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domenica 2 febbraio 2025
L' ATTACCO DEI FEDEVACANTISTI
martedì 28 gennaio 2025
L'ANFIBOLOGIA DI MOZART
Credo che questa involuzione delle capacità linguistiche, a partire dalla semplice comprensione del testo, si possa imputare alla decennale colonizzazione culturale che ha portato con sé un certo puritanesimo, l'ossessione woke del "mi sento offeso per tutto", un atteggiamento depressivo in generale verso la vita, l'elogio dell'ignoranza di ritorno e una concezione utilitaristica del linguaggio che non deve essere sprecato per cose inutili ed improduttive come la creatività che si esprime anche nella metafora e nelle altre figure retoriche.
Il linguaggio figurato viene infatti utilizzato ogniqualvolta una parola viene usata come metafora, metonimia, sineddoche e antonomasia oppure quando l'intera frase crea un'immagine che, per associazione, rimanda al concetto che vogliamo esprimere ma in modo più vivido, con l'intento di colpire l'attenzione e stimolare l'immaginazione, facendo infine cogliere l'allusione voluta.
La scrittura creativa utilizza da sempre il linguaggio figurato per arricchire di immagini evocative il racconto, avvicinandosi così, nei casi più nobili, alla poesia. Il "si sta come d'autunno sugli alberi le foglie" di Ungaretti, che tra l'altro riprende la tradizione dell'haiku giapponese, forma poetica estremamente sintetica che restituisce un mirabile fermo immagine metaforico della realtà, trasmette il senso della precarietà della condizione del soldato in trincea molto più efficacemente di una sua eventuale più cruda descrizione.
Il linguaggio figurato che potrebbe sembrare una tecnica sopraffina e destinata solo alle forme più alte di letteratura, è in realtà la cifra della cultura popolare dei proverbi e dei modi di dire. Per fare solo un paio di esempi: "La gatta frettolosa fa i gattini ciechi" non parla di felini domestici ma della calma necessaria per conseguire degli obiettivi importanti. "Avere le farfalle nello stomaco" è un'ottima rappresentazione del turbamento anche fisico che si prova quando si è innamorati. Sperando che in tempi di alimentazione non convenzionale non diventi una frase di senso letterale.
Esiste un uso pedagogico del linguaggio figurato che è ad esempio la parabola, un intero racconto basato su analogie e metafore. L'amore di Dio per i suoi figli e la sua misericordia che li accoglierà sempre qualora ritornino a lui con vera fede e ravvedimento è narrata agli apostoli da Cristo con la parabola del "Figliuol prodigo". La parola di Cristo nel Vangelo è tradotta in una forma che si riteneva evidentemente più comprensibile alle genti del tempo ma anche a quelle future, perché la natura umana è propensa a fondere la parola con l'immagine, tanto che la dimensione simbolica del pensiero è non solo la più antica ma anche la più efficace a livello comunicativo, e lo sarà sempre. Gli uomini hanno sempre trovato più facile comunicare tra loro tramite le metafore; nascondendo divinità dietro a forme animali o fantastiche oppure umane ma in forma ideale. Un metalinguaggio primario dal quale tutto discende.
Il 27 gennaio è il compleanno di W. A. Mozart e, a proposito di metafore, mi piace ricordarlo con uno dei momenti che ho sempre gustato di più del film "Amadeus" di Milos Forman, che riprendeva una pièce teatrale di Peter Shaffer incentrata sul rapporto - più metaforico che reale - tra Mozart e il suo contemporaneo Antonio Salieri, visto come antonomasia del conflitto tra genio e mediocrità, tra santità e dannazione.
In questa scena del film, che riproduco qui sotto, Mozart si complimenta con Salieri dopo la rappresentazione dell'opera di quest'ultimo. Salieri gli chiede se gli sia piaciuta la sua opera e Mozart risponde con tre splendide e chiarissime anfibologie:
Mozart - "Non avrei mai creduto che si potesse scrivere musica come questa".
Salieri - "Vuole adularmi?"
Mozart - "No, no...
Nell'udire certi suoni uno può dire solamente: "Salieri".
Temo che un giovane o anche adulto di oggi rischi seriamente di credere invece che Mozart volesse veramente complimentarsi con Salieri lodando la sua opera. E magari, di fronte a qualcuno che volesse spiegargli l'anfibologia contenuta in quel dialogo, ne chiederebbe le fonti, accusando di complottismo chi cogliesse un doppio significato, un ambiguus che per altro si ritrova anche in frasi innocenti come "ho visto mangiare gatti".
Non stupisce quindi che ben altre anfibologie, non frutto della fantasia di un drammaturgo ma reali e di valore storico come quelle utilizzate da Benedetto XVI per "complimentarsi con Bergoglio" o trovandosi in stato di necessità poter solo alludere al proprio impedimento canonico senza dover mentire, non siano comprese o vengano liquidate come pure fantasie con pervicace ostinazione.
Come è avvenuto per l'arte, oramai dispersa nell'assoluta banalità dell'orrido, anche il linguaggio abbandona il figurativo dei geni creativi per una forma di astrattismo che è la celebrazione del nulla senza fine di un mondo destinato alla sterile mediocrità dei mestieranti.
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Il "papa" qui è Francesco, naturalmente. |
martedì 21 gennaio 2025
IL TENENTE COLOMBO INTERVISTA IL BUON PAPA FRANCESCO
Ho ascoltato con grandissima fatica, anzi autentica sofferenza, l'intervista a pelle di leone di Fabio Fatio a papa Francesco; untuosa e scorrevole come l'Omino di burro che si avvicina all'orecchio dei suoi ciuchini sussurrando paroline dolci ma con in più una bella passata di sciolina per non irritare la delicata parte ospite.
Premetto subito che Bergoglio è visibilmente malato, assai gonfio forse da cortisone e questo non è un buon segno per la sua salute. La persona merita quindi il rispetto che è sempre dovuto agli anziani e malati. Così me la prenderò solo con la figura pubblica Francesco e con Fabio, autore di una clamorosa intervista mancata, nel senso che le domande che avrebbe dovuto fare a Bergoglio, in qualità di istituzione, si è ben guardato dal farle.
Va bene che la scusa per l'intervista era l'ultimo volume dei tanti sfornati dalle edizioni Bergoglio, dal titolo "Spera" ("che me la cavo?"), insomma il solito marchettone non si sa se offerto o imposto, ma un po' più di dignità non avrebbe guastato. In questi casi è inutile anche chiedersi se le domande siano state concordate perché la probabilità che giunga una domanda scomoda o scorretta in questi casi è improbabile come la neve il quindici di agosto. Forse con Francesca Fagnani ci sarebbe stato un po' più di pepe ma con Fatio la domanda non si sente proprio, l'anestesia è totale.
Gli altri argomenti trattati nell'intervista sono stati quelli più attesi e scontati. I migranti, Trump il cacciamigranti, ancora i migranti, e perché l'Italia se non fa figli non accoglie i migranti. E poi l'amore per i carcerati, la guerra è sempre brutta, l'imminente ed immanente "giornata della memoria", le donne "che sono più brave degli uomini", per sdoganare le suore filosofe collocate nei dicasteri per "smaschilizzare la Chiesa", addirittura la citazione della von der Leyen alla quale Bergoglio racconta che chiese: "Come fa, signora, con tutti quei figli?" Dimenticando che la povera donna non vive in una favela ma è la presidente della Commissione Europea e percepisce uno stipendio che le permette sicuramente di essere "Ursula, madre e donna" con tanto di maggiordomi, camerieri, cuochi, babysitter e autisti.
E Gesù Cristo, in teoria il Principale, è mai stato nominato? Si, verso la fine e sono riusciti a confutarlo. Sacerdoti e fedeli in ascolto, allacciate le cinture di sicurezza. Fatio cita un passo del Vangelo in cui Cristo afferma che il peccato di bestemmia contro lo Spirito Santo è l'unico che non può essere perdonato e chiede a Bergoglio cosa ne pensi. Un papa qualsiasi preso a caso tra i 265 precedenti, antipapi compresi, avrebbe risposto: "Lo ha detto Nostro Signore, non si discute". Invece Bergoglio finge di pensarci su e poi dice: "No, Dio perdona sempre". Così, in scioltezza. L'ipse dixit c'est moi. Spiace sempre che in queste occasioni Dio non si manifesti con fulmini e tuono, lasciando un mucchietto di cenere fumante in luogo degli apostati.
Hanno allietato il finale dell'incontro tra Omino di Burro Fuso e l'antipapa la barzelletta di Dio che fa da autista al Papa e l'aneddotino su Bergoglio che, dirigendosi verso il balcone, la sera dell'elezione, inciampò rischiando di cadere. "
"A proposito, Santità, non è che sta incespicando un po' troppo spesso ultimamente? E quei lividi... tutto bene a Santa Marta?" "Santità, che mi dice di quel 13 marzo, ha mai avuto dubbi sulla validità della sua elezione? In fondo ne "El sucesor" qualcosa ha ammesso, ci racconti."
"Ah, un ultima cosa, Santo Padre. Pare che lei non celebri messa dall'aprile del 2022. Glielo hanno imposto? Non è una cosa bizzarra e offensiva nei suoi confronti? Se mi permette la sfrontatezza, non si sente come quegli anziani che osservano i cantieri, gli umaréll? Non è che l'hanno sospesa a divinis? Si è poi trovato il suo certificato di diaconato?"
Ma qui, più che Fabio Fatio ci sarebbe voluto il tenente Colombo.