martedì 31 marzo 2009

Prove tecniche di rivoluzione?

Che succede in Europa? Succede che lavoratori disperati dalla prospettiva della perdita del lavoro provocata dalla "crisi", cominciano ad incazzarsi di brutto e alcuni di loro hanno preso ad assediare i manager delle società e a sequestrarli negli uffici per forzarli a trattare i licenziamenti preventivati. Insomma, i lavoratori si ribellano. Si registra già qualche clamoroso episodio di stringiculo ai danni di manager d'alto bordo, come il patron del lusso François-Henri Pinault e i manager della Caterpillar a Grenoble.
Succede in Francia, soprattutto, ma anche in Scozia, dove l'amministratore delegato della Royal Bank of Scotland, al centro di un clamoroso fallimento provocato dall'ingordigia dei suoi dirigenti, si è visto assaltare la villa da un gruppo denominato "Bank bosses are criminals".

Non esaltiamoci troppo, non si tratta forse di vere e proprie prove tecniche di rivoluzione, però è consolante vedere che al di fuori del nostro paese, chi subisce le conseguenze pesanti della crisi del liberismo hardcore, non se ne sta a rincoglionirsi davanti al Grande Fratello e a sorbirsi le balle del nano tuttofare ma si ribella e fa sapere che non si lascerà ridurre sul lastrico senza reagire.
Da noi, nel paradiso della mansuetudine operaia, nel paese dove il padrone non deve chiedere mai, dove Cipputi ormai vota Berlusconi o Lega, sembra di stare in una specie di Svizzera dove non accade nulla di più movimentato di un paio di caprette che fanno ciao.
Complice forse un'informazione sempre più vergognosa e connivente, preoccupata solo di non dispiacere al leader minimo, ed impegnata a condurre le proprie campagne di disinformazione mediante cazzabubbole fabbricate di volta in volta e a seconda della moda del momento. Oggi il cane mordace, domani gli zingari che portano via i bambini.
Una (dis)Informazione che racconta solo le classi che non sono (per ora) toccate dalla crisi: imprenditori, professionisti, commercianti, benestanti, ricchi, insomma la nuova aristocrazia e quindi da far sembrare che in Italia vada tutto a gonfie vele.
Per tentare di salvare la faccia, fanno finta di credere che la crisi colpisca democraticamente tutti e aggrottano le sopravcciglia quando inizia la pagina dell'economia con il resoconto dei danni della crisi, ma in realtà sanno benissimo che non è vero.

La crisi colpisce solo ed esclusivamente (per ora) i precari, i lavoratori non indispensabili, i meno qualificati, gli anziani, in generale chi può contare solo sul proprio salario o pensione mese per mese. Gente che non ha voce in capitolo ma che, per colmo d'ironia, si è buttata a votare con ardore coloro che l'hanno ridotta così. Gente che qualcuno ha deciso debba sopravvivere con 700 euro al mese, mentre quel qualcuno i 700 euro li spende in una sera per i lunghi preliminari senza fretta e il 2° e 3° canale sincronizzati con il 26x17 appena arrivato, 7a naturale.

Oggi Berlusconi ha detto che lo Stato penserà a chi perde il lavoro. Ha parlato di carità cristiana e ha terminato raccontando una bella favola, cioè che la cassa integrazione coprirà il 100% dello stipendio e che alla fine della crisi i licenziati saranno riassunti (una balla che chiunque sia stato licenziato si è sentito raccontare: "non si preoccupi, tra al massimo un paio di mesi la riassumeremo magari in un altra filiale").
In qualunque altro paese uno così non sarebbe preso sul serio ed anzi si comincerebbe a parlare di T.S.O. Da noi guai a chi lo tocca.
Migliaia se non milioni di disocccupati in futuro e lui (cioè, noi) paga loro lo stipendio per intero? Con quali fondi Dio solo lo sa. Forse, da bravo Unto, con la moltiplicazione dei pani e dei pesci... d'aprile.

domenica 22 marzo 2009

Dalli al matto

Questa storia è terribile e parla di un ragazzo sofferente, malato delle ferite lasciate sulla sua pelle e soprattutto nella sua mente da vili atti di nonnismo (un termine assolutamente inadeguato per vere e proprie torture perpetrate da vigliacchi sui deboli) subiti durante il servizio militare in aeronautica nel 1992.

Riccardo Rasman, in seguito al trauma, aveva sviluppato una forma di schizofrenia paranoide ed era in cura da 14 anni. Non poteva vedere le divise, dopo quello che delle divise impropriamente indossate da dei bastardi, gli avevano fatto. Era noto al centro di igiene mentale di Trieste e noto anche alla Polizia, che era intervenuta in passato a casa sua a causa delle proteste dei vicini per "rumori molesti". Nonostante la malattia, era riuscito a farsi assegnare un appartamentino in un complesso popolare ed era abbastanza autosufficiente.

Quella sera di ottobre del 2006 Riccardo era perfino felice perchè l'indomani avrebbe iniziato a lavorare. Un lavoro di netturbino. La sua domanda era stata accolta. La felicità improvvisa gli fa fare cose strane. Si spoglia ed esce nudo sul balcone, tiene la radiolina troppo alta, spara dei petardi, diranno i vicini.

Viene chiamata la polizia e inizia il dramma. Possiamo facilmente ipotizzare che Riccardo sentisse concretizzarsi il pericolo che popolava la sua mente, che fossero riemersi antichi traumi. Fatto sta che si barrica in casa e "dà di matto".
La cosa incredibile è che nessuna unità psichiatrica viene chiamata ad intervenire, nessun negoziatore per parlargli e tranquillizzarlo, come nei film americani, nessuno psichiatra o almeno psicologo che potesse calmarlo, magari con un banalissimo sedativo e qualche parola di conforto.

Si fa irruzione sfondando la porta, si usa un piede di porco. Riccardo viene colpito e ferito alla testa, immobilizzato e incaprettato, fino alla morte. Asfissia da posizione, dirà l'autopsia. Ha il cranio sfondato.
Ripeto, nessuno pensa di attendere l'arrivo di personale specializzato, trattandosi di un malato, al quale era stata riconosciuta l'invalidità e non era considerato pericoloso. Si tratta invece Riccardo come un animale da abbattere. Oppure la tragedia è conseguenza del fatto che per i "matti" non vi sono tanti riguardi.

La vicenda processuale potrebbe seguire l'iter già collaudato in altre occasioni in cui sono coinvolte, per colpa o incuria o disorganizzazione, le forze dell'ordine. Si pensa, in fase preliminare, alla canonica richiesta di archiviazione. Tuttavia, le circostanze colpose della morte di Riccardo Rasman sono talmente evidenti che il PM respinge la richiesta di archiviazione e si va in giudizio abbreviato.

E' già stata pronunciata la sentenza di primo grado: tre dei quattro agenti della pattuglia intervenuta a casa di Riccardo sono stati condannati per omicidio colposo. La pena è simbolica, sei mesi con la condizionale, però è importante che le responsabilità di chi ha provocato la morte di Riccardo, siano state riconosciute.
Rimane da far luce sulle altre responsabilità di questo caso. Gli agenti sono intervenuti in maniera impropria; perchè non si è tenuto conto della malattia del ragazzo e del fatto che, in ogni caso, si trattava di persona incensurata e normalmente non violenta? Vi sono forse colpe da ricercare nei superiori dei quattro agenti di pattuglia?

La notizia della condanna degli agenti per il caso Rasman si trova solo sul web. Nessun giornale online sembra riportarla. La televisione non ne ha parlato.
Lascio la parola a Daniele Martinelli e all'avvocato della famiglia Rasman, per gli approfondimenti sulla storia tragica e tristissima di Riccardo Rasman. (parte I) (parte II)




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mercoledì 18 marzo 2009

Padre Mostro, che sarai all'Inferno

Vi sono casi particolari di crimini che dovrebbero essere giudicati con una giurisprudenza a parte, che dovrebbero rappresentare un'eccezione anche per il tipo di pena che richiedono.
Sono contro la pena di morte ma ho sempre pensato che per i crimini contro l'umanità, per i responsabili di genocidio e i torturatori, l'unica pena possibile e vagamente riparatoria nei confronti delle vittime fosse quella capitale. Altrettanto mi sento di dire nei confronti di un caso come quello di Josef Fritzl.

Sarà incoerenza, ma esistono esseri umani che non meritano pietà, in deroga a qualsiasi cristianesimo, perchè esistono esseri umani profondamente malvagi, impastati nel Male e, mi sento di dire, irrecuperabili da qualunque Beccaria. La pena di morte è orrenda, è la pianificazione di un assassinio, è l'unico caso in cui sappiamo esattamente a che ora moriremo, ma non credo avremmo avuto dubbi a comminarla ad un Mengele ed agli altri criminali nazisti, responsabili della tortura e morte di milioni di persone.
Così come non abbiamo pietà degli assassini genocidi, altrettanto non ne abbiamo per i pedofili. Nessuno se ne scandalizzi.

Ho appena visto "Changeling", film bellissimo che contiene la storiaccia di un serial killer di bambini, descritta da Clint Eastwood con toni di agghiacciante realismo, spaventoso come solo la cronaca fedelmente riprodotta sa essere.
Il film contiene la scena dell'esecuzione del mostro per impiccagione. E' vero, non abbiamo modo di conoscere le sue motivazioni, se per caso ha sofferto tanto da piccolo ed è stato così vittima della coazione a ripetere. Il suo incedere verso il patibolo, piagnucolante "non così in fretta!" non ci smuove un anticchia di solidarietà. In noi rimane solo il ricordo della confessione del piccolo complice, distrutto dal rimorso di aver contribuito ad assassinare brutalmente dei suoi coetanei. Ci rimane marchiata a fuoco sulla coscienza la sua vita spezzata e rovinata per sempre, il suo "oddio, oddio!", ripetuto ossessivamente tra i singhiozzi.
Giusto quindi che il mostro venga reso inoffensivo, anzi distrutto per sempre. Il mostro bugiardo, infido, che tormenta Angelina Jolie che gli chiede la verità sul destino di suo figlio. Il suo ultimo sgambettare inconsulto appeso alla corda è solo una liberazione e ci dà un senso, orrendo finchè si vuole, ma di giustizia e sollievo.

Il genocida e l'assassino di bambini ci rendono inattaccabili alla pietà. E' un dato di fatto. E' l'eccezione che conferma la regola dell'inaccettabilità della pena di morte.
Perfino Cristo maledisse, tra le rare categorie vittime del suo divino furore, i pedofili ed auspicò che venissero affogati con una pietra legata al collo. Mai giustificazione all'odio portò firma più illustre.

Quale pena detentiva, in effetti, potrebbe mai ripagare i 24 anni di tortura, di abuso, di violenza indicibile, di lesioni interne provocate da "giocattoli sessuali", di gravidanze imposte, di bambini nati già morticini viventi, chiusi in una prigione dalla quale non sarebbero mai usciti se il caso non li avesse liberati, della povera Elizabeth e dei suoi bambini? Nessuna, passassero cent'anni.

Il porco ha ammesso le sue colpe sperando in una riduzione della pena. E' la strategia avvocatizia di chi difende un cliente indifendibile. Ammetti tutto e speriamo nella clemenza della corte.
In Austria non c'è la pena di morte, però io credo che in questo caso, se non si può fare un'eccezione, la pena debba essere il massimo consentito da quella legislazione.
Come minimo dovrebbe contenere elementi di contrappasso, per esempio il mostro potrebbe essere murato vivo in una cella di 2x2, come la contessa Erzsèbet Báthory, torturatrice di vergini e vampira, finchè morte non lo colga.

Non si venga per carità fuori con le menate dell'infanzia infelice. Quello stronzo bastardo ha avuto tutto il tempo per eventualmente curarsi le paturnie mentali. Non l'ha fatto perchè ha preferito tormentare sua figlia, con lucida determinazione. Ciò che le ha fatto è peggio della morte. E' peggio di un assassino. Ciò che rende mostruoso il suo crimine è la sua continuazione, la mancanza assoluta di pietà nel corso di ventiquattro lunghissimi anni.
C'è il mistero della madre di Elizabeth, è vero. Possibile che non si sia mai accorta che la figlia non era scomparsa ma rinchiusa nella cantina di casa? Quali abissi di complicità o di fenomenale cecità agiscono in certi contesti familiari? Quanta sofferenza potrebbe essere evitata se le donne che si ribellano al padre-marito mostro fossero non l'eccezione ma la regola?

Domani giungerà la sentenza del processo. Potrebbe essere un'occasione storica se la condanna dovesse essere esemplare. Massimo della pena e chiave gettata via per sempre. Peccato non vederlo friggere a 2000 volt. Se così non sarà, se la colpevolezza di Fritzl non sarà riconosciuta appieno, tutti i padri pedofili si sentiranno in diritto di continuare a tormentare i bambini, con o senza la complicità idiota o colpevole delle madri.

In attesa della sentenza, preghiamo.

"Padre mostro, che sarai all'Inferno,
Sia maledetto il tuo nome, venga il nostro sdegno e sia fatta la giustizia..."

ULTIM'ORA - Fritzl condannato all'ergastolo.

Determinante, ai fini della condanna, la morte di uno dei figli-nipoti. Domanda: se nessun bambino fosse morto, i giudici avrebbero avuto il coraggio di comminare l'ergastolo "solo" per i 24 anni di abusi sulla figlia? La mia risposta è pessimistica: no.

La pena sarà scontata in un ospedale psichiatrico. Secondo me questo rappresenta l'applicazione di un'attenuante. Troppo comodo dire che era fuori come un citofono. Spero anche che non si tratti di quella istituzione psichiatrica extralusso della quale hanno parlato i giornali. Che faranno, gli daranno la pastiglietta la sera prima di dormire?


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domenica 15 marzo 2009

Guerre talari

Chi è convinto che in Vaticano si respiri un'aria di cristiana pace e tolleranza e che tutti obbediscano al Papa a suon di "jawohl", sarà meglio si legga le ultime cronache d'oltretevere, contrassegnate dal seguente grido d'allarme: "il Papa è solo".
Solo nel senso di isolato, emarginato da una sorta di fronda episcopale che non ha gradito le sue ultime debolezze lefebvriane, oltre ad altre prese di posizione papali giudicate troppo reazionarie.
Pare che Ratzinger abbia contro diversi episcopati. E mica episcopati qualsiasi, ma nientemeno che quelli austriaci, tedeschi, svizzeri e francesi, con il contagio della ribellione che si allarga ogni giorno di più nei pianeti dell'Impero.

Anche dal Sud America giungono mormorii di scontento. Ricordate il vescovo di Recife che ha scomunicato i medici e la madre della bambina messa incinta di due gemelli dal patrigno pedofilo? L'episcopato brasiliano lo ha apertamente sconfessato (bontà loro) e, a causa di questa presa di posizione, è arrivata con leggero ritardo la nota vaticana di solidarietà per il dramma della piccola. Dramma offuscato però, secondo le parole dell'Osservatore Romano, dalla troppa pubblicità data dal vescovo di Recife alla scomunica strombazzata ai quattro venti. Sembra quasi che si abbia più paura dello scandalo che del fatto criminale in sè. Echi del Crimen Sollicitationis?

Per tornare alla solitudine di Ratzinger, lui, sul vescovo Williamson, si è giustificato dicendo di non essere stato capito, si è detto rammaricato che un gesto di pietà (??) fosse stato male interpretato. Sa, è obiettivamente difficile capire come non si dovrebbe aver pietà di una madre che vuol salvare la vita di una figlia o dimostrare di non comprendere le ragioni dei divorziati, e muoversi invece ad umana pietà per uno che nega la Shoah.

Secondo una delle possibili spiegazioni dell'atteggiamento ratzingeriano spericolato verso questioni così scottanti, il Papa sarebbe troppo impegnato sul piano teologico, penserebbe troppo ai suoi libri, volerebbe troppo alto e, come un monarca autocentrico, trascurerebbe le beghe politiche vaticane salvo, ogni tanto, uscirsene con una clamorosa stecca, altro che l'armonia degli organi e delle voci bianche che da secoli diffondono note di celestiale cerchiobottismo tra i muri della Casa di Pietro.
Un errore imperdonabile per un Papa pianista. Per le sue ultime uscite di condiscendenza e perdono nei confronti dei vescovi negazionisti, quelli che le camere a gas dei lager erano una specie di autoclave per disinfettare gli ebrei e "in fondo cosa sarà mai successo", l'effetto è stato altrettanto dirompente di quello che avrebbe provocato il sentir provenire dai tasti del santo pianoforte, invece delle note di Bach, "Great Balls of Fire" con tanto di piede pestato per terra alla Jerry Lee Lewis.

Tra qualche giorno ricorrerà il ventinovesimo anniversario dell'assassinio di Monsignor Romero. Un bel gesto di riconciliazione con l'episcopato sudamericano in rivolta potrebbe essere, da parte del Papa, lo sveltimento della causa di canonizzazione del vescovo martire, che giace sepolta da anni nei meandri del Vaticano, ignorata bellamente da Papa Wojtyla.

Le ultime liaisons dangereuses papali con i lefebvriani hanno scontentato, per usare un eufemismo, e a ragione, inutile dirlo, il mondo ebraico e Israele.
Con i fratelli maggiori la relazione della Santa Sede è sempre difficile. Si ha l'impressione che spesso e volentieri, dai giri di minuetto in Vaticano e dai tè in Sinagoga si passi al braccio di ferro e alla volgarissima tradizione di ritrovarsi sulla tomba del canguro, "per veder chi l'ha... " eccetera eccetera.

Sono due grandi religioni con grande potere entrambe e a volte si ha l'impressione che i titani lottino a mani nude dietro la facciata dei baci e degli abbracci.

Israele ha fatto la voce grossa contro il Vaticano per il pasticciaccio brutto dei lefebvriani, poi però è capitato che il Vaticano abbia protestato presso il governo israeliano a causa di un programma televisivo che avrebbe irriso a Cristo e alla Madonna e il programma sia stato stato censurato.
Sembra uno di quegli estenuanti ultimi scambi di un set di tennis, quello dove si passa dal quaranta pari al vantaggio per Pinco, deuce, vantaggio per Pallino, deuce, vantaggio di nuovo per
Pinco e via fino allo sfinimento o ad un provvidenziale "gioco, partita, incontro".

Oggi le cronache ci rassicurano, il Papa non è solo e tutto va bene in fondo a Via della Conciliazione, ma staremo a vedere. Forse qualche altra stecca, se tendiamo bene l'orecchio verso gli appartamenti papali, la potremo sentire.

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mercoledì 11 marzo 2009

Gli spaccapelisti

Ovvero una categoria extralusso di commentatori con la quale credo abbiano a che fare tutti i bloggers, prima o poi. Mi riferisco a coloro che, anche se ti hanno magari letto tutto il post, alla fine non ne assorbono il succo e l'immagine complessiva, la Gestalt, ma si lasciano attrarre dai dettagli, dalle piccolezze, dai particolari e soprattutto ti fanno notare l'errore. Senza la minima esitazione. Come il bambino che nota l'imperatore con le chiappe di fuori e lo grida ai quattro venti.

Io invidio loro il coraggio e la faccia tosta, che io non ho in questi casi. Quando leggo gli scritti altrui, di qualunque provenienza, bloggettara o professionale, non noto gli errori grammaticali (che possono sempre essere semplici refusi) nè vado a praticare il taglio a T sul testo per farne l'autopsia. La mia attenzione viene attratta solo da fatti clamorosi, tipo "entrare a d'agio, stanno i banbini", mi inkazzo solo con le k e sul verbo "ha" senz'acca ma l'incazzatura la tengo per me.
Ed inoltre, per una sorta di rispetto nei confronti della fatica dello scrivere, acuita nel mio caso da una disgrafia acquisita che mi porta, senza accorgermene, a sostituire lettere con altre, costringendomi a controllare sempre due volte il prodotto delle mie digitazioni sulla tastiera, mi parrebbe poco delicato non focalizzare il commento sul concetto per distrarlo nei rivoli del particolarismo.

Invece gli spaccapelisti grammaticali (poi parleremo di quelli semantici) sono già pronti con il ditino sulla tastiera per farti notare, ohibò, il qual'é con l'apostrofo*. Magari hai scritto un pezzo documentato, ci hai messo anima, sangue, sudore e polvere da sparo ma loro, niente, potrebbe essere Manzoni ma hanno il qual è che non perdona. Se provi a ribattere che sulla questione vi sono due scuole di pensiero, con l'apostrofo e senza, non gliene frega niente. Spesso addirittura non ribattono. La loro incursione da Sorci Verdi, anzi rossi come la penna d'ordinanza che portano da bravi maestrini, è di solito rapida ed infallibile.

Ancora più spietati sono gli spaccapelisti semantici, quelli che ti fanno notare (davanti a tutti) che quella fonte che hai citato non è attendibile, oppure che hai sbagliato il link o il fatto che la notizia da te citata è stata smentita, con tanto di demolizione controllata finale del tuo castello di ipotesi.
Mi rimane sempre il dubbio se lo facciano apposta, per una sorta di sadismo della serie "mo' ti colgo in fallo", oppure se si tratti di automatismi come la salivazione del cane di Pavlov o il riflesso patellare.

Sono degli spaccamaroni, diciamo la verità. Più che l'amore per la correttezza grammaticale e formale di ciò che scrivi, a loro piace disturbare e rovinare la festa. Probabilmente se ti incontrano all'ingresso del cinema ti raccontano che "lui muore improvvisamente e lei scappa con l'assassino che è George". A scuola erano quelli che, l'ultimo giorno prima delle vacanze estive, dopo i saluti della maestra, già al suono della campanella, si alzavano in piedi, con il fioccone più grande degli altri e dicevano: "Signora maestra, si è dimenticata di darci i compiti per le vacanze". "Oh, già, è vero! Grazie, Pierfrancesco Maria. Aspettate ragazzi che ve li do' ora."

(NdA - Sul do' ci vuole l'accento? Non mi arriverà addosso un maestrino in guisa di kamikaze al grido di "Tenno, heikai banzai!"? Non mi sarà scappato un qual'è? Vuoi che non ci sia chi mi correggerà il giapponese?
E chi può più dormire stasera?)

(NdA 2 - * L'apooooostrofooooo! Non l'accento!)

Vignetta di Roberto Mangosi, che ringrazio.

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martedì 10 marzo 2009

Ahi, ahi, ahi, Signor Fini... lei mi è caduto sulla passera

Dove si parla di Massimo, non di Gianfranco, per la precisione.
Ma che gli è preso? Al Fini, grande giornalista, da me molto amato per i suoi libri su politica ed economia, è uscito in questi giorni un esantema misogino che ne ha deturpato l'altrimenti impeccabile stile. Forse è solo una semplice allergia primaverile o una di quelle malattie che, proprio in prossimità della bella stagione, da bimbi ci coprivano di macchioline rosse e ci condonavano una bella quindicina di giorni di scuola.
Ciò che inquieta i sanitari è che tra i sintomi sviluppati dal Fini vi è anche un preoccupante attacco di vittimismo maschile gné-gné.

L'articolo incriminato, commentato in maniera gustosa da Dafne Eleutheria su ComeDonChisciotte, è leggibile sul prestigioso Quotidiano.net e si intitola: "Una razza nemica, meglio soli".
Oplà, la razza saremmo noi donne. In blocco, in stock, nessuna esclusa. Nemmeno mammina?
Dopo "Cara ti amo" e "Servi della gleba" di Elio e "Teorema" di Marco Ferradini, un altro ragazzo gné-gné che pubblica l'ennesimo manifesto del revanscismo maschile contro la Grande Stronza.

Al titolo, che contiene già un errore dettato dalla rabbia cieca, in quanto noi siamo genere e non razza, ma razza suonava meglio in senso provocatorio, segue l'elencazione dei soliti luoghi comuni: viviamo più a lungo, non siamo il sesso debole ma quello forte, quando ci va male facciamo un pianto e un lamento e tutto ci viene concesso, vessiamo i poveri padri portando loro via i figli, siamo contorte, serpentine e addirittura ninfomani, delle sex machines che se non le prendi a martellate vanno in loop orgasmico e non le fermi più.
Ma che oooooh! Direbbe Germano.

Le tre I, insomma, saremmo noi: Indistruttibili, Insaziabili, Inconoscibili.
A parte che abbiamo il grande pregio che quando i nostri compagni iniziano ad incanutire e ad appesantirsi sul punto vita non andiamo subito in cerca del diciottenne e anzi, ci addormentiamo volentieri abbracciate ai nostri cinturati pirelli.
Detto, en passant, cari misogini, che siamo l'unico animale femmina pensante che si lascia affascinare da maschi più vecchi (e non dite "solo se hanno i soldi" perchè non è vero), dove la mettiamo la nostra indole a sopportare il vostro smisurato, galattico ed incurabile Egoismo, che a volte è puro e semplice Egocentrismo infantile fuori tempo massimo, quello che vi permette di irridere i nostri mali e di fare tragedie per uno spino in un dito?
Non ci siete grati di non rinfacciarvi in continuazione di non essere come nostro padre? Sapete perchè non facciamo confronti tra voi e lui? Perchè ci scegliamo di solito uno che abbia gli stessi difetti di papino, e la faida generazionale continua.

La questione dell'insaziabilità sessuale denunciata da Fini mi fa parecchio sorridere. Di grazia, dove sono gli uomini in grado di superare i tre minuti dell'uovo alla coque, sì da permettere alla donna l'avvio della sequenza infinita di orgasmi? Mai sentito parlare di frigidità femminile? Di donne che manco riescono a girare la chiavetta dell'avviamento che subito il carburatore si ingolfa?

Questa, si lasci servire da me, altro che morbillo od orticaria, non è altro che una banalissima ferita narcisistica. Una delusione, un due di picche, un momento di scazzo possono aprire squarci nell'Ego e farlo sanguinare, perfino farlo essudare acido. Diciamo l'ultima e poi andiamo a casa: se l'articolo l'avesse scritto una donna, sugli uomini, non l'avreste accusata di acidità, di essere una vecchia babbiona che più nessuno se la fila?

Su, su, in attesa che la ferita guarisca, dedico ad uno dei miei giornalisti preferiti una citazione memorabile da un film di Steve Martin:

"Le femmine sono tutte uguali. Ti ficcano la mano in gola, ti acchiappano il cuore, te lo strappano, lo buttano per terra, e lo calpestano con i tacchi a spillo. Ci sputano sopra, lo sbattono nel forno e lo rosolano a fuoco lento. Lo tagliano a pezzettini, lo schiaffano dentro un toast e te lo fanno rimangiare e si aspettano che tu dica: “Grazie tesoro, è delizioso.

(dal film "Il mistero del cadavere scomparso")

lunedì 9 marzo 2009

Dieci anni senza Kubrick. Embé?

Il 7 marzo del 1999 moriva, all'età di 70 anni, il più geniale regista del Novecento, Stanley Kubrick. Sabato scorso è quindi ricorso il decennale dalla scomparsa. Dieci anni, non tre o quattro, un anniversario importante. Qualcuno se n'è accorto? Qualcuno ha ascoltato servizi commemorativi nei TG della RAI o per caso qualche rete televisiva ha trasmesso uno dei suoi film a ricordo? Se qualcuno ne ha conoscenza me lo faccia sapere, per favore, perchè a me è parso un anniversario passato vergognosamente sotto silenzio, a parte l'articolo che ho letto sull'Unità ed altri simili su altre testate giornalistiche.

Ho cercato tracce commemorative sui siti web dei tre TG RAI , nel caso mi fossi persa qualcosa in televisione. Cercando sul sito del TG1 "Kubrick" non salta fuori niente, in compenso vi sono servizi sui 50 anni della Barbie, i 60 di Venditti, la donna vampiro (!) e la Fiera del Lusso di Vicenza. Sul sito del TG2 non c'è nemmeno il tasto "cerca" e su quello del TG3 calerei un bel velo pietoso.
Cosa sta accadendo ad un paese come il nostro che dimentica di celebrare una ricorrenza culturale fondamentale come la morte di un genio?

Su uno degli ultimi numeri di FilmTV c'era un articolo che parlava di Kubrick e del suo ultimo film "Eyes Wide Shut" che si chiude, come nella migliore tradizione dell'autore, con un finale enigmatico o comunque abbastanza originale e sorprendente da dare adito ad una sequela di interpretazioni.
Non so se ricordate la scena. Cruise e Kidman stano cercando di rimettere insieme i bambocci rotti della loro unione. Sono in un grande magazzino, nel reparto giocattoli, e parlano tra di loro. Kidman alla fine dice: "C'è una cosa che dobbiamo fare, comunque, il più presto possibile". Pausa. "Scopare". Il che suona come un sonoro pernacchio all'indirizzo di tutto lo psicanalismo e il cerebralismo delle due ore precedenti, con i protagonisti che si torturavano a vicenda sulla base di sogni, incubi, visioni, sensi di colpa, rose non colte, tentazioni e rimorsi. Nei fatti amorosi una bella scopata è più terapeutica di un anno di psicoanalista e questo Kubrick lo sapeva benissimo.

L'autore dell'articolo di FilmTV osserva però che, in originale, la parola pronunciata da Nicole è "Fuck", che significa scopare ma anche vaffanculo. Secondo la sua interpretazione, Kubrick ha voluto ironicamente (era un gran burlone) mandarci tutti affanculo con un ultimo sberleffo.

Alla luce dell'indifferenza nei confronti dell'anniversario della sua scomparsa, mi sento di essere d'accordo con l'ipotesi, per lo meno in ambito italiano.
Non vi manca Kubrick? Non pensate sia una perdita irreparabile il fatto che non farà mai più film? E allora andatevene tutti affanculo.

giovedì 5 marzo 2009

Capital Holocaust

Cartello inalberato dai manifestanti a Wall Street contro i profittatori di Borsa. Un invito a "saltare", come i protagonisti della crisi del 1929.

E' veramente possibile che interi paesi stiano per "fallire" (addirittura la prospera Austria) mentre il Re Nano insiste nel dire che la crisi non è una cosa seria e si può iniziare tranquillamente a sperperare denaro pubblico per costruire le Piramidi, la Grande Muraglia e il Ponte sullo Stretto?
E' credibile questa crisi globale finanziaria che provocherà un olocausto economico gettandoci tutti sul lastrico (secondo le Cassandre della propaganda mediatica) mentre un minuto dopo, le stesse prefiche ci annunciano la lieta novella che il mercato del lusso è in crescita verticale e ci vengono proposte le ultime novità del Salone dell'Auto con le quattroruote più costose del mondo, sottintendendo che c'è chi si metterà in fila per comperarle?

Tutto ciò è molto strano e non so se si può interpretare come una manifestazione di pura incoscienza. Come quella di coloro che, mentre il Titanic stava già spezzandosi in due, continuavano a ballare e cantare.
Nella mia infinita ingenuità mi immagino che se crollasse un Paese intero perchè vanno a puttane finanza ed economia, anche i ricchi dovrebbero perdere soldi e andare in rovina. Fino a lanciarsi, come nel 1929, dai grattacieli. Patapunfete!
Invece, se il lusso propera, evidentemente c'è chi non è molto preoccupato. Non si ha neppure notizia di un aumento di prenotazioni di voli per le Cayman e gli altri paradisi fiscali per rischio di rivoluzione imminente.
Per chi non ha capitali accumulati e vive del proprio salario invece è diverso. C'è il panico di perdere il lavoro, di impoverirsi, addirittura di non riuscire a sopravvivere. La crisi è sulla bocca di chi appartiene ai ceti medio-bassi. E' come essere tornati alla paura della peste.

Questa crisi è un fenomeno proteiforme, che ha tutte le caratteristiche del classico spauracchio. A volte sembra che ci sia già, altri giorni dicono che non è ancora arrivata ma arriverà.
Cos'ha detto però Berlusconi? Che la crisi non è così drammatica, che i media esagerano. Uno che afferma ciò può essere o matto, o un incosciente oppure qualcuno che la sa lunga.

Premesso che hanno fatto due guerre basandosi su balle clamorose, che l'Undici Settembre potrebbe essere stata la truffa politico-terroristica del secolo, giusto per esagerare e andare sull'hard della provocazione: la crisi è reale o è una trovata per allargare ancora di più la forbice tra plutocrazia e democrazia?
Faccio un esempio pratico: se si sparge la voce che c'è crisi, tutti i giornali ne parlano e il tam tam corre tra la gente comune come un virus:"c'è la crisi", "è colpa della crisi", "eh, la crisi!", non rappresenterebbe questo l'alibi perfetto per le aziende per LICENZIARE? Cosa che si struggono di fare continuamente ma che, se non vi sono motivi gravi per giustificarlo, con l'Articolo 18 e le altre leggi di tutela del lavoro che lo impediscono, gli risulta impossibile? Se c'è la Crisi chi può più accusarli di liberarsi con poco sforzo di manovalanza in surplus? Sei licenziato perchè c'è la crisi. Ma la crisi c'è veramente?
Chi controlla poi veramente i bilanci? Chi controlla che i fondi risparmiati sulla forza lavoro non vengano poi reinvestiti, segno che i soldi ci sono e non mancano come si vorrebbe far credere?

Un'analisi particolarmente dettagliata e illuminata della crisi "peggiore di quella del 1929" l'ha compiuta Michael Parenti in questo articolo, tradotto su Comedonchisciotte, del quale vi propongo alcuni stralci, lasciandovi il link per leggerlo integralmente sul sito.

Dopo aver descritto il contrasto in America tra Plutocrazia e Democrazia, un concetto caro anche a Gore Vidal, Parenti compie un'acuta disamina delle cause dell'attuale congiuntura mondiale partendo da una critica al capitalismo:
"I capitalisti privati non incoraggiano la prosperità più di quanto non propaghino la democrazia. La maggior parte del mondo è capitalista, e la maggior parte del mondo non è né prospera né particolarmente democratica. Basti pensare alla Nigeria capitalista, all’Indonesia capitalista, alla Thailandia capitalista, alla Haiti capitalista, alla Colombia capitalista, al Pakistan capitalista, al Sud Africa capitalista, alla Lettonia capitalista, e vari altri membri del Mondo Libero – o più precisamente il Mondo del Mercato Libero.
Una popolazione ricca, politicamente colta e con alte aspettative riguardo i propri standard di vita e un forte senso dei propri diritti, che spinga per ottenere migliori condizioni sociali, non corrisponde alla nozione plutocratica di manodopera ideale e di gestione flessibile. Gli investitori privati preferiscono un popolazione povera. Più sei povero, più duro lavorerai – per ottenere di meno. Più sei povero, meno sei equipaggiato per difenderti dagli abusi della ricchezza.
Nel mondo industriale del ‘libero mercato’, il numero di miliardari sta crescendo sempre più velocemente mentre il numero delle persone che vivono nella povertà sta aumentando ad un ritmo più veloce della crescita della popolazione mondiale. La povertà si diffonde mentre la ricchezza si accumula."
Venendo all'attualità, ecco come Parenti interpreta le ultime megafrodi finanziarie.
"Nel disastro del 2008-2009 il surplus finanziario crescente ha creato un problema per la classe ricca: non c’erano abbastanza opportunità per investire. Trovandosi con più soldi del previsto, di cui non saper cosa fare, i grandi investitori hanno convogliato immense somme in mercati degli immobili inesistenti e in altre avventure sospette, un miscuglio di hedge funds, derivati, credit default swaps, prestiti rapaci e via dicendo.

Tra le vittime ci sono stati anche altri capitalisti, piccoli investitori e i moltissimi lavoratori che hanno perso miliardi di dollari di risparmi e pensioni. Probabilmente il principale brigante è stato Bernard Madoff. Descritto come “un leader di vecchia data dell’industria del sistema finanziario”, Madoff ha gestito un fondo fraudolento, che ha rastrellato 50 miliardi di dollari da investitori benestanti, ripagandoli “con moneta che non esisteva”, dato che la metteva lui stesso. La plutocrazia divora il suo stesso bambino.

La crisi del 2008-2009 è causata da una cronica tendenza alla sovrapproduzione e all’iper-accumulo finanziario, così come diceva Marx? Oppure è il risultato della personale avarizia di persone come Madoff? In altri termini, il problema è individuale o proprio del sistema? In realtà, le due soluzioni non sono mutualmente esclusive.
Il capitalismo nutre i colpevoli e ricompensa i più scaltri e senza scrupoli tra di loro. I crimini e le crisi non sono risultati irrazionali di un sistema razionale, ma il contrario: sono conseguenze razionali di un sistema irrazionale e amorale. Peggio ancora, i conseguenti salvataggi multimiliardari fatti dai governi vengono convertiti in opportunità per saccheggiare. Non solo lo stato fallisce nel regolamentare il capitalismo, ma diventa esso stesso un rapinatore, prendendo vaste somme dalla macchina federale del denaro, salassando chi paga le tasse."
Gli aiuti statali non risaneranno l'economia fintanto che chi ha provocato il disastro non sarà messo in condizione di non più nuocere:
"... l’operazione di salvataggio del 2008-2009 ha offerto un nutrimento record al tesoro pubblico. Più di 350 miliardi di dollari sono stati distribuiti da un fallimentare Segretario del Tesoro di destra alle maggiori banche e associazioni finanziarie – per non parlare dei più di 4000 miliardi che sono giunti dalla Federal Reserve.Sappiamo che i grandi banchieri hanno usato parte del fondo di salvataggio per comprare piccole banche e sostenere altre banche oltreoceano.
Amministratori delegati e altri dirigenti di alcune tra le principali banche stanno spendendo i soldi della salvezza in favolosi premi aziendali e sontuose vacanze alle terme. Allo stesso tempo, i maggiori beneficiari del piano di salvataggio come Citigroup e Bank of America hanno licenziato migliaia di impiegati, ponendo la domanda: perché, in primo luogo, veniva loro dato tutto quel denaro?

Mentre centinaia di miliardi sono stati distribuiti tra le persone che hanno causato tale catastrofe, il mercato immobiliare ha continuato ad afflosciarsi, il credito è rimasto paralizzato, la disoccupazione è aumentata, e il potere d’acquisto è sprofondato ai minimi storici.

In sintesi, il capitalismo industriale del libero mercato è di per sé un disastro in perenne pericolo di esplosione. La sua essenza è la trasformazione della natura vivente in montagne di comodità e delle comodità in mucchi di capitale morto. Se lasciato al suo destino, il capitalismo appioppa la sua ‘diseconomia’ e la sua tossicità al pubblico e all’ambiente naturale – e infine inizia ad auto-divorarsi.


L’immensa disuguaglianza del potere economico che esiste nella nostra società si traduce in una formidabile disuguaglianza di potere politico, che rende praticamente impossibile imporre delle regole democratiche. Se i paladini dell’America Industriale vogliono conoscere cos’è che realmente minaccia ‘il nostro stile di vita’, è il loro stile di vita, il modo di rubacchiare illimitatamente il loro stesso sistema, distruggendo le reali fondamenta su cui poggiano, la vera comunità di cui si nutrono abbondantemente.
(Traduzione a cura di MAURO SACCOL per www.comedonchisciotte.org )
Torno alla provocazione che ho lanciato all'inizio. E se fosse una crisi pilotata, con una base concreta ma un enorme cappello di propaganda usata come arma terroristica per mantenere la maggioranza della popolazione lontana da ricchezze che si vogliono tenere per sé? Vorresti il benessere ma non posso dartelo perchè c'è la crisi (ed io intanto mi strafogo).

La metafora del Titanic non è così sbagliata. Ricordate? Chiusero i poveri nelle cuccette di terza classe, di sotto, ad annegare come topi, mentre i ricchi lasciavano la nave sulle scialuppe. In numero appena sufficiente per loro.

mercoledì 4 marzo 2009

Hanno la faccia come l'Inter

L’Inter quest’anno si è vista condonare una mappata di gol di mano da far impallidire Maradona. Ormai il ben noto culo di Sacchi è offuscato da quello di Mou-ghigno.
Eppure, secondo il noto principio del proiettare le colpe sugli altri per alleviare le proprie, gli arbitri sarebbero ancora asserviti alla sudditanza psicologica nei confronti della Vecchia Signora. Come se nulla fosse cambiato da tre anni a questa parte.

Con tutta la buona volontà e pur armandomi di traduttore simultaneo di supercazzole in italo-porto-genovese, non sono riuscita a capire un tubo del cosiddetto ultimo sfogo-scandalo di José Mourinho, ovvero Mr. Simpatia, alias l’anti-Joker, l’uomo che non deve ridere mai.
Non ho capito nulla tranne una frase, che nelle migliori supercazzole è sempre quella fondamentale, ovvero che la “Giuve” ruba le partite, e non capisco dove siano lo scandalo e la novità. Mou-ghigno non ha fatto che ripetere, per il solito gioco interista del chiagni e fotti, una verità che, a furia di ripeterla è diventata leggenda metropolitana, più famosa del coccodrillo nelle fogne di New York, e cioè che l’unica squadra disonesta nel calcio italiano è la Juve, anzi la Giuve.
Mou-ghigno l’ha però ammesso, è stato intellettualmente onesto. Ciò che ha detto lo ha detto per dovere contrattuale. Lui parla con i giornalisti perché costretto, perché lo pagano per rilasciare interviste. Quindi anche lui è una prostituta. Di alto bordo, oltretutto.

Questa storia della Juventus che ruba e continua a rubare nonostante un anno di serie B ed incalcolabili danni economici è un cliché come quello dei comunisti che mangiano i bambini. E’ il pianto che precede l’inchiappettata praticata sul calcio italiano dalle squadre che veramente hanno rubato, ma alla grande, alla maniera dei Madoff, in guanti ultragialli e con le altre complici che reggevano il sacco ben contente di rimetterci al massimo un paio di punti ma non certo la Champions, perché quelli sono soldi, mica scudetti.
La Juve in passato ha rubato ma la bravura delle sue rivali è stata quella, disponendo di megafoni a sufficienza, di far credere che è stata la sola a farlo e che continuerà a farlo in eterno, mentre loro fanno e faranno di peggio. Basta spegnere i megafoni ed accendere i jammer.

La storia dei due scudetti strappati alla Juventus, pur essendo stati vinti sul campo, per consegnarli ad una squadra che aveva dalla sua parte tutto l’apparato Telecom delle intercettazioni telefoniche che, per pura combinazione, hanno fottuto Moggi e soci ma risparmiato le telefonate nelle quali parlavano i dirigenti nerazzurri, grida vendetta.
Come grida vendetta il fatto che a ripulire il mondo del calcio in quell’ormai lontano 2006 fosse stato chiamato un liquidatore molto speciale, un ex dirigente Telecom (intercettazioni) nonché, ma questi sono dettagli nel Regno Italico del Conflitto di Interessi, ex dirigente dell’Inter, della squadra cioè beneficiaria ultima del doppio furto con destrezza di scudetto.
In pratica il commissario straordinario della FIGC che ha gestito calciopoli, Guido Rossi, ha assegnato uno scudetto che doveva essere semplicemente revocato e non riassegnato, nientemeno che alla sua squadra del cuore. Siamo sinceri, e diamo a Silvio ciò che è di Silvio, Berlusconi non è mai arrivato a tanto con il Milan.

Questo stimatissimo e costosissimo avvocato milanese di 78 anni, professore emerito di Diritto al quale è toccato in sorte pure di avere sotto esame Barbara Berlusconi, è uno che di solito arriva, rimette in sesto aziende e gruppi industriali, redime questioni finanziarie e quant’altro e se ne vola via come un supereroe. Tra le sue opere figurano il risanamento del gruppo Ferruzzi e la guida di Telecom negli anni della privatizzazione, con qualche ombra legata ai fatti di Telekom Serbia. Più recentemente era stato consulente per Abn Amro per la conquista di Antonveneta, contro Fazio, Fiorani e i furbetti del quartierino, poi travolti dalle intercettazioni telefoniche (sempre loro). Ha anche contribuito a risolvere la questione del controllo della BNL.
Nonostante passi tutto il suo tempo tra denaro e capitalisti, passa per uomo di sinistra e fu anche eletto senatore indipendente del PCI nel 1987. E’ stato consulente di grandi gruppi come la Montedison e l'Inps, legale di Mediobanca, nel CdA delle Assicurazioni Generali e presidente della Consob. Ha avuto un lungo contenzioso con Silvio Berlusconi ai tempi delle guerre mondadoriane contro Carlo De Benedetti. Forse parlare di "mister poteri forti" è una parola grossa, però ci siamo vicini.

Nella notizia del 16 maggio 2006 che annunciava la sua nomina alla Figc, vi era conferma della sua fede calcistica: “Nota di colore, Guido Rossi è tifoso dell’Inter” (AGI/DS). Sul Guido Rossi tifoso da curva sempre con sciarpa nerazzurra al collo circolano gustosi aneddoti, come quello raccontato da Milly Moratti: “E’ un uomo passionale, tutt'altro che compassato. Ricordo un gol importante dell'Inter e ho in mente la sua reazione: si alzò e baciò e abbracciò mio marito Massimo. Rimasi colpita da quella reazione istintiva. Ma l'uomo è fatto così: un grande impasto di razionalità e umanità che calamita simpatia”.
Il giorno dopo la nomina, il presidente di Telecom Tronchetti Provera, sponsor e tifoso illustre dell'Inter, dichiarava: “Il calcio deve ottenere 'chiarezza' in tempi rapidi e poi, cosi', potra' 'voltare pagina' e ripartire. Credo che con Guido Rossi sia possibile”'.

Rossi però, oltre ad essere tifoso interista, è stato effettivamente nel consiglio d'amministrazione del club di via Durini dal 1995 al 1999, nella prima fase dell'era Moratti. Ha elargito i suoi preziosi consigli riguardo al contratto di Ronaldo ma non solo; ha rappresentato Inter, Milan e Juventus nella guerra per i diritti televisivi scatenata dalla Fiorentina e dal consorzio Calcio Italia. E pensare che Diego Della Valle per un certo periodo era stato anche lui nel CdA dell’Inter. Pare che la ruggine con Rossi risalga a quell’epoca.

Quando è diventato commissario straordinario della Figc, all’onorevole di Forza Italia Paniz che gli aveva chiesto conto del possibile conflitto di interessi, come ex componente del CdA dell'Inter, Rossi ha replicato: 'Il fatto che io sia stato per un brevissimo periodo [quattro anni, ndr] nel Cda dell'Inter e che io sia amico personale di Massimo Moratti non c'entra niente. Moratti da quando ho assunto questo incarico per la sua estrema delicatezza non mi ha più neanche telefonato...'

Ma facciamo un passo indietro e cioè a prima che scoppiasse lo scandalo di calciopoli, a quando, cioè la Juventus rubava a man bassa e, difficile a credersi ma è così, l’Inter e il Milan fecero di tutto per acquistare i favori di Moggi, Giraudo e Capello (quest’ultimo uscito indenne dallo scandalo), ovvero della Banda Bassotti in persona. Probabilmente allo scopo di redimerli come fa Don Mazzi con le prostitute e ricondurli sulla retta via oppure, ma questa è sicuramente una malignità, per far fruttare gli investimenti fatti fino a quel momento in giocatori e risorse senza vincere nulla.
La prima notizia è da Repubblica del 5 ottobre 2005 :
“… I contratti di Antonio Giraudo e Luciano Moggi sono in scadenza nel prossimo anno: difficile che restino in bianconero. […] Ma dove andranno? Giraudo potrebbe lasciare il mondo del calcio oppure sistemarsi in uno dei due club di Milano: è molto stimato e rispettato anche a livello politico (è amico di Piero Fassino), mentre Berlusconi lo considera uno dei migliori dirigenti del calcio. Ma mai il premier entrerebbe in rotta di collisione con Adriano Galliani, suo amico da 25 anni. A meno che Galliani non vada "solo" in Lega Calcio, ipotesi al momento da escludere perché Galliani al Milan è legato visceralmente. Quindi, è più probabile che Giraudo vada a fare l'amministrazione dell'Inter, con pieni poteri”.
Il 21 aprile 2006 TGCom pubblica la seguente intervista con Tronchetti Provera :
”L'ennesimo fallimento in campionato e Champions League potrebbe dare il la a una vera e propria rivoluzione in casa nerazzurra. Secondo indiscrezioni, infatti, Massimo Moratti e Marco Tronchetti Provera starebbero meditando un colpo clamoroso: portare all'Inter la "triade" bianconera Moggi, Giraudo e Capello. Intanto, l'azionista nerazzurro ha negato qualsiasi volontà di rilevare il club: "Non ci ho mai pensato".
La voce circola già da un po' di tempo, soprattutto per quanto riguarda Moggi e Capello, ed ora pare che stiano iniziando le trattative vere e proprie. Nella serata di giovedì Marco Tronchetti Provera, il socio di Moratti alla guida dell'Inter, avrebbe incontrato il dg bianconero. I temi della conversazione sono segreti, ma pare si sia parlato proprio di un trasferimento in blocco della triade (Giraudo-Moggi-Capello) da Torino a Milano, sponda nerazzurra.
Il tecnico è l'uomo su cui il "signor Pirelli" vorrebbe puntare per il rilancio della squadra, dopo l'ennesimo fallimento stagionale, mentre il dg è stato uno degli obiettivi di mercato di Massimo Moratti negli ultimi anni, identificato come il dirigente in grado di portare un cambiamento radicale nella gestione dei rapporti con la squadra.
La Triade ha giurato fedeltà alla causa bianconera solamente poche settimane fa, ma le contestazioni della curva durante la sfida di Champions contro l'Arsenal e i recenti malumori dovuti alla scarsa condizione atletica della squadra nel finale di campionato hanno aperto nuovi scenari. La loro permanenza alla Juventus non è più così sicura e cercare di portare l'Inter ai fasti del passato è sicuramente una sfida che li attira. Per quanto riguarda la proprietà, invece, pare ormai certa la conferma di Moratti, anche per mancanza di alternative valide. Tronchetti, il candidato numero uno a rilevare il club, ha infatti escluso la possibilità di subentrare al petroliere: "Non ho mai pensato di rilevare l'Inter" ha detto.”
Poi improvvisamente il terremoto. Il 2 maggio, come si legge in questo articolo: “La Federcalcio, dopo indiscrezioni pubblicate da alcuni quotidiani, rende noto che l’Ufficio Indagini ha già lavorato su episodi di presunta corruzione nel mondo calcistico e arbitrale. Si parla di intercettazioni telefoniche compromettenti.”
E’ l’inizio di Calciopoli e dell’operazione di pulizia mortuaria che terminerà il 15 luglio con la sentenza di primo grado della CAF. Tutti a dire che da quel momento il calcio non puzzerà più di cadavere ma odorerà di rose e garofani.

A seguito della sentenza che puniva Juventus, Fiorentina e Lazio e graziava parzialmente il Milan, in un articolo sul “Tirreno” il compianto Enzo Biagi andò giù pesante:
"Una sentenza pazzesca, e non perchè il calcio sia un ambiente pulito. Una sentenza pazzesca perchè costruita sul nulla, su intercettazioni difficilmente interpretabili e non proponibili in un procedimento degno di tal nome, una sentenza pazzesca perchè punisce chi era colpevole solo di vivere in un certo ambiente, il tutto condito da un processo che era una riedizione della Santa Inquisizione in chiave moderna. E mi chiedo: cui prodest? A chi giova il tutto? Perchè tutto è uscito fuori in un determinato momento? Proprio quando, tra Laziogate di Storace, la lista nera di Telecom, poi Calciopoli, poi l'ex Re d'Italia ed ora, ultimo ma non ultimo, la compagnia telefonica Vodafone che ha denunciato Telecom per aver messo sotto controllo i suoi clienti. Vuoi vedere che per coprire uno scandalo di dimensioni ciclopiche hanno individuato in Luciano Moggi il cattivo da dare in pasto al popolino?"
Forse Biagi esagerava, noi tifosi siamo naturalmente paranoici e Moggi non è esattamente una mammoletta ma certe coincidenze e nomi ricorrenti fanno pensare a quel maledetto conflitto di interessi che non si riesce mai a regolamentare in Italia e che fa sempre fare brutti pensieri.
Se di mezzo ci sono le intercettazioni e quindi i telefoni, e chi possiede i telefoni è nel CdA di una squadra, e chi potrebbe trovarsi a giudicare quella squadra è l’avvocato di quello dei telefoni e amico del presidente della squadra, c’è o non c’è di mezzo un conflitto di interessi, come dice l’on. Paniz di Forza Italia? E non diciamo da che pulpito viene la predica perché le regole valgono per tutti, per Berlusconi e per qualunque altro cittadino.
Intanto veniamo a sapere che Moratti non usa il telefono per chiamare gli amici, non si sa mai.

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martedì 3 marzo 2009

A passi lunghi e ben distesi verso la ghigliottina


Visto che giaccio da giorni in un letto di dolore, riciclo e copincollo da un mio post di due anni fa ma pur sempre d'attualità.

Si parlava di quanto s'intascano comme d'abitude i nostri amati parlamentari, nemmeno più scelti amorevolmente da noi, come i migliori sanmarzano, ma designati a monte per ukase imperiale, per meriti familiari, di lavorìo di chiappe e ganasce. Esercito di eunuchi al servizio di un impero, più che decadente, ormai putrefatto.

Ricordiamo, a mo' di mantra, i numeri del privilegio.

Indennità parlamentare corrisposta per 12 mesi: € 5.486,58 al mese (10.623.500 lire) + Diaria di soggiorno: 4.003,11 al mese* (7.751.101 lire)
(*Da questa diaria vengono detratti, bontà loro, € 206,58 per ogni seduta nella quale il deputato non abbia partecipato almeno al 30% delle votazioni che in essa sono effettuate)

Ad ogni deputato vengono inoltre corrisposti:
mensilmente un rimborso forfetario di € 4.190,00 per le spese sostenute al fine di mantenere il rapporto con gli elettori (chissà, se la squillo è un'elettrice, magari si fanno anche rimborsare le trombate).
Ogni tre mesi, (per i trasferimenti dal luogo di residenza all'aeroporto più vicino e tra l'aeroporto di Roma-Fiumicino e Montecitorio) un rimborso spese pari a € 3.323,70, per il deputato che deve percorrere fino a 100 km per raggiungere l'aeroporto più vicino al luogo di residenza, ed a € 3.995,10 euro se la distanza da percorrere è superiore a 100 km.
I deputati, qualora si rechino all’estero per ragioni di studio o connesse all’attività parlamentare, possono richiedere un rimborso per le spese sostenute entro un limite massimo annuo di € 3.100,00.
Si pagano almeno la ricaricabile del telefonino? Macchè, annualmente ricevono un rimborso di € 3.098,74 per spese telefoniche.
I deputati inoltre usufruiscono di tessere per la libera circolazione autostradale, ferroviaria, marittima ed aerea per i trasferimenti sul territorio nazionale.

Siamo a circa € 15.269,72 al mese. Diciamolo in lire, che fa ancora più effetto a noi vecchi: quasi una trentina di milioni al mese. Paragonateli al mazzo che ci dobbiamo fare noi ogni mese per portare a casa un migliaio di euro striminziti in media e, quando avrete finito di tirar giù i santissimi e le madonne boscaiole, ditemi, per tornare all'attualità: se questi cialtroni non avessero un esercito di lacchè disposti a perdonargli tutto, anche i più disgustosi privilegi, non sarebbe giusto svergognarli sulla pubblica piazza mediatica, ricordando questi privilegi ai coglioni che li hanno votati?

Sia sa che con 15.000 euro al mese non rimane molto per i pasti e, con la crisi economica che ci minaccia, bisogna stringere la cinghia. Così l'ultima trovata di questi giorni per i senatori è di applicare un ribasso del 20% sul costo del tramezzino, del caffè e della pasta al pomodoro, consumati alla buvette di Palazzo Madama.

Un primo piatto 1,50 centesimi, un secondo di roast beef € 2,00 e un bel caffè 0,40 centesimi. In pratica un pasto completo al prezzo che il popolaccio paga per un panino con il salame.
Ovviamente il TG non ne ha parlato. In compenso ci ha fatto sentire quello del centrodestra dire che di indennità di disoccupazione non se ne parla. Ma che scherziamo?

Bravi, continuate così. E' in questo modo che, ciclicamente nella Storia, ad un certo punto cominciano a rotolare le teste.

Update. Il quotidiano giacobino La Repubblica ci informa che il presidente del Senato Schifani, forse schifato dallo sconcio dei prezzi da Caritas della buvette, ha ordinato che fosse annullata la riduzione del 20% sui prezzi. Quindi, la pasta al ragù torna a € 1,80 invece che 1,50. I trenta centesimi dello sconto saranno, attenzione, devoluti in beneficienza! Trenta centesimi. Nemmeno il prezzo di una briosche.
Arrotate le lame.

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