giovedì 26 gennaio 2012

Questa proprietà intellettuale è un furto


Il capitalismo morente ha sempre più bisogno di leggi che, facendo finta di perseguire uno scopo apparentemente nobile, in realtà ne perseguono un altro ben più subdolo, e cioé l'allontanamento della data dell'exitus, in un accanimento terapeutico senza fine.
Faccio un esempio. Il Patriot Act, approvato in fretta e furia all'indomani dell'11 settembre con l'aiuto di un po' di  antrace sparsa ad hoc negli uffici dei politici dell'opposizione, pareva servire alla patriottica lotta contro il Terrorismo Globale che aveva appena colpito al cuore l'Impero, ma il suo vero scopo era limitare la libertà personale dei cittadini americani. Un provvedimento utile qualora una crisi economica devastante avesse convinto gli americani a mettere mano alle adorate armi custodite in casa - e non solo la doppietta del nonno ma i ben più efficaci M16 Viper - contro l'odiato governo federale. Perché la loro costituzione consente loro di scegliersi un altro governo se l'attuale non lo si ritiene più democratico e utile al bene comune.
L'alba della crisi economica attuale risale appunto all'inizio del nuovo millennio. Poi vennero alcune provvidenziali guerre che distrassero l'opinione pubblica e fornirono sangue fresco ed abbondante alla sete della Shock Economy che prospera solo quando può ricostruire qualcosa dopo averla distrutta ma ora siamo daccapo. La crisi si trascina da dieci anni e non accenna a finire, anzi minaccia di aggravarsi. E' come una di quelle malattie degenerative contro le quali non puoi far nulla ma applicare solo cure palliative e guardare il malato ridursi sempre peggio.
La guerra come placebo. Per non sbagliare stanno già facendo la faccia torva con l'Iran e vedrete che una bella bombardata per accaparrarsi lo stretto di Hormuz e il prezioso petrolio persiano non tarderà a venire, se ci sarà da distrarre il popolo con un'altra overdose di patriottismo.

Un'altra legge che, con l'intento di difendere la proprietà intellettuale, in realtà persegue lo scopo di zittire e limitare la Rete - sempre in previsione di dover affrontare una pesante rivolta popolare - è questa SOPA (Stop Online Piracy Actalla quale si è aggiunta anche la PIPA (Protect IP Act), attualmente in discussione nel senato americano. Neanche a dirlo, sono proposte di legge degli odiosi repubblicani, il braccio armato delle corporation militarizzate.
Pensate davvero che, con milioni di americani a rischio di perdita di lavoro e mezzi di sussistenza, la priorità sia quella di chiudere Megaupload perchè vi fa scaricare gratis l'ultima cioféca cinematografica di Nicholas Cage? O chiudere un blog o un sito qualunque perché pubblica video da YouTube senza chiedere il permesso? Andiamo.
Infatti gli americani con il sale in zucca non ci stanno ed hanno iniziato subito una lotta contro queste leggi liberticide, appoggiati anche dall'amministrazione Obama.

C'è da dire che la difesa del copyright, ovvero la pretesa che qualcuno debba ricevere del denaro ogni volta che qualcun'altro riporta le sue scorregge mentali o quelle che ha comprato dall'autore, su altri mezzi di comunicazione, è un'ossessione tutta americana, di quelle americanate che noi non capiremo mai, come il football. E' quella cosa che, se un'attore canta sotto la doccia una canzoncina o guarda un programma alla TV  in una scena di un film, la produzione deve andare a cercare chi detiene i diritti di riproduzione della canzoncina e del programma e pagargli la tangente.
E magari questo servisse a far guadagnare l'autore materiale della scorreggia mentale. Molto più di frequente a beccarsi il pizzo sono le case discografiche, le case editrici o cinematografiche. Insomma le corporation.
La monetarizzazione della creatività come emblema ultimo di questo sistema in decomposizione, della deriva del capitalismo verso la rovina più completa, ovvero il suo annichilimento del Nulla, nel potere ultimo e definitivo del Denaro.
Non si rendono conto che ogni volta che noi citiamo, pubblichiamo un'opera intellettuale, contribuiamo gratuitamente alla sua conoscenza. Dovremmo, paradossalmente e se dovessimo seguire la stessa loro logica, essere pagati noi blogger per fare pubblicità al tale film o tale musica. Allo stesso modo in cui dovremmo essere pagati per guardare la pubblicità in televisione, visto che è il nostro tempo ad essere sfruttato da chi vuole venderci qualcosa. (Il concetto non è mio, l'ho studiato in un libro all'Università, ma non mi ricordo il nome dell'autore).
Naturalmente io troverei idiota essere pagata per le citazioni con le quali infarcisco i miei post, perché la diffusione e libera circolazione della cultura per me è un fatto di libertà.

Per tornare al ragionamento iniziale. Già che ci siamo,  devono essersi detti, oltre a perderci nell'avidità di denaro senza limiti, sfruttiamo anche il lato utilitaristico della cosa. Se, con la scusa del copyright, possiamo censurare, zittire e bloccare, questo servirà, in caso di necessità,  a tutto il sistema che cerca di sopravvivere. Tutto fa brodo per allontanare l'ombra del beccamorto che verrà a ricomporre la salma e a mettergli un dito in culo.
Proibire la libera diffusione della cultura e delle idee ricorda la stessa idiozia degli ukase tipici dei totalitarismi; è la medesima ottusità burocratica da regime di Ceausescu reloaded ma il bello è che pretendono che non ce ne accorgiamo. Anzi, lo sbandierano come un diritto civile, una conquista di civiltà. Perché, se non lo sapevate, fin dal 1886 le corporation sono trattate dalla legge americana come persone fisiche che quindi possiedono altrettanti diritti civili. Il diritto civile di far soldi all'infinito e di perseguire gli interessi dei loro proprietari con qualunque mezzo.

Se la crisi è globalizzata, la censura, per sicurezza, deve estendersi anche alle province dell'Impero. 
Qui in Italia, dopo il piddino Levi, autore di un passato e discusso disegno di legge sul tema, si è appena incaricato il padano Fava - nomen omen - di riproporre in Parlamento la censura sul web, mascherandola da difesa del copyright. Non pensate che alla Lega interessi la difesa della cultura, argomento a lei ignoto, ma piuttosto l'idea di proibire qualcosa. La perversione preferita dalle nullità investite di potere. E poi loro, sbraitano e ruttano tanto, agitano gli elmi cornuti ma poi eseguono solo gli ordini.
Se il SOPA e il PIPA passeranno in U.S.A. potremo star certi che il bavaglio arriverà anche da noi, magari grazie a qualche volonteroso uomo immagine dell'opposizione del momento, per far finta che il governo non ne sappia nulla. Se invece gli americani difenderanno il loro diritto alla libera espressione vorrà dire che anche noi dovremo tirar fuori le palle, compresa la nostra classe politica. E qui la vedo già più dura.

lunedì 23 gennaio 2012

Strategie di difesa in tempo di crisi. Intervista a "Il Grande Bluff"


Proseguendo i miei incontri virtuali con i top blogger economici, sono lieta di presentarvi questa conversazione con Stefano Bassi, blogger de "Il Grande Bluff", che ho iniziato a seguire da qualche tempo e che è sempre sulla notizia, anche attraverso il suo seguitissimo twitter. Si parla di crisi ovviamente, e soprattutto dei suoi effetti sui nostri risparmi e di come difendersene. Buona lettura.

Nel profilo che troviamo sul tuo blog "Il Grande Bluff" ti definisci un ex trader, attualmente top-blogger economico-finanziario-esistenzialista. Ci spieghi meglio il tuo percorso?

Ho fatto un po' di tutto. Prima ho lavorato all'Università, ho fatto l'imprenditore informatico e web, poi ho fondato nel 2000 Borsarumors, diventata la seconda community italiana per utenti dopo finanzaonline, basata su un gruppo dei migliori traders italiani. Ho fatto il trader con successo per svariati anni e poi ho incominciato a fare il blogger e l'ho trasformato in un mestiere.

L'Italia ha varato una manovra finanziaria anticrisi definita "impressive" dalla Merkel ma che tuttavia qualcuno considera recessiva e perfino inefficace contro la crisi globale. Come se non bastasse, la politica vuole intervenire per modificare qui e tagliare di là, dando l'impressione di voler andare a parare nella solita soluzione all'italiana del cerchiobottismo. 
E' serio, per dire, rimangiarsi il discorso sull'ICI perchè lo chiede il centrodestra e fare concessioni sulla riforma pensionistica perchè così vuole la sinistra? Un governo tecnico non dovrebbe fare e basta, senza rimangiarsi tutto il giorno dopo? E' perchè stanno lavorando con la fretta alle calcagna o anche il governo Monti sarà destinato ad arrendersi al gattopardismo del cambiare tutto per non cambiare nulla? Non si starà dimostrando che la democrazia è sempre più incompatibile con il governo dell'economia e quindi, in situazioni di emergenza, vige la legge marziale? E' questo principio, di rinunzia alla propria sovranità, che in fondo questa crisi vuole imporre al mondo?

Dieci domande in una e di politica pure... Io nel mio blog cerco di parlare di economia e finanza in modo il più asettico ed imparziale possibile e lontano dalla politica, che ormai ha perso buona parte del suo significato come ha perso significato la distinzione destra-sinistra.
Il mondo ormai è in mano alla finanza ed all'economia, conta solo quello perchè tutti pensano ormai solo a fare soldi. Dunque i governi ormai contano soprattutto per le loro finanziarie, soprattutto adesso che ci troviamo in una crisi epocale.
Il governo Monti, secondo me, sta perseguendo i suoi obiettivi celermente e senza troppe marce indietro.
Ormai sono i "trader" e la finanza a governare in modo molto veloce, via spread e affini: sono loro che  fanno cambiare velocemente i governi.
Con la Grande Crisi abbiamo sprecato una grossa occasione: si poteva depotenziare e limitare uno dei grandi responsabili  - anche se non l'unico-  ovvero la finanza ed invece è stata salvata e tamponata in tutti i modi, sbracando i conti pubblici. Adesso la finanza fa come prima e peggio di prima.
Purtroppo c'è ben poco da fare perchè ormai è tutto trasversale e globalizzato: se fai delle normative limitative, queste vengono aggirate, magari spostandosi in Mongolia.
Abbattendo prima di tutto la leva finanziaria 1 a 50 molte cose cambierebbero ma non lo faranno mai, anche perché una manovra del genere ci farebbe tornare ad un'economia anni '50 e molti dovrebbero rinunciare a cambiare auto ed I-phone come cambia i calzini.

Perché non vogliono proprio accettare il Piano Rubik? Non piaceva a Tremonti e pare non piaccia neppure al governo Monti. E' perché hanno tutti i soldi in Svizzera, oppure ha ragione Giarda a dire che sarebbe dopotutto un condono e quindi non s'ha da fare - anche se lo hanno già fatto Germania e Gran Bretagna?

Bisogna senz'altro colpire chi ha portato soldi in nero in Svizzera ma se non lo fai in fretta servirebbe a poco perché tutti quei furboni li stanno già spostando alle Bahamas.
Il Piano Rubik non è la soluzione con la S maiuscola ma è una cosa da fare e che, coinvolgendo molti amici degli amici in Italia, si fatica a fare.
Bisogna però distinguere nettamente gli evasori da tutti gli italiani che stanno portando soldi in Svizzera LEGALMENTE  e regolarmente li dichiarano nel 740.
Questa è una tendenza assolutamente sensata ai tempi della Grande Crisi: tutto è globalizzato, quindi perchè non globalizzare i risparmi? Differenziando e delocalizzando riduci i rischi che tutti i tuoi onesti e sudati risparmi vadano in fumo, soprattutto con un euro in bilico come abbiamo ora.
I risparmi sono l'ultima difesa dell'Italia e se ce li giochiamo male non abbiamo più nulla per difenderci. Bisogna essere pragmatici e realisti ma è anche una battaglia ideale: delocalizzandoli, si tolgono legalmente i risparmi da un'Italia in mano alla Casta che la soffoca da 20 anni e dunque si toglie ossigeno alla Casta stessa.

Ti sei fatto un'idea del perché stiamo tutti al capezzale dell'Euro e del cosa l'ha fatto ammalare? E' perchè è una moneta nata male, perché era diventata troppo forte e dava fastidio ad altre divise - principalmente il dollaro - e quindi la stanno avvelenando lentamente oppure è proprio la stupidità degli europei che non sono capaci di mettersi d'accordo sul bene comune? Chi sta facendo più male all'euro in questo momento: l'incertezza della Merkel, la scelleratezza dei PIIGS, l'ambiguità della Gran Bretagna che vuol stare sia dentro che fuori all'Europa ma per poter fare meglio i suoi interessi, compresi quelli speculativi, oppure altri?

Il fatto che l'euro rischi di saltare è una questione complessa che ha decine di cause.
L'importante è stabilire delle priorità d'importanza e non dare la colpa principale a complotti fantasmatici o alle agenzie di rating.
La colpa principale è imputabile a noi stessi che abbiamo creato un'unione monetaria con già dei gravi difetti di nascita che poi non ci siamo premurati di risolvere. Non abbiamo fatto passi avanti verso l'integrazione fiscale e politica. Per questi motivi, una semplice unione monetaria ed un'Unione Europea con istituzioni inefficienti tra loro non può funzionare in tempi di crisi epocale tra paesi diversisimi tra loro, quando hai Stati che crescono del 3% di PIL ed altri che scendono del 2%; quando hai stati che pagano sui titoli di stato decennali il 2% ed altri il 10%.
La colpa principale della crisi dell'euro risiede dunque qui in Eurozona, nelle nostre profonde divisioni e debolezze, nella Germania che pensa solo a se stessa, ecc.
Gli altri, e quindi anche gli speculatori, ci marciano sopra perchè il mondo non è un asilo nido dove si prendono cura di te se ti metti a frignare ma è una jungla dove vince il più forte e se sbagli ti sbranano.

Cosa comporterebbe per l'Italia - e per gli altri paesi dell'eurozona - uscire dall'Euro e tornare alle divise a nazionali?

Difficile a dirsi perchè sarebbe un caso senza precedenti, a parte la caduta dell'impero romano e l'uscita dal sesterzio...
Diciamo che ci troveremmo con una new-lira svalutata anche del 50% con tutti i pro ed i contro del caso. La parte positiva è che la nostra economia tornerebbe ad essere molto competitiva e che l'export andrebbe come un treno.
La parte negativa è che i nostri risparmi perderebbero valore, che rischieremmo un'inflazione galoppante che abbatterebbe si il debito ma anche tutti noi.
Purtroppo in questi tempi moderni globalizzati ed iper-competitivi svalutare non basta più, soprattutto se hai ancora tutte le palle al piede che tirano giù l'Italia da 25 anni.
Ormai ci vogliono cure e strategie "totali e complesse" ad ampio spettro e non strategie iper-focalizzate.

Se la situazione è grave, ci sono manovre pratiche di autodifesa da adottare? C'è chi pensa di portare i soldi in Svizzera, di ritirare il contante dalla banca ed affidarlo al caro vecchio materasso, di investire in dollari, di comperare casa sull'Unter den Linden a Berlino, di farsi un tesoretto in valuta estera da tenere in cassetta di sicurezza. Ci dai un consiglio, a parte quello di tirare un bel respiro e cercare di calmarsi? E secondo te, nella peggiore delle ipotesi, cosa potrebbe veramente succedere ai nostri soldi?
Parto dalla fine: cosa potrebbe succedere ai nostri soldi?

Potrebbero svalutarsi del 50% se l'euro crolla, potrebbero svanire parzialmente dai conti virtuali se le banche saltano o comunque ne verrebbe limitato l'accesso come in Argentina durante il default.
Come ho spiegato più volte i punti per difendersi sono tre:
1) Non tenere solo soldi virtuali su conti virtuali che con un click me li rigirano come vogliono e che effettivamente LA BANCA NON POSSIEDE. Pensate se dovessimo metterci tutti assieme a prelevarli...
Le banche hanno leverage bancari assurdi: da 1:20 ad 1:50, ovvero per 1 euro reale che possiedono si giocano da 20 a 50 euro.
2) Non tenete solo soldi in euro che se dovesse saltare l'euro, ecc. ecc. 
3) Non tenete solo soldi su banche perchè il sistema finanziario è tecnicamente fallito (chi più e chi meno) e sta in piedi solo grazie a mega-tamponi governativi.
Per avere maggiore protezione, relativamente parlando visto che il safe haven assoluto non esiste più, bisogna adottare una strategia di differenziazione dei risparmi ma anche di delocalizzazione legale in Nazioni diverse.
Le soluzioni sono parecchie. Faccio alcuni esempi ma ciascuno può trovarne altri.
Comprare una Casa a Berlino, aprirsi un conto (legalmente) in Svizzera, comprarsi una casa in USA in un'asta fallimentare a -60% del suo prezzo di qualche anno fa e, scegliendo la zona giusta, farsi un portafoglio FISICO di valute estere e metterle (per ora) in cassetta di sicurezza - gli Argentini che durante il default avevano dollari fisici se la cavarono alla grande -  e così via.
L'obiettivo deve essere la globalizzazione dei propri risparmi in svariati investimenti/assets: non ci si può più permettere di tenere tutto in un solo stato, tantomeno l'Italia.

In conclusione, esiste la possibilità che nessuno sappia come risolvere veramente questa crisi globale perché la situazione è sfuggita di mano all'apprendista stregone? Augurandoci che non sia così, è meglio essere pessimisti senza illusioni, ottimisti alla Berlusconi od ottimisti con cautela?

Io attualmente non vedo soluzioni alla Crisi via bacchetta magica ma solo soluzioni LUNGHE E DOLOROSE: abbiamo banchettato per anni su un sistema marcio e finanziarizzato vivendo oltre alle nostre possibilità, abbiamo accettato una delocalizzazione selvaggia perchè all'inizio faceva comodo anche a noi mentre adesso ci massacra posti di lavoro e tessuti produttivi. Beh, IL CONTO prima o poi va pagato. Punto.
Io non sono nè pessimista nè ottimista ma realista: il Mondo non finirà ma cambierà, l'etimologia di Crisi è cambiamento. Basta capire le nuove tendenze, anticiparle e mettersi sul giusto binario.

venerdì 13 gennaio 2012

BOT 'a mmùro



Trà... trà... trà...
trà... trà... trà...
tra-ta-tà...tra-ta-tà... tra-ta-tà...
BBUM!!!

Pareva strano che l'euforia attorno alla Borsa, ad Unicredit ed ai BOT di ieri non finisse come quelli a muro.

martedì 10 gennaio 2012

J. Edgar


La cosa più sorprendente di "J. Edgar", il biopic sul capo dell'F.B.I. Hoover, è che il quasi ottantaduenne Clint Eastwood, proseguendo il suo lavoro di analisi dei sentimenti umani - è uno dei pochi autori cinematografici di sentimenti, nel senso più nobile del termine, ed uno dei più freschi in senso anagrafico - abbia deciso di prendere a prestito la biografia di uno dei più fetusi sbirri della storia per raccontarcela in forma di storia d'amore. Di amore tra due uomini e di quegli amori potenti ed indistruttibili che durano una vita intera. Forse un vero amore.
Amore sempre sussurrato e sospettato tra l'inflessibile sbirro-capo d'America e il suo assistente, un segreto di Pulcinella finora confinato tra le pagine delle varie "Hollywood Babilonia" scandalistiche e ora finalmente rivelato. 
Una rivelazione che il regista decide di usare come chiave di lettura del personaggio Hoover, delle sue contraddizioni e delle sue meschinità. Affinché sia ben chiaro il senso del film, non a caso Eastwood per raccontarcelo sceglie lo stesso sceneggiatore di "Milk", biopic su un altro celebre san franciscan e pioniere della difesa dei diritti della comunità GLBTQ. 

Il senso di Hoover per la vita è spiare e ricattare gli altri perché ricattato a sua volta, probabilmente tenuto per le palle dall'intera Mafia dell'Universo non perché grande poliziotto ma perché omosessuale. 
Alla fine, la condanna di non poter essere noi stessi é il dover diventare peggiori di ciò che saremmo stati. Tutto a causa di una società che non perdona "quella" debolezza e che ti costringe a vivere nella menzogna e diventare una carogna di sicuro come il giudice di De André. 
C'è forse troppa materna comprensione, in questo film, nei confronti di Hoover, il persecutore dei neri e l'anticomunista viscerale? Troppo giustificazionismo sentimentale? Apparentemente è così ma il messaggio neanche troppo esoterico del film è come la società può farci diventare mostri se lo vuole. Un discorso sempre valido in ogni epoca.

A proposito di madri. In quella che, a mio parere, è la scena chiave del film, la madre di Edgar, fino a quel momento fin troppo presente ed affettuosa, racconta al figlio la storia di un ragazzino che veniva chiamato "Gerbera", del perché aveva questo nomignolo e della brutta fine che fece. 
"Preferirei avere un figlio morto piuttosto che un figlio "gerbera", dice infine Judy Dench a Leonardo DiCaprio con la stessa cosmica crudeltà di una Miss Ratched e la chiarezza di chi vuole che il messaggio venga ricevuto forte e chiaro.
In quella negazione feroce di ciò che significa amare un figlio chiunque egli sia, in quella sentenza senza appello di morte civile, nell'invocazione blasfema dell'unica cosa che una madre non si augura mai di vivere, sta tutta la tragedia dell'omosessualità negata. 
Non sarà la prima volta che questo dolore e questa crudeltà vengono rappresentati al cinema ma non accade così di frequente in un film di Hollywood. Non fa mai male ricordare il dolore che il discrimine verso l'omosessualità provoca negli esseri umani che lo vivono. Non fa male ricordarlo soprattutto agli eterosessuali.
Chapeau al vecchio giovane Clint per averci parlato ancora una volta della bellezza della tolleranza e della forza rivoluzionaria dell'amore.

domenica 8 gennaio 2012

Frecciarossa trionferà


Chi avrebbe mai pensato che uno stesso treno di undici carrozze sarebbe stato diviso in ben quattro classi con l'istituzione dell'apartheid tra i compartimenti dei ricchi: Premium, Business ed Executive e quello Standard per i poveri? Guardate il filmato, se non ci credete.


Accade sul Frecciarossa, l'unico treno che unirà il Sud al Nord dopo l'eliminazione di molti treni notte che coprivano il medesimo percorso ma non erano altrettanto fighi.
Quattro classi e quattro tariffe per un Roma-Milano, dagli ottantasei della quarta classe agli oltre duecento euro della primissima classe, con i sedili in pelle, le hostess bonazze che ti porgono il giornale e il caffé e forse, tra un po', se sarà istituita la quinta classe ExtraSuperUltraMegaGalatticaExecutive, offriranno sedute di sesso orale in modalità deep throat su sedili reclinabili in pelle umana ai fortunati MegaManagerZ.

Nemmeno Benito con la sua  famigerata "terza classe" era mai giunto a tanto vomitevole classismo e comunque meglio le littorine del ventennio di questi trenacci pieni di merdosi che non vogliono pisciare dove pisciano gli inferiori e prendersi i loro pidocchi.
Pidocchi e cimici che esistono perché, dopo la cura Trenitalia all'insegna della privatizzazione "tutta facciata e niente arrosto", i treni italiani senza un nome figo come Frecciarossa, Frecciabianca, Italo o Chittammuort, assomigliano ai carri bestiame, specialmente in estate. Invece di ripulirli, di far loro la manutenzione ed offrire un viaggio dignitoso a tutti i clienti - perché pure chi acquista un biglietto normale del treno non è un animale, un essere inferiore, un untermensch o un intoccabile ma un CLIENTE, questi merdosi pensano di risparmiare pulendo una sola carrozza, quella dei loro simili merdosi, appunto, e chiudere bene le porte per evitare contaminazioni con il pueblo puzzolente. Puzzolente a causa dei trenacci sempre più zozzi di Trenitalia.

In fondo, oltre alla divisione in classi - parola che, per carità, loro non vogliono sentir nominare, eh già - il loro sogno inconfessabile, più che il carro bestiame è il revival del treno piombato. Esempio impareggiabile di efficienza ed abbattimento dei costi per un gran numero di viaggiatori. Ah, questi tedeschi!
Quattro classi e i poveri chiusi nei loro scompartimenti, presi a schiaffi come in "Amici Miei" ma al prezzo di ottantasei euro. Roba da matti.
Chi l'avrebbe mai detto che il treno pieno di signori di Guccini sarebbe stato lanciato a bomba contro sé stesso? E come si fa, dico io, a non ri-diventare comunisti?

sabato 7 gennaio 2012

E' arrivata la Befera


Da qualche giorno sono scattati i controlli delle Yellow Flames e dell'Agenzia delle Entrate  - a gamba tesa, in questo caso - del J. Edgar Hoover del fisco, Attilio Befera, nei luoghi dove si suppone si concentrino coloro in grado di fare gli spendaccioni a rutto libero in vacanza: Cortina, Portofino e, ci possiamo scommettere, prossimamente Porto Cervo ed altri POI per billionari. Più che capitali della ricchezza, dell'ostentazione e del lusso sfrenato. Mete preferite per i  Rich Pride vacanzieri annuali, insomma, quelli dove gli sboroni con il portafoglio a fisarmonica non hanno vergogna di girare a facciaculo nudo.

Qualche ingenuo pensava fossero luoghi dove si, spendi 800 euro per la prenotazione di un tavolo in una bettola per miliardari la sera di Capodanno e 200.000 euro per un plaidduccio in zibellino ma poi il gestore e il boutiquaro di lusso ti rilasciano regolare fattura o scontrino. Spese assurde ed esagerate ma, se uno li ha, va bene che li spenda e spanda piuttosto che tenerli in cassaforte come Arpagone. Facciamo girare l'economia, oltre ai cabbasisi di coloro che 800 euro li guadagnano in un mese e con 200.000 ci comprerebbero la casa e, mi creda, signora mia, non è invidia, è solo senso della misura e del pudore.

Ostentazione a parte, non vi sarebbe nulla di male nel commercio di lusso, se regolarmente tassato. Invece, proprio in quel profondo Nord che la Lega considera il regno degli uomini onesti e probi, soprattutto se bottegai*, succede che in un giorno, quello dell'Invasione degli Ultrafinanzieri, gli incassi aumentino del 400%. Deduzione logica: allora di solito non battono gli scontrini, 'sti fetusi. Sono degli evasori di 'sta minchia che fottono noi che le tasse le paghiamo. Più che ricco Nord perseguitato sembra la Calabria di Cetto Laqualunque e quindi tutta l'Italia è paese, alla faccia dei legaioli.



La scoperta della sacca di evasione del comparto turismo di lusso & affini ha provocato ovviamente dolorosissime coliche nei difensori storici delle Innocenti Evasioni e dell'Evadere Il Giusto E' Un Diritto; nelle varie onlus per la ricerca sull'Allergia allo Scontrino, insomma nei ricchi esponenti della casta politica berlusconiana, scattati tutti come un sol pupazzetto a molla. Dalla Santanché, che considera Cortina un "ascensore sociale dove tante famiglie indigenti portano i figli per fargli fare le amicizie giuste" (non ho parole, saranno i famosi Pirla delle Dolomiti, immagino) al solito Aigor Gasparri fino a Massimo Boldi, m'hai detto cotica.
Un bell'ammutolimento generale, come nel film di Albanese, sarebbe stato molto più dignitoso.



* Nessuno si senta offeso dall'utilizzo del termine bottegaio. Napoleone, con quella parola, ci definiva un paese intero: l'Inghilterra.

martedì 3 gennaio 2012

Mala tempora collant


Sempre a margine della vicenda OMSA, ripresa oggi anche da Debora Billi, vorrei segnalare su Facebook  l'iniziativa di boicottaggio Mai più OMSA, ma soprattutto l'intervista ad un responsabile di produzione di Calzedonia Group, altro colosso dell'intimo made in Italy, pardon, Sri Lanka, che ho trovato per caso sul blog Bottleneck
E' particolarmente significativo, per capire il perché questi imprenditori amino tanto delocalizzare le produzioni, questo passaggio dell'intervista, che vi consiglio per altro di leggere per intero:
"D: torniamo in mezzo all’Oceano Indiano, perché la scelta è caduta su quell’isola? 
La localizzazione in Sri Lanka è stata frutto di una accurata indagine e sopralluoghi effettuati qualche anno fa in diverse regioni del Mondo in via di sviluppo, tra cui India, Pakistan, Bangladesh e Cina. Ne ricavammo molte informazioni ma, soprattutto, risaltava in modo particolare il caratteristico ed apprezzato equilibrio e la scarsa conflittualità sociale della popolazione dello Sri Lanka. Naturalmente ha molto influito anche una iniziale intuizione del dottor Sandro Veronesi [ patron di Calzedonia, n.d.r.], poi rivelatasi fondata, sull’elevata capacità di apprendimento delle maestranze indigene con riflessi evidenti sugli indici qualitativi e di produttività. 

L’assenza o quasi di vincoli sindacali garantiscono una flessibilità sulla numerosità degli organici assolutamente impensabile nel mondo industrializzato. Sotto questo punto di vista le localizzazioni dell’est Europa hanno già segnato il passo, determinando rapidi dietrofront sulle decisioni di nuovi insediamenti o ampliamenti dei siti produttivi. "
D: e nel Belpaese non si produce più nulla? 
Poco purtroppo! In Italia utilizziamo talvolta qualche terzista per produzioni integrative a quelle estere, soprattutto in situazioni di emergenza (consegne urgenti, problemi produttivi negli stabilimenti esteri, etc,). E’ una collaborazione assai limitata che rappresenta solo un pallido esempio di quella esistente fino a pochi anni fa., con funzione di back up alle produzioni principali che si avvantaggiano dei bassi costi della manodopera di quei paesi. Qui ad Oppeano rimane il centro distributivo composto dal magazzino di prodotto finito."
In fondo, viva la sincerità. L'unico problema quindi, l'unico ostacolo alla famosa Crescita è il costo della manodopera. Se si riesce a mantenere basso, perché quello delle materie prime è un po' più complicato da abbattere, a parità di prezzo da far pagare all'utente finale, il gioco è fatto. Che siano queste le famose riforme, ciò che brama di ottenere a suon di piedini pestati per terra la Senhora Marcegalha?
Gli asiatici si spaccano la schiena 20 ore al giorno, campano con un pugnetto di riso scotto, trombano e figliano assai per garantire sempre fresca forza lavoro minorile e soprattutto non rompono i coglioni con i sindacati. Non hanno le Camusso che si piazzano davanti al padrone e fanno "Aaaarrgghhh!" come Chewbecca.

Il prode Nerino Grassi delocalizza in Serbia, come abbiamo visto. Ma perché proprio nel paese bombardato anni fa da D'Alema & i suoi Nato Boys? Su un altro blog ho trovato questo articolo di Marco Cobianchi, autore di "Mani bucate". La Serbia, come altri paesi dell'Est, offre alle imprese che decidono di investire sul suo territorio condizioni che queste non possono rifiutare, un po' come le proposte che faceva ai Tattaglia Don Vito Corleone: niente tasse oppure sgravi fiscali stratosferici, terreni sui quali edificare gli stabilimenti praticamente gratis, vantaggi di ogni tipo e manodopera a basso costo. Tutto al di fuori dei lacci e lacciuoli comunitari europei, o almeno di quelli che ancora rimangono. 
Viene perfino da ridere a pensare ai classici magliari italiani che, per trombarsi le ragazze dell'Est con poca spesa e molta resa, negli anni ottanta andavano  all'avventura con la valigia piena di calze e collant. Ora, se gli italiani vanno all'Est, trovano paesi interi disposti a venderglisi e a fabbricargli pure le calze. Mala tempora collant.

Certo, come dice il logistico di Calzedonia, in Sri Lanka è ancora meglio, non c'è il rischio del riemergere della latente bellicosità balcanica e magari di un rigurgito di socialismo reale, ma non si può avere tutto nella vita.
Che a questo capitalismo piaccia solo vincere facile, come l'omino della pubblicità? E soprattutto che sia  capace solo di vincere facile, con il GOD MODE ed il FULL AMMO, per intenderci, insomma barando come il bimbominkia con il videogioco troppo difficile? Per loro FULL AMMO. Per noi FULL MONTI, dopo che ci saremo tolti l'ultimo collant, appunto. 

lunedì 2 gennaio 2012

Tutte a casa


In questo Natale di crisi globale è capitato che un piccolo imprenditore catanese si sia tolto la vita per la disperazione di dover licenziare i suoi operai causa fallimento.
Nerino Grassi invece, il patron della Golden Lady, ha scelto il 27 dicembre, quindi un bel giorno di vacanza  tra il Santo Natale e Capodanno, per comunicare la sua decisione definitiva riguardo al destino dello stabilimento OMSA di Faenza, da mesi in lotta per la difesa dei posti di lavoro. A mezzo fax ha annunciato il  licenziamento collettivo per 239 operaie alla data di scadenza della cassa integrazione, il 14 marzo 2012.

Che andasse a finire così era nell'aria e nessuno, dalle mie parti, si faceva più tante illusioni. Pensare però che alle lavoratrici sia stata comunicata la decisione aziendale definitiva proprio nel bel mezzo delle feste di fine anno dà l'idea della mostruosità di questo capitalismo metastatizzato di merda, della sua perdita definitiva di contatto con il concetto di umanità e utilità sociale. Un po' come l'INPS che, sempre sotto Natale, va a chiedere 5000 euro di rimborso ad un pensionato che, preso dall'angoscia di non poter onorare le scadenze, si suicida per la disperazione.
Sembra che lo facciano apposta. Scelgono un evento ad alto tasso di stress psicologico e ve ne aggiungono un altro ancora più fatale. Feste natalizie più perdita di lavoro. Tecnicamente si configura come tortura e tentato omicidio.

Badate che l'OMSA, ovvero la Golden Lady, non è un padrone che non può fare a meno di chiudere perché azzoppato dalla più grave crisi economica mondiale dal 1929. La Golden Lady non è in crisi, va bene. Ha solo deciso di delocalizzare, ovvero di togliere il sostentamento a duecento e più persone ed alle loro famiglie e per riflesso ad un'intera comunità cittadina per andare a sfruttare donne serbe invece che pagare il giusto quelle italiane, abbattere i costi di produzione e pagare meno tasse, vendendo le calze però sempre allo stesso prezzo proprio in Italia. Come se fossero prodotte in Italia.
Insomma Nerino e gli altri della sua razza, quelli che non li licenzia nessuno, che non ricevono queste sentenze di morte sotto Natale, che hanno il culo ben protetto da quintali di morbidissima bambagia, hanno scelto non il bene della comunità ma il boia del loro dio profitto. Perché esistono imprenditori che considerano i loro operai come persone di famiglia e le imprese come mezzi di accrescimento del benessere generale ed imprenditori per i quali ogni mezzo è lecito per aumentare il proprio profitto personale, ci fosse anche da mandare in malora un'intero paese ed affossare non una ma dieci aziende dopo averle spolpate fino all'ultimo brandello di carne. Se tu lavoratore incontri uno di questi parassiti predatori sulla tua strada sei fottuto.


Mi scuserete ma è difficile scrivere di licenziamento, soprattutto se ci sei già passato, senza sentire un'onda di panico serrarti il respiro in gola e senza farti sopraffare dalla rabbia. Chi ha perso il lavoro capirà di cosa parlo, di tutta l'angoscia indescrivibile che ti dà l'essere messi da parte dalla società, l'essere privati della propria dignità, l'essere considerati un esubero, un qualcosa di inutile da gettare via, non importa se hai dei figli da mantenere o solo la necessità di sopravvivere tu solo. Sono crimini contro l'umanità ma li chiamano riforme necessarie per la crescita (dei loro profitti di merda).

Sono assolutamente solidale con le iniziative di boicottaggio dei prodotti Golden Lady ma non bastano, non possono bastare.
Ci vorrebbe una legge che disincentivasse la delocalizzazione, magari sottoponendo merci prodotte all'estero in condizioni vantaggiose solo per il produttore, ma commercializzate con un marchio italiano e a prezzi italiani, a dazi pesanti. Un po' come quelli che la Fiat pretendeva venissero applicati alle automobili asiatiche tanto tempo fa.
Non solo. E' un'idea che avevo già esposto in un articolo precedente. Sarebbe necessaria una legge per la protezione dei marchi nazionali. Un marchio si è guadagnato prestigio nazionale ed internazionale ed è indissolubilmente legato alla realtà industriale italiana, per avere magari anche usufruito di aiuti di stato a suo tempo? Bene, se tu imprenditore  vuoi andare a produrre le tue calze dove la forza lavoro si accontenta di quattro tozzi di pane ammuffito e ti ringrazia pure, allora se pretendi di vendere quelle calze in Italia non potrai più chiamarle con il marchio conosciuto in Italia. Se vuoi usare quei marchi famosi e storici, produci in Italia. Altrimenti, chiama i tuoi collant come ti pare ma non OMSA o Golden Lady.  Dagli un bel nome serbo o bielorusso o turco o circasso ma non italiano.
Se poi il nuovo marchio non sarà altrettanto apprezzato dalle consumatrici italiane, fai una prova. Prendi un collant 10 denari e stròzzatici, così vendiamo se il Made in Serbia vuol dire qualità ed è così resistente anche in condizioni estreme.

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