Nella
prima parte abbiamo visto come il PCI, che aspira, più di ogni altra cosa, più ancora che andare al governo, ad ottenere il potere, negli anni settanta accetta di rinunciare a Keynes e di rinascere come neoconservatore.
Nel 1981 l'Italia è ancora un paese infestato dal terrorismo. Ronald Reagan sale alla Casa Bianca e dopo nemmeno tre mesi dall'inauguration si beccherà una pistolettata fraterna. Un'altro colpo di pistola (di risposta?) ferirà il Papa a maggio, e sempre a maggio salirà al potere Mitterrand. La Thatcher è primo ministro britannico dal 1979.
I Chicago Boys, compresi quelli in abito talare, lavorano alacremente per introdurre l'economia di mercato all'Est in procinto di essere "liberato", soprattutto nella Polonia del devoto (a Von Hayek) Lech Walesa.
Il PCI è impegnato con i laceranti diversivi dell'eurocomunismo e della questione moralistica (cosa non si fa per farsi accettare in società) e già allora pone in discussione certi aspetti limitanti - per il datore di lavoro - dello Statuto dei Lavoratori. Bettino Craxi viene eletto segretario del PSI e presto assume movenze dittatoriali all'interno del partito, che oggi non avremmo difficoltà a definire renziane, ma non ditelo ai piddini.
Il cerchio comincia a stringersi attorno a Licio Gelli ed alla sua loggia civetta che era riuscita a reclutare mezza Italia che conta, compreso Silvio Berlusconi che pagò centomila lire per la celeberrima tessera n° 1816.
Ma soprattutto, per riannodare il filo del discorso, in luglio divorziano Carlo Azeglio Ciampi (Banca d'Italia) e Beniamino Andreatta (Tesoro), ovvero si pongono le basi per giustificare tutta la letteratura economica mainstream successiva che avrà da lamentarsi per un trentennio abbondante
dell'immenso debito pubblico italiano. Debito pubblico di cui sarà incolpato, tra le altre cose, Bettino Craxi, a cui appartiene il decennio degli anni 80, la decade delle cicale, degli sperperi e della bella vita. Insomma della rinuncia dell'Italia alla durezza del vivere ed all'austerità per diventare
il quinto paese più industrializzato del mondo. Ovviamente vivendo al di sopra delle proprie possibilità. Come se si potesse governare l'economia di un paese con la sovranità monetaria limitata.
Mi accuseranno adesso di voler riabilitare Bettino, però vorrei poter trovare un dirigente del PCI-PDS-DS-PD affermare nel 1997, quindi cinque anni prima dell'euro, che "i parametri di Maastricht vanno rinegoziati" perché se no l'Europa sarà un inferno. Altro che nuovo ordine mondiale. Se lo trovate segnalatemelo, per favore.
Nonostante tutto, sotto Craxi l'Italia sorpassa la Gran Bretagna per ben due volte, nel 1987 e nel 1991, quando diventa addirittura la quarta potenza industriale del mondo. Era decisamente troppo.
Un anno dopo, nel 1992 scoppia Tangentopoli. Vorrei fare un elenco dei nemici che Craxi si era fatto nel frattempo ma temo che il post diverrebbe troppo lungo. Ricordiamo anche che l'Italia è dal 1943 un paese a sovranità limitata e ogniqualvolta un suo proconsole cerca di fare a modo suo viene eliminato. O fisicamente, come Mattei e Moro, o politicamente, come Craxi e Berlusconi.
Pensare che l'ouverture di Tangentopoli, la grande sinfonia della corruzione, era iniziata con i quattro colpi bussati alla porta del PCI per il miliardo passatogli da Raul Gardini tra il 1989 e il 1990. Alla fine, dopo innumerevoli inchieste che toccheranno i più alti papaveri del partito, l'unico colpevole rimarrà Primo Greganti e il suo "Gabbietta", insomma il solito compagno che sbaglia. I tempi della giustizia, che si erano incredibilmente ristretti per processare Craxi e condannare il pentapartito, tornarono a dilatarsi fino a giungere alla prescrizione dei reati che riguardavano il filone dei finanziamenti al partito comunista e sue mutazioni successive. Tutti i partiti di un sistema corrotto alle fondamenta e, secondo tutti gli analisti, dal malaffare generalizzato - come succede anche al di fuori dell'Italia - furono spazzati via tranne uno. Non è curioso?
Ciò che venne dopo aiuta a capire cosa può essere accaduto a quelle forze politiche che furono traghettate praticamente incolumi da Caronte nella Seconda Repubblica.
Per la penetrazione definitiva del dogma monetarista in Europa - e per la realizzazione del nuovo ordine mondiale americano (ovvero elitario) annunciato da G. Bush, occorreva smantellarne lo stato sociale e la potenza contrattuale sindacale e per far ciò risultò utile riunificare la Germania, in modo da utilizzarne il vizio mercantilista come piede di porco per scardinare le resistenze e sottomettere le economie dei paesi del Sud Europa attraverso il vincolismo monetario, presentato come primo passo verso gli Stati Uniti d'Europa. Questa denominazione, alla luce del TTIP, non assume un tono ancora più sinistro?
L'Anschluss della Germania Est nel 1990, presupposto per lo scatenamento del mercantilismo tedesco nel continente europeo negli anni dell'euro, fu un'operazione di shock economy esemplare, come quelle realizzate negli altri paesi dell'Est ma fu anche e soprattutto una prova generale di ciò che sarebbe stato fatto ai paesi mediterranei qualora fosse sopraggiunto un provvidenziale e propiziatorio shock esogeno a mettere a nudo il carattere totalitario del vincolismo. Le cavie della DDR fornirono importanti suggerimenti su come, in seguito, trattare, ad esempio, la Grecia.
La Germania, come già successo in passato, potrebbe essere quindi stata usata come chiave per farsi aprire il portone dell'Europa.
Ora che l'inferno europeo è dispiegato, come aveva previsto Craxi e non D'Alema, rimane una sola operazione da compiere. Eliminare definitivamente la mediazione politica tra interesse privato e gestione pubblica dell'economia.
La politica non è nuova o vecchia, è politica. La corruzione in ogni paese è funzionale alla penetrazione sempre più invasiva dell'interesse particolare di gruppi industriali e finanziari nella gestione dell'interesse collettivo per sostituirlo con il proprio. All'inizio, in presenza di un sistema democratico, è assolutamente necessario corromperne i politici per assicurarsi che promulgheranno leggi favorevoli o per lo meno non contrarie a questi interessi, anche in contrasto con l'interesse generale. Si chiama in gergo capture. In seguito è opportuno che gli stessi portatori di interessi particulari entrino in politica e gestiscano la sala comandi in prima persona, per legiferare ancor più nel proprio interesse. Alla fine, quando l'interesse privato di industria e finanza avrà completato la sua penetrazione nello Stato ed avrà creato una propria struttura di dominio, della politica non ci sarà più bisogno e cesserà anche di conseguenza e finalmente, per la gioia dei moralisti, il fenomeno della corruzione.
C'è un problema, però. Il mercato, lungi dall'autoregolarsi, senza regole democratiche e controllo diventa un cancro che prolifera distruggendo il sistema. Senza regole democratiche vengono meno le stesse regole del mercato, come la libera concorrenza. La legge del mercato diviene la legge della giungla. Nascono i monopoli ed i cartelli. C'è quindi la gradevole consapevolezza che un giorno vi sarà l'inevitabile scannamento reciproco ed all'ultimo sangue, come usa tra dominanti, dei membri dell'élite, perché l'uno non può essere formato da più di uno ma, come dice Keynes, probabilmente per quel lungo periodo saremo tutti morti e non avremo il piacere di assistervi.
Saremo morti anche perché, dopo la politica, sarà la democrazia a morire. Sono due gemelli siamesi e se muore Eng, dopo un po' muore anche Chang.
Dal punto di vista della capture, dopo Tangentopoli si posero le basi per la successiva privatizzazione - non di aziende decotte inutili e carrozzoni statali, come avrebbe sostenuto la leggenda dei moralisti, ma quella ben più sostanziosa e remunerativa dei grandi asset ancora in grado di competere alla pari ed in concorrenza con i paesi dominanti alla quale stiamo assistendo ora. Quell'operazione di saccheggio già vista in Argentina e nella DDR.
Nella fase di transizione tra gestione politica dell'economia e gestione in prima persona, da consiglio di amministrazione, da parte dell'élite di interi paesi, la figura del leader perde progressivamente i caratteri di autonomia e capacità per diventare un mero simbolo, una figura attentamente costruita a tavolino, che dovrà solo eseguire gli ordini. La quintessenza del governante fantoccio.
La transizione di Tangentopoli è anche in questo senso. Dal politico, che magari ruba ma è un fior di politico, si passa al politico che magari non ruba ma è totalmente incapace di governare. Ed anche se vi si provasse non gli sarebbe permesso se non con minimi gradi di libertà.
Silvio Berlusconi è il candidato ideale, nei primi anni novanta, ad essere il primo premier simbolico d'Italia. La sua discesa in campo è un'operazione pubblicitaria in grande stile e non si capirà mai il suo successo se non si tiene presente il lavoro degli spin doctors in politica. Il suo personaggio è ideale. Simpatico (al contrario di Craxi), seduttore, malandrino, ricco ma parvenu, il personaggio di Alberto Sordi che parla milanese e quindi non ti accorgi che è il solito magliaro. Un self-made man del tipo particolare di self-made man italiano che non può essersi fatto da solo, quindi qualcuno l'ha aiutato ed è sicuramente qualcuno di innominabile. In questo c'è del vero ma è perfetto perché il simbolo, per essere intercambiabile al momento giusto, dovrà essere ricattabile.
C'era un altro personaggio allora che avrebbe potuto competere come leader simbolico, più o meno con le stesse caratteristiche di appeal ed era Raul Gardini ma purtroppo
si suicida in piena Tangentopoli senza lasciare impronte sulla pistola e tracce sulle mani. Ma questa è una storia forse ancora tutta da scrivere.
Una volta che Berlusconi riempie il vuoto lasciato dalla "vecchia politica" e gli italiani si gettano nelle sue braccia senza remore, dando ragione a Mussolini sul carattere femmineo e passivo della folla, inizia la più colossale pantomima del dopoguerra, basata su una pura illusione, un prestigio in grande stile. Ovvero la lotta di Berlusconi per impedire che i comunisti giungano al governo. Nello stesso tempo i comunisti intraprendono la lotta contro Berlusconi, il mafioso e padrone responsabile di tutti i lutti addotti ai lavoratori, per impedire che i fascisti ritornino al governo.
Questo accade negli anni novanta, ricordiamolo, in completa assenza di comunismo e fascismo per intervenuta dipartita dei suddetti. Il capolavoro di questa vera e propria operazione psicologica di propaganda fu di mantenere il popolo italiano, già addestrato alle dinamiche di contrapposizione alla Don Camillo vs. Peppone, nell'illusione di un bipolarismo che non c'era. Nascondendo la vera partita che era quella tra la democrazia e i suoi nemici.
Qualcuno ancora si meraviglia degli aiuti di D'Alema a Berlusconi, della mancanza della legge sul conflitto di interessi, delle leggi vergogna votate dai "comunisti", dell'alternanza, all'insegna della perfetta e sostanziale continuità, negli scopi perseguiti, tra centrodestra e centrosinistra?
Ed eccoci al 2011 ed alla svolta decisiva. Il download della dittatura finanziaria è quasi completato, la democrazia è agli sgoccioli. Berlusconi, leader simbolico, ha provato ad allargarsi un po' troppo, si è fatto amici che non piacciono agli amici, si è impicciato di gas e petrolio e chi tocca queste cose muore. La guerra che gli fanno i giudici da decenni lo ha solo scalfito. La sua fortuna è che è talmente ricco da poter sostenere economicamente anni e anni di processi, e c'è pur qualche Penelope nella giustizia che di notte disfa la tela. La crisi però ha accelerato i tempi e occorre procedere.
Al governo dell'Italia, ovviamente senza alcuna opposizione da parte della sinistra, subentreranno direttamente organismi sovranazionali e non eletti dal popolo. Il provvidenziale scandalo delle ragazzine minorenni che vanno per i 35, riesce a scalfire la tradizionale tolleranza degli italiani per le questioni di letto dei politicanti e, dopo un'estate intera di bombardamento mediatico, finalmente gli italiani accolgono con sollievo la cacciata dell'ultimo leader, nel bene e nel male, eletto democraticamente da loro. Più per sopravvenuta rottura definitiva di coglioni, che per altro.
A lui seguiranno altri tre leader simbolici e perfettamente intercambiabili, secondo il principio che l'intercambiabilità dei premier dovrà assomigliare a quella degli allenatori di calcio. E infine secondo il principio ancora più fondamentale che ciò che conta è la struttura, non chi la governa al vertice, che è sempre sostituibile in ventiquattr'ore.
Il simbolismo di questi leader-allenatori da cacciare appena cominceranno a prendere troppe palle in porta sarà sempre più annacquato e di facciata, fino al nulla ripieno di elio di Matteo Renzi, al quale si contrapporranno, per mantenere una parvenza di bipolarismo, altri leader o pseudo leader altrettanto simbolici: il gatekeeper, il dissidente interno, il minorato della minoranza, l'apprendista stregone, la fata cattiva, il joker, il figliol prodigo, ecc.
Ormai che chi doveva governare è saldamente in plancia, i politici possono lentamente dissolversi, diventare ectoplasmi, andare ad aggirarsi in Italia come il vecchio Berlusconi. Fantasma di un potere che anche lui si illuse di avere. Tanto gli italiani non reagiscono, non partecipano, hanno rinunciato a votare. Secondo voi abbiamo speranze?