martedì 28 agosto 2012

NINJAS


In quel tempo, Elsa Fornero disse ai suoi alunni:
«Vedo con piacere che Bonanni cita spesso la Germania, ma lì i salari non aumentano con l’età dei lavoratori, seguono l’andamento della produttività. E va da sé che una persona anziana produca meno di un giovane. Da noi, invece, la curva salariale è crescente. E così le imprese si ritrovano anziani che costano troppo, di cui vogliono disfarsi, e penalizzano i giovani. Vogliamo riflettere su questo?».
Va bene, riflettiamo, Madamin Fornero, ma prima mi chiarisca alcuni concetti, che voglio capire bene. 
Prima di tutto: per anzianità intende anzianità di servizio o anzianità anagrafica? Perché anzianità di servizio significa, di solito, lavoratore che ha maturato esperienza e che può essere quindi più produttivo, in senso generale e riferendosi alla qualità del lavoro svolto, di un giovane alle prime armi. Questo nel nostro universo, non so nel suo.
Se intende anzianità anagrafica, è stata lei a costringere i lavoratori a continuare a lavorare fino ad oltre i sessant'anni, con la sua riforma strappalacrime, se non sbaglio. 

Secondo. Mi spieghi di quale produttività sta parlando, discriminando come fa tra lavoratori giovani e anziani. Se parliamo di polluzioni notturne, erezioni mattutine e mantenimento dell'erezione piena senza ausilio di sildenafil citrato (visto che ora è obbligatorio indicare il principio attivo), sicuramente i giovani sono più produttivi, non c'è dubbio. 
Se parliamo di lavoro, dobbiamo specificare di quale lavoro si tratti. Perché non tutti i lavori sono uguali, nel senso che solo per alcuni è richiesta espressamente vigoria giovanile.
Penso, ad esempio, ai lavori intellettuali che sono proprio quelli per i quali più spesso gli "anziani" guadagnano di più perché hanno mansioni più importanti a causa dell'esperienza maturata. Si chiama scatto di carriera. Diamine, lei che è prof dovrebbe saperlo. 

Temo che lei si riferisca quindi solo alla produttività del lavoro manuale, quello di fabbrica o quel che ne resta, vista la progressiva deindustrializzazione del nostro paese che perseguite nei fatti. 
Per fare un esempio di primato di produttività nei giovani, seguendo la sua ragionamenta, potrei pensare ai campi di pomodori nel sud dove essere giovane, negro e muscoloso, può permetterti di far guadagnare di più il caporale.
Oppure mi vengono in mente quelle orrende catene di montaggio dei macelli americani dove si preparano i mac burger e dove, se non hai tempi di reazione da paura - più che da giovani umani, da cobra - e bisogna fare in fretta perché il tempo è denaro, sotto il tritacarne puoi lasciarci un braccio, oppure la sacca intestinale con il suo contenuto di merda bovina, che tu non sei riuscita a lavorare in tempo e a svuotare, finisce diritta nel Big Mac. Spero non stia cenando da McDonald's in questo momento.
Ecco, se pensiamo a questi atroci residuati di fabbrica lager, i giovani possono essere più produttivi perché più reattivi psicofisicamente ma, a parte questo? E' questa la sua idea di lavoro?

Continuo a non capire fino in fondo il suo ragionamento. Cioè, lo capisco fin troppo bene. 
Sempre nel nostro universo, le imprese si disfano con mucho gusto dei lavoratori anziani perché magari sono quelli, nelle fabbriche, più sindacalizzati (me ne rendo conto, è una malignità) e perché hanno contratti a tempo indeterminato sottoscritti ai tempi in cui ancora il lavoro rendeva liberi.
Li licenziano per quello, non perché guadagnano di più. Se c'è una cosa che è ferma da anni, in Italia, è l'aumento dei salari. Gli uomini, giovani e anziani, guadagnano lo stesso salario sempre uguale da anni, se non se lo sono visto addirittura abbassare o ipertassare dai geni come voi. Le donne, in alcuni casi guadagnano ancora meno degli uomini. I giovani sono penalizzati perché ci sono leggi che favoriscono il loro sfruttamento da parte delle aziende, permettendo ad esse di mantenerli apprendisti e precari a vita.
Quindi non si sa di cosa lei stia parlando. Di un mondo che non conosce e che è solo stata inviata a distruggere.

In ogni caso, lei suggerisce di deprecarizzare piuttosto i giovani e favorirne l'inserimento a tempo pieno? Auspica di armonizzare i salari di anziani e giovani in base al merito e all'esperienza, fatto salvo un minimo che permetta ai membri di entrambe le fasce sociali di campare senza doversi strappare l'osso gli uni con gli altri? Pensa di salvaguardare lavoratori non più giovanissimi (nemmeno lei vorrebbe sentirsi definire anziana, per non dire vecchia, credo) permettendo loro di offrire una vita dignitosa alla famiglia che stanno mantenendo - compresi i figli in stato di precariato - e accompagnandoli con dignità alla meritata pensione? Ho paura di no.
L'aria salmastra di Rimini, mescolata con l'incenso dei ciellini baciapotenti le ha fatto uno strano effetto allucinogeno. Le ha provocato un attacco di padronite acuta che però almeno l'ha resa sincera come nemmeno una pera di scopolamina sarebbe riuscita a fare. Invece di dire: smettiamola di mettere i padri contro i figli, permettiamo a questi benedetti giovani di avere una sicurezza economica, finiamola con il precariato e la rottamazione dei lavoratori anziani che si alimenta appunto dal precariato giovanile, da brava mistress ha chiesto ai sindacati (a quelli più inclini al ruolo di slave) di aiutarla a fottere ancor di più i lavoratori anziani con la scusa di aiutare i giovani, sapendo benissimo che non si può avere entrambe le cose, seguendo alla lettera la vostra ideologia economica escrementizia. O mi sbaglio?

Nonostante tutti i vostri sforzi di tecnocrati non riuscite a convincermi che non volete ridurci una nazione di NINJAS. Mi riferisco alle simpatiche e colorate tartarughe guerriere? Niente affatto.
NINJAS è un acronimo e significa No Income No Job (and) Assets (Nessun reddito, nessun lavoro, nessuna garanzia) e si riferisce al tipo di cliente al quale venivano appioppati, negli Stati Uniti, i famigerati mutui subprime nei primi anni duemila, fino all'esplosione dell'omonima crisi nel 2006-7. Quella per intenderci del Too Big To Fail, del troppo grosso per fallire, che ha imposto ai cittadini americani di salvare, con i loro soldi, le banche che avevano creato un sistema criminale per far fallire la gente più povera e portarle via la casa. Un sistema che allora ha drogato l'indice dei consumi di un'economia moribonda prestando soldi a chi non avrebbe mai potuto restituirli e ha posto le basi per questa attuale crisi. Crisi che dovreste risolvere attaccando con un bel bisturi la finanza neoplastica che sta uccidendo il mondo ma che invece preferite far credere di voler risolvere con cazzate da manicomio come la tassa sulle bollicine, sulla palestra e le slot machine a più di 500 metri dagli ospedali. Chi ve li scrive i testi, i Monty Python? 
Fossi la Coca Cola, una di quelle belle multinazionali sociopatiche che vi piacciono tanto, vi farei causa per danni per miliardi. Andrei ad assumere i peggiori avvocati carnivori d'America. Roba da cavarvi anche la prima pelle. Vi starebbe bene. A voi e alle vostre curve salariali.

P.S. In Germania, visto che l'ha citata, alla produttività sono anche legati premi di produzione che qui in Italia ci sogniamo.


P. S. S. Visto che siamo costretti a studiare economia,  per un ripasso della questione dei derivati e della finanza casinò, consiglio la lettura de "Il manifesto degli economisti sgomenti" e la visione di questo filmato.

venerdì 24 agosto 2012

L'altro Armstrong che salì sulla Luna e poi cadde sulla Terra


Chissà se si può parlare di Nemesi, per commentare la notizia della richiesta di squalifica a vita per doping di Lance Armstrong, al quale sarebbero di conseguenza tolti i sette titoli conquistati nella più importante gara ciclistica del mondo, il Tour de France. Un'enormità, uno shock, come se a Roger Federer revocassero i sette tornei di Wimbledon.

Gennaro Carotenuto ha scritto oggi che, con questo, il ciclismo è morto. E' vero ma è stato dopo lunghissima ed incurabile malattia e forse, se non il ciclismo, la sincera passione dei tifosi per esso, era già morta quel 14 febbraio del 2004, quando l'unico possibile vero rivale di Lance, Marco Pantani, lo scalatore di montagne cresciuto al mare - quale meravigliosa contraddizione -  fu trovato morto in una camera d'albergo. Ucciso dalla cocaina che aveva iniziato ad assumere dopo che la sua carriera era stata stroncata nel 1999 da un 52 di ematocrito rilevato a Madonna di Campiglio durante il Giro d'Italia. "Drogato, traditore", scrissero i giornaletti rosa il giorno dopo, senza attendere le controanalisi.
Perché il ciclismo è lo sport dove se si dice che un ciclista si "droga" è una cosa che tutti crederanno subito. Vero o falso che sia. Perché è il ciclismo stesso che è drogato e contagia con la peste i suoi atleti.
La disgrazia semmai, è di chi volesse praticare questo sport senza barare chimicamente e senza passare per bombato.
Se qualcuno, in un romanzo di spionaggio, avesse voluto togliere di mezzo Pantani, un rivale troppo forte, per favorire un altro corridore, avrebbe potuto farlo con un solo colpo ben assestato, sfruttando quest'idea che "i ciclisti si drogano per vincere". Un pregiudizio, forse, che però si basa su troppi indizi e fatti per essere solo una diceria. Sarebbe stato il delitto perfetto.

La stessa maledizione che distrusse Pantani ora colpisce Lance Armstrong, l'Eletto. Anche la sua odissea con il doping inizia nel 1999 ma per lui le cose sono diverse. Sono i francesi de "L'Equipe", per primi in quell'anno, a gettare l'ombra dell'imbroglio sulle imprese del campione americano. Lui nega e sempre negherà, nonostante il fascicolo sul suo caso si arricchisca di nuovi sospetti fino a diventare un macigno insopportabile. Continua a negare fino alla rinuncia di oggi a continuare a difendersi.
Per Armstrong non si parla di valori di ematocrito elevati  - valore che, di per sé e senza ulteriori indagini, non è indicativo di doping - ma di uso di eritropoietina, testosterone e di tutta una serie di porcherie prese negli anni per migliorare le proprie prestazioni.
Ovviamente Armstrong non è, se colpevole, l'unico di questa storia e quindi la richiesta di Usada, l'agenzia Antidoping americana, di squalificarlo a vita è ammantata di ipocrisia.Della stessa ipocrisia di chi fabbrica gli eroi, i gladiatori e poi, con un pollice verso, si diverte a distruggerli.
Lance Armstrong è stato un mito americano, un eroe nazionale nel senso governativo del termine. Era sponsorizzato, per l'enorme cifra di $ 32 milioni da US Postal, le poste americane, un ente pubblico.
La sua storia personale, la sua battaglia contro il cancro - ammetteva solo di aver preso l'epo per salvarsi la vita - ne facevano l'eroe perfetto per il pubblico.
Ora che forse l'imbroglio non si può proprio più nascondere, o forse ci sono altri campioni all'orizzonte sui quali investire un mucchio di soldi, magari in altri sport, fanno tutti finta di non sapere, fanno i censori. Lance Armstrong non è più l'eroe americano, il ragazzone che per un decennio non ebbe rivali. Drogato, traditore.

E' vero. Il ciclismo è morto. Un'altra volta.

giovedì 23 agosto 2012

Caramelle dai petrolieri


A volte accadono cose strane. A pochi giorni dal terremoto di maggio dell'Emilia, che fece tremare violentemente e diverse volte anche la Romagna dove vivo, su un giornale locale uscì il seguente titolo in prima pagina: "Gas, pronti tra un anno." 
Leggendo l'articolo, noi abitanti di Faenza, Bagnacavallo, Lugo, Cotignola, Castel Bolognese e Solarolo, scoprivamo di avere nel nostro destino a breve un enorme deposito di gas collocato proprio sotto ai nostri culi. 
Potevamo stare tranquilli, però. L'autore dell'articolo, già nelle prime righe, teneva a rassicurarci che, secondo la società costruttrice dell'impianto (ah beh, allora), non vi sarebbe stato alcun pericolo, nemmeno in occasione di terremoti. Excusatio non petita? 

Per combinazione, proprio in quei giorni, si era riparlato della controversia in Regione attorno al progetto del maxideposito di gas di Rivara della Erg, la cui locazione, per un'altra incredibile coincidenza, si sovrapponeva a quella delle zone colpite dal terremoto.
Ecco che quindi, nonostante la rassicurazione un po' pelosetta invero, vista la fonte non certo disinteressata, l'associazione inevitabile tra l'emergenza terremoto di quei giorni e la prospettiva di ritrovarsi un giorno a vivere sopra un lago di gas, con tutto l'inevitabile immaginario ansioso di fughe, esplosioni ecc., rimaneva inquietante.
Sembrava quasi che il messaggio fosse: "Anche se avete paura perché c'è il terremoto, noi i nostri progetti li  porteremo avanti comunque." A titoli cubitali. Brutta sensazione. 

L'ansia fa diventare sospettosi e si comincia a ricamare al tombolo. Tornavano in mente le parole degli amici emiliani della zona dell'epicentro che avevano raccontato, appena dopo la prima scossa, di quell'acqua fangosa e puzzolente che era uscita dalle crepe apertesi nel terreno, dell'innalzamento del livello dei pozzi e dell'acqua per le strade e fin dentro le case. Avevano raccontato anche  la storia delle trivelle "americane" che, presenti fino al giorno prima, erano poi misteriosamente sparite dopo le prime scosse.
Tutte voci di paese, leggende metropolitane, probabilmente, anche se provenivano da persone che non sapevano affatto cosa fosse il fracking (parola che solo allora cominciava ad incuriosirci).
La storia del megasuperultrafunky bombolone di gas sotto intere città sbattuto in prima pagina, con i nervi dei lettori ancora a fior di pelle per le scosse, non poteva che scatenare la sindrome NIMBY.


In questi casi, per sedare l'ansia, la cosa migliore è informarsi e controllare se c'è veramente da preoccuparsi.
Nei siti delle aziende che fanno ricerche petrolifere e di gas naturale si trovano progetti relativi al territorio italiano, segno che c'è interesse riguardo al nostro paese. Il governo ha manifestato a sua volta l'intenzione di sfruttare nuovi giacimenti sul nostro territorio. Quindi, se non appartiene già al nostro presente, in futuro il fracking, tra le altre tecniche estrattive, potrebbe toccarci.

La Procura di Modena, nel frattempo, ha aperto un'inchiesta sulla possibilità che in Emilia siano state fatte trivellazioni abusive nelle zone interessate dal terremoto.
Dal canto suo, la Regione Emilia Romagna ha chiesto formalmente l'istituzione di una commissione internazionale di inchiesta per indagare sui possibili legami tra perforazioni e tecniche di estrazione di gas naturale e attività sismica indotta. Legame che alcuni studi hanno già trovato, relativamente ad episodi accaduti negli Stati Uniti. Anche i senatori del PD dell'Emilia Romagna hanno presentato un'interrogazione parlamentare sull'argomento rischi legati ad attività di perforazione.

Penso sarà interessante tenere d'occhio le conclusioni di entrambe le inchieste, sperando che siano pienamente rassicuranti circa la sicurezza delle nuove mirabolanti tecniche estrattive e di stoccaggio.
Prima di tutto perché non ci fidiamo dei petrolieri e di chi accetta caramelle da loro, dicendo e scrivendo che assolutamente non c'è pericolo per principio e non perché sanno esattamente di cosa parlano; secondo, perché è giusto cercare risposte quando si hanno dei dubbi. Terzo, perché ne va nelle nostre vite e delle nostre proprietà. Abbiamo già capito che il futuro sarà all'insegna dello Stato che se ne lava le mani, con il cittadino che dovrà provvedere - se ha i soldi per farlo - ad assicurarsi (risate) contro le calamità naturali e non. 
Meglio sapere. O preferite lasciare il vostro destino in mano alle multinazionali? Ricordate una certa Bhopal? Accettate senza  timore caramelle dai petrolieri?

lunedì 20 agosto 2012

Pussy pussy, bau bau


Non volevo occuparmi delle Pussy Riot, soprattutto dopo che Debora Billi ha scritto più o meno tutto ciò che ne avrei scritto io. Però voglio aggiungere qualcosa su queste simpatiche fenomene in passamontagna; giusto alcune considerazioni.

La prima riguarda l'elemento di propaganda che contraddistingue il loro caso. Anche questa volta, come altre, ho paura che i media abbiano suonato i campanelli e i cagnolini di Pavlov abbiano salivato. Voglio dire che, nuovamente, la nostra capacità di indignarci per qualcosa che accade nel mondo potrebbe essere stata eteroguidata dagli stessi che selezionano quotidianamente ciò che dobbiamo e non dobbiamo venire a sapere. 
Questo per spiegare che chi, nel caso delle tope ribelli, ha sentito puzza di bruciato, di polpettone precotto e confezionato e non si è scomposto più di tanto, magari manifestando un certo fastidio per l'eccessivo can-can, forse si è domandato come mai tanto casino dietro alla sorte proprio di queste ragazze e niente, neppure un lamento, per altre situazioni di dissenso ed opposizione magari più gravi che il mondo ci offre quotidianamente. Che so, vogliamo fare alcuni esempi? Ci sono ancora dei disgraziati rinchiusi illegalmente a Guantanamo dal 2001 sottoposti a torture inenarrabili con i loro parenti che chiedono inutilmente giustizia; c'è la questione palestinese che è il più clamoroso caso di rimozione forzata dell'indignazione dal cervello dell'opinione pubblica, una sorta di lobotomizzazione collettiva perfettamente riuscita. C'è il dissenso in Cina, ben più perseguitato, a colpi di pena di morte, di quello russo. Ci sono gli americani che friggono i malati di mente perché la loro sete di vendetta impedisce qualunque comprensione dei principi di civiltà enunciati da Cesare Beccaria in poi. Ci sono i poliziotti dei regimi dell'Impero della Globalizzazione, quelli sudafricani nell'ultimo caso, che sparano con mitra e fucili sugli scioperanti, ne accoppano una trentina e poi ci viene spiegato che non potevano fare altro, perché gli uomini neri erano armati di machete ed è stata legittima difesa. Come a Piazza Alimonda. (Chissà perché quest'associazione, dev'essere stato il passamontagna.)
E va beh, ti dicono piccati i pussyminkia, ma che c'entrano i minatori morti con le eroine del dissenso russo? Per le quali ha speso il suo tempo monetizzato al decimo di secondo addirittura Madonna? Secondo me c'entrano ma forse parliamo di un'altra dimensione spaziotemporale.

Di tutti i possibili generatori di indignazione per l'ingiustizia, dei quali ho ricordato per smemoratezza e dovere di sintesi solo pochi esempi, ci viene concesso nel qui ed ora di occuparci ed indignarci del dissenso in Russia e, nella fattispecie, di quello di tre ragazze che, per aver violato la sacralità di un luogo di culto sono state condannate per teppismo a due anni di carcere. Un carcere particolarmente duro, ha tenuto a sottolineare il lettore di comunicati imperiali al telegiornale. Come se essere incarcerate a Rebibbia o qualunque altro carcere italiano, giusto per non passare per i figli della serva, fosse equivalente ad una vacanza premio. Ecco, senza volere, ho citato una delle nostre peggiori magagne: la situazione carceraria.
La loro sorte, per altro, sarebbe stata simile o addirittura peggiore se la performance fosse stata allestita a San Pietro, nella Sinagoga di New York, alla Mecca, alla spianata delle Moschee e perfino in un pacifico monastero buddhista. 
Nessuno riesce a vedere che il dissenso in Russia è, mioddio, anche altro, che bisognerebbe piuttosto parlare della libertà di stampa, della questione cecena, della corruzione e magari di come si è arrivati ad avere Zar Vladimir dopo anni di shock terapia liberista voluta dall'Occidente. E bisognava parlarne prima, non ora che ci  impongono a comando di farlo, forse per nascondere una volta di più la Più Grande Rapina Di Tutti I Tempi che si sta perpetrando ai danni di cittadini ed aziende a favore della finanza casinò.

Vladimir Putin è venuto per anni in Italia ospite dell'amico B. e nessuno ha mai avuto niente da dire di talmente roboante da finire in cronaca al TG.  Sono anni che governa la Russia con pugno di ferro contro i dissidenti e praticamente tutti coloro che tentano di ostacolarlo, oligarchi compresi. Durante il suo regno, perché non è altro che quello Zar di cui i russi non sembrano poter mai fare a meno e che amano più di quanto noi immaginiamo, ha massacrato per anni il popolo ceceno, ha gasato i suoi stessi concittadini in un teatro di Mosca, fa collezione di giornalisti morti, eppure finora era noto in Italia non come despota, ma per essere il donatore del famoso lettone. Da ieri, dopo il caso delle Pussy Riot, ci siamo accorti che è "'o fetiente". Curioso, no? Sospetto, anche.
Visto che siamo governati dal governo dei Supereroi che "hanno salvato l'Italia", c'è bisogno di un cattivo - se no che fumetto è? - e chi meglio dell'Amico Putin, amico del nano caduto in disgrazia e quindi anch'egli con le quotazioni al ribasso nel meraviglioso mondo dei Fantastici Tecnocrati? 

Il caso delle Pussy Riot era proprio perfetto anche perché il femminismo ci si è buttato a topa morta, come era prevedibile. Per le misteriose vie dell'emancipazione femminile versione nuovo millennio propugnata da chi decide di cosa hanno bisogno le donne, senza consultarsi con le stesse, il femminismo sarebbe mettere in atto performance estreme, a metà tra l'esibizionismo sessuale patologico e le antiche performance dei geek nei circhi di Barnum, quelli che staccavano la testa a polli vivi con un morso, mangiavano chiodi e insetti per il ludibrio della gente. Roba vecchia, tra l'altro.
Ci sono diversi gruppi che si definiscono dissidenti in Russia che si esibiscono in queste performance e regolarmente finiscono in galera. C'è un filmato, dove alcuni riconoscono almeno due delle Pussy Riot del processo (compresa quella che assomiglia vagamente a Ruby) che riguarda un'azione all'interno dell'Università di Mosca. Un'ammucchiata hardcore però con la motivazione che era contro il presidente Medvedev. Ah beh, allora. Un'altra performance e relativo filmato (i filmati sono qui, maialoni) riguarda un supermercato e una militante che trova un modo originale per portarsi via un pollo pulito e pelato pronto per l'arrosto: infilandoselo nella passera. Le affinità volatili. Ovviamente tutto in favore di videocamera. Penso ai tanti poveri dissidenti e disperati che, in tutto il mondo, non hanno purtroppo altrettanta disinibizione e talento per il porno. E' proprio vero allora, come scrive Debora, che fanno notizia solo le Sare Tommasi. Con la differenza che Sara non è considerata una dissidente del sistema neoliberista e finanziario ma una povera sciroccata. Misteri della comunicazione.

Giusto per ribadire che tutto il mondo è paese e i codici penali si assomigliano un po' tutti: mettersi a schitarrare in una chiesa, incappucciarsi con i passamontagna, farsi trombare in un luogo pubblico e rubare polli, è reato. A Denver come a Mosca, a Cologno Monzese come a Pechino. Perfino a Lugano. Sono atti che vorranno pure avere una valenza di dissenso, da chiunque siano perpetrati, ma riescono solo a far parlare del reato che commettono, non della motivazione sottesa. Per questo sono sbagliati e politicamente controproducenti.  Al limite sono zingarate alla Amiche Mie e a maggior ragione non possono essere prese sul serio e nascondere, con il loro clamore mediatico gonfiato, le battaglie dei dissidenti veri, che magari marciscono in galera da anni.

Un'ultima cosa degna di nota sono queste ragazze che sempre più spesso si comportano come le isteriche di Charcot alla Salpêtrière. Ecco, l'ho detto.
Davvero, non mi spiego questa epidemia generale di disinibizione frontale nelle ragazze, se non con il grande ritorno dell'Isteria e del Gran Ballo Sabbatico: si fanno scopare nei parcheggi e mettono i filmati su YouTube, bevono come spugne non solo alcool, praticano l'hooliganismo (come dice l'impeccabile sentenza ai danni delle Pussy Riot) e le femministe, invece di prendere queste figliole a sberle, perché con i loro comportamenti rischiano di finire in galera o di subire violenze, la chiamano militanza. Quando si è matti per la mona è proprio vero che le si perdona tutto. 
L'esibizionismo estremo non può essere l'unico modo che hanno oggi certe ragazze per comunicare. Tanto meno lo può essere se la comunicazione pretende di essere politica e a nome delle altre donne. La liberazione ha veramente dato alla testa di qualcuna e dispiace che il femminismo coccoli queste figlie disturbate e le faccia diventare esempi, non accorgendosi che la libertà non è mai poter fare tutto ma proprio tutto ciò che ci pare, nemmeno se siamo state tanto oppresse in passato. Per esempio compiere un atto di necrofilia ai danni di una povera bestia perché solo così si parlerà di noi. Libertà non è defecare per strada. Evidentemente ci sono molti borghesi da scandalizzare, in Russia. E' vero che si tratta di hooliganismo, che piaccia o no.
L'emancipazione femminile è cosa ben diversa dalla voglia di scandalizzare a tutti i costi e del comportarsi da indemoniate credendo che ciò sia segno di libertà. Così facendo si rischia di pagare pegno e di ritornare alla casella di partenza: quella dell'Isteria. 

Questo post non sarebbe stato possibile senza l'aiuto prezioso di Klára, che ha tradotto dal russo alcuni articoli e fornito una visione da insider della società russa. Un grazie di cuore.

venerdì 17 agosto 2012

Cure da Cavallo

Ancora il ditino. Passera e ditino.
Corrado Passera, il genio uscito dai caveau delle banche e donato all'economia italiana, vuole spirtusare tutto lo spirtusabile in Italia alla ricerca di petrolio e gas, come se fossimo l'Iraq e il presidente del consiglio detronizzato dal golpe di novembre non fosse un vecchio intrattenitore da crociera imbolsito che ha fatto fortuna con le televisioni soft porno ma Saddam Hussein.

Il petrolio in Italia. Apparentemente è una roba talmente vecchia che Passera pare appena arrivato con la DeLorean direttamente dal 1960. Viene in mente Mattei ed il suo amminchiarsi per anni sull'idea di rendere l'Italia autonoma dal punto di vista energetico. Autonoma e in grado di gestire la propria ricchezza naturale attraverso un'ente rigorosamente statale come l'ENI. Mattei fu tolto di mezzo proprio a causa della parola "autonomia". Da paesucolo finta potenza mondiale e a sovranità limitata non potevamo permetterci di fare il prezzo e dettare le regole dello sfruttamento dell'oro nero e del gas all'insegna dell'autarchia. Non è cambiato granché da allora, anzi, siamo ancora meno autorevoli ed autonomi che in passato. Sicuramente molto più puttane e disponibili.
Ecco perché, riferendoci alla fregola petrolifera della Passera trivellatrice, dovremmo cantare, con Lucio Battisti: "Ti stai sbagliando chi hai visto non è, non è Mattei".

Non si è mai capito bene, fin da quegli anni sessanta, se in Italia questi benedetti petrolio e metano ci siano veramente o se si tratti di giacimenti di entità coerente con quel nostro 49° posto tra i produttori mondiali. Ci hanno sempre detto che, se metano e petrolio ci sono, si tratta di giacimenti di poco conto, difficili da sfruttare e ad alto costo estrattivo.
Si spirtusa da anni in Basilicata ma non certo in quantità da soddisfare il nostro fabbisogno interno, coprendo la produzione complessiva nazionale solo il 7% del fabbisogno, a fronte dell'importazione del restante 93%.

Quindi, dove sta la genialata di Passera e forse la novità rispetto ai tempi di Mattei? Forse il petrolio e il gas ci sono davvero e oggi qualcuno ha finalmente la tecnologia giusta per papparseli. Ma saremmo noi, l'ENI o ciò che ne resta? O l'idea sta piuttosto nell'offrire concessioni a rutto libero a compagnie straniere per la ricerca del petrolio e del gas intrappolato nelle rocce (il così detto shale gas) attraverso la pratica del fracking? L'idea sarebbe di mettersi anche a spirtusare i nostri mari e trapanarli con una voluttà che nemmeno la ministra Prestigiacomo al suo meglio?
Eh si, perché questi tecnocrati neoliberisti mica pensano come Mattei al bene nazionale, alla potente benzina italiana. Questa è gente che se gli parli di industrie statali sbiancano e se nomini Keynes rovesciano gli occhi all'indietro e vomitano a getto passato di piselli e bestemmie.
In un paese che già chiede alle compagnie petrolifere solo meno del 10% di royalties sulle estrazioni di petrolio e gas e che si è messa in testa di fare come le vecchie contesse che si sono giocate tutto in gigolò e roulette e si riducono a svendere le ville, i tappeti e i quadri del trisavolo, perché qualche commercialista interessato glielo ha consigliato, qualcuno potrebbe aver pensato che, tutto sommato, visto il clima da saldi all'outlet, spirtusare in Italia potrebbe perfino convenire. Soprattutto ora che ci sono le personcine giuste e ammodo al governo, non quel pirata che intratteneva relazioni pericolose e un po' troppo personali con gli oligarchi di Gazprom.

A chi non converrebbe questa corsa all'oro nero made in Italy sarebbe proprio a noi italiani. Anche se trovassimo il petrolio e il metano, li troverebbero le compagnie straniere in possesso delle adeguate tecnologie estrattive (Halliburton, giusto per citare una multinazionale a caso?) e, possiamo scommetterci, se li aggiudicherebbero per un tozzo di pane, tra concessioni quasi gratis e royalties ridicole. Finirebbe come in Argentina, dove gli spagnoli di Repsol sfruttavano i giacimenti nazionali neoprivatizzati a suon di tangenti ai politici corrotti - giacimenti di ben altra entità, per altro - esportavano i profitti in patria e costringevano gli argentini ad importare petrolio dall'estero pur galleggiandovi sopra. Insomma, si può ipotizzare che tutto il vantaggio dell'estrazione di petrolio in Italia andrebbe, in una piccola parte, nelle tasche dei soliti amministratori compiacenti e corrotti, gli alzamanos de noantri e in gran parte in quelle dei colossi stranieri ansiosi di ripulirci pure dell'oro nero. E' pensar male? Ci sono i precedenti. E' l'Argentina che sta arrivando.

Converrebbe ancor meno al nostro ambiente, che si troverebbe, in caso di deregulation e regime di trivella libera ad affrontare tutta una serie di potenziali catastrofi. Incidenti in mare con fuoriuscite di greggio ed inquinamento di coste che sono ad alto impatto turistico con devastazioni irrimediabili e al lungo termine. Aumento di attività sismica sul territorio indotta dalle pratiche di fracking che, come dimostrano sempre più numerose ricerche, sono in grado di movimentare faglie silenti soprattutto a causa della reiniezione in profondità dei fluidi utilizzati per la fratturazione delle rocce. Tenendo conto che il fracking sembra in grado di provocare terremoti in aree classificate non sismiche, come è avvenuto negli Stati Uniti, figuriamoci la pericolosità di praticarlo in un paese ad alta sismicità come il nostro.

Secondo le regole dell'economia dei disastri, prossimamente sui nostri schermi, perché questo è solo il trailer, se queste catastrofi dovessero avvenire, non vi sarebbe nessun risarcimento ai cittadini, perché uno dei principi del sistema è deresponsabilizzare lo Stato, anzi, smantellarlo, anche di fronte alle catastrofi naturali e a maggior ragione a quelle provocate dall'uomo. Perché la corporation nun vo' penziere. Non hanno già parlato, i professoroni, in occasione del terremoto in Emilia, di imporre in futuro un'assicurazione privata contro i danni da terremoto? Come dire: 'ntu culu.
Immaginate la multinazionale che trivella dove c'è la faglia silente; viene il terremoto e, mentre tutti i media e i così detti esperti irridono chi sostiene la pericolosità del fracking mescolando abilmente studi scientifici seri con le scie chimiche e gli alieni di Sara Tommasi, così da far apparire il tutto delle scemenze, la corporation fa sparire le trivelle, lo Stato non paga più per l'assistenza dopo la calamità naturale, tanto avete l'assicurazione privata (che non pagherà mai), e voi vi ritrovate becchi, terremotati e bastonati. Bastonati perché, come insegna l'Aquila, un bell'antipasto di shock terapia somministrataci senza che ce ne accorgessimo, distratti come eravamo dalle baggianate del nano, dove arriva il terremoto arrivano anche militarizzazione e repressione, perché le tante ottime opportunità che si aprono non possono venire disturbate da terremotati molesti. Sono opportunità d'oro per gli appalti, le corruttele, per ripulire centri storici da abitanti vecchi e straccioni e sostituirli con quartieri nuovi e centri commerciali, per delocalizzare le aziende e deportare le persone ed i loro affetti. Distruggere per aver la scusa di ricostruire a vantaggio loro e degli amici. Con uno Stato che, siccome non ci serve anzi è solo d'intralcio ai loro affari, non deve più esistere. Lo Stato sono i cittadini e i cittadini non sono un cazzo.
"Un terremoto non capita tutti i giorni", diceva uno degli avvoltoi della notte del terremoto dell'Aquila. "La crisi è un momento magico da utilizzare fino in fondo", disse Passera qualche tempo fa. Appunto. Non possiamo fidarci.



Il Cavallo del titolo si riferisce a Domingo Cavallo, uno dei terminator neoliberisti esecutori della dottrina dello shock economico in Argentina negli anni '90 che portò il paese al default nel 2001.

martedì 14 agosto 2012

Neoliberismo equo e solidale

Giovani muratori
Se ha firmato il decreto sulla spending review, si suppone che l'abbia letto. Se l'ha letto, deve aver trovato nel testo qualcosa che non lo faceva sembrare tanto equo e solidale, se oggi ha sentito il bisogno di riprendere il governo raccomandandogli clemenza nel menare fendenti sui poveri italiani poveri. Insomma, come al solito, prima firma, poi fa finta di non sapere cos'ha firmato. 

E quell'altro figuro del PD, Fioroni? Parla di allearsi con i "moderati" del PDL. Cioè con la destra, visto che anche l'Italia come gli Stati Uniti, come diceva la buonanima di Gore Vidal, è ormai un paese con due soli partiti: uno di destra e l'altro di estrema destra. 

Questi, pur di tornare al governo, ad un qualunque governo purché si comandi come nell'Emilia dei vecchi tempi, si alleerebbero non solo con i repubblichini di B. ma perfino con i narcos messicani, ai quali sicuramente raccomanderebbero di avere la mano ben ferma quando decapitano le loro vittime, quando fanno i tagli, insomma, perché la sinistra è misericordiosa e non vuole causare sofferenze al popolo.

Moderati. La parola moderato mi rende sempre particolarmente nervosa. Perché è la stessa ipocrisia di Don Kitammuort, il giovane muratore. Perché il moderatismo è l'alibi della sinistra per vendersi anche gli ultimi orifizi e potersi finalmente mettere il completino firmato da destra alla moda ed entrare nei salotti buoni delle Santanché. 
E' la sinistra traditrice e infame che da anni tiene fermi gli italiani mentre il nazismo neoliberista li massacra e ogni volta dice che, comunque, le dispiace proprio tanto tanto.

venerdì 10 agosto 2012

Il gioco delle parti


C'è un cartone animato che amavo moltissimo da bambina, che ha per protagonisti un cane da pastore e un coyote, Sam e Ralph. La serie ha uno schema fisso e ripetitivo. All'inizio di ogni episodio, al fischio di una sirena da fabbrica, i due entrano in scena con il loro cestino della colazione, si salutano: "Buongiorno, Ralph. Buongiorno Sam",  timbrano il cartellino ed assumono i reciproci ruoli. Il coyote quello del predatore che vuole catturare le pecore al pascolo e le studia tutte per riuscirci e il cane quello del fedele ed integerrimo guardiano e difensore degli ovini. Durante tutto l'episodio Ralph e Sam se le danno di santa ragione - con il coyote ad avere sempre la peggio. A fine giornata, il fischio della sirena fa cessare le ostilità. I due riprendono il loro cestino - il coyote Ralph invariabilmente ammaccato ed incerottato e, salutandosi di nuovo distintamente: "Buonanotte, Ralph. Buonanotte, Sam", escono di scena, per ritrovarsi l'indomani nello stesso posto per una nuova giornata di "lavoro".

Evidentemente la nostra vita è proprio diventata un cartone animato. Questo fatto, ad esempio, del governo di emergenza crisi "che-per-carità-se-non-facciamo-subito-le-riforme-finiamo-come-la-Grecia" chiude per ferie e, di conseguenza, immagino, anche gli speculatori che da mesi ci stanno affondando i canini nella jugulare si asterranno dal compiere azioni ostili per rispettare il riposo ferragostano dei nostri tecnocrati, mi ricorda il gioco delle parti dei due compari che hanno il compito, magari salariato, di combattersi all'ultimo sangue. Ma solo dopo che è suonata la sirena. Non la domenica e i giorni festivi. E magari, nel dopolavoro, sono capaci anche di andare a farsi una partitina a carte al bar da buoni amici.


martedì 7 agosto 2012

L'utile idiozia dei demolitori controllati


E' il caldo che fa surriscaldare i circuiti a Mario9000 e lo fa straparlare? Quest'uomo è veramente il presidente del consiglio più sopravvalutato degli ultimi 150 anni visto che inanella una scemenza dopo l'altra? Oppure le sue ultime uscite antiparlamentari, antitedesche, praticamente antidemocratiche, sono piccole voci dal sen fuggite - come la "crisi è una magnifica opportunità" di Passera - sprazzi di verità che tonnellate di propaganda, di martellamento da guerra psicologica non riescono più a nascondere? 
Insomma, tra uno spread a 1200 e l'altro - questa le è scappata mentre stava pulendo il fucile delle cazzate, lo ammetta, Smonti - e gaffes a ripetizione peggio di Iddu, viene fuori ogni giorno di più il personaggio dell'inesperto ma pur sempre innocente professorone al quale forse è stato affidato un compito troppo pesante per le sue esili spalle. Talmente inesperto delle astuzie della politica da camminare di continuo sul filo della lama dell'incidente diplomatico e della crisi di governo. Ma è proprio così?

Io penso invece che questo demolitore controllato degli ultimi baluardi di economia reale e stato sociale, nonché di democrazia europei, uno che le lezioni di Tobin, secondo me, potrebbe anche essersele dormite, sappia benissimo ciò che sta facendo.
E' la totale apparente idiozia delle sue azioni di governo che fa giungere alla conclusione che di idiozia non si tratti affatto ma di strategia. Basta sapere qual'è il masterplan e tutto diventa chiaro.
Applicare leggi che spingono il paese dritto in bocca alla recessione ed impoveriscono ancor di più i poveri, con la novità di un inedito attacco frontale al ceto medio chiamato a pagare veri e propri pizzi e riscatti per il proprio sudato benessere e a fronteggiare lo shock di una possibile terrificante retrocessione nella povertà; non toccare un capello alla mostruosa per corruzione classe politica italiana, non fare nulla per il bene generale ma solo per una minoranza di fortunati che si arricchiranno ancora di più, non può essere solo il frutto di follia, altrimenti sarebbe già scattato il T.S.O. 
Sembra effettivamente un idiota uno che si mette ad attaccare l'istituzione parlamentare tedesca, la rappresentanza democratica del popolo di un paese, la Germania, che sta giusto per decidere se accettare il fiscal compact o dichiararlo incompatibile con la propria Costituzione Federale. E' una pura follia, tanto più se è vero che i nostri destini di paesi fetusi dipendono da quella decisione tedesca dalla quale si salverebbe, di conseguenza -  dicono - l'euro e quindi i nostri culi. Sembra idiozia o follia, eppure lui lo ha fatto.
L'uomo non sembra avere alcun senso della Storia, altrimenti saprebbe quanto sono sensibili i tedeschi al concetto di democrazia. Forse crede anche lui, come Fukuyama, che la Storia, se non proprio già finita, lo sarà nel momento che tutto il mondo si appresterà a cantare a squarciagola "sweet home Chicago" mentre si demoliscono a colpi di spread e crisi economiche create a tavolino, gli ultimi baluardi di democrazia mondiale e di stato sociale.

E' una storia che comincia negli anni settanta. Cile, Argentina, Bolivia. Neoliberismo imposto attraverso la dottrina dello shock su paesi cavia. Allora come oggi non c'era alternativa. Le riforme andavano accettate per forza ed erano i tecnocrati ad imporle.
I risultati erano economie e vite devastate ma, non importa, chi doveva arricchirsi lo aveva fatto e avrebbe dovuto continuare a farlo. I CEO dovranno guadagnare almeno cento, mille volte più dei loro operai. Non importa se sono degli imbecilli, sarà così per principio. Un mondo di pochi ai quali è concesso tutto e di molti ai quali tutto verrà negato, in nome, paradossalmente, della libertà.  Il ritorno in pompa magna dell'Aristocrazia.

Anni ottanta. Reagan, Thatcher, il neoliberismo del dottor Mengele dell'economia Friedman infetta anche i paesi anglosassoni. Strage di posti di lavoro, distruzione di diritti fondamentali, laissez faire e deregulation, guerra totale allo stato sociale, lingua in bocca con i dittatori più sanguinari, da Pinochet a Saddam Hussein. Ognun per sé e Dio per i ricchi. Poi la Russia, la Cina, il passaggio in un amen dagli orrori del comunismo a quelli del capitalismo. Friedman unleashed, altro che Django. 
La rivoluzione a metà del Sudafrica, la fine dell'apartheid concessa purché i neri non rompessero le palle in economia, rigorosamente liberista e in mano ai bianchi. Tanto, San Mandela riuscirà sempre a far sciogliere il sangue nell'ampolla al momento giusto.
Alla fine degli anni novanta c'è da andare ad arraffare le ultime riserve energetiche e così si inventano il Nuovo Secolo Americano e la Guerra al Terrorismo. Nel 2001, per accelerare il processo, che altrimenti avrebbe impiegato troppo tempo per realizzarsi, ecco l'evento catalizzatore, lo Shock Supremo. Poi altre guerre in paesi dove c'è da inaugurare il nuovo corso delle forze armate privatizzate. L'incubo di Eisenhower divenuto realtà. Le guerre dei contractors, dove questi costano troppo per essere sacrificati in battaglia, così si bombardano i civili e si fa prima. E, oltretutto, si applica quella dottrina dello shock che è così efficace per piegare le volontà dei popoli da sottomettere.

L'Italia, nel frattempo, è in mano al grande imprenditore, all'oligarca alla milanese che, invece di applicare la dottrina dello shock, vivacchia e cincischia nel populismo più aberrante per paura di perdere voti. Anche il nostro paese dà però il suo contributo alla mission, nell'anno dello Shock Supremo, mettendo su il grande show della repressione Pinochet style. Genova come cavia, gemellata suo malgrado con Santiago (l'unica intuizione brillante della carriera di D'Alema). Pensate alla Diaz, a Bolzaneto come prodromi dell'11 settembre e tutto acquisterà un senso. Quanta gente ha più manifestato in piazza in così grande numero dopo Genova? Che fine ha fatto il movimento no global, l'unico in grado di opporsi al capitalismo hardcore? La lezione è servita. I vecchi massacrati in Corso Italia e sbattuti al TG1 in prima serata ci hanno insegnato che "non si deve protestare". Se no, "un due tre, arriva Pinochet".
Noi poi siamo stati commissariati con un soft golpe e non con i carrarmati - solo un idiota può credere alla favoletta dello Smonti che all'improvviso riceve la chiamata da Napolitano - perché Iddu pensava un po' troppo ai suoi interessi (e alla figa) e stava dimenticandosi degli amici e questo è sempre pericoloso quando si è parte di un club di sodali.

Rimaneva l'Europa, con l'euro nato deforme e suscettibile alle infezioni della speculazione finanziaria, nuova arma suprema del sistema.   Bisogna fare qualcosa. 
Ci vendono che Smonti è uno statista, che della politica, tutto sommato, si può fare a meno, vista anche l'opposizione calabrache e collaborazionista che ci ritroviamo. Che questa è l'ora delle decisioni irrevocabili e senza alternativa. Che se non facciamo i bravi viene la crisi e ci porta via i risparmi. Che, con Giolitti, lo spread sarebbe a 9500.

giovedì 2 agosto 2012

Bologna (remake)



(Questo post è un remake. L'originale è qui.)

Qualcuno ha scritto su Facebook che oggi siamo tutti bolognesi, un po' come i berlinesi di JFK.
E' il 2 agosto, trentaduesimo anniversario di quello che è stato il più orrendo atto di guerra in tempo di pace compiuto sul nostro territorio. La Pace Calda di quella Guerra Fredda. Un periodo che ancora ci perseguita con i suoi misteri, i suoi compromessi innominabili, gli altissimi tradimenti e soprattutto il silenzio, le bocche cucite, i cadaveri sepolti assieme ai loro segreti. Come dicono coloro che non credono nei complotti? Che non sarebbe possibile mantenere un segreto tanto a lungo se ci sono persone che sanno.
Trentadue anni. Vi bastano? La necessità di mantenere il segreto sui perché è ancora talmente forte che perfino chi, da professionista del terrore, si è lasciato incolpare per coprire ben altri colpevoli, non parla ma irride, insulta, fa la battuta sulla suocera. Oscena allegria da ex guitto prodigio sui morti e sui sentimenti.
E poi l'irrisione suprema del Gran Maestro, la sua lunare spiegazione del mozzicone di sigaretta che si è surriscaldato. E' furbo il mentore dei migliori statisti degli ultimi 150 anni e, come sempre accade con i fratelli massoni, bisogna leggere tra le righe, interpretarne il pensiero.  Qui ci dice: è talmente grande la faccenda che non avrete altro che grandi bugie come spiegazioni: le più grandi e clamorose che potete immaginare.

In questo giorno detesto la retorica del "per non dimenticare", frasetta di convenienza che serve soprattutto, in questi casi, a levarsi il pensiero. La detesto soprattutto per la strage di Bologna.
Del resto, se passi accanto ogni giorno, per tre anni, di fianco all'incubo, come ho fatto io nei miei anni da universitaria di ritorno, come fai a dimenticare, anche se vorresti? Durante una delle mie visite a Milano passai per Piazza Fontana ma non fu la stessa cosa. Una grande emozione si, ma diversa.
La stazione, con la ferita ancora aperta che ti squarcia l'anima osservandoti dal primo binario e quell'orologio sul piazzale fisso sulle 10.25 che ti impedisce di pensare ad altro sono terribili per chi deve affrontarli ogni giorno.
Non è l'unica bomba esplosa in Italia ma è quella che ci ha fatto più male. Il due agosto è uno di quegli eventi scioccanti dopo i quali il mondo non è più quello di prima e nemmeno la nostra vita è più la stessa. E' il nostro 11 settembre.

Forse è per questo che, nonostante la frequentazione assidua per tre anni non sono riuscita ad affezionarmi a Bologna, ai suoi portici, al suo essere insopportabilmente torrida d'estate e gelida d'inverno; al suo traffico e smog che ti levano il respiro. Alla sua bonomia un po' sussiegosa ed alla sua cucina grassa e untuosa. L'unica cosa che mi si era attaccata, di Bologna, era la parlata, così diversa dalla nostra romagnola. Per il resto mi dava ansia, passare da quella stazione mi ricordava il fatto di vivere in un paese terribile dove, un giorno qualunque, avrei potuto saltare in aria anch'io, a potere piacendo. Non sono mai riuscita ad amarla, povera innocente Bologna. Per colpa di quell'orologio e di quel silenzio assordante.

mercoledì 1 agosto 2012

L'economista stregone


E' commovente chi, come Oscar Giannino, tenta disperatamente di trovare il modo di domare i mercati   impazziti e di risolvere la crisi globale utilizzando gli stessi strumenti che l'hanno ingenerata. Giannino è un uomo intelligente, però è come i credenti. Accecato dalla fede, non vede che il dio in cui crede - il liberismo della shock economy - è la causa del male che descrive. Per questo nemmeno lui, che pure è dotto medico e sapiente, sarebbe capace di fare meglio di Smonti. Sempre Chicago è.

Questi liberisti che si lamentano della degenerazione del liberismo mi ricordano tanto il Topolino apprendista stregone in "Fantasia" che, giocando incoscientemente con il libro degli incantesimi, provoca un disastro che solo il mago in persona riuscirà a rimediare. 
Bisogna essere proprio dei fedeli per non vedere che i derivati e gli interessi sul debito sono le scope e i secchi pieni d'acqua. Più si cerca di fermarli, pronunciando la formula che li evoca, per giunta, e più loro aumentano e finiscono per annegare le nostre disgraziate economie e noi cittadini con loro. 
Solo nella favola, alla fine, c'è un mago che viene a fermare il disastro e a fare la ramanzina al discepolo scriteriato.
Bisogna smetterla con gli incantesimi, con l'utopia scellerata del mercato che si autoregola.  E' ora di rendersi conto che quel sistema economico in cui Giannino crede ciecamente e che si è attaccato all'Europa come una sanguisuga, dopo aver devastato nei decenni precedenti le Americhe, è solo in grado di produrre povertà generalizzata e ricchezza selezionata per pochi. Per pochi stregoni che mandano in giro per il mondo i loro tecnocrati a divertirsi con scope e secchi. Finti salvatori, maghi e re taumaturghi che invece devono solo eseguire un piano specifico.  Quello di arraffare tutto ciò che è rimasto da arraffare. 

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...