Jorge Mario Bergoglio è stato dimesso dall'ospedale
mostrandosi nuovamente in pubblico dopo oltre un mese durante il quale erano state fatte speculazioni di ogni tipo sulle sue reali condizioni di salute.
Per mantenere viva l'attenzione su un Francesco in calo di popolarità, in evidente disarmo e sull'orlo della totale sede impedita, si era ricorsi anche ad alcuni maldestri pasticci combinati dalla sala stampa vaticana:
messaggi audio manipolati e
foto ormai scadute spacciate per ovetti di giornata.
A smentire le ultime residue dicerie sul papa già morto da un pezzo, sostituito con un avatar venuto da chissà quale altra dimensione, è bastato tuttavia osservare con quale truce piglio bergoglianamente bergogliano si è presentato il nostro, apparendo addirittura più incattivito e insofferente di prima verso un ruolo che pare non provare nemmeno più a sforzarsi di recitare, tanto da rendere necessario farlo assistere da quella specie di "men in black" alle sue spalle che gli suggerivano ogni parola e perfino gli ricordavano di fare un gesto di benedizione da indirizzare alla folla presente, fino al triste siparietto combinato con la signora in giallo dei fiori.
Fisicamente egli pare messo male e sofferente, forse non più in grado di deambulare, impedito nei movimenti della braccia e in grave affanno respiratorio. Inoltre il cortisone che è assai probabilmente responsabile del suo gonfiore, come effetto collaterale noto dà anche disturbi dell'umore, della memoria, comportamenti disinibiti, fino a veri e propri attacchi psicotici acuti.
Nonostante il momentaneo lieto fine del ritorno a casa, Bergoglio non è parso quindi dello spirito giusto per pronunciare a buon diritto la celebre battuta di Mark Twain rivolta a chi sulla stampa l'aveva dato per deceduto: "Le notizie sulla mia morte sono fortemente esagerate".
La convalescenza permanente e il regime di isolamento che di conseguenza sembrano attenderlo - è di questi giorni la notizia che
Re Carlo III ha cancellato la prevista visita ufficiale in Vaticano del mese prossimo, permetterebbe da un lato alla Curia di esodarlo definitivamente e dall'altro la fazione che si è servita di lui fin dal 2013 vorrà sostituirlo al più presto con il nuovo antipapa Giovanni XXIV. La clamorosa e lunare balla di Tucho Fernandez su Bergoglio che avrebbe dovuto reimparare a parlare dopo la malattia sembra infatti più il desiderio dei suoi accoliti che se ne stia buono e zitto e d'ora in avanti lasci fare tutto a loro. Se mi si perdona il paragone irriverente, si sente l'odore del napalm della manovalanza da batteria che già si prepara ad obbedire al nuovo boss, mentre il vecchio comincia con crescente preoccupazione a guardarsi le spalle dagli ex fedelissimi.
A questo punto ci vorrebbe l'irruzione della polizia che arrestasse tutti e un bravo giudice che comminasse grandi punizioni esemplari dopo un bel processo. In effetti è proprio questo che dovrebbe accadere perché nel 2013 fu commesso un reato.
Un gruppo di potere sovranazionale di stampo globalista tendente ad un unico governo mondiale, dopo averlo teorizzato e preannunziato, promosse un vero e proprio golpe nel cuore della Chiesa Cattolica per piazzarvi un proprio facente funzione e proseguire da una posizione privilegiata l'opera di demolizione gnostico-massonica della civiltà cristiana.
Se questo colpo di stato, fin da allora ben noto a tutte le parti in causa, vaticane e globaliste, non è ancora divenuto di dominio pubblico è solo perché è stato totalmente blindato e rinchiuso in una specie di sarcofago di Chernobyl mediatico mainstream come mai era accaduto ad alcun altra teoria scomoda.
Di conseguenza l'opinione pubblica a sei zeri non ne è stata informata e continua a credere che Benedetto XVI abbia abdicato perché "poverino, non ce la faceva più".
Solo negli ultimi cinque anni, come è noto, attraverso la fondamentale ed accuratissima inchiesta di Andrea Cionci, per il quale tuttavia rimangono sprangate le porte degli studi televisivi e le redazioni dei giornaloni, compresi quelli presuntamente "amici", tutta questa complessa vicenda sta faticosamente ed eroicamente venendo alla luce conquistandosi sempre maggiore visibilità.
Il silenzio mediatico sulla defenestrazione del legittimo Papa Benedetto XVI, oltre ad impedire paragoni scomodi con altri colpi di stato avvenuti in quegli stessi anni, con la rimozione di governi legittimamente eletti, annullamenti di referenda dal risultato sgradito, fino alle vere e proprie prove tecniche di dittatura degli anni della nota pandemia, è servito inoltre a creare l'illusione che si trattasse di una questione puramente di fede riguardante solo i cattolici praticanti.
E qui sono dolori, perché a differenza dei precedenti antipapati - questo è il 41° e nemmeno il più lungo finora nella storia della Chiesa, il regno di Bergoglio rappresenta qualcosa di inedito, di ctonio, di estraneo, la cui pericolosità, mi spiace, sembra essere chiara solo a chi mantiene una visione laica della questione e fa i dovuti paragoni di cui sopra, mentre i fedeli pretendono di continuare la loro vita normale casa-chiesa, senza quasi curarsi di ciò che sta ancora accadendo al di là delle mura leonine.
Se la scoperta che fino alla sua morte Benedetto XVI è rimasto comunque Pontifex Pontificum, come ancora si firmava nella sua corrispondenza privata, può rassicurarci per gli anni dal 2013 al 2022, da lui coperti come katéchon, da lì in poi, con la sede vacante di fatto, per giunta non ancora dichiarata, siamo in una situazione di gravissima vulnerabilità come popolo cattolico. L'esempio della Siria mi pare calzante. Se non vi è un'autorità chiaramente identificabile a tutti gli effetti come legittimo Vicario di Cristo, i cristiani sono in pericolo di venire perseguitati. Non è solo l'anima a rischiare, ma la pelle. Le anime si salveranno se esisteranno ancora i cristiani.
Voglio essere molto chiara e ribadire qui la mia totale adesione all'idea che non esista alternativa al ristabilimento della legittima linea petrina se non attraverso l'apertura di un'inchiesta ed il pronunciamento finale della giustizia canonica e penale sul caso di usurpazione. Non si può pensare di risolvere la faccenda con le solite commissioni d'inchiesta tarallucci&vino della politica o un triduo di purificazione penitenziale, da posticipare eventualmente a legalità ristabilita in forma di Te Deum di ringraziamento.
Andrea Cionci ha già ipotizzato in passato l'esistenza di un piano anti-usurpazione approntato da Giovanni Paolo II e Joseph Ratzinger negli anni ottanta, confluito in parte nella nuova costituzione apostolica Universi Dominici Gregis. Le élite hanno sempre piani almeno a trent'anni per la conquista del potere e quindi Woytila e Ratzinger hanno avuto tutto il tempo per approntare la loro strategia di difesa comprendente, oltre agli strumenti legali tra i quali la declaratio in forma di decisio pronunciata da Benedetto XVI nel 2013, una struttura di reggenza, un vero e proprio Papa ombra, che opererebbe in caso di usurpazione per mantenere o riprendere in mano le sorti della Chiesa. La struttura reggente sarebbe tra l'altro l'unica in grado di condurre ad un nuovo conclave valido che non potrebbe che essere composto dai soli cardinali non di nomina antipapale.
E' un fatto che Francesco stia subendo negli ultimi anni un progressivo e sempre più incalzante demansionamento, confermato dal suo evidente nervosismo ed insofferenza nei confronti di questa sede impedita strisciante.
Ma allora perché i cardinali, se esiste una struttura reggente, non parlano e non agiscono apertamente, dichiarando la sede vacante e denunciando l'antipapa? Perché potrebbero essere stati sottoposti a segreto pontificio e tenuti all'obbedienza nei confronti del "reggente" la cui esistenza non deve ancora essere rivelata. In termini laici si chiamerebbe "Resistenza", ma stranamente nel mondo cattolico che pure sa si ridacchia all'idea che una struttura di potere che in duemila anni ha resistito a orde barbariche, occupazioni, scismi, apostasie, eresie e antipapi, ed è attualmente sotto inaudito attacco gnostico, non possieda un sistema immunitario rinforzato da queste passate infezioni.
Il più evidente indizio a favore di questa ipotesi della struttura di reggenza ci proviene proprio dalla figura di Joseph Ratzinger. Egli viene oggi ricordato come il mite papa Benedetto, il finissimo teologo e il grande dottore della Chiesa che un giorno dovrà essere proclamato, dimenticando tuttavia che egli fu per decenni un legislatore, un pezzo da novanta della gerarchia della Chiesa, uno dei più nobili interpreti e custodi della macchina di potere della Chiesa, della quale conosceva tutti i segreti di funzionamento. E sicuramente Ratzinger non era ingenuo ma raffinato ed ispirato solutore di problemi.
E' semplicemente impensabile che non abbia fatto ciò che effettivamente fece, e cioè applicare ogni tipo di contromisura tecnico-legale di fronte alla minaccia dell'usurpazione, per porla in scacco. Ratzinger ha studiato per anni come salvare la nave dai pirati e la sua terribile esperienza di prigionia nel periodo post-bellico,
i suoi quaranta giorni vissuti nei campi di internamento alleati, devono aver affinato il suo spirito di sopravvivenza sì da permettergli un giorno di porlo al servizio della sopravvivenza della Chiesa.
Quest'idea di un Papa che, come Cristo nel deserto, sconfigge Satana giocando il suo agente usurpatore dovrebbe essere raccontata ai fedeli ogni giorno ad esempio di virtù.
E invece sto notando con un certo crescente sconforto l'imperversare della più totale confusione nella parte di mondo cattolico che pure ha avuto la rivelazione che Benedetto XVI non ha mai abdicato regolarmente, rendendo nulla e invalida l'elezione di Jorge Mario Bergoglio e quindi canonicamente inesistente la figura di Papa Francesco.
Alimentata anche da rivalità e tornaconti personali, questa confusione da parte di coloro che sanno ma si comportano come se non sapessero, si autorigenera in una spirale senza apparente via d'uscita e che in alcuni casi sfocia in un preoccupante chiesapiattismo scismatico. L'ipotesi di una struttura che resiste sembra quasi allarmare invece di consolare, oltre a denotare una sconcertante mancanza di fede nel "non praevalebunt" pronunciato da Gesù Cristo.
Ecco quindi le Chiese okkupate da Satana, le Chiese ormai spacciate e da rottamare, i papi espressione della vera gerarchia che decidono improvvisamente di fare il Grande Reset Cattolico premendo il bottone dell'autodistruzione per delegare l'ufficio a piccoli resti e compiacere grandi prelati; la progressiva assuefazione all'antipapato alieno ed alla sua illiceità che contamina, perché esso lo vuole, i riti, la liturgia ed i sacramenti. E poi le lotte per l'accaparramento dei fedeli come i mercanti si accaparrano i clienti, i "comprate il mio prodotto e guai a voi se andate dalla concorrenza".
Tale confusione trae origine da una clamorosa perdita di focalizzazione su quello che è il punto centrale della questione al quale accennavo all'inizio, ovvero l'assoluta pericolosità per la vita, per l'incolumità dei cristiani data dalla mancanza dello scudo rappresentato dal Vicario di Cristo, figura affatto meramente rappresentativa ma cruciale nella contrapposizione al male, terreno o preternaturale.
Che si fa quindi? Ci si preoccupa, si pensa a come contribuire da semplici fedeli a sostenere chi di dovere là dentro sta mettendo in atto le proprie contromosse e avrebbe un immenso beneficio dall'appoggio di un popolo cattolico giustamente indignato e desideroso di giustizia, pronto anche a gesti significativi di opposizione all'antipapato, oppure si deve pensare solo al precetto? Temo per tutti noi, amici miei, e senza polemica, che non esistano messe gratis.