giovedì 14 novembre 2024

IN DIFESA DI DON FERNANDO MARIA CORNET, IN ONORE DELLA VERITA'

L'affetto sincero e l'ammirazione che nutro nei confronti di don Fernando Maria Cornet, un sacerdote dotato di straordinaria cultura e mitezza nel solco del Santo Padre Benedetto XVI, mi impone oggi di gridare il mio sdegno per il modo in cui una neoinquisizione da tempi bui con tratti secolari da totalitarismo novecentesco ha deciso di colpirlo con un atto di inaudita violenza: l'accusa di scisma e la conseguente riduzione allo stato laicale senza la previa concessione di un regolare processo dove dibattere le accuse e potersi adeguatamente difendere. Il provvedimento, preparato da Fernandez e firmato da Bergoglio, pretende addirittura di avere carattere definitivo ed inappellabile. Vedremo.

Ricordo che il motivo principale dell'ira funesta scatenata contro don Fernando è la pubblicazione nel 2023 del suo libro "Habemus Antipapam?" dove il sacerdote italoargentino analizzava, corredando la sua indagine di documenti e fonti scrupolosamente verificate,  le questioni relative alla mancata abdicazione di Benedetto XVI e la conseguente invalida elezione di Bergoglio. Ovvero, quella che viene definita la magna quaestio. Chiunque abbia ascoltato don Cornet argomentare la sua inchiesta "in onore della Verità" nelle interviste che ho pubblicato sul mio canale e in altre successive dove ha anche raccontato la sua esperienza umana di sacerdote vicino alle comunità più povere del suo paese di nascita, come vero pastore di anime e portatore di salvezza dove pare esserci solo disperazione, si sarà reso conto della sua onestà, del suo rigore di ricercatore, della sua straordinaria umanità e, non ultimo, del coraggio che ha dimostrato accettando le conseguenze della sua sofferta presa di coscienza come uomo di Dio: essere investito in pieno dalla torrenziale misericordia del buonpapa Francesco.

Chi non ha dimestichezza con le leggi umane perché ha osato sfidare quelle divine si illude di poter far strame della dignità, dei corpi e delle menti di coloro che osano ribellarsi alla propria egotica autorità. Tuttavia, lo ribadisco, finché esiste un lumicino di diritto in un mondo seppur in decomposizione ed in un paese purtuttavia ancora democratico come il nostro, chiunque ha diritto di potersi difendere in un tribunale e, anche in questo caso, la via legale e di giustizia dovrà essere perseguita fino in fondo, non solo dal punto di vista canonico ma anche da quello laico.  E ciò perché qui non c'è soltanto il problema di un sacerdote strappato alla sua parrocchia e impedito nell'esercizio del suo ministerium pastorale, ma un cittadino privato dei suoi diritti umani fondamentali e costituzionali, come quello al sostentamento adeguato a poter condurre una vita dignitosa. Ricordo che la riduzione allo stato laicale di un sacerdote comporta la sua discesa nella povertà assoluta se non è provvisto di mezzi personali adeguati e di una casa di proprietà.

Per sensibilizzare l'opinione pubblica e mobilitarla "alla Julian Assange" sulla vicenda di don Cornet e di altri sacerdoti che purtroppo lo seguiranno, soprattutto sulla parte che riguarda la lesione dei loro diritti civili, occorrerebbe però il risveglio dal coma dei giornali del mainstream impossibilitati per autocastrazione a disturbare i manovratori, inclusi quelli vestiti di bianco. Un'impresa al limite dell'impossibile. E' noto che la questione della sede impedita di papa Benedetto all'origine della persecuzione subita da don Fernando è materia innominabile soggetta ad un ostracismo pressoché totale sulla stampa: citofonare Andrea Cionci.  

Che faranno quindi i giornaloni e i programmi televisivi di approfondimento, organi di informazione ormai in necrosi avanzata sostituiti da generatori eolici di vacuità e sciocchezzuole? Ignoreranno la vicenda pensando che siano solo beghe tra preti e non una questione di libertà che riguarda tutti? Oppure vaneggeranno di sacerdoti oltranzisti e complottisti che si accompagnano ai rossobruni come ha scritto oggi "La Nuova Sardegna", in uno dei soliti articoli di pura denigrazione della vittima che ormai nelle redazioni non vengono più firmati per la vergogna? Eppure la notizia sarebbe ghiotta per chi avesse ancora la curiosità giornalistica di scoprire cosa spinga dei sacerdoti a rischiare la scomunica, la gogna e la miseria pur di testimoniare ciò che per loro è la pura Verità in Cristo. 

A margine dell'argomento informazione è necessario affiggere sulla colonna infame una nota sul modus operandi del sito "Silere non possum". In due articoli usciti ieri e oggi, è riuscito non solo a prevedere, non si sa come e contando su quali fonti riservate evidentemente interne alla Chiesa - alla faccia della privacy dei soggetti coinvolti - l'arrivo della condanna a don Cornet ma anche quella definita imminente a padre Giorgio Maria Faré, altro sacerdote finito nel campo visivo dell'occhio di Sauron per aver anch'egli indagato la questione della sede impedita e del controverso (anti)papato di Bergoglio.  Padre Giorgio ha già risposto per le rime sul suo canale a colui che donabbondianamente non sa darsi il coraggio di firmarsi se non con la sigla d.G.L. e non devo aggiungere nulla. Se non ricordare all'innominato che, sempre per la questione della libertà di espressione e del paese democratico, partecipare ad un convegno assieme a persone per bene trattando temi culturali e di interesse pubblico è un altro di quei diritti civili che può essere proibito e sanzionato, se si tratta di argomento religioso, solo in una teocrazia fondamentalista. Portate rispetto a queste persone per bene e, se proprio non riuscite a tacere, almeno non fate chiacchiericcio, "come ha chiesto Papa Francesco". Tanto la verità e la giustizia, quelle vere, trionferanno. 

Tutta la mia solidarietà e vicinanza a don Fernando Maria Cornet. Non si arretra di un millimetro.

Barbara Tampieri


Segue la traduzione in francese a cura di Louis Lurton, che ringrazio.)


EN DÉFENSE DE DON FERNANDO MARIA CORNET, EN HONNEUR DE LA VÉRITÉ

 

Barbara Tampieri, le jeudi 14 novembre 2024

 


L'affection et l'admiration sincères que je porte à don Fernando Maria Cornet, prêtre doté d'une culture et d'une douceur extraordinaires dans la lignée du Saint-Père Benoît XVI, m'obligent aujourd'hui à crier mon indignation face à la manière dont une néo-inquisition des temps obscurs aux traits séculaires du totalitarisme du XXème siècle a décidé de le frapper par un acte d'une violence inouïe : l'accusation de schisme et la réduction à l'état laïc qui en découle, sans qu'un procès régulier n'ait été accordé au préalable, au cours duquel les accusations auraient pu être débattues et où il aurait pu se défendre de manière adéquate. La mesure, préparée par Fernandez et signée par Bergoglio, se veut même définitive et sans appel. Nous verrons bien.

 

Je rappelle que la raison principale de la colère déclenchée contre le père Fernando est la publication en 2023 de son livre "Habemus Antipapam?", dans lequel le prêtre italo-argentin analysait, en accompagnant son enquête de documents et de sources scrupuleusement vérifiés, les questions liées à la non-abdication de Benoît XVI et à l'élection invalide de Bergoglio qui en a découlé. En d'autres termes, ce que l'on appelle la magna quaestio. Tous ceux qui ont écouté don Cornet argumenter son enquête "en honneur de la Vérité" dans les interviews que j'ai publiées sur mon canal et dans d'autres ultérieurement où il a aussi raconté son expérience humaine de prêtre proche des communautés les plus pauvres de son pays natal, de vrai pasteur d'âmes et de porteur de salut là où il semble n'y avoir que désespoir, se seront rendu compte de son honnêteté, de sa rigueur de chercheur, de son extraordinaire humanité et, enfin, du courage dont il a fait preuve en acceptant les conséquences de sa douloureuse prise de conscience en tant qu'homme de Dieu : en étant pleinement investi par la miséricorde torrentielle du bonpape François.

 

Ceux qui ne connaissent pas les lois humaines parce qu'ils ont osé défier les lois divines s'illusionnent sur leur capacité à faire des ravages dans la dignité, le corps et l'esprit de ceux qui osent se rebeller contre leur autorité égoïste. Toutefois, je le répète, tant qu'il y aura une parcelle de droit dans un monde en décomposition et dans un pays encore démocratique comme le nôtre, chacun a le droit de pouvoir se défendre devant un tribunal et, même dans ce cas, la voie du droit et de la justice devra être poursuivie jusqu'au bout, non seulement d'un point de vue canonique, mais aussi d'un point de vue laïque.  En effet, il ne s'agit pas seulement d'un prêtre arraché à sa paroisse et empêché d'exercer son ministère pastoral, mais d'un citoyen privé de ses droits humains et constitutionnels fondamentaux, comme celui de disposer d'une nourriture suffisante pour pouvoir mener une vie digne. Je rappelle que la réduction à l'état laïc d'un prêtre entraîne sa descente dans la pauvreté absolue s'il ne dispose pas de moyens personnels adéquats et de son propre logement.

 

Pour sensibiliser et mobiliser l'opinion publique "à la Julian Assange" sur l'affaire de don Cornet et des autres prêtres qui le suivront malheureusement, notamment sur le volet de la violation de leurs droits civiques, il faudrait cependant réveiller de leur coma les grands journaux, incapables par auto-castration de déranger les manœuvriers, y compris ceux vêtus de blanc. Une prouesse qui confine à l'impossible. On sait que la question du siège empêché du pape Benoît à l'origine des persécutions subies par don Fernando est un sujet inavouable qui fait l'objet d'un ostracisme quasi total dans la presse : citons Andrea Cionci. 

 

Alors que vont faire les grands journaux et les émissions télévisées de fond, organes d'information aujourd'hui en nécrose avancée remplacés par des éoliennes de vacuité et d'ineptie ? Ignoreront-ils l'affaire, pensant qu'il ne s'agit que de querelles entre prêtres et non d'une question de liberté qui concerne tout le monde ? Ou bien vanteront-ils les prêtres extrémistes et conspirationnistes des frères rouges, comme l'écrit aujourd'hui "La Nuova Sardegna", dans un de ces habituels articles de pur dénigrement de la victime qui par honte ne sont plus signés par les rédactions? La nouvelle serait pourtant belle pour ceux qui ont encore la curiosité journalistique de découvrir ce qui pousse des prêtres à risquer l'excommunication, le pilori et la misère afin de témoigner de ce qui est pour eux la pure Vérité dans le Christ.

 

En marge du thème de l'information, il est nécessaire d'afficher sur la colonne infâme une note sur le modus operandi du site web "Silere non possum". Dans deux articles publiés hier (i) et aujourd'hui (ii), il est parvenu non seulement à prévoir, on ne sait comment et en s'appuyant sur des sources confidentielles manifestement internes à l'Eglise - tant pis pour la vie privée des intéressés - l'arrivée de la sentence contre le père Cornet, mais aussi celle définie comme imminente contre le père Giorgio Maria Faré, un autre prêtre qui s'est retrouvé dans le champ de vision de l'œil de Sauron pour avoir lui aussi enquêté sur la question du siège empêché et de l'(anti)-papauté controversée de Bergoglio.  Le Père Giorgio a déjà répondu du tac au tac sur son canal à celui qui, donabbondianement, ne sait pas se signer autrement que par les initiales d.G.L. et je n'ai pas besoin d'y ajouter quoi que ce soit. Sauf pour rappeler à l'anonyme que, toujours dans le cadre de la liberté d'expression et du pays démocratique, assister à une conférence avec des personnes honnêtes traitant de sujets culturels d'intérêt public est un autre de ces droits civiques qui ne peuvent être interdits et sanctionnés, s'il s'agit d'un sujet religieux, que dans une théocratie fondamentaliste. Montrez donc du respect à ces personnes honnêtes et, si vous ne pouvez vraiment pas vous taire, au moins ne vous engagez pas dans le bavardage, "comme l’a demandé Papa Francesco". Tant la vérité et la justice, la vraie, triompheront.

 

Toute ma solidarité et ma proximité à don Fernando Maria Cornet. Nous ne reculerons pas d'un millimètre.

 

Barbara Tampieri

giovedì 31 ottobre 2024

I PREDATORI DELL'ERESIARCA PERDUTO. CON UN CORDIALE SALUTO ALLE TRICOTEUSES

E' stato un mese di ottobre decisamente interessante e movimentato per la magna quaestio, e la sensazione è che l'icona prediletta di Bergoglio abbia deciso di sciogliere un bel po' di nodi importanti. Persino qualcuno di troppo, perché non si è solo dato fuoco ai foglietti con le intenzioni, sono proprio partiti i missili a testata nucleare. 

La declaratio di Papa Benedetto continua ad offrire sempre nuovi e rivelatori spunti interpretativi in termini di denuncia ad orologeria della sede impedita, come se ogni elemento di questo mirabile congegno fosse destinato a far maturare nel tempo in chi si fosse posto in ascolto sempre più profondi livelli di coscienza e consapevolezza del misfatto (commissum) compiuto. L'ultima acquisizione infatti è la scoperta della sostituzione della parola "commisso" presente nel testo scritto e successivamente pubblicato della dichiarazione con il "commissum" effettivamente pronunciato dal Pontefice l'11 febbraio 2013 in Concistoro. Una sorprendente interpretazione della traduzione e del significato di quello che ai tempi fu notato solo come mero "errore" di latino è stata appena pubblicata da Andrea Cionci, al quale vi rimando. Naturalmente non si è fatta attendere la reazione degli intellettuali cattolici, che fanno finta di non seguire la questione ma non se ne perdono una puntata.

Da un lato abbiamo quindi la magnificenza del pensiero dell'ultimo papa legittimo il quale continua a spargere reagente logico sull'ottusangolosfera, e dall'altra lo spettacolo di arte varia dei farisaici detrattori di un papa "traditore, sicuramente ora all'Inferno perché ha mentito"; gente i cui freni inibitori stanno saltando come il tappo di uno spumante troppo gasato perché di infima qualità. Essi si esibiscono infatti in un happening dell'ostinazione all'interno del festival della temerarietà dove si passa con disinvoltura dalla maledizione stile fattucchiera agli avvertimenti vagamente da bassifondi stile "bello il nuovo negozio, attenti, sarebbe un peccato se andasse a fuoco". Tra cattointellò e sacerdoti in versione difesa a marcatura stretta dell'antipapato di Bergoglio, si è messo in scena il Teatro della crudeltà. Qualcuno è perfino arrivato a dire, pur di negare l'evidenza dell'erba che è verde, che i preti che non riconoscono Bergoglio come papa legittimo sviano i fedeli in un modo tale che è "più grave che sodomizzare i chierichetti". 

Mi sorge un dubbio, tra parentesi. I meschini non saranno mica rappresentati dai pupazzetti compagnucci di Luce, la mascotte del Giubileo, pellegrina nel fango sulla via della mano sinistra con in pugno la ypsilon pitagorica? E con il simbolino notoriamente pedo dell'orsacchiotto che spunta dalla tasca di Cappuccetto verde? Il Giubileo 2025 non è più dedicato alla salvezza delle anime ma dell'Anime?

I sacerdoti ai quali si riferiva l'immondo ed irricevibile paragone erano quelli che si sono offerti liberamente al tribunale dell'inquisizione del pornoteologo pur di restare fedeli a papa Benedetto, come don Fernando Maria Cornet e padre Giorgio Maria Faré, ai quali va la mia eterna gratitudine e solidarietà.

E qui, lo dico con dolore, tra i sacerdoti che pur riconoscono l'antipapato di Francesco non ho sentito esprimere alcuna aperta e fraterna vicinanza ai confratelli, né riconoscenza ed ammirazione del loro coraggio. Al contrario vi sono stati momenti francamente imbarazzanti dove sullo stimato teologo ha prevalso il mr. Hyde del prescelto dalle profezie, assolutamente intollerante alla mancanza di attenzione, attribuita addirittura ad "un'opera del Diavolo". 

Sembra proprio che il siero della verità che papa Benedetto sta vaporizzando sul mondo cattolico con la rivelazione della sua vicenda pontificale sia in grado di farci confessare la nostra natura e le nostre intenzioni alimentate dalle emozioni più primitive, irrazionali e pungolate dall'orgoglio, e che questa "Cura Benedetto" sia necessaria affinché, dopo aver spurgato tutto il peggio di sé, il suo popolo venga ricondotto al Logos.

Pensiamo alla ricomparsa nel mondo senza freni dei commenti sui social delle tricoteuses. Sapete, quelle donne che durante il Terrore occupavano i posti a sedere di fronte al palco della ghigliottina e passavano il tempo sferruzzando in attesa di godersi la caduta delle nobili teste. Quello stesso gusto del "dalli all'infame" e della (il)logica di branco da folla inferocita si è trasferito sui piazzali virtuali traducendosi in un fanatismo fatto di mormorazione e giudizi temerari da comari che non ha nulla né di spirituale né tantomeno di cristiano. 

Questo è solo uno dei segni che denotano non solo il senso di smarrimento dei fedeli, ormai esposti al germe gnostico della sfiducia in Cristo, alla convinzione che Egli ci abbia abbandonato in balìa della "Chiesa di Satana", ma il loro disperato bisogno di ritornare ad avere come un tempo un'unica guida spirituale. Un punto di riferimento che non può essere incarnato da altri che da un nuovo, legittimo ed autorevole Papa, come unico Vicario di Cristo. 


venerdì 11 ottobre 2024

La carica silenziosa di Papa Benedetto



Lo sentite? Papa Benedetto sta suonando la carica del suo esercito. Lo ha fatto molte volte in questi undici anni ma sempre facendo vibrare frequenze percepibili solo da orecchi assoluti e soprattutto comunicando con il silenzio, più che con la voce. Benedetto ha gridato in silenzio per anni, ha trasmesso come una radio di libertà il canto della Parola per tutti coloro che lo avessero potuto e voluto ascoltare. Ed è bastato sintonizzarsi sulle onde delle sue mirabili armonie per percepirne tutta la magnificenza degli accordi e la ricchezza delle armoniche.
I suoi silenzi diventavano tanto più eloquenti quanto più l'Apostasia si manifestava in maniera eretica ed oscenamente becera, e ora che Benedetto non c'è più la sua silenziosa ma indefettibile testimonianza esce dall'ambito delle basse frequenze quasi impercettibili per diventare suono di campane a distesa.

Riconoscere la grandezza, la perfezione matematica e bachiana delle armonie canonistiche e teologiche di Joseph Ratzinger non è quella mera papolatria di cui i nostri amici a due zampe nonché suoi ostinati detrattori accusano chi orgogliosamente conserva con affetto e deferenza filiale la memoria dell'adamantino senso del Cristianesimo di Papa Benedetto XVI. Colui che si definì sempre "un umile lavoratore nella vigna del Signore" ma che un giorno dovrà essere riconosciuto come il più grande stratega dell'esercito di Cristo Re e suo unico generale. Lo stratega che ha forgiato i silenzi, le pause, i non detti, i suggeriti e ogni sfumatura del Logos fino a farne lo sfolgorante acciaio della spada che sconfiggerà il Male, come ci fu annunciato con il "le porte degli Inferi non prevarranno".

Lentamente ma inesorabilmente Benedetto XVI, sempre ispirato da quel munus che mai avrebbe ceduto, tantomeno a chi mai sarebbe stato scelto da Cristo come suo vicario, ha forgiato anche il suo esercito, pronto per la guerra escatologica che era annunciata dalle scritture e dalle profezie. Ricordate cosa disse, rispondendo alla domanda se avesse potuto essere lui stesso l'ultimo papa secondo Malachia: "Tutto può essere." Ciò ci rammenta che nessuno di noi può condizionare la battaglia escatologica, nemmeno il Papa, se non rimettendosi al volere e al disegno di Dio. 

Benedetto accettò umilmente di comandare questo esercito e noi che desideriamo farne parte o ne siamo stati arruolati, dobbiamo obbedire solo a lui. Il nostro generale è Papa Benedetto. Si obbedisce a papa Benedetto, a cominciare dai soldati semplici, su su fino agli ufficiali che hanno il compito di fungere da esempio di onore, di servire con autorevolezza e mai autoritarismo e di trasmettere disciplina a chi a volte, lasciandosi prendere dal panico, dall'intemperanza, dalla tracotanza o dall'impazienza, invadendo il campo altrui o disturbando le trasmissioni radio rischia, offrendo il fianco al nemico, di compromettere le sorti della battaglia. 

E' bene altresì ricordare che se quello di Benedetto è un esercito vero, quello di Bergoglio anche se sembra invincibile, sta giocando una partita di softair dove le pallottole sono di plastica, le armi finte, e le divise porporate dei suoi soldati sono di puro terital. Partita alla quale partecipa anche la Legione Straniera dei tradizionalisti con il calendario fermo al 1958 e la pericolosa tendenza all'indulgere al fuoco amico. 

E' una guerra combattuta sul fronte di molte diverse battaglie, ognuna delle quali richiede competenze diverse dove ognuno ha un compito specifico e che si combatte con le armi del Logos. 

C'è una battaglia legale contro l'anomia, per vincere la quale occorre lasciare parlare e fare gli uomini di legge. C'è una battaglia politica, poiché la questione dell'usurpazione della Chiesa è anche un fatto geopolitico e un crimine e costituisce  responsabilità di chi ha lasciato fare, di chi ha sempre saputo ma ha taciuto per convenienza, quieto vivere, vigliaccheria o paura, o tutte queste cose assieme. 

Questa è una guerra e in guerra non è possibile pareggiare, ma soltanto vincere, perché un popolo che perde una guerra ne paga le conseguenze per i decenni, se non i secoli, successivi. Se la guerra, come in questo caso, è anche spirituale, e in gioco non vi sono solo i corpi e i beni materiali e la Patria ma l'anima, vuol dire che in gioco vi è ben più di una conquista territoriale o della difesa della libertà: vi è la sopravvivenza dell'essere umano come creatura di Dio e la sconfitta di quella volontà transumana di ridurlo a schiavo senza libero arbitrio. Non più creatura ad immagine e somiglianza di Dio ma macchina inquinante da sostituire con modelli artificiali più "sostenibili".


sabato 28 settembre 2024

I VELAMI STRANI DI ANTIPAPA GIORGIO MARIO

 

Sono tra i primi firmatari di una nuova petizione lanciata da Andrea Cionci e dal suo pool legale, riguardante le modifiche al rituale di sepoltura dei pontefici, già annunciate da Francesco nel libro intervista "El sucesor" del suo biografo Javier Martinez-Brocal. Le nuove modalità di svolgimento dei funerali dei papi - o dovremmo piuttosto dire antipapi, già entrate in vigore dal mese di aprile 2024, riguarderanno per primi, speriamo il più tardi possibile, proprio quelli di Francesco. 

In breve, in quella sfortunata occasione, il presunto papa presuntamente morto non verrebbe più esposto per tre giorni all'omaggio pubblico dei fedeli ma subito velato in volto e, dopo un'unica veglia alla presenza dei suoi più stretti collaboratori ed autorità pontificie, sarà sigillato nella bara e tumulato nel luogo da lui prescelto, ovvero la Basilica di Santa Maria Maggiore. Nella sua biografia Francesco dichiarava di voler abbreviare le esequie per adeguarsi alla normalità e sobrietà dei funerali dei semplici fedeli.

Vi rimando al mio ultimo video con Andrea Cionci sull'Orizzonte degli Eventi dove dal minuto 51:40 vengono da lui descritti in dettaglio tutti i cambiamenti apportati alle esequie pontificie, tra l'altro inspiegabilmente già note allo scrittore inglese Robert Harris il quale, nel 2016, aveva dato alle stampe un romanzo "alla Dan Brown", intitolato "Conclave" che descriveva, antipapale antipapale, proprio il rituale ora imposto da Bergoglio. Romanzo che a breve arriverà come film sui nostri schermi. 

Nella motivazione della petizione "SULLA TRASPARENZA DELLE NUOVE ESEQUIE PONTIFICIE", raggiungibile a questo link e che vi invito caldamente a sottoscrivere per aggiungere la vostra alle già oltre 3000 firme raccolte in pochissimi giorni, sono spiegate le ragioni che l'hanno invocata e che riguardano espressamente il pericolo di mancanza della necessaria trasparenza riguardo all'effettiva constatazione della morte del pontefice. Questo perché, giova ricordarlo, un papa legittimo può essere eletto unicamente a seguito della morte accertata del predecessore o della sua valida abdicazione.
L'esposizione della salma, opportunamente trattata per la conservazione per i tre giorni successivi alla morte, serviva appunto tradizionalmente a dare la conferma al popolo della Chiesa che il Pontefice era morto, "vere papa mortuus est", e la sede era quindi vacante.

Dico la verità, pensavo che, per adeguarsi davvero alla tendenza attuale delle onoranze funebri dei fedeli, che consistono nello sbarazzarsi il più presto possibile dei propri defunti, con a malapena una benedizione e con la minima spesa, el predecesor Bergoglio decidesse di farsi cremare e far disperdere le sue ceneri al vento. Oppure, in una versione più ricercata e da grande leader del nuovo ordine mondiale gnostico, di farsi imbalsamare secondo il rito egizio. Magari per farsi esporre in un bel mausoleo a forma di ziqqurat nella piazza principale di Astana, città anagrammaticamente interessante, oppure all'interno nel nuovo terzo tempio di Gerusalemme. Ma forse tale onore spetterebbe invero al suo sucesor annunciato, Giovanni XXIV.

Se volete scongiurare questo scenario e far sì che la Chiesa ritorni ad essere quella di Cristo cosa che eviterebbe la sua fine e quella del mondo che conosciamo, firmate la petizione "SULLA TRASPARENZA DELLE NUOVE ESEQUIE PONTIFICIE" e, se non lo avete ancora fatto, firmate anche l'altra petizione
sul "RICONOSCIMENTO DELLA SEDE IMPEDITA DI BENEDETTO XVI E CONVOCAZIONE DEL CONCLAVE", confermando le vostre firme tramite l'email che riceverete dal sito Petizioni,com .

Grazie.


sabato 14 settembre 2024

IL VAIOLO DELLE TRE SCIMMIETTE

 


Jorge Mario Bergoglio, in volo di ritorno dal suo viaggio in Oriente all'insegna dell'eterno amore apocatastatico, ha parlato di elezioni americane, della condanna dell'astensionismo perché si deve comunque andare a votare il male minore; del dovere di accogliere i migranti perché "la migrazione è un diritto che già nelle Sacre Scritture e nell'Antico Testamento c'era", e che il popolo di Israele deve custodire "l'orfano, la vedova e lo straniero". Soprattutto il figlio della vedova, come sappiamo. 
Un politico giustamente parla di politica, ma siccome Bergoglio sa che deve comunque imbambolare coloro che vedendolo vestito di bianco lo scambiano per il Papa, per la serie "dicci qualcosa di cattolico" ha condannato l'aborto come "assassinio di un essere umano". 
Attenzione però, non in quanto atto di suprema offesa a Dio che ci ha donato la vita non certo per toglierla all'essere più indifeso, ma perché: "Lo dice la Scienza: fin dal mese del concepimento ci sono tutti gli organi di un essere umano. Tutti". 
E comunque secondo lui l'aborto come peccato deve essere posto sullo stesso piano di gravità del respingimento dei migranti. Insomma, la dottrina cattolica tagliata con l'accetta e rifinita con la motosega.

Mi rendo conto che è esercizio inutile stupirsi ancora per questo pluriball teologico del Grande Imballatore di un papato vuoto e nullo perché mai esistito. Con Bergoglio abbiamo visto aggiungersi un ulteriore significato all'esercizio del ministerium (che lui ha usurpato): lui fa il papa ma nel senso che lo impersona, ne interpreta il personaggio sul palcoscenico della società dello spettacolo.  
Uno spettacolo che ormai ha bisogno di teatri assai periferici, diciamo in capo al mondo come Timor Est, per riempire le platee.

Dovrebbe essere evidente chi sia questa sorta di madame Blavatsky in viaggio in Oriente che pronuncia di fronte ai giovani un'invocazione a taglia unica ad una religione unica, a un Dio unico, tanto Dio è todos per uno e uno per todos. Uno che non sancisce il primato di Cristo come unico Salvatore e non si fa il segno della croce; che inaugura il tunnel dell'amore che collega la moschea alla cattedrale non come atto di dialogo interreligioso (che è altra cosa e perfettamente lecita e doverosa) ma di annullamento del cristianesimo nel segno della fluidità spirituale new age in nome del Dio unico che, a questo punto - che ne sappiamo - potrebbe anche essere Lucifero.  
La verità che ormai muove le viscere della terra è che costui impersona il papa ma non lo è e non lo è mai stato. E' qualcosa di altro, di esterno. E' realtà aumentata, cinematografica sospensione della credulità. Anzi, siamo in una di quelle serie Netflix dove Olaf è nero e si pretende che sia un re vichingo. Solo che gli spettatori, al decimo re europeo interpretato da attori cromaticamente improbabili, almeno disdicono l'abbonamento. I cattolici no, anzi aggiungono anche il pacchetto premium.   

Se il cane è il miglior amico dell'uomo e il diamante quello della donna, il migliore amico dell'antipapa è il cattolico tradizionalista. Le tre scimmiette famose della favola - ma qui per nulla sagge - sono il simbolo dell'ultima retroguardia del papa nullo e in tutto questo zelo immobilistico ed elogio dell'impotenza Bergoglio non sta facendo nulla, sia chiaro, fanno tutto da soli mentre lui si intrattiene con la sua amata Salus Populi Romani. 
Che l'antipapato di Bergoglio sia - a quasi due anni di mancanza fisica del katéchon - una tragedia apocalittica anche a prescindere dal suo personaggio, tutto sommato a fine corsa, è sempre più evidente tranne che alle tre scimmiette vaiolose che non vedono, non sentono e non parlano ma lo tengono in vita ostinatamente con continue trasfusioni di legittimazione. E questo mentre nel letto accanto la Chiesa di Cristo viene lasciata ad acquasantina e vigile attesa perché: "Non si può far nulla per salvarla". Ricorda niente?
Il corpo mistico di Cristo, che gli gnostici suoi nemici nel loro delirio si illudono di poter sconfiggere e terminare, deve avere per giunta la memoria cancellata, resettata come in quegli esecrabili esperimenti di psicologia sociale che volevano ridurre la memoria del soggetto ad una tabula rasa per creare l'uomo nuovo perfettamente riprogrammabile.
Anche questo è Grande Reset ma i primati l'avranno capito, tenendo gli occhi e gli orecchi chiusi? Mi sa di no.  Infatti c'è un'anomalia, due scimmiette non sentono e non vedono ma la terza parla, eccome.

Queste prefiche ed accabadoras non si limitano a non vedere, sentire e denunciare il Male ma lo proiettano sul passato e sulle vittime del Male. Che vi sia fetore di combine e sospetto di partita di ritorno venduta è ormai più di un sospetto perché i fuochi di segnalazione sono stati accesi in tutta Viganopoli ed è stata proclamata la guerra ai papi del recente passato, in piena aderenza con la cancel culture, la cultura della cancellazione. 
La campagna da vera operazione psicologica (all'insegna della "character assassination" o distruzione della reputazione) contro gli ultimi papi veri e legittimi è il marchio verde di Giuda,  con il quale ci si illude di poter entrare al ristorante del nuovo conclave ma concedendo in cambio niente di meno che l'anima. Non riconoscendo che la Chiesa di Cristo è stata usurpata si rimane comunque fuori dalla grazia.
Perché se c'è un fatto (Bergoglio non è mai stato papa) che è spiegabile con poche pennellate di logica, ha senso perder tempo con i tessitori degli arazzi di sei metri per tre che rappresentano il nulla e che di notte essi disfano per tirarla per le lunghe? Oppure disquisire con i volonterosi ingravidatori di formiche, o i monelli che giocano incautamente con le sostanze pericolose della scatola del "Piccolo Eretico" che hanno ricevuto in dono da Babbo Natale? O infine ricevere lezioni di catechismo dai muoiasansonisti che, a margine delle invalide e nulle bergogliate orientali di Bergoglio, scrivono sconsolati: "A questo punto viene da chiedersi: e il papato stesso? Che senso ha?" Papale papale, Valli, che c'entra l'antipapa filognostico con il papato?

Quanta cecità intellettuale bisogna aver accettato di autoinfliggersi per non vedere la differenza macroscopica tra le citazioni di Bergoglio che ho riportato all'inizio e Papa Benedetto XVI che aveva ribadito con forza che: "Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra”? Per non parlare dell'aborto definito sempre da Benedetto XVI "il potere spirituale dell'Anticristo"?
Senza il recupero del rispetto per i veri papi legittimi e la volontà di cacciare ogni impostore e usurpatore di oggi e di domani dalla Chiesa, siete solo la folla che sputa, irride e impreca sul Cristo insanguinato che sta portando la Croce verso il Golgota. 

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