativo di qualcosa da benedire. Che intendono ammazzarci ce lo diranno in faccia senza più alcun residuo di pudore.

Zika è un catalizzatore e, come tutte le catastrofi o supposte tali, una manna. Ci perseguiterà ancora per qualche tempo finché le multinazionali non avranno finito di studiare come sfruttare il suo potenziale e non prima di essere riuscite ad evitare di risarcire le vittime dei loro eventuali errori e poi sparirà, offuscato dalla prossima mutazione di Ebola o dai grandi classici della peste suina o aviaria. 
Se sui giornali, all'insegna del frame della panacea per tutti i mali, si delira di un improbabile prossimo "vaccino contro l'Alzheimer" nella realtà si stanno studiando seriamente vaccini perfino contro i batteri resistenti agli antibiotici. Chissà se finiremo sterminati come umanità da un banale ma ultra maxi mega super funkie streptococco aureus come i marziani di "Guerra di Mondi"? Il fatto che a presentarci questi studi sia un personaggio che mescola nel curriculum l'economia, la finanza, un think tank, la politica, i microbi e Goldman Sachs, non promette niente di buono.

martedì 16 febbraio 2016

Il telegiornale che non c'è

Per i diversamente cirillici: "Il fumo uccide più persone di Obama. Nonostante Obama ne ammazzi tante."


Buonasera, telespettatrici e telespettatori.

Apriamo con la situazione in Grecia che, negli ultimi giorni, ha visto crescere la protesta popolare contro le nuove inutili misure di austerità applicate dal governo Tsipras su mandato della UE e del FMI, tra le quali una discussa riforma delle pensioni e un aumento consistente della pressione fiscale che, soprattutto per gli agricoltori, già in estrema difficoltà a causa della crisi economica, potrebbe risultare devastante. Vediamo il servizio sulle proteste ad Atene.



Sempre all'insegna delle politiche di austerità, anche in Italia il governo Renzi sembra intenzionato ad agire sulle pensioni, in particolar modo su quelle di reversibilità, e questo paradossalmente nel momento in cui si pensa di estendere questo diritto anche ai superstiti di coppie di fatto. La reversibilità legata al reddito del superstite è una misura controversa come quella recente che ha visto il governo inserire le provvidenze assistenziali, come quelle assegnate ai disabili, nel computo dell'ISEE, nonostante alcune esistenti sentenze contrarie del TAR.

Anche sul fronte dei rapporti con i partners europei il governo Renzi è sotto accusa a causa della cessione alla Francia di acque territoriali, particolarmente pescose, al nord della Sardegna. Cessione compresa in un accordo bilaterale tenuto segreto, non ancora ratificato dal Parlamento italiano ma già in vigore da parte francese, risalente addirittura al marzo del 2015 e venuto alla conoscenza degli italiani solo a seguito di un incidente intercorso lo scorso gennaio tra un peschereccio sardo e una motovedetta francese, la quale reclamava lo sconfinamento dell'imbarcazione, convinta invece di trovarsi ancora in acque italiane.





Veniamo alle notizie economiche.
Le difficoltà patite dai cittadini europei a seguito della crisi strutturale iniziata nel 2008 e senza apparente uscita a causa della paralisi continentale causata dall'asimmetria del vincolo monetario che penalizza le nazioni della periferia ad indebito vantaggio di quelle più forti, come la Germania, rischiano di venire ancora accentuate dalla crisi bancaria in pieno svolgimento, soprattutto se il governo tedesco osasse tentare di "salvare" la sua banca più esposta, Deutsche Bank con un salvataggio di stato (illegale secondo i trattati europei per tutti gli altri paesi) ma di fatto a carico dei cittadini europei, chiamati all'ennesimo diktat del "too big to fail", senza nemmeno la soddisfazione, come quelli americani, di essere un vero stato federale.

Per la cronaca, continuano i suicidi di cittadini, soprattutto tra i disoccupati e gli imprenditori in ginocchio per la crisi, anche se l'ISTAT non li conta più. Perché?

Passiamo agli esteri ed alle notizie sempre più preoccupanti da terza guerra mondiale provenienti dal teatro siriano. L'entrata in scena della Russia di Putin sembra mettere in luce l'ambiguità dell'anatra zoppa Obama che, a parole, combatte il terrorismo, in realtà lo finanzia e supporta attraverso l'ISIS e gli alleati come l'Arabia Saudita e la Turchia, impegnate l'una contro lo Yemen in una guerra totalmente occultata dai media e l'altra contro la popolazione curda, in azioni di vero e proprio genocidio.
Terribili le immagini che giungono dallo Yemen, paese allo stremo e che subisce bombardamenti continui sulla popolazione civile



e da Cizre in Turchia.




Infine, dalla Germania, la conferma ufficiale, per bocca del procuratore di Colonia Ulrich Bremer, che le aggressioni alle donne a Capodanno sono da ascrivere per la maggior parte a persone appartenenti alla categoria dei rifugiati. Il magistrato ha anche respinto come assoluta sciocchezza le affermazioni comparse sulla stampa di recente che sostenevano essere solo tre i rifugiati tra i 73 ufficialmente indagati per i reati di furto, aggressione e stupro commessi la notte di San Silvestro, la maggior parte dei quali sono stranieri - per la maggior parte nordafricani - appartenenti a vario titolo alla categoria dei richiedenti asilo. 

Questa notizia merita un commento a parte. Ieri Repubblica pubblicava un articolo di Tonia Mastrobuoni, corrispondente dalla Cermania, dove il concetto era più o meno quello che era scritto anche sull'Huffington Post, (cito a memoria quindi mi perdonerete l'imprecisione: "solo tre rifugiati tra i molestatori, quindi smentiti i pericoli per le donne europee derivanti dai migranti".)   Purtroppo non posso linkarvi l'articolo di Repubblica, visto che, oops!, è stato modificato nel contenuto, come si vede anche dal box sulla home page. 
Se trovo la copia cache ci divertiremo. Per ora credetemi obbligatoriamente sulla parola. E Dio benedica il print screen.
Cosa non farebbero queste damazze di san Vincenzo e le loro kollabo per difendere i loro migrantucci pucciosi, perfino scrivere il falso. Per fortuna ci sono i giornali americani.

Prima della cura (immagine salvata ieri)

Dopo la cura (immagine salvata oggi)

Buona notte e buona fortuna.

venerdì 12 febbraio 2016

Sanremology



Per andare sul dark web, il lato oscuro e clandestino della rete dove puoi trovare tutto il peggio del mondo: da ogni tipo di arma agli snuff movies, dagli amazon dei più mortali virus e batteri e delle droghe ai badoo per pedofili occorre conoscere parole d'ordine e seguire alcuni precisi accorgimenti informatici non proprio alla portata di tutti. Per andare invece sul lato oscuro della televisione, sul dark tv, basta accendere l'apparecchio e sintonizzarlo su Raiuno, se già non lo fa lui automaticamente.

Oggi che la propaganda del Grande Controfratello ci arriva direttamente in bolletta come ennesima gabella, per giunta non più evitabile, è ancora più desolante osservare il mondo che tramite essa si vorrebbe plasmare per il nostro futuro.
Sanremo è sempre stato un fenomeno sottoculturale paramafioso con l'obbligo della musica italiana, ma ora che è a tutti gli effetti un metodo per somministrare a 10 milioni di telespettatori per una settimana la melassa tossica del buonismo e della mediocrità elevata a genio, chi vi si accosta per osservare il fenomeno ha la sensazione di essere costretto ad osservare una scatola brulicante di vermi. Provando il medesimo disgusto assieme all'interesse morboso per forme di vita minime che si agitano tanto, vorremmo sapere per che cosa.
Da semplice gara canora dove il vincitore è sempre stato scelto in base a puri interessi di spartizione di mercato, ma dove purtuttavia era possibile ascoltare cantanti che oggi ci sogniamo, ora che la musica è finita nel tritacarne dell'autodistruzione della civiltà occidentale, Sanremo è diventato la sagra dei Salieri elevati artificiosamente e spacciati per Mozart, dove tutti sono grandi per il quarto d'ora warholiano e poi ritornano per giustizia divina nel dimenticatoio che riporta l'universo in equilibrio.

Presentato da individui che sarebbero imbarazzanti anche come camerieri o ragazzi dell'ascensore, obbligati per puro sadismo ad indossare lo smoking che li muta in pinguini e dalle solite ragazze immagine parlanti, Sanremo è la lunghissima e snervante sfilata di vecchie cariatidi e giovani meteore che presentano insulse canzonette tutte uguali (sembrano scritte tutte da Ligabue) sull'ammore, arrangiate tutte nello stesso modo e dove l'unico barlume di luce è rappresentato dalla serata dove si ripropongono vecchie canzoni in cover che oggi paiono capolavori assoluti, pur se riarrangiate e interpretate da karaokisti ubriachi o strafatti in senso cattivo, non in quello di un Jimi Hendrix, per intenderci.
Tra un cantante e l'altro e per diluire ancora di più la broda ci sono gli ospiti, sempre presentati dal maitre pinguino come semidei scesi dall'Olimpo a miracol mostrare a noi comuni mortali, tra i quali non manca mai una di quelle scimmiette urlatrici (che finalmente vediamo per la prima volta in faccia) tra il finto soul e il muezzin che ci tormentano dagli altoparlanti dei centri commerciali, il mascherone da fontana che una volta era una delle attrici più naturalmente belle del mondo, testimonial dell'unico vero femminicidio, quello praticato dai chirurghi estetici, alcuni penosi tentativi di comicità forzata e la star internazionale, scelta anch'essa tra le vecchie carampane e il modernariato di allevamento. 

Ultimo trend in voga da qualche anno, in omaggio al grande Barnum che ormai ispira la televisione mondiale: il freak. Può essere la donna immagine barbuta dell'eurodittatura, l'orrenda Conchita Wurst dell'anno scorso, fino alla vera e propria ostensione del disabile, presente per sé e in quanto tale, come il malato di progeria o l'atleta down, oppure ancora chiamato a rendere una performance artistica durante la quale il telespettatore è posto sotto il più odioso dei ricatti. 
Per capirci. Mettiamo che il personaggio affetto da disabilità suoni una musica scontata, banale, pressoché uguale a quella di un Michael Nyman qualsiasi, che poi sarebbe la versione patinata dello strimpellamento casuale di chiunque sappia un minimo suonare il pianoforte e decida di sedersi e comporre improvvisando per la gioia delle sue zie, ovviamente in estasi. Niente a che fare con questo:



Mettiamo che il pinguino presenti il personaggio come un grande maestro (non in senso massonico) di fama internazionale, un genio, il più grande, il pubblico sia già in deliquio per la vista della carrozzella e della forza sovrumana dimostrata da chi è costretto dalla malattia a fare cose che voi sani non riuscireste mai a fare e voi foste gli unici, in quel momento, a percepire l'odiosità della messinscena e la volgarità del ricatto morale e non riusciste più a zittire il bimbetto che, dentro di voi, vi sta tirando la giacchetta dicendovi: "Ma questa sarebbe grande musica??" Ecco, non sareste per questo, per questo pensiero, secondo i canoni morali di oggi, una persona orrenda?


Eppure bisogna capire che in quel contesto la musica è solo un pretesto. La musica non esiste più, è tra le cose haram da far distruggere agli iconoclasti, alle quali bisogna disabituarsi e che svanisce pezzo per pezzo ogni volta che muore un grande artista musicista del passato anche recente, rendendo la sua dipartita quasi equivalente ad un'epocale sciagura collettiva. Come nel caso della morte di David Bowie, che ci ha lasciato sgomenti in mezzo a questa valle di musica di merda, pur in compagnia del suo splendido requiem, a sorbirci Elton John. Quest'ultimo non a caso ospite di Sanremo ma non in quanto star internazionale (essendo ormai un penoso ricordo di sé stesso oltre che esteticamente una imbarazzante caricatura di sua madre) ma inquantogay portatore (in bolletta ENEL) del Messaggio della Maternità surrogata, delle unioni civili e dell'ideologia gender.

Messaggio che, ovviamente, è tratto dalla Grande Agenda ed è, nonostante emani tanta bontà, sempre un atto di mostruosa violenza. La cura Ludovico per disabituarti all'ultraviolenza del libero arbitrio e farti diventare un cittadino modello che accetta di leccare a comando qualunque suola di scarpa. Ora si tratta dei diritti civili e del "diritto alla maternità" di omosessuali danarosi, domani chissà. Magari la terminazione di quei disabili che, eliminato il welfare, e non già terminati mediante vessazione fiscale, cominceranno a rappresentare un problema e non serviranno più come lacrimogeni per le fiere televisive sovranazionalpopolari.
Visto il carattere ormai esclusivamente propagandistico del mezzo televisivo e la preponderanza del metodo "affettar cipolle e chiamarla commozione", è normale che, essendo il governo casualmente nel mezzo della battaglia parlamentare per l'approvazione della Legge Cirinnà sulle unioni civili, priorità assoluta in mezzo al crollo di Babilonia, Sanremo si sia trasformato in un tripudio di nastri multikulticolor, di ospiti ad hoc e nella vaporizzazione sistematica sugli spettatori, a mo' di agente Orange sulla giungla vietnamita, di politically correctness. Compreso, tra uno sdilinquimento e l'altro, lo spot a favore dei nuovi mutui (subprime?) di una nota banca in odore di fallimento mentre il governo sta preparando il decreto che permetterà, magari alla stessa banca, dopo appena due rate non pagate del mutuo al 100%, di portarvi via l'altra casa che aspettavate di vendere con tutta calma. Tanto per non far dimenticare chi comanda.

lunedì 8 febbraio 2016

Hocus POTUS - 1. L'ordalia greca di Bernie Sanders



Il dibattito attorno alle primarie americane, dalle quali dovranno uscire i due contendenti al trono del POTUS (President Of The United States) da eleggere il prossimo autunno, è assai più interessante delle baruffe meneghine sulle farlocche primarie a mandorla del PD. Per questo mi dedicherò a dissezionare i vari candidati, per cercare di capire con chi rischiamo di dover aver a che fare per i prossimi quattro anni, dopo la sciagura Barack Obama.

Per il momento, nel campo repubblicano c'è molta incertezza nella scelta tra l'indiscutibile fenomeno mediatico, probabile ballon d'essai Donald Trump (nella parte del poliziotto cattivo), i due orrendi pupi latinos di Goldman Sachs, Marco Rubio (il con) e Ted Cruz (il neocon), una vera e propria scartavetrata di fondo di petroliera, e il Jebbino Bush che è il poliziotto buono ma purtroppo non decolla, meschino. Ha un bel programma fiscale all'insegna della flat tax, è garbato e ammodino, non urla e non sporca ma, per il momento, non se lo fora nessuno. Peccato. Forse un terzo Bush è veramente troppo persino per la famiglia Bush.

Dalla parte opposta, ovvero nel PD americano, c'è la strega Clinton con tutto ciò che ne consegue, incluso il suo lesbo ring di vecchie carampane femministe come la Gloria Steinem (ex libropaga CIA, dicono i maligni) e supporter illustri come la babykiller Madeleine Albright, per non parlare del suo più affezionato finanziatore, il maledetto Soros. La Hillary, ovviamente, è l'idola degli inquantodonnisti nostrani, nonostante nell'ufficio ovale risulterebbe più letale di un Black Mamba. Non ne avessimo abbastanza della Merkel, questi vorrebbero pure la Clinton a dimostrare per l'ennesima volta che le donne politiche possono essere tranquillamente peggio degli uomini. Che poi, femminista un par de cojoni, perché non si fa chiamare Rodham ma sfrutta ancora il cognome di quel pirla del marito?

Il contendente della strega è Bernie Sanders, il vecchio jedi che fa scrivere ai sinistri lisergici alla Vampini&Zucconi che "un socialista potrebbe diventare presidente degli Stati Uniti." [risate registrate]
Ormai penso sarete tutti d'accordo che, a causa dei recenti avvenimenti, appena qualche politico si definisce di sinistra e portatore di idee di sinistra bisognerebbe diffidarne come di un untore di peste ed associarlo al più vicino lazzaretto.
Difficile poi evitare la sensazione che la candidatura democratica si risolva, come al solito, tra quello che è con il potere finanziario e l'altro che finge di combatterlo.
Tuttavia, per non essere prevenuta, ho voluto testare il candidato Sanders, il progressista anti-banche e anti-establishment (ma non mi dire) con l'ordalia perfetta della situazione greca.
Mi sono detta: andiamo a sentire cosa ne pensa Bernie del tallone di ferro londoniano tenuto sul collo della povera nazione ellenica e se, per caso, non debba ricredermi del sospetto che sia l'ennesimo cazzaro di cui la sinistra è sempre incinta ad ogni latitudine e forse in tutta la Galassia. 

Giustappunto, questa pagina riassume la posizione di Bernie sulla Grecia. Ho letto tutto attentamente, pregando la Madonna che, ad un certo punto, il compagno Bernie mi nominasse l'innominato, dando a tutti noi la speranza di un nuovo sbarco in Normandia. Perché qui, senza il deus ex machina, non ce la caviamo.

“In a world of massive wealth and income inequality, Europe must support Greece’s efforts to build an economy which creates more jobs and income, not more unemployment and suffering.”

Trad. "In un mondo pieno d'ingiustizia, l'Europa deve sostenere gli sforzi della Grecia per costruire un'economia che crei più lavoro e reddito, non crescente disoccupazione e sofferenza".

Mi pare ovvio. Scusi Bernie, ma non è proprio l'Europa a provocare disoccupazione e sofferenza alla Grecia? Va beh, proseguiamo, non giungiamo a conclusioni affrettate, diamo fiducia al ragazzo.
“The cost of austerity in humanitarian terms are clear. 1 in 4 workers are unemployed, and the health system has been cut by 40 percent. Homelessness has spiked by a quarter and HIV cases have increased by 200 percent. Hospitals are missing basic equipment such as surgical gloves, and pharmacies are running our of medicines. Malaria, once under control, is returning because Greek cities can not pay for mosquito spray.”
Non lo traduco nemmeno, è il solito elenco dei record negativi conseguiti dalla Grecia durante il trattamento a base di chemioterapia troikiana. Ma, anche qui, perdonami Bernie, ci siamo arrivati tutti, anche i bambini piccoli. Che cosa può aver provocato l'austerità che, a sua volta, infiniti addusse lutti ai greci? Lo sai benissimo che è la famosa parola di quattro lettere che però non vuoi nominare. 
“I happen to think that it is absolutely imperative that the ECB, that the Troika in Europe, work with the Greek government, not in an austerity program which punishes people who are already suffering, but in a pro-growth policy which enables them to create jobs, expand their economy, and pay off their debts.”

Aspetta, aspetta. La BCE e la Troika devono lavorare assieme al governo greco non per l'austerità ma per politiche di crescita che permettano all'economia di crescere e di ripagare il debito?
E' vero, l'hai scritto anche alla zia ricca ma temo che il messaggino non sia arrivato:
“As ranking member of the Budget Committee, I am concerned about the IMF using U.S. government resources to impose austerity on a people that cannot take any more of it and risking financial contagion and political instability in doing so. I also believe that with the right leadership and choices, the IMF can help resolve this painful situation in a way that recognizes reasonable losses to creditors, while aiding the Greek government in reducing tax evasion and corruption.”
Bernie, scusa se insisto ma perché non hai ancora mai nominato né la Germania né l'euro e ti trinceri dietro il Grazia, Graziella e Grazie ar? 
Oh, la Germania per la verità lo preoccupa ma solo in senso storico. 
“It would be a terrible mistake for the world to forget what happens when a democratically-elected government, as was the case in Germany in the 1920s, is unable to relieve the severe economic suffering of its people. We must remember that waiting in the wings, should this recently elected Greek government fail, is the neo-Nazi party Golden Dawn party. We cannot allow fascism to come to power in a European country due to our unwillingness to reverse harmful austerity policies.”
Trad. "Sarebbe un terribile errore per il mondo dimenticare cosa accade quando un governo democraticamente eletto, come nel caso di quello tedesco degli anni '20, non riesce ad impedire che il proprio popolo soffra le conseguenze di una grave crisi economica. Dobbiamo ricordare che, se questo governo greco appena eletto (Tsipras) dovesse fallire, vi sarebbe in attesa dietro le quinte il partito neo nazista Alba Dorata. Non possiamo permettere che il fascismo giunga al potere in una nazione europea a causa della mancanza di volontà di invertire pericolose politiche di austerità."

Non so a voi, ma a me è già scattato l'allarme cialtrone. Questo si preoccupa del nazismo (per carità, chi non se ne preoccuperebbe) ma non vede l'architettura nazista della UE e dell'Eurozona. Parla di sintomi ma non di cause, vive nel regno del bisognerebbe. Riconosce che furono più le politiche procicliche dell'ultimo periodo di Weimar a creare Hitler che l'iperinflazione precedente, ma la parola di quattro lettere ancora non la nomina. Della questione del vincolo monetario, della gabbia dell'euro e del caro vecchio mercantilismo tedesco, altrettanto nefasto del nazismo ed in fondo espressione di quest'ultimo, vere cause della tragedia greca, non parla, se ne guarda bene.

Perché? Forse perché l'euro serve all'America e lui è, prima che un compagno socialista, un americano? Un americano più addentro al sistema americano di quanto certi boccaloni dell'ipotesi POTUSocialista credano?

Per fortuna il suo sito ha la domanda giusta per la grande ordalia finale. 


Trad. "La preoccupazione chiave è che se la Grecia dovesse lasciare l'Eurozona a causa del suo debito, ciò provocherebbe un effetto domino irreversibile in tutta l'Unione Europea. Paesi come l'Irlanda e il Portogallo, che già ricevettero fondi dal bailout, potrebbero ricadere nelle spire della crisi economica. Un'ulteriore preoccupazione è che una Russia ostile agli Stati Uniti possa esercitare maggiore influenza sull'Europa, perché qualcuno sostiene che, se la Grecia lasciasse l'Eurozona, potrebbe avvicinarsi alla Russia chiedendole aiuto. (Poi, si, ci sarebbe la cosuccia dell'attacco alla democrazia che, bontà sua, dovrebbe preoccupare anche i suoi elettori americani.)

Sentito il tonfo dell'asino? Sentito che botta?
Riassunto del Sanderspensiero: "In Grecia austerità brutta e nazisti e russi alle porte. Quindi Tsipras continui a giacere con la Troika che l'America nun vo' penziere."

Addio Bernie, salutame assoreta. 
Ah, se qualcuno trovasse il paper pro grexit o contro l'euro di Sanders sono sempre pronta a ricredermi.




domenica 7 febbraio 2016

Le sciurette piddine sanno che i cinesi mangiano figli pelosi?

courtesy Paolo Campana
La fischiata nazionale del giorno è quella rivolta al PD per il fatto dei cinesi che pare siano andati a votare numerosi alle primarie per il sindaco di Milano. Cinesi organizzatissimi e tutti compatti per Sala anche se non capile italiano e non licoldale chi avele votato.
Naturalmente se non mi piace il cinese in coda per elezioni italiane io sono razzista e lo è anche il titolo vagamente alla Philip K. Dick di questo post che allude a certe abitudini culinarie dei nostri più affezionati acquirenti in contanti di esercizi commerciali. Un giorno, dovessimo vincere noi la guerra, mentre saremo intenti ad incidere in punta di coltello sulle loro fronti il simbolo dell'euro che tanto amarono, al fine di poterli riconoscere ovunque, ci divertiremo a chiedere ai piddini il perché di questa ingiustizia e pretenderemo una risposta. Noi italiani un bar in contanti non ce lo potevamo comperare e i cinesi si. Perché? Ah, forse per stanare meglio gli italiani evasori. Capisco.

Gli altri candidati, come quella Giovannina d'Arco al rogo della Balzani, hanno protestato per l'evidente cooptazione del voto mandarino e loro si che sono razzisti, perché non hanno il coraggio di dire che le primarie del partito demmerda in sé sono una farsa, perché il Grande Cervello Unico sa già per chi dovrà votare e quindi i cinesi servono solo per distrarre il popolaccio dall'ennesima porcata.

Fate molto male a ridere, però, della trovata esotica del piddi milanese, perché questo è solo l'inizio. Stanno già dicendo, a noi razzisti e alle sciurette piddine desinistra ignare della prelibatezza del barboncino laccato prossimamente in mostra dal Peck (Peckino, quando se lo compreranno), che i cinesi sono cittadini milanesi come gli altri e quindi che c'è di male? Non sarete mica razzisti? 
Cosa vuoi che siano lo sfruttamento, i laboratori di cucito e i negozi che lavorano giorno e notte con manovalanza anche clandestina, i capitali che vanno (soprattutto) e vengono senza controlli, insomma il modello produttivo cinese che, unendo il peggio capitalismo con il peggio comunismo, ha conquistato pure le élite sovranazionali, che vogliono quindi esportarlo a tutti i costi in tutto il mondo. L'Occidente è rosso e il nostro è solo fottuto razzismo da musi bianchi.

Fate male a fare battute perché se l'obiettivo è la sostituzione in questo paese degli autoctoni con i colonizzatori per conto terzi, il prossimo step sarà fare di tutto per far votare alle politiche chiunque non sia italiano. Le leggi razziali al contrario. A maggior ragione se gli italiani saranno furiosi con il partito demmerda e i suoi complici e minacceranno di non votarli o di astenersi sempre di più, facendo come quello che per fare un dispetto alla moglie se lo tagliò.
Che gli frega? Ci sono migliaia di new italians  - ai quali dell'Italia frega una ceppa, il che fa curriculum - pronti a sostituirli.

Milano, 2020. 
Sciuretta 1 - "Senti com'è buono il figlio peloso... ma si, il cocker, il marito della sciura Colombo.                            Petto o coscia?" 
Sciuretta  2 - "Ah, divinooo!"