mercoledì 14 maggio 2025

COME USCIRE DALL' INDETERMINAZIONE DI PAPA SCHROEDINGER X (NEL SENSO DELL'INCOGNITA)

 


Giovedì 8 maggio il conclave seguito alla dipartita di Jorge Mario Bergoglio, al quarto scrutinio del secondo giorno ha eletto come suo successore e 267° papa della Chiesa Cattolica il cardinale statunitense Robert Francis Prevost, nome prescelto Leone XIV. Elezione a sorpresa perché il nome del cardinale originario di Chicago non era dato tra i più papabili.
Vista l'immediata accettazione entusiastica di Leone XIV da parte dell'immensa audience servita dai media, vi sono le premesse per un papato di successo che, vista la volubilità e la tendenza allo zapping mentale della folla, entro la prossima settimana avrà già fatto dimenticare quello del buon papa Francesco. 

Fin dalla sua primissima uscita sulla loggia delle benedizioni nel giorno della Madonna di Pompei e di Michele Arcangelo, Leone XIV è apparso come "Il Papa", indossando tutti i paramenti pontificali inclusi lo stolone degli ultimi pontefici e perfino quella mozzetta rossa che Francesco aveva invece evitato (o che gli era stata negata). Ha esordito con "la pace sia con voi" del Cristo risorto, ha recitato l'Ave Maria e impartito la benedizione urbi et orbi finalmente per intero, completando quella mutilata da Bergoglio la scorsa Pasqua. 
Un'immagine che ha dato il senso del "ritorno del Papa", ponendosi in evidentissimo contrasto con quella di Francesco il quale, negli ultimi tempi, era parso incarnare una figura  progressivamente sempre più svuotata ed evanescente, una sorta di papa Stregatto di cui alla fine è rimasto solo il nome, "Franciscus" tristemente inciso su una lapide. Ciò che restava, più che di un Papa, di un Non Papa, o  Antipapa. 
Nel tardo pomeriggio dell'otto maggio insomma sembrava che se Leone Papa+ e Francesco Antipapa- si fossero incontrati in quel momento avrebbero potuto annichilire l'Universo.

Tutto a posto, quindi? I bei tempi della confusione antipapale di Bergoglio e delle pachamame intronizzate sono finiti? 

Non è così semplice affermarlo con certezza perché il fenomeno Leone XIV appare non ancora perfettamente delineato ma in divenire, mutevole perché i segnali che ne provengono sono contrastanti. Il discorso troppo perfetto per essere stato buttato giù nel poco tempo intercorso tra l'elezione e l'uscita sulla loggia. L'omaggio reiterato al suo "predecesor" (però dovuto) e quell'accenno alla sinodalità e alla continuità con Francesco, forse anch'esse dovute ma in grado di risvegliare in noi un trauma ancora troppo recente.

Un Papa vero quindi, espressione della Chiesa che si riappropria della sua massima figura o solo "Il Papa", il quinto arcano maggiore dei tarocchi, o addirittura il "prevosto giudice" del 7° grado del rito scozzese come già rivendicano i figli della Vedova, che della Chiesa vorrebbero dimostrare il persistente stato di occupazione?
Per risolvere il dubbio contano i verbali, non i rogiti pubblicati su YouTube, con tanto di dichiarazione che Leone è successore di Francesco; non contano i pettegolezzi dei cardinali che, in omaggio al "papa matematico" stanno dando letteralmente i numeri su quanti hanno votato, chi e come: qualcosa sulla quale per altro, prima di entrare in conclave, hanno giurato di mantenere il segreto perpetuo e che in teoria dovrebbero essere scomunicati latae sententiae per questo chiacchiericcio. 

Un Papa che potrebbe essere contemporaneamente Papa e Non Papa ci imprigiona nel paradosso quantistico del gatto ma l'indeterminazione può in realtà essere superata facilmente dalla cara vecchia meccanica newtoniana. 

La soluzione forse è troppo semplice e, nonostante sia in bella mostra da anni, raccontata in tutti i modi, per menti sopraffine e per dummies, non la si vuole vedere. 
La questione che pesa come un macigno megalitico su Leone XIV - lo stesso che pesava su Francesco Senza Numero - è una sola ed è la legittimità della sua elezione. Ovvero bisogna vedere se un conclave con l'autorità conferitagli dalla Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis del 1996 e composto secondo i suoi dettami, ovvero solo da cardinali elettori di nomina pre 2013, ha espresso un Papa legittimo, oppure se un conclave dove ha votato anche un solo cardinale elettore di nomina antipapale post 2013 ha solo cambiato il cavallo eleggendo un altro antipapa. 
Non vi è altro modo per uscire dall'indeterminazione. Munus o non munus, Tertium non datur. Non contano le qualità umane di Prevost, conta la prova del possesso del munus, l'ordalia che nei tempi ultimi è destino debba toccare ai romani pontefici. 

Ciò che non è ancora stato capito, e che si esprime nell'assoluta sciocchezza tanto cara ai cattotrad: "Ratzinger ci ha cacciato in un bel casino", è che nella UDG e nel motu proprio "Normas nonnullas" del febbraio 2013, Benedetto XVI ha inserito nel sistema una password non craccabile a doppia autenticazione. La prima parte la inserisce la Costituzione, l'altra lo Spirito Santo, il quale, se viene eletto un antipapa, non si scomoda e l'accesso viene negato. 
Bisogna capire questo punto fondamentale, che rappresenta il congegno perfetto grazie al quale i due Vicari di Cristo Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno messo in sicurezza il principio secondo il quale se giungesse un antipapa o un'intera linea di antipapi, essi sarebbero comunque condannati all'illegittimità in radice. E ovviamente, essendo antipapi, se volessero modificare le regole che li rendono tali, non ne avrebbero l'autorità, non potrebbero ottenere la password per farlo legittimamente. 

La motivazione escatologica di questo congegno di ispirazione divina è che qualsiasi manifestazione anticristica che volesse insediarsi sul trono di Pietro non potrebbe farlo se non mentendo, imbrogliando e falsificando e perciò si renderebbe riconoscibile dall'utilizzo dell'inganno. Possiamo dire che le leggi umane in questo caso diventano strumento al servizio della volontà di Dio, il quale lascia che si manifesti il Male ma soltanto per un tempo determinato, fermo restando il principio dell'indefettibilità della Chiesa e del "non praevalebunt" pronunciato da Cristo stesso. 

Si, ma vallo a spiegare a coloro che sostengono che dopo Pio XII nessun papa sia valido, perché  sull'indefettibilità della Chiesa Cristo ci ha mentito come un Demiurgo malvagio e pasticcione qualsiasi. Oppure a coloro che evitando di nominare sede impedita e antipapato ma buttandola sul più rassicurante perché materialistico e stercodemoniaco "fattore SWIFT", scendendo freschi come delle rose dal treno locale in ritardo di dodici anni finalmente arrivato in stazione, ricominciano a scrivere auspicando" che venga finalmente detta la verità" sulla vicenda del 2013 che portò alla declaratio di Benedetto XVI. Ben arrivati, eh?
Se ora, tra i casi possibili A (linea petrina ristabilita) e B (proseguimento della linea antipapale), ci fosse per disgrazia toccato un altro antipapa, la colpa ricadrà su coloro che hanno impiegato tutto il loro tempo per perdere tempo. 

La questione della certezza del munus petrino del pontefice è  fondamentale perché riguarda anche in generale la legittimità del Potere che si esercita sui popoli. Se permettiamo che venga eletto un governo o un presidente grazie a brogli, che un altro si faccia eleggere con la mossa di Pisistrato, che un altro ancora venga delegittimato da un intervento esterno che gli annulla la vittoria perché non è gradito a qualche entità sovranazionale indeterminata, e se la geopolitica o varie consorterie sono in grado di occupare le istituzioni religiose, è veramente finita.
E' pur vero che la democrazia liberale si sta rivelando, più che un sistema proumano, un simulacro di libertà esposto all'idolatria del popolo in attesa di sostituirlo con il totalitarismo ben più utile alle élite, ma la questione della legittimità del potere dev'essere rivendicata e  difesa con le unghie e i denti finché abbiamo fiato in corpo. 

Trattenendo il munus e portandolo con sé in sede impedita Papa Benedetto XVI scongiurò il paradosso, la singolarità di un antipapa usurpatore eletto con il munus petrino. L'unico modo per impedire che il conclave della "primavera cattolica" avesse luogo a papa morto (magari assassinato) o abdicatario, era invalidarlo con la sede impedita scelta volontariamente. Quel conclave invalido del 2013 e convocato frettolosamente poté produrre quindi solo un gattino cieco, un antipapa.
Finché questa verità non sarà rivelata, in senso apocalittico, tutto ciò che da lì è derivato rischia di essere nullo e invalido e di proseguire sulla linea antipapale.
Accetterà Leone XIV la sfida di fugare per sempre ogni dubbio sulla legittimità delle istituzioni della Chiesa, Egli compreso, accogliendo la supplica a togliere i sigilli dalla Verità e a rivelarla al mondo? Mons. Gaenswein nell'ultima intervista ha dichiarato che ora "occorre chiarezza dottrinale" e che "la confusione di questi anni dev’essere superata".
Vorrà, chi possiede documenti di papa Benedetto relativi alla sua declaratio e sicuramente il suo testamento rendere finalmente noti questi documenti?

sabato 26 aprile 2025

IL MORDKOMPLOTTISMO DI LIBERO

Dopo essersi Liber-ato con un click dell'intero archivio del suo collaboratore per otto anni fino al 2024 Andrea Cionci, compresa quella sua gigantesca inchiesta sulle dimissioni di Benedetto XVI che in questi giorni di bulimia vaticana avrebbe potuto fornire infiniti spunti di riflessione ai lettori avidi di vicende papali, che fa Libero? Mi indulge nel più prevedibile complottismo? Ma come, prima vi Liber-ate dell'"inchiesta gomplottista" per fare i primi della classe e poi mi sparate a bruciapelo un titolone da feuilletton collocato non già in appendice ma addirittura a tutta pagina e vergato dal megadirettore galattico in persona? E su cosa, poi,  su qualcosa di obiettivamente inesistente?

"Il mistero del Camerlengo e dell'orologio del Papa". Gaston Leroux scansati che dobbiamo smontare subito il Mordkomplott di Bergoglio basato su presunte discrepanze nell'orario della morte tra l'annuncio ufficiale affidato al Camerlengo e le dichiarazioni rilasciate ai giornali dal medico del Gemelli che aveva avuto in cura Bergoglio. Ricostruendo i fatti come riportati dal medico, Francesco, sveglio o già in coma, comunque non in buone condizioni, attira l'attenzione del suo assistente personale verso le 5:30. Costui allerta il medico che giunge a Santa Marta nel giro di 15-20 minuti. Facciamo che siano a quel punto le 6:00. Il medico si accorge dell'ictus e, come dichiarerà nell'intervista, si tratta di un evento che può condurre il paziente alla morte nel giro di un'ora. Cosa che quindi potrebbe essere avvenuta verso le 7:00.

Ora, è consuetudine che, se il medico interviene a breve distanza dall'exitus, l'ora del decesso possa coincidere con l'orario della constatazione del decesso, ovvero l'orario in cui il medico redige materialmente il certificato di morte. Prima di ciò viene eseguito anche il tanatogramma il cui tracciato deve registrare l'assenza di attività elettrica residua, confermando il decesso, e per questa procedura occorrono almeno venti minuti per legge. Per cui, l'orario certificato delle 7:35 è compatibile con la versione ufficiale, come si direbbe nel mondo del debunking. 

Quindi se il mistero "che fa discutere i Sacri Palazzi" è tutto qui, non vi è alcun mistero. I tempi tornano, come i conti e diversamente da ciò che accadde con Giovanni Paolo I, sul cui orario di morte la discrepanza tra diverse ipotesi fu di diverse ore, variando secondo le testimonianze, tra le 22.30 e le 5.30 del mattino successivo. Qui si tratta di differenze di pochi minuti e suggerire anche inconsciamente un parallelo con la fine di Papa Luciani, più giovane e non certamente affetto dalla cartella clinica di Bergoglio, non ha alcun senso. Anche perché poi abbiamo visto gli effetti dell'ictus sulla testa di Bergoglio in quei due vasti ematomi parietali non coperti dal trucco forse proprio per confermare e rendere visibile a tutti la causa di morte.

Si, è vero. Ammetto che sulle prime anch'io mi ero meravigliata della repentina dipartita di Francesco. Il fatto è che l'avevamo visto in quell'ultimo incontro con JD Vance, con l'accoglienza un po' sforzata e lo scambio di doni non certo papali ma porti con lo spirito franceschino di sempre; poi l'avevamo visto impartire quella benedizione mozza con un fil di voce e senza nemmeno un segno della croce degno di questo nome fino al culmine di quell'ultimo giro trionfale d'onore in mezzo alla gente che probabilmente è stato il momento più gratificante per una persona così attenta alla comunicazione e al contatto con il pubblico. Dopo una giornata veramente particolare, forse davvero troppo intensa, bum, la notizia. 

In realtà ci si dimentica che a quella veneranda età e nelle specifiche condizioni di salute di Francesco, probabilmente tirate allo spasimo da quello che qualcuno ha definito un vero e proprio accanimento terapeutico per portarlo, diciamo così, vivo fino a Pasqua, si è legati ad un filo sempre più sottile e labile.

Piuttosto, ora che la memoria di Francesco è definitivamente affidata alla Storia che deciderà quale posto debba occupare nelle vicende terrene della Chiesa, concentriamoci sul futuro, sul Conclave e sulle grandi questioni irrisolte che dovrebbero interessare in primo luogo i giornali. 

Bergoglio fu papa legittimo o antipapa? Benedetto XVI fu costretto alle dimissioni dalla più  micidiale entrata a gamba tesa della storia nelle vicende della Chiesa da parte del potere mondano massonico? Benedetto XVI riuscì a conservare il tuo titolo di vicario di Cristo rendendo nullo e invalido il suo successore? Queste sono domande le cui risposte possono influire non solo sul futuro della Chiesa ma di noi tutti. 

Un giornale veramente libero e che non ha paura della Verità (quella vera, non la testata rivale) e nemmeno della pluralità del giornalismo, ripubblicherebbe subito l'inchiesta di Cionci nei suoi punti più salienti da qui al Conclave, aprendo finalmente sul mainstream il dibattito sulle dimissioni di Benedetto XVI che si trascina da dodici anni, come ben sa Antonio Socci. Una questione sulla quale bisogna finalmente fare chiarezza. Un giornale così renderebbe un servigio all'informazione e al suo paese, ed eviterebbe di perdersi forse lo scoop del secolo, aggiudicandosi invece quello dell'epic fail, della figuraccia, da qui a Giove e oltre l'infinito.

domenica 20 aprile 2025

"IL MESSAGGIO E' TRONCATO", TANTO GLI ORBI NON SE NE ACCORGERANNO


L'intelligenza artificiale ha forse preso oggi il controllo del Vaticano imponendo le regole dell'informatica che prevedono la troncatura dei messaggi troppo lunghi, per limiti di caratteri e di capienza, come avviene ad esempio nel caso delle caselle di posta elettronica? 
Interessante ipotesi perché, se non ve ne siete accorti, oggi il testo della benedizione Urbi et Orbi è stato troncato ed è mancata tutta la prima parte del testo ufficiale. 
Con un colpo di scena degno di Agatha Christie, dopo l'annuncio dell'indulgenza plenaria fatto dal cardinal Mamberti, la benedizione si è limitata infatti alla pronuncia dell'ultima frase del testo da parte di Bergoglio.




Eppure l'anno scorso a casa la sapeva. 

Ora, io non sono canonista e non mi permetto, ma mi chiedo solamente se sia regolare tutto ciò. 

Senza l'invocazione a Dio e all'intercessione da parte dei Santi, dell'Arcangelo Michele e della Santa Vergine, che si legge nella parte omessa, a cosa è stata ridotta, a una sorta di benedizione personale di Bergoglio?  E' lui solo che ci concede l'indulgenza, per caso, e non l'Altissimo? Invito chi di dovere a indagare su questo fatto perché a me pare inquietante. 
Dal punto di vista di quelli del piano di sotto, depotenziare le formule liturgiche equivale ad un biglietto omaggio alla sagra delle anime. Se passa il messaggio che si può stravolgere la liturgia per un borborigmo di mezzogiorno, dal punto di vista spirituale può diventare un macello. 
Ripeto, non sum digna ma indagate voi che lo siete e sarò felice di essere smentita e tranquillizzata in merito.

Nei giorni scorsi tra l'altro si era ipotizzato che, visto il problema di affaticamento di Francesco, il cardinale Parolin avrebbe letto il testo della benedizione, immagino il testo completo, lasciando a Francesco l'ultima frase.
Perché questo cambio di programma? Bergoglio non ha voluto che il Segretario di Stato leggesse la formula, che del resto è prerogativa del Santo Padre? Se lui ha la legittimità chiacchierata, hanno rabberciato la cosa troncando la formula ma creando un pasticcio liturgico-lisergico?

Bergoglio è parso molto più rabbuiato del solito, non certo del buon umore che gli viene di solito a Regina Coeli o a Rebibbia. Inoltre ha indossato nuovamente la fascia e la stola dopo che l'altro giorno si era presentato in San Pietro in poncho. Sembra tutto un lungo e snervante scambio di reciproci segnali e ripicche nell'ambito di un'unica prova di forza.  Immaginare che nelle sacre stanze stiano volando i coltelli non è difficile né improbabile.

Ovviamente, siccome stanno girando i video riassuntivi della messa di oggi e i tagli sapienti di regia non fanno accorgere della mancanza del testo completo, con  i media che hanno detto "il Papa ha impartito la benedizione Urbi et Orbi" come se l'avesse fatto davvero, nessuno si accorgerà di nulla e spereranno di far passare tutto in fanteria. 
Voglio proprio vedere se domani i vaticanisti scriveranno una pezzuola su questa deroga dalla liturgia e se i talebani della cappamagna commenteranno il colpo di mannaia sul testo della più importante benedizione che un pontefice possa impartire ai fedeli. La cosa diventa appassionante e vi aspetto paziente al varco, come i bravi con don Abbondio.

venerdì 11 aprile 2025

ECCE PONCHO



Nel suo brillante più recente podcast, Andrea Cionci ha redatto una gustosissima rassegna stampa delle reazioni del mainstream all'improvvisa passerella del buon papa Francesco in San Pietro. Reazioni dettate, nella stampa italiana soprattutto cattolica, dalla negazione totale di un'imbarazzante evidente realtà e solo con qualche punta di inizio di leggerissimo sospetto in quella straniera meno emotivamente e utilitaristicamente coinvolta. 

Come è noto, per la prima volta Francesco si è mostrato senza alcun segno del suo status, senza zucchetto, anello o crocifisso, vestito di un paio di pantaloni neri, scarpe nere, una camicia o maglia bianca che si intravvedeva sotto una specie di coperta gettatagli addosso e che sulle prime era sembrata, forse per la presenza dei descamisados che lo accompagnavano, un tributo al Sud America e al mondo dei pamperos. In realtà, era proprio un telo o una coperta atta a coprire pietosamente una mise decisamente inappropriata per la situazione. Un "ma come ti vesti" che va oltre il galateo e la forma e segnala, segnala un sacco di cose. 

Escludendo come improbabile che un Bergoglio un po' confuso dalla leggera euforia da ossigeno sia scappato da Santa Marta eludendo la sorveglianza, vestito approssimativamente così come si trovava in casa, e che i descamisados l'abbiano intercettato all'entrata di San Pietro coprendolo con il primo telo disponibile recuperato in tutta fretta perché non prendesse freddo, ipotesi nonno monello in fuga, la presenza delle immagini accuratamente riprese dell'evento dimostrano che la cosa sia stata voluta, sebbene con un certo grado di sorpresa in stile blitz.

Dopo tutto se si vive nella società dello spettacolo, si è in pubblico e si recita un ruolo, allora si curano le movenze e i costumi e vi sono probabilmente uno sceneggiatore e un regista. Quindi è facile dedurre che Bergoglio, che raramente lascia spazio al caso, abbia voluto segnalare qualcosa.  Fare insomma quello che gli americani chiamano signaling. Mostrare, segnalare, comunicare qualcosa di preciso, soprattutto per testare la reazione degli spettatori.  Bergoglio deve avere meditato sull'atroce dubbio: "Mi si nota di più con il poncho o senza la papalina?" Di certo però non avrebbe mai immaginato che la cosa venisse raccontata dalla stampa suonata al contrario come "voler passare inosservato". E per stupire Jorge Mario ce ne vuole! 

Il messaggio è stato chiaro e forte e sintomo di un bel braccio di ferro interno al Vaticano, perché tutti hanno visto un papa per la prima volta non vestito da papa e nonostante poche ore prima, durante la visita privata dei reali inglesi, le immagini ce lo avessero mostrato normalmente con l'abito bianco e tutto. Detto che rimarrò per tutta la vita con la curiosità sul contenuto di quello scatolino rosso nelle mani di re Carlo ma senza essere certa di volerlo veramente sapere, la bizzarria di un papa che sembra potersi vestire da papa solo in casa e non in pubblico è talmente evidente e dirompente che se la si ignora è perché lo si vuole, in maniera cosciente o meno. 

Ora, c'è un concetto che è stato accuratamente seminato nella mentalità delle generazioni postbelliche, soprattutto in Europa, quello di Shock Culturale. Chi ricorderà la sapiente mitologia costruita per decenni sugli alieni avrà ben presente la frase: "I governi non lo possono rivelare (che esistono gli alieni) perché sarebbe uno shock culturale che provocherebbe il panico nella popolazione". Ecco creati in una sola mossa complotto e complottismo, tra l'altro.
Mentre si imponevano di sottecchi cambiamenti ben più traumatici, devastanti e subdoli dei fantomatici omini verdi,  la verità dietro ogni fatto storico e di cronaca è divenuta foriera di shock culturale dal quale difendere una  popolazione imprigionata nell'eterna fanciullezza del "sei troppo piccolo (inferiore) per capire".  Concetto umanamente intollerabile per degli adulti finiti che le domande se le fanno soprattutto quando si sentono in pericolo concreto di sopravvivenza perché minacciati da altri omini non di certo verdi, per cui, per difendersi dall'angoscia della consapevolezza della propria prigione, la reazione degli adultescenti è la negazione: se è democrazia e mi privano della libertà perché reclamo una libertà di scelta, non può essere privazione della libertà,  e così via fino al "se mi dicono che è il  Papa non può che essere il Papa". Lo shock culturale in questo caso, ovvero la rivelazione dell'usurpazione petrina provocherebbe senza meno il crollo della Cappella Sistina, lo spretamento di tutti i preti e la fine del mondo. Per cui i timorosi timorati non vogliono saperne.

Rasserenatevi, qualunque shock si supera e fa crescere, e quelli culturali a maggior ragione se si hanno solide basi in termini di consapevolezza delle proprie origini storiche e culturali e princìpi laici e religiosi. Le nazioni che presentano ben incastonate nel loro concetto di Patria queste caratteristiche sono quelle che danno filo da torcere a chi le vorrebbe destrutturare e distruggere. 
Noi purtroppo non siamo più per ora tra queste, perché ci hanno lavorato ben bene per decenni, soprattutto proprio gli anglosferici. Per i quali tuttavia, per una forma di nemesi, potremmo dire che se Roma piange, Londra non ha proprio niente da ridere. Le scene raccapriccianti di ieri a Ravenna, mi dispiace dirlo, sapevano di visita nella più esotica provincia del Commonwealth di due anziani monarchi in esilio dall'Albionistan, protagonisti del reality "Anniversari di matrimonio da incubo".

Ecco perché bisogna non avere paura e recuperare tutto ciò che ci è stato espropriato. Mollare il ciuccio e imbracciare l'amor proprio e nazionale. Gli shock li lasciamo a coloro che credevano di aver vinto e foreranno la gomma all'ultimo giro e all'ultima curva. 

Tornando alla "cumparsita" di Bergoglio, la reazione incredula dei cattolici, che perseverano diabolicamente nell'assurda convinzione che quello che segnala e chiede aiuto ai compari sia veramente il Papa, potrà tramutarsi effettivamente in uno shock quando la verità dell'antipapato verrà a galla ma sarà appunto uno shock salutare. Fino a quel momento godiamoci lo strip poker, sempre più ardito, con tutti i segni pontifici che cadono come i veli di Salomé sotto i colpi del diritto. Ribadita ovviamente la doverosa umana pietà per un uomo vecchio e molto malato.

Nel primo dei due video che mostrano l'entrata del nostro in sedia a rotelle in San Pietro, egli si ferma a salutare un bimbo biondo che poi lo saluta con un "Hi, Papa" o qualcosa del genere. Ecco, se l'innocente ci avesse donato quel fatidico "ma questo signore è senza vestiti, il Papa è nudo!" avremmo avuto il più grande momento "i vestiti nuovi dell'usurpatore" della Storia. La verità sfuggita e dichiarata in piena basilica. Portiamo pazienza, lo spettacolo è solo rimandato.


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TRADUZIONE IN FRANCESE a cura di Louis Lurton

Barbara Tampieri, Vendredi 11 avril 2025



Dans son dernier et brillant podcast, Andrea Cionci a compilé une très savoureuse revue de presse des réactions du grand public à la soudaine parade du bon pape François à Saint-Pierre. Des réactions dictées, dans la presse italienne, surtout catholique, par le déni total d'une réalité embarrassante et évidente, et seulement avec quelques indices de très légère suspicion dans la presse étrangère moins impliquée émotionnellement et utilitaristiquement.

Comme on le sait, pour la première fois, François s'est présenté sans aucun signe de son statut, sans zucchetto, anneau ou crucifix, vêtu d'un pantalon noir, de chaussures noires, d'une chemise ou d'un pull blanc que l'on pouvait apercevoir sous une sorte de couverture jetée sur lui et qui semblait à première vue, peut-être en raison de la présence des sansveste qui l'accompagnaient, un hommage à l'Amérique du Sud et au monde des pamperos. En réalité, ce n'est qu'un tissu ou une couverture qui recouvre piteusement une tenue qui n'est décidément pas adaptée à la situation. Un "mais comment t’habilles-tu" qui va au-delà de l'étiquette, des formes et des signaux, qui signale un paquet de choses.

Excluant comme improbable qu'un Bergoglio quelque peu confus avec une légère euphorie d'oxygène se soit échappé de Santa Marta en échappant à la surveillance, habillé grossièrement comme il était chez lui, et que les sansveste l'aient intercepté à l'entrée de Saint-Pierre en le couvrant avec la première serviette disponible récupérée à la hâte pour qu'il ne prenne pas froid, hypothèse grand-père retombé en enfance en fuite, la présence des images soigneusement filmées de l'événement montre que la chose était intentionnelle, bien qu'avec un certain degré de surprise de type blitz.

Après tout, si vous vivez dans la société du spectacle, vous êtes en public et vous jouez un rôle, vous vous occupez des mouvements et des costumes et il y a probablement un scénariste et un metteur en scène. Il est donc facile de déduire que Bergoglio, qui laisse rarement place au hasard, ait voulu donner un signal. Bref, faire ce que les Américains appellent du signaling. Montrer, signaler, communiquer quelque chose, surtout pour tester la réaction des spectateurs. Bergoglio a dû méditer sur ce doute atroce : « Suis-je plus visible avec le poncho ou sans le poncho ? » Mais il n'aurait certainement jamais imaginé que la presse le raconterait à l'envers comme « voulant passer inaperçu ». Et pour impressionner Jorge Mario, il en faut beaucoup !

Le message était clair et fort et symptomatique d'un beau bras de fer interne au Vatican, puisque tout le monde voyait pour la première fois un pape non habillé en pape alors que quelques heures plus tôt, lors de la visite privée des souverains britanniques, les photos nous l'avaient montré normalement en soutane blanche et tout. Cela dit, je resterai toute ma vie curieuse de connaître le contenu de cette petite boîte rouge entre les mains du roi Charles, mais sans être sûr de vouloir vraiment le savoir, l'étrangeté d'un pape semblant ne pouvoir s'habiller en pape que chez lui et non en public est tellement évidente et dérangeante que si on l'ignore, c'est parce qu'on le veut bien, consciemment ou non.

Or, il y a un concept qui a été soigneusement semé dans l'esprit des générations d'après-guerre, en particulier en Europe, c'est celui du Choc Culturel. Ceux qui se souviennent de la mythologie astucieuse construite au fil des décennies sur les extraterrestres connaissent la phrase suivante : « Les gouvernements ne peuvent pas le révéler (l'existence des extraterrestres) parce que ce serait un choc culturel qui provoquerait la panique au sein de la population ». Complot et complotisme créés d'un seul coup, entre autres.

Tout en imposant furtivement des changements bien plus traumatisants, dévastateurs et sournois que les fantomatiques petits hommes verts, la vérité derrière chaque fait historique et d'actualité est devenue le signe avant-coureur d'un choc culturel dont il faut défendre une population emprisonnée dans l'éternelle enfance du « vous êtes trop petits (inférieurs) pour comprendre ». Un concept humainement intolérable pour des adultes finis qui posent des questions, surtout lorsqu'ils sentent que leur survie est réellement en danger parce qu'ils sont menacés par d'autres petits hommes qui ne sont certainement pas verts, de sorte que, pour se défendre de l'angoisse de la prise de conscience de leur propre prison, la réaction des adultes est le déni : si c'est la démocratie et qu'ils me privent de liberté parce que je revendique la liberté de choix, il ne peut s'agir d'une privation de liberté, et ainsi de suite jusqu'à ce que « si on me dit que c'est le Pape, ce ne peut être que le Pape ». Le choc culturel dans ce cas, à savoir la révélation de l'usurpation pétrinienne, n'entraînerait pas moins l'effondrement de la Chapelle Sixtine, la disparition de tous les prêtres et la fin du monde. Raison pour laquelle les peureux ne veulent pas savoir.

Rassurez-vous, tout choc se surmonte et fait grandir, et les chocs culturels d'autant plus que l'on a des bases solides en termes de conscience de ses origines historiques et culturelles et de ses principes laïques et religieux. Les nations qui ont ces caractéristiques bien ancrées dans leur conception de la patrie sont celles qui donnent du fil à retordre à ceux qui voudraient les déconstruire et les détruire.

Malheureusement, nous n'en faisons plus partie, car ils s'y emploient très bien depuis des décennies, notamment l'anglosphère. Pour qui, pourtant, par une forme de némésis, on pourrait dire que si Rome pleure, Londres n'a pas de quoi rire. Les scènes macabres d'hier à Ravenne, je suis désolé de le dire, ressemblaient à une visite de la province la plus exotique du Commonwealth par deux vieux monarques en exil de l'Albionistan, protagonistes de l'émission de télé-réalité "Anniversaires de mariage cauchemardesques".

C'est pourquoi nous ne devons pas avoir peur et réclamer tout ce qui nous a été exproprié. Abandonner le mannequin et embrasser le respect de soi et l'amour de la patrie. Nous laissons les chocs à ceux qui pensaient avoir gagné et qui crèvent leurs pneus au dernier tour et au dernier virage.

Pour en revenir à la "cumparsita" de Bergoglio, la réaction incrédule des catholiques, qui persistent diaboliquement dans l’absurde conviction que celui qui montre du doigt les copains et leur demande de l'aide est en réalité le Pape, pourrait bien se transformer en choc lorsque la vérité de l'antipapauté éclatera au grand jour, mais ce sera un choc salutaire. D'ici là, profitons du strip-poker, toujours plus audacieux, avec tous les signes pontificaux qui tombent comme les voiles de Salomé sous les coups du droit. En réitérant évidemment la pitié humaine due à un homme âgé et très malade.

Dans la première des deux vidéos montrant notre homme en fauteuil roulant entrant dans Saint-Pierre, il s'arrête pour saluer un enfant blond qui le salue ensuite d'un « Hi, Pope » ou quelque chose comme ça. Là, si l'innocent nous avait donné ce fatidique « mais ce monsieur n'a pas de vêtements, le Pape est nu », nous aurions eu le plus grand moment "habits neufs de l'usurpateur" de l'Histoire. La vérité s'est enfuie et déclarée en pleine basilique. Soyons patients, le spectacle n'est que reporté.

martedì 1 aprile 2025

LA MESSA UNA CUM OMS: FU LECITA E VALIDA?



Oggi 1° aprile, pesci a parte, ricorre l'anniversario della cessazione dello stato di emergenza pandemica durato dal marzo 2020 all'aprile 2022. Ben due anni della nostra vita che mai ci verranno restituiti e che sono valsi, a chi ne è sopravvissuto, come dieci in termini di salute, fisica e psicologica e benessere materiale e morale. 
Sia chiaro, l'operazione psicologica globale fu talmente inaspettata e ben condotta - non essendo sicuramente frutto di improvvisazione, che all'inizio convinse tutti, proprio perché sfruttava una paura atavica, quella del contagio, impressa nel DNA dei popoli, soprattutto europei, sopravvissuti nei secoli a devastanti pestilenze. 
Avemmo tutti paura e invocammo protezione e misure di contenimento del contagio da parte di uno stato che prima ci prese per mano e poi ci condusse in cella, richiudendo la porta a chiave.

Osservando però la cartellonistica del metro e mezzo di distanza, i bolli adesivi a segnare i percorsi da seguire, le assurdità dei virus che al ristorante potevano colpirci solo in piedi e non seduti, i nastri per delimitare gli scaffali dei giocattoli e le file fuori dai negozi come nemmeno nell'Unione Sovietica dei razionamenti, potemmo allora ben presto renderci conto che quella era una guerra, non una pandemia. E che il bombardamento stile Dresda dell'informazione militarizzata doveva alimentare una paura totalmente  irrazionale al fine di dividerci l'un l'altro e perfino scindere i nuclei famigliari in un bagliore di luce maligna. Volendo resistere, diventammo secondo loro "disertori" perché, parliamoci chiaro, volevamo conservare il diritto alla proprietà di pelle e anima. 

Il giudice emerito della Corte Costituzionale Sabino Cassese, in un'intervista dell'aprile 2020 affermò: 
"I Dpcm violano la libertà e sono frutto di poteri illegittimi. (…) Il Governo ha agito in maniera confusa e contro alcuni principi base della Costituzione (…) neppure la più terribile delle dittature ha limitato la libertà di andare e venire, di uscire di casa, per di più selettivamente limitata per categorie di persone o a titolo individuale indicate in atti amministrativi».
Nicola Colaianni ha inoltre ricordato che:
 «L’art. 77, già con l’emergenza terroristica, aveva mostrato i suoi limiti quanto alla tipizzazione delle fattispecie criminali introdotte [...] davanti all’emergenza sanitaria, da affrontare con un diritto di ampia discrezionalità come quello amministrativo, l’art. 77 ha ceduto piuttosto il campo all’art. 78, il quale prevede che, deliberato lo stato di guerra, le Camere diano al governo i ‘poteri necessari’."

 A distanza di cinque anni, e alla luce di ciò a cui servì realmente quella sospensione di libertà, siamo forse ancora troppo traumatizzati per renderci pienamente conto di quello che abbiamo subìto, e documentarsi sui fatti di allora equivale a ripiombare in un incubo. Un brutto ricordo che tuttavia dobbiamo superare ma mai dimenticare.

All'interno di tutta una serie di limitazioni della libertà come mai erano state inferte all'Umanità intera, con pochissime eccezioni e con mirate punte di feroce accanimento proprio nei riguardi del nostro popolo italiano, quello fu un periodo nel quale venne di fatto sospeso il diritto all'esercizio della libertà religiosa. 

Un pregevole articolo dell'avvocato Stefano Nitoglia analizza tutte le criticità emerse a riguardo durante il biennio dell’emergenza pandemica.
Premesso che tutte le grandi e piccole religioni dovettero subire i diktat dei volonterosi esecutori degli ordini dell'OMS, organizzazione sovranazionale alla quale fu concesso senza opposizione di sorta di calpestare costituzioni nazionali, trattati e concordati, è giusto ricordare come l'adesione della Chiesa Cattolica ai famigerati Protocolli di sicurezza fu pronta, diligente e incondizionata, al pari di quella fornita dal potere politico, e sancì una totale accettazione dell'intromissione dello Stato nel libero esercizio pubblico della religione che impedì lo svolgimento dei riti e la somministrazione dei sacramenti. 

A parte alcuni flebili lamenti percepiti quando all'inizio fu prospettata dal governo addirittura la serrata totale dei luoghi di culto, come risulta da una bozza del decreto-legge n. 19 del 25 marzo 2020, poi ritirata, vi sono le lettere delle singole diocesi che dimostrano come la sospensione delle celebrazioni "con il popolo" sia stata accettata fin dalla fine di febbraio 2020, prima ancora dei successivi decreti governativi di chiusura e lockdown - parola gergale carceraria americana che significa "rinchiudere il detenuto in cella di punizione per insubordinazione". 
Il 28 febbraio 2020 ad esempio la Diocesi di Ravenna-Cervia conferma la sospensione del precetto festivo per cui i fedeli non sono obbligati a partecipare alla Messa e ribadisce l’invito di evitare la concentrazione di persone in spazi ristretti. Ai primi di marzo le altre diocesi si adeguano e confermano la dispensa dal precetto domenicale

A proposito della Santa Pasqua del 12 aprile del 2020, il dicastero Vaticano decretò che fosse eliminata la lavanda dei piedi, momento culmine della Messa in "Coena Domini" del giovedì santo. Non fu effettuata la processione conclusiva e il Santissimo Sacramento rimase custodito nel tabernacolo. “Eccezionalmente” come racconta Vatican News, "venne concessa ai presbiteri la facoltà di celebrare la Messa senza concorso di popolo, in luogo adatto. Modificato anche l’atto di adorazione alla Croce: il bacio, si specifica, “sia limitato al solo celebrante”. 

Il 26 aprile, quando il crescendo rossiniano dell'intromissione dell'OMS nella liturgia stabilì che le uniche messe lecite erano quelle funebri seppure limitate a pochi partecipanti - 15 se non ricordo male, la CEI finalmente inviò una nota di protesta e il 7 maggio venne divulgato un protocollo d'intesa con il "Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione (!)" del Ministero dell’Interno dove si stabiliva che «nel rispetto della normativa e delle misure di contenimento dell’emergenza epidemiologica da Covid-19», a partire dal 18 maggio 2020 vi sarebbe stata la graduale ripresa delle celebrazioni liturgiche con il popolo e la somministrazione di tutti i sacramenti, pur tuttavia con espressa esclusione della Cresima! 



Il protocollo del 7 maggio 2020 restò in vigore fino alla fine dell'emergenza, fino a quel 1° aprile 2022. Non pensiamo tuttavia che la celebrazione della S. Messa tornasse alla piena normalità liturgica. Vale la pena di riportare alcune perle, tratte da un documento della Diocesi di Milano, intitolato "Protocollo per le celebrazioni Allegato al Decreto del Vicario Generale del 16 giugno 2022". 

"Per gli stessi concelebranti si utilizzeranno uno o più calici comuni diversi da quello usato da chi presiede la celebrazione principale e preparati con vino e acqua già prima della celebrazione; i calici e le particole destinate ai concelebranti saranno coperte da un panno o da altra copertura idonea; ogni concelebrante, prima di accedere alla patena e al calice, disinfetterà le mani con gel idoneo; si comunicherà per intinzione, allontanandosi opportunamente dal calice e tenendo in mano un purificatoio – uno diverso per ogni celebrante – che raccolga eventuali gocce o frammenti. Chi presiede la celebrazione purificherà personalmente il proprio calice. - Il diacono si comunicherà sotto la sola specie del pane oppure per intinzione utilizzando per lui un calice diverso (nelle concelebrazioni, sarà quello già previsto per i concelebranti) che lui stesso purificherà mentre non purificherà il calice usato dal chi presiede la celebrazione. - Durante tutta la celebrazione le particole destinate ai fedeli siano sempre ben coperte da un panno o da altra copertura adeguata.

LA DISTRIBUZIONE DELLA COMUNIONE - La particola grande, tenuta in mano da chi presiede la celebrazione, sarà interamente da lui consumata. - Chi presiede la celebrazione ed eventualmente gli altri Ministri, dopo che si saranno comunicati, provvederanno ad indossare la mascherina e procederanno a una scrupolosa detersione delle proprie mani con soluzioni idroalcoliche. È possibile usare dispositivi di distribuzione. In caso di contatto tra Ministro e fedele, il Ministro provvederà subito a igienizzarsi nuovamente le mani. - Si consiglia ai fedeli di detergere le mani con soluzione idroalcolica prima di ricevere la Comunione.

Per l’Unzione degli Infermi il presbitero usi mascherina di tipo FFP2 o FFP3 senza valvola e, per ungere il malato, rimane l’indicazione di usare un batuffolo di cotone o una salvietta o un bastoncino cotonato biodegradabile. Il Ministro igienizzerà le mani prima e dopo le unzioni." 
(cit. "Protocollo per le celebrazioni Allegato al Decreto del Vicario Generale del 16 giugno 2022")
Oltre a queste, restavano in vigore le già ben note disposizioni generali di legge riguardo alla S. Messa: 
  • scambio di pace: è opportuno continuare a volgere i propri occhi per intercettare quelli del vicino e accennare un inchino, evitando la stretta di mano o l’abbraccio;

  • distribuzione dell’Eucaristia: i Ministri continueranno a indossare la mascherina e a igienizzare le mani prima di distribuire l’Eucaristia preferibilmente nella mano (e la mano del fedele);

  • sintomi influenzali: non partecipi alle celebrazioni chi ha sintomi influenzali e chi è sottoposto a isolamento perché positivo al COVID-19;

  • igiene ambienti: si abbia cura di favorire il ricambio dell’aria sempre, specie prima e dopo le celebrazioni. Durante le stesse è necessario lasciare aperta o almeno socchiusa qualche porta e/o finestra. I luoghi sacri, comprese le sagrestie, siano igienizzati periodicamente mediante pulizia delle superfici con idonei detergenti;

  • acquasantiere: si continui a tenerle vuote [erano state svuotate fin dall'inizio dell'emergenza, ndr];

Segnalo, a mo' di botto finale, questo articolo del 9 giugno 2020 su Holyart, un sito di vendita online di articoli religiosi che celebrava "il ritorno alla S. Messa insieme ma in sicurezza".

Orbene, proprio quell'acqua benedetta che allora fu tolta d'imperio da ogni acquasantiera del regno delle tenebre, con la Chiesa che, come abbiamo visto, non fece praticamente opposizione,  vi ritorni ora gelida in forma di secchiata in faccia assieme a questa domanda che da ieri mi frulla in capo: "La messa una cum OMS era valida e lecita?"

A fronte di tutto quanto avete letto, un inconfondibile tanfo di blasfemia non può non avervi ammorbato le narici leggendo dell'Eucaristia da prendere letteralmente con le pinze che, cito dal sito Holyart
"...diventano strumento indispensabile per il ministro, per evitare rischi di contagio. [...] sono leggere, maneggevoli e non rompono l’ostia.
Non bisogna pensare che l’utilizzo di questo strumento possa contaminare la sacralità della cerimonia eucaristica.
Anzi, è proprio acquisendo comportamenti virtuosi, che preservano noi e gli altri dal contagio, che dimostriamo in modo ancora più efficace il nostro impegno e la nostra fede".

Capito?

Infine la cancellazione di tutte le misure ecclesiali anti-coronavirus, comprese quelle sui dispositivi di protezioni, fu ufficializzata con la lettera della CEI dell'8 maggio 2023, seppure i vescovi diocesani potessero ancora «disporre o suggerire alcune norme precauzionali come l’igienizzazione delle mani prima della distribuzione della Comunione o l’uso della mascherina per la visita ai malati fragili, anziani o immunodepressi». 

Tre anni di lontananza dei fedeli dai sacramenti, di loro sostituzione prima con la "comunione spirituale" e le messe online e poi con quell'altra comunione senza la quale non si poteva né comprare né vendere, non passano senza lasciare vittime sul campo.
Ecco quindi, da indegna peccatrice ma assoluta sostenitrice del potere salvifico e non certo patogeno del corpo di Gesù Cristo, cosa che solo a sentirla ipotizzare mi fa bollire il sangue, rivolgo a chi potrà rispondermi alcuni miei dubia sorti dalla rievocazione di quel periodo tremendo.

1) Disinfettare le mani prima di maneggiare la particola, implica forse che il corpo di Cristo possa essere contagioso o contagiarsi a sua volta trasmettendo il contagio? Può l'emblema della Salvezza diventare strumento di perdita della salute fino alla perdita della vita?

Il rovello afflisse già allora alcuni raffinati teologi, ma sentite cosa rispose don Roberto Repole alla domanda:

Forse abbiamo un'idea un po' soprannaturalistica della salvezza, che ha poco a che fare con la concretezza della nostra vita?

R. - Penso di sì. E in questo senso forse quello che stiamo vivendo è un'opportunità per cogliere davvero che cosa significhi che il Dio con cui abbiamo a che fare ha preso fino in fondo la nostra carne. È una carne che in questo momento può essere malata e dunque anche i sacramenti sono gesti che hanno a che fare con questa carne malata. Dobbiamo riconoscere che abbiamo a che fare con un’umanità che è infettata e che quindi potrebbe rendere quei gesti qualcosa di diverso da ciò che sono, cioè portatori di salvezza. Non possiamo pensare a un Dio che porti la salvezza mentre porta la malattia.

Siete svenuti? Proseguiamo.

2) Come è possibile pensare che si sia potuto somministrare l'Eucaristia con i guanti di lattice e con le pinze senza invalidare la celebrazione solo perché la particola era comunque di grano e vi era l'intenzione da parte del sacerdote di compiere la transustanziazione? Tutte quelle imposizioni che hanno di fatto stravolto la liturgia possono aver invalidato il sacramento per la blasfemia aliena che portavano all'interno della celebrazione?  Si può escludere che quelle disposizioni fossero imposte proprio a fine di blasfemia e sacrilegio? Nessun sacerdote si è domandato se non stesse per caso commettendo qualche atto illecito?
Oppure si può veramente sostenere che anche in quelle condizioni aberranti, quindi in qualunque circostanza di fatto i sacramenti siano sempre e  comunque validi?

3) E' possibile che, dopo cinque anni da quell'abominio della celebrazione, nessuno nella Chiesa tra i parroci e i vescovi abbia pensato di fare ammenda per la cessione di sovranità all'entità anticristiana? Si è davvero potuti tornare alla normale celebrazione della Santa Messa come se nulla fosse accaduto senza riconoscere che vi era stata una profanazione e una rottura che richiedevano di riconsacrare e purificare le Chiese? Praticando anche qualche sano esorcismo sui dispenser non già di grazia ma di quel gel disinfettante fetente e appiccicoso, vero e proprio apporto ectoplasmatico di origine sospetta che sostituiva l'unico disinfettante infallibile per i diavoli, ovvero l'acqua santa?

4) Se non onorare il precetto domenicale equivale a commettere peccato mortale, come è stato possibile che la Chiesa, sospendendolo, abbia permesso che i fedeli incorressero in massa in quel peccato, per giunta su imposizione di un potere non religioso come quello dell'OMS? La celebrazione una cum OMS era dunque valida? L'imposizione di una legge che i giuristi stessi definirono anticostituzionale ha potuto costituire valido e giustificato motivo di esenzione dai sacramenti?

5) Sarebbe stata possibile sotto Benedetto XVI pienamente regnante e non in sede impedita la resa incondizionata della Chiesa a quello stupro sanitario liturgico? O era piuttosto necessario un buon Papa Francesco che, come tocco finale, elevasse la sua sinistra lode all'atto d'amore non già di Dio Padre ma delle case farmaceutiche? Francesco che però, poco dopo la fine dell'emergenza perse inspiegabilmente il suo diritto a celebrare la S. Messa? Benedetto XVI può aver garantito fino alla sua morte la protezione sulla Chiesa derivante dal suo munus petrino? 

6) E' giusto infine ignorare il fatto che le celebrazioni di quel periodo possano aver indotto il dubbio ed allontanato dai sacramenti proprio quei fedeli che maggiormente hanno avuto contezza della blasfemia che si stava perpetrando e che, vedendo come la Chiesa di Francesco non l'abbia mai rinnegata, ritengono che nemmeno il ritorno alla normale celebrazione dei sacramenti ne garantisca la liceità e perfino la validità?

Ecco un altro bel compito per il prossimo vero Papa dell'unica Chiesa Romana, Cattolica e Apostolica: riparare all'affronto compiuto durante quelle "messe" in scena, pronunciandosi ex catedra sulle circostanze che possono influire su liceità e validità dei sacramenti e tranquillizzare i fedeli a riguardo. Quel tristo periodo della nostra storia recente, non a caso benedetto all'incontrario dall'antipapato gnostico, ha lasciato profonde ferite anche nel rapporto tra i ministri e i fedeli e non si può fingere che esse abbiano smesso di sanguinare solo perché si fa finta che nulla sia accaduto e si è tornati a celebrare nella normalità. Forse insieme ma non certo in sicurezza tale da non poter ancora temere di potersi perdere l'anima. 



giovedì 27 marzo 2025

CHI HA PAURA DEL REGGENTE?

Ho chiesto a Grok di generarmi il prossimo Papa

Jorge Mario Bergoglio è stato dimesso dall'ospedale mostrandosi nuovamente in pubblico dopo oltre un mese durante il quale erano state fatte speculazioni di ogni tipo sulle sue reali condizioni di salute. 
Per mantenere viva l'attenzione su un Francesco in calo di popolarità, in evidente disarmo e sull'orlo della totale sede impedita, si era ricorsi anche ad alcuni maldestri pasticci combinati dalla sala stampa vaticana: messaggi audio manipolati e foto ormai scadute spacciate per ovetti di giornata.

A smentire le ultime residue dicerie sul papa già morto da un pezzo, sostituito con un avatar venuto da chissà quale altra dimensione, è bastato tuttavia osservare con quale truce piglio bergoglianamente bergogliano si è presentato il nostro, apparendo addirittura più incattivito e insofferente di prima verso un ruolo che pare non provare nemmeno più a sforzarsi di recitare, tanto da rendere necessario farlo assistere da quella specie di "men in black" alle sue spalle che gli suggerivano ogni parola e perfino gli ricordavano di fare un gesto di benedizione da indirizzare alla folla presente, fino al triste siparietto combinato con la signora in giallo dei fiori.

Fisicamente egli pare messo male e sofferente, forse non più in grado di deambulare, impedito nei movimenti della braccia e in grave affanno respiratorio. Inoltre il cortisone che è assai probabilmente responsabile del suo gonfiore, come effetto collaterale noto dà anche disturbi dell'umore, della memoria, comportamenti disinibiti, fino a veri e propri attacchi psicotici acuti. 
Nonostante il momentaneo lieto fine del ritorno a casa, Bergoglio non è parso quindi dello spirito giusto per pronunciare a buon diritto la celebre battuta di Mark Twain rivolta a chi sulla stampa l'aveva dato per deceduto: "Le notizie sulla mia morte sono fortemente esagerate". 

La convalescenza permanente e il regime di isolamento che di conseguenza sembrano attenderlo - è di questi giorni la notizia che Re Carlo III ha cancellato la prevista visita ufficiale in Vaticano del mese prossimo, permetterebbe da un lato alla Curia di esodarlo definitivamente e dall'altro la fazione che si è servita di lui fin dal 2013 vorrà sostituirlo al più presto con il nuovo antipapa Giovanni XXIV. La clamorosa e lunare balla di Tucho Fernandez su Bergoglio che avrebbe dovuto reimparare a parlare dopo la malattia sembra infatti più il desiderio dei suoi accoliti che se ne stia buono e zitto e d'ora in avanti lasci fare tutto a loro. Se mi si perdona il paragone irriverente, si sente l'odore del napalm della manovalanza da batteria che già si prepara ad obbedire al nuovo boss, mentre il vecchio comincia con crescente preoccupazione a guardarsi le spalle dagli ex fedelissimi.

A questo punto ci vorrebbe l'irruzione della polizia che arrestasse tutti e un bravo giudice che comminasse grandi punizioni esemplari dopo un bel processo. In effetti è proprio questo che dovrebbe accadere perché nel 2013 fu commesso un reato. 
Un gruppo di potere sovranazionale di stampo globalista tendente ad un unico governo mondiale, dopo averlo teorizzato e preannunziato, promosse un vero e proprio golpe nel cuore della Chiesa Cattolica per piazzarvi un proprio facente funzione e proseguire da una posizione privilegiata l'opera di demolizione gnostico-massonica della civiltà cristiana. 

Se questo colpo di stato, fin da allora ben noto a tutte le parti in causa, vaticane e globaliste, non è ancora divenuto di dominio pubblico è solo perché è stato totalmente blindato e rinchiuso in una specie di sarcofago di Chernobyl mediatico mainstream come mai era accaduto ad alcun altra teoria scomoda. 
Di conseguenza l'opinione pubblica a sei zeri non ne è stata informata e continua a credere che Benedetto XVI abbia abdicato perché "poverino, non ce la faceva più". 
Solo negli ultimi cinque anni, come è noto, attraverso la fondamentale ed accuratissima inchiesta di Andrea Cionci, per il quale tuttavia rimangono sprangate le porte degli studi televisivi e le redazioni dei giornaloni, compresi quelli presuntamente "amici", tutta questa complessa vicenda sta faticosamente ed eroicamente venendo alla luce conquistandosi sempre maggiore visibilità. 

Il silenzio mediatico sulla defenestrazione del legittimo Papa Benedetto XVI, oltre ad impedire paragoni scomodi con altri colpi di stato avvenuti in quegli stessi anni, con la rimozione di governi legittimamente eletti, annullamenti di referenda dal risultato sgradito, fino alle vere e proprie prove tecniche di dittatura degli anni della nota pandemia, è servito inoltre a creare l'illusione che si trattasse di una questione puramente di fede riguardante solo i cattolici praticanti. 
E qui sono dolori, perché a differenza dei precedenti antipapati - questo è il 41° e nemmeno il più lungo finora nella storia della Chiesa, il regno di Bergoglio rappresenta qualcosa di inedito, di ctonio, di estraneo, la cui pericolosità, mi spiace, sembra essere chiara solo a chi mantiene una visione laica della questione e fa i dovuti paragoni di cui sopra, mentre i fedeli pretendono di continuare la loro vita normale casa-chiesa, senza quasi curarsi di ciò che sta ancora accadendo al di là delle mura leonine.

Se la scoperta che fino alla sua morte Benedetto XVI è rimasto comunque Pontifex Pontificum, come ancora si firmava nella sua corrispondenza privata, può rassicurarci per gli anni dal 2013 al 2022, da lui coperti come katéchon, da lì in poi, con la sede vacante di fatto, per giunta  non ancora dichiarata, siamo in una situazione di gravissima vulnerabilità come popolo cattolico. L'esempio della Siria mi pare calzante. Se non vi è un'autorità chiaramente identificabile a tutti gli effetti come legittimo Vicario di Cristo, i cristiani sono in pericolo di venire perseguitati. Non è solo l'anima a rischiare, ma la pelle. Le anime si salveranno se esisteranno ancora i cristiani.

Voglio essere molto chiara e ribadire qui la mia totale adesione all'idea che non esista alternativa al ristabilimento della legittima linea petrina se non attraverso l'apertura di un'inchiesta ed il pronunciamento finale della giustizia canonica e penale sul caso di usurpazione. Non si può pensare di risolvere la faccenda con le solite commissioni d'inchiesta tarallucci&vino della politica o un triduo di purificazione penitenziale, da posticipare eventualmente a legalità ristabilita in forma di Te Deum di ringraziamento.

Andrea Cionci ha già ipotizzato in passato l'esistenza di un piano anti-usurpazione approntato da Giovanni Paolo II e Joseph Ratzinger negli anni ottanta, confluito in parte nella nuova costituzione apostolica Universi Dominici Gregis. Le élite hanno sempre piani almeno a trent'anni per la conquista del potere e quindi Woytila e Ratzinger hanno avuto tutto il tempo per approntare la loro strategia di difesa comprendente, oltre agli strumenti legali tra i quali la declaratio in forma di decisio pronunciata da Benedetto XVI nel 2013,  una struttura di reggenza, un vero e proprio Papa ombra, che opererebbe in caso di usurpazione per mantenere o riprendere in mano le sorti della Chiesa. La struttura reggente sarebbe tra l'altro l'unica in grado di condurre ad un nuovo conclave valido che non potrebbe che essere composto dai soli cardinali non di nomina antipapale.
E' un fatto che Francesco stia subendo negli ultimi anni un progressivo e sempre più incalzante demansionamento, confermato dal suo evidente nervosismo ed insofferenza nei confronti di questa sede impedita strisciante.

Ma allora perché i cardinali, se esiste una struttura reggente, non parlano e non agiscono apertamente, dichiarando la sede vacante e denunciando l'antipapa? Perché potrebbero essere stati sottoposti a segreto pontificio e tenuti all'obbedienza nei confronti del "reggente" la cui esistenza non deve ancora essere rivelata. In termini laici si chiamerebbe "Resistenza", ma stranamente nel mondo cattolico che pure sa si ridacchia all'idea che una struttura di potere che in duemila anni ha resistito a orde barbariche, occupazioni, scismi, apostasie, eresie e antipapi, ed è attualmente sotto inaudito attacco gnostico, non possieda un sistema immunitario rinforzato da queste passate infezioni. 

Il più evidente indizio a favore di questa ipotesi della struttura di reggenza ci proviene proprio dalla figura di Joseph Ratzinger.  Egli viene oggi ricordato come il mite papa Benedetto, il finissimo teologo e il grande dottore della Chiesa che un giorno dovrà essere proclamato, dimenticando tuttavia che egli fu per decenni un legislatore, un  pezzo da novanta della gerarchia della Chiesa, uno dei più nobili interpreti e custodi della macchina di potere della Chiesa, della quale conosceva tutti i segreti di funzionamento. E sicuramente Ratzinger non era ingenuo ma raffinato ed ispirato solutore di problemi.
E' semplicemente impensabile che non abbia fatto ciò che effettivamente fece, e cioè applicare ogni tipo di contromisura tecnico-legale di fronte alla minaccia dell'usurpazione, per porla in scacco. Ratzinger ha studiato per anni come salvare la nave dai pirati e la sua terribile esperienza di prigionia nel periodo post-bellico, i suoi quaranta giorni vissuti nei campi di internamento alleati, devono aver affinato il suo spirito di sopravvivenza sì da permettergli un giorno di porlo al servizio della sopravvivenza della Chiesa.

Quest'idea di un Papa che, come Cristo nel deserto, sconfigge Satana giocando il suo agente usurpatore dovrebbe essere raccontata ai fedeli ogni giorno ad esempio di virtù.
E invece sto notando con un certo crescente sconforto l'imperversare della più totale confusione nella parte di mondo cattolico che pure ha avuto la rivelazione che Benedetto XVI non ha mai abdicato regolarmente, rendendo nulla e invalida l'elezione di Jorge Mario Bergoglio e quindi canonicamente inesistente la figura di Papa Francesco.
Alimentata anche da rivalità e tornaconti personali, questa confusione da parte di coloro che sanno ma si comportano come se non sapessero, si autorigenera in una spirale senza apparente via d'uscita e che in alcuni casi sfocia in un preoccupante chiesapiattismo scismatico. L'ipotesi di una struttura che resiste sembra quasi allarmare invece di consolare, oltre a denotare una sconcertante mancanza di fede nel "non praevalebunt" pronunciato da Gesù Cristo. 

Ecco quindi le Chiese okkupate da Satana, le Chiese ormai spacciate e da rottamare, i papi espressione della vera gerarchia che decidono improvvisamente di fare il Grande Reset Cattolico premendo il bottone dell'autodistruzione per delegare l'ufficio a piccoli resti e compiacere grandi prelati; la progressiva assuefazione all'antipapato alieno ed alla sua illiceità che contamina, perché esso lo vuole, i riti, la liturgia ed i sacramenti. E poi le lotte per l'accaparramento dei fedeli come i mercanti si accaparrano i clienti, i "comprate il mio prodotto e guai a voi se andate dalla concorrenza".  
Tale confusione trae origine da una clamorosa perdita di focalizzazione su quello che è il punto centrale della questione al quale accennavo all'inizio, ovvero l'assoluta pericolosità per la vita, per l'incolumità dei cristiani data dalla mancanza dello scudo rappresentato dal Vicario di Cristo, figura affatto meramente rappresentativa ma cruciale nella contrapposizione al male, terreno o preternaturale.

Che si fa quindi? Ci si preoccupa, si pensa a come contribuire da semplici fedeli a sostenere chi di dovere  là dentro sta mettendo in atto le proprie contromosse e avrebbe un immenso beneficio dall'appoggio di un popolo cattolico giustamente indignato e desideroso di giustizia, pronto anche a gesti significativi di opposizione all'antipapato, oppure si deve pensare solo al precetto? Temo per tutti noi, amici miei, e senza polemica, che non esistano messe gratis. 


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TRADUZIONE IN FRANCESE a cura di Louis Lurton

Barbara Tampieri, Jeudi 27 mars 2025

Jorge Mario Bergoglio est sorti de l'hôpital, se montrant à nouveau en public après plus d'un mois au cours duquel toutes sortes de spéculations ont été faites sur son état de santé réel.

Afin de maintenir l'attention sur un François en perte de popularité, en désarroi évident et au bord de l'impasse totale, la salle de presse du Vatican avait également eu recours à quelques maladresses : des messages audio manipulés et des photos périmées, présentées comme œufs du jour.

Pour démentir les dernières rumeurs sur le pape déjà mort depuis un moment, remplacé par un avatar venu d'on ne sait quelle autre dimension, il suffisait pourtant d'observer sous quelle sinistre apparence bergoglienne notre pape se présentait, semblant encore plus courroucé et impatient qu'auparavant face à un rôle qu'il ne semble même plus chercher à jouer, à tel point qu'il a fallu le faire assister par des sortes d'« hommes en noir » derrière lui, qui lui suggéraient chaque mot et lui rappelaient même de faire un geste de bénédiction à adresser à la foule présente, jusqu'à la triste petite saynète qu'il a eue avec la dame aux fleurs jaunes.

Physiquement, il semble mal en point et souffrant, ne pouvant peut-être plus marcher, gêné dans le mouvement de ses bras et en grande détresse respiratoire. En outre, la cortisone, qui est très probablement responsable de son gonflement, a pour effet secondaire connu de provoquer des troubles de l'humeur, de la mémoire, un comportement désinhibé, pouvant aller jusqu'à des crises psychotiques aiguës.

Malgré l'heureux dénouement momentané de son retour au pays, Bergoglio n'a donc pas semblé être dans le bon état d'esprit pour prononcer à juste titre la célèbre boutade de Mark Twain à ceux qui, dans la presse, l'avaient donné pour mort : « Les rapports sur ma mort sont grandement exagérés ».

La convalescence permanente et le régime d'isolement semblent donc l'attendre - la nouvelle que le roi Charles III a annulé la visite officielle prévue le mois prochain au Vatican n'est tombée que ces derniers jours - permettraient d'une part à la Curie de le placarder définitivement et d'autre part à la faction qui l'utilise depuis 2013 de le remplacer dès que possible par le nouvel antipape Jean XXIV. En fait, le mensonge retentissant et lunaire de Tucho Fernandez sur le fait que Bergoglio aurait dû réapprendre à parler après sa maladie ressemble davantage au souhait de ses acolytes qu'il se taise et se mure dans le silence et qu'il leur laisse désormais tout faire. Si vous me permettez cette comparaison irrévérencieuse, on peut sentir le napalm des manœuvres de batterie qui se préparent déjà à obéir au nouveau boss, tandis que le vieil homme commence avec une inquiétude croissante à surveiller ses arrières contre les ex loyalistes.

À ce stade, il faudrait une descente de police pour arrêter tout le monde et un bon juge pour imposer de grandes punitions exemplaires après un bon procès. En fait, c'est exactement ce qui devrait se passer, car en 2013, un crime a été commis.

Un groupe de pouvoir supranational mondialiste tendant vers un gouvernement mondial unique, après l'avoir théorisé et préannoncé, a commis un véritable coup d'État au cœur de l'Église catholique afin d'y placer un de ses propres factotums et de poursuivre à partir d'une position privilégiée l'œuvre de démolition gnostico-maçonnique de la civilisation chrétienne.



Si ce coup d'État, qui est depuis lors bien connu de toutes les parties, vaticanes et mondialistes, n'a pas encore été rendu public, c'est uniquement parce qu'il a été totalement blindé et enfermé dans une sorte de sarcophage de Tchernobyl des médias dominants, comme cela n'est jamais arrivé à aucune autre théorie gênante.

En conséquence, l'opinion publique à six chiffres n'a pas été informée et continue de croire que Benoît XVI a abdiqué parce que « le pauvre, il n'en pouvait plus ».

Ce n'est qu'au cours des cinq dernières années, comme on le sait, grâce à l'enquête fondamentale et extrêmement précise d'Andrea Cionci, à qui les portes des studios de télévision et des rédactions des grands journaux, y compris les soi-disant « amis », restent toutefois fermées, que toute cette affaire complexe est péniblement et héroïquement mise au jour, gagnant toujours plus en visibilité.

Le silence médiatique sur la défenestration du pape légitime Benoît XVI, outre qu'il a permis d'éviter des comparaisons gênantes avec d'autres coups d'État qui ont eu lieu au cours de ces mêmes années, avec la destitution de gouvernements légitimement élus, l'annulation de référendums au résultat indésirable, jusqu'aux véritables tests techniques de dictature dans les années de la fameuse pandémie, a également servi à créer l'illusion qu'il s'agissait d'une pure question de foi ne concernant que les catholiques pratiquants.

Et c'est là que le bât blesse, car contrairement aux antipapes précédents - celui-ci est le 41e et même pas le plus long jusqu'à présent dans l'histoire de l'Église - le règne de Bergoglio représente quelque chose d'inédit, de chtonique, d'étranger, dont la dangerosité, je suis désolée, ne semble être claire que pour ceux qui conservent une vision séculière de la question et font les comparaisons susmentionnées, tandis que les fidèles font semblant de poursuivre leur vie normale d'église-maison, ne se souciant guère de ce qui se passe encore au-delà des murs léonins.

Si la découverte que Benoît XVI est resté jusqu'à sa mort Pontifex Pontificum, comme il se signait encore dans sa correspondance privée, peut nous rassurer pour les années 2013 à 2022, qu'il a couvertes comme katéchon, depuis lors, avec le siège de facto vacant, d'ailleurs non encore déclaré, nous sommes dans une situation de très grave vulnérabilité en tant que peuple catholique. L'exemple de la Syrie me semble approprié. Sans une autorité clairement identifiable à tous égards comme le Vicaire légitime du Christ, les chrétiens risquent d'être persécutés. Ce n'est pas seulement l'âme qui est en danger, mais la peau. Les âmes seront sauvées si les chrétiens existent encore.

Je veux être très claire et redire ici mon adhésion totale à l'idée qu'il n'y a pas d'alternative au rétablissement de la ligne pétrinienne légitime si ce n'est par l'ouverture d'une enquête et le prononcé définitif de la justice canonique et pénale sur le cas d'usurpation. Il n'est pas question de résoudre le problème avec les habituelles commissions d'enquête tarallucci&vino de la politique ou avec un triduum de purification pénitentielle, à reporter éventuellement une fois la légalité rétablie sous la forme d'un Te Deum d'action de grâces.

Andrea Cionci a déjà spéculé dans le passé sur l'existence d'un plan anti-usurpation préparé par Jean-Paul II et Joseph Ratzinger dans les années 1980, qui s'est en partie fondu dans la nouvelle constitution apostolique Universi Dominici Gregis. Les élites ont toujours des projets au moins trentenaires de prise de pouvoir, et Woytila et Ratzinger ont donc eu tout le temps de préparer leur stratégie de défense comprenant, outre des instruments juridiques dont la Declaratio sous forme de decisio prononcée par Benoît XVI en 2013, une structure de régence, véritable pape fantôme, qui interviendrait en cas d'usurpation pour garder ou reprendre les rênes de l'Église. Entre autres, la structure de régence serait la seule capable de conduire à un nouveau conclave valide, qui ne pourrait être composé que des seuls cardinaux non nommés par l’antipape.

Il est un fait que, ces dernières années, François a subi une rétrogradation progressive et de plus en plus pressante, confirmée par sa nervosité et son impatience évidentes à l'égard de ce Siège empêché rampant.

Mais alors pourquoi les cardinaux, s'il existe une structure de régence, ne parlent-ils pas et n'agissent-ils pas ouvertement en déclarant le siège vacant et en dénonçant l'antipape ? Parce qu'ils ont peut-être été soumis au secret papal et tenus d'obéir au "régent" dont l'existence n'a pas encore été révélée. En termes simples, cela s'appellerait de la "résistance", mais curieusement, dans le monde catholique qui sait aussi, on rit à l'idée qu'une structure de pouvoir qui, en deux mille ans, a résisté aux hordes barbares, aux occupations, aux schismes, aux apostasies, aux hérésies et aux antipapes, et qui subit actuellement une attaque gnostique sans précédent, ne possède pas un système immunitaire renforcé par ces infections antérieures.

L'indice le plus évident en faveur de cette hypothèse de structure de régence nous vient précisément de la figure de Joseph Ratzinger. On se souvient aujourd'hui de lui comme du doux pape Benoît, du très fin théologien et du grand docteur de l'Église qu'il faudra un jour proclamer, oubliant toutefois qu'il a été pendant des décennies un législateur, un cador de la hiérarchie ecclésiastique, l'un des plus nobles interprètes et gardiens de la machine de pouvoir de l'Église, dont il connaissait tous les secrets des rouages. Et Ratzinger n'était certainement pas un naïf, mais un résolveur de problèmes raffiné et inspiré.

Il est tout simplement impensable qu'il n'ait pas fait ce qu'il a fait, c'est-à-dire appliquer toutes sortes de contre-mesures technico-juridiques face à la menace d'usurpation, pour la mettre en échec. Ratzinger a étudié pendant des années comment sauver le navire des pirates, et sa terrible expérience de l'emprisonnement dans l'après-guerre, ses quarante jours passés dans les camps d'internement alliés, ont dû aiguiser son esprit de survie pour qu'il puisse un jour le mettre au service de la survie de l'Église.

Cette idée d'un pape qui, comme le Christ dans le désert, vainc Satan en se jouant de son agent usurpateur devrait être racontée chaque jour aux fidèles comme un exemple de vertu.

Au lieu de cela, je constate avec un certain découragement croissant la confusion qui règne dans la partie du monde catholique qui a eu la révélation que Benoît XVI n'a jamais abdiqué régulièrement, rendant l'élection de Jorge Mario Bergoglio nulle et non avenue et donc la figure du Pape François canoniquement inexistante.

Alimentée également par des rivalités personnelles et des intérêts particuliers, cette confusion de la part de ceux qui savent mais agissent comme s'ils ne savaient pas, s'auto-régénère dans une spirale sans issue apparente et qui, dans certains cas, aboutit à un Chiesapiattisme schismatique inquiétant. L'hypothèse d'une structure qui résiste semble presque alarmante au lieu d'être consolante, en plus de dénoter un manque de foi déconcertant dans le "non praevalebunt" prononcé par Jésus-Christ.

Ainsi les Églises okkupées par Satan, les Églises désormais condamnées et à mettre au rebut, les papes, expression de la vraie hiérarchie, qui décident à l’improviste de faire le Grand Reset Catholique en appuyant sur le bouton d'autodestruction pour déléguer la charge à de petits restes et faire plaisir à de grands prélats ; l'accoutumance progressive à l'anti-papauté étrangère et à son illicéité qui contamine, parce qu'elle le veut bien, les rites, la liturgie et les sacrements. Et puis les luttes pour thésauriser les fidèles comme les marchands thésaurisent les clients, le "achetez mon produit et malheur à vous si vous allez à la concurrence".

Une telle confusion provient d'une perte de vue retentissante de ce qui est le point central de la question que j'ai mentionnée au début, à savoir le danger absolu pour la vie et la sécurité des chrétiens en raison de l'absence du bouclier représenté par le Vicaire du Christ, une figure qui n'est en aucun cas simplement représentative, mais cruciale dans l'opposition au mal, qu'il soit terrestre ou préternaturel.

Que faire alors ? Nous inquiétons-nous, réfléchissons-nous à la manière de contribuer, en tant que simples croyants, à soutenir ceux qui mettent en place leurs contre-mesures et qui bénéficieraient immensément du soutien d'un peuple catholique indigné à juste titre et désireux de justice, prêts même à faire des gestes significatifs d'opposition à l'anti-papauté, ou devons-nous seulement penser au précepte ? Je crains pour nous tous, mes amis, et sans polémique, qu'il n'y ait pas de messes gratuites.

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