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lunedì 31 gennaio 2011

Culo Flaccido non avrai il mio scalpo


No, vi prego, non la manifestazione di genere, delle donne per le donne in difesa della dignità femminile dove gli uomini, se vogliono, possono anche partecipare. La discesa in piazza con tonnellate di vittimismo senza alcuna volontà di autocritica proprio da parte delle donne e con i papiminkia che scriveranno (oh, mi pare già di leggerli, i Belfeltri) che queste proteste sono solo isterismi da sorellastre di Cenerentola, invidiose del fatto che non sono mai state invitate a Villa S. Martino a causa della racchiedine e dei raggiunti limiti d'età.

Premesso che siamo stati vilipesi tutti come popolo, come cittadini di qualunque sesso, religione e razza, compresi gli animali domestici, a causa di questa strumentalizzatissima farsa mediatica, non ha senso pensare di potersi offendere di più perché siamo donne e perché le donne sono le protagoniste (sia vittime che carnefici, ricordiamolo) di questo ultimo scandalo nazionale.
Ebbene si, non condivido il vittimismo in sciarpa bianca. "Il colore del lutto", come ho sentito rimarcare da una delle organizzatrici della manifestazione dell'altro giorno.
Già, bianco come bianchi erano i fazzoletti delle madri di Plaza de Mayo. Senza rendersi conto che però, scusate se puntualizzo, quelle erano madri alle quali avevano torturato e gettato i figli dagli aerei a decine di migliaia.
Qui, ringraziando Iddio, non è morto nessuno facendo bunga bunga e il parallelismo con ben altre tragedie è, secondo me, fuori luogo, oltreché vagamente sconcio. Nessuno ha rapito le ragazze e le ha condotte contro la loro volontà nell'antro del mostro ma, al contrario, ci sono famiglie che si sono abbuffate con il pranzo pagato con il sudore delle chiappe delle figlie. Padri e madri orgogliosi di avere figlie puttane, che le hanno vendute per la macchina nuova e la rata del mutuo. Il marcio è, Berlusconi lo ha solo catalizzato. Dovremmo manifestare soprattutto contro noi stessi.

Ricordiamoci che Berlusconi non ha inventato nulla. Se non avesse tutti quei soldi e il potere che i suoi avversari e chi lo ha usato per convenienza dall'altro capo dell'Atlantico gli hanno consegnato a mani alzate, Silvio Ghepensimì sarebbe solo il cugino meneghino di Cetto Laqualunque, l'ennesima macchietta regionale.

Autocritica, dicevo. Parliamoci chiaro, signore mie. Il bunga bunga non è sceso da Marte. La cultura del bunga bunga l'abbiamo assimilata e soprattutto tollerata negli ultimi trent'anni grazie al suo sdoganamento tramite la televisione tetteculi.
Le donne, prima di scendere in piazza a gridare contro il Papi, che in così tante hanno votato, non dimentichiamolo e domandiamoci perché, dovrebbero chiedersi se non sia il caso di prendere a ceffoni le figlie che trovano normale accompagnarsi a dei vecchi per denaro. Di chiedersi se anche loro come madri non abbiano per caso contribuito a crescere una generazione bacata persistendo, ad esempio, nell'antica tradizione che considera i figli maschi più importanti delle figlie femmine. Che acconcia le figlie femmine fin da piccole come piccoli oggetti del desiderio (non userò il termine troiette) e smania per mandare le figlie gnocche ai concorsi di bellezza o in televisione o in sposa ad uno ricco. Mentre invece quelle normali o così così, fino alle brutte, pensino solo a studiare.

Quello che voglio dire è che non ci si può lamentare della cultura dell'harem e del puttanaio se si crescono i figli pisellomuniti come dei piccoli sultani che devono essere serviti e riveriti ed ai quali tutto è concesso. I piccoli sultani crescono e diventano, se baciati da una grossa fortuna economica, dei culi flaccidi che pretendono di poter giocare con la dignità degli altri. A quel punto, dopo essersi arresi alla cultura dell'esteriorità, della bellezza fine a sé stessa, al culto della gioventù e al disprezzo di tutto il resto, non ci si può proprio lamentare della perdita della propria dignità.

Il vittimismo non ha senso. Nella fattispecie del Rubycazzigate, siamo solo di fronte ad una ignobile farsa che andrebbe trattata come tale, gettando, a pioggia marrone, come insegna da secoli la satira, tonnellate di ridicolo sui protagonisti, inclusi coloro che l'usano come durlindana contro il nemico. Un potere che si rende ridicolo merita solo di morire sommerso dai pernacchi, altro che lutto. 

domenica 30 gennaio 2011

Prove generali di un genocidio: Aktion T4, il progetto eutanasia.

Foto: Cinzia Ricci
La televisione italiana ogni tanto riesce ancora a smettere di essere macelleria di sapere, di dignità di  corpi e strumento di mera propaganda, per tornare a fare cultura, ad emozionare e trasmettere conoscenza. 
Ho appena visto "Ausmerzen" (disponibile sul sito delle repliche de La7), il racconto teatrale di Marco Paolini dedicato allo sterminio misconosciuto dei malati di mente e disabili nel Terzo Reich. Erano argomenti a me noti perché sul nazismo avevo scritto la mia tesi di laurea e uno dei capitoli di quel lavoro era dedicato proprio al Progetto Eutanasia, all'Aktion T4.
Lo ripropongo qui, alla lettura di un pubblico senz'altro diverso da quello di una commissione accademica.  

Il presupposto fondamentale dello stato razziale nazista era una visione antibiologica del mondo dominata dall'invidia della morte e dal desiderio ossessivo del suo controllo. 

La cultura dell'eutanasia, non come libera scelta dell'individuo tra cessazione del dolore fisico e sua accettazione, ma intesa come pratica eugenetica di selezione artificiale ed eliminazione spartana di incurabili, deformi e infelici, era molto diffusa all'inizio del Novecento, e non solo in Germania. L'idea di sterilizzare o eliminare i malati di mente era un comodo espediente per allontanare da sé l'incubo della follia e della diversità di pensiero. 

Il regime nazista ascrisse una patente di incurabilità a chiunque non fosse in grado di adeguarsi al sistema. Il numero delle malattie ereditarie fu arbitrariamente aumentato a dismisura. Chi era affetto dalle cosiddette malattie congenite, quindi senza speranza di guarigione, era un peso per la società. Fu una sorprendente resa senza condizioni della ricerca scientifica di fronte alle possibili soluzioni al disagio, alla malattia e all'handicap. Ampi settori del mondo accademico e in special modo della medicina accettarono il principio di ineluttabilità del male e misero i loro laureati al servizio del sistema eliminatorio criminale. Come persi in un orizzonte degli eventi che sconvolgeva la loro percezione della deontologia e dei principi ippocratici, almeno 350 medici nazisti  utilizzarono cavie umane per i loro  inutili esperimenti, praticarono l'eutanasia attiva e uccisero direttamente migliaia di esseri umani e  per questo furono processati a Norimberga per crimini contro  l'umanità. Come ha scritto Robert Jay Lifton sulla psicologia del genocidio: "Un modo per venire a capo di un ambiente storico saturo di morte è quello di abbracciare la morte stessa come mezzo di cura. L'uccisione come terapia". 

Nel suo tradizionale schema di progressione verso la morte, il regime nazista colpì da principio i malati con l'imposizione della sterilizzazione coatta, che fu "legalizzata" il 22 giugno 1933
"Fu stimato che tra i "malati ereditari" da sottoporre a "trattamento" (la sterilizzazione chirurgica) ci fossero 200.000 deboli di mente, 80.000 schizofrenici, 60.000 epilettici, oltre a 4.000 ciechi e a 16.000 sordi e poi ancora 20.000 soggetti con malformazioni gravi, 10.000 "alcolisti ereditari" e 600 affetti dalla Corea di Huntington: in tutto 410.000 persone, ma il calcolo era ancora considerato provvisorio. Il genetista Fritz Lenz suggerì di sterilizzare anche quanti presentassero un lieve segno di malattia mentale, pur riconoscendo che ciò avrebbe comportato il trattamento di 20 milioni di persone. Speciali tribunali sceglievano le persone da sottoporre a intervento: vasectomia nell'uomo e legatura delle tube nella donna. Le stime più attendibili indicano in 200.000-350.000 gli interventi compiuti". 
Le conseguenze psicologiche sulle vittime di questo controllo della fertilità su base autoritaria, erano particolarmente gravi per chi doveva vivere in un paese dove era esaltata la maternità. Giovani uomini e donne furono privati per sempre del diritto di essere genitori perché i loro figli non sarebbero stati graditi al Führer.

Hitler aveva dichiarato i suoi intenti eugenetici già nel 1929, quando aveva affermato che sarebbe stato necessario eliminare settecento-ottocentomila persone tra le più deboli per rinforzare la Germania, ma fu solo nell'inverno del 1938-39 che egli trovò il pretesto per scatenare la sua furia omicida nei confronti delle "vite indegne di essere vissute". 
Una richiesta di eutanasia pervenne alla Cancelleria, da parte di una famiglia nella quale era nato un bambino gravemente deforme. Si richiedeva l'autorizzazione a sopprimere la creatura e Hitler acconsentì, raccomandando ai dirigenti sanitari di risolvere allo stesso modo casi simili, secondo il principio della Gnadentod (morte pietosa). Fu il primo di tanti "ordini non scritti" tesi ad avviare il genocidio.

Si cominciò con i bambini. Medici e levatrici erano obbligati a segnalare all'autorità la nascita di neonati affetti da malformazioni e deficit psichici, che venivano inviati in speciali "cliniche pediatriche" dove venivano lasciati morire di fame o soppressi con iniezioni letali. Nella prima fase del programma morirono così almeno 5200 tra neonati e adolescenti. 

Nell'ottobre del 1939 si passò agli adulti. Il decreto fu retrodatato al 1° settembre per accampare l'alibi dello stato di guerra. Appositi questionari furono inviati negli ospedali e nei manicomi per schedare le migliaia di pazienti in lista per l'eutanasia, scelti in base a criteri clinici e razziali.
Una  squadra di medici e psichiatri coordinarono quello che in codice era chiamato "progetto T4", dall'indirizzo (Tiergartenstrasse 4) della sua sede berlinese.  

A Hadamar i malati venivano eliminati e passati per il camino
Dopo il trasferimento nei centri approntati, come Hadamar, i pazienti erano eliminati utilizzando varie tecniche che dovevano selezionare il modo più efficace ma non necessariamente meno doloroso di dare la morte: iniezioni letali o gassazione a mezzo di monossido di carbonio. Il gas fu impiegato dapprima utilizzando gli scarichi di normali furgoni modificati allo scopo, ma presto si passò alle camere a gas. Fu nell'ambito del progetto eutanasia che fu ideato lo strumento simbolo dell'orrore nazista, la camera a gas. Non mancarono esecuzioni sommarie di pazienti, come i 4000 malati di mente fucilati in Polonia nel 1939.  Le vittime complessive della prima fase del progetto eutanasia ammontano a oltre 70.000.

La sparizione nel nulla di malati che, in molti casi, avevano una famiglia inquietava l'opinione pubblica. Le Chiese presero ufficialmente posizione contro quella che ormai si sapeva essere l'eliminazione dei deboli. In molti casi la popolazione diede segno di ribellione, tentando di fermare i convogli che portavano via i malati. Purtroppo non altrettanta indignazione collettiva fu dimostrata quando furono gli ebrei ad essere portati via in massa verso i lager. Segno che la propaganda antisemita aveva attecchito profondamente, dividendo definitivamente l'ingroup tedesco dall'outgroup ebreo.

L'indignazione popolare per l'eutanasia vide il Ministero della Propaganda moltiplicare i suoi sforzi per realizzare film che dimostrassero senza ombra di dubbio la necessità di eliminare dalla società il peso economico di queste vite senza valore. Film come Ich klage an (Io accuso), apologia dell'eutanasia attiva giocata sulle corde dell'emozione e del ribrezzo per la deformità, furono visti da 18 milioni di spettatori in Germania. Le proteste non cessarono e infine Hitler ordinò che il programma fosse interrotto, nell'agosto del 1941. In realtà, con un semplice cambio di sigla (Aktion 14f 13) il progetto eutanasia si spostò nei lager, dove  continuò ad ingoiare vittime su vittime. 

Con il progredire della guerra, "le categorie di persone  previste dal programma vennero estese per includervi gli Ostarbeiter colpiti da malattie o da esaurimento nervoso; i bambini delle Ostarbeiterinnen, razzialmente "indesiderabili"; i detenuti ammalati o inclini a lamentarsi delle normali prigioni; gli handicappati e, forse, i soldati gravemente mutilati e i piloti che non rispondevano alle cure standard per la psicosi traumatica da guerra. L'omicidio proseguì anche nelle unità pediatriche istituite dal programma di "eutanasia per bambini". 

Mentre eliminavano esseri umani sotto l'egida della medicina e la scusa della Gnadentod, i nazisti perseguivano un folle progetto di creazione di una razza eletta, formata da individui biondi e con gli occhi azzurri, protopitici della razza superiore ariana. Erano stati istituiti, a partire dal 1936, i centri riproduttivi Lebensborn (fonte della vita), dove  maschi delle SS si sarebbero accoppiati con femmine razzialmente pure e i bambini sarebbero stati allevati con ogni cura. A Steinhöering e nel castello di Wewelsburg erano concentrati  gli sforzi per realizzare questo tragico allevamento, voluto dall'ex-allevatore di polli Heinrich Himmler, capo delle SS.

I bambini venivano per la maggior parte dati in adozione a famiglie di SS che non raggiungessero il numero di quattro figli. Con la fine della guerra i bambini ancora presenti nei centri Lebensborn furono abbandonati a loro stessi, molti di loro in condizioni pietose e dispersi per l'Europa, alla disperata ricerca delle proprie origini. Più che creare la razza eletta, furono messi al mondo circa 90.000 orfani, che anni più tardi avrebbero dovuto subire il trauma di scoprire la propria vera origine. 

Le immagini idilliache di un Reich pieno di bambini e mamme felici, che affascinavano i tedeschi e li facevano commuovere alla vista del Führer, autore di quel miracolo, erano sempre più sfuocate e lontane. Si stava realizzando il progetto di distruzione ed autodistruzione di Hitler e di un popolo che aveva ceduto alla fascinazione e preferito "una fine nell'orrore piuttosto che un orrore senza fine". Una discesa nell'orrore che attendeva solo l'atto finale. L'atto di purificazione estremo dell'ideologia barbarica nazista, l'olocausto del capro espiatorio, lo sterminio del popolo ebraico.

domenica 23 gennaio 2011

Nel regno del pipino del breve


Dopo Pecorella e Cicchitto, anche il giornalista Massimo Fini reclama l'abbassamento della maggiore età, sentite un po' perché:
"C’è il caso di Ruby, minorenne, diciassettenne. E la prostituzione minorile è reato (del cliente, non del minore). Ma a parte che oggi una ragazza di diciassette anni è minorenne per l’anagrafe, ma non di fatto (e sarebbe bene, per i reati sessuali, abbassare la soglia della minore età, perché in giro circolano delle vere “mine vaganti), in questo caso Berlusconi più che carnefice potrebbe essere stato vittima, oltre che della sua imprudenza, della ragazza. È plausibile che nei primi incontri il premier ignorasse la vera età di Ruby e che in seguito costei l’abbia ricattato come risulterebbe dalle carte della Procura. D’altronde non è che uno prima di andare a letto con una ragazza – sempre ammesso che Berlusconi ci sia andato – le può chiedere la carta d’identità. Non è reato nemmeno fare in casa propria festini dove le ragazze siedono a cena, orrore, con i seni al vento."
Una legge dello Stato dovrebbe servire le necessità della maggioranza dei cittadini. Ora, a parte le esigenze di Berlusconi, mi spiegherebbe Fini a chi gioverebbe un'abbassamento della maggiore età allo scopo di depenalizzare il reato di prostituzione minorile, se non ad un'infima categoria di vecchi maiali che hanno la velleità - o forse solo il denaro, di accompagnarsi con coloro che potrebbero esser loro nipoti?
Conosce forse lui migliaia di donne che abitualmente sbavino dietro a ragazzini di sedici? Conosce spettacoli televisivi dove a sculettare siano giovani maschi imberbi per la gioia di mature casalinghe che potrebbero far loro da nonne? No, eh? 
Ci sono perfino uomini - e io ne conosco parecchi, che non toccherebbero mai una ragazzina, sia perché hanno figlie minorenni e la cosa li disturberebbe, sia perché preferiscono confrontarsi sessualmente con donne adulte. Sono forse loro i malati, i retrogradi, i moralisti?
Chiedere la carta d'identità ad una prostituta dall'aspetto troppo giovanile non è una cattiva pensata, specialmente se straniera, perché potrebbe essere stata indotta a forza alla prostituzione dal racket.

L'idea poi che Ruby - che sicuramente è una filona ma non ha tutta la responsabilità del caso, possa aver ricattato Berlusconi, prima di averlo circuìto come un bischero è la solita storia, la solita vigliacchissima scusa del vecchio che ha messo le mani dove non le doveva mettere. E' lei che ha provocato. E' lei la diavola tentatrice. Nel Medioevo Ruby l'avrebbero condotta sul rogo e, bon, tutti assolti.

La perfida Lolita, del resto, è uno dei greatest hits di Fini. Già l'anno scorso (e quest'anno la primavera per lui arriva un po' anticipata) il nostro scriveva:
"Non fan che provocare, sculando in bikini, in tanga, in mini (“si vede tutto e di più” cantano gli 883), ma se in ufficio le fai un’innocente carezza sui capelli è già molestia sessuale, se dopo che ti ha dato il suo cellulare la chiami due volte è già stalking, se in strada, vedendola passare con aria imperiale, le fai un fischio, cosa di cui dovrebbero essere solo contente e che rimpiangeranno quando non accadrà più siamo già ai limiti dello stupro. Basta. Meglio soddisfarsi da soli dietro una siepe."
Consiglierei a Fini, se non l'ha ancora fatto, la lettura delle intercettazioni delle giovani fringuelle delle festicciole Arcoriane. Sono illuminanti. Se ne deduce una verità che sospettavamo. Le giovani, minorenni o no, vanno a letto con i vecchi solo per denaro ma poi corrono a vomitare. "Se il vecchio non scuce dovremmo cominciare a portargli via qualcosa da casa." "E' ingrassato, fa schifo, sta giù." "Deve solo pagare."

I vecchi non li vuole nessuno. Solo magari un vecchio compagno o compagna che sappia dar loro del vero amore costruito mattone su mattone negli anni.Qualcuno per il quale magari sei ancora bello/a.
Gli uomini vecchi che vanno a puttane illudendosi di piacere ancora finiscono per pagare qualcuna per farsene disprezzare.  E se questo qualcuno è uno che in teoria ha una nazione in pugno la cosa è solo squallida. Altro che Ruby provocatrice.

sabato 22 gennaio 2011

L'esproprio velleitario


Oggi ho ascoltato per radio un riassunto della convenscion di Veltroni al Lingotto. Un pianto. Una pena.
Ho sentito Bersani ripetere più volte che il PD, nella politica italiana, è indispensabile. Senza dirci per fare che cosa.
Chiamparino ha benedetto Fassino come candidato ideale a sindaco di Torino. Se lo fa per la rima, ok. Se lo fa perché Fassino vorrebbe essere operaio sotto Marchionne, abbiamo già capito tutto.
Gentiloni (quello che avrebbe dovuto fare la legge sul conflitto di interessi e per non averla fatta ma avercelo fatto credere dovrebbe andare in giro con il burqa) ha ribadito che le primarie non s'hanno da fare. 
Insomma, l'ordinaria amministrazione dei piddini grigi.

Infine, il Uolter, il genio del Modem e la sua proposta per nientepopodimenoche risolvere il problema del debito pubblico:
"Il 10% degli italiani, coloro che sono i più ricchi, diano un contributo straordinario per fare scendere il debito pubblico. Veltroni lancia la proposta a metà discorso. Definendo il debito pubblico "un cancro che divora il paese". Per questo, secondo il leader della minoranza Pd, serve uno sforzo straordinario. Come l'eurotassa di passata memoria: "In quel caso tutti compresero che era necessaria, doverosa e utile".
Ecco perché poi i Tremonti paiono dei geni. Questa proposta fa orrore perché è controproducente, inutile e semplicemente idiota. Aiuterà solo Silvio a sbraitare in TV che i comunisti vogliono portargli via le ville, i soldi e rapare a zero le sue figlie. 
E' una minchiata perché per abbassare il debito pubblico non è necessario questo esproprio velleitario ma bisogna, ad esempio, tagliare la testa alla Casta dei privilegi che succhia risorse pubbliche; fare in modo che le tasse le paghino il giusto tutti, democraticamente e per un vero spirito di uguaglianza tra i cittadini, come succede nel resto del mondo civile e fare in modo che le imprese non nascondano i profitti per paura di pagare più tasse. Come? Incentivando e premiando con sgravi fiscali chi reinveste gli utili, si rinnova e assume personale. Chi cresce deve essere premiato, non tartassato.

Veltroni ha scelto il nome Modem per la sua corrente, ma è un vecchio modem analogico che viaggia ancora a 14.4k, qui ci vuole il WiFi ad alta velocità. No, davvero, non ci siamo. Non ci siamo proprio. Auguri per le prossime elezioni.

martedì 18 gennaio 2011

Belle figlie di Lot

Joachim Antonisz Wtewael (Holland, Utrecht, 1566 - 1638) Lot and His Daughters
"Mia figlia fidanzata del presidente del Consiglio? Magari ..."
Narra la Bibbia che quando il Signore decise di mandare la procura di Milano a Sodoma per fare pulizia, nel ridente troiaio gemellato con Gomorra abitasse un certo Lot con moglie e due figlie minorenni (e vergini, allora poteva ancora succedere). Una  famigliola che, nel disegno di Dio e chissà perché, doveva essere salvata dal trattamento al fosforo bianco previsto per gli altri sodomiti e gomorristi.

Si presentarono quindi a casa di Lot con il salvacondotto due angeli dalle fattezze di modelli di Dolce & Gabbana ma i viziosi sodomiti, saputolo, si precipitarono a chiedere al padrone di casa che gli consegnasse i due, per un bunga bunga veloce.
Allora Lot, che metteva il senso di ospitalità sopra ogni cosa, fece una proposta da buon padre di famiglia ai sodomiti: "No, gli angeli no perché sono miei ospiti. Perché non vi stuprate invece le mie figlie che sono ancora nuove di pacca?"
Dal diniego dei sodomiti, ingolositi dalle chiappe marmoree degli angioletti ed insensibili al fascino delle intonse lolite, nacque una collutazione che fu prontamente sedata proprio dagli angeli che sguainarono le spade laser e con quelle accecarono i porconi.

Prima dell'alba, alla chetichella, Lot e famiglia fuggirono da Sodoma proprio mentre il castigo divino si abbatteva sulla città del vizio, tra fuoco e fiamme, fulmini e saette. Gli angeli gliel'avevano detto di non voltarsi, alla moglie di Lot, ma lei, disobbedendo, rimase di sale per ciò che vide.
In seguito, in esilio, le figlie di Lot, sulle quali evidentemente il clima di Sodoma aveva lasciato il segno, annoiandosi per la mancanza di ganzi da spupazzarsi, fecero ubriacare l'ormai anziano padre e ne approfittarono, rimanendone addirittura incinte. Con lui che si giustificava dicendo che era fatto come una chioccia e non si era accorto di nulla e giurando che le figlie gli avevano detto di avere ventitré e ventiquattro anni.

Ricordo ai lettori distratti che sto citando la Bibbia, "Genesi" per l'esattezza, e non un pornazzo da edicola di stazione ferroviaria come parrebbe. Ecco, questa storia mi frulla in mente da giorni e non riesco ancora a capire perché.

("Bella figlia dell'amore....")

domenica 16 gennaio 2011

L'igienista uretrale


Art. 600-bis. Prostituzione minorile.
Chiunque induce alla prostituzione una persona di età inferiore agli anni diciotto ovvero ne favorisce o sfrutta la prostituzione è punito con la reclusione da sei a dodici anni e con la multa da euro 15.493 a euro 154.937.
Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque compie atti sessuali con un minore di età compresa tra i quattordici e i diciotto anni, in cambio di denaro o di altra utilità economica, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa non inferiore a euro 5.164.

C'è un parametro illogico nella vicenda Ruby e in tutto il troiaio notturno di Arcore. Se non succedeva niente di male e per giunta il nano e le sue numerose biancaneve sono convinti che a Villa San Martino viga l'extraterritorialità, per cui se anche vi si prostituiscono minorenni il fatto non costituisce reato, allora perché quando venne pizzicata per altri motivi la piccola vedette marocchina, il Berlusconi si precipitò a telefonare in Questura per farla uscire? Esponendosi in prima persona?
Per paura che parlasse o la facessero parlare, non vedo altri motivi. Ma parlare di che cosa, se non succedeva niente di male?

E' veramente difficile credere che uno, che pure ha i soldi da buttare, ti dia sette milioni per niente, solo per avergli portato la fichetta in salotto per fargliene annusare il profumo nell'aria. O addirittura ti dia in usufrutto degli appartamenti, di trentaduemila che lui ne ha, (per non parlare di candidature, posti fissi da 12 mila al mese e ministeri) solo per il tuo bel faccino.
Molto in cambio di niente come vogliono farti credere le scafatissime donzelle che lo frequentano. Sempre attente a dire: "Si c'eravamo ma con lui non abbiamo fatto niente, abbiamo solo cantato le canzoni di Apicella" e attentissime soprattutto a non nominare mai neppure invano la neve. In un paese dove sniffano pure gli impiegati e i garzoni di macellaio e dove le donne vengono ricattate sessualmente per mantenere il posto di cassiera al supermercato.

La situazione è paradossale. Per rigettare l'accusa di rapporti sessuali con la minorenne Ruby, il nostro potrebbe essere costretto a rivelare pubblicamente l'atroce segreto (di Pulcinella) ed ammettere di non poter battere un chiodo.
"Ma cosa volete che faccia, alla mia età? Le ho provate tutte: le italiane, le marocchine, le russe (quelle me le porta Putin ogni volta che mi viene a trovare), le ucraine, le ministre. Pozioni magiche e riti druidici. Niente. Credetemi, è una tragedia. Se dicono che non me non fanno niente, è vero, povere ragazze. Una ci ha provato per tre giorni ed era sfinita. Niente di niente. Comincio a pensare che quel mio coso lì, si, lui, sia un comunista."

Certo  deluderebbe in maniera cocente i milioni di anziani papiminkia che lo ammirano e si fanno i film porno mentali con lui come protagonista e pensano "Se Silvio c'ha tutta quell'energia è giusto che si faccia tutte quelle belle gnocche, alla faccia delle racchie e dei comunisti", però rassicurerebbe le anziane babbione che lo votano e che, non potendolo avere, per raggiunti limiti di età, lo vogliono intento solo a fare il nonno di tanti nipotini biondo-boccoluti.

Però attenzione a non farsi scappare, dopo il coming-out prostatico, che lui guardava solo perchè, secondo il codice penale,  è più grave stare a guardare due ragazze che giochicchiano tra di loro se anche solo una delle due è minorenne.
Art. 600-ter.  - Pornografia minorile.
Chiunque, utilizzando minori degli anni diciotto, realizza esibizioni pornografiche o produce materiale pornografico ovvero induce minori di anni diciotto a partecipare ad esibizioni pornografiche è punito con la reclusione da sei a dodici anni e con la multa da euro 25.822 a euro 258.228. (1)
Ma questo Ghedini senz'altro lo sa.

giovedì 13 gennaio 2011

La destra sedicenne, quasi maggiorenne


Anch'io penso che quello del "ma dove siete stati in questi sedici anni?", rivolto ai finiani, sia un argomento debole e, aggiungerei, alquanto semplicistico da parte soprattutto della sinistra.
Non si crede alla volontà dei finiani di smarcarsi da Berlusconi e dal berlusconismo perchè per sedici anni essi ne hanno condiviso le sorti e l'hanno appoggiato in vari governi da dentro AN. Fini, nonostante dica ora a volte cose più di sinistra di Fassino, continua ad essere visto come "il solito vecchio fascista" del quale bisogna diffidare. Più per partito preso e pregiudizio ideologico, che per effettiva convinzione.

Per carità, è assodato che Fini stava con Berlusconi fino all'altro giorno, ma la creazione di una destra democratica, non fascista e votata alla difesa di valori assolutamente condivisibili da chiunque si ritenga persona civile, come il rispetto della legalità e della giustizia, temo abbia richiesto proprio questi sedici anni e forse ne richiederà altri due fino a farla diventare finalmente maggiorenne.
Proprio perché per tanti e troppi anni  in Italia "non si è saputo andare a destra senza evitare il manganello", come diceva Montanelli, è indubbiamente vero che, come scrive Filippo Rossi: "Per chi proveniva da una storia di destra, la presenza di Silvio Berlusconi è stata totalizzante, e allearsi con lui era l’unica via per avere “spazi di manovra politica”. Il famoso sdoganamento. Andare al traino del grande comunicatore per ottenere visibilità. Del resto è ciò che ha fatto la Lega, che se non fosse per Berlusconi avrebbe meno peso politico, a livello nazionale, della Sudtiroler Volkspartei.

Se poi dovesse venir fuori che il berlusconismo è stato imposto da un patto tra poteri innominabili, in una sorta di golpe strisciante, potremmo capire che non vi era effettivamente altro modo di imparare a contrastarlo se non dall'interno. Ponendo le basi, appunto, per una destra finalmente europea che superasse il berlusconismo, una volta dimostratone il fallimento come progetto politico.
Poi, certo, i Gasparri e La Russa non li smuoverebbe nemmeno un asteroide, ma credo sia sciocco credere che vi sia ancora qualcosa in comune tra i due bei tomi di cui sopra e il loro ex segretario, dopo sedici anni.

Si, Fini sarà cambiato, si dice a sinistra, ma il Fini del 2001, colui che all'interno della Questura di Genova coordinava la repressione nei giorni del G8? Beh,  è lo stesso che oggi, all'interno del suo partito, vede nascere dibattiti (autocritiche, si sarebbe detto una volta), proprio sui fatti di quei giorni e sulla necessità di ripensarli come dovuti ad un atto di assoluto disprezzo della legalità proprio da parte di coloro che la legalità avrebbero dovuto difenderla.
Che vi fosse una politicizzazione in senso fascista di certi settori delle forze dell'ordine lo abbiamo sempre saputo. Che la critica a questa anomalia e l'invito implicito a superarla provenga oggi da questa destra ragazzina non può che fare piacere. Se non altro ci consoleremo del fatto che la sinistra (dicono per colpa di Di Pietro, dei numeri mancanti in Parlamento e delle cavallette) non ha mai fatto la commissione di inchiesta sul G8, per altro già promessa in campagna elettorale.

Una destra democratica che difende la legalità, avendo capito che il nostro paese è ammalato di illegalità diffusa quasi ad uno stadio terminale, è la benvenuta. Per non parlare di una destra che dimostra di avere a cuore i temi della laicità, tra tutti questi pretini rossi, baciapreti trafficoni e rivoluzionari con il santino in tasca.

Per la verità sono anni che a destra e ben prima del Fini di Futuro e Libertà si era capito che Berlusconi sarebbe riuscito a tutto fuorché governare l'Italia. Che non sarebbe mai riuscito a liberare l'Italia dal peso schiacciante del suo culo da salvare.
Ad esempio, Indro Montanelli preconizzò il Berlusconi scriteriato di oggi nel momento stesso in cui il nostro scese in campo. E il suo discepolo Travaglio conduce da anni e da destra la più feroce battaglia informativa contro il malaffare berlusconiano.

Io penso che chi ha il coraggio di cambiare idea e ricredersi su cose nelle quali aveva creduto sia meritevole di ogni rispetto. Meglio un finiano che si rende conto, seppure dopo sedici anni, che Berlusconi è quello che è, un pericolo per l'Italia, di una Lega che, sempre con la stessa faccia, lo sostiene dopo averlo chiamato mafioso per anni e meglio soprattutto di un'opposizione che ad un Berlusconi in crisi e quasi in ginocchio giurò di non toccare le televisioni. Riconsegnandogli in pratica il potere. Nel 1994, giusto sedici anni fa.


P.S. Se vi capita leggete la prima intervista a Silvio Berlusconi di Camilla Cederna, in questi giorni ripubblicata. "Serve una città? Chiamate il Berlusconi." 1977) Assolutamente imperdibile e profetica.

martedì 11 gennaio 2011

Ho scritto fottiti sulla sabbia


Sui muri di Torino è ricomparsa la stella a cinque punte e "meno male che non era iscritta in un cerchio", ci rassicurano i telegiornali. Ah beh, sarà stato un normalissimo pentacolo in una città notoriamente satanica.
Intanto però lo spettro delle BR, ovvero di qualcosa di più morto di Tuthankhamon, è stato evocato ad arte.  

Tutto fa brodo per impedire il dissenso, persino quello vergato in democrazia sui muri e che, da espressione di libertà di pensiero, si vuol fare diventare per forza un atto di terrorismo per far scattare in automatico l'insulsa solidarietà delle istituzioni e dei media codini verso coloro che vengono nominati nelle scritte. I quali poi, con sprezzo del ridicolo, invece di minimizzare, riderci su ed accettare infine il gioco del dissenso democratico, ci marciano, parlano di inciviltà e fanno i martiri.

Del resto, è dai giorni di Tartaglia che abbiamo imparato che, secondo il Nuovo Ordine Inquisitorio, mentre al potere è lecito fotterci senza permesso, a noi è vietato provare sentimenti negativi, vietato criticare, vietato satireggiare e fanculeggiare il potere e gli omuncoli che lo rappresentano.
Sono talmente soli e disperati, come sanno bene le puttane che devono sollazzarseli che, in un estremo delirio, non solo pretendono di non essere insultati ma di controllare i nostri sentimenti impedendoci di detestarli ed imponendoci di amarli. 
Non capiscono che il nostro gentile invito a fottersi è un atto di generosità, di altruismo. Non sentendoci pronti per un sentimento così serio e profondo come l'amore nei loro confronti, lasciamo volentieri che se li amino degli altri. Magari anche solo per una botta e via. Non siamo mica gelosi, noi.

domenica 9 gennaio 2011

Accordi e disaccordi



"[...] 3) Per quanto concerne i sindacati la scelta prioritaria e' fra la sollecitazione alla rottura, seguendo cioe' le linee gia' esistenti dei gruppi minoritari della CISL e maggioritari della UIL, per poi agevolare la fusione con gli autonomi, aquisire con strumenti finanziari di pari entita' i piu' disponibili fra gli attuali confederati allo scopo di rovesciare i rapporti di forza all'interrno dell'attuale trimorti.

Gli scopi reali da ottenere sono:
a) restaurazione della liberta' individuale nelle fabbriche e aziende in genere per consentire l'elezione dei consigli di fabbrica con effettive garanzie di segretezza del voto;
b) ripristinare per tale via il ruolo effettivo del sindacato di collaboratore del fenomeno produttivo in luogo di quella illegittimamente assente di interlocutore in vista di decisioni politiche aziendali e governative.
Sotto tale profilo, la via della scissione e della successiva integrazione con gli autonomi sembra preferibile anche ai fini dell'incidenza positiva sulla pubblica opinione di un fenomeno clamoroso come la costituzione di un vero sindacato che agiti la bandiera della liberta' di lavoro e della tutela economica dei lavoratori. Anche in termini di costo e' da prevedere un impiego di strumenti finanziari di entita' inferiore all'altra ipotesi." 
(Piano di Rinascita Democratica 1982 - Pubblicato in: Commissione parlamentare d'inchiesta sulla loggia massonica P2 IX Legislatura Allegati alla relazione serie II: documentazione raccolta dalla Commissione Volume terzo Documenti citati nelle relazioni Tomo VII-bis, Doc. XXIII n. 2-uater/3/VII-bis, pp611-625.)


Ho citato in apertura il Piano di Rinascita Democratica perché fa sempre piacere leggere i consigli dei gran cattivi maestri ed accorgersi di come essi siano ascoltati e messi in pratica dai muratorini al governo e relativi compagni di merende.

Tornando all'attualità, mi sono letta il testo dell'accordo separato di Mirafiori, quello che dovrà essere sottoposto a referendum presso i lavoratori la prossima settimana.
L'ho letto non senza fatica perché anche aziendese e sindacalese sono linguaggi atti a confondere, a far capire il meno possibile del contenuto che esprimono, specialmente a coloro ai quali il discorso si indirizza e che ne vivono le conseguenze sulla loro pelle. Sentito come era chiaro e comprensibile invece il verbo del gran maestro?
Che poi uno si domanda se i sindacati che hanno già firmato "à la Napolitano" tutte le pagine del contratto capestro, si siano resi conto veramente di ciò che andavano a sottoscrivere e se quelli della FIOM sono solo dei guastafeste che vogliono impedire a Marchionne di vendere le sue cavolo di Panda anche ai marziani (che non vedono l'ora di guidarne una disegnata da Lapo), oppure sono gli unici rimasti nel fortino a difendere i diritti dei lavoratori.
Non entro nel merito delle questioni specifiche e tecniche, non avendone la competenza, voglio dare solo un giudizio sull'accordo basandomi sull'impressione che ne ho ricavato.

Non so, questo tono da caserma, da colonia penale, questo puntare sulla lotta all'assenteismo per malattia degli operai come fosse quello l'unico problema che impedisce a Marpionne di saturare il mercato mondiale non lasciando che le briciole agli altri produttori di automobili, beh, mi ha fatto un'impressione da capitalismo molto vecchio stampo, anzi proprio vecchio, con tracce di padronato delle ferriere e un retrogusto di autoritarismo fascistoide da "in questo locale non si parla di politica, si lavora".
"Dal luglio 2011 se non si sarà raggiunto un livello di assenteismo inferiore al 6% medio (adesso è all'8%) i dipendenti che si assenteranno per malattie brevi (non oltre i 5 giorni) a ridosso delle feste, delle ferie o del riposo settimanale per più di due volte in un anno non avranno in busta pagato il primo giorno di malattia. Dal primo gennaio 2012 se l'assenteismo non sarà sceso sotto il 4% i giorni di malattia non pagati saranno i primi due (l'Inps infatti paga solo dal quarto giorno mentre i primi tre sono a carico dell'azienda)."
E' un accordo che ripropone un modello di rapporti tra lavoro e capitale come erano non già nell'Ottocento avanzato delle prime lotte operaie ma agli albori della rivoluzione industriale. E che fa capire quale sia l'atteggiamento dei "padroni", tocca chiamarli di nuovo così, nei confronti del mondo del lavoro.
I lavoratori sono dei sottomessi, delle sottospecie di umani che invocano diritti ma dovrebbero capire che sono solo marxianamente "appendici di carne di una macchina d'acciaio" e che quindi non rompano i coglioni.
Leggersi, in proposito, la filosofia del nuovo sistema ergonomico ERGO UAS che sostiene come la produttività di una fabbrica sia legata al fatto che l'operaio non debba fare più di dieci passi lontano dalla sua postazione per andare a prendersi un attrezzo  e che Marchionne vuole introdurre a Mirafiori. Non sto scherzando, anche la riduzione delle pause va nella direzione di inchiodare l'operaio alla linea di montaggio per produrre, produrre e produrre.

Ma produrre cosa? Sembrerebbe che la FIAT avesse milioni di auto da consegnare in tutta fretta, perché già prenotate da milioni di clienti, compresi i marziani, e che il consegnarle in tempo fosse ostacolato solo dal fatto che gli operai italiani invece di lavorare stanno a grattarsi la minchia.
Le cose stanno però diversamente. Come dice la  lettera che 46 economisti italiani hanno inviato per solidarietà alla FIOM:
"Nel 2009 la Fiat ha prodotto 650 mila auto in Italia, appena un terzo di quelle realizzate nel 1990, mentre le quantità prodotte nei maggiori paesi europei sono cresciute o rimaste stabili. 
La Fiat spende per investimenti produttivi e per ricerca e sviluppo quote di fatturato significativamente inferiori a quelle dei suoi principali concorrenti europei, ed è poco attiva nel campo delle fonti di propulsione a basso impatto ambientale. 
A differenza di quanto avvenuto tra il 2004 e il 2008 – quando l’azienda si è ripresa da una crisi che sembrava fatale – negli ultimi anni la Fiat non ha introdotto nuovi modelli. Il risultato è stata una quota di mercato che in Europa è scesa al 6,7%, la caduta più alta registrata nel continente nel corso del 2010."
Colpa dei turnisti lavativi che perdono tempo in bagno e a fare jogging in reparto per andare a prendere una pinza o colpa di un'azienda che ha la mentalità della fabbrichetta dell'Ottocento con gli operai che devono essere bastonati ogni giorno, loro sanno perché? Un'azienda che non è capace di rinnovarsi e non trova di meglio da fare che prendersela con gli operai della sua inadeguatezza?
Non sono bastati neppure gli aiuti statali per costringerli a pensare un'auto decente. Prendo ancora in prestito dagli economisti:
"A dispetto della retorica dell’impresa capace di “stare sul mercato sulle proprie gambe”, va ricordato che la Fiat ha perseguito questa strategia ottenendo a vario titolo, tra la fine degli anni ottanta e i primi anni duemila, contributi pubblici dal governo italiano stimati nell’ordine di 500 milioni di euro l’anno
Alla FIAT però bisogna riconoscere un merito:
"Al tempo stesso, tuttavia, nel terzo trimestre del 2010 la Fiat guida la classifica di redditività per gli azionisti, con un ritorno sul capitale del 33%. La recente divisione tra Fiat Auto e Fiat Industrial e l’interesse ad acquisire una quota di maggioranza nella Chrysler segnalano che le priorità della Fiat sono sempre più orientate verso la dimensione finanziaria, a cui potrebbe essere sacrificata in futuro la produzione di auto in Italia e la stessa proprietà degli stabilimenti."  
Ah, vedi che stiamo arrivando al punto? Non sarà che  Marchionne non è altri che uno di quei supermanager che cominciano presto, finiscono presto e di solito non puliscono il water, bravi soprattutto a mettersi da parte le stock options (un centinaio di milioncini fino a questo momento) e che guadagnano per questo di solito cifre assolutamente spropositate, centinaia di volte superiori a quelle che guadagnano quegli operai che pretendono di vessare? 
Non si era detto che questo tipo di gestione dell'economia reale da parte dei supermanager vampiri è quella che ha provocato l'attuale crisi e che fino a che non sarà abolita la finanza, demolita la Borsa e si sarà ritornati al reale economico lasciando il virtuale finanziario ai videogames, non ci sarà economia sostenibile?

Diciamo infine qualcosa anche sulla presunta grande operazione FIAT-Chrysler, che ha entusiasmato fino all'orgasmo i media nostrani.
La Chrysler è una azienda in bancarotta controllata, che ha avuto finanziamenti dal governo americano nell'ambito di un piano di rientro nel mercato con nuovi prodotti ed investimenti. La FIAT non controlla la maggioranza delle quote, che invece, per il 55% appartengono al sindacato dei lavoratori UAW.
Come ha scritto Eugenio Scalfari:
"Chi è il padrone di Marchionne? O meglio: chi è il padrone del gruppo Chrysler-Fiat di cui Marchionne è il manager? Il padrone, cioè il proprietario, è il sindacato dei lavoratori Chrysler, che possiede la quota di controllo del capitale attraverso il suo fondopensione. 
Hanno ridotto a metà i loro stipendi, i lavoratori Chrysler, ma l' azienda è loro. Se torneranno al profitto saranno loro a disporne. Il proprietario Fiat, specie dopo lo "spin" del gruppo, è un proprietario simbolico sulla via del disimpegno.
In Germania la Volkswagen è una "public company"e le banche che la finanziano sono controllate dai "lander". In Francia la Renault è dello Stato francese. I lavoratori italiani non hanno fondi-pensione, le loro pensioni sono nelle mani dell' Inps. Volendo, l' Inps potrebbe controllare la Fiat investendo nel capitale una parte del fondo pensione dei lavoratori. Allora la Fiat avrebbe un nuovo padrone, con Marchionne alla guida imprenditoriale. 
Chiedetevi, a questo punto, qual'è il peso dei lavoratori italiani nel mondo della produzione? I lavoratori italiani non partecipano alla produzione, non ricavano profitti, sono solo minacciati nei loro diritti. Sono considerati dei nemici invece che una parte fondamentale della produzione.
L'Italia del nano che delira di terze gambe invece di pensare alla realtà dei pisellini mosci, è un paesello delle ferriere, assomiglia ad uno staterello sudamericano con i latifondisti cattivi e che, grazie anche a queste pensate ergonomico-marpionnesche, sta salendo sulla Freccia Rossa che lo condurrà a 200 all'ora indietro nel feudalesimo.

Sapete come andrà a finire? Che Marchionne, per non farsi inseguire dai sindacalisti americani con la chiave inglese in mano, che vogliono indietro i loro soldi, dovrà sacrificare Pomigliano e Mirafiori. E magari, dopo aver raccattato ancora altre stock options, penserà ad aumentare il proprio peso in Chrysler piuttosto che a mettere a punto qualche macchinetta innovativa da far produrre in Italia.  Non dubitate un minuto su quale sarà la scelta del nostro tra America e Italia. L'Italo-canadese sceglierà l'America.
Intanto però, prima di aver succhiato l'ultima goccia di sangue all'economia italiana, avrà diviso quei sindacati molesti come auspicava Maestro Licio.
Un grosso favore ai governanti di centrodestra che vedono i comunisti camminare sui muri. Tanto l'opposizione, che ha smesso da un pezzo di essere opposizione, regge il sacco a chi comanda, a questi retrogradi padroni delle ferriere.
Non meravigliatevi neppure della Camusso che da ex capa FIOM dice che se vincerà il SI (di un referendum illegale) la FIOM dovrà accettare l'accordo. Dobbiamo essere contro l'accordo ma anche firmarlo.
A Veltroni fischiano le orecchie. E tu, Cipputi, comincia a tirarti giù le braghe.

sabato 8 gennaio 2011

Il caso tortore

Volatili ingordi o volatili per diabetici per tutti?
Da qualche tempo nella mia città, Faenza, piovono tortore, uccise a decine ogni giorno da qualcosa che le sta sterminando. Può capitare, girando in macchina, di doverne schivare qualcuno, di questi poveri animali, agonizzante proprio in mezzo alla strada.
Il luogo dove si sta concentrando maggiormente la morìa delle tortorine è la zona industriale dove si trova un oleificio, noto soprattutto per appestare di miasmi coloro che entrano in città dall'autostrada.
Diversi enti stanno investigando le ragioni di questa strage, compreso il WWF, l'ASL e alcuni laboratori di analisi. C'è chi parla di semi tossici ingeriti dalle tortore, altri ipotizzano un avvelenamento da cianuro perché i becchi degli animali si sarebbero colorati di blu. Altri ancora non sanno spiegarsi il fenomeno e, saggiamente, attendono i risultati delle analisi tossicologiche che, in questi casi, possono essere determinanti per risolvere il mistero ma richiedono qualche tempo per essere completate.

Niente di certo ancora, quindi, nell'x-file romagnolo. Eppure stamattina, passando di fronte alla civetta di un'edicola, leggo questo straordinario titolo della "Voce di Romagna":  "Risolto il mistero delle tortore, è stata un'indigestione". Lo sponsor della teoria dell'uccello bulimico, riportata anche da Repubblica, è un ex consigliere regionale di Forza Italia, ora consigliere del ministro Renato Brunetta e giustamente la Voce, giornale molto ma mooolto vicino al centrodestra, la riporta come fosse vangelo.

Forse è voluto che chi legge distrattamente la civetta e passa oltre, senza approfondire l'argomento e scoprire magari, leggendo l'articolo completo, che il mistero non è affatto risolto, rimanga con l'impressione che 400 uccelli morti all'improvviso non significhino nulla per l'ambiente e la salute pubblica. In fondo è forse quello il compito di certa informazione attenta a non disturbare qualunque tipo di manovratore e a fornire pappe politically friendly già pronte da inghiottire e senza discutere. In ogni caso, l'ipotesi dell'indigestione aviaria, diciamolo pure, mi pare 'na strunzata.

Mi ha ricordato tanto il "Tutti guariti i 52 intossicati" letto sul Carlino il giorno dopo essere stata ricoverata d'urgenza, assieme ad altri 51 , per una salmonellosi contratta da una tossinfezione alimentare in un albergo di Milano Marittima. Io e gli altri eravamo ancora in preda a dolori, febbre e fenomeni innominabili e qualcuno era pure in gravi condizioni ma il maggiore giornale dell'Emilia Romagna tranquillizzava i turisti che si accingevano a partire per le spiagge romagnole. Eravamo a fine luglio. Se eravamo tutti guariti dovevamo crederci. Da allora, per reazione, diffido in automatico di ciò che riportano i giornali.

Tornando alle nostre tortorine, e scusandomi per la nota autobiografica, dare da bere alla popolazione faentina la storia dell'indigestione senza prima avere escluso altre cause, vendere la favola degli uccelli che decidono magari di morire tutti assieme con una ultima grande bouffe di vinacce è anche abbastanza puerile.
Primo, gli animali che non vivono in cattività e che non sono sottoposti a sedentarietà e diete paraumane come cani e gatti non mangiano a schiantabudella e non conoscono l'obesità perché possiedono meccanismi di autoregolazione della fame molto più efficaci dei nostri.

Se davvero le tortore faentine hanno cominciato ad ingozzarsi fino a farsi scoppiare il fegato dev'essere intervenuto un agente tossico, chimico, batteriologico o virale, che ne ha compromesso l'equilibrio metabolico. Oppure, più semplicemente, hanno mangiato qualcosa di tossico in sé e in questo caso è indispensabile indagare affinché l'intossicazione non possa essere trasmessa inavvertitamente anche all'uomo.
In ogni caso, c'è qualcosa che non va nell'ambiente e va indagato al più presto senza dare l'impressione di voler chiudere il discorso con qualche scusa magra. Magari per non disturbare gli interessi delle importanti aziende locali.
Nessuno vuole accusare senza prove ma tirare fuori la storia dell'indigestione puzza più dei miasmi dell'oleificio in questione. 

venerdì 7 gennaio 2011

Hereafter


Il senso di "Hereafter", l'ultimo bellissimo film da regista di Clint Eastwood, è tutto in quella terrificante onda di tsunami iniziale. Un evento improvviso contro il quale non puoi far nulla, che ti travolge e ti trascina via. E' la metafora visiva migliore che si potesse trovare per simboleggiare la morte ma soprattutto il dolore che accompagna la morte e che affligge chi resta. Dolore che, chi ha perduto una persona cara lo sa, arriva  a ondate e sembra non volerti lasciar più respirare. Non a caso si dice annegare nel dolore.

E' stupefacente come l'ottantenne Clint, a un età in cui di solito si preferisce non pensarci perché si comincia ad esserne sempre più quotidianamente terrorizzati, sia riuscito a comporre un affresco così pieno di serenità nei confronti della morte, senza imporre certezze religiose o superstiziose sull'aldilà ma suggerendoci che le risposte che cerchiamo, riguardo ad argomenti così dolorosi come la perdita e il lutto e l'angosciosa questione se dopo finisca tutto o meno, sono dentro di noi, nella nostra mente. Occorre solo qualcuno o qualcosa che ci aiuti a tirarle fuori.

"Hereafter" è un poderoso film sull'elaborazione del lutto e sul suo significato profondo di fattore di crescita di personalità. Proprio per questo è straordinariamente ottimistico e positivo. La prospettiva del dolore della perdita non è il dolore infinito ma la trasformazione della propria esistenza in qualcosa di non necessariamente negativo.

Nessuna contaminazione religiosa nel discorso sull'aldilà, dicevo. C'è solo una brevissima scena, quasi un flash amaramente sarcastico, dove un sacerdote, di fronte al feretro di un bambino, parla di angeli, di lui che ora ci protegge ed è lassù a fianco di Gesù, concludendo: "Le ceneri saranno a disposizione nel retro della chiesa. Avanti il prossimo".
Le frasi che abbiamo sentito mille volte pronunciare senza convinzione nei funerali cattolici e che ci hanno lasciato solo un gran senso di rabbia per la loro inadeguatezza di fronte, ad esempio, al dolore cosmico di una madre che ha perduto un figlio.
E' paradossale perché, per la loro fede, la morte dovrebbe significare il ricongiungimento con Dio e quindi qualcosa di assolutamente gioioso, ma i religiosi (l'osservo continuamente nel mio lavoro) sono le persone più spaventate dalla morte, coloro che ne affrontano i rituali meno volentieri. Forse perché l'hanno popolata di demoni infernali e noiosissimi paradisi e la considerano un evento scontato e prevedibile dal quale non si può ricavare null'altro che un'impressione molto negativa e fine a sé stessa.

Nell'aldilà laico di Eastwood, invece, per alcune anime l'inferno è il rimorso di aver fatto del male e di non aver avuto tempo di chiedere perdono alle loro vittime. Siamo noi, però, attraverso il nostro processo di guarigione dal passato e di crescita, senza dimenticare l'ausilio del perdono, che possiamo render loro la pace, lasciandoli finalmente andare. Prima di tutto dalla nostra testa.

"Hereafter" è anche e soprattutto un film che descrive mirabilmente l'empatia e la difficoltà che prova chi quotidianamente si trova ad interagire con persone che stanno elaborando un lutto. 
Attraverso le vicende che portano la donna, il bambino e il sensitivo al loro incontro ravvicinato con la morte, possiamo renderci conto che il dolore non è mai fine a se stesso ma ha un significato che dobbiamo arrivare a scoprire con l'aiuto degli altri. 
Il sensitivo aiuterà il bambino a crescere ed affrancarsi dall'ingombrante figura fraterna; la donna fornirà al sensitivo le risposte che cercava, liberandolo infine dalla "maledizione" del contatto iperempatico con i dolenti e i fantasmi che li affliggono. In questo senso, i tre formano una simbolica triade i cui membri sono indissolubilmente legati l'uno all'altro ed il cui significato è: non è isolandosi che si guarisce dalla malattia del dolore ma passando attraverso l'esperienza dell'empatia, della pietas, della condivisione e dell'amore che ci vengono dall'altro da sé. Un percorso accidentato, doloroso e che a volte sembra di difficoltà insormontabile ma che ci rende alla fine persone migliori. 

martedì 4 gennaio 2011

Pandemia, per piccina che tu sia

Avete notato che quest'anno sui media ci hanno fatto mancare la consueta triturata di maroni sul pericolo pandemia influenzale? Non siete sollevati del fatto che nessuna peste suina, bovina, ovina o aviaria paia minacciarci seriamente, a parte qualche caso in Europa? 
Sarà che negli ultimi anni mi ci ero abituata ma sento la nostalgia di una bella campagna terroristico-mediatica sul pericolo pandemia influenzale con martellamento quotidiano sulla bontà assoluta dei vaccini.
Certo raccomandano di vaccinare soprattutto le categorie a rischio; i medici di base inoculano il nonno a tradimento magari presentandoglisi a casa, ma non siamo ai livelli terroristici dell'anno scorso.

Che abbiano capito che, colpendo al massimo 12-15 pazienti su 1000 negli anni più virulenti, l'influenza rappresenta dopo tutto un piccolo problema rispetto a malattie ben più gravi? 
Che si siano accorti che la grande incidenza delle sindromi influenzali tra i bambini è dovuta al fatto che i piccoli il patrimonio immunitario se lo costruiscono prendendosi le malattie, come è sempre successo, e che se gli anziani si ammalano di meno di influenza è perché nel corso della loro vita hanno già avuto modo di farsi gli anticorpi contro i vari ceppi?
Che non se la siano sentita, diciamo la verità, di spendere altri 184 milioni di euro dei nostri per ingrassare ultieriormente quella buzzicona ingorda di BigPharma? 

Chi lo sa. Magari qualcuno potrebbe ancora chiedere un'investigazione approfondita sul procurato allarme del 2009 e chiedere conto delle migliaia e migliaia di dosi di vaccino contro la peste suina  rimaste inutilizzate e pagate comunque da noi, è ovvio.
Qualcuno potrebbe domandare perché chi aveva amici medici si sentiva sconsigliare un vaccino poco sperimentato e secondo loro non perfettamente sicuro.
Qualcun'altro potrebbe voler sapere cosa è successo nel 2009 in Ucraina, dove la pandemia c'è stata veramente ma nessuno ne ha poi parlato.

Così, meglio non svegliare il can che dorme. Non sia mai che venga fuori una peste canina che fa fuori i politici.
In quel caso, voglio fare la monatta.

domenica 2 gennaio 2011

Noi siamo i giovani

Ecco, è finito anche il primo giorno del nuovo anno, quello dedicato alla superstizione più hard. Quello che dà la stura, oltre allo spumante, a tutte le teorie più allucinanti sulla numerologia, alla scaramanzia a rutto libero e al rituale dell'augurio che, parliamoci chiaro, non sappiamo più se sia meglio scambiarci o no. Visto che gli auguri li hai e te li hanno fatti e l'ultimo anno è stato color marrone sfatto, che porti più fortuna a tutti tacere e non svegliare i demoni che dormono? 
Ma si, facciamo finta che sia stato un giorno come un altro. Che ne so, come il passaggio dal 31 marzo al 1° aprile, senza quella convinzione assurda che, da un giorno all'altro, debba cambiare tutto solo perché è cambiato il numeretto finale della data. Tipo che vai a dormire il 31 e il 1° ti risvegli nel castello delle fiabe, più giovane, più magra e circondata come una diva da boys strafighi adoranti, con le lenticchie che si sono trasformate in lingotti d'oro e senza più un cruccio nella vita.

Il 1° gennaio 2011 è stato un giorno come un altro. Lo dimostra il fatto che a Napoli c'è ancora la spazzatura. Il presidente scopatore (nel senso di monnezzaro) aveva detto che avrebbe ripulito Napoli per Capodanno. Invece ha pulito solo il salotto buono, per non far incazzare la padrona, tanto con il padrone sa come farsi perdonare, e la monnezza l'ha sparsa per tutto il resto della casa nascondendola qua e là.  Questa servetta nana  non è buona nemmeno come donna delle pulizie e l'hanno messa a capo del governo.

A proposito di presidenti. Mi ero illusa di aver schivato la fiera delle banalità a reti unificate ma non c'è stato verso. Replica a tradimento, questa mattina, su Radio Radicale. E allora ascoltiamolo questo paladino dei giovani. Questo anziano disposto a far spazio a forze fresche e nuove. Basta solo un piccolo sforzo per mantenere il sensorio vigile e forse l'alto messaggio del Capo dello Stato ti farà reagire come hanno reagito i giornali. Un plauso generale neanche avesse parlato Zarathustra in persona. Come se tanti di noi non ricordassero ancora assai bene e con rimpianto i messaggi di fine d'anno di Sandro Pertini.

Napolitano non ha detto nulla e non si può nemmeno dire che l'abbia detto bene. Non è mica un Berlusconi incantatore di papiminkia, ammettiamolo. 
Ha parlato dei giovani! Capirai. Usare la formuletta magica "bisogna fare, bisogna dare" significa solo rilanciare la palla nel campo avversario. Il grande Ciotti avrebbe commentato: "Napolitano abbranca in presa e si accinge al rinvio".
Lui parla ad ipotetici interlocutori, a presunti risolutori dei problemi dei giovani che non si sa dove siano. Cioè, lo sappiamo dove sono e lo sa pure lui.  Se sono quelli al potere si tratta di vecchiacci abbarbicati alla poltrona e preoccupati più dei loro vetusti piselli inanimati che delle esigenze dell'Italia. Questo è il paese dove ai giovani non si dà spazio perché tanto "hanno tutta la vita davanti e avranno tempo". Con gente che non si decide a crepare non è facile. 
E' il paese dove non si dà da reggere il timone ad un giovane perché "non ha ancora fatto esperienza". Come se l'esperienza non cominciasse proprio nel momento in cui un giovane viene responsabilizzato dal coraggio di chi gli affida le sorti della nave.

Per carità, il migliorista è il presidente ideale per il peggiorismo berlusconiano. Lo definirei un megliopeggiorista. Non sporca, non fa rumore e firma tutto quello che gli portano. Del resto lo dice pure lui e ci ha tenuto a farlo sapere anche a Capodanno: "Criticare il governo non è nelle prerogative del Capo dello Stato."  Nemmeno quando il governo gli porta delle vaccate da avallare.
Vedrete se l'11/1/11 (numerologi, buoni a cuccia!) la Corte Costituzionale concederà il legittimo impedimento e l'Angelino che studia da delfino del caimano ci riproverà con un Alfano Reloaded come si agiterà il megliopeggiorista in difesa della Costituzione. Firmerà, firmerà. Firmerà perché bisogna sempre dare fiducia ad un giovane premier di settantatre anni.

A proposito di salvacondotti. Il governo che, per salvare dai processi un tizio, il famoso giovane scapestrato di settantatre anni, è disposto a mettere a soqquadro la Costituzione, a stravolgere le leggi penali, a mandare in vacca migliaia di processi e lasciare di conseguenza migliaia di potenziali colpevoli impuniti, sta minacciando di spezzare le reni al Brasile perché non gli restituisce un condannato. Come dire, fare i giustizialisti con i tribunali degli altri. Qualcuno pensa che abbiamo la giusta credibilità per dare lezioni di diritto in giro per il mondo?