martedì 6 marzo 2018

Il M5S dall'utopia dei mondi ideali alla realtà della governance di un'Italia da salvare



Nel 2016 tramite gli amici di Nexus Edizioni mi fu richiesto un contributo per un volume antologico intitolato "M5S e spiritualità" a cura del Gruppo di Lavoro "Offrire Sostegno Spirituale alla Buona Politica". Al mio post già qui pubblicato "Meditazioni di una donna che ha smesso di fumare", che era perfetto per l'occasione, aggiunsi questa appendice che, alla luce degli ultimi avvenimenti, risulta assai attuale. Ve lo propongo come spunto di discussione.

"Per tornare alla realtà del nostro paese. Quale sfida attende il M5S, una forza politica che rischia seriamente di ricevere dall'elettorato o da altri attori con potere di decisione emergenziale, il compito di guidare prossimamente l'Italia di fronte al palese fallimento del renzismo?
Allargando l'orizzonte, si tratta in realtà di un fallimento epocale, globale, coinvolgente entrambe le sponde dell'Atlantico e la cui onda d'urto colpisce tutto il mondo e, parimenti, dell'inizio di un periodo molto travagliato nel corso del quale sarà necessario risintonizzare e riprogrammare completamente la governance del nostro paese come quella degli altri paesi occidentali. 
Il fallimento al quale assistiamo sgomenti è quello di diversi progetti ideati e messi a punto alla fine del secolo scorso, tutti nati con intenti a parole progressisti e rivelatisi poi quanto di più reazionario è possibile immaginare. Basti pensare all'idea di “Europa” e a cosa essa si è ridotta, appena è intervenuto uno shock sistemico come la crisi finanziaria del 2008, a causa dell'applicazione nefasta e prematura di una moneta unica in quella che gli economisti definiscono “area valutaria non ottimale” (gli Stati Uniti invece sono un'area valutaria ottimale). Quello che doveva essere il facilitatore armonico di scambi e integrazione tra paesi europei è diventato strumento di dominio, di paralisi economica, di illecito vantaggio di alcuni paesi su altri e, infine, per contagio, di recessione globale. E questo perché il suo scopo nascosto, derivante da vecchi sogni elitari di dominio, era quello di sottomettere, non di emancipare. 
L'euro e l'Unione Europea non potranno che essere profondamente riconsiderati. Il caso del Regno Unito sta dimostrando, in barba a tutti i catastrofismi delle Cassandre sulla Brexit, che senza il tallone di ferro - per citare Jack London - della UE si può sopravvivere e addirittura ricominciare a prosperare. Non è irreale pensare che qualche altro paese possa scegliere a breve di seguire l'esempio britannico e a quel punto il domino diverrebbe inarrestabile. Parimenti, l'abbandono dell'euro è scontato, visto che la fissità del cambio ha causato un profondo squilibrio tra paesi del core e quelli della periferia, provocando vere e proprie tragedie umanitarie come quella della Grecia.
Sul piano strategico, potremmo assistere al possibile declino del dominio neocon grazie alla riscoperta negli Stati Uniti di un conservatorismo meno scellerato e nuovamente orientato al pragmatismo, consapevole della necessità di preservare e riattivare il modello socioeconomico occidentale, messo in pericolo dall'utilizzo come arma delle migrazioni di massa, oppresso da una finanza senza controllo e governato dalla shock economy ultraliberista, riscoprendo modelli economici di tipo keynesiano.
In questo scenario, è evidente che vi sia un sentimento globale di riscossa e un ampio movimento che si sta orientando verso non solo il recupero della situazione precedente ma di vero e proprio tentativo di salvataggio prima che la situazione precipiti nella catastrofe, ad esempio, di una terza guerra mondiale. 
Non è un caso, secondo me, che alcuni concetti utilizzati da Donald Trump risultino sempre più simili a quelli del M5S in una sorta di curiosa sintonia. Ad esempio il definire il suo e quello dei suoi sostenitori un “movimento”, il proclamare che una sua eventuale vittoria sarà “il più grande vaffa della storia”. Potrebbero essere solo coincidenze, ma non credo lo siano.
Una cosa, mi auguro, il M5S dovrà aver cura di evitare. Di ripetere cioè gli errori dei primi anni novanta quando, assieme all'acqua sporca della corruzione si gettò via il bambino che rappresentava la Politica. Politica che è poi stata sostituita dalla stirpe dei nominati, quelli che in Argentina si chiamano “alzamanos” e che, ispirati solo dall'appartenenza ma privati di ideali, cadono ancor più facilmente preda delle lusinghe di coloro – per esempio le multinazionali o i potentati sovranazionali palesi ed occulti - che vorrebbero farne solo degli “esecutori di ordini”, anche contro il bene del proprio popolo. 
E' disposto quindi il M5S ad assumersi il compito e la responsabilità di salvare l'Italia, perché di ciò si tratta, magari prendendo decisioni drastiche come uscire dall'euro e, se necessario, ridefinire la nostra partecipazione ai trattati europei? E' disposto il M5S a considerare un suo valore assoluto il recupero della sovranità nazionale e della dignità di quello che fu la quinta potenza industriale del mondo?
E' questa la sfida che attende il M5S. Non la realizzazione di un sogno utopico ma l'evitare un futuro distopico. Non dovrà combattere una semplice battaglia per l'Onestà ma la guerra di liberazione, dalla quale dovremo per forza uscire vivi. Ce la farà? Se la sentirà? E' ciò che mi auguro con tutto il cuore."

L'esortazione finale era volutamente una sfida che, a tutt'oggi, non mi pare il M5S abbia voglia di raccogliere.
La situazione determinata dal risultato delle elezioni è il più scontato e classico Mexican standoff a tre. Era questo che si voleva e lo si è ottenuto a causa di una legge che rende gli usurpatori inamovibili e le alternative impraticabili o quasi. La cintura di castità della democrazia rappresentativa.

Sembra un incubo perché, come volevasi dimostrare e nonostante i risultati incontrovertibili del voto, all'insegna del "non vi sopportiamo più, ci avete rotto i coglioni", come in un cartone animato, i Will Coyote precipitati dal canyon e sfracellatisi a terra si rialzano senza un graffio e ce li ritroviamo ripescati e salvati, sempre in mezzo ai nostri cosiddetti. Tranne D'Alema, ma è una rondine che non fa primavera.
I media continuano imperterriti a delirare come se il PD non avesse preso la più sonora trombata continentale da quando i popoli europei hanno cominciato a riconoscere quale fosse il loro nemico mortale: i partiti de Lasinistra in tutte le sue sfumature di rosso sangue, dal coagulo alla lavatura di carne. Quelle immonde meretrici a casini unificati danno per scontato che il PD, nonostante la sconfitta, debba ancora governare, rivelando come quella entità politica non sia un partito ma un esecutore, una sorta di Pacciani al servizio dei "dottori" che commissionano i feticci ai villani dem(enti) che sanno dove si vanno ad infrattare le coppiette, ovvero gli italiani da spolpare.
Un inciso: sarà indispensabile, chiunque altro dall'immonda sinistra vada a governare, che la palude del mainstream venga bonificata. Che le anofele e la malaria vengano debellate. Ridate loro Tele Kabul, se proprio volete, ma sanificate gli altri canali.

Giggino ora ride contento del successo ottenuto ma fa molto male a ridere. Da solo non va da nessuna parte (il Rosatellum fu concepito in una notte senza luna per fotterlo) perché non ha la maggioranza per governare, e se lo vuole (sprizza ambizione da tutti i pori, 'o uaglione, si vede che non sta nella pelle) sarà costretto alla coabitazione, al duplex, a dividere il lettone con altri sconosciuti, a entrare nella dark room. A meno di una poco credibile transumanza di numeri da altri partiti, poco conciliabile con i proclami contro il cambio di casacca, loro fiore all'occhiello, c'è solo l'alleanza con l'altro da sé.

E' un bel dilemma. Se il Movimento Cinque Pentacoli va con il PD e le animelle de Lasinistra, Boldrini e Gollum comprese, tradisce il suo elettorato della prima ora e quello che ha raccattato, i transfughi del PD; le prossime elezioni avec le caz che prende queste percentuali e dimostra solo di essere una rivoluzione colorata sotto un altro nome. Il famoso gatekeeper che noi maligni congeniti abbiamo sempre sospettato che fosse. Senza contare che se facesse il governo con il più odiato dagli italiani, lo sa Giggi' che, tradimento dei suoi elettori a parte, i soldi per la paghetta savoiarda ai giovani meridionali la Mutti non glieli concederà e sarà costretto a toglierli ai loro genitori? Il M5S, contagiato dalla peste rossa, entrerebbe nel Lazzaretto e ivi perirebbe, divenendo così a pieno titolo nei nostri ricordi di elettori quella meteora che sono ancora convinta finirà per essere stato in realtà.

L'unica mossa che potrebbe spiazzare non solo Lasinistra, che crede di essere stata insediata al Potere per l'eternità grazie al famoso piatto di lenticchie del 1978, ma i famigerati burattinai esterni e quelli interni, sarebbe un'alleanza non già con la Lega ma con la Lega +centrodestra a prevalenza leghista. Ha ragione Claudio Borghi. Con loro il M5S potrebbe e dovrebbe dimostrare di avere a cuore i veri problemi di questo paese e l'umiltà di farsi guidare da chi ha gli strumenti scientifici per governare - ma per davvero, non per finta come nel loro programma sgarruppato - la transizione verso il dopo euro che inevitabilmente verrà, quando la situazione deflagrerà nell'ennesima crisi sistemica. 
L'alleanza strategica e di intenti con il blocco di centrodestra a trazione leghista e sovranista  è l'unico modo che il M5S avrebbe per ambire a diventare, sempre che lo voglia e che sia stato programmato per esserlo, il partito da contrapporre, nel gioco dell'alternanza democratica, al polo conservatore. (Anche se oggi come oggi, i veri rivoluzionari sono proprio i conservatori). 
Inoltre, un'alleanza che si presentasse con numeri indiscutibili e una maggioranza schiacciante, che per giunta rispecchierebbe il volere degli elettori, metterebbe in crisi i vari Imothep in carica ed emeriti che pensano già di opporvisi.

L'alternativa è la ripetizione del rigore. Ma, come sappiamo, quella dei rigori è una lotteria troppo crudele e il popolo non ha tempo da perdere.

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