In questi giorni rimuginavo su un concetto espresso da Don Di Noto, il prete di Telefono Arcobaleno che da anni si batte contro la pedofilia e ribadito dal procuratore Alfredo Ormanni, titolare di un inchiesta sulla pedopornografia online, che ho trovato in un vecchio articolo di Repubblica del 2000.
In sostanza i due si domandano, basandosi su indizi più che fondati provenienti dalla loro esperienza di lotta al fenomeno, se esista e quanto sia potente una lobby pedofila.
Nell’articolo, al di là delle accuse di inazione al governo di allora, di centrosinistra, è interessante il concetto che laddove si vada veramente ad indagare nei meandri dei più sordidi sottoboschi della pedofilia, qualcuno a livello politico e di potere può intervenire per bloccare le indagini e insabbiare.
In sostanza i due si domandano, basandosi su indizi più che fondati provenienti dalla loro esperienza di lotta al fenomeno, se esista e quanto sia potente una lobby pedofila.
Nell’articolo, al di là delle accuse di inazione al governo di allora, di centrosinistra, è interessante il concetto che laddove si vada veramente ad indagare nei meandri dei più sordidi sottoboschi della pedofilia, qualcuno a livello politico e di potere può intervenire per bloccare le indagini e insabbiare.
In effetti la sensazione è che, per fare un paragone, il fenomeno sia trattato come il traffico, spaccio e consumo di droga. Grande risalto e grancassa mediatica a notizie che investono i piccoli consumatori, magari occasionali, del prodotto pedopornografico e silenzio assoluto su casi ben più gravi, su coloro che organizzano, coloro che beneficiano del traffico di bambini, che ne abusano fisicamente e che perfino li fanno sparire, ovvero sui grandi trafficanti.
Abbiamo scoperto di recente, grazie ad inchieste giornalistiche, che un documento del Vaticano risalente ai primi anni sessanta, il Crimen Sollicitationis suggeriva di tacere degli abusi sessuali compiuti da sacerdoti su fedeli, anche bambini. Sappiamo la fatica che è costata inchiodare il clero pedofilo alle proprie responsabilità, non solo in America, e come nonostante tutto inquisiti in tonaca siano stati semplicemente spostati di sede dal Vaticano ma non puniti.
Ricordate il caso di qualche anno fa, di un imprenditore triestino, intercettato dall’FBI, che parlando al telefono chiedeva una bambina da violentare e possibilmente uccidere? Non se ne è più parlato e neppure di casi simili che pure esistono perché sono segnalati in migliaia di inchieste soprattutto nel terzo mondo, dove questo tipo di violenza avviene con sconvolgente facilità.
Solo di rado emergono notizie sui giornali di arresti di quei pedofili che fanno del turismo sessuale il loro sport preferito, insomma dei pedofili attivi, quelli che predano i piccoli per la loro perversione.
A proposito di perversione, io credo che in certi casi l’abusare di un bambino, specialmente se di condizione economica inferiore e di razza diversa, sia qualcosa che travalica la pedofilia come disturbo della sessualità, anzi forse non ha niente a che fare con esso. E’ un atto di predazione sociale dove forse chi più può spendere, in quel tipo di mercato, più tenera ed indifesa può avere la sua vittima. In questo senso non serve parlare di castrazione chimica e cazzate del genere. E’ il denaro e il senso di strapotere che esso dà che crea i mostri, non la patologia sessuale.
Esistono naturalmente i pedofili alla Chiatti, coloro che agiscono sulla base di un impulso deviante, magari generato dall’aver subito abusi a loro volta, ma a mio modesto parere si tratta di una minoranza.
Da anni si parla di un traffico di bambini gestito dalla malavita internazionale, di circoli ristretti dove i potenti, compresi nomi notissimi del Gotha imperiale, si riunirebbero per scambiarsi le piccole vittime, di interi orfanotrofi dell’est europeo trasformati in set dell’orrore pornografico e forse in veri e propri mattatoi.
Purtroppo, mancando un’informazione chiara e concreta su questo aspetto del fenomeno pedofilo, anzi mancando proprio l’informazione e regnando la confusione, è inevitabile che si crei una specie di mitologia, di elaborazione fantastica che fa quasi pensare che non sia vero niente, che tutto sia frutto dell'immaginazione e materiale per Z-movies o romanzacci da quattro soldi.
Siccome però la pedofilia colpisce ogni giorno ed è un fenomeno più che concreto, ecco che chi se ne occupa attivamente arriva a pensare che, appena si toccano i grandi spacciatori, i grandi organizzatori e gli illustri fruitori, intervenga la politica, come longa manus in difesa del Potere e dei suoi membri viziosi, a mettere tutto a tacere, a dire che sono tutte fantasie e che i marziani non esistono.
Tutt’al più si indica al pubblico ludibrio il piccolo consumatore e spacciatore, quello domestico, quello che si limita a guardare. Il caso più recente è quello di Alberto Stasi, nel cui computer sono stati ritrovati, immagino grazie ai potenti mezzi di recupero dati delle forze dell’ordine, video e immagini a carattere pedopornografico.
Stesso tipo di materiale fu ritrovato nei computer del musicista Augusto Martelli in seguito condannato ad un anno e sei mesi per il reato. Ha invece patteggiato e non andrà in carcere sempre per detenzione di materiale pedopornografico Paolo Onofri, il padre di Tommy, il bimbo assassinato dai rapitori a Parma. Nel suo caso c’è stata una maggiore tolleranza, che però dimostra quanto la popolarità mediatica e certe simpatie epidermiche possano aiutare più dei migliori avvocati. Ci si chiede: perché Martelli sul rogo e Onofri no?
A me sembra che, al di là delle ipotesi di reato, vi sia più severità nei confronti di chi guarda delle foto, per quanto rivoltanti, rispetto a coloro che i bambini li seviziano attivamente e questo non giova alla causa della lotta alla pedofilia.
Martelli lo si è crocifisso sui giornali, Scancarello invece, sospettato dei fatti della scuola di Rignano, ha ricevuto maggiore solidarietà e si tratta di due personaggi che provengono dallo stesso mondo dello spettacolo.
Non so, mi pare che fare tanto chiasso sul computer di qualcuno serva a depistare le magagne di altri o ad allontanarle geograficamente. I pedofili stanno in Belgio o nelle steppe russe, non da noi.
Chiarisco subito, per evitare equivoci, alcuni concetti. Riempire il proprio hard disk con materiale foto e video pedopornografico non è qualcosa che possa accadere spontaneamente, a computer spento, grazie all’opera di gnomi dispettosi, visitando semplicemente siti porno o warez o scaricando con il "mulo" materiale normale.
Si, capita di leggere titoli inquietanti nel materiale scaricabile del circuito P2P ma di solito si evita di scaricarlo e basta. La pedopornografia è un tipo di materiale che bisogna andarsi a cercare e non senza difficoltà nel deep web. Se non lo cerchi attivamente, te ne imbatti di rado.
Navigo in Internet da dieci anni e mi ricordo che agli inizi si trovava un mucchio di pornografia gratuita, soprattutto fotografica, di tipo diremo tradizionale, grandi scopate tra adulti. Per chi si avvicinava per la prima volta al fenomeno c’era la curiosità di vedere qualcosa di proibito a portata di mano nel proprio computer e gratis ma dopo l’ubriacatura iniziale, siccome dopo tutto la pornografia è ripetitiva e noiosa essendo i buchi da riempire sempre gli stessi, ci si stufava e si tornava a giocare con i videogiochi.
In dieci anni mi è capitato solo una volta, e con sgomento, di trovarmi di fronte un’immagine pedopornografica apertasi grazie al gioco delle finestre pop-up, iniziato in un sito russo di sfondi per desktop che rimandava a siti warez, di programmi piratati.
Mi scrissi l’indirizzo e lo segnalai immediatamente al Telefono Arcobaleno, che fornisce un modulo per segnalazioni di siti pedopornografici (senza avere alcun riscontro, ma spero la segnalazione sia andata a buon fine).
Tuttavia, l’immagine di una bimba dell’età apparente di non più di quattro anni nell’atto di praticare un pompino mi sconvolse talmente che da quel giorno evitai come la peste di avventurarmi in certi siti e per sicurezza ripulii cache e cronologia del browser.
Questo per dire che, se qualcuno risulta avere un hard disk pieno di video e immagini pedopornografiche, magari catalogate in cartelle e non semplicemente nella cache del browser, secondo me dimostra di essersele andate a cercare e, temo, di gradirne la visione. Nessuno terrebbe sul proprio computer immagini disgustose o disturbanti se non le trovasse soddisfacenti alcune proprie perversioni.
La giustificazione che adducono di solito queste persone colte in fallo è che "stavano documentandosi" ma è una scusa che non sta in piedi.
Quindi è giusto domandarsi se questi personaggi si limitino al voyeurismo o siano anche pedofili attivi. E’ giusto che il reato venga punito e che la società li tenga d’occhio ma mi piacerebbe vedere qualche volta anche la faccia di uno qualsiasi di quei rispettabili signori che, appena tornati dalla vacanza in Thailandia, magnificano le tenere terga dei bimbi appena abusati, vantandosene magari in palestra con gli amici. Mi piacerebbe vederli assicurare alle patrie galere e che il telegiornale ne parlasse, facendo nomi e cognomi. Altrimenti viene da pensare che la lobby pedofila esista e sia più potente che mai.
Questo mio post è il secondo (qui il primo) che aderisce all'iniziativa "Blogger contro gli abusi sessuali sui minori" di Psiche e Soma.
Un ringraziamento a Comicomix per la vignetta (qui i codici per inserire il banner sui vostri blog).
L'inziativa continua e la partecipazione è ancora aperta a tutti coloro che volessero condividere la propria esperienza o dire comunque la propria opinione sull'argomento. Parlarne è importante.