sabato 26 aprile 2025

IL MORDKOMPLOTTISMO DI LIBERO

Dopo essersi Liber-ato con un click dell'intero archivio del suo collaboratore per otto anni fino al 2024 Andrea Cionci, compresa quella sua gigantesca inchiesta sulle dimissioni di Benedetto XVI che in questi giorni di bulimia vaticana avrebbe potuto fornire infiniti spunti di riflessione ai lettori avidi di vicende papali, che fa Libero? Mi indulge nel più prevedibile complottismo? Ma come, prima vi Liber-ate dell'"inchiesta gomplottista" per fare i primi della classe e poi mi sparate a bruciapelo un titolone da feuilletton collocato non già in appendice ma addirittura a tutta pagina e vergato dal megadirettore galattico in persona? E su cosa, poi,  su qualcosa di obiettivamente inesistente?

"Il mistero del Camerlengo e dell'orologio del Papa". Gaston Leroux scansati che dobbiamo smontare subito il Mordkomplott di Bergoglio basato su presunte discrepanze nell'orario della morte tra l'annuncio ufficiale affidato al Camerlengo e le dichiarazioni rilasciate ai giornali dal medico del Gemelli che aveva avuto in cura Bergoglio. Ricostruendo i fatti come riportati dal medico, Francesco, sveglio o già in coma, comunque non in buone condizioni, attira l'attenzione del suo assistente personale verso le 5:30. Costui allerta il medico che giunge a Santa Marta nel giro di 15-20 minuti. Facciamo che siano a quel punto le 6:00. Il medico si accorge dell'ictus e, come dichiarerà nell'intervista, si tratta di un evento che può condurre il paziente alla morte nel giro di un'ora. Cosa che quindi potrebbe essere avvenuta verso le 7:00.

Ora, è consuetudine che, se il medico interviene a breve distanza dall'exitus, l'ora del decesso possa coincidere con l'orario della constatazione del decesso, ovvero l'orario in cui il medico redige materialmente il certificato di morte. Prima di ciò viene eseguito anche il tanatogramma il cui tracciato deve registrare l'assenza di attività elettrica residua, confermando il decesso, e per questa procedura occorrono almeno venti minuti per legge. Per cui, l'orario certificato delle 7:35 è compatibile con la versione ufficiale, come si direbbe nel mondo del debunking. 

Quindi se il mistero "che fa discutere i Sacri Palazzi" è tutto qui, non vi è alcun mistero. I tempi tornano, come i conti e diversamente da ciò che accadde con Giovanni Paolo I, sul cui orario di morte la discrepanza tra diverse ipotesi fu di diverse ore, variando secondo le testimonianze, tra le 22.30 e le 5.30 del mattino successivo. Qui si tratta di differenze di pochi minuti e suggerire anche inconsciamente un parallelo con la fine di Papa Luciani, più giovane e non certamente affetto dalla cartella clinica di Bergoglio, non ha alcun senso. Anche perché poi abbiamo visto gli effetti dell'ictus sulla testa di Bergoglio in quei due vasti ematomi parietali non coperti dal trucco forse proprio per confermare e rendere visibile a tutti la causa di morte.

Si, è vero. Ammetto che sulle prime anch'io mi ero meravigliata della repentina dipartita di Francesco. Il fatto è che l'avevamo visto in quell'ultimo incontro con JD Vance, con l'accoglienza un po' sforzata e lo scambio di doni non certo papali ma porti con lo spirito franceschino di sempre; poi l'avevamo visto impartire quella benedizione mozza con un fil di voce e senza nemmeno un segno della croce degno di questo nome fino al culmine di quell'ultimo giro trionfale d'onore in mezzo alla gente che probabilmente è stato il momento più gratificante per una persona così attenta alla comunicazione e al contatto con il pubblico. Dopo una giornata veramente particolare, forse davvero troppo intensa, bum, la notizia. 

In realtà ci si dimentica che a quella veneranda età e nelle specifiche condizioni di salute di Francesco, probabilmente tirate allo spasimo da quello che qualcuno ha definito un vero e proprio accanimento terapeutico per portarlo, diciamo così, vivo fino a Pasqua, si è legati ad un filo sempre più sottile e labile.

Piuttosto, ora che la memoria di Francesco è definitivamente affidata alla Storia che deciderà quale posto debba occupare nelle vicende terrene della Chiesa, concentriamoci sul futuro, sul Conclave e sulle grandi questioni irrisolte che dovrebbero interessare in primo luogo i giornali. 

Bergoglio fu papa legittimo o antipapa? Benedetto XVI fu costretto alle dimissioni dalla più  micidiale entrata a gamba tesa della storia nelle vicende della Chiesa da parte del potere mondano massonico? Benedetto XVI riuscì a conservare il tuo titolo di vicario di Cristo rendendo nullo e invalido il suo successore? Queste sono domande le cui risposte possono influire non solo sul futuro della Chiesa ma di noi tutti. 

Un giornale veramente libero e che non ha paura della Verità (quella vera, non la testata rivale) e nemmeno della pluralità del giornalismo, ripubblicherebbe subito l'inchiesta di Cionci nei suoi punti più salienti da qui al Conclave, aprendo finalmente sul mainstream il dibattito sulle dimissioni di Benedetto XVI che si trascina da dodici anni, come ben sa Antonio Socci. Una questione sulla quale bisogna finalmente fare chiarezza. Un giornale così renderebbe un servigio all'informazione e al suo paese, ed eviterebbe di perdersi forse lo scoop del secolo, aggiudicandosi invece quello dell'epic fail, della figuraccia, da qui a Giove e oltre l'infinito.

domenica 20 aprile 2025

"IL MESSAGGIO E' TRONCATO", TANTO GLI ORBI NON SE NE ACCORGERANNO


L'intelligenza artificiale ha forse preso oggi il controllo del Vaticano imponendo le regole dell'informatica che prevedono la troncatura dei messaggi troppo lunghi, per limiti di caratteri e di capienza, come avviene ad esempio nel caso delle caselle di posta elettronica? 
Interessante ipotesi perché, se non ve ne siete accorti, oggi il testo della benedizione Urbi et Orbi è stato troncato ed è mancata tutta la prima parte del testo ufficiale. 
Con un colpo di scena degno di Agatha Christie, dopo l'annuncio dell'indulgenza plenaria fatto dal cardinal Mamberti, la benedizione si è limitata infatti alla pronuncia dell'ultima frase del testo da parte di Bergoglio.




Eppure l'anno scorso a casa la sapeva. 

Ora, io non sono canonista e non mi permetto, ma mi chiedo solamente se sia regolare tutto ciò. 

Senza l'invocazione a Dio e all'intercessione da parte dei Santi, dell'Arcangelo Michele e della Santa Vergine, che si legge nella parte omessa, a cosa è stata ridotta, a una sorta di benedizione personale di Bergoglio?  E' lui solo che ci concede l'indulgenza, per caso, e non l'Altissimo? Invito chi di dovere a indagare su questo fatto perché a me pare inquietante. 
Dal punto di vista di quelli del piano di sotto, depotenziare le formule liturgiche equivale ad un biglietto omaggio alla sagra delle anime. Se passa il messaggio che si può stravolgere la liturgia per un borborigmo di mezzogiorno, dal punto di vista spirituale può diventare un macello. 
Ripeto, non sum digna ma indagate voi che lo siete e sarò felice di essere smentita e tranquillizzata in merito.

Nei giorni scorsi tra l'altro si era ipotizzato che, visto il problema di affaticamento di Francesco, il cardinale Parolin avrebbe letto il testo della benedizione, immagino il testo completo, lasciando a Francesco l'ultima frase.
Perché questo cambio di programma? Bergoglio non ha voluto che il Segretario di Stato leggesse la formula, che del resto è prerogativa del Santo Padre? Se lui ha la legittimità chiacchierata, hanno rabberciato la cosa troncando la formula ma creando un pasticcio liturgico-lisergico?

Bergoglio è parso molto più rabbuiato del solito, non certo del buon umore che gli viene di solito a Regina Coeli o a Rebibbia. Inoltre ha indossato nuovamente la fascia e la stola dopo che l'altro giorno si era presentato in San Pietro in poncho. Sembra tutto un lungo e snervante scambio di reciproci segnali e ripicche nell'ambito di un'unica prova di forza.  Immaginare che nelle sacre stanze stiano volando i coltelli non è difficile né improbabile.

Ovviamente, siccome stanno girando i video riassuntivi della messa di oggi e i tagli sapienti di regia non fanno accorgere della mancanza del testo completo, con  i media che hanno detto "il Papa ha impartito la benedizione Urbi et Orbi" come se l'avesse fatto davvero, nessuno si accorgerà di nulla e spereranno di far passare tutto in fanteria. 
Voglio proprio vedere se domani i vaticanisti scriveranno una pezzuola su questa deroga dalla liturgia e se i talebani della cappamagna commenteranno il colpo di mannaia sul testo della più importante benedizione che un pontefice possa impartire ai fedeli. La cosa diventa appassionante e vi aspetto paziente al varco, come i bravi con don Abbondio.

venerdì 11 aprile 2025

ECCE PONCHO



Nel suo brillante più recente podcast, Andrea Cionci ha redatto una gustosissima rassegna stampa delle reazioni del mainstream all'improvvisa passerella del buon papa Francesco in San Pietro. Reazioni dettate, nella stampa italiana soprattutto cattolica, dalla negazione totale di un'imbarazzante evidente realtà e solo con qualche punta di inizio di leggerissimo sospetto in quella straniera meno emotivamente e utilitaristicamente coinvolta. 

Come è noto, per la prima volta Francesco si è mostrato senza alcun segno del suo status, senza zucchetto, anello o crocifisso, vestito di un paio di pantaloni neri, scarpe nere, una camicia o maglia bianca che si intravvedeva sotto una specie di coperta gettatagli addosso e che sulle prime era sembrata, forse per la presenza dei descamisados che lo accompagnavano, un tributo al Sud America e al mondo dei pamperos. In realtà, era proprio un telo o una coperta atta a coprire pietosamente una mise decisamente inappropriata per la situazione. Un "ma come ti vesti" che va oltre il galateo e la forma e segnala, segnala un sacco di cose. 

Escludendo come improbabile che un Bergoglio un po' confuso dalla leggera euforia da ossigeno sia scappato da Santa Marta eludendo la sorveglianza, vestito approssimativamente così come si trovava in casa, e che i descamisados l'abbiano intercettato all'entrata di San Pietro coprendolo con il primo telo disponibile recuperato in tutta fretta perché non prendesse freddo, ipotesi nonno monello in fuga, la presenza delle immagini accuratamente riprese dell'evento dimostrano che la cosa sia stata voluta, sebbene con un certo grado di sorpresa in stile blitz.

Dopo tutto se si vive nella società dello spettacolo, si è in pubblico e si recita un ruolo, allora si curano le movenze e i costumi e vi sono probabilmente uno sceneggiatore e un regista. Quindi è facile dedurre che Bergoglio, che raramente lascia spazio al caso, abbia voluto segnalare qualcosa.  Fare insomma quello che gli americani chiamano signaling. Mostrare, segnalare, comunicare qualcosa di preciso, soprattutto per testare la reazione degli spettatori.  Bergoglio deve avere meditato sull'atroce dubbio: "Mi si nota di più con il poncho o senza la papalina?" Di certo però non avrebbe mai immaginato che la cosa venisse raccontata dalla stampa suonata al contrario come "voler passare inosservato". E per stupire Jorge Mario ce ne vuole! 

Il messaggio è stato chiaro e forte e sintomo di un bel braccio di ferro interno al Vaticano, perché tutti hanno visto un papa per la prima volta non vestito da papa e nonostante poche ore prima, durante la visita privata dei reali inglesi, le immagini ce lo avessero mostrato normalmente con l'abito bianco e tutto. Detto che rimarrò per tutta la vita con la curiosità sul contenuto di quello scatolino rosso nelle mani di re Carlo ma senza essere certa di volerlo veramente sapere, la bizzarria di un papa che sembra potersi vestire da papa solo in casa e non in pubblico è talmente evidente e dirompente che se la si ignora è perché lo si vuole, in maniera cosciente o meno. 

Ora, c'è un concetto che è stato accuratamente seminato nella mentalità delle generazioni postbelliche, soprattutto in Europa, quello di Shock Culturale. Chi ricorderà la sapiente mitologia costruita per decenni sugli alieni avrà ben presente la frase: "I governi non lo possono rivelare (che esistono gli alieni) perché sarebbe uno shock culturale che provocherebbe il panico nella popolazione". Ecco creati in una sola mossa complotto e complottismo, tra l'altro.
Mentre si imponevano di sottecchi cambiamenti ben più traumatici, devastanti e subdoli dei fantomatici omini verdi,  la verità dietro ogni fatto storico e di cronaca è divenuta foriera di shock culturale dal quale difendere una  popolazione imprigionata nell'eterna fanciullezza del "sei troppo piccolo (inferiore) per capire".  Concetto umanamente intollerabile per degli adulti finiti che le domande se le fanno soprattutto quando si sentono in pericolo concreto di sopravvivenza perché minacciati da altri omini non di certo verdi, per cui, per difendersi dall'angoscia della consapevolezza della propria prigione, la reazione degli adultescenti è la negazione: se è democrazia e mi privano della libertà perché reclamo una libertà di scelta, non può essere privazione della libertà,  e così via fino al "se mi dicono che è il  Papa non può che essere il Papa". Lo shock culturale in questo caso, ovvero la rivelazione dell'usurpazione petrina provocherebbe senza meno il crollo della Cappella Sistina, lo spretamento di tutti i preti e la fine del mondo. Per cui i timorosi timorati non vogliono saperne.

Rasserenatevi, qualunque shock si supera e fa crescere, e quelli culturali a maggior ragione se si hanno solide basi in termini di consapevolezza delle proprie origini storiche e culturali e princìpi laici e religiosi. Le nazioni che presentano ben incastonate nel loro concetto di Patria queste caratteristiche sono quelle che danno filo da torcere a chi le vorrebbe destrutturare e distruggere. 
Noi purtroppo non siamo più per ora tra queste, perché ci hanno lavorato ben bene per decenni, soprattutto proprio gli anglosferici. Per i quali tuttavia, per una forma di nemesi, potremmo dire che se Roma piange, Londra non ha proprio niente da ridere. Le scene raccapriccianti di ieri a Ravenna, mi dispiace dirlo, sapevano di visita nella più esotica provincia del Commonwealth di due anziani monarchi in esilio dall'Albionistan, protagonisti del reality "Anniversari di matrimonio da incubo".

Ecco perché bisogna non avere paura e recuperare tutto ciò che ci è stato espropriato. Mollare il ciuccio e imbracciare l'amor proprio e nazionale. Gli shock li lasciamo a coloro che credevano di aver vinto e foreranno la gomma all'ultimo giro e all'ultima curva. 

Tornando alla "cumparsita" di Bergoglio, la reazione incredula dei cattolici, che perseverano diabolicamente nell'assurda convinzione che quello che segnala e chiede aiuto ai compari sia veramente il Papa, potrà tramutarsi effettivamente in uno shock quando la verità dell'antipapato verrà a galla ma sarà appunto uno shock salutare. Fino a quel momento godiamoci lo strip poker, sempre più ardito, con tutti i segni pontifici che cadono come i veli di Salomé sotto i colpi del diritto. Ribadita ovviamente la doverosa umana pietà per un uomo vecchio e molto malato.

Nel primo dei due video che mostrano l'entrata del nostro in sedia a rotelle in San Pietro, egli si ferma a salutare un bimbo biondo che poi lo saluta con un "Hi, Papa" o qualcosa del genere. Ecco, se l'innocente ci avesse donato quel fatidico "ma questo signore è senza vestiti, il Papa è nudo!" avremmo avuto il più grande momento "i vestiti nuovi dell'usurpatore" della Storia. La verità sfuggita e dichiarata in piena basilica. Portiamo pazienza, lo spettacolo è solo rimandato.


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TRADUZIONE IN FRANCESE a cura di Louis Lurton

Barbara Tampieri, Vendredi 11 avril 2025



Dans son dernier et brillant podcast, Andrea Cionci a compilé une très savoureuse revue de presse des réactions du grand public à la soudaine parade du bon pape François à Saint-Pierre. Des réactions dictées, dans la presse italienne, surtout catholique, par le déni total d'une réalité embarrassante et évidente, et seulement avec quelques indices de très légère suspicion dans la presse étrangère moins impliquée émotionnellement et utilitaristiquement.

Comme on le sait, pour la première fois, François s'est présenté sans aucun signe de son statut, sans zucchetto, anneau ou crucifix, vêtu d'un pantalon noir, de chaussures noires, d'une chemise ou d'un pull blanc que l'on pouvait apercevoir sous une sorte de couverture jetée sur lui et qui semblait à première vue, peut-être en raison de la présence des sansveste qui l'accompagnaient, un hommage à l'Amérique du Sud et au monde des pamperos. En réalité, ce n'est qu'un tissu ou une couverture qui recouvre piteusement une tenue qui n'est décidément pas adaptée à la situation. Un "mais comment t’habilles-tu" qui va au-delà de l'étiquette, des formes et des signaux, qui signale un paquet de choses.

Excluant comme improbable qu'un Bergoglio quelque peu confus avec une légère euphorie d'oxygène se soit échappé de Santa Marta en échappant à la surveillance, habillé grossièrement comme il était chez lui, et que les sansveste l'aient intercepté à l'entrée de Saint-Pierre en le couvrant avec la première serviette disponible récupérée à la hâte pour qu'il ne prenne pas froid, hypothèse grand-père retombé en enfance en fuite, la présence des images soigneusement filmées de l'événement montre que la chose était intentionnelle, bien qu'avec un certain degré de surprise de type blitz.

Après tout, si vous vivez dans la société du spectacle, vous êtes en public et vous jouez un rôle, vous vous occupez des mouvements et des costumes et il y a probablement un scénariste et un metteur en scène. Il est donc facile de déduire que Bergoglio, qui laisse rarement place au hasard, ait voulu donner un signal. Bref, faire ce que les Américains appellent du signaling. Montrer, signaler, communiquer quelque chose, surtout pour tester la réaction des spectateurs. Bergoglio a dû méditer sur ce doute atroce : « Suis-je plus visible avec le poncho ou sans le poncho ? » Mais il n'aurait certainement jamais imaginé que la presse le raconterait à l'envers comme « voulant passer inaperçu ». Et pour impressionner Jorge Mario, il en faut beaucoup !

Le message était clair et fort et symptomatique d'un beau bras de fer interne au Vatican, puisque tout le monde voyait pour la première fois un pape non habillé en pape alors que quelques heures plus tôt, lors de la visite privée des souverains britanniques, les photos nous l'avaient montré normalement en soutane blanche et tout. Cela dit, je resterai toute ma vie curieuse de connaître le contenu de cette petite boîte rouge entre les mains du roi Charles, mais sans être sûr de vouloir vraiment le savoir, l'étrangeté d'un pape semblant ne pouvoir s'habiller en pape que chez lui et non en public est tellement évidente et dérangeante que si on l'ignore, c'est parce qu'on le veut bien, consciemment ou non.

Or, il y a un concept qui a été soigneusement semé dans l'esprit des générations d'après-guerre, en particulier en Europe, c'est celui du Choc Culturel. Ceux qui se souviennent de la mythologie astucieuse construite au fil des décennies sur les extraterrestres connaissent la phrase suivante : « Les gouvernements ne peuvent pas le révéler (l'existence des extraterrestres) parce que ce serait un choc culturel qui provoquerait la panique au sein de la population ». Complot et complotisme créés d'un seul coup, entre autres.

Tout en imposant furtivement des changements bien plus traumatisants, dévastateurs et sournois que les fantomatiques petits hommes verts, la vérité derrière chaque fait historique et d'actualité est devenue le signe avant-coureur d'un choc culturel dont il faut défendre une population emprisonnée dans l'éternelle enfance du « vous êtes trop petits (inférieurs) pour comprendre ». Un concept humainement intolérable pour des adultes finis qui posent des questions, surtout lorsqu'ils sentent que leur survie est réellement en danger parce qu'ils sont menacés par d'autres petits hommes qui ne sont certainement pas verts, de sorte que, pour se défendre de l'angoisse de la prise de conscience de leur propre prison, la réaction des adultes est le déni : si c'est la démocratie et qu'ils me privent de liberté parce que je revendique la liberté de choix, il ne peut s'agir d'une privation de liberté, et ainsi de suite jusqu'à ce que « si on me dit que c'est le Pape, ce ne peut être que le Pape ». Le choc culturel dans ce cas, à savoir la révélation de l'usurpation pétrinienne, n'entraînerait pas moins l'effondrement de la Chapelle Sixtine, la disparition de tous les prêtres et la fin du monde. Raison pour laquelle les peureux ne veulent pas savoir.

Rassurez-vous, tout choc se surmonte et fait grandir, et les chocs culturels d'autant plus que l'on a des bases solides en termes de conscience de ses origines historiques et culturelles et de ses principes laïques et religieux. Les nations qui ont ces caractéristiques bien ancrées dans leur conception de la patrie sont celles qui donnent du fil à retordre à ceux qui voudraient les déconstruire et les détruire.

Malheureusement, nous n'en faisons plus partie, car ils s'y emploient très bien depuis des décennies, notamment l'anglosphère. Pour qui, pourtant, par une forme de némésis, on pourrait dire que si Rome pleure, Londres n'a pas de quoi rire. Les scènes macabres d'hier à Ravenne, je suis désolé de le dire, ressemblaient à une visite de la province la plus exotique du Commonwealth par deux vieux monarques en exil de l'Albionistan, protagonistes de l'émission de télé-réalité "Anniversaires de mariage cauchemardesques".

C'est pourquoi nous ne devons pas avoir peur et réclamer tout ce qui nous a été exproprié. Abandonner le mannequin et embrasser le respect de soi et l'amour de la patrie. Nous laissons les chocs à ceux qui pensaient avoir gagné et qui crèvent leurs pneus au dernier tour et au dernier virage.

Pour en revenir à la "cumparsita" de Bergoglio, la réaction incrédule des catholiques, qui persistent diaboliquement dans l’absurde conviction que celui qui montre du doigt les copains et leur demande de l'aide est en réalité le Pape, pourrait bien se transformer en choc lorsque la vérité de l'antipapauté éclatera au grand jour, mais ce sera un choc salutaire. D'ici là, profitons du strip-poker, toujours plus audacieux, avec tous les signes pontificaux qui tombent comme les voiles de Salomé sous les coups du droit. En réitérant évidemment la pitié humaine due à un homme âgé et très malade.

Dans la première des deux vidéos montrant notre homme en fauteuil roulant entrant dans Saint-Pierre, il s'arrête pour saluer un enfant blond qui le salue ensuite d'un « Hi, Pope » ou quelque chose comme ça. Là, si l'innocent nous avait donné ce fatidique « mais ce monsieur n'a pas de vêtements, le Pape est nu », nous aurions eu le plus grand moment "habits neufs de l'usurpateur" de l'Histoire. La vérité s'est enfuie et déclarée en pleine basilique. Soyons patients, le spectacle n'est que reporté.

martedì 1 aprile 2025

LA MESSA UNA CUM OMS: FU LECITA E VALIDA?



Oggi 1° aprile, pesci a parte, ricorre l'anniversario della cessazione dello stato di emergenza pandemica durato dal marzo 2020 all'aprile 2022. Ben due anni della nostra vita che mai ci verranno restituiti e che sono valsi, a chi ne è sopravvissuto, come dieci in termini di salute, fisica e psicologica e benessere materiale e morale. 
Sia chiaro, l'operazione psicologica globale fu talmente inaspettata e ben condotta - non essendo sicuramente frutto di improvvisazione, che all'inizio convinse tutti, proprio perché sfruttava una paura atavica, quella del contagio, impressa nel DNA dei popoli, soprattutto europei, sopravvissuti nei secoli a devastanti pestilenze. 
Avemmo tutti paura e invocammo protezione e misure di contenimento del contagio da parte di uno stato che prima ci prese per mano e poi ci condusse in cella, richiudendo la porta a chiave.

Osservando però la cartellonistica del metro e mezzo di distanza, i bolli adesivi a segnare i percorsi da seguire, le assurdità dei virus che al ristorante potevano colpirci solo in piedi e non seduti, i nastri per delimitare gli scaffali dei giocattoli e le file fuori dai negozi come nemmeno nell'Unione Sovietica dei razionamenti, potemmo allora ben presto renderci conto che quella era una guerra, non una pandemia. E che il bombardamento stile Dresda dell'informazione militarizzata doveva alimentare una paura totalmente  irrazionale al fine di dividerci l'un l'altro e perfino scindere i nuclei famigliari in un bagliore di luce maligna. Volendo resistere, diventammo secondo loro "disertori" perché, parliamoci chiaro, volevamo conservare il diritto alla proprietà di pelle e anima. 

Il giudice emerito della Corte Costituzionale Sabino Cassese, in un'intervista dell'aprile 2020 affermò: 
"I Dpcm violano la libertà e sono frutto di poteri illegittimi. (…) Il Governo ha agito in maniera confusa e contro alcuni principi base della Costituzione (…) neppure la più terribile delle dittature ha limitato la libertà di andare e venire, di uscire di casa, per di più selettivamente limitata per categorie di persone o a titolo individuale indicate in atti amministrativi».
Nicola Colaianni ha inoltre ricordato che:
 «L’art. 77, già con l’emergenza terroristica, aveva mostrato i suoi limiti quanto alla tipizzazione delle fattispecie criminali introdotte [...] davanti all’emergenza sanitaria, da affrontare con un diritto di ampia discrezionalità come quello amministrativo, l’art. 77 ha ceduto piuttosto il campo all’art. 78, il quale prevede che, deliberato lo stato di guerra, le Camere diano al governo i ‘poteri necessari’."

 A distanza di cinque anni, e alla luce di ciò a cui servì realmente quella sospensione di libertà, siamo forse ancora troppo traumatizzati per renderci pienamente conto di quello che abbiamo subìto, e documentarsi sui fatti di allora equivale a ripiombare in un incubo. Un brutto ricordo che tuttavia dobbiamo superare ma mai dimenticare.

All'interno di tutta una serie di limitazioni della libertà come mai erano state inferte all'Umanità intera, con pochissime eccezioni e con mirate punte di feroce accanimento proprio nei riguardi del nostro popolo italiano, quello fu un periodo nel quale venne di fatto sospeso il diritto all'esercizio della libertà religiosa. 

Un pregevole articolo dell'avvocato Stefano Nitoglia analizza tutte le criticità emerse a riguardo durante il biennio dell’emergenza pandemica.
Premesso che tutte le grandi e piccole religioni dovettero subire i diktat dei volonterosi esecutori degli ordini dell'OMS, organizzazione sovranazionale alla quale fu concesso senza opposizione di sorta di calpestare costituzioni nazionali, trattati e concordati, è giusto ricordare come l'adesione della Chiesa Cattolica ai famigerati Protocolli di sicurezza fu pronta, diligente e incondizionata, al pari di quella fornita dal potere politico, e sancì una totale accettazione dell'intromissione dello Stato nel libero esercizio pubblico della religione che impedì lo svolgimento dei riti e la somministrazione dei sacramenti. 

A parte alcuni flebili lamenti percepiti quando all'inizio fu prospettata dal governo addirittura la serrata totale dei luoghi di culto, come risulta da una bozza del decreto-legge n. 19 del 25 marzo 2020, poi ritirata, vi sono le lettere delle singole diocesi che dimostrano come la sospensione delle celebrazioni "con il popolo" sia stata accettata fin dalla fine di febbraio 2020, prima ancora dei successivi decreti governativi di chiusura e lockdown - parola gergale carceraria americana che significa "rinchiudere il detenuto in cella di punizione per insubordinazione". 
Il 28 febbraio 2020 ad esempio la Diocesi di Ravenna-Cervia conferma la sospensione del precetto festivo per cui i fedeli non sono obbligati a partecipare alla Messa e ribadisce l’invito di evitare la concentrazione di persone in spazi ristretti. Ai primi di marzo le altre diocesi si adeguano e confermano la dispensa dal precetto domenicale

A proposito della Santa Pasqua del 12 aprile del 2020, il dicastero Vaticano decretò che fosse eliminata la lavanda dei piedi, momento culmine della Messa in "Coena Domini" del giovedì santo. Non fu effettuata la processione conclusiva e il Santissimo Sacramento rimase custodito nel tabernacolo. “Eccezionalmente” come racconta Vatican News, "venne concessa ai presbiteri la facoltà di celebrare la Messa senza concorso di popolo, in luogo adatto. Modificato anche l’atto di adorazione alla Croce: il bacio, si specifica, “sia limitato al solo celebrante”. 

Il 26 aprile, quando il crescendo rossiniano dell'intromissione dell'OMS nella liturgia stabilì che le uniche messe lecite erano quelle funebri seppure limitate a pochi partecipanti - 15 se non ricordo male, la CEI finalmente inviò una nota di protesta e il 7 maggio venne divulgato un protocollo d'intesa con il "Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione (!)" del Ministero dell’Interno dove si stabiliva che «nel rispetto della normativa e delle misure di contenimento dell’emergenza epidemiologica da Covid-19», a partire dal 18 maggio 2020 vi sarebbe stata la graduale ripresa delle celebrazioni liturgiche con il popolo e la somministrazione di tutti i sacramenti, pur tuttavia con espressa esclusione della Cresima! 



Il protocollo del 7 maggio 2020 restò in vigore fino alla fine dell'emergenza, fino a quel 1° aprile 2022. Non pensiamo tuttavia che la celebrazione della S. Messa tornasse alla piena normalità liturgica. Vale la pena di riportare alcune perle, tratte da un documento della Diocesi di Milano, intitolato "Protocollo per le celebrazioni Allegato al Decreto del Vicario Generale del 16 giugno 2022". 

"Per gli stessi concelebranti si utilizzeranno uno o più calici comuni diversi da quello usato da chi presiede la celebrazione principale e preparati con vino e acqua già prima della celebrazione; i calici e le particole destinate ai concelebranti saranno coperte da un panno o da altra copertura idonea; ogni concelebrante, prima di accedere alla patena e al calice, disinfetterà le mani con gel idoneo; si comunicherà per intinzione, allontanandosi opportunamente dal calice e tenendo in mano un purificatoio – uno diverso per ogni celebrante – che raccolga eventuali gocce o frammenti. Chi presiede la celebrazione purificherà personalmente il proprio calice. - Il diacono si comunicherà sotto la sola specie del pane oppure per intinzione utilizzando per lui un calice diverso (nelle concelebrazioni, sarà quello già previsto per i concelebranti) che lui stesso purificherà mentre non purificherà il calice usato dal chi presiede la celebrazione. - Durante tutta la celebrazione le particole destinate ai fedeli siano sempre ben coperte da un panno o da altra copertura adeguata.

LA DISTRIBUZIONE DELLA COMUNIONE - La particola grande, tenuta in mano da chi presiede la celebrazione, sarà interamente da lui consumata. - Chi presiede la celebrazione ed eventualmente gli altri Ministri, dopo che si saranno comunicati, provvederanno ad indossare la mascherina e procederanno a una scrupolosa detersione delle proprie mani con soluzioni idroalcoliche. È possibile usare dispositivi di distribuzione. In caso di contatto tra Ministro e fedele, il Ministro provvederà subito a igienizzarsi nuovamente le mani. - Si consiglia ai fedeli di detergere le mani con soluzione idroalcolica prima di ricevere la Comunione.

Per l’Unzione degli Infermi il presbitero usi mascherina di tipo FFP2 o FFP3 senza valvola e, per ungere il malato, rimane l’indicazione di usare un batuffolo di cotone o una salvietta o un bastoncino cotonato biodegradabile. Il Ministro igienizzerà le mani prima e dopo le unzioni." 
(cit. "Protocollo per le celebrazioni Allegato al Decreto del Vicario Generale del 16 giugno 2022")
Oltre a queste, restavano in vigore le già ben note disposizioni generali di legge riguardo alla S. Messa: 
  • scambio di pace: è opportuno continuare a volgere i propri occhi per intercettare quelli del vicino e accennare un inchino, evitando la stretta di mano o l’abbraccio;

  • distribuzione dell’Eucaristia: i Ministri continueranno a indossare la mascherina e a igienizzare le mani prima di distribuire l’Eucaristia preferibilmente nella mano (e la mano del fedele);

  • sintomi influenzali: non partecipi alle celebrazioni chi ha sintomi influenzali e chi è sottoposto a isolamento perché positivo al COVID-19;

  • igiene ambienti: si abbia cura di favorire il ricambio dell’aria sempre, specie prima e dopo le celebrazioni. Durante le stesse è necessario lasciare aperta o almeno socchiusa qualche porta e/o finestra. I luoghi sacri, comprese le sagrestie, siano igienizzati periodicamente mediante pulizia delle superfici con idonei detergenti;

  • acquasantiere: si continui a tenerle vuote [erano state svuotate fin dall'inizio dell'emergenza, ndr];

Segnalo, a mo' di botto finale, questo articolo del 9 giugno 2020 su Holyart, un sito di vendita online di articoli religiosi che celebrava "il ritorno alla S. Messa insieme ma in sicurezza".

Orbene, proprio quell'acqua benedetta che allora fu tolta d'imperio da ogni acquasantiera del regno delle tenebre, con la Chiesa che, come abbiamo visto, non fece praticamente opposizione,  vi ritorni ora gelida in forma di secchiata in faccia assieme a questa domanda che da ieri mi frulla in capo: "La messa una cum OMS era valida e lecita?"

A fronte di tutto quanto avete letto, un inconfondibile tanfo di blasfemia non può non avervi ammorbato le narici leggendo dell'Eucaristia da prendere letteralmente con le pinze che, cito dal sito Holyart
"...diventano strumento indispensabile per il ministro, per evitare rischi di contagio. [...] sono leggere, maneggevoli e non rompono l’ostia.
Non bisogna pensare che l’utilizzo di questo strumento possa contaminare la sacralità della cerimonia eucaristica.
Anzi, è proprio acquisendo comportamenti virtuosi, che preservano noi e gli altri dal contagio, che dimostriamo in modo ancora più efficace il nostro impegno e la nostra fede".

Capito?

Infine la cancellazione di tutte le misure ecclesiali anti-coronavirus, comprese quelle sui dispositivi di protezioni, fu ufficializzata con la lettera della CEI dell'8 maggio 2023, seppure i vescovi diocesani potessero ancora «disporre o suggerire alcune norme precauzionali come l’igienizzazione delle mani prima della distribuzione della Comunione o l’uso della mascherina per la visita ai malati fragili, anziani o immunodepressi». 

Tre anni di lontananza dei fedeli dai sacramenti, di loro sostituzione prima con la "comunione spirituale" e le messe online e poi con quell'altra comunione senza la quale non si poteva né comprare né vendere, non passano senza lasciare vittime sul campo.
Ecco quindi, da indegna peccatrice ma assoluta sostenitrice del potere salvifico e non certo patogeno del corpo di Gesù Cristo, cosa che solo a sentirla ipotizzare mi fa bollire il sangue, rivolgo a chi potrà rispondermi alcuni miei dubia sorti dalla rievocazione di quel periodo tremendo.

1) Disinfettare le mani prima di maneggiare la particola, implica forse che il corpo di Cristo possa essere contagioso o contagiarsi a sua volta trasmettendo il contagio? Può l'emblema della Salvezza diventare strumento di perdita della salute fino alla perdita della vita?

Il rovello afflisse già allora alcuni raffinati teologi, ma sentite cosa rispose don Roberto Repole alla domanda:

Forse abbiamo un'idea un po' soprannaturalistica della salvezza, che ha poco a che fare con la concretezza della nostra vita?

R. - Penso di sì. E in questo senso forse quello che stiamo vivendo è un'opportunità per cogliere davvero che cosa significhi che il Dio con cui abbiamo a che fare ha preso fino in fondo la nostra carne. È una carne che in questo momento può essere malata e dunque anche i sacramenti sono gesti che hanno a che fare con questa carne malata. Dobbiamo riconoscere che abbiamo a che fare con un’umanità che è infettata e che quindi potrebbe rendere quei gesti qualcosa di diverso da ciò che sono, cioè portatori di salvezza. Non possiamo pensare a un Dio che porti la salvezza mentre porta la malattia.

Siete svenuti? Proseguiamo.

2) Come è possibile pensare che si sia potuto somministrare l'Eucaristia con i guanti di lattice e con le pinze senza invalidare la celebrazione solo perché la particola era comunque di grano e vi era l'intenzione da parte del sacerdote di compiere la transustanziazione? Tutte quelle imposizioni che hanno di fatto stravolto la liturgia possono aver invalidato il sacramento per la blasfemia aliena che portavano all'interno della celebrazione?  Si può escludere che quelle disposizioni fossero imposte proprio a fine di blasfemia e sacrilegio? Nessun sacerdote si è domandato se non stesse per caso commettendo qualche atto illecito?
Oppure si può veramente sostenere che anche in quelle condizioni aberranti, quindi in qualunque circostanza di fatto i sacramenti siano sempre e  comunque validi?

3) E' possibile che, dopo cinque anni da quell'abominio della celebrazione, nessuno nella Chiesa tra i parroci e i vescovi abbia pensato di fare ammenda per la cessione di sovranità all'entità anticristiana? Si è davvero potuti tornare alla normale celebrazione della Santa Messa come se nulla fosse accaduto senza riconoscere che vi era stata una profanazione e una rottura che richiedevano di riconsacrare e purificare le Chiese? Praticando anche qualche sano esorcismo sui dispenser non già di grazia ma di quel gel disinfettante fetente e appiccicoso, vero e proprio apporto ectoplasmatico di origine sospetta che sostituiva l'unico disinfettante infallibile per i diavoli, ovvero l'acqua santa?

4) Se non onorare il precetto domenicale equivale a commettere peccato mortale, come è stato possibile che la Chiesa, sospendendolo, abbia permesso che i fedeli incorressero in massa in quel peccato, per giunta su imposizione di un potere non religioso come quello dell'OMS? La celebrazione una cum OMS era dunque valida? L'imposizione di una legge che i giuristi stessi definirono anticostituzionale ha potuto costituire valido e giustificato motivo di esenzione dai sacramenti?

5) Sarebbe stata possibile sotto Benedetto XVI pienamente regnante e non in sede impedita la resa incondizionata della Chiesa a quello stupro sanitario liturgico? O era piuttosto necessario un buon Papa Francesco che, come tocco finale, elevasse la sua sinistra lode all'atto d'amore non già di Dio Padre ma delle case farmaceutiche? Francesco che però, poco dopo la fine dell'emergenza perse inspiegabilmente il suo diritto a celebrare la S. Messa? Benedetto XVI può aver garantito fino alla sua morte la protezione sulla Chiesa derivante dal suo munus petrino? 

6) E' giusto infine ignorare il fatto che le celebrazioni di quel periodo possano aver indotto il dubbio ed allontanato dai sacramenti proprio quei fedeli che maggiormente hanno avuto contezza della blasfemia che si stava perpetrando e che, vedendo come la Chiesa di Francesco non l'abbia mai rinnegata, ritengono che nemmeno il ritorno alla normale celebrazione dei sacramenti ne garantisca la liceità e perfino la validità?

Ecco un altro bel compito per il prossimo vero Papa dell'unica Chiesa Romana, Cattolica e Apostolica: riparare all'affronto compiuto durante quelle "messe" in scena, pronunciandosi ex catedra sulle circostanze che possono influire su liceità e validità dei sacramenti e tranquillizzare i fedeli a riguardo. Quel tristo periodo della nostra storia recente, non a caso benedetto all'incontrario dall'antipapato gnostico, ha lasciato profonde ferite anche nel rapporto tra i ministri e i fedeli e non si può fingere che esse abbiano smesso di sanguinare solo perché si fa finta che nulla sia accaduto e si è tornati a celebrare nella normalità. Forse insieme ma non certo in sicurezza tale da non poter ancora temere di potersi perdere l'anima. 



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