lunedì 11 settembre 2023

I ROVELLI DI OPPY

 

Giorni fa, senza aver visto il film ma basandomi sulle foto di scena che circolavano e su un mio certo intuito, più che femminile, cinefilo, realizzai questo meme per Twitter.
Stasera, di ritorno dalle tre ore di "Oppenheimer" devo purtroppo confermare ciò che avevo subodorato. Stavolta Christopher Nolan ha toppato.
Premesso che un film per durare tre ore deve essere "Via col Vento" o avere il montaggio insuperato di Pietro Scalia in "JFK", la triste verità di "Oppenheimer" è che, dopo una mezz'orata abbondante di biografismo wikipedista, ovvero tutto ciò che già sapevi e ti saresti aspettato di vedere sul "prima" dell'uomo dietro la bomba, con Cillian Murphy impegnatissimo ad interpretare nel modo più didascalico possibile lo stereotipo dello scienziato borderline, ebbene il film decolla solo quando entra in scena Matt Damon (nei panni del generale Leslie Groves), il quale ruba la scena al protagonista senza pietà e con cristallina volontà di nuocere.
Questo però è solo il più clamoroso dei momenti imbarazzanti o, come dicono i giovani, "cringe", di questo film, che ne colleziona a bizzeffe, assieme ahimé alle occasioni mancate.
Come la mela avvelenata, citazione della modalità di suicidio scelta veramente da un altro scienziato, l'Alan Turing padre del calcolatore elettronico.
Oppure la sottile misoginia che aleggia sulle due uniche figure femminili (in effetti la Bomba non è roba per signorine), con la Emily Blunt e la dea delle crisi di nervi Florence Pugh relegate ad offrire nient'altro che momenti-donna e una delle scene di sesso più cringe degli ultimi anni. Certo, se scegli la Regina di Maggio di Midsommar, poi la fine è inevitabile, Chris.
Murphy, dalla costante recitazione quasi espressionista Eyes Wide Open del Cesare sonnambulo del "Doktor Caligari", non sembra entrare nel personaggio se non quando ne calza l'iconico cappello, che però alla fine fa venire in mente più il personaggio dell'alter ego di Johnny Depp interpretato da John Turturro in "Secret Window" che il vero R.J. Oppenheimer. Una presenza, un'apparizione, un cartonato, più che un'incarnazione. Pensiamo solo all'Austin Butler diventato letteralmente Elvis redivivo corpo-voce nel recente biopic di Luhrmann.
Quel vero Oppenheimer che, dopo le tre ore del biopic di Nolan, per noi resta invece un mistero avvolto in un enigma. Era nient'altro che il solito scienziato al limite con un piede già nella psicopatia così utile a Lascienza e quindi al Potere, insomma c'era, oppure ce faceva, era un freddo doppiogiochista che si è riciclato dopo il misfatto come coccodrillo in lacrime da copertina? La risposta è proprio nell'ambiguità irrisolta del personaggio? Può darsi.
E gli altri personaggi? Truman è proprio lo stronzo che deve essere chi dà ordine di lanciare una bomba su una città popolata; e Teller è esattamente lo stronzo che deve essere chi, mentre sta costruendo la bomba più micidiale della storia, già pensa di realizzarne una ancora più distruttiva.
Einstein viene ridotto ad una specie di umarell che va a guardare le papere al laghetto al posto del cantiere.
Appena un minimo accenno sindacale per Heisenberg e Fermi, che avrebbero meritato una menzione ben più approfondita sul rispettivo ruolo nell'evocazione dell'eone atomico.
Dal punto di vista filosofico, bello seppur scontatissimo l'accenno iniziale a Prometeo che ruba il fuoco agli dei e la citazione "Ora sono diventato morte, il distruttore di mondi" dal Bhagavadgītā, che però rimangono perle gettate ai porci invece che spunti da approfondire. Magari per capire il perché della scelta del nome Trinità (citazione da John Donne) dato da Oppenheimer al primo test atomico.
Inutile aggiungere che la terza parte del film, quella sulla questione personale tra Oppy e il suo accusatore e le interminabili sedute della commissione, andrebbero affidate alle cure sapienti di Edward Mani di forbice, rappresentando un vero accanimento terapeutico sul povero Cillian, che a quel punto non ne può più di Oppy.
In conclusione, se in tre ore l'unico momento veramente emozionante di un film su Oppenheimer è quello quando esplode la bomba, ovvero il momento della pura azione piuttosto che quello del pensiero, c'è da riflettere veramente sul destino degli attori e sull'ipotesi che, ai prossimi Oscar, quello all'attrice non protagonista non vada proprio a "The Gadget*, ovvero alla Bomba".

* Nome dato al primo ordigno nucleare esploso ad Alamogordo.

sabato 14 gennaio 2023

HUMUS DI LOMBROSO

 



Un articolo sul Foglio scritto da un ricercatore che, parlando nei suoi pezzi di "immondizia novax", per cotale volgarità dialettica non meriterebbe nemmeno attenzione, mi offre tuttavia lo spunto per un'osservazione sul carattere tutt'altro che moderno della scienza e sul suo lato oscuro sempre in agguato e ultimamente predominante.

L'articolo, forse influenzato dal passaggio della cometa di Neanderthal sui nostri cieli ma più probabilmente da altre congiunzioni astrali, ci offre un interessante spiegone su "Come il “Neanderthal che c'è in noi” influenza i nostri tratti neuropsichiatrici."

L'articolo ci informa che vi sono scienziati che studiano avidamente il DNA fossile del Neanderthalensis, nonostante la difficoltà nel reperire materiale genetico di una specie umana che si estinse una quarantina di migliaia di anni fa, materiale che sopravviverebbe in una percentuale tra l'1 e il 4% in noi umani moderni, ma solo in quelli europei non-africani. Le cause della completa sparizione del Neanderthal non sono certe, anche se si parla di ibridazione con il Sapiens, eliminazione fisica (genocidio), selezione sessuale, competizione o sostituzione per rimpiazzo. Suona familiare.

La sostituzione del Neanderthalens (in grigio chiaro).

Identificati con grande difficoltà, immagino, i geni di Neanderthal, in laboratorio si è stabilito che essi sarebbero responsabili di un scarsa propensione all'elaborazione sociale e in qualche modo ci predisporrebbero addirittura ad un più elevato rischio di schizofrenia. Calma, sento già il nome del grande fratello scienziato aleggiare nell'aria, ma non ho ancora finito. Cito dall'articolo:

" Per quanto riguarda il nostro cervello e la sua anatomia, in particolare, si è trovato che gli individui moderni che portano più varianti genetiche di origine Neanderthal hanno forme del cranio che assomigliano maggiormente ai resti cranici di Neanderthal e contemporaneamente le regioni del cervello sottostanti mostrano variazioni strutturali che correlano con il grado di introgressione di DNA antico."

Eccolo. A lungo evocato dalle Eusapie Palladino delle pagine scientifiche di ciò che resta dei giornali, alfine lo spettro di Cesare Lombroso si è appalesato. Questa paleopsichiatria per immagini che scava nelle città morte dell'atavismo, queste Troie dove ancora si allevano cavalli da riempire di subdoli achei, hanno sfornato l'ennesimo delinquente genetico, il criminale atavico e irredimibile perché marchiato nel codice primario. 
Cesare Lombroso, è sempre bene ricordarlo, fu colui che affermò che la delinquenza atavica degli italiani meridionali, quindi in teoria di tutti loro, si riscontrava però solo:

"«In quella gran parte di essi che non appartiene alla classe dirigente, cioè che non ha accettato l’unificazione nazionale». (1)

Oppure che non ha accettato il trattamento sanitario obbligatorio, diremmo oggi. Non so se Lombroso avrebbe definito immondizia i "novax" ma di certo avrebbe bramato uno dei loro crani per la sua collezione, per studiarlo attentamente.

Il paragone con i novax non è campato in aria perché, in un precedente articolo della medesima rubrica, il ricercatore ecologico ci aveva avvertito che: "Se alcuni individui sono più esposti a sviluppare danni respiratori gravi causati da Sars-CoV-2 è per l’antico incontro con i Neanderthal". 

Insomma siamo tutti "ignoto uno" senza saperlo, e quella fossetta sul cranio lo dimostra. Preistorici residuali sabotatori della nuova grande ibridazione, quella con la macchina. Antichi, ribelli, folli e menefottisti. Portatori di inaccettabile imperfezione, già una volta pseudospeciati e ora pronti per la nuova espulsione dal mondo dei perfetti perché geneticamente, quindi razzialmente (non giriamoci attorno) inferiori e pericolosi.

Ah, la Scienza quella bella, moderna, progressista, positiva. Quella che non si può definire cagna perché sarebbe fedele all'Uomo e invece brama di tradirlo con la macchina, e che della bestia è solo figlia, 

Basatissimo comunque, questo Neanderthal. 


"I'm a neanderthal man
You're a neanderthal girl
Let's make neanderthal love
In this neanderthal world."

Neanderthal Man, Hotlegs, 1970."



Note: (1) Lara Pavanetto "Vincenzo Verzeni. Il serial killer della bergamasca", Intermedia Ed. 2022

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