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martedì 29 dicembre 2009

Ma i debunkers di ferro sognano bufale meccaniche?

Confesso che se dovessi scegliere chi buttar giù da una torre, se un complottista o un debunker, ovvero uno smascheratore di bufale, soprattutto uno di quelli che lo fanno per professione sentendosi in missione per conto di Occam e del suo rasoio, non avrei dubbi. Salverei il complottista perchè i complottisti sono dei creativi, sono più simpatici e, come le cattive ragazze, si divertono di più.

Non sopporto invece chi considera l'Autorità, a prescindere e per definizione, sempre attendibile in tutto ciò che racconta. Che siano le grandi Balle Imperiali sulla guerra al terrorismo o le piccole balle, le ballette del nostro nano di servizio, tipo che lui in tre secondi netti ti risana un bilancio statale e ti ricostruisce una città terremotata con l'imposizione delle mani.
In ogni caso, su larga o piccola scala, bastano due colpetti di propaganda ben assestati sui lobi frontali con il lobotomo televisivo e la certezza che nessun giornalista rompipalle andrà a controllare se i miracoli sono veri e non millantato credito e il gioco è fatto.

Se a qualcuno non tornano i conti o non si fa persuaso di ciò che gli viene ammannito dalla cosiddetta Informazione radiotelevisiva, a ristabilire l'Ordine ci pensa il debunker, il disinfestatore mediatico di bufale, colui che viene considerato dalla massa lobotomizzata alla stregua delle antiche Sibille e degli Oracoli.
Se il bambino si domanda come mai tutti ammirino gli abiti sciccosi dell'Imperatore, quando di luccicante c'è solo il bianco delle sue chiappe, il debunker, rapido ed infallibile come il sommergibile, dice che il bambino sbaglia ad avere dei dubbi. Quella che l'imperatore sia nudo è solo una bufala, un'illusione ottica facilmente spiegabile consultando "Popular Mechanics" e visitando il sito di Attivissimo. Nel vocabolario del debunker con il termine "bufala" si intende qualunque cosa che non venga ufficialmente approvata con il sacro sigillo dell'Autorità. Questo li rende ai miei occhi molto simili ai vecchi e gloriosi "servi del potere" ed altrettanto antipatici.

Ora, dal punto di vista psicologico, siccome la bugia esiste ed è caratteristica di ogni essere umano, siccome anche gli uomini di potere sono esseri umani, di conseguenza anch'essi possono mentire. Per i debunkers invece mentono solo i complottisti e perchè? Per fare un dispetto ai debunkers. Per paradosso, i debunkers non vedono altro che il grande complotto dei complottisti. Se noi complottisti abbiamo un grosso vissuto persecutorio, anche loro non scherzano.

Per spiegare l'incrollabile dabbenaggine (ma sarà vera idiozia?) che rende ciechi, sordi e muti i debunkers e i loro seguaci di fronte alle più colossali evidenze di frode e mendacio, si tira in ballo il Super-Io e la deferenza verso il Potere. Insomma l'essere un po' schiavi dentro e farsela sotto appena il nostro piccolo mondo fatto di casette di lego e certezze incontrovertibili, compresa l'esistenza di Babbo Natale, viene disturbato da un paradosso che apre una porticina verso un altro universo possibile. Anzi, a volte gli universi potrebbero essere infiniti. Meglio quindi serrare la porta e prendersela con il Relativismo che corrompe la gioventù. Meglio che solo uno abbia ragione, possibilmente il Duce.

In questi ultimi giorni siamo inondati da notizie che puzzano lontano un miglio di propaganda. Che sia in atto una campagna d'inverno vera e propria è molto probabile. Forse qualcosa di grosso bolle in pentola e forse c'entra l'Iran e un nuovo capitolo della Guerra al Terrorismo che, ultimamente, era stata un pò messa da parte con l'avvento di Obama e l'uscita di scena (forse) dei neocon. Sparita la Palestina dalle news - e forse anche dal Medio Oriente, chissà - con le guerre in Iraq ed in Afghanistan che languono in un immoto pantano, ci vuole una scossa. Rianimare Osama Bin Laden sarà difficile a meno di non trovare qualche Fran-ken-stin capace di farlo ma Al Qaeda è sempre pronta all'uso, come la polenta istantanea.
Non dimentichiamo che tutti parlano di una crisi ormai passata ma se ciò non fosse vero e si preparassero sconvolgimenti economici con conseguenti tumulti di popolo da sedare, una bella minaccia terroristica islamica da sventolare come spauracchio ormai collaudato sarebbe la scelta più logica da seguire, da parte del potere costituito.
Intanto si può costruire un clima non di odio ma di paura, di incertezza che spingerà il popolo a starsene acquattato in casa perchè le piazze possono essere pericolose.

Abbiamo avuto vari attentati ad un campione di importanti figure di potere ma attenzione, si è trattato di attentatucoli, di bagattelle, di un manipolo di pazzerelli bastErdi, di "personal psaicolabails" che girano il mondo tirando souvenir, placcando anziani in gonnella, nascondendosi provette di esplosivo nelle mutande - "vuoi far saltare l'aereo o sei contento di vedermi?" ed hanno pure babbi banchieri nigeriani, come quelli delle mail spam dove ti scrive il Principe del Burundi in persona.
Quando l'attentatore picchiatello e grande fruitore di "social network" (ci arrivo) si siede al suo posto sull'aereo che dovrà far esplodere chi si trova a fianco? Un regista olandese che, nel momento in cui scatta l'allarme, agisce con un sangue freddo ed una conoscenza delle regole di ingaggio da fare invidia ad un membro di un corpo speciale. E ovviamente, come nella mitologia dell'11 settembre, anche su questo aereo i passeggeri ti disarmano l'attentatore con quattro mosse di kung-fu.

Le notizie relative a questo rifiorire di Terrorismo sono strane e fatte di dettagli incongruenti ma, intanto, il solo nominare aerei ed esplosivo fa crescere il livello di paura generale. Casualmente vengono annunciate nuove restrizioni alle libertà personali; chi andrà in aeroporto sarà scannerizzato come in "Total Recall" ed immagino che chi costruisce gli impianti all'uopo sarà contento delle commesse miliardarie che gli arriveranno.
A Roma, nel nostro piccolo, si eliminano le fermate degli autobus perchè il nano si agita al pensiero che il prossimo souvenir, magari una miniatura del Colosseo, gli arrivi nel coppino da un attentatore giunto a Via del Plebiscito con il "64".
La libertà che più bisogna limitare, però, è quella di espressione non direttamente controllabile dal Potere, e cioè il mondo della controinformazione e del libero scambio di idee ed opinioni su Internet. Qui il Potere diventa schizofrenico. Facebook è un grande strumento in Iran perchè permette di mettere in luce la stronzaggine di Ahmadinejad, però in Italia Facebook è uno strumento eversivo perchè vi si inneggia a Tartaglia e alla Maiolo (la spintonatrice del Papa, non Tiziana).
Sarebbe sufficiente questa scissione ideologica per capire che il Potere non vuole cittadini liberi ma subordinati e che per ottenere lo scopo di creare paura e conseguente sottomissione ogni mezzo è lecito, sapendo di farla franca alla fine.

I complottisti sono paranoici, senz'altro, ma i paranoici veri come Philip K. Dick (nella foto) a volte riescono a vedere oltre e a prevedere la guerra preventiva, l'invasività del controllo del potere sul cittadino, gli scanner negli aeroporti, il potere dei media e della televisione in particolare. In fondo, quando sono profeti, hanno una funzione di pubblica utilità e sono come quel bambino che non ci stava a farsi prendere per il culo dal culo nudo dell'Imperatore.

domenica 27 dicembre 2009

Donne che odiano i nani

"Mi hanno sempre colpito questi congressi-convention con le hostess tutte uguali, carine, alte, col culetto impacchettato nella minigonna a tubo, le tettine acute, lo sguardo dolce. Oggi imparo che questa fauna si chiama ragazze immagine, accompagnatrici, hostess, alla peggio escort. L’importante è che abbiano un visino pulito e innocente e a cena indossino un vestitino nero di Armani, possibilmente senza gioielli. L’immagine dell’innocenza scatena la libido.
Ho sempre visto con quanto disprezzo, anche manifesto e offensivo, tratti le donne in menopausa, tutte quelle carampane eccessivamente truccate e ingioiellate che ti si affollano intorno a migliaia, appiccicose e osannanti, sognanti, adoranti. Anche a loro non hai mai lesinato una barzelletta spinta, anche spintissima, che desse a quelle povere donne sfiorite il frisson della seduzione, dell’avventura col capo." (Paolo Guzzanti)

"E' un sadico porco che odia le donne" (Lisbeth Salander)

L'estremo sadismo dell'egocentrico amatore di sé stesso ed odiatore del resto del mondo, perchè inadeguato a compararvisi, è tormentare la sua vittima affinchè il malcapitato o la malcapitata alla fine cedano e si sottomettano. Devi amarmi per forza. Io ti disprezzo perchè non mi ami, perciò tu devi amarmi. Ho il potere di farmi amare, anche a bastonate, se fosse necessario.

Pover'ometto, quale abisso di complesso di inferiorità cela tale smania di sopraffazione. Amore? Non scherziamo. Anche se penso che questa stronzata dell'"AMORE" e relativo partito gli sia stata suggerita da qualche suo prete baciaricchi oppure da quei creativi bolliti di cui si circonda, per fortuna si capisce subito che il suo amore, come tutto ciò che da egli emana, è falso come l'ottone.
Non a caso un sacco di gente non ci crede, al suo amore. Non tutti sono affetti dalla perversione complementare al sadismo, il masochismo e tantomeno desiderano sottomettersi a lui.

Eh si, scusate, ma anche se mi sforzo non mi esce nulla, nessun pensiero positivo, soprattutto pensando e ripensando a quello strano attentatucolo. Il souvenir pacchiano quasi quanto lui, quella specie di sacchetto nero della monnezza che, non si sa come, gli compare magicamente in mano subito dopo la botta prima che i suoi boys lo trascinino in camerino... oops, in auto, per il trucco prima dell'esposizione dell'uomo sindone.
Ha ragione Lidia Menapace a parlare di stigmate. Ecco cosa ricordava quello stranissimo sangue per niente simile a quello che sgorga copioso da ferite fresche e che lorda gli abiti (in questo caso rimasti intonsi!) ma spalmato sul volto, in certi punti quasi rappreso, da madunino che piange, da natuzzo evolo in estasi mistica. Chissà se è sangue vero o è l'ennesimo trucco dell'imbonitore da fiera in cerca di rilancio? Sono vere stigmate o c'è il trucco? Ah, se fosse ancora vivo Padre Agostino Gemelli!

Un'esposizione plateale in favor di telecamera, al di là di ogni logica di sicurezza e poi la scomparsa. Chi l'ha visto? "Tornerò dopo le feste." Vedremo. Scommettiamo che non si noterà nulla delle ferite? Un asso quel chirurgo, sembra che non gli sia successo nulla*. E scommettiamo che, se non gli concederanno l'impunità totale, ricomincerà a sanguinare?

* sempre pronta a ricredermi qualora dovesse ricomparire con il profilo da pugile di Owen Wilson e un delizioso quasi-leporino à la Joaquin Phoenix . Chissà, forse potrei perfino innamorami.

venerdì 25 dicembre 2009

Mai più senza: il personal psicolabile

Nel mondo dei vip serpeggia il panico. Diciamolo, se non hai subìto un attentato da parte di uno psicolabile nel mese di dicembre, non sei nessuno.

Prima Berlusconi in Piazza Duomo con il lancio del souvenir. Attentato pacchiano con una nota splatter e un finale sdolcinato sul quale reclamano i diritti d'autore Riccardo Schicchi, Cicciolina e Mauro Biuzzi nel nome della compianta Moana Pozzi.
Poi Michelle Obama che doveva essere uccisa da una squilibrata alle Hawaii. Attentato sventato a monte dai servizi segreti.
Ieri sera il Papa, aggredito da Ugly Betty in piena messa di Natale. Benedetto si è rialzato con una capriola all'indietro degna di Pai Mei. E' andata peggio al cardinale Etchegaray, che ci ha rimesso un femore nel placcaggio stile All Blacks.

D'Alema, per sedersi al tavolo delle riforme, si acconterebbe anche di un buffetto sulla guancia, di un nocchino sul capo, di una spintarella. Anche su commissione e per finta, disciamo.

mercoledì 23 dicembre 2009

La zingarata di Moretti

"Chi si deve mettere in viaggio per lunghe percorrenze, come dal Nord alla Sicilia o viceversa, farebbe bene a munirsi di panini e coperte, o almeno di un maglione in più nel caso in cui dovesse saltare la rete elettrica e quindi il treno fermarsi con la possibilità di una interruzione del riscaldamento all'interno del convoglio e di un accumulo di ritardi."
(Mauro Moretti, amministratore delegato FS)

Ho frequentato treni e stazioni da pendolare sulle tratte Faenza-Cesena e Faenza-Bologna ogni giorno per cinque anni, quando studiavo all'Università. Al mattino treno alle 7:40, come nella canzone di Battisti e alle 18:00 quello del ritorno. Faenza - Castel Bolognese - Imola - Castel S. Pietro - Varignana - Mirandola - Bologna. Tutte le santissime fermate.

Di quei tempi non ricordo particolari disagi, se non quelli endemici di un paese che non è più riuscito, dopo la dipartita del Duce, a far arrivare i treni in orario: ritardi e sovraffollamento.
Ogni lunedi, ad esempio, c'era il problema del rientro dei fuorisede dal weekend trascorso a casa. Ore 14:00, assalto tipo Freccia del Punjab. Un treno vecchio, di quello con gli scompartimenti stile Orient-Express. Ogni volta, immancabilmente, ti toccava fare il viaggio in piedi o seduta sui seggiolini a misura di sedere di puffo nel corridoio. Domanda di rito al controllore: "Perchè il lunedì, sapendo che il treno si riempie all'inverosimile di studenti, le FFSS non predispongono un paio di carrozze in più?" Risposta con alzata di spalle oppure con un laconico "perchè non ce ne sono".

Delle ferrovie ricordo inoltre la puzza che ti rimaneva addosso quando eri costretta, per mancanza di posti liberi altrove, ad infilarti nelle camere a gas per fumatori e ovviamente i già accennati biblici ritardi. "Informiamo i sigg. viaggiatori che l'interregionale proveniente da Lecce, atteso in stazione alle ore 18:15, per prolungato ritardo, viaggia con circa 80 minuti di ritardo."
Di disagi veri e propri ne ricordo, per fortuna, pochi.
Una volta si ruppe il treno in aperta campagna. Dovettero mandare un'altra motrice a trainarci misericordiosamente fino alla successiva stazione.
Un'altra volta, a causa di un'alluvione, si allagarono i binari a Forlimpopoli e quindi fummo trasportati via autobus da Cesena a Forlì e poi caricati su un treno successivo. Tre ore di ritardo sulla tabella di marcia. Tra parentesi, non c'erano ancora i telefonini e quindi non c'era modo di avvertire casa che si sarebbe fatto tardi. Decisamente altri tempi.
La mia seconda volta a Vienna viaggiai in modalità quasi fantozziana. Dieci ore in una poltroncina striminzita, senza poter allungare le gambe e con il riscaldamento spento. Tenendo conto che era il 1° gennaio, una goduria.

Tutto sommato sono stata fortunata se tutto il disagio della mia carriera di viaggiatrice delle FFSS si riduce a questi pochi episodi. In confronto a ciò che sta succedendo ultimamente nelle ferrovie sempre più apparenza e meno sostanza, privatizzate nel senso che le controlloresse hanno il bel foularino simil-hostess ma i sedili li puoi trovare imbottiti di cimici, la manutenzione è un costo da eliminare e su tutto aleggia un insopportabile classismo.
Siamo tornati, con le fanfaronate della Freccia Rossa ai treni per i signori di qua e i treni per i poveretti, quelli destinati ai pendolari, di là. Se il classismo è considerato un vecchio arnese ottocentesco, in ferrovia è ancora un must.
Due anni fa andai a Roma e vidi la differenza tra la sala d'attesa per i passeggeri di prima classe extralusso supervip e quella normale, per le seconde classi e le prime normali non vip. Perfino i bagni erano diversi dagli altri. In questi c'era perfino la carta. Ci infilammo per sbaglio nella saletta riservata e le signorine alla reception ci fecero notare che i nostri biglietti non s'intonavano con l'ambiente.

In questi giorni, per un po' di neve, si è visto quanto debole sia la capacità di Trenitalia di fronteggiare l'emergenza e quanto sia poggiata sulla managerialità-spettacolo la sua gestione di un servizio pubblico in concessione.
I disagi patiti dai viaggiatori non hanno scusanti. Non parlerò anch'io, per fare un impietoso paragone, delle ormai mitiche ferrovie finlandesi, visto che ne ha già parlato egregiamente il sempre ottimo Lorenzo Cairoli. Lascio piuttosto la parola ai ferrovieri, a coloro che vivono dal di dentro tutta la problematica del settore.
Lettera aperta ai viaggiatori:
“Quanto è successo non è addebitabile, se non in minima parte, al maltempo quanto piuttosto a scelte tecniche e gestionali errate.
Vogliamo chiedere pubblicamente scusa, a nome di tutti i ferrovieri, alle migliaia di pendolari e viaggiatori per i disagi e i disservizi subìti in questi giorni. Ma soprattutto vogliamo esprimere il nostro imbarazzo per l'atteggiamento poco rispettoso, al limite dell'offensivo, tenuto dai vertici aziendali.

Siamo vittime insieme a voi degli stessi disagi e spesso anche oggetto delle legittime proteste, perché accomunati a chi, contro ogni logica, ha presentato l'inverno e la neve nel nord Italia come "evento imprevedibile" e ha manifestato una indifferenza al limite dell'offensivo.
La causa principale non è addebitabile, se non in minima parte, alla "emergenza maltempo" quanto piuttosto a scelte tecniche e gestionali errate, oltre che alla scarsa considerazione per gli utenti. Per questo non ci pare giustificato il rifiuto dei rimborsi. La riduzione degli addetti in tutti i settori, la saturazione delle capacità di treni e linee (comprese le nuove tratte AV, costate tanto alla collettività, in termini economici, ambientali e di vite umane), la copiosa propaganda e la promessa di prestazioni inverosimili hanno generato aspettative che non possono ragionevolmente essere soddisfatte. Il mito del profitto ferroviario e di una ferrovia fatta di lustrini rossi si è impantanato in quattro dita di neve.

Siamo orgogliosi di lavorare in una azienda che si ammoderna ma ci dissociamo quando gli investimenti, pagati con i soldi di tutti, vengono concentrati solo su un settore a danno della generalità della popolazione. La pubblicità non basta a far marciare i treni, sicuri, puliti ed in orario.
Lavoriamo in un "gruppo" pieno di amministratori delegati, "manager" e dirigenti che hanno rinunciato al loro ruolo di iniziativa e controllo e che hanno scelto la strada più semplice: obbedire sempre, in silenzio, anche di fronte a scelte oggettivamente sbagliate e dannose. Noi ferrovieri "semplici" che pur con tutti i nostri limiti, garantiamo giorno e notte la regolarità del servizio ferroviario, siamo mortificati nel vedere sciupato il nostro lavoro e infangata in questo modo l'immagine della nostra azienda.

L'amministratore delegato Mauro Moretti, invece di chiedere scusa e prendere adeguati provvedimenti, non escludendo neanche le proprie dimissioni, ha attaccato tutti, viaggiatori, giornali, macchinisti, fino ad arrivare alla inverosimile richiesta di dotarsi di coperte e panini! Come ha detto il ministro Matteoli, forse si tratta di una persona sotto stress.
Auspichiamo che dopo quanto accaduto in questi giorni lo Stato riprenda le redini di questo importante servizio pubblico facendolo funzionare nell'interesse della collettività e non di creative scelte di mercato. (La rivista "ancora In Marcia!")
Se non bastasse la voce dei ferrovieri, per capire lo stato in cui versa il servizio ferroviario italiano ci sono poi gli ormai leggendari servizi di "Report". Soprattutto sullo smantellamento dell'infrastruttura che permetteva controlli regolari da parte di una manutenzione affidata non a terzi ma a personale ed officine interni. Smantellamento nel nome del Dio assoluto della privatizzazione: "tagliare i costi". Tagliare tutto tranne lo stipendio dei supermanager. Di coloro che, non contenti di non saper assolutamente affrontare un'emergenza, impegnati come sono a pensare solo agli utili, invece di migliorare il servizio, si travestono da buontemponi e vanno a schiaffeggiare i viaggiatori in partenza sul locale per Empoli. "Buon viaggio, signore!"

lunedì 21 dicembre 2009

Mettiamo il lucchetto a Ponte Silvio

L'amore di cui sostiene farci oggetto il nostro presidente del consiglio è vero amore, quello che sostiene anche i sacrifici e le pene e sopravvive al passare del tempo o è l'amore sdolcinato bimbominkia, fatto di cuoricini, fatine luccicanti, cagnolini che sleccazzano lo schermo e frasi da baci perugina?
Ho paura si tratti della seconda che ho detto.

Che sia in preda ad una pericolosa deriva gerontoadolescenziale è evidente. Che Erasmo da Rotterdam stia per essere soppiantato da Federico Moccia e Machiavelli da Marco Carta è ormai inevitabile.
La sua trasformazione in un papibimbominkia brufoloso ha già raggiunto il punto di non ritorno. Non c'è niente di male ad avere settant'anni se però non se ne vogliono dimostrare sedici perchè si hanno amiche di diciotto. Ma i suoi medici, che dicono? Ah, giusto, sono tutte balle. Non è vero che frequenta diciottenni, che ha messo le bombe, che tocca i giudici corrompendoli, che tromba ancora e che è mafioso.
NON VI CI PROVATE A TOKKARE SILVIUCCIO KE SIETE SL DL MEERDE. LUI E' UNIKOOOO!!!

"L'amore vince sempre sull'odio e sull'invidia". Il male della banalità. Ci porteremo questa frase addosso per mesi. Non viene più via, come "tu sarai la forza mia". Bisognerebbe sverniciarsi il cervello per eliminare certe stronzate.

Ora che è Natale, figurati, giù melassa, letterine (nel senso di lettere) e videomessaggi del nostro Amore72, ma solo ai "letori" del "Giornale", ossìa a gente del proprio branco, agli iscritti al proprio fansclub. E' un po' patetico quando invita chi già lo vota e lo voterebbe anche se il contendente fosse Gesucristo, "con l'occasione" (!!!), a "regalarsi e regalare una tessera del PDL".
Amore si, ma interessato.
Però mi delude se ama vincere facile con dei fans che hanno già i calzoni calati.
Cosa succede al grande seduttore che non ci prova più con noi che siamo riluttanti? Non ha il coraggio di dichiararsi?
Ci messaggerà anche noi?

"Skusa splendore, ma ti voglio kandidare". Firmato Amo'72

"Skusa Amo'72 ma c' ho da fare. E nn insistere xchè ti appendo al gancio in mezzo al cielo".

domenica 20 dicembre 2009

La destra dentata

"Andrò avanti per il bene del Paese".
Tra le righe: "e per il mio interesse personale che è ciò di cui mi frega soprattutto".
Presidente ma... essere sincero una volta, una volta sola nella vita, no?
"Sono commosso e ringrazio Verona che ha per prima voluto organizzare questa manifestazione di solidarietà".
Non mi stupisco. La città dell'amore, di Giulietta. Da noi, sa, non avrebbe avuto lo stesso calore, quel bel calore veneto. Siamo romagnolacci magnaprit e ancora troppo bastardi rossi dentro. In questi giorni di dolore, ogni volta che appariva sullo schermo tv, lo vuole proprio sapere? erano sghinazzate, battutacce, risolini.
La cosa più gentile che ho sentito a commento delle sue immagini di convalescente incerottato proveniva da un tavolo di ristorante accanto al mio, da una tavolata nemmeno di black bloc e punkabbestia ma di signori dall'aspetto inequivocabilmente partita IVA giacca&cravatta. Guardi, mi fa male perfino ripeterlo ma hanno detto, rivolgendosi proprio a lei: "T'é da murì!" (non oso tradurre). Lo so che la farà lacrimare più della tronculare frontale ma un altro commensale ha ribattuto: "Col cazzo che lo rivoto!" No, mi sa che non erano proprio comunisti.
"L'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio".
Dunque. Gesu Cristo, che dell'amore ne fece una bandiera, finì male. Non parlo del gran finale con la Resurrezione ma del sottofinale, sulla croce.
La storia d'amore del Titanic non è finita molto bene. I sopracitati Giulietta e Romeo hanno avuto un doppio funerale.
Anche con gli ayatollah, vede? Il Signore t'ha fatto morire quello buono, quello che si opponeva alla dittatura. Ma dico, non potevi far schiattare quello fetente?
Quindi, non faccia il Federico Moccia della politica e non finga di essere buono. Continui a stare dal lato oscuro della forza, che è più vantaggioso. Finchè la Forza la sostiene, è ovvio.

Ah, l'invidia. Ma davvero pensa che chi la odia lo faccia per invidia? Ci sono ottantenni con meno rughe di lei e che trombano ancora senza aiuti. Secondo me è lei che dovrebbe invidiare loro. E poi lo sa che i soldi vanno e vengono e con tanti soldi ci si fa anche tanti nemici? Quei vecchietti di nemici come i suoi non ne hanno.
"Sotto l'albero di Natale, regalate una tessera del Pdl".
Voleva dire una tessera di Mediaset Premium ma si è trattenuto.
Ah, vecchio bottegaio!

A proposito di denti. Stamattina sul blog dell'amico Tafanus ho letto questa chicca, tratta da un vecchio giornale del 2002: "Dentiere a 800mila anziani".
Leggetevi l'articolo ma, in soldoni, nel maggio del 2002 il nostro amato nano si spremette l'idea di munire, nel giro di due anni, 800 mila vecchietti sdentati di una nuova gioiosa macchina per masticare. Aggratis, è ovvio, con qualche clausola scritta in piccolo: solo a chi ha rimasto meno di cinque denti in bocca ed è in condizioni di estrema povertà, il famoso reddito capestro non superiore ai 6.713 euro o a 11.271 se coniugati. Compresi coloro che dichiarano 11mila euro ma poi girano in Hummer.

Da gran bastarda quale sono, ho subito controllato se questa iniziativa fosse poi andata a buon fine.

A novembre 2002 i primi problemi:
"Procede con una certa lentezza il progetto delle cosiddette «dentiere di Stato», personalmente voluto dal premier e destinato agli anziani ultrasessantacinquenni con la pensione minima. Fu annunciato con particolare enfasi molti mesi fa ma la sperimentazione non è ancora partita. Lazio e Piemonte dovrebbero essere le prime regioni a distribuire le dentiere. Successivamente sarà scelta anche una regione del Sud, per evitare discriminazioni. «Molti i nodi da sciogliere», leggiamo su «Il Secolo», quotidiano di An, partito di governo: «Non risulta ancora chiaro come i dentisti saranno remunerati per il loro lavoro, visto che nella legge finanziaria non è stato inserito un capitolo ad hoc». Già: un problema non da poco, perché, sia pur animati da spirito solidale, gli operatori del dente giustamente vogliono farsi pagare. La fase operativa dovrebbe comunque essere avviata a gennaio, dopo una serie di vertici tra i cosiddetti esperti."
Poi accadde un vero e proprio evento misteroso. Delle dentiere non se ne parlò più fino a maggio 2003, quando ricomparirono in prossimità di un turno elettorale. Ripresentate come una novità ma diminuite di numero. Non più 800mila ma, più realisticamente, 6mila:
"Dentiere gratis a favore di anziani indigenti con più di 65 anni di età. L' iniziativa è stata presentata dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. La cifra stanziata è di 20 miliardi di vecchie lire. Il progetto, ha spiegato il premier, partirà nel Lazio che sarà la regione pilota di questa sperimentazione: circa 6 mila, si stima, le persone che dovrebbero beneficiarne. Unici requisiti richiesti: avere una situazione gravemente compromessa (non più di 5 denti), nessuna protesi e un reddito non superiore ai 6.713 euro o a 11.271 se coniugati. Le prime visite, già lunedì prossimo".
Ma è la stessa fuffa dell'anno prima. Promessa elettorale e basta? Circonvenzione di sdentato? Che brutta parola, però gli assomiglia tanto.

A luglio 2004 cominciamo a saperne di più sull'esito dell'iniziativa "Un sorriso per gli anziani", che è fallimentare. Intanto non si trattava di una dentiera nuova gratis ma di un bonus di mille euro da utilizzare per l'acquisto di una protesi. Quindi, chi doveva campare con 6mila euro all'anno avrebbe dovuto sganciarne 3-4mila da aggiungere a quelli del bonus del nano.
"Ne avevano promesse settemila. Invece ne sono arrivate molte meno della metà. [...]
La regione prescelta per la sperimentazione, che sarebbe durata poco più di un anno (da maggio del 2003 fino al 30 giugno del 2004), è proprio il Lazio.
Gli anziani potevano rivolgersi sia a studi dentistici convenzionati che ad ambulatori odontoiatrici pubblici. Tra questi anche il policlinico di Tor Vergata, il Gemelli, l' Umberto I, il Fatebenefratelli, l' Eastman e il San Filippo Neri. Ma l' iniziativa non è mai decollata.
Delle sette mila dentiere messe a disposizione per gli anziani di tutta la regione, ne sono state richieste poco più della metà (in tutto 3.775, di cui quasi ottocento non sono state accordate) e distribuite solo 1.886, di cui 1.035 nella città di Roma".
Nel 2005 la "sperimentazione" coinvolgeva, secondo Sirchia, "tremila anziani".
Nel gennaio 2006 arrivano le prime notizie giudiziarie relative alla "Truffa delle dentiere gratuite".
"Quattrocento mila euro spariti nel nulla per protesi mai installate: la Procura ha aperto un' inchiesta su una maxi truffa commessa ai danni del ministero della Salute che nel 2003 aveva stanziato dieci milioni di euro per finanziare il primo programma di odontoiatria sociale a favore degli anziani. [...]
Il progetto era stato poi affidato all' Agenzia di sanità pubblica allora presieduta da Domenico Gramazio. [...]
L' indagine, coordinata dal pm Giorgio Orano, non coinvolge politici ma punterebbe su presunte irregolarità nella Clinica Odontoiatrica dell' Umberto I. [...] decine di interventi fatti risultare come già effettuati ma in realtà mai eseguiti e regolarmente pagati: 200 mila euro ad arcata. Gli inquirenti avrebbero appurato che l' elenco degli anziani destinatari delle protesi gratuite sarebbe stato falsificato. In pratica molti dei vecchietti indicati non esisterebbero o non hanno mai ricevuto alcuna dentiera. Per il momento la presunta truffa sfiora i 400 mila euro. Ma gli inquirenti vogliono capire se le protesi siano state rivendute".
Mi piacerebbe sapere come è finita la storia. Se è finita come la "Pensione Minima a Mille Euro", con gli aumenti concessi arbitrariamente e poi da restituire a cura degli eredi, come ho raccontato qui. Se è finita come la "Social Card": 520mila card assegnate delle quali 190 mila risultarono senza copertura, cioè senza dindini dentro. Insomma se è stata la solita presa in giro. Tra l'altro, se vi ricordate, la storia delle dentiere è stata sventolata anche in faccia ai poveri terremotati dell'Aquila.

Veda Cavaliere, non è che la odiamo. E' che a chi ci prende per il culo a volte ci scappa di rompergli i denti.

giovedì 17 dicembre 2009

Meno male che Pisistrato c'è

(…) questo Pisistrato di cui si parla, il quale, approfittando che gli Ateniesi della costa erano in discordia con quelli della pianura (capo dei primi era Megacle, figlio di Alcmeone, e di quelli della pianura Licurgo, figlio di Aristolaide) e mirando al dominio assoluto, diede vita a un terzo partito: raccolti, quindi, dei partigiani e facendosi, a parole, capo degli uomini dei monti, ricorse a questo stratagemma: dopo essersi ferito da solo e aver ferito le mule, spinse il carro nella piazza del mercato, come se fosse sfuggito ai nemici che, mentre egli si recava nei campi, avrebbero voluto uccciderlo. Chiedeva, perciò, al popolo di ottenere un corpo di guardia, egli che, già prima, s’era particolarmente distinto nella campagna contro i Megaresi, avendovi conquistato Nisea e compiuto altre valorose imprese.
Il popolo di Atene, lasciatosi ingannare, gli concesse di scegliersi fra i cittadini 300 uomini che furono non già i portatori di lancia di Pisistrato ma, piuttosto, portatori di clava, poiché lo scortavano seguendolo armati di clave di legno. Costoro, sollevatisi insieme con Pisistrato, si impadronirono dell’ acropoli.
(Da: Erodoto, Storie, I, 59, Mondadori)

In seguito all'instaurazione del potere assoluto di Pisistrato vi fu una compattazione del fronte dell'opposizione: un'alleanza tra Licurgo e Megacle costrinse il tiranno all'esilio.*

Nota a margine:
Esistono le teorie del complotto, quasi sempre volutamente ridicole, per le quali tutto nasce da un complotto.
Esistono poi coloro che per principio
mettono in ridicolo le teorie del complotto sostenendo, allargando il discorso, che i complotti non esistono.
Mentre complottisti e debunkers si prendono reciprocamente per i capelli, i complotti hanno luogo indisturbati.

* (Ogni riferimento a fatti e persone attualmente esistenti è puramente sincronicistico.)

Su Pisistrato è stato girato nel 1992 anche un film: "Bob Roberts". Storia di un miliardario dell'ultradestra candidato al Senato americano che, quando rischia di venir incastrato dall'inchiesta di un giornalista su un traffico di droga, inscena un falso attentato per impietosire l'elettorato. E di fatti viene eletto...



mercoledì 16 dicembre 2009

La P2 è iscritta a Berlusconi (*)

La tentazione dell'incendio del Reichstag da accreditare falsamente agli oppositori è sempre irresistibile soprattutto tra i wannabe dictators e i dittatorelli ormai bolliti che sanno di avere politicamente un piede nella fossa.
Altro che "smorzare i toni" come ancora si illudono il Napolitano e Don Bersani.
Il nano ammaccato è alle strette e le sta studiando tutte, con i compagni di grembiule e compasso che hanno rispolverato "Il manuale del perfetto piduista" contenente il materiale eversivo necessario per 1) sviare l'attenzione dalle vicende giudiziarie che lo riguardano; 2) abbindolare il suo elettorato; 3) cercare di impietosire perfino chi lo tiene accoccolato sui testicoli.

Tutto fa brodo per alzare l'audience e mettere in moto l'applausometro, compreso rispolverare gli armamentari della strategia della tensione proprio in concomitanza con il quarantennale dell'inizio di quell'altra strategia della tensione, quella di Piazza Fontana di matrice neofascista.
Un attentato quasi patetico (non tutti si meritano dei Von Stauffenberg come cospiratori), un secondo attentatore che tenta di intrufolarsi nell'ospedale di notte dove è ricoverato l'impaziente e che si porta dietro non un cuscino (come nel "Padrino") ma un set di mazze da hockey. Apperò!
Infine una bombetta "quasi affettuosa" rivendicata dai soliti anarchici tuttofare che si portano su tutto.

Sa benissimo, il tumefatto, che i suoi veri nemici, quelli interni e quelli esterni - i suoi creditori di favori passati e i poteri che contano veramente al mondo, quelli che non gradiscono certi suoi avventurismi in politica energetica e le sue relazioni pericolose in politica estera, se volessero arrivare a lui non userebbero certo una ridicola statuetta maneggiata da un paziente psichiatrico in carico al SERT.
Quindi, da mestatore di professione ed ex appartenente ad associazione a finalità eversiva - ricordiamolo a chi crede che la P2 fosse una specie di ONLUS - incarica i suoi maggiordomi di fabbricare un set completo di capri espiatori da mostrare eventualmente al popolo papiminkia, a quei sciuri e sciurette che urlavano di "culattoni" e "barboni" a chi gli contestava l'idoletto tascabile, domenica scorsa. L'eroe vendicatore smascherato dell'infinitamente piccola borghesia. Capri espiatori utili a non far capire da dove realmente giunge il pericolo. Un po' come a Beslan, dove un regolamento di conti tra mafiosi russi e Putin è passato come un atto terroristico dei soliti ceceni.

I capri espiatori utili al gran varietà del nano perseguitato si trovano facilmente in ogni supermercato: i pochi giornalisti che fanno giornalismo e si occupano dei fatti, come Travaglio; i due-tre giornali che non sono ancora stati acquisiti alla causa della salvezza del vecchio miliardario egocentrico; i comunisti - termine onnicomprensivo che nell'universo paranoideo papiminkia significa semplicemente Non-Berlusconiano; l'unico politico che resiste al fascino slavo di Berlusconi, Di Pietro (ma comme fa?); i soliti giudici e magistrati che hanno il vizio di volerlo processare e infine, perchè no, i creditori personali come De Benedetti, quello che reclama 750 milioncini di euro da Papi a titolo di risarcimento per lo scippo della Mondadori. Perchè alla fine sono proprio i piccioli che contano.
Che bello sentire i maggiordomi dare dei terroristi ai nemici personali del padrone. Pagati da noi, per farlo, a suon di migliaia di euro al mese, nel nostro povero Parlamento ridotto a dependance per la servitù. Con l'opposizione del Partito Bestemmia che invita a "smorzare i toni" e si precipita a portare i fiori e le pastarelle a forma di altra guancia al capezzale del lacerocontuso.

Questo popo' di clima di odio per il premier che, poareto, in questi giorni è una specie di Gesucristo strapazzato alla Mel Gibson che noi odiamo mentre lui invece ci lovva tutti giustifica, secondo i muratorini di ritorno, il ricorso a leggi speciali e liberticide. Tanto ci sono gli ultrapirla padani che gliele firmano senza discutere un tanto al chilo e un fronte democratico a difesa della Costituzione e della Libertà formato da Di Pietro da una parte e dall'altra da una congregazione di amebe che non opporranno resistenza e si rifugeranno in massa sull'Aventino appena gli incappucciati scioglieranno i cani. Ovvero gli yorkshire nani.

Visto come ci stanno marciando i maggiordomi e le sguattere piduiste sull'attentato di domenica, come se fosse capitato a fagiolo, è inevitabile che se ne stiano dicendo di tutti i colori. Perfino che potrebbe essere stata una messinscena, vista l'assurdità di un servizio d'ordine che non porta via immediatamente il soggetto colpito ma lo lascia salire sul predellino dell'auto per mostrarsi come un Ecce Nano in favore delle telecamere. Riguardarsi le immagini dell'attentato a Ronald Reagan, prego, per capire come si deve comportare un vero servizio di protezione di un presidente. Due secondi dopo gli spari di Hinckley, Reagan è già sparito dalla crime scene. Altro che passerella con dettagli splatter hardcore.

Messinscena? Non lo so. Lui, caratterialmente, come pseudologo fantastico, sarebbe capace di tutto. L'anima al Diavolo l'ha già probabilmente venduta da un pezzo. Forse anche Lucifero è tra i numerosi creditori.
Una cosa è certa. Siccome non era venuto benissimo, con quel trucco sfatto da Joker che ha preso una labbrata, da Gotham City sono sparite tutte le foto insanguinate. E' un vecchio premier ma è più vanitoso di una soubrette.
A chi si scandalizzasse per il sospetto della salsa di pomodoro o dell'effetto speciale alla Stivaletti, rispondo che anche il sangue della scuola Diaz fu definito "pummarola" dagli amorevoli giornali di Papi. Uno a uno e palla al centro.

Delle ecchimosi del vecchio però, a questo punto, non ce ne può fregare di meno. La cosa che preoccupa è questo discorso di limitare e filtrare Internet, limitare il diritto di protestare nelle piazze, intaccare la libertà di espressione, sancita come inviolabile nelle carte costituzionali dei paesi democratici e civili. Rendere reato, come dice Travaglio, odiare qualcuno, soprattutto il duce supremo. Roba da dittature da terzo mondo.

(*) Il titolo è quello di un vecchio numero di "Cuore".

martedì 15 dicembre 2009

E dagliela!

Cia', sospendiamo per una sera il discorso sul nano tumefatto, prendiamoci un time-out. Torniamo a parlare di qualcosa di veramente importante. Di un fondamentale, oserei dire.

E' tornato. Incompreso, deluso e disgraziatamente ancora a pisello asciutto. Siccome però è diabolico e persevera, Paolo Barnard insiste nella mission impossible di far ingoiare il suo credo, la sua Weltanschauung erotica a queste cretine con il cervello di gallina che, in fondo, non lo meritano e forse lo odiano. Sembra impossibile ma è tornato a suonarci il campanello di casa con la sua valigetta contenente il kit del sesso ludico. Ne ha una macchina piena e non riesce a venderli.
La tentazione di rispondere con un calderoliano "Ma và a ciapà di rat" è forte ma mi astengo e provo ad argomentare il perchè considero l'ennesima leopardiana perorazione di questo infelice un'inutile esercizio di autolesionismo.

Per fortuna questa volta ci fornisce la preziosa ricetta per il suo pasticcio in crosta di sveltine.
"Ricapitolo brevemente gli ingredienti della torta sesso ludico: piacersi fisicamente; aver voglia di scopare; avere il coraggio di approcciarsi anche fuori dai soliti luoghi designati; le donne prendano l'iniziativa come gli uomini; essere realisti e non aspettarsi i canti degli angeli; darsi oltre che prendere; offrire anche una coccola se l'altro dimostra di volerla; e molta leggerezza, cioè voglia di divertirsi senza secondi fini. Sesso-aperitivo, sesso-pasticcino o passeggiata, e poi via. Unico divieto: metterci il cervello, guarda un po', perché lì siamo tutti ammalati appestati, e sarebbe la rovina di ogni cosa."
Cominciamo dal
"piacersi fisicamente."
Meno male. Temevo dovessimo darla anche a chi ci fa l'effetto di un dito in gola. Piacersi significa piacersi reciprocamente, suppongo. Cosa succede se a me lui piace da urlare ma a lui non piaccio? Che faccio: mi impongo, lo violento contro il muro?
L'essere umano, nell'accoppiamento, è purtroppo selettivo. E' disposto il signor Barnard a mettere da parte i canoni estetici dominanti che inducono il maschio medio a preferire la strafiga diciottenne con la 42 scarsa alla bruttina stagionata con tutte le curve e pure i tornanti?
"Aver voglia di scopare".
Credo che quella ce l'abbiamo tutti, a parte quando soffriamo di coliche renali e quando attendiamo la visita del medico necroscopo.
"Approcciarsi anche fuori dai soliti luoghi designati".
Questa, sinceramente, non l'ho capita. Ogni luogo è già designato all'approccio, mi pare. Ovvero il desiderio nasce spontaneamente nei luoghi più impensati, da sempre. Non solo in discoteca o nei pub.
"Le donne prendano l'iniziativa come gli uomini".
Ma le donne lo fanno già, solo che ci vuole classe nel farlo. Avvicinare l'uomo che ci fa impazzire con un "Ehi bello, la vuoi?" non fa di solito una bella impressione. Si fidi. All'uomo piace il gioco della seduzione. Oggi te lo mangi con gli occhi, domani lo ignori. E lui ci perde la testa, acquistando interesse in te e curiosità.
Se Barnard si accontenta di un "la vuoi?" temo che ciò che fa per lui si trovi già bell'e pronto, ma a pagamento.
"Essere realisti e non aspettarsi i canti degli angeli".
Ovvero, "se durerà venti secondi, mia cara, sarà già un miracolo, dovrà bastarti per una decina di giorni e dovrai pure dirmi bravo".
"Darsi oltre che prendere"."Offrire anche una coccola se l'altro dimostra di volerla".
Qui, devo dirlo, stiamo scivolando pericolosamente su una china che porta dritto fondovalle a Moccia. Scusa ma ti strapazzo di coccole. Ohibò, e che è, un contentino? Un carnet di buoni tenerezza per la prossima scopata?
"Molta leggerezza, cioè voglia di divertirsi senza secondi fini. Sesso-aperitivo, sesso-pasticcino o passeggiata, e poi via".
Minchia, che delirio di autocontrollo! E' sicuro il signor Barnard che una sera, a furia di pasticcini o aperitivi non si accorga che "quella lì, quella lì" non vorrebbe più farla andar via ma se la condurrebbe direttamente in viaggio di nozze senza nemmeno presentarla a mammà? Insomma, cazzo, c'è sempre il rischio di innamorarsi, di attaccarsi, di scoprire che non si può più fare a meno di quella persona, dopo averla assaggiata con l'intenzione della "botta e via". Perchè a volte le scopate sono anche soddisfacenti. Molto soddisfacenti, non solo quelle sveltine squallide che sembrano rappresentare quasi un ideale. Quel soddisfare il bisogno di tamponare un buco al più presto possibile e poi via più veloce della luce.
"Unico divieto: metterci il cervello, guarda un po', perché lì siamo tutti ammalati appestati, e sarebbe la rovina di ogni cosa."
Già, visto che noi donne siamo patologiche di default nella sfera sessuale (grazie, eh?) perchè non praticarci una bella lobotomia prefrontale? Oppure, per far prima, perchè insistere con le donne di ciccia e non pensare ad un bel sex toy di silicone, che lì sotto sembra abbia proprio una figa vera e non hai bisogno nemmeno di chiedergliela?

Il sesso dev'essere qualcosa di spontaneo, di poco ragionato, ok. Se fosse una materia scolastica sarebbe Ginnastica, non Logica. Ricordo un bellissimo film di Tinto Brass, "Miranda", dove Serena Grandi la dava con estrema allegria e gioia a chiunque le paresse appetibile. Peccato che Miranda, una che il sesso ludico lo pratica senza sé e senza ma, sia una fantasia.

Il paradosso di Barnard è che lui vorrebbe escludere il cervello ma la torta che ci serve assieme ai pasticcini ed al té è nient'altro, temo, che una sua fantasia erotica che lui vorrebbe disperatamente tradurre in realtà. Un mondo di Mirande tutte al suo servizio. La fantasia, purtroppo, è per definizione intraducibile in qualcosa di concreto. Ecco perchè non riesce ad ottenere ciò che vuole e non lo otterrà mai.

E' pericoloso non distinguere tra fantasia erotica e realtà. La fantasia è il carburante dell'erotismo ma non corrisponde necessariamente al nostro agito sessuale, è un accessorio. Fantastichiamo di girare film porno, di esibirci in pubblico, di farlo con un'intera squadra di calcio, di essere sodomizzati da un orso Grizzly, di essere sottomessi ad una domina in latex nero, di farlo con qualcuno del nostro stesso sesso anche se tendenzialmente siamo etero.
Farlo senza inibizioni e nei luoghi più imprevedibili, con uno sconosciuto/a che magari all'ultimo momento, quando il livello di eccitazione è all'apice, assume le sembianze di una persona che scopriamo in quel momento attirarci sessualmente (e non l'avremmo mai detto... noooo, è proprio l'impiegato delle Poste!) è la più banale e diffusa delle fantasie erotiche.
Una volta raggiunto l'orgasmo il fantasma sparisce e non ci chiede nulla, tantomeno ci infastidisce con il "quando mi telefoni?" o il "quando ci rivediamo?"
Non assomiglia all'ideale di Barnard?

Per riassumere. Si può decidere di darsi senza problemi a qualcuno che ci piace senza pensare al dopo. Ok. Peccato che prima o poi non solo il cervello, ma la maledetta emotività pretenderà qualcosa di più. Perchè la realtà non è raggiungere l'orgasmo e basta ma è comunicazione con altre persone portatrici sane di sentimenti, bisogni e affetti. Bisogna tenere in giusto conto l'imprevedibilità del caso.
Solo nelle fantasie erotiche riusciamo a disinnescare l'emotività e l'affettività. E' pura eccitazione sessuale che svanisce appena ci siamo ripuliti con il kleenex.

Ho l'impressione che dietro al cri de coeur di Paolo Barnard vi sia, oltre alla confusione tra fantasia e realtà, una banale ferita narcisistica del genere "perchè non mi amano?" In questo, si consoli, di questi tempi non è l'unico a soffrirne.

lunedì 14 dicembre 2009

E' stato Basaglia

Il noto premier recentemente aggredito si domanda, nel suo letto di dolore: "Perchè mi odiano?"
Le ferite inferte dal pazzo solitario guariranno presto. E' la ferita narcisistica che mi preoccupa, visto che lui non concepisce che non lo si ami nonostante le contumelie che riversa ogni giorno su giudici, comunisti, coglioni di sinistra e affini. Non sarà che lui è lui e gli altri... e che confonde l'amore con l'adulazione di cui sarà oggetto migliaia di volte al giorno? Chi è pazzamente innamorato di sé stesso commette sempre questo tragico errore di valutazione.

Solo un narcisista assoluto può meravigliarsi di avere, tra milioni di adoratori, qualcuno che lo odia o, più blandamente, non lo ha in simpatia. Eppure è un fatto puramente statistico. Non si può piacere a tutti e nel mondo c'è sicuramente qualcuno che ci odia. Vale per tutti.
Per noi comuni mortali normalmente si tratta di poche persone alle quali abbiamo pestato i piedi oppure che ci detestano per quella famosa ed irrazionale sensazione "di pelle".
Le rockstar, avendo milioni di fans, hanno anche statisticamente milioni di persone che non le sopportano.
Perfino la più grande rockstar di tutti i tempi, da lassù, ha chi lo loda e chi lo nomina invano senza pietà e con gli epiteti più crudi rivolti a Lui e Sacra Famiglia.
Per cui capirete che se perfino Dio subisce la stessa sorte degli umani, farsi venire un esaurimento ed una crisi depressiva perchè non siamo amati dal 100% delle forme di vita del pianeta, amebe comprese, è assurdo. Aggiungerei che è psichiatricamente patologico.

Vengo alla seconda psicopatologia in esame, quella dell'attentatore. E' difficile capire, trattandosi di persona notoriamente disturbata, se abbia agito per vero odio o per un raptus di autoesaltazione pseudoeroica, ovvero per un momento di follia che ti spinge a compiere un atto clamoroso che attirerà tutta l'attenzione su di te: l'attentato ad una figura quasi mitologica e percepita come intoccabile. La labbrata inferta al Dio Silvio con la statuetta in alabastro del duomo con Madunina è assimilabile al gesto di quell'esaltato che molti anni fa sfregiò la Pietà di Michelangelo e finì su tutti i giornali.
E' interessante però notare come Tartaglia abbia detto di aver deciso di colpire il noto premier per odio dopo averlo sentito parlare sul palco. Un ragionamento un po' troppo razionale per appartenere ad un pazzo. Nulla del tipo: "mi ha detto di farlo il mio cane".
Effettivamente il noto premier che ama tutti ed è così buono, come sua abitudine aveva appena finito di riversare sui suoi usuali nemici non rose profumate e altre guance ma un fiume di violenza verbale. In pratica, se urli come un ossesso il tuo odio contro i nemici politici, i giudici e chi ti contesta e di lì passa un picchiatello a cui scappa l'acting-out, diventa difficile proteggerti dall'imprevedibile. I freni inibitori ogni tanto saltano ma non avvertono prima di quando accadrà.

Infine, parlando dell'ultima psicopatologia, questa volta riferita al Potere. E' indubbio che su questo increscioso accadimento, come lo definirebbe un lord inglese, ci stanno marciando in tanti, a cominciare da chi, all'interno del Governo, sciacalleggia in libertà sul gesto di un folle isolato. "E' un folle isolato si, ma è colpa della Sinistra." Fin qui, conoscendo con chi abbiamo a che fare, non ci sarebbe da meravigliarsi. Ciò che è intollerabile è un'altro aspetto della vicenda.

In queste ore noi italiani, soprattutto gli immuni da papiminkiaggine, siamo tutti oggetto di un insopportabile e delirante ricatto psicologico. Non è ancora stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale ma pare che presto sarà da ritenersi obbligatorio non solo essere dispiaciuti per ciò che è accaduto e manifestare la solidarietà al noto premier ma diventerà obbligatorio amarlo.

Orbene, gli attori non hanno problemi, sono abituati a sintonizzarsi sulle varie manifestazioni dell'emotività. Piangono e ridono a comando. Sanno essere tristi o allegri, perfidi o in odore di santità.
Per chi non è attore metodo Stanislavski sono cavoli. Anche sforzandosi, mettendosi il cilicio attorno alla coscia e pensando alle cose più tristi del mondo, c'è chi non riesce proprio a dispiacersi. Sono da considerarsi tali soggetti come pericolosi sociopatici? Assolutamente no. Forse semplicemente non sono ipocriti. Eppure il governo, in puro stile stalinista, è pronto a bollare come sociopatico pericoloso colui/colei che non esprimeranno il loro cordoglio per la perdita dei sacri denti.
Prima vorranno oscurare i siti (guarda caso sempre solo la Rete ci va di mezzo) che non si prostrano in adorazione. In seguito, chi non lo ama sarà oscurato personalmente di persona. Ci faranno vedere le immagini dell'idolo insanguinato e se i pennini del poligrafo denoteranno una rettiliana insensibilità ci puniranno con scosse elettriche. Sarà ma tutto questo puzza di Khamenei lontano un miglio.

Riassumendo. E' normale che vi siano persone sinceramente dispiaciute per ciò che è accaduto, cioè un anziano leader scivolato nel bagno di folla.
E' normale anche condannare la violenza in qualsiasi forma.
E' normale non essere dispiaciuti affatto e non riuscire a fingere una solidarietà che non c'è e non si riesce a provare. Fidatevi, chi piange ai funerali anche dei parenti stretti è una minoranza.

Non è normale attaccarsi ad un singolo esecrabile episodio per attentare ancora una volta ai più basilari principi della Democrazia, come la libertà di espressione:
"E' scandaloso e moralmente inaccettabile ciò che stiamo leggendo in queste ore su internet e nei social network. Per questo chiederò al ministro dell'Interno di procedere all'oscuramento dei siti in cui si inneggia alla vigliacca aggressione subita dal presidente Silvio Berlusconi".
(Andrea Ronchi, Ministro per le Politiche Europee)
(Giuro, come sia finita quell'immagine in questo post, proprio non lo so. Sarà stato il mio gatto.)

In sintonia assoluta con: Marco Travaglio e Gennaro Carotenuto.

domenica 13 dicembre 2009

Goccioloni

Ricordate quando il sergente maggiore Hartmann chiede al soldato Joker di fargli "una faccia da guerra"?
"Aaaaargh!"
"Manco per il cazzo, non fai paura a nessuno, voglio una faccia da guerra vera!"

Ecco, è praticamente l'effetto che fa Bersani quando la politica discute di un possibile doponano. Altro che Prodi "feeermo, immobile come un semaforo" o il Fassino del "ci arriveremo" riferendosi alla risoluzione del conflitto d'interessi. Questo è il segretario di un partito moscio come il pisello di un morto. E vi lascio volutamente nel dubbio se il pisello sia di Bersani o del partito.

Riporto un paio di paragrafi di un articolo di Pino Corrias che condivido nella maniera più assoluta, che mi ha ispirato la vignetta e che fotografa la situazione di un'opposizione che non c'è, come l'isola di Peter Pan:
"A Copenhagen purtroppo non se ne occupano, ma da queste parti pure il partito democratico si sta sciogliendo. Bersani sgocciola di giorno in giorno fino alla trasparenza. Si disfa soffiando e sbuffando parole incomprensibili. Niente che assomigli a un’idea creativa lo sfiora, a una indignazione vera, a una incazzatura sonante. E in questo tepore svaporano anche i suoi militanti. Compresi i più coraggiosi, quelli che non se la sono sentita di voltare del tutto le spalle alla manifestazione del No B. Day. Ma che si intravedevano, alla fine del mare di gente, come orsi polari alla deriva. E che in definitiva c’erano senza esserci.

Bersani si tiene alla larga da tutto, dalla finanziaria piena di buchi, dalla crisi che fulmina le aziende e i posti di lavoro, dallo scandalo planetario dello scudo fiscale, dalle polemiche sui collaboratori di giustizia, dalla corruzione di Mills che dovrebbe condurre a un corruttore, dall’indecenza delle escort candidate, dalla Rai con l’informazione azzerata, dai terremotati abbandonati all’inverno. Non ha niente da dire sui rifiuti ricomparsi in Campania e in Sicilia. Pigola sul processo breve. Non ha opinioni sul nuovo invio di truppe in Afghanistan. Né sui leghisti che ogni giorno incitano al razzismo e ai linciaggi.
Ma si può, vi domando, ancora avere uno straccio, un mocio vileda di simpatia per il partito bestemmia? Nella mia città ci sono le primarie per il sindaco e c'è pure chi scalpita per andare a scegliere tra un candidato A e un candidato B. Hanno speso un fracco di soldi per tappezzare la città di manifesti stile ammeregano con i candidati. Peccato non siano tre, perchè avremmo potuto omaggiare Mike: "Vuole la busta numero 1, la numero 2 o la numero 3?"
Per quanto mi riguarda, possono attendere un pezzo che mi smuova per andare a votare. Mi piacerebbe sapere prima, magari, che fine fanno i soldi che raccattano ogni volta con queste buffonate. Giusto per saperlo: una scuola in Africa intitolata a "Walter Veltroni, ex-segretario di un partito immaginario"? Un defribillatore portatile per risvegliare le coscienze di chi un giorno promise di fare opposizione al nano malefico?

Non è mica solo Bersani, per carità. E' tutta la maledetta Sinistra litigarella, inconcludente e senza attributi. Si critica Casini perchè cerca nuove alleanze. Oh, per carità con Cuffaro no. Con Lombardo nemmeno. Con Di Pietro manco morto. Con Rutelli non ci gioco più perchè è cattivo.
Fanculo tutti quanti. Stiamo affrontando un emergenza che, riassumendo per quelli con il ritardamento mentale, si esemplifica nella lotta tra Stato e Antistato. Berlusconi è l'Antistato. L'hanno capito a destra anche le pietre. A sinistra, per accumulato ritardo ci arriveranno forse tra 45 anni.
Non è il momento di stare a sottilizzare sul colore che non ci piace della seta del paracadute, dobbiamo lanciarci perchè l'aereo va a fuoco. Alla fine del fascismo fu messo a capo del governo Badoglio, un criminale di guerra. Quindi cosa vuoi che sia Pierferdy. E' pure belloccio.

Il problema del PD è che ha le sue magagnucce da nascondere e la verginità, anche quella posteriore, l'ha persa ormai da troppo tempo.
Non è che, per fare un esempio, ci si scandalizzi più tanto ormai del "abbiamo una banca" pronunciato al telefono da quello stoccafisso di Fassino. Gli intrallazzi con Consorte rimangono scolpiti sul muro della vergogna ma l'opposizione non si sogna di ricordarci: "ah, a proposito, allora sbagliammo a frequentare certa gentaglia". Se ne ha per male che siano stati intercettati, che si siano scoperti gli altarini. Pensa, erano convinti che promettendogli di non toccargli le televisioni li avrebbe lasciati fare i loro affarucci di contorno. Che S.O.B.!
Lo scandalo consiste quindi nel nastro della telefonata che inguaia l'opposizione, che sta slinguazzando con i furbetti, consegnato a Berlusconi. Tutto arriva a Berlusconi, tranquilli, ci arriverebbero anche le registrazioni dei vostri venti di culo se a lui servissero per fare affari e salvarsi da un processo.
Nel 1994, anno delle promesse di non belligeranza con il nano, il settimanale "Cuore" intitolava:
"La P2 era iscritta a Berlusconi"
Doveva essere una battuta paradossale ma era solo la fotografia della realtà. Scorrete le prime pagine di quel giornale satirico del periodo 1989-1996 e ci troverete più profezie che nella Bibbia.

Ora siamo allo scontro finale. E' capace di mettere a soqquadro un intero paese, premerebbe il bottone di un bombardamento nucleare se fosse necessario.
Bisognerebbe chiamarlo, farlo sedere su una poltrona e dirgli: "Senti, nano, hai scassato la minchia. Ti perdoniamo tutti i tuoi peccati, ti assolviamo a prescindere da tutti i reati commessi, ti promettiamo che non istituiremo mai più alcun processo a tuo carico. Vai puro come un angelo e non peccare più. Però, hai 24 ore di tempo per dimetterti dal tuo incarico, fare i bagagli e volare più lontano che puoi. Tu, i tuoi soldi e le tue baldracche, femmine e maschi. Se tenti di tornare le regole di ingaggio sono sparare a vista e rasoterra."

E' l'ipotesi Sant'Elena. Perchè non tentare? L'alternativa è darsi da fare per salvare un paese in ostaggio dei voleri di un uomo solo ma troppo potente.
Il PIDDI' sarebbe capace di farmi una faccia da guerra vera, posando il fuciletto a tappo?

lunedì 7 dicembre 2009

S. Ambrogio's Vip Pride

L'altra sera, zappando tra una partita, una fiction e un Dr. House interamente dormito, mi sono ritrovata su Raitre di fronte ad uno spettacolo inconsueto. Un'orchestra, un pianista e musica di Ludovico Van.
Musica classica a quest'ora in tv? Oddìo è morto Berlusconi, ho pensato. Avete presente, come quando schiattavano i segretari del PCUS.
Invece era semplicemente Cultura, pasturata senza tanti complimenti ai telespettatori di un programma di solito di tono più svagato. Una bella sorpresa. Bella musica e splendidi musicisti.
Il pretesto era l'inaugurazione della stagione della Scala, con la "Carmen" affidata al maestro Baremboim, uno degli intervenuti al programma di Fazio.

Appunto. Sto leggendo e soprattutto guardando le foto della serata inaugurale della Scala di Milano, il consueto appuntamento del 7 dicembre con il Vip Pride, la festa dell'orgoglio milionario dove però, purtroppo, dopo aver sbattuto la gabbana fatta di cento scalpi di visone e la gioielleria al cristallo di carbonio in faccia al cassintegrato, il V(ery) I(mportant) P(irla) deve pagare pegno e sorbirsi due-tre ore - quando va grassa e bastano - di opera lirica.

Per fortuna quest'anno, con la "Carmen" di Bizet, la musica è meno impegnativa di quella interminabile del Wagner, la trama è movimentata e il finale è in stile CSI, con il Don Giosé che scanna la fedifraga che si fa sbattere da quel torero lì, come si chiama, Camomillo, Escamillo. Quest'atmosfera da pagina di cronaca nera di "Libero", con la zingara cattiva che alla fine muore sono sicura terrà svegli i cumenda e le sciurette con i culi imprigionati nelle poltroncine di velluto. Certo è sempre musica classica e non Apicella e alla fine sono due palle così ma non esserci sarebbe impensabile. C'è uno zoccolo duro di borghesia milanese che non mancherebbe la prima della Scala neppure se fosse stesa in un lazzaretto alla Don Rodrigo in una riedizione rimasterizzata della peste manzoniana.

Dicevo della sfilata di dame e damazze, sciure e sciurette capitanate dalla First Sciura in Armani verde con l'orecchino smeraldato a fare pendant ed il solito capello cotonato fissaggio extraforte effetto "mi piego ma non mi spettino".
Mi fa piacere che quest'anno, dopo un paio d'anni di ipocrisia del "tutti sottotonoo!!!" si sia tornati, in tempi di crisi e licenziamenti, al sano sfarzo del blagueur in libera uscita.
Macchè bigiotteria cinese, fuori i collier e le parure dalle cassette di sicurezza. In culo ai manifestanti, tenuti ben lontani dal vippume in passerella dai celerini in tenuta antisommossa. In quella piazza di Milano il tempo si è fermato. E' sempre 1968.

Ecco Marina dall'ambrogina d'oro, occhio bistrato stile espressionismo tedesco Doktor Caligari, sorriso vagamente asinino e abituccio nero sobrio sobrio ravvivato dal collierone che le aggiudica senz'altro il titolo di vippetta megasupersborona della serata.
"Me lo ha regalato Papi". Tié! Una vera pizza in faccia alla matrigna, che l'anno scorso, anno di magra, si presentò con una misera collanona di cristallo di rocca.
La Madonna di Mondadorije invece sfoggia, eccome se sfoggia. Anche lei con moroso ballerino al guinzaglio, come Dolce del duo Dolce&Gabbana che vince il premio "viva la faccia d' 'o cazzo" quando afferma di non condividere gli inviti alla sobrietà in una giornata come questa. Ma certo, a lui, se gli operai perdono il posto, che cazzo gliene può fregare? Mica sono suoi clienti.

A rappresentanza del governo non c'era Silviuccio nostro, che ha altro da fare tra un pentito e l'altro e che ama ben altra musica di quella lagna, ma la ministra Brambilla, scelta unicamente per il cognome tipicamente meneghino e per la raffinatezza di modi. Bondi, ministro per caso della cultura, non pervenuto. Nessuno ne ha patito l'assenza.
In compenso poteva mancare il presidente Napolitano che ormai starà cominciando ad apparire in bilocazione, ovverosia in due posti contemporaneamente, come San Pio da Pietrelcina?
Tra gli aficionados del foyer si sono viste le solite carampane Marzotto e Cortese che, come ogni anno da 4.500 anni, vengono tolte con cautela da sue vasi di formalina custoditi nel retropalco e mandate a fare una rapida passerella prima che l'aria le decomponga.

Ospiti stranieri senza infamia e senza lode. Segnalato Dan Brown, che scommetto si sarà trovato a suo agio tra tanti Illuminati ed il presidente del Gabon che si chiama, lo giuro, Ali Bongo (!).
Insomma il solito ripetitivo rituale che ha avuto l'unico momento di genialità nella scelta dell'abito di Valeria Marini.
Vederla così sfasciata di rosso è stato illuminante (in omaggio a Dan Brown). Ho cercato di scacciare l'immagine di un gruppo di stronzi tutti riuniti in un teatro ma non ho potuto farci nulla. Mi ha ricordato la vendetta della Faccia Gigante.

domenica 29 novembre 2009

Ave Marina, piena di sghei

I papiminkia che si affollano inebetiti dal dolore attorno al luogo del martirio del loro Unto di riferimento forse possono smettere di soffrire perchè qualcuno ha finalmente ascoltato le loro preci ed è pronta a scendere benedicente tra il suo popolo, coprendolo di letizia e consolazione.

Sono già un paio, e documentate, le apparizioni della Madonna Pellegrina della Fininvest, Nostra Signora degli Schei e patrona dei criptogay - che fa pure rima.
Nel primo messaggio del 10 ottobre la Signora di Mondadorije si mostrava piangente con dei goccioloni così a causa della sentenza che la obbligherebbe a mollare i 750 milioni di euro di risarcimento a De Benedetti:
''Non voglio nemmeno prendere in considerazione l'ipotesi scellerata di dover tirare fuori una cifra del genere. Stiamo parlando di una holding cui fanno capo societa' quotate del calibro di Mediaset e Mondadori, societa' solide e ben gestite, ma una mazzata da 750 milioni di euro farebbe tremare chiunque. L'improvvisa mancanza di risorse finanziarie cosi' importanti metterebbe a rischio le nostre possibilita' di sviluppo''.
Come dire che De Benedetti, che la mazzata l'ha già subìta (e sappiamo che l'ammontare dei risarcimenti decisi dai tribunali è sempre inferiore alle cifra reale del danno), si può fottere allegramente.

Perchè sia chiaro e affinchè sorellastra intenda, la Mondadori è sua e guai a chi gliela tocca.
Il vero uomo di casa, nonostante sia alta un metro e un lingotto, quando l'accarezzano contropelo fa invidia al papi quando sbraita contro gli sceneggiatori della "Piovra".
Che Barbara, la figlia beella e aaalta di Veronica abbia la passione dei libri, soprattutto quelli targati Mondadori, non è un mistero. Ora che dovranno dividersi il malloppo a papi vivo causa divorzio dalla Lario, per la Signora di Mondadorije saranno altri goccioloni. Del resto le Madonne hanno la lacrima facile, non è un mistero.

Nel secondo messaggio lasciato ai papiminkia, la Signora si è lamentata delle ultime accuse lanciate al Padre, che è giustamente, il suo idolo. Se non fosse stato per lui, infatti, quando mai le sarebbe toccato un Ambrogino d'Oro?
Le accuse lanciate a quel sant'uomo del padre sono tutte calunnie e, naturalmente, frutto della malapianta dell'invidia dei detrattori di un imprenditore che ha fatto tanto. Soprattutto per se stesso.

C'è qualcuno che si chiede preoccupato se la Madonna Pellegrina di Arcore stia per caso studiando da papi, sì da esser pronta a prendere il comando della Casamatta della Libertà nella malaugurata evenienza.
Lo escludo. Se si distrae un attimo le sorellastre le portano via la polpetta dal piatto come ad una Cenerentola qualsiasi e lei non reggerebbe l'onta.
Meglio che continui a dedicarsi ai miracoli che le vengono così bene, come la guarigione del gay con la semplice imposizione del portafogli. Altro che Lourdes. Pare che non perdoni. Dolce e Gabbana sono avvertiti.

sabato 28 novembre 2009

Presidenti

Giusto per ribadire il concetto.

Napolitano può fare di tutta un'erba un fascio e confondere giudici e imputati.
Può applicare il Codice Maanchista del falso super-partes che in realtà fa il gioco di una delle parti.
Può interpretare ancora ad libitum l'amico del giaguaro.
Può far finta che la situazione italiana attuale possa definirsi normale, con un presidente del consiglio che accusa la Giustizia di eversione mentre è probabilmente la Mafia che gli sta recapitando il conto.

Napolitano può andarsene in giro a dire ciò che dice, senza preoccuparsi delle conseguenze e del messaggio destabilizzante che deriva dal suo non schierarsi decisamente dalla parte della Giustizia e di chi le leggi si preoccupa di farle applicare, non di stravolgerle a proprio favore.
Lui può continuare ad ondivagare di qua e di là senza schierarsi dalla parte della legalità senza se e senza ma.

Pertini non l'avrebbe mai fatto.

(E nemmeno Scalfaro e Ciampi, ad onor del vero)
Ah, si è capito che Napolitano non è il "mio" presidente?

mercoledì 25 novembre 2009

Riassunto delle cavolate precedenti

A pensarci bene, la trovata del ministro Rotondi sulla pausa pranzo è solo l'ultima in ordine di tempo di una serie infinita di minchiate uscita a mo' di spurgo dalle testoline che abbiamo la disgrazia di avere come governanti.

La cosa più interessante di siffatta compagine governativa, a parte il fatto che, quando non è impegnata a salvare il real culo, si preoccupa sempre di falsi problemi e non si decide ad affrontare i problemi veri di quegli scellerati che l'hanno votata, è la psicologia delle menti che partoriscono siffatte cavolate.
Una psicologia che si può riassumere nei seguenti tratti principali: rompicoglionaggine congenita aggravata da ansia derivante dal pensiero che qualcuno possa raggiungerli nel grado di privilegio acquisito. Sono persone che hanno un'idea ben precisa della scala sociale. Chi sta sotto non solo è svantaggiato economicamente ma gli si devono scassare i cabbasisi con sempre nuove trovate atte a limitarne la libertà e i diritti. Non perchè coloro che pensano le minchiate sono cattivi ma perchè, scassando, si sentono vivi, toccano con mano quel potere che tanto hanno fatto per ottenere.

Chi svetta sugli altri ministri per originalità e perfidia è il fuorimisura per difetto Brunetta. Uno che passa le notti insonne seduto sul letto con un bloc-notes sulle ginocchia per prendere appunti e cercare nuove forme di sadismo vessatorio da applicare all'intera categoria dei "dipendenti".
Tra le sue numerose trovate: il giuramento di fedeltà del dipendente pubblico - non si è capito di fedeltà a chi, se allo Stato o alla sua fava.
Ultima cavolata in ordine di tempo, salvo aggiornamenti dell'ultima ora, il divieto di affissione di immagini distraenti a sfondo sessuale, raffiguranti noti sex-symbol maschi e femmine nei locali del Palazzo di Giustizia di Genova.
Brunetta non è mai stato, si vede, in un capannone, in un'autofficina o gommista dove è un brulicare di passere con il pelo e senza su tutti i muri disponibili.
O non sarà forse che, freudianamente parlando, il pensiero di un'impiegata o dirigente che si fa le sue brave fantasie erotiche sui super-ultra-maxi-funky american love babies Johnny Depp, George Clooney o Brad Pitt e non su di lui - a parte qualche sporadica feticista del midget-sex, gli procura una dolorosissima ferita narcisistica?

Non voglio però, elencando le minchiate governative celebri, far torno ad alcuno. Così assegno una m(i)nzione d'onore ed un ex-aequo al terzo posto, dopo Brunetta e Rotondi, ai giuringiurelli del sottosegretario alla Salute Fazio sull'assoluta innocuità del vaccino anti-maiala prima di qualunque possibilità di riscontro, al mitico nucleare di "terza generazione e mezza" di Claudio Scajola ascoltato in un telegiornale ed ai gay costituzionalmente sterili di madama Carfagna.

Personaggi ridicoli assurti al ruolo di governanti per puri meriti di vassallaggio? Non solo, purtroppo. Ci sarebbe solo da rider loro dietro se non fosse che questi disgraziati stanno preparandosi a tutto pur di salvare il didietro al premier. Concorso esterno in associazione mafiosa? Cioè fiancheggiamento e favoreggiamento delle cosche? Ma quando mai! Non esiste. E' un'invenzione dei comunisti.
Non so se si spingeranno fino a depenalizzare di fatto i reati di mafia, che comprendono stragi e crimini orrendi ma io ormai mi aspetto di tutto.
Fermiamoci a ragionare su questo perchè non c'è proprio più niente da ridere in questo paese.

lunedì 23 novembre 2009

Pausa coca

Ma senti questo:
''La pausa pranzo è un danno per il lavoro, ma anche per l'armonia della giornata. Non mi è mai piaciuta questa ritualità che blocca tutta l'Italia''.
Chi parla è il ministro per l'attuazione del Programma Gianfranco Rotondi, durante un'intervista al noto coiffeur-à-penser Klaus Davi.
Forse sarà stato l'ambiente televisivo-salottiero, in grado di distruggere qualsiasi neurone nel raggio di venti metri di distanza da una telecamera - per averne la prova basta seguire per non più di cinque minuti quelle ignobili pantomime dialettiche tipo "Domenica In" - ma il purtroppo ministro di uscite ne ha avute anche di peggiori:
''Non possiamo imporre ai lavoratori quando mangiare ma ho scoperto che le ore più produttive sono proprio quelle in cui ci si accinge a pranzare. Chiunque svolga un'attività in modo autonomo, abolirebbe la pausa pranzo. Casomai sarebbe meglio distribuirla in modo diverso, come avviene negli altri Paesi''.
No, ti prego, non dirmi che saresti anche tu per la colazione all'inglese, una bella abbuffata di mattino presto che ti riempie fino a sera, con il buffet ricco di ogni ben di dio che stuoli di camerieri, sguatteri e fantesche hanno amorevolmente preparato per te alzandosi alle quattro del mattino.
Peccato che chi ha la sveglia alle sei ed esce di casa alle 7,45 solo perchè ha il culo di lavorare a soli due chilometri di distanza da casa, non ha proprio il tempo di tostare il pane, spalmare il burro con l'attrezzo che fa i ricciolini, spremere le arance, affettare di fresco i salumi, farti l'ovetto alla coque o strapazzarti le uova con il bacon e servirti il caffè all'americana.
E poi non ci rompete i coglioni, anglofili del cazzo. Siamo italiani - cornetto e cappuccino - non turisti della democrazia nell'albergo a quattro stelle con il problema di come far sera e di "quale marmellatina assaggio oggi".

Viste le reazioni alle proprie dichiarazioni - sembra impossibile ma qualcuno prende seriamente le cose che vengono dette a Klaus Davi - il più inutile dei ministri ha in seguito precisato:
"Non ho fatto nessuna proposta di abolire la pausa pranzo, ho solo detto a un giornalista che io l'ho abolita da vent'anni e lo stesso consiglio alla Camera dei Deputati, perché quella è l'ora in cui si lavora meglio. Si capisce - aggiunge Rotondi in una nota - che i lavoratori devono avere le loro pause e devono mangiare, magari sarebbe utile che ognuno si gestisse questa pausa come crede, ma è chiaro che è impossibile''.
Si, va bene, grazie per consentirci ancora di mangiare ma, porca di una paletta schifosa, lei, dopo quattro ore filate di lavoro, un languorino, un posticino per un Ferrero Rocher, per una Fiesta Snack, per un non-ci-vedo-più-dalla-fame, non lo sente?
"Non vado alla Buvette, non pranzo da anni ma non mi sogno di entrare in conflitto coi legittimi diritti dei lavoratori. Certo, se fosse possibile rinunziare alla pausa pranzo e uscire un'ora prima se ne avvantaggerebbero la produttività e la famiglia del lavoratore''.
Senta, caro il mio pezzo informe di materia organica anfibia comunemente detta merda; io e suppongo altri svariati milioni di lavoratori lavoriamo duramente di braccia e di cervello dalle 8,00 alle 12,00 (più spesso 12,30).
Si riattacca alle 14,00 fino alle 18,00, salvo impegni da svolgere prima o dopo l'orario stabilito. Non è raro che tra straordinari e pugnette varie si lavori una cinquantina di ore alla settimana, compresi i festivi. Con i tempi che corrono chi ha la fortuna sfacciata di avere un lavoro deve darsi da fare il triplo. Ma tutto questo Alice-Rotondi non lo sa.

Ordunque. A me personalmente alle dodici, dopo quattro ore filate di lavoro, cominciano a calare gli zuccheri e le assicuro che succede lo stesso al mio capo, che è un essere umano e normale come tutti. Per cui si va tutti a pranzo. Mezz'ora, un'ora al massimo. Un piatto di pasta o un secondo. Poi di nuovo al lavoro.

Lei è liberissimo di praticare l'anoressia nervosa come una ballerina del Bolshoi che sta preparando "Le silfidi". Alle persone normali come coloro ai quali si riferisce in quella scemenza di intervista, gli zuccheri calano, soprattutto dopo un lavoro manuale. Per non parlare del cervello che, come recitava un celebre spot televisivo "ha bisogno di zucchero".
L'alternativa a questo normalissmo soddisfacimento di una pulsione chiamata fame sarebbe rischiare di addentare qualche cliente e non sarebbe bello, mi creda.

Cosa propone quindi per ovviare all'inconveniente della fame a metà giornata che affligge il lavoratore sfortunatamente non anoressico? La sigillatura degli orifizi usati per perdere tempo a mangiare, compresa quella dello sfintere anale usato per la spiacevole conseguenza del nutrirsi che è il chiudersi in bagno per espletare?

Le do un'idea. Se i miei studi di neurochimica non fallano, ricordo che la cocaina ti fa tirare avanti per quattordici ore filate senza sentire né fame, né sete, né stanchezza, né sonno.
Facciamo così. Per non interrompere il lavoro degli schiavi, sostituiamo la pausa pranzo con la pausa coca?
Faccio presente comunque che perfino chella zoccola 'e Maria Antonietta, una briosche, non l'ha mai negata a nessuno.