giovedì 31 ottobre 2024

I PREDATORI DELL'ERESIARCA PERDUTO. CON UN CORDIALE SALUTO ALLE TRICOTEUSES

E' stato un mese di ottobre decisamente interessante e movimentato per la magna quaestio, e la sensazione è che l'icona prediletta di Bergoglio abbia deciso di sciogliere un bel po' di nodi importanti. Persino qualcuno di troppo, perché non si è solo dato fuoco ai foglietti con le intenzioni, sono proprio partiti i missili a testata nucleare. 

La declaratio di Papa Benedetto continua ad offrire sempre nuovi e rivelatori spunti interpretativi in termini di denuncia ad orologeria della sede impedita, come se ogni elemento di questo mirabile congegno fosse destinato a far maturare nel tempo in chi si fosse posto in ascolto sempre più profondi livelli di coscienza e consapevolezza del misfatto (commissum) compiuto. L'ultima acquisizione infatti è la scoperta della sostituzione della parola "commisso" presente nel testo scritto e successivamente pubblicato della dichiarazione con il "commissum" effettivamente pronunciato dal Pontefice l'11 febbraio 2013 in Concistoro. Una sorprendente interpretazione della traduzione e del significato di quello che ai tempi fu notato solo come mero "errore" di latino è stata appena pubblicata da Andrea Cionci, al quale vi rimando. Naturalmente non si è fatta attendere la reazione degli intellettuali cattolici, che fanno finta di non seguire la questione ma non se ne perdono una puntata.

Da un lato abbiamo quindi la magnificenza del pensiero dell'ultimo papa legittimo il quale continua a spargere reagente logico sull'ottusangolosfera, e dall'altra lo spettacolo di arte varia dei farisaici detrattori di un papa "traditore, sicuramente ora all'Inferno perché ha mentito"; gente i cui freni inibitori stanno saltando come il tappo di uno spumante troppo gasato perché di infima qualità. Essi si esibiscono infatti in un happening dell'ostinazione all'interno del festival della temerarietà dove si passa con disinvoltura dalla maledizione stile fattucchiera agli avvertimenti vagamente da bassifondi stile "bello il nuovo negozio, attenti, sarebbe un peccato se andasse a fuoco". Tra cattointellò e sacerdoti in versione difesa a marcatura stretta dell'antipapato di Bergoglio, si è messo in scena il Teatro della crudeltà. Qualcuno è perfino arrivato a dire, pur di negare l'evidenza dell'erba che è verde, che i preti che non riconoscono Bergoglio come papa legittimo sviano i fedeli in un modo tale che è "più grave che sodomizzare i chierichetti". 

Mi sorge un dubbio, tra parentesi. I meschini non saranno mica rappresentati dai pupazzetti compagnucci di Luce, la mascotte del Giubileo, pellegrina nel fango sulla via della mano sinistra con in pugno la ypsilon pitagorica? E con il simbolino notoriamente pedo dell'orsacchiotto che spunta dalla tasca di Cappuccetto verde? Il Giubileo 2025 non è più dedicato alla salvezza delle anime ma dell'Anime?

I sacerdoti ai quali si riferiva l'immondo ed irricevibile paragone erano quelli che si sono offerti liberamente al tribunale dell'inquisizione del pornoteologo pur di restare fedeli a papa Benedetto, come don Fernando Maria Cornet e padre Giorgio Maria Faré, ai quali va la mia eterna gratitudine e solidarietà.

E qui, lo dico con dolore, tra i sacerdoti che pur riconoscono l'antipapato di Francesco non ho sentito esprimere alcuna aperta e fraterna vicinanza ai confratelli, né riconoscenza ed ammirazione del loro coraggio. Al contrario vi sono stati momenti francamente imbarazzanti dove sullo stimato teologo ha prevalso il mr. Hyde del prescelto dalle profezie, assolutamente intollerante alla mancanza di attenzione, attribuita addirittura ad "un'opera del Diavolo". 

Sembra proprio che il siero della verità che papa Benedetto sta vaporizzando sul mondo cattolico con la rivelazione della sua vicenda pontificale sia in grado di farci confessare la nostra natura e le nostre intenzioni alimentate dalle emozioni più primitive, irrazionali e pungolate dall'orgoglio, e che questa "Cura Benedetto" sia necessaria affinché, dopo aver spurgato tutto il peggio di sé, il suo popolo venga ricondotto al Logos.

Pensiamo alla ricomparsa nel mondo senza freni dei commenti sui social delle tricoteuses. Sapete, quelle donne che durante il Terrore occupavano i posti a sedere di fronte al palco della ghigliottina e passavano il tempo sferruzzando in attesa di godersi la caduta delle nobili teste. Quello stesso gusto del "dalli all'infame" e della (il)logica di branco da folla inferocita si è trasferito sui piazzali virtuali traducendosi in un fanatismo fatto di mormorazione e giudizi temerari da comari che non ha nulla né di spirituale né tantomeno di cristiano. 

Questo è solo uno dei segni che denotano non solo il senso di smarrimento dei fedeli, ormai esposti al germe gnostico della sfiducia in Cristo, alla convinzione che Egli ci abbia abbandonato in balìa della "Chiesa di Satana", ma il loro disperato bisogno di ritornare ad avere come un tempo un'unica guida spirituale. Un punto di riferimento che non può essere incarnato da altri che da un nuovo, legittimo ed autorevole Papa, come unico Vicario di Cristo. 


venerdì 11 ottobre 2024

La carica silenziosa di Papa Benedetto



Lo sentite? Papa Benedetto sta suonando la carica del suo esercito. Lo ha fatto molte volte in questi undici anni ma sempre facendo vibrare frequenze percepibili solo da orecchi assoluti e soprattutto comunicando con il silenzio, più che con la voce. Benedetto ha gridato in silenzio per anni, ha trasmesso come una radio di libertà il canto della Parola per tutti coloro che lo avessero potuto e voluto ascoltare. Ed è bastato sintonizzarsi sulle onde delle sue mirabili armonie per percepirne tutta la magnificenza degli accordi e la ricchezza delle armoniche.
I suoi silenzi diventavano tanto più eloquenti quanto più l'Apostasia si manifestava in maniera eretica ed oscenamente becera, e ora che Benedetto non c'è più la sua silenziosa ma indefettibile testimonianza esce dall'ambito delle basse frequenze quasi impercettibili per diventare suono di campane a distesa.

Riconoscere la grandezza, la perfezione matematica e bachiana delle armonie canonistiche e teologiche di Joseph Ratzinger non è quella mera papolatria di cui i nostri amici a due zampe nonché suoi ostinati detrattori accusano chi orgogliosamente conserva con affetto e deferenza filiale la memoria dell'adamantino senso del Cristianesimo di Papa Benedetto XVI. Colui che si definì sempre "un umile lavoratore nella vigna del Signore" ma che un giorno dovrà essere riconosciuto come il più grande stratega dell'esercito di Cristo Re e suo unico generale. Lo stratega che ha forgiato i silenzi, le pause, i non detti, i suggeriti e ogni sfumatura del Logos fino a farne lo sfolgorante acciaio della spada che sconfiggerà il Male, come ci fu annunciato con il "le porte degli Inferi non prevarranno".

Lentamente ma inesorabilmente Benedetto XVI, sempre ispirato da quel munus che mai avrebbe ceduto, tantomeno a chi mai sarebbe stato scelto da Cristo come suo vicario, ha forgiato anche il suo esercito, pronto per la guerra escatologica che era annunciata dalle scritture e dalle profezie. Ricordate cosa disse, rispondendo alla domanda se avesse potuto essere lui stesso l'ultimo papa secondo Malachia: "Tutto può essere." Ciò ci rammenta che nessuno di noi può condizionare la battaglia escatologica, nemmeno il Papa, se non rimettendosi al volere e al disegno di Dio. 

Benedetto accettò umilmente di comandare questo esercito e noi che desideriamo farne parte o ne siamo stati arruolati, dobbiamo obbedire solo a lui. Il nostro generale è Papa Benedetto. Si obbedisce a papa Benedetto, a cominciare dai soldati semplici, su su fino agli ufficiali che hanno il compito di fungere da esempio di onore, di servire con autorevolezza e mai autoritarismo e di trasmettere disciplina a chi a volte, lasciandosi prendere dal panico, dall'intemperanza, dalla tracotanza o dall'impazienza, invadendo il campo altrui o disturbando le trasmissioni radio rischia, offrendo il fianco al nemico, di compromettere le sorti della battaglia. 

E' bene altresì ricordare che se quello di Benedetto è un esercito vero, quello di Bergoglio anche se sembra invincibile, sta giocando una partita di softair dove le pallottole sono di plastica, le armi finte, e le divise porporate dei suoi soldati sono di puro terital. Partita alla quale partecipa anche la Legione Straniera dei tradizionalisti con il calendario fermo al 1958 e la pericolosa tendenza all'indulgere al fuoco amico. 

E' una guerra combattuta sul fronte di molte diverse battaglie, ognuna delle quali richiede competenze diverse dove ognuno ha un compito specifico e che si combatte con le armi del Logos. 

C'è una battaglia legale contro l'anomia, per vincere la quale occorre lasciare parlare e fare gli uomini di legge. C'è una battaglia politica, poiché la questione dell'usurpazione della Chiesa è anche un fatto geopolitico e un crimine e costituisce  responsabilità di chi ha lasciato fare, di chi ha sempre saputo ma ha taciuto per convenienza, quieto vivere, vigliaccheria o paura, o tutte queste cose assieme. 

Questa è una guerra e in guerra non è possibile pareggiare, ma soltanto vincere, perché un popolo che perde una guerra ne paga le conseguenze per i decenni, se non i secoli, successivi. Se la guerra, come in questo caso, è anche spirituale, e in gioco non vi sono solo i corpi e i beni materiali e la Patria ma l'anima, vuol dire che in gioco vi è ben più di una conquista territoriale o della difesa della libertà: vi è la sopravvivenza dell'essere umano come creatura di Dio e la sconfitta di quella volontà transumana di ridurlo a schiavo senza libero arbitrio. Non più creatura ad immagine e somiglianza di Dio ma macchina inquinante da sostituire con modelli artificiali più "sostenibili".


sabato 28 settembre 2024

I VELAMI STRANI DI ANTIPAPA GIORGIO MARIO

 

Sono tra i primi firmatari di una nuova petizione lanciata da Andrea Cionci e dal suo pool legale, riguardante le modifiche al rituale di sepoltura dei pontefici, già annunciate da Francesco nel libro intervista "El sucesor" del suo biografo Javier Martinez-Brocal. Le nuove modalità di svolgimento dei funerali dei papi - o dovremmo piuttosto dire antipapi, già entrate in vigore dal mese di aprile 2024, riguarderanno per primi, speriamo il più tardi possibile, proprio quelli di Francesco. 

In breve, in quella sfortunata occasione, il presunto papa presuntamente morto non verrebbe più esposto per tre giorni all'omaggio pubblico dei fedeli ma subito velato in volto e, dopo un'unica veglia alla presenza dei suoi più stretti collaboratori ed autorità pontificie, sarà sigillato nella bara e tumulato nel luogo da lui prescelto, ovvero la Basilica di Santa Maria Maggiore. Nella sua biografia Francesco dichiarava di voler abbreviare le esequie per adeguarsi alla normalità e sobrietà dei funerali dei semplici fedeli.

Vi rimando al mio ultimo video con Andrea Cionci sull'Orizzonte degli Eventi dove dal minuto 51:40 vengono da lui descritti in dettaglio tutti i cambiamenti apportati alle esequie pontificie, tra l'altro inspiegabilmente già note allo scrittore inglese Robert Harris il quale, nel 2016, aveva dato alle stampe un romanzo "alla Dan Brown", intitolato "Conclave" che descriveva, antipapale antipapale, proprio il rituale ora imposto da Bergoglio. Romanzo che a breve arriverà come film sui nostri schermi. 

Nella motivazione della petizione "SULLA TRASPARENZA DELLE NUOVE ESEQUIE PONTIFICIE", raggiungibile a questo link e che vi invito caldamente a sottoscrivere per aggiungere la vostra alle già oltre 3000 firme raccolte in pochissimi giorni, sono spiegate le ragioni che l'hanno invocata e che riguardano espressamente il pericolo di mancanza della necessaria trasparenza riguardo all'effettiva constatazione della morte del pontefice. Questo perché, giova ricordarlo, un papa legittimo può essere eletto unicamente a seguito della morte accertata del predecessore o della sua valida abdicazione.
L'esposizione della salma, opportunamente trattata per la conservazione per i tre giorni successivi alla morte, serviva appunto tradizionalmente a dare la conferma al popolo della Chiesa che il Pontefice era morto, "vere papa mortuus est", e la sede era quindi vacante.

Dico la verità, pensavo che, per adeguarsi davvero alla tendenza attuale delle onoranze funebri dei fedeli, che consistono nello sbarazzarsi il più presto possibile dei propri defunti, con a malapena una benedizione e con la minima spesa, el predecesor Bergoglio decidesse di farsi cremare e far disperdere le sue ceneri al vento. Oppure, in una versione più ricercata e da grande leader del nuovo ordine mondiale gnostico, di farsi imbalsamare secondo il rito egizio. Magari per farsi esporre in un bel mausoleo a forma di ziqqurat nella piazza principale di Astana, città anagrammaticamente interessante, oppure all'interno nel nuovo terzo tempio di Gerusalemme. Ma forse tale onore spetterebbe invero al suo sucesor annunciato, Giovanni XXIV.

Se volete scongiurare questo scenario e far sì che la Chiesa ritorni ad essere quella di Cristo cosa che eviterebbe la sua fine e quella del mondo che conosciamo, firmate la petizione "SULLA TRASPARENZA DELLE NUOVE ESEQUIE PONTIFICIE" e, se non lo avete ancora fatto, firmate anche l'altra petizione
sul "RICONOSCIMENTO DELLA SEDE IMPEDITA DI BENEDETTO XVI E CONVOCAZIONE DEL CONCLAVE", confermando le vostre firme tramite l'email che riceverete dal sito Petizioni,com .

Grazie.


sabato 14 settembre 2024

IL VAIOLO DELLE TRE SCIMMIETTE

 


Jorge Mario Bergoglio, in volo di ritorno dal suo viaggio in Oriente all'insegna dell'eterno amore apocatastatico, ha parlato di elezioni americane, della condanna dell'astensionismo perché si deve comunque andare a votare il male minore; del dovere di accogliere i migranti perché "la migrazione è un diritto che già nelle Sacre Scritture e nell'Antico Testamento c'era", e che il popolo di Israele deve custodire "l'orfano, la vedova e lo straniero". Soprattutto il figlio della vedova, come sappiamo. 
Un politico giustamente parla di politica, ma siccome Bergoglio sa che deve comunque imbambolare coloro che vedendolo vestito di bianco lo scambiano per il Papa, per la serie "dicci qualcosa di cattolico" ha condannato l'aborto come "assassinio di un essere umano". 
Attenzione però, non in quanto atto di suprema offesa a Dio che ci ha donato la vita non certo per toglierla all'essere più indifeso, ma perché: "Lo dice la Scienza: fin dal mese del concepimento ci sono tutti gli organi di un essere umano. Tutti". 
E comunque secondo lui l'aborto come peccato deve essere posto sullo stesso piano di gravità del respingimento dei migranti. Insomma, la dottrina cattolica tagliata con l'accetta e rifinita con la motosega.

Mi rendo conto che è esercizio inutile stupirsi ancora per questo pluriball teologico del Grande Imballatore di un papato vuoto e nullo perché mai esistito. Con Bergoglio abbiamo visto aggiungersi un ulteriore significato all'esercizio del ministerium (che lui ha usurpato): lui fa il papa ma nel senso che lo impersona, ne interpreta il personaggio sul palcoscenico della società dello spettacolo.  
Uno spettacolo che ormai ha bisogno di teatri assai periferici, diciamo in capo al mondo come Timor Est, per riempire le platee.

Dovrebbe essere evidente chi sia questa sorta di madame Blavatsky in viaggio in Oriente che pronuncia di fronte ai giovani un'invocazione a taglia unica ad una religione unica, a un Dio unico, tanto Dio è todos per uno e uno per todos. Uno che non sancisce il primato di Cristo come unico Salvatore e non si fa il segno della croce; che inaugura il tunnel dell'amore che collega la moschea alla cattedrale non come atto di dialogo interreligioso (che è altra cosa e perfettamente lecita e doverosa) ma di annullamento del cristianesimo nel segno della fluidità spirituale new age in nome del Dio unico che, a questo punto - che ne sappiamo - potrebbe anche essere Lucifero.  
La verità che ormai muove le viscere della terra è che costui impersona il papa ma non lo è e non lo è mai stato. E' qualcosa di altro, di esterno. E' realtà aumentata, cinematografica sospensione della credulità. Anzi, siamo in una di quelle serie Netflix dove Olaf è nero e si pretende che sia un re vichingo. Solo che gli spettatori, al decimo re europeo interpretato da attori cromaticamente improbabili, almeno disdicono l'abbonamento. I cattolici no, anzi aggiungono anche il pacchetto premium.   

Se il cane è il miglior amico dell'uomo e il diamante quello della donna, il migliore amico dell'antipapa è il cattolico tradizionalista. Le tre scimmiette famose della favola - ma qui per nulla sagge - sono il simbolo dell'ultima retroguardia del papa nullo e in tutto questo zelo immobilistico ed elogio dell'impotenza Bergoglio non sta facendo nulla, sia chiaro, fanno tutto da soli mentre lui si intrattiene con la sua amata Salus Populi Romani. 
Che l'antipapato di Bergoglio sia - a quasi due anni di mancanza fisica del katéchon - una tragedia apocalittica anche a prescindere dal suo personaggio, tutto sommato a fine corsa, è sempre più evidente tranne che alle tre scimmiette vaiolose che non vedono, non sentono e non parlano ma lo tengono in vita ostinatamente con continue trasfusioni di legittimazione. E questo mentre nel letto accanto la Chiesa di Cristo viene lasciata ad acquasantina e vigile attesa perché: "Non si può far nulla per salvarla". Ricorda niente?
Il corpo mistico di Cristo, che gli gnostici suoi nemici nel loro delirio si illudono di poter sconfiggere e terminare, deve avere per giunta la memoria cancellata, resettata come in quegli esecrabili esperimenti di psicologia sociale che volevano ridurre la memoria del soggetto ad una tabula rasa per creare l'uomo nuovo perfettamente riprogrammabile.
Anche questo è Grande Reset ma i primati l'avranno capito, tenendo gli occhi e gli orecchi chiusi? Mi sa di no.  Infatti c'è un'anomalia, due scimmiette non sentono e non vedono ma la terza parla, eccome.

Queste prefiche ed accabadoras non si limitano a non vedere, sentire e denunciare il Male ma lo proiettano sul passato e sulle vittime del Male. Che vi sia fetore di combine e sospetto di partita di ritorno venduta è ormai più di un sospetto perché i fuochi di segnalazione sono stati accesi in tutta Viganopoli ed è stata proclamata la guerra ai papi del recente passato, in piena aderenza con la cancel culture, la cultura della cancellazione. 
La campagna da vera operazione psicologica (all'insegna della "character assassination" o distruzione della reputazione) contro gli ultimi papi veri e legittimi è il marchio verde di Giuda,  con il quale ci si illude di poter entrare al ristorante del nuovo conclave ma concedendo in cambio niente di meno che l'anima. Non riconoscendo che la Chiesa di Cristo è stata usurpata si rimane comunque fuori dalla grazia.
Perché se c'è un fatto (Bergoglio non è mai stato papa) che è spiegabile con poche pennellate di logica, ha senso perder tempo con i tessitori degli arazzi di sei metri per tre che rappresentano il nulla e che di notte essi disfano per tirarla per le lunghe? Oppure disquisire con i volonterosi ingravidatori di formiche, o i monelli che giocano incautamente con le sostanze pericolose della scatola del "Piccolo Eretico" che hanno ricevuto in dono da Babbo Natale? O infine ricevere lezioni di catechismo dai muoiasansonisti che, a margine delle invalide e nulle bergogliate orientali di Bergoglio, scrivono sconsolati: "A questo punto viene da chiedersi: e il papato stesso? Che senso ha?" Papale papale, Valli, che c'entra l'antipapa filognostico con il papato?

Quanta cecità intellettuale bisogna aver accettato di autoinfliggersi per non vedere la differenza macroscopica tra le citazioni di Bergoglio che ho riportato all'inizio e Papa Benedetto XVI che aveva ribadito con forza che: "Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra”? Per non parlare dell'aborto definito sempre da Benedetto XVI "il potere spirituale dell'Anticristo"?
Senza il recupero del rispetto per i veri papi legittimi e la volontà di cacciare ogni impostore e usurpatore di oggi e di domani dalla Chiesa, siete solo la folla che sputa, irride e impreca sul Cristo insanguinato che sta portando la Croce verso il Golgota. 

sabato 31 agosto 2024

RICEVO DA DAN BROWN E VOLENTIERI PUBBLICO






La stolida ripetitività degli slogan dello Stige della propaganda orwelliana nel quale siamo immersi cercando ogni giorno di non dover bere il suo veleno, deve essere rigettata senza pietà. Devono essere sbeffeggiati soprattutto coloro che invece ne trangugiano a boccali, convincendosi che sia acqua di sorgente, perché vogliono ingraziarsi il Potere. E' come se dicessero: "Vedi, siamo dalla tua parte, siamo innocui, trovaci uno strapuntino nell'arca, quando sarà il momento. Non sporchiamo e mangiamo pochissimo. Stiamo lì, buoni buoni, non ci sentirai nemmeno."  
Ecco quindi un divertissement per l'amico Andrea sulla questione "Dan Brown", ma anche una satira contro quei volonterosi antipapalini che praticando l'inerzia attiva stanno agevolando il Precursore e preparano il doppio antipapato turbomodernista.  
"Stefa', l'hai voluto tu."


                                                                                                                          Rye, NH      31 agosto 2024

Egregio Mr. Cionci,

lei si starà domandando il perché di questa mia lettera ma quando avrà terminato di leggerla capirà perché ho sentito il bisogno di contattarla per esprimerle tutta la mia più sincera riconoscenza.

Grazie a lei ho potuto infatti capire da dove provenisse, e finalmente liberarmene, quel fastidioso acufene che mi tormentava da almeno tre anni o forse più, causandomi le pene dell’Inferno di Dante - mi scusi se mi autocito, ma sa, ogni royalty lasciata è persa.

Accenno brevemente all’antefatto per non annoiarla. Da parecchio tempo, le dicevo, ogni mattina mi svegliavo con il fischio di un treno in corsa che mi urlava all’orecchio il mio nome. Questo fenomeno si ripeteva molte volte al giorno e la cosa divenne sempre più insopportabile perché non sentivo più solo il mio nome ma un coro di tante voci piuttosto sguaiate che, oltre a chiamarmi “Daaan! DaanBrown!!”, irridevano i miei libri definendoli “romanzetti”.

Oltre al tormento dell’acufene, iniziai anche ad avere un sogno ricorrente, un incubo piuttosto angoscioso. Ero nell’aula di un tribunale che sembrava quello dell’Inquisizione e c’erano queste figure incappucciate di bianco con delle grandi spade rosse ricamate sul petto che stavano giudicando qualcuno che non riuscivo mai a vedere in volto ma che era accusato di eresia e ingombedenza – non so che significhi, non parlo italiano - mentre io non capivo perché fossi lì come testimone dell’accusa. Il sogno finiva sempre con questo giudice – si chiamava Matteo, o Maffei, non ricordo bene, che intimava all’imputato di confessare di aver scritto “un romanzetto alla Dan Brown” - cosa che mi irritava parecchio, devo dire - e un altro identico all’inquisitore del “Nome della Rosa” del vostro Umberto Eco che, indicandomi, mi gridava in faccia, pieno di rabbia, che se io avevo scritto i miei libri era colpa del concilio, quindi dovevo essere condannato anch’io assieme all’altro imputato. La sentenza di condanna era sempre pronunciata da due eminenze, una vestita di bianco e l’altra di rosso, che tutti riverivano e che chiamavano rispettivamente antipapa e papa ombra, dei quali sembravano avere un sincero terrore. Per fortuna, mentre iniziavano ad accendere la pira per me e quell’altro, riuscivo finalmente a svegliarmi.

Cominciai a credere di aver evocato qualche entità a furia di scrivere di misteri e, diciamolo, di frequentare certi ambientini. Che diamine, pensavo, non sono mica il mio amico Stephen King che sguazza tra clown assassini, hotel infestati e ragazzine possedute; io scrivo di cose serie, di simbologia, di trame sofisticate, ho venduto 200 milioni di copie, mica si scherza.

Orbene, il mio tormento è improvvisamente cessato quando Mary, una mia collaboratrice di origini italiane e avida lettrice dei giornali del suo paese, nonché devota cattolica, un giorno mi fa:

“Mr. Brown, ha letto di questo scrittore italiano che copia i suoi libri? Guardi qui. In questo articolo di un giornale cattolico si parla di una strana storia, di un complotto ai danni di Benedetto XVI, del papa emerito che parlava con un codice criptato e di un giornalista che scopre che papa Francesco non è papa perché riesce a decifrare il codice del vero papa. Lo sa come si intitola il libro di cui parlano? “Codice Ratzinger”.

Perbacco, pensai, allora è vero, come si dice, che quando ti fischiano le orecchie è perché stanno parlando di te. Pensai anche che l’idea del complotto papale non era affatto male ma che se qualcuno mi stava copiando avrei fatto valere i miei diritti. Contattai lo studio Benson, Milton & Morgenstern di New York pregustando una bella causa per violazione di copyright ma il giorno dopo mi chiama Jack Milton e mi dice: “Dan, non ci sarà alcuna causa. C’è effettivamente un giornalista italiano che ha scritto un libro intitolato “Codice Ratzinger” ma non è un romanzo, è un libro di inchiesta giornalistica, è saggistica. Sembra tutto regolare, parla perfino di diritto canonico e come avvocato l’ho trovato molto interessante. Infatti è un best-seller. Te ne sto mandando una copia. Leggilo e fammi sapere.”

Così grazie ad un incubo ed al fischio di un treno ho letto il tuo libro – permettimi di darti del tu, a questo punto. Devo ammettere che sono un po’ invidioso perché la storia che racconti avrebbe potuto effettivamente fare la sua bella figura in un mio romanzo. Peccato però che sia come dice il mio avvocato, una bella inchiesta giornalistica con un bel congegno logico – che dobbiamo a Ratzinger, che racconta la storia di un’usurpazione papale. Mentre lo leggevo riflettevo che la realtà offre sempre spunti migliori di quelli di qualsiasi fantasia di romanziere.

A questo punto devo farti una confessione. E’ già da un bel po’ che sono in pieno crampo dello scrittore; ho pochi stimoli, pochissime idee e stavo perfino pensando, al diavolo i romanzetti alla me stesso, di darmi alla saggistica, pubblicando uno studio su un bell’argomento serio, un saggio corposo e documentato: scientifico insomma. Magari quel progetto che tengo nel cassetto dai tempi dei miei studi seri di crittografia. Penso che lo scriverò davvero. Te lo dedicherò. così potrai avere la tua vendetta e dire che stavolta “Dan Brown ha scritto un saggio all’Andrea Cionci”.

Capisci quindi da dove derivi la mia riconoscenza nei tuoi confronti. Ah, se hai bisogno di un testimone, fammi un fischio (si fa per dire).

Con i miei più cordiali saluti,

tuo

Dan Brown

P.S. Dottor Cionci, sono Mary, la collaboratrice di Mr. Brown. In realtà lui non riesce ad iniziare il nuovo saggio sulla crittografia e quando si arrabbia dice che è colpa di quelli che, per darle addosso, si sono inventati la storia del “romanzo alla Dan Brown”, e che sta pensando di citare per danni.

Però almeno ha ricominciato a lavorare ed è un bene perché, da quando gli era preso il crampo dello scrittore, non lo si sopportava più, sempre tra i piedi in cucina. Di qui le giunga anche la mia di riconoscenza. Ossequi, Mary.

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