Il capitalismo morente ha sempre più bisogno di leggi che, facendo finta di perseguire uno scopo apparentemente nobile, in realtà ne perseguono un altro ben più subdolo, e cioé l'allontanamento della data dell'exitus, in un accanimento terapeutico senza fine.
Faccio un esempio. Il Patriot Act, approvato in fretta e furia all'indomani dell'11 settembre con l'aiuto di un po' di antrace sparsa ad hoc negli uffici dei politici dell'opposizione, pareva servire alla patriottica lotta contro il Terrorismo Globale che aveva appena colpito al cuore l'Impero, ma il suo vero scopo era limitare la libertà personale dei cittadini americani. Un provvedimento utile qualora una crisi economica devastante avesse convinto gli americani a mettere mano alle adorate armi custodite in casa - e non solo la doppietta del nonno ma i ben più efficaci M16 Viper - contro l'odiato governo federale. Perché la loro costituzione consente loro di scegliersi un altro governo se l'attuale non lo si ritiene più democratico e utile al bene comune.
L'alba della crisi economica attuale risale appunto all'inizio del nuovo millennio. Poi vennero alcune provvidenziali guerre che distrassero l'opinione pubblica e fornirono sangue fresco ed abbondante alla sete della Shock Economy che prospera solo quando può ricostruire qualcosa dopo averla distrutta ma ora siamo daccapo. La crisi si trascina da dieci anni e non accenna a finire, anzi minaccia di aggravarsi. E' come una di quelle malattie degenerative contro le quali non puoi far nulla ma applicare solo cure palliative e guardare il malato ridursi sempre peggio.
La guerra come placebo. Per non sbagliare stanno già facendo la faccia torva con l'Iran e vedrete che una bella bombardata per accaparrarsi lo stretto di Hormuz e il prezioso petrolio persiano non tarderà a venire, se ci sarà da distrarre il popolo con un'altra overdose di patriottismo.
Un'altra legge che, con l'intento di difendere la proprietà intellettuale, in realtà persegue lo scopo di zittire e limitare la Rete - sempre in previsione di dover affrontare una pesante rivolta popolare - è questa SOPA (Stop Online Piracy Act) alla quale si è aggiunta anche la PIPA (Protect IP Act), attualmente in discussione nel senato americano. Neanche a dirlo, sono proposte di legge degli odiosi repubblicani, il braccio armato delle corporation militarizzate.
Pensate davvero che, con milioni di americani a rischio di perdita di lavoro e mezzi di sussistenza, la priorità sia quella di chiudere Megaupload perchè vi fa scaricare gratis l'ultima cioféca cinematografica di Nicholas Cage? O chiudere un blog o un sito qualunque perché pubblica video da YouTube senza chiedere il permesso? Andiamo.
Infatti gli americani con il sale in zucca non ci stanno ed hanno iniziato subito una lotta contro queste leggi liberticide, appoggiati anche dall'amministrazione Obama.
C'è da dire che la difesa del copyright, ovvero la pretesa che qualcuno debba ricevere del denaro ogni volta che qualcun'altro riporta le sue scorregge mentali o quelle che ha comprato dall'autore, su altri mezzi di comunicazione, è un'ossessione tutta americana, di quelle americanate che noi non capiremo mai, come il football. E' quella cosa che, se un'attore canta sotto la doccia una canzoncina o guarda un programma alla TV in una scena di un film, la produzione deve andare a cercare chi detiene i diritti di riproduzione della canzoncina e del programma e pagargli la tangente.
E magari questo servisse a far guadagnare l'autore materiale della scorreggia mentale. Molto più di frequente a beccarsi il pizzo sono le case discografiche, le case editrici o cinematografiche. Insomma le corporation.
La monetarizzazione della creatività come emblema ultimo di questo sistema in decomposizione, della deriva del capitalismo verso la rovina più completa, ovvero il suo annichilimento del Nulla, nel potere ultimo e definitivo del Denaro.
Non si rendono conto che ogni volta che noi citiamo, pubblichiamo un'opera intellettuale, contribuiamo gratuitamente alla sua conoscenza. Dovremmo, paradossalmente e se dovessimo seguire la stessa loro logica, essere pagati noi blogger per fare pubblicità al tale film o tale musica. Allo stesso modo in cui dovremmo essere pagati per guardare la pubblicità in televisione, visto che è il nostro tempo ad essere sfruttato da chi vuole venderci qualcosa. (Il concetto non è mio, l'ho studiato in un libro all'Università, ma non mi ricordo il nome dell'autore).
Naturalmente io troverei idiota essere pagata per le citazioni con le quali infarcisco i miei post, perché la diffusione e libera circolazione della cultura per me è un fatto di libertà.
Per tornare al ragionamento iniziale. Già che ci siamo, devono essersi detti, oltre a perderci nell'avidità di denaro senza limiti, sfruttiamo anche il lato utilitaristico della cosa. Se, con la scusa del copyright, possiamo censurare, zittire e bloccare, questo servirà, in caso di necessità, a tutto il sistema che cerca di sopravvivere. Tutto fa brodo per allontanare l'ombra del beccamorto che verrà a ricomporre la salma e a mettergli un dito in culo.
Proibire la libera diffusione della cultura e delle idee ricorda la stessa idiozia degli ukase tipici dei totalitarismi; è la medesima ottusità burocratica da regime di Ceausescu reloaded ma il bello è che pretendono che non ce ne accorgiamo. Anzi, lo sbandierano come un diritto civile, una conquista di civiltà. Perché, se non lo sapevate, fin dal 1886 le corporation sono trattate dalla legge americana come persone fisiche che quindi possiedono altrettanti diritti civili. Il diritto civile di far soldi all'infinito e di perseguire gli interessi dei loro proprietari con qualunque mezzo.
Se la crisi è globalizzata, la censura, per sicurezza, deve estendersi anche alle province dell'Impero.
Qui in Italia, dopo il piddino Levi, autore di un passato e discusso disegno di legge sul tema, si è appena incaricato il padano Fava - nomen omen - di riproporre in Parlamento la censura sul web, mascherandola da difesa del copyright. Non pensate che alla Lega interessi la difesa della cultura, argomento a lei ignoto, ma piuttosto l'idea di proibire qualcosa. La perversione preferita dalle nullità investite di potere. E poi loro, sbraitano e ruttano tanto, agitano gli elmi cornuti ma poi eseguono solo gli ordini.
Se il SOPA e il PIPA passeranno in U.S.A. potremo star certi che il bavaglio arriverà anche da noi, magari grazie a qualche volonteroso uomo immagine dell'opposizione del momento, per far finta che il governo non ne sappia nulla. Se invece gli americani difenderanno il loro diritto alla libera espressione vorrà dire che anche noi dovremo tirar fuori le palle, compresa la nostra classe politica. E qui la vedo già più dura.