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martedì 24 febbraio 2015

Nientedaperderisti contro Borghesidimerda. Come l'élite vuole vincere la lotta di classe


Riprendiamo il discorso sui fautori dell'egualitarismo omeopatico, ovvero del "siccome la proprietà è un furto, allora te la rubo". Immaginate un mondo dove dominano le élite dei pochissimi ultraricchi che si struggono, non paghi di aver dichiarato terminata per KO tecnico la Storia, di invertirne il corso fino a riportarla ab origine ai suoi più oscuri trascorsi di diseguaglianza sociale.
Pensate insomma ad un mondo dove la lotta di classe rischia di essere vinta per sempre dalle teste che cercano da due secoli di riattaccarsi ai colli dai quali erano state mozzate in Place de la Concorde (cit.) e che si trovano inaspettatamente come alleate - ma tutto avrà un senso, se seguite il ragionamento - masse di nientedaperderisti volonterosi di prestarsi ad affossare le ultime sacche di resistenza borghese, credendo di farlo in nome della "rivoluzione proletaria" (inesistente) ed agendo invece per conto della rivoluzione elitaria, questa vera e pulsante come il mal di denti. 

La borghesia, per fare un riassuntino lesto lesto, è quella che, si, ha creato l'orrendo sfruttamento capitalistico del bambino in miniera ma ha modernizzato il mondo, ha mandato avanti il progresso, ha liberato la scienza dalla gabbia dell'ascientificità del mondo teocratico, ed ha avuto soprattutto l'intuizione dell'egualitarismo, che ha permesso poi agli operai di emanciparsi e diventare anch'essi cittadini con pieni diritti grazie anche al sangue dei borghesi che hanno lottato al loro fianco per il principio di libertà ed eguaglianza. Quei diritti che i Renzi in delirio di onnipotenza pensano di poter toglier loro con un tratto di penna.

La borghesia non solo ha compiuto le grandi storiche rivoluzioni vittoriose (comprese quelle comuniste) contro le aristocrazie e il clero che aveva sempre fornito la giustificazione metafisica al primato del ricco sul povero, un "ce lo chiede Dio", per intenderci, propagandando le menate sulla virtù della morigeratezza e della continenza, ma solo per i poveri; ha rivendicato libertà ed indipendenze di interi popoli ma nel quotidiano ha soprattutto conquistato posizioni sociali, mettendo in discussione il principio che la ricchezza deve restare saldamente in pochissime mani.
Inevitabilmente le élite dovettero cominciare a condividere il posto in società con il salumiere, il ciabattino, il letterato, l'insegnante, il mercante e tutte le altre categorie che avrebbero composto la società moderna, fino all'inclusione, nella cosiddetta classe media novecentesca, di amplissimi strati di classe operaia ed impiegatizia.
La borghesia è riuscita a costruire una vita diversa per sé e per la propria discendenza e a reclamare benessere non solo per sé ma per le moltitudini di disperati abbandonati a loro stessi, visto che è stata talmente cogliona da preoccuparsi perfino dell'infelicità altrui e desiderare di alleviarla. Con quale riconoscenza lo stiamo vedendo.

La più grande intuizione del mondo moderno borghese è stata comunque quella che se distribuisci la ricchezza, non riuscendovi mai in maniera totalmente equa purtroppo, ma comunque la distribuisci, anche a costo di creare consumismo, il benessere generale cresce e abbiamo progresso sociale.
Infatti, invece di lottare contro la normale pulsione umana all'accumulazione dei beni non è più conveniente e logico volgerla a vantaggio del maggior numero di individui possibile, trasformandola in tendenza al benessere diffuso?
E' stata in fondo una conseguenza della rivoluzione industriale, di quando l'evoluzione del commercio su larga scala e la produzione intensiva hanno avuto bisogno di qualcuno che comperasse i beni prodotti. Quando esisteva ancora l'economia e non le riforme, vigeva il principio del più produci, più vendi, più guadagni, quindi si rese necessario allargare sempre più la platea dei consumatori. Oggi si direbbe: "creare moltitudini di debitori che vivono al di sopra dei loro mezzi:"
La borghesia ci ha dato infine, e scusate se è una cosina da nulla, la Democrazia, ovvero la partecipazione di tutti, uomini e donne, alla costruzione della  società civile.
E' così che si è usciti dalla parte oscura del Medioevo, che piaccia o meno ai compagnucci della parrocchietta.

La diseguaglianza montante di questo nuovo millennio nasce dal fatto che le élite neoaristocratiche, che hanno sempre cercato di arrestare il Progresso, la corsa inarrestabile del mondo verso la Democrazia, ovvero verso il diritto di ciascun individuo di autodeterminare il proprio destino, modificandolo se se ne hanno le opportunità, anche in senso economico, elevando la propria condizione sociale, stanno colpendo la borghesia, che oggi comprende quella enorme classe media formata da ex emarginati della classe operaia ora portatori di un'eredità di benessere e prosperità frutto di anni di lotte e sacrifici, e lo fanno nel tentativo di fermare l'orologio della storia ed annientare l'unica forza rivoluzionaria in grado di fermarle.

Non bisogna meravigliarsi del furore che provocano in questi borghesi minacciati di retrocessione sociale certe proposte liberticide spacciate per socialismo, come la tassazione per principio e con volontà punitiva dell'eredità, pensate unicamente per colpire gli uni ed educare le centinaia.
Perché è egualitarismo, certo, ma verso il basso, di quello che mira a creare un 99% con tanti e tanti nove dopo la virgola da dominare con la frusta del negriero. Come ha detto qualcuno, commentando il mio post precedente, è come se ci dicessero: "Eliminiamo i vantaggi acquisiti ad ogni generazione, azzeriamo i contatori per farvi ricominciare ad assaporare la durezza del vivere". 
Il furore nasce dal fatto che chi ha conquistato qualcosa con tanta fatica non ha alcuna intenzione di rinunciarvi e se si sente in pericolo di perderla diventa una belva. Si chiama difesa del territorio e funziona con qualsiasi specie animale, dall'anellide all'uomo. E' inoltre lo stesso principio per cui gli ultraricchi vorrebbero essere gli unici a possedere la ricchezza. Per questo chi non ha niente non può capire.

Chi sono infatti i nientedarperderisti del titolo? Quelli che non hanno niente da perdere. "Se non le proprie catene", come diceva Marx? No, lui era un borghese di merda ma odiatore della propria classe e i suoi peggiori errori furono credere che la rivoluzione l'avrebbero fatta i proletari e che il nemico del popolo, ovvero dei proletari, fosse la borghesia intesa come "tutto ciò che non è classe operaia". Per questo alla fine hanno finito per prevalere, anche nei paesi cosiddetti comunisti, le solite élite.
Quelli che non hanno niente da perdere perché non hanno proprio niente, soprattutto la percezione di non avere niente da salvare e niente da trasmettere ai posteri, quelli che "tanto, a me chemmefrega, non c'ho un cazzo in banca" sono i più socialmente pericolosi. 
Sono pericolosi perché possono essere facilmente convinti che la proprietà è un furto e che loro sono onesti perché non hanno niente, sottintendendo che chi ha qualcosa è perché sotto sotto non se l'è guadagnata onestamente. 
Pensate all'indottrinamento continuo sull'evasione fiscale come origine di tutti i mali. Evasione che non ha mai impedito la crescita del benessere fino a quando l'élite non ha preteso di sostituire le regole dello strozzinaggio alle normali leggi dell'economia.
Se siamo in territorio tedesco, questi parabolani della virtù della continenza li si può perfino convincere di essere ontologicamente superiori ad altri popoli troppo attaccati ai beni materiali, fino al punto di desiderare di vivere in una casa di proprietà da lasciare in eredità, orrore, ai propri figli. Tra parentesi, questi popoli virtuosi, morigerati e distaccati dai beni materiali, che vivono in affitto, che offrono una giustificazione, ohibò, etica al loro non avere niente da tramandare, se se ne dà loro la possibilità, riempiono i forzieri di beni sottratti agli altri, ai non virtuosi. A volte, per impeto, riempiono perfino stanze di pennelli da barba e occhiali. E, naturalmente, conservano al loro interno élite particolarmente rapaci come quelle di ogni latitudine, dimostrando che l'unica globalizzazione veramente e pienamente realizzata è quella dell'ultraricchezza.

I nientedaperderisti, una volta convinti che la proprietà sia peccato, diventano i migliori alleati delle élite in questo rush finale della lotta di classe, ovvero nella grande crociata contro la borghesia. Se si riesce a mettere il popolo sempre più impoverito ed affamato contro gli unici che potrebbero guidarlo nella ribellione e nella rivendicazione dei propri diritti, è fatta. 
E' questione anche di numeri. Capite perché riempiono le nostre città di nientedaperderisti di importazione, incapaci di attaccare la vera ricchezza, quella di coloro che li arruolano, ma capacissimi di praticare la bassa razzia ai danni del bottegaio, dell'artigiano e del pensionato nella villetta? Quelli da educare. Un lento ma continuo attacco microcriminale alla proprietà privata attraverso il furto e il danneggiamento e un potere politico che, invece di difendere i suoi cittadini, li esaspera dichiarandone l'ineluttabilità e predicando l'accoglienza incondizionata, la condivisione con chi in fondo, cari bocconiani dei miei stivali, ha fatto ancor meno per meritarsi quei beni dell'erede legittimo di un babbo morto.

Guardate chi predica la cessione della proprietà altrui, ma solo di quella appartenente alla classe media. Sono signore dell'élite, tracotanti superbia nei confronti dei propri concittadini ma rigorosamente collocate a sinistra, dalla parte del "popolo".
Massacrare i propri concittadini, metterne in pericolo la sopravvivenza ma dichiararsi di sinistra. Professare un progressismo che è l'antitesi di quello vero, bestemmiandolo, è la nuova e più praticata perversione degli intellettuali, classe che ogni tanto nella storia qualcuno ha proposto non a caso di sterminare. 
Per questo non possiamo più credere alla "sinistra", a Roma come ad Atene, ma solo difendercene. Sarà dura ma ce la faremo anche stavolta.

lunedì 23 febbraio 2015

W l'esproprio elitario

Come la pensano in America

Io sono una borghese di merda, ed essendo una borghese di merda quando leggo articoli come questo mi viene voglia di andare ad accendere un cero a quel figlio di puttana del senatore McCarthy. Ancora sei mesi di governo di sinistra e i sessanta e più trascorsi di anticomunismo viscerale avranno finalmente avuto un senso. Forse era destino.

Ma davvero l'unica ricetta per far ripartire 'sto cazzo di paese sarebbe l'applicazione della tassa di successione, come non a caso suggeriscono quei farabutti del FMI a questi cicisbei del compagno Piketty e di tale compagno Carlo Alberto Carnevale Maffé (dal nome chiaramente di origini proletarie)? Lo dicono loro di essere compagni, infatti definiscono "di sinistra" queste trovate e le suggeriscono pure a Renzi, come se avesse bisogno di suggerimenti liberticidi. 
Pensate a quel fenomeno di Varoufakis che, dopo aver firmato il contratto di "cinquanta sfumature di riforme" compreso il fisting, però a carico del popolo greco, metterà la patrimoniale, ovvero l'unica cosa che sarebbero stati mai in grado di centrifugare le meningi sue e quelle dell'altro cicciobello-euro Tsipras, e riuscirà a darne la colpa alla Troika.

Leggete le motivazioni che adducono questi servi dei padroni per giustificare un vero e proprio attacco alla proprietà privata della classe media, per giunta su beni già tassati, come nel caso degli immobili e dei titoli, e che finirebbe per essere non una redistribuzione, come falsamente fanno credere ai gonzi che li votano e li applaudono sui social, ma una rapina in nome e per conto dell'élite sovranazionale; leggete Maffé e ditemi se un bel COPATE, MONA!, scelto appositamente nella lingua del Goldoni, non ci starebbe a pennello?
Lo sanno i fenomeni che stanno parlando dei soldi degli altri e non dei loro? Lo sanno che per seppellire un genitore vanno via fino a diecimila euro tra funerale, spese di acquisto di un loculo, spese notarili e altro e che questi soldi sono, se sei fortunato, quelli che ti hanno lasciato loro in eredità? 
Lo sanno come la pensano a riguardo della proprietà privata nell'America di cui si riempiono le fauci? (vedi sopra).
Riescono a capire che la cosiddetta meritocrazia che mitizzano non c'entra un beneamato cazzo con l'esproprio élitario che favoleggiano, visto che viviamo in un mondo dove contano solo le appartenenze, e loro che frequentano i luoghi giusti dovrebbero saperlo?

Vi meravigliate di questi ragionamenti e di quante persone che si definiscono comuniste li condividano? Io no. 
Sono i pechinesi del salotto bono dell'élite, addestrati ad azzannare le caviglie degli operai ed impiegati che erano riusciti a farsi la casa, e mica spacciando coca come i loro pusher, ma in quarant'anni di duro lavoro, e che vorrebbero lasciarla ai figli perché è un loro porco diritto. Ripeto, è un loro PORCO DIRITTO.
Questi sono i manigoldi pronti a togliere i beni ai loro concittadini per darli al primo straniero per il quale il principio della canna da pesca non conta, perché a lui si applica la legge dell'ogni pasto è gratis.
Sono quelli che hanno letto Ventotene e ne hanno assimilato il succo velenoso, ovverosia: "la proprietà privata non va tolta a caso ma solo a quelli che ci stanno sul cazzo".



P.S. L'autore, Dario Stevanato, mi segnala il suo contributo sulla questione tasse di successione, che vi invito a leggere.

venerdì 20 febbraio 2015

L'Erasmus dei vandali



"Da noi ognuno si sente in diritto di fare come gli pare, abbiamo normative che sono totalmente inapplicabili perché non garantiscono alcun tipo di efficacia all’azione della forza pubblica quando succedono episodi di questo tipo”. “Le dirette tv dimostrano che questi ‘personaggi’ sono ancora liberi per Roma, non possiamo fare nulla." (fonte Sap)

"Qualcuno mi spiegherà prima o poi cosa devo fare se vedo un tifoso orinare a piazza Navona?"


Bella domanda, quest'ultima, rivolta da un poliziotto e riportata in un articolo di Repubblica sui fatti di ieri a Roma, ovvero la calata dei barbari dal Nord Europa con la motivazione del calcio, finita con devastazioni di opere l'arte e sfregio della nostra capitale.
Verrebbe da dire che ci sarebbero stati bene gli uomini di Canterini a menar loro come fabbri, agli ubriaconi. Da fargli andare in uggia la birra per il resto dei loro fottutissimi giorni.  Eppure, nonostante gli arresti eseguiti, a giudicare dal commento del poliziotto e dal comunicato del Sap rilasciato all'Ansa che ho citato, non pare che le regole di ingaggio fossero le stesse di Genova, dove per altro i black bloc furono lasciati devastare tranquillamente la città mentre la polizia menava gli altri manifestanti. Misteri della guerriglia urbana.

Sembra quasi che il nostro ruolo di fronte all'aggressione di una delle peggiori e notorie fecce di hooligans, nonostante qualcuno si sia meravigliato che gli olandesi non si siano comportati come teneri tulipani ondeggianti al vento, fosse quello di fornire al mondo un'immagine di eccessiva passività. Almeno questo è il messaggio che è stato veicolato da alcuni media. Una sorta di "non potete far nulla contro queste aggressioni, preparatevi ad arrendervi".
Il tg di Mentana ha persino collegato questi avvenimenti alle recenti e propagandistiche minacce di "marcia su Roma" dell'ISIS. Questi parallelismi non sono mai casuali. Lo stato di shock permanente passa anche attraverso questo senso di inadeguatezza e mancanza di difesa. Mostrare le forze dell'ordine quasi impotenti ed inermi di fronte agli aggressori stranieri (mentre invece per fortuna i poliziotti si sono difesi ed hanno difeso la città, compatibilmente con le regole di ingaggio insufficienti) può risultare assai destabilizzante per chi si sente minacciato ogni giorno di più da una montante anarchia da laissez faire e crimine impunito, oltre che da proclami di ineluttabilità dell'invasione del proprio territorio.

Roma, per altro, è già in balia da anni della peggiore marmaglia globalizzata lasciata libera di cacare per strada, fare commercio abusivo e qualsiasi altra cosa le passi in testa. Alla faccia delle "grandi bellezze" patinate della propaganda di regime. Chiunque arrivi a Roma (e nelle altre città italiane, anche se nella capitale il fenomeno è amplificato) sembra ricevere dalle nostre autorità poco autorevoli un buono per poter fare ciò che vuole. Se per noi italiani vale il principio del "nessun pasto è gratis" (vedi la multa al salumiere per il panino regalato senza emissione di scontrino), quello per l'ospite è "prenditi pure anche il culo, è gratis". Perché loro ci offrono uno stile di vita che sarà presto quello di molti di noi (cit.)

Il vandalismo da calcio, piaga ormai decennale, e la migrazione incontrollata e potenzialmente aggressiva sono fenomeni distinti ma di fatto il principio delle frontiere colabrodo, Schengen incluso, porta sia al progetto di ripopolamento da Sud che allo scorrazzare mordi e fuggi degli hooligans. Ricordo invece che quando ci fu il G8 nel 2001 e la gran parata delle élite imperiali, rintanate nella Città Proibita genovese e difese da forze di mare e di cielo, le frontiere furono controllate eccome, e ci andò di mezzo anche Alexis Tsipras, allora fermato e rispedito in Grecia come facinoroso con una manganellata in testa per ricordo.

Non stupitevi della doppia morale dell'élite reazionaria. E' come per il nazionalismo. Quello delle ex repubbliche sovietiche e ora del governo fantoccio-nazista di Kiev è buono, quello dei paesi europei che rivendicano sovranità politica e monetaria contro il dispotismo eurocratico è cattivo.
Anche la clandestinità è un concetto assai fluido. Per Baviera e Austria rispedire al mittente (di solito all'Italia) gli immigrati non riconosciuti come rifugiati, è cosa buona e giusta. Per noi, che siamo la porta sfondata d'Europa, opporsi all'invasione è razzismo. Non è razzismo invece vantarsi di avere avuto la pensata di smontare e rimontare il Partenone e altri monumenti "in altri stati" per ripagare il debito greco. E dove rimontarli, di grazia, dove c'è il marcio, caro Jeroen?

I nostri governanti che si rimpallano le colpe per la devastazione di ieri sono qualche cosa. Il sindaco che, a colpi di buonismo piagnone, ha ridotto Roma peggio di Carlo V; il ministro che non c'era, quell'altro che ha pronta l'abbaiata contro l'Olanda ma vedremo se ripagheranno i danni o ce li scaleranno dal conto della nostra posizione debitoria, per non parlare della nullità barbuta (non Conchita, quell'altra) che si preoccupa delle opere d'arte quando delle opere d'arte non frega niente a nessuno perché non ci si può dar da mangiare alle coop.

Sto più a destra di Giorgia Meloni? E chi se ne frega. E' ormai provato scientificamente che i governi di sinistra lassista e mondialista, finto-progressista, collaborazionista e cialtrona fanno diventare nazisti, e questi sarebbero felici se ci invadessero alieni vogliosi di cibarsi dei terrestri. Farebbero il ponte spaziale a spese nostre per andarli a prendere alle Fasce di Van Halen, tanto odiano la propria gente. Ricambiati con ardore, per altro.

domenica 15 febbraio 2015

Il 25 piovoso di Matteo Renzi


Mentre eravamo impegnati con San Valentino e Sanremo, San Matteo Renzi proseguiva la frettolosa gravidanza dei suoi gattini ciechi. Una interminabile seduta notturna tra venerdì e sabato per approvare l'ennesimo pezzo di RIFORME che, nell'intento finale, modificheranno pesantemente la Costituzione, ovvero l'architrave della nostra democrazia. Il primo golpe di Sanremo, come scrive oggi Marcello Foa?
La modifica della Costituzione da parte di un Parlamento che la Corte Costituzionale, con una sentenza del dicembre 2013, ha dichiarato illegittimo perché nato da elezioni governate da una legge incostituzionale. Tuttavia, con una decisione che a me ricorda quella della Corte Suprema americana che dichiarò eletto G. W. Bush nonostante gli evidenti brogli delle elezioni del 2000 (nella Florida governata da suo fratello Jeb, prossimo presidente repubblicano USA), la Corte, nonostante la sentenza che sanciva la illegittimità del Parlamento,  ha applicato il principio di continuità dello Stato
Ovverosia, siccome il funzionamento della macchina statale non può essere interrotto, nonostante sia in mano ad usurpatori, speriamo che questi modifichino la legge elettorale, quindi si dimettano, vadano a nuove elezioni, sapendo magari di perderle, e soprattutto non si azzardino nel frattempo a toccare la Carta Costituzionale.
Un modo elegante di sancire che, tra Costituzione e potere costituito, vince sempre il potere, anche il più protervo, anche quello che attenta alla democrazia.

Che sta facendo il potere esecutivo infatti? Non ha alcuna intenzione di legittimare il governo ed il Parlamento con nuove elezioni frutto di una nuova legge elettorale perché, dopo aver eletto presidente proprio un membro di quella Corte Costituzionale che l'aveva delegittimato, sta proprio modificando la carta Costituzionale, per esempio l'art. 78 che prevede la dichiarazione dello stato di guerra con la sospensione del naturale corso della democraziaCon la riforma del Senato basterebbero forse i numeri dei piddini che votano alle primarie (o dei loro sostituti cinesi) per stravolgere il principio costituzionale che "L'Italia ripudia la guerra", e dare a Renzi il mandato di portarci in guerra. Magari al fianco ancora una volta del Camerata Richard fidanzato a Berlino, come sospira ed auspica ogni giorno Ugenio nostro:
"Adesso la Libia non esiste più. C'è una fazione che occupa la provincia di Tobruch, gli islamisti dominano a Bengasi e a Tripoli, il Califfato a Derna e a Sirte. Questa è la situazione sulla costa africana che ci fronteggia.
Il nostro ministro degli Esteri ha visto giusto: a questo punto ci vuole un intervento militare autorizzato dall'Onu che intervenga a Tripoli e in tutto il territorio per ragioni addirittura di ordine pubblico. Ma sarà data quell'autorizzazione? Da un Consiglio di sicurezza in cui siedono tra gli altri la Russia e la Cina? E l'Europa non potrebbe gestire la sua politica estera in quella direzione? Nella guerra contro Gheddafi la Germania si rifiutò di intervenire neanche attraverso la Nato.
Immagino che Renzi la pensi come il suo ministro degli Esteri e intervenga anche lui sulla stessa linea. Queste sono le belle battaglie che narciso dovrebbe combattere perché gli darebbero molta più soddisfazione delle miserie d'un Parlamento a se stesso sconosciuto."
Preparate le giberne. History repeating.
Conta qualcosa che illustri costituzionalisti ora si straccino le vesti? Cosa dobbiamo ancora attendere: l'uscita della Grecia dall'euro o l'uscita della Germania, poi la vittoria della Le Pen in Francia, quindi sperare in un Deus ex machina o in un improbabile arrivo della cavalleria o una provvidenziale invasione aliena? Non ho parole. A me ricordano assai i protagonisti del "Deserto dei Tartari" di Buzzati. 

Sapete cosa accadrà prima? Le scene in parlamento saranno sempre più simili a questa, documentata da questo video. (Click sul link se la visualizzazione qui sotto non funziona).


"Grecia, 12 settembre 2013, votazioni alla Commissione Giustizia del Parlamento sul disegno di legge relativo al codice di avvocati. Senza il numero legale, erano presenti solo tre deputati, il presidente Virvikadis ignora tutte le obiezioni di uno dei parlamentari presenti in aula, Zoe Konstantopoulou [ora neo presidente della Camera, speriamo bene, ndr] e riferisce che ogni articolo "è stato votato a maggioranza" sebbene nessuno abbia votato".
Volete anche i precedenti storici? Eccovi serviti. 1990, annessione della Germania Est alla Germania Ovest.
"La fine fu molto rapida. Il nuovo governo entrò in carica il 12 aprile 1990. Ne facevano parte innanzitutto i partiti della coalizione elettorale Alleanza per la Germania. La coalizione era guidata dalla Cdu dell'Est e composta da altri partiti minori fondati negli ultimi mesi. [...] Siccome la coalizione ottenne "soltanto" il 48,5 per cento dei voti, si formò un governo di coalizione con la Spd dell'Est (anch'essa appena fondata) e i liberali. [...] Presidente del Consiglio fu l'esponente della Cdu Lothar de Maizière, il leader della coalizione elettorale vittoriosa.
Il nuovo parlamento lavora a ritmi serrati, votando quasi 1000 pagine di leggi da aprile a fine giugno 1990. Nel solo mese di giugno vengono approvate tante leggi quante ne licenzia il parlamento della Germania Ovest in un'intera legislatura. Ma quelle approvate sono per l'appunto le leggi dell'Ovest: le leggi del primo parlamento della Germania Est eletto con elezioni libere sono le leggi di un altro stato. Del resto, nel nuovo parlamento imperversano consiglieri occidentali dei partiti maggiori, e anche lobbisti delle grandi imprese dell'Ovest. Come osserva il giornalista Dirk Laabs, "la Volkskammer eletta liberamente avrebbe dovuto essere indipendente, per la prima volta. Ora non è certamente più sotto l'infulenza della Sed, ma in compenso è esposta a quella dei lobbisti e dei consiglieri occidentali". (Vladimiro Giacché, "Anschluss - L'annessione", pagg. 50-51)."

L'altro precedente storico, forse il più inquietante di tutti, l'ho raccontato in questo post del 2006, "Il caso Antrace (Amerithrax)".
"Nell’ottobre del 2001, un’America ancora sotto shock per la tragedia dell’11 settembre si trovò ad affrontare una nuova emergenza, questa volta ancora più sottilmente spaventosa e che aveva a che fare con lo spettro del terrorismo batteriologico. Fu una crisi che coinvolse direttamente il Congresso americano e alcuni politici di primo piano e causò la morte di cinque persone.Erano giorni frenetici per i senatori del Congresso, ai quali si richiedeva di approvare il Patriot Act, una legge antiterrorismo voluta fortemente dall’Amministrazione Bush, che avrebbe introdotto alcune limitazioni alle libertà personali dei cittadini americani e per questo era estremamente controversa.
Il progetto di legge fu presentato al Congresso il 2 ottobre. Il leader della maggioranza al Senato, il senatore democratico Tom Daschle chiese più tempo per esaminare tutte le carte relative e disse che dubitava che il Senato avrebbe approvato questa legge rispettando la tabella di marcia di una settimana come desiderava l’amministrazione Bush. [ Washington Post, 3/10/01].
Anche il capo della commissione giustizia al Senato, il democratico Patrick Leahy, che come Daschle aveva il potere di bloccare l’iter legislativo, sollevò dubbi di incostituzionalità del provvedimento.
Il 5 ottobre i giornali riportarono la notizia della morte di Robert Stevens, un giornalista del "Sun" di Boca Raton, Florida che era stato ricoverato in seguito al contagio con il Bacillus Anthracis, un batterio le cui spore provocano l’antrace, una malattia mortale (CNN, 18/11/01, South Florida Sun-Sentinel, 01/12).
Il segretario alla Sanità Tommy Thompson escluse la matrice terroristica e suggerì che il contagio fosse avvenuto attraverso vie naturali. L’opinione pubblica venne rassicurata, l’antrace non è contagiosa. Si scoprirà che altre persone erano state infettate fin dal 23 settembre (le prime lettere risultarono spedite il 18) ma non erano state correttamente diagnosticate.
La mattina di lunedì 15 ottobre 2001 si raggiunse l’apice della crisi. Un impiegato dell’ufficio del senatore Tom Daschle aprì una lettera minatoria (spedita il 9) contenente una polvere che si scoprirà contenere spore di bacillo dell’antrace. Risulterà in seguito che un'altra lettera contenente le micidiali spore era stata indirizzata al Sen. Patrick Leahy.
Il testo delle lettere indirizzate a Daschle e Leahy diceva: “Non puoi fermarci. Abbiamo questa antrace. Morirai. Hai paura? Morte all’America. Morte ad Israele. Allah è grande”. (fonte FBI).
Il giorno 16 il palazzo che ospita gli uffici del Senato venne chiuso e i controlli si estesero anche alla Camera dei Rappresentanti, dopo che 28 membri del personale risultarono positivi al test dell’antrace.
Tutto il personale e i deputati e senatori che potevano essere stati infettati vennero sottoposti a trattamento con Cipro, un antibiotico della famiglia dei chinolonici usato comunemente contro le infezioni urinarie ma efficace anche contro il bacillo dell’antrace.
Altre due lettere contaminate vennero nel frattempo spedite alla NBC News e al New York Post.
Il 21 e 22 ottobre morirono di antrace gli impiegati postali Thomas L. Morris (55 anni) e Joseph P. Curseen (47), che avevano maneggiato le lettere contaminate.
Il governatore Thomas Ridge, direttore della Sicurezza Nazionale, rivelò che le spore contenute nelle lettere inviate al New York Post e ai senatori democratici appartenevano al ceppo Ames (generalmente utilizzato nei laboratori di ricerca sulle armi batteriologiche) ma che quelle destinate ai senatori erano dieci volte più concentrate.
Il 31 ottobre morì l’infermiera di New York Kathy Nguyen e il 21 novembre l’ultima vittima, Ottilie Lundgren di Oxford nel Connecticut.
Il 24 ottobre fu approvato un finanziamento di 300 milioni di dollari per gli stati che avevano subito l’emergenza antrace e inoltre il segretario alla sanità Tommy Thompson annunciò, assieme al presidente e amministratore delegato della Bayer CorporationHelge Wehmeier, il raggiungimento di un accordo per l’acquisto da parte delle autorità federali di ingenti quantitativi di Cipro a basso prezzo.
Lo stesso giorno, al Senato, passò finalmente il Patriot Act, con il solo voto contrario del senatore Russell Feingold, il cui ufficio era di fianco a quello di Tom Daschle.
Il membro del Congresso Ron Paul dichiarò: “A quanto ho potuto capire il disegno di legge non era stato stampato prima del voto – o almeno io non ho potuto averne una copia. Utilizzano ogni tipo di gioco o sotterfugio, tenere la Camera aperta in sessione per tutta la notte, ed il disegno di legge era molto complicato. Forse una manciata di funzionari lo ha anche realmente letto ma sostanzialmente il testo della legge non è stato reso disponibile ai membri del Congresso prima del voto”. Più tardi si scoprì che soltanto due copie della legge furono rese disponibili nelle ore prima del suo passaggio alla Camera e gran parte dei rappresentanti ammisero di aver votato il Patriot Act senza averlo letto prima." (Insight, 9/11/01)

Good night and good luck.

venerdì 13 febbraio 2015

A proposito di negazionismo

I simpatici amici ucraini di Merkel e Hollande, espressione dei valori antifascisti della resistenza e, sopra, la pacata obiettività della gazzetta salmonata.
Ieri sera, tra una bagattella sanremese e l'altra, ho avuto modo di scambiare qualche tweet vivace con alcuni esemplari di negazionista a sua insaputa ultimo modello. Non cioè di quelli standard che negano le camere a gas di Auschwitz, che saranno prossimamente sbattuti in galera grazie ad un'apposita legge - sperando che i giudici non confondano il negazionismo becero e gratuito di costoro con il revisionismo storico, che è tutt'altra cosa, ma di quelli che, peccando di ignoranza colpevole, negano che la loro parte politica di riferimento sia coinvolta attualmente in crimini contro l'umanità.

Per essere chiari sulla differenza tra revisionismo e negazionismo e sull'importanza della conservazione e difesa del primo. Il revisionismo a volte serve, attraverso la scoperta di nuovi documenti ritrovati dagli storici in archivi desecretati, a confutare la verità del vincitore, ovviamente portatrice di conflitto di interessi del medesimo. Come quando si scopre, ad esempio, che un certo proditorio attacco era ampiamente previsto e lo si lasciò accadere per avere il pretesto dell'entrata in guerra, oppure che gli italiani non furono affatto "brava gente"
Il revisionismo inteso come rigorosa ricerca storica in grado, all'occorrenza, di ribaltare la versione ufficiale dei fatti, può aiutare inoltre a neutralizzare la propaganda di guerra che permane in tempo di pace e che spesso si nutre di vere e proprie alterazioni lisergiche della realtà. Come, giusto per fare un paio di esempi, quando si dice che la Palestina prima del 1948 era una landa desolata invece che uno dei principali esportatori di frutta del Medio Oriente o che le bombe atomiche sul Giappone furono sganciate a fin di bene, fino a sconfinare in nuovi territori del negazionismo, quando si suggerisce subdolamente - grazie all'ausilio di tamburini mediatici compiacenti - che anche i lager nazisti furono liberati dagli americani, invece che dai russi. 

Tornando ai nostri negazionisti inconsapevoli, la discussione era partita da alcune considerazioni sul fenomeno della migrazione, dagli ormai sempre più evidenti contorni di vera e propria deportazione di massa allo scopo di destabilizzare interi continenti sotto l'egida dei demografi delle Nazioni Unite, preoccupati della decrescita infelice della natalità europea ma incapaci di suggerire, come unica soluzione ad essa, altro che l'aggravamento delle cause che l'hanno prodotta. Se non vi sembra un crimine condannare all'estinzione intere culture europee ed importare nel primo mondo masse di giovani da sfruttare a cura di questo ipercapitalismo neoplastico, strappandoli ai loro paesi che potrebbero invece aiutare ad evolversi da terzo ad almeno secondo mondo.
Ho già scritto dei piani ONU di ripopolamento e forse bisognerebbe che essi fossero tradotti in italiano per i diversamente poliglotti che allignano tra i piddini e in genere tra i misericordiosi carnefici di fatto collusi con i trafficanti che non mancano mai di "vergognarsi di essere italiani" se l'Italia prova a difendersi dall'estinzione. Altri Stati Uniti furono costruiti su un immenso cimitero indigeno e questi d'Europa sembrano seguire i medesimi presupposti genocidari.

Ovvio che, di fronte a deportati costretti con la forza ad imbarcarsi - come ammettono perfino le gazzette di regime, e forse altrettanto con la forza reclutati da chi si occupa della logistica del ripopolamento, sarebbe necessaria una diversa fermezza nei confronti dei paesi che offrono gli scali di partenza. Luttwak manderebbe l'aviazione a bombardare i porti della Libia, ma lasciamo perdere. Lui può permettersi certi discorsi, e noi invece non siamo un cazzo.
Occorrerebbe denunciare il crimine di chi è disposto a caricare in pieno inverno su barconi fatiscenti mandati alla deriva e a condannare alla morte sicura centinaia di persone che non hanno da perdere che le proprie catene, ma anche denunciare la criminale correità di chi, cedendo al ricatto che punta sulla inevitabile compassione, continua a divulgare a mezzo stampa la propaganda di sostegno al piano criminale. Mi riferisco a coloro che, come invocano "più Europa e più austerity" in tempo di crisi economica, invocano "più migranti e più accoglienza". Non solo, ma auspicando per giunta l'appoggio di una fantomatica Europa che se ne fotte bellamente di accogliere i "migranti" ed anzi, fa di tutto per sbolognarli ai famosi "neighbours" dei paesi di confine, soprattutto agli italiani brava gente, in questo caso fessa gente.
Per non parlare di coloro che sentono la propaganda, la ingurgitano senza masticare e la approvano in pieno, trattandosi di propaganda di appartenenza, aggiungendosi dal basso al coretto del "più accoglienza e più migranti", da bravi piddini.

La giustificazione allo scempio degli annegati a migliaia - povere anime disgraziate - è che "i migranti fuggono da guerre e miseria". Tutti, generalizzando, non solo pensando a coloro che effettivamente provengono da paesi in emergenza e che rappresentano invero la minoranza all'interno del fenomeno migratorio, mentre la maggioranza viene probabilmente reclutata ad hoc in tutta l'Africa, continente dichiarato senza speranza di autonomia e senza futuro per editto dell'Impero Globale, bisognoso di sempre nuove transumanze di schiavi.

Dialogando quindi con gli interlocutori twittaroli, ieri sera, dopo essermi sentita ripetere appunto che non si può fermare la piena dei migranti perché fuggono da guerre e miseria, mi è venuto fatto di chiedere come mai allora, tra i fuggitivi da guerra e fame, non vi fossero, ad esempio, anche Ucraini e Greci.
La risposta è stata sorprendente ma solo per chi non conosce i piddini e tutta la fauna annessa di portatori sani di buonismo a prescindere con voto rigorosamente a sinistra.

Negazionista 1: "ai greci non serve il barcone e dall'ucraina vanno in Russia mi pare."
Negazionista 2: "Per dire in Grecia non ci sono guerre e non credo vivano in miseria."

Interessanti la successive risposte di Negazionista 2 a coloro che facevano notare l'ormai notoria situazione tragica dell'economia greca, invitandola ad informarsi se non lo sapeva ancora:


"Di sicuro non vivono come i bambini in Siria o in Nigeria..."
"Euro sempre e comunque ."
"La lira vale come carta straccia. Non siamo Inglesi."

Voi credete che una tale sequenza sia il prodotto casuale di un cervello monofase ed invece è il frutto di decenni di lavoro, di una lunga opera di lavaggio del cervello. Dentro vi sono concentrati tutti i grandi pensatori del Novecento elitario e reazionario: da Von Hayek a Kalergi, da Huntington a Fukuyama, fino alla Signora TINA.  
Eppure sono i cosiddetti progressisti, i liberals, i jedi buoni, quelli che mivergognodiessereitaliano perché l'italiano medio avrebbe delle remore verso il bacio in bocca al malato di Ebola.

Sono quelli che odiano i greci perché a scuola prendevano 3 in greco e filosofia.
Quelli che gli ucraini sono una specie di russi che lottano contro il cattivo Putin, cattivo perché amico di Berlusconi. (Sono stata anch'io così, volete che non lo sappia?) 
Quelli che si sentono obbligati e si sforzano di non essere razzisti verso i neri e le altre categorie protette e in premio si permettono il razzismo verso tutti gli altri, a cominciare dai propri simili. Lo sanno che in questo sono identici alla Lagarde?

E' curioso perché, negli intenti della famosa legge bipartisan contro il negazionismo, non si intende solo quello verso la Shoah (anche se ne è la motivazione principale) ma verso tutti i crimini di guerra e contro l'umanità. Un bel pasticcio, perché in Ucraina i battaglioni Azov neonazisti in combutta con il governo Der Poro Shenko e con l'approvazione della Sciura Merkel e di Cicciobello Bua Hollande in nome e per conto di questo schifo di simulacro d'Europa che l'Italia partitodemocratica sostiene con tutte le proprie forze, stanno commettendo crimini di guerra; perché in Grecia la stessa Europa sta commettendo crimini contro il popolo greco e infine i piani di ripopolamento europeo ottenuti con la deportazione di migranti risulteranno in un crimine contro l'umanità di dimensioni continentali. (Senza contare ciò che giornalmente subiscono i palestinesi, i cui carnefici sionisti resteranno comunque al riparo sotto l'ombrello della minaccia di accusa di antisemitismo e negazionismo rivolta ai loro critici.)
Lo sanno quindi i nostri antiraz ed antifa con l'obbligo della dolenza per il migrante che, se negano le sofferenze di greci ed ucraini per giunta sbeffeggiandoli e trattandoli di fatto da essere inferiori,  non sono altro che dei biechi negazionisti assimilabili a coloro che pisciano sulle camere a gas? Ma già, loro non sanno mai niente.



"La crisi in Grecia come nel 1930", ottobre 2014. Dal blog Greek Crisis

martedì 10 febbraio 2015

Soci furbi e soci fessi


Molti credono - troppi, a dirla tutta - che la gestione dei debiti pubblici e privati e dei rapporti economici tra paesi vengano gestiti con criteri di altissimo livello tecnico, morale ed istituzionale, da persone con degli ideali iperuranici così. 
Invece, basta avere qualche minima dimestichezza con il funzionamento delle piccole e medie società e si capisce che anche nei rapporti tra stati le dinamiche sono le stesse che si osservano quando soci furbi modello avvoltoio incrociato con la volpe incontrano soci fessi e questi ultimi sono soci morti.
Il socio furbo è quello che ha l'idea, che ha in mano il progettone, la pensata geniale che non può fallire e che vi renderà tutti più ricchi con un minimo investimento iniziale. I soci fessi sono coloro che di solito gli credono e ci mettono, con grande sacrificio, i capitali. Non c'è bisogno di dirvi che il socio furbo ha tutta l'intenzione di essere l'unico a guadagnarci dall'affare.
Infatti il bello della società è che, rispetto alla s.r.l. unipersonale, dove il guadagno è tutto tuo ma anche il rischio, puoi socializzare le perdite e, se sei abbastanza abile, guadagnare a spese degli altri anche se le cose vanno male e si rischia il fallimento. Le società più redditizie, per i soci furbi, sono quelle tra ineguali, non solo nel senso di peso economico ma in quello di acume e fesseria. L'importante è che tu sia quello brillante e che i tuoi soci siano disposti a credere nella tua specchiata onestà, che sbandieri ogni giorno, e il più è fatto.

Facciamo un esempio pratico?
Siete stati convinti a partecipare ad una società con una quota per realizzare un grande progetto ideato dal più brillante e lungimirante dei vostri soci. Una quota all'inizio piccola, poi sempre più grande, fintanto che le vostre possibilità ve lo hanno permesso. Quando non ce l'avete più fatta, il socio vi ha prestato altri soldi "tanto me li ridarai con comodo" e vi siete indebitati.
C'era però tra gli altri soci chi si era più indebitato di voi e, quando la crisi è arrivata, il socio di maggioranza ha richiesto a tutti di rientrare. I soci più indebitati non ce l'hanno più fatta ma a voi è stato fatto credere che, pagando al posto loro, avreste salvato la società intera e quindi anche il vostro guadagno futuro, per il quale vi siete spesi così tanto. Oltretutto era questione di vita o di morte. Di malavoglia ma avete acconsentito, vi siete svenati, siete andati a chiedere i soldi ai lontani parenti, ma l'avete fatto. Avete pagato per i più piccoli.
Peccato però che i soci in difficoltà ora stiano peggio di prima e i soldi che avrebbero dovuto andare in loro aiuto se li sia pappati il socio furbo, il quale però ora vi ha concesso il privilegio di essere a vostra volta creditori nei confronti degli altri soci. Lui ormai è rientrato e lascia che i fessi, tra i quali ci siete anche voi, si scannino tra di loro. Il progetto probabilmente fallirà ma tanto il guadagno per il socio furbo c'è stato e chi se ne frega.
Non vi ricorda qualcosa, questa storiellina, diciamo sul macroeconomico?

P.S. Scusate, ho dimenticato una cosa importante. Uno giustamente può chiedersi: "Perché i soci fessi si fanno vessare dal socio furbo di maggioranza e non se ne vanno?" Perché il suddetto li ha legati con un vincolo contrattuale dicendo che non avrebbero potuto recederne; cosa falsa ma che loro credono vera (se no lui non sarebbe furbo e loro fessi). Secondo la Convenzione di Vienna sui trattati internazionali - perché qui mi riferisco alla metafora macroeconomica - qualora uno stato non possa più onorare un trattato, compreso il caso in cui uno dei partecipanti si comporti in maniera fraudolenta nei confronti degli altri, è prevista la possibilità di dichiarare nullo il trattato stesso attraverso un'apposita procedura. (Giuristi in ascolto, corigetemi se sbalio). 

domenica 8 febbraio 2015

Cara Naomi ti scrivo


Pregiatissima e graziosa Naomi Klein,

considero il tuo libro "The Shock Doctrine" uno dei testi fondamentali per la comprensione della realtà attuale. Quando lo lessi una triade di anni fa mi si aprì un mondo, anche se quel primo capitolo dedicato al progetto MKULTRA mi fece sulle prime sospettare qualche deriva sensazionalistica di troppo, pur non ignorando che la mia categoria, quella degli psicologi, si fosse macchiata di crimini su mandato dei politici tanto quanto i nostri fratellastri medici. Purtroppo invece gli esperimenti del Dottor Cameron sulla "cancellazione" della personalità per poterne forgiare una nuova sulla tabula rasa ottenuta furono triste e trista realtà. Per fortuna quelle torture dimostrarono solo che la mente non è manipolabile se non quando il soggetto non è cosciente del fatto di venire manipolato. Insomma, avrebbero fatto di più - per quanto concerne l'Italia - la televisione commercializzata degli anni '80 e gli insegnamenti del Dott. Goebbels applicati alla comunicazione dei media mainstream, di tutto l'LSD e scopolamina usati nei laboratori dei neopavloviani.

Amo "The Shock Doctrine" e fa parte del mio ideale Pentateuco, perché è il primo testo che iniziava finalmente ad unire i puntini, a partire dai golpe reazionari in Sud America negli anni settanta, passando dall'era reaganiana e thatcheriana al dissolvimento dell'impero sovietico; dalla crisi delle tigri asiatiche  fino all'economia dei disastri seguita alle guerre del "Progetto per un Nuovo Secolo Americano" i cui scopi sono ben descritti anche in "Confessioni di un sicario dell'economia" dell'insider John Perkins. 
Il disegno che si otteneva unendo analiticamente tutti questi fatti storici era la figura di un'élite agguerrita ed assai decisa a riprendersi indietro tutto ciò che, in termini di privilegi, le era stato preso con la forza con le rivoluzioni del Settecendo e del Novecento e fatto concedere sotto pressione dai movimenti progressisti nel corso di duecento anni di storia. Un'élite neoaristocratica per spirito e denaro, pericolosamente lasciata senza rivali dal crollo del Muro e decisa a portare l'ultima estrema sfida al mondo attraverso la restaurazione del proprio dominio, attraverso una dittatura globale del profitto.
Il libro era anche una bella critica al pensiero economico dominante, quel neoliberismo imposto con la forza del "There Is No Alternative" dalle avanguardie politiche dell'élite, formate direttamente dai propri uomini e donne e dalle forze "di sinistra" cooptate: attraverso l'illusione di progressismo della globalizzazione scambiata per internazionalismo, per coloro i quali si arruolarono in buona fede, e comperate a dobloni sonanti gli altri.

"The Shock Doctrine" è del 2007 e l'ultimo capitolo era dedicato ad una pregevole analisi del futuro dell'industria della sicurezza, il cui paese più all'avanguardia era allora ed è oggi Israele. Era un'ottima intuizione sul futuro, che ci sta confermando il sospetto di Gaza come laboratorio di sperimentazione di tecniche di repressione, prossimamente da vendere a peso d'oro a paesi che dovranno fronteggiare rivolte da parte di popolazioni impoverite dalle politiche economiche recessive e a privati che, potendolo, dovranno pagarsi chi ne difenderà la privacy domestica da coloro che attueranno il ripopolamento kalergico con modalità sempre meno amichevoli, una volta che raggiungeranno l'entità numerica sufficiente. Sono certa che ti suono troppo apocalittica ed anche un po' fascista, ma l'idea me l'hai data tu.

Ora però vengo al punto. L'anno dopo l'uscita del tuo libro, nel 2008, iniziò la più grave crisi economica sistemica dal 1929, quella che sta tuttora mettendo in crisi le nostre certezze in termini di benessere e diritti acquisiti.
In questi anni, grazie a chi ci ha pazientemente raccontato giorno per giorno ciò che da anni la teoria economica aveva ampiamente previsto, e cioè che il vincolismo monetario avrebbe ucciso le economie europee, dimostrando in pratica la premeditazione delle azioni dei nostri carnefici, abbiamo capito che la Shock Economy da te descritta, ovvero il disegno politico epocale di dominio dell'élite anti-proletaria ed anti-borghese, era giunta al fine in Europa per completare il tour mondiale iniziato quarant'anni prima. 
Se pensiamo alla crisi argentina del 2001, vero antefatto di certe attuali tragedie greche e case study di disastro da vincolismo, ed ancora all'annessione o Anschluss nel 1990 della RDT alla Germania occidentale, descritta con crudezza da Vladimiro Giacché, osserviamo che i laboratori sono sempre in attività e, tessera dopo tessera, il mosaico si sta completando.

Ecco, io mi sarei aspettata, quando ormai la situazione europea fosse stata abbastanza chiara, sicuramente quindi dal 2012 in poi, dopo i golpe con il silenziatore ed il cuscino in faccia ai popoli  in Grecia e Italia, che tu facessi uscire un'appendice al libro, con il titolo: "La dottrina dello shock in Europa. L'assalto finale alle conquiste democratiche attraverso lo strumento del vincolo monetario". (Bel titolo, vero?) 
Apprendo invece che hai dedicato l'ultimo libro alla insostenibilità del capitalismo e ad un inno alla decrescita, oltre che ad un'invocazione generica alla rivoluzione. Sei insomma ritornata ad una versione soft ed ahimè assai radical chic della protesta. Tutti da Naomi il sabato sera.
Eppure ci sarebbe stato da sferrare l'ultimo attacco ideologico alle forze che vogliono distruggere la democrazia imponendo più democrazia, la dittatura omeopatica, dopo aver dichiarato con insolenza inaudita la fine della storia, dimostrando oltretutto che la tua analisi precedente era stata puntuale e precisa nel descriverne gli antefatti. 
Invece no. Che ti è successo? Un attacco di piddinite transoceanica? Il vizio della sinistra di non vedere il marcio se la sinistra vi è implicata e vi è dentro con entrambe le zampe? E' la luce che emana dai "despoti illuminati" ( copyright T. Padoa Schioppa) che ci governano, che ti acceca e non ti fa vedere quale minaccia globale stiamo subendo, con Obama in missione per conto delle corporation, che crede di poter sfondare in Europa usando le corna della Merkel come ariete contro la Russia? Per poi magari lasciar risolvere una volta per tutte a Putin l'annosa e fastidiosa questione tedesca?  L'unico paese che ha imparato dalla seconda guerra mondiale ed ha capito che doveva rinunciare alle velleità imperiali è stato il Giappone. Sappiamo come. Vogliamo che i tedeschi rimpiangano di non aver subìo la dottrina Morgenthau a suo tempo?

Non è abbastanza grave la situazione? Non senti un desiderio irrefrenabile di denunciare questi criminali mossi solo dal profitto, questi fascisti, (li chiamo fascisti così capisci che sono gli stessi del Cile?)  Non ti senti sopraffare dall'indignazione? I didn't expect the Spanish Inquisition but...
Si, ti do' atto, Renzi non ti convince. E' un po' pochino, in verità.
Oddio, per dirla tutta, già sull'undici settembre in "The Shock Doctrine" mi avevi mancato di unire un puntino, lo avevi saltato. Ti era mancato l'ultimo passaggio logico ed ora forse se ne vedono le conseguenze. 

Ti ho vista in televisione intervistata dalla body-builderberg, che ti ha dato subito della No Global, tanto per marcare il territorio. E' la stessa che la sera delle mazzate tante ai manifestanti di Genova si vantò di mostrarne le immagini al telegiornale facendo passare il gesto come giornalismo d'assalto, sai? In realtà la gente doveva vedere bene cosa sarebbe successo se le fosse venuto ancora l'uzzolo di osare criticare la Santa Globalizzazione. Ti ho vista e tu hai recitato la parte della fatina verde. Non nel senso dell'assenzio ma in quello del verde che copre le altre magagne e si porta su tutto. Mi hai ricordato l'altra fatina verde, quella che confessò, sciaguratella, che, senza l'euro, per il suo paese, la Germania, sarebbe stata la catastrofe. 
Scusa Naomi, ma in questo momento il fracking non è un problema, visto che il petrolio a prezzi da discount se lo sta già fottendo sopra e sotto e in tutti i canali. Il capitalismo non è in discussione perché questo non è più capitalismo ma la sua neoplasia ed antitesi e noi dobbiamo recuperare il vero capitalismo, quello della piena occupazione,  prima di passare al meraviglioso futuro senza emissioni e con le fonti rinnovabili della nuova Arcadia. Perché non mi vorrai anche tu uscire da sinistra, spero, come dei sollevatori verso il basso qualunque?
Mi dispiace ma mi ricordi un po' Grillo ed il suo gate-keeping. Il suo abbaiare alla Luna salvo poi chetarsi quando le faine entrano nel pollaio.

Ripensaci, ritira fuori le palle. Questa in Europa è shock economy bella e buona e prima o poi arriverà anche in Canada. Vi bullate con i cugini americani perché lasciate le porte aperte ed avete la sanità gratuita. Non temete, è questione di tempo, guerre mondiali permettendo. La madre dei Monti e dei Renzi è sempre incinta.



giovedì 5 febbraio 2015

Sacrifici umani

Notare il bottone saltato e la solita espressione da grandi occasioni
Ma guardatela, la creatura della DDR, come si sta incurvando sotto il peso della responsabilità di guidare l'Europa verso l'ennesimo disastro prima di consegnarla ai CEO delle multinazionali sociopatiche. Del pagliaccio a fianco con la giacca allacciata saltando un bottone, che la mi' nonna diceva portasse pure disgrazia, parleremo dopo.

All'indomani della chiusura della BCE nei confronti delle richieste della Grecia di tregua umanitaria, Varoufakis, il ministro delle finanze di Atene, ha incontrato il suo omologo Schauble, ricavandone il prevedibile "nein!, nein!, nein!" Per giunta il fucking liar ha aggiunto: "Possiamo certamente aiutare la Grecia a trovare più tempo ma le cause del problema risiedono in Grecia e devono essere rimosse". Nel telegiornale di Mentana la frase è stata riportata in maniera leggermente diversa: "le cause del problema greco non sono certo colpa della Germania". 
Come no. Googlare "sottomarini" e "vendita armi tedesche alla Grecia". Nemmeno se Agamennone avesse dovuto ripartire per Troia per affrontare un altro decennio di guerra.

In Grecia la gente è scesa per le strade a protestare contro la rigidità teutonica, ispiratrice della spietatezza della BCE e della stronzaggine generale della Troika.
E Renzi? Ha dato ragione al suo mentore Mario Draghi: "Decisione della BCE legittima ed opportuna". (Fatto Quotidiano), "Giusta la scelta della BCE" (Corriere della Sera), «La decisione della Bce sulla Grecia è legittima e opportuna dal momento che mette tutti i soggetti in campo attorno ad un tavolo » ( La Stampa). La Repubblica* invece non riporta la frase di Renzi, come non l'ha riportata il tg di Mentana. (*update - stamattina la cita ma molto di striscio.)
Paura di dover porre i piddini nella difficilissima posizione, nel momento in cui stanno ancora squirtando per la conquista del governo greco da parte della sinistra, di dover accettare la scelta di campo filo Troika e poteri forti, ergo ultrareazionaria, del loro padroncino?
Eppure prima o poi dovranno capirlo chi si sono eletti segretario per due euro. Io spero che soffrano e tanto. 

Questo Bob Roberts from Rignano non pare proprio intimorirsi di fronte ai sacrifici umani da compiere sull'altare del Dio Euro. Di non voler arretrare di fronte ad una Grecia da bruciare dentro la gabbia monetaria. E non meglio di lui sono coloro che hanno rimproverato Fassina, che ha ancora qualche residua reattività alle infamie di partito, in questi termini: “La richiesta di Stefano Fassina al premier Matteo Renzi sulla Grecia fa venire un dubbio: ma Fassina si ritiene un deputato italiano o del parlamento greco?” Alla facciaccia del "siamo tutti parte degli Stati Uniti d'Europa".
Che classe dirigente, eh?
Puro distillato di arrivismo senza alcun ideale se non la soddisfazione compulsiva della propria ambizione di ottenere il privilegio di fare i pechinesi in qualche salotto che conta, portando in pegno qualche trofeo, da bravi compagni di merende. Sono mostruosi. 

Per quanto riguarda Varoufakis, mi sa che i pugni se li rompe sul tavolo dei tedeschi, fatto del duro legno della loro testa. Tanto varrebbe farsi proprio cacciare dall'eurozona. 
Il mi dicono fascinoso potrebbe andare a Berlino e dire alla cancelliera: "Heilà, bellissima! Sei veramente una bellissima ragazza, sai? La gente ride di te, la gente ti odia ma perché ti odia? Solo perché è invidiosa. Guardate che amore di viso e che sorriso simpatico!"
Oppure potrebbe semplicemente gridarle in faccia: "Che fai, mi cacci?" Con Fini, in Italia, ha funzionato.

martedì 3 febbraio 2015

Ve lo dico papale papale


Come dovrebbe sentirsi un italiano dopo aver ascoltato il discorso del neo-presidente Mattarella? Voi come vi sentite?
La mia impressione complessiva è stata sconsolante, un momento di grande depressione, sconforto ed anche una certa rabbia impotente. No, non mi è piaciuto nemmeno un po'. Non che mi aspettassi chissà che ma si spera sempre di doversi ricredere, altrimenti l'alternativa è un tuffo preventivo dove l'acqua è più blu. 

Non entro nel merito della persona, che non conosco, come il 99% degli italiani e che assai probabilmente è degnissima e specchiata, usando l'aggettivo che si tira fuori dall'armadio in queste occasioni. Mi riferisco al ruolo, alla personae - in senso junghiano - che ha pronunciato il discorso e che si è presentata al cospetto dei suoi concittadini.
Il discorso. O meglio, ciò che il programmatore di un sistema esperto implementerebbe come set di frasi da insediamento presidenziale modello anni sessanta-settanta tra Saragat e Leone, pronunciate da un fin troppo austero e vagamente lugubre signore che ricorda l'archetipo andreottiano - anche nella silhouette, ma senza riuscire a replicarne per ora l'aura di statista. 
Abbiamo ascoltato una sequela di affermazioni con obbligo di applauso, che lo hanno chiamato spudoratamente per una quarantina di volte in trenta minuti ed alle quali non si poteva far altro proprio che applaudire con le spalle al muro. Frasi scontate e disarmanti per banalità, ricattatorie come i "condividi se sei contro la violenza sui bambini". E che vuoi dire, che ne sei a favore?
Non ci siamo fatti mancare nulla: dai giovani al Mezzogiorno, dalle donne ai disabili, dai profughi alla pace. Tutto proclamato con emozione fin troppo trattenuta, senza i guizzi passionalmente sanguigni di Pertini o quelli più sottilmente perfidi e taglienti di Cossiga. 
Mi è parso di fare un salto all'indietro nel tempo ma senza il beneficio della ritrovata giovinezza e la sensazione è stata di devastante inadeguatezza della personae, appunto, rispetto al momento storico che necessiterebbe di ben altro piglio decisionale, di ben altra pasta. Di un leader, perbacco, non di uno che non dovrà parlare al manovratore Renzi.
Basti pensare che l'unico momento autoreferenziale di percezione di sé come capo è stato l'annuncio che sarà arbitro imparziale. Excusatio non petita, visti i rumors di subalternità a poteri sovranazionali del suo predecessore o mancanza di fantasia o ancora consapevolezza che per molti arbitri vige ahimè la legge della sudditanza psicologica?

Mattarella, per chi lo conosce, è grande custode della Costituzione e saprà farla rispettare. Non ho motivo di dubitarne, ma allora perché questo passaggio del discorso, che a me ha lasciato un senso di profonda inquietudine?
"La democrazia non è una conquista definitiva ma va inverata continuamente, individuando le formule più adeguate al mutamento dei tempi. E' significativo che il mio giuramento sia avvenuto mentre sta per completarsi il percorso di un'ampia e incisiva riforma della seconda parte della Costituzione.
Senza entrare nel merito delle singole soluzioni, che competono al Parlamento, nella sua sovranità, desidero esprimere l'auspicio che questo percorso sia portato a compimento con l'obiettivo di rendere più adeguata la nostra democrazia. Riformare la Costituzione per  rafforzare il processo democratico."  
My too cents following. La Democrazia è una, non esiste una Democrazia adattabile alla realtà ma una realtà che deve adattarsi alla Democrazia. Se si afferma che la Democrazia deve "adeguarsi" bisognerebbe aggiungere a chi o a che cosa. Il mutamento dei tempi non è condizione necessaria e sufficiente. Altrimenti le costituzioni di mezzo mondo dovrebbero essere modificate di continuo. Non sto notando attualmente altrettanta fregola di cambiare quelle americana e francese, per esempio. 
Ed inoltre, temo, il riferimento successivo nel corso del discorso alle maledette riforme, non fa presagire nulla di buono. Sappiamo che le riforme, quelle che saranno scritte sotto dettatura da chi non vuole certo il bene di questo paese, andranno contro alcuni dei dettati costituzionali, soprattutto in tema di diritti del lavoro. Ecco quindi che il riferimento alla Resistenza ed ai suoi valori, dei quali la Costituzione è espressione, e che si dichiara di voler rispettare ed applicare, entra a parer mio in stridente contraddizione con l'auspicio della sua modifica. Fatta, per giunta, da un Parlamento e, di conseguenza, da un governo, che l'organo al quale Mattarella è appartenuto fino a ieri ha giudicato incostituzionale. Voluta o meglio, imposta, da uno stato di crisi assolutamente eccezionale durante il quale non si dovrebbe mai mettere mano alle regole fondamentali di funzionamento dello Stato e della cosa pubblica. Chi vuole farlo a tutti i costi si può presumere abbia mire antidemocratiche, voglia cioè alla fine meno democrazia. End of my two cents.

Tra i passaggi che ho apprezzato di meno del discorso più applaudito dell'universo vi è stato il ringraziamento particolarmente intenso a Napolitano e il riferimento alla crisi che ha inferto ferite al tessuto sociale, dimenticando che forse le più letali sono state procurate proprio dai governi non eletti e post-golpisti voluti da Napolitano, come quello Monti. Dobbiamo forse dedurre che non vi sarà soluzione di continuità tra la presidenza precedente e questa a guida Mattarella?
Per uscire dalla crisi, dice il Presidente, occorre una robusta iniziativa di crescita, da articolare innanzitutto a livello europeo. Qui, come in gran parte del discorso, ho sentito aleggiare la presenza di una cara amica.
Clamoroso il passo successivo, che riporto per intero:
Nel corso del semestre di Presidenza dell'Unione Europea appena conclusosi, il Governo - cui rivolgo un saluto e un augurio di buon lavoro - ha opportunamente perseguito questa strategia.
Stiamo ancora aspettando gli esiti di questa mirabolante strategia ma non disperiamo. Con Tsipras e Renzi sulla stessa lunghezza d'onda abbiamo inserito il pilota automatico e possiamo farci un riposino. Tra qualche ora atterreremo sani e salvi fuori dalla peggiore crisi dal 1929. L'importante è crederci, come di fronte ai giochi di prestigio.

Tralascio di commentare il rosario dei "significa" all'insegna di una botta a tutti, belli e brutti, che ha chiamato i più stucchevoli e falsi applausi, fino ad un effetto quasi grottesco, pensando a chi stava applaudendo, a quali pendagli da forca stavano nascosti tra i banchi del Parlamento.

Attenzione al passaggio logico successivo del discorso che ha unito con un'unica retta la corruzione alle mafie ed al terrorismo. Terrorismo di cui è stata ricordata curiosamente una vittima sola, un punto preso, non credo casualmente, soprattutto dopo la visita alle Fosse Ardeatine, nella galassia delle centinaia di vittime della stagione della strategia della tensione. Terrorismo che quindi è di una sola matrice, deve essere di una sola matrice, quella che è in guerra contro l'Impero d'Occidente. Altri terrorismi vari ed eventuali, ad est e ad ovest, e le loro vittime, non saranno ricordati, come certi bombardamenti umanitari nei Balcani. Saranno anzi dimenticati. Bambini altrettanto innocenti e meritevoli di applausi.

Vi era ovviamente grande attesa per le parole che il neo-presidente avrebbe rivolto all'Europa:
"Nella nuova Europa l'Italia ha trovato l'affermazione della sua sovranità; un approdo sicuro ma soprattutto un luogo da cui ripartire per vincere le sfide globali. L'Unione Europea rappresenta oggi, ancora una volta, una frontiera di speranza e la prospettiva di una vera Unione politica va rilanciata, senza indugio."  
Niente smancerie di sogni o fogni, che ho apprezzato, ma un'altra bella contraddizione in termini, visto che se c'è una cosa che l'Unione Europea, soprattutto l'Eurozona, è in grado di limitare fortemente è proprio la sovranità. Senza contare che l'Unione politica è una chimera irrealizzabile se non in senso totalitario. Quindi non ci è stato risparmiato, nemmeno questa volta, il "ci vuole più Europa". QED.

Ho apprezzato alcune cose,  però, del discorso di Mattarella. Non ha indulto in bizantinismi linguistici morotei e ha proprio detto divario digitale, non digital divide. Alla faccia del Jobs Act.


lunedì 2 febbraio 2015

Il terzo papa


Bene, ci parli del nuovo presidente della Repubblica. 
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Scena muta. Imbarazzo. Format c: in testa. Interminabili minuti nei quali ti torna in mente, parafrasandolo, solo l'aforisma di Karl Kraus: "Su Sergio Mattarella non mi viene in mente niente". Non puoi nemmeno giustificarti con il classico "a casa la sapevo". Che vuoi sapere, questo è un enigma avvolto in un mistero. Anzi, è Enigma, la macchina infernale della quale ti manca il codice per decifrarne i messaggi. Hai solo un indizio, una specie di centuria di Nostradamus da interpretare.
Subito dopo l'elezione, Mattarella è andato alle Fosse Ardeatine, ovvero in un luogo dove centinaia di italiani furono massacrati da tedeschi e ha detto: "L'alleanza tra Nazioni e popolo seppe battere l’odio nazista, razzista, antisemita e totalitario di cui questo luogo è simbolo doloroso. La stessa unità in Europa e nel mondo saprà battere chi vuole trascinarci in una nuova stagione di terrore."
Spero non sia un presagio dei sacrifici umani richiesti sull'altare dell'Euro Moloch, una riedizione delle lacrime della Fornero, ma certo è inquietante. Che avrà voluto significarmi? E' da quel gesto, per caso, che dovremmo iniziare ad interpretarlo?

Ancora? Vediamo. E' in politica da almeno trent'anni, è stato ministro svariate volte, ma finora era noto solo per il Mattarellum, la legge elettorale pre-Porcellum. Ah, ecco, si, il Mattarellum, che prende nome da lui.
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Proviamo con le associazioni: 
Se fosse un colore sarebbe quello del can che fugge, se fosse un brano musicale, la Valse Triste di Sibelius, l'unico brano musicale dove le parti in tono maggiore sono ancora più tragiche di quelle in minore. 
Se fosse un personaggio di un film di fantascienza sarebbe il lavoro in pelle pensato dalla Tyrell Corporation per interpretare un presidente della Repubblica. Se fosse un fiore sarebbe quello dell'aspidistra. Se fosse uno dei presidenti della Repubblica precedenti sarebbe Oscar Luigi Scalfaro. Se fosse un piatto sarebbe una minestrina con il dado.

Il Foglio ha raccolto una serie di aneddoti e citazioni in questo gustoso articolo.
Massimo Gramellini ha scritto su La Stampa: 
«Al confronto Monti era il carnevale di Rio. Ho guardato e riguardato l’unica intervista a Sergio Mattarella disponibile su YouTube, ambientata su un divano a fiori non vivacissimi. In quattro anni ha ricevuto zero commenti. Parla per sei minuti senza mai variare il tono della voce né muovere un muscolo del volto. A metà, per alleggerire, racconta una storiella del quarto secolo avanti Cristo».
Scusate, non so altro. Aspettiamo di ascoltarne domani il discorso di insediamento per inquadrarlo meglio e cercare di capire cosa attendersi da lui.
O è un gelido replicante o nasconde un fuoco divampante tenerezza come l'Aldo Moro che scriveva al piccolo Luca e che non avremmo mai detto.
A me, comunque, più che un presidente pare un Papa. Il terzo, dopo Ratzinger e Bergoglio. Tre papi, ai vertici di un triangolo. Per un punto non ha avuto 666 voti, il che sarebbe stata un'atroce beffa diabolica per un sant'uomo devoto come lui. Il terzo papa, o l'antipresidente.