venerdì 13 dicembre 2024

I DUE GALLI DI NOTRE-DAME

 



Ritorno su Notre-Dame de Paris per raccontare una curiosa storia che ne ha preceduto di un anno la riapertura e che è carica di simbolismi che trovo assai interessanti. Questa è la storia di due galli e una fenice, di alberi sacri, di grandi architetti e parafulmini spirituali.

Il 15 aprile del 2019 la guglia in legno e rivestita di piombo che assieme alla torre Eiffel era uno dei tratti più caratteristici del panorama di Parigi, andò completamente distrutta nell'incendio scoppiato sul tetto della cattedrale. Evento sulle cui cause non è mai stata fatta piena chiarezza ma che può essere inserito a pieno titolo nel novero dei monumenti che vanno a fuoco e crollano in diretta televisiva, in questo caso alle 19.50, in pieno prime time, e che ad occhi sospettosi sembrano venir sacrificati con evidenti intenti rituali.

La storia della guglia di Notre-Dame è interessante di per sé perché quella originaria eretta nel 1250 era stata smantellata alla fine del XVIII secolo poco prima della Rivoluzione e ricostruita nel 1859 dal famoso architetto Eugène Viollet-le-Duc, che l'aveva voluta identica a quella della cattedrale di Orléans in stile neo-gotico allora recentemente completata. All'interno della guglia una targa - non si sa se poi sopravvissuta all'incendio del 2019 e ricollocata al suo posto durante gli ultimi restauri - mostrava chiari simboli massonici, per altro tipici delle compagnie di artigiani del tempo ma che riconducono anche al milieu latomistico al quale appartenevano gli architetti ed artisti protagonisti della vicenda.





Sulla cima della guglia vi era un gallo che fungeva da girouette, da banderuola. La scultura in rame sbalzato, disegnata da Adolphe Victor Geoffroy-Dechaume, un collaboratore di Viollet-le-Duc, era stata realizzata nel 1835 dall’atelier Monduit. A titolo di curiosità, le officine Monduit avevano anche curato il rivestimento in rame della Statua della Libertà di Frédéric Auguste Bartholdi, appassionato di egittologia e massone.

Il gallo era stato poi restaurato nel 1935, quando erano anche state istallate al suo interno dal cardinale Verdier, il 25 ottobre, tre importanti reliquie: due appartenenti a San Dionigi e Santa Genoveffa e perfino un frammento della corona di spine di Cristo. Tali reliquie erano state da allora considerate formare, assieme al galletto che le conteneva, un vero “parafulmine spirituale”.

In occasione del furioso incendio del 2019 si temette che il gallo fosse andato irrimediabilmente distrutto nel crollo della guglia ma esso fu invece ritrovato il giorno dopo tra le macerie, bruciacchiato ed ammaccato ma miracolosamente quasi intatto, compreso il suo sacro contenuto.





Ora, dato il lieto fine del ritrovamento del gallo originale sopravvissuto alle fiamme, chiunque penserà che esso sia stato ricollocato in pompa magna al suo posto. E invece no. Il 16 dicembre del 2023, durante una solenne cerimonia fu issato, a 96 metri d'altezza sull'ago della nuova guglia appena completata della cattedrale questo coso qui.





Il nuovo galletto è tutto dorato e le piume delle ali formano quelle che il suo disegnatore Philippe Villeneuve, architetto capo dei monumenti storici francesi e responsabile del restauro della cattedrale, descrive come "un galletto con ali di fuoco", per ricordarci che "la cattedrale può rinascere dalle sue ceneri come una fenice".

Dopo la benedizione impartita dall'arcivescovo di Parigi Ulrich, che lo asperse con acqua benedetta, bruciando poi in un braciere dei rami di un albero che non sono riuscita ad identificare se tasso o abete - magari potete aiutarmi voi, all'interno del nuovo gallo sono state ricollocate le reliquie salvate dall’incendio e vi è stato anche inserito un rotolo con l'elenco delle 2000 persone che hanno lavorato al restauro della cattedrale.



A questo punto ci si domanda perché non sia stato ricollocato al suo posto il vecchio gallo, miracolosamente salvatosi dalle fiamme, quindi fenice ancora più autentica di quella dorata ma francamente bruttarella disegnata dal grande architetto.

Nuovo per nuovo, nel 2022 un artigiano in pensione di origini italiane del Périgord, Lino Carniato, aveva realizzato una copia quasi identica del vecchio gallo, sempre dorata, ispirandosi ai progetti originali del 1856 da lui ottenuti e l’aveva offerta in dono alle autorità ma senza ricevere alcuna risposta affermativa se non un laconico “non sappiamo ancora se il nuovo gallo potrà essere realizzato da un artista moderno”.





Evidentemente il nuovo gallo doveva essere firmato personalmente dal grande architetto come fu per quello precedente di Viollet-le-Duc e non da un plebeo qualunque, e doveva rappresentare una novità significativa. La solita rottura con il passato.

Un gallo moderno, anzi modernista, che unisse al simbolismo tradizionalmente attribuitogli dei nuovi contenuti. Il gallo infatti, oltre ad essere uno degli emblemi della Francia, simboleggia per i cristiani sia la vigilanza che l’annuncio della resurrezione di Gesù Cristo nel mattino di Pasqua, la vittoria della vita sulla morte e la luce che scaccia le tenebre. La fenice, tuttavia, oltre a simboleggiare la rinascita spirituale, rappresenta anche il compimento della Trasmutazione Alchemica. La pietra filosofale era chiamata anche fenice. Il piombo e il rame della guglia originaria che diventano oro, è una suggestione che sarebbe piaciuta a Fulcanelli.

Per quanto riguarda il ramo agitato dall'arcivescovo durante la benedizione del gallo-fenice, nel caso del tasso, esso è simbolo di morte e resurrezione ma nel senso di trasformazione e, se vogliamo, di iniziazione. Se invece si trattava di abete, a livello simbolico l'abete bianco rappresenta la connessione tra le forze cosmiche e il diffondersi della luce sulla terra.

A proposito di luce, tutti abbiamo notato quanto la nuova Notre-Dame sembri ora più un centro commerciale che una cattedrale gotica, tradizionalmente caratterizzata dalla dominanza dell'ombra appena interrotta dalla luce filtrata dai vetri colorati dei rosoni e dalle finestre.

Ebbene, il rettore della cattedrale Olivier Ribadeau-Dumas nel 2023 dichiarò: 
«Nessuno in vita avrà mai visto la cattedrale come la vedremo noi tra un anno. Il candore della pietra, la brillantezza della luce attraverso le vetrate e i nuovi dipinti daranno all’edificio una nuova dimensione. Prima dell’incendio, la larghezza e l’ampiezza della cattedrale non erano evidenti perché le cappelle erano annerite. Il suo prospetto gotico sarà amplificato dalla pulizia del sito e dalla diffusione della luce. Vogliamo creare un itinerario che permetta a ogni visitatore di diventare un pellegrino, passando da nord a sud, dal buio alla luce, aprendosi alla bellezza e quindi a Dio».

Chiaro e sfolgorante, no? Andrea Cionci in un suo podcast ha rivelato oggi quali livelli di follia creativa fossero stati previsti per il restauro di Notre Dame e come essi siano stati sventati dalla rivolta dei francesi che hanno presentato petizioni contro lo scempio minacciato dagli interior designer accreditati presso casa Macron. Probabilmente quelli responsabili del nuovo arredo in stile Nouveau Riche dell'Eliseo. Ad esempio la sala Pompadour con il divanone bianco da discoteca anni '70 e un orrendo arazzo di Joan Miró.




Tornando ai nostri galletti. E il vecchio galletto di Notre-Dame che fine ha fatto?

Non è assolutamente vero che, come scrissero i giornali italiani l'anno scorso in occasione della cerimonia di inaugurazione della nuova banderuola, il vecchio galletto fosse andato completamente distrutto, addirittura liquefatto nell'incendio. Dopo il restauro esso fu esposto in una mostra di oggetti artistici della cattedrale salvati dalle fiamme e il presidente Emmanuel Macron ad una domanda specifica sulla sua ricollocazione, rispose che il gallo originale sarebbe stato destinato all'esposizione in un prossimo “Museo dell’Opera di Notre-Dame”, da creare nell’Île de la Cité, all'Hotel de Dieu, non lontano dalla Chiesa.

Due galli, quindi. Uno miracolato e quindi evidentemente protetto da Dio, sostituito da uno nuovo che però nella forma e anche nella simbologia, con l’introduzione delle ali da fenice e dell'oro, assume un significato diverso, rompendo con la tradizione e suggerendo simbologie non propriamente cristiane. Un galletto nuovo, dall'identità fluida, in piena transizione di genere per diventare fenice, usurpatore libero di muoversi al vento e un gallo legittimo mandato ad intristirsi in un museo nemmeno ancora realizzato. Un gallo anziano in sede impedita. Una vicenda che, nei corsi e ricorsi storici, ce ne ricorda decisamente un'altra.





A margine, una piccola considerazione sulla statua della libertà. Ispirata al suo autore da influenze egizie ed anche alla dea Ecate, signora dell'oscurità, la statua divenuta il simbolo della città di New York ricorda indubbiamente un portatore di luce, forse addirittura una rappresentazione androgina di Lucifero. 
Tout se tient.





lunedì 9 dicembre 2024

Se il Papa non c'è le comunità LCVTQS ballano

 


Sono reduce esausta dalla visione delle immagini riportate dai telegiornali della riapertura, a cinque anni dall'incendio che la devastò, della cattedrale di Notre-Dame de Paris letteralmente ritinteggiata a biacca e illuminata come un centro commerciale per le anime. Mancavano solo le tende panna e un bistrò interno con le piante finte e le fontanelle. 

La cerimonia, alla quale persino Bergoglio ha evitato di presenziare, cosa una volta tanto apprezzabile da parte sua, è sembrata una strana processione di ex acerrimi nemici tutti all'improvviso esageratamente ossequiosi nei confronti di Donald Trump, tanto che sembrava proprio una festa di compleanno a sorpresa in suo onore che si è svolta con il solito sfoggio di simbolismi più o meno smaccati che caratterizza da anni tutte queste cerimonie d'apertura di qualcosa. Qui in particolare il Gotha ha sostituito il gotico. 

L'arcivescovo di Parigi e gli altri prelati indossavano paramenti a cinque colori sulla cui foggia si è subito scatenata la ridda di libere associazioni simboliche: un omaggio a Piet Mondrian, pittore teosofo, oppure al gioco musicale "Simon" il quale, a sua volta, ricorda i cinque toni e relativi colori con i quali gli alieni comunicano con i terrestri nel film parareligioso ufologico "Incontri ravvicinati del terzo tipo" di Spielberg, che alla fine degli anni settanta sdoganò gli alieni buoni con i quali bisogna dialogare e praticare l'accoglienza. Ricordo che, secondo l'ipotesi parafisica sugli UFO, gli alieni non sarebbero altro che entità sottili, demoni.

Se vogliamo essere proprio malfidati, i cinque colori dominanti tutta l'inaugurazione della ex cattedrale cattolica, ora riconvertita a loggia macronica, sono quelli che compaiono sullo stemma dell'Ordine della Stella d'Oriente, organizzazione massonica sorta nel 1876 negli Stati Uniti. la quale ha una forte componente femminile. Ai cinque colori ed alle cinque punte del pentacolo rovesciato che la simboleggia, corrispondono cinque figure femminili che rappresentano i gradi di iniziazione: Ada la figlia, Rut la vedova, Ester la sposa, Marta la sorella ed Eletta la madre. La madre è la Grande Custode che ha completato il percorso iniziatico. Una Grande Madre, insomma. L'assenza di Bergoglio risulta sempre più incomprensibile.







Ad un certo punto della cerimonia l'arcivescovo ha letteralmente "evocato" il suono dell'organo a cinque manuali silente da cinque anni, facendone scaturire una musica d'oltretomba che ha visibilmente gelato la platea. Non so se, nella cacofonia contemporanea suonata da una specie di epigono del famoso gobbo ma uscito dal DAMS totalmente fumato, vi fosse anche una melodia al contrario ma l'effetto complessivo era già inquietante abbastanza.
Dopo lo stupro dell'organo, ecco la chitarra elettrica con la quale offrire l'ennesima versione, per giunta in francese, di "Halleluja" di Leonard Cohen e, a seguire, come grande momento topico di musica sacra uno dei brani più celebrati nel cinema americano:  "Amazing Grace". 

E la nostra meravigliosa musica classica sacra: il gregoriano, Bach, il divino Mozart delle Messe, ad esempio, apparentemente ignorati in favore del modernismo di tipo imperiale? In realtà, ma l'ho scoperto solo in seguito, recuperando la versione integrale della cerimonia, la musica sacra classica è stata eseguita, compreso il Mozart del Laudate Domine, nel grande concerto che era compreso nel novero delle celebrazioni della riapertura della cattedrale. Evidentemente si è preferito mostrare, da parte dei media incaricati di dare alle pecore ciò che è per le pecore, solo il lato musicale più pop della cerimonia. 

La S. Messa infine è stata celebrata da un manipolo di prelati altrettanto pentacolorati a formare uno strano semicerchio magico attorno all'altare, la solita semisfera priva di qualsiasi rifermento alla religione cristiana. Insomma, in definitiva l'ennesimo scempio controiniziatico e, temo, una sorta di trailer di cosa sarebbe il pontificato di Giovanni XXIV, in confronto al quale Bergoglio sembrerebbe un tranquillo prete di campagna conservatore alla don Camillo. 
Qualcuno su X commentava oggi che, dopo questa riconsacrazione, Notre-Dame dovrà essere riconsacrata.

Se queste sono le prospettive del futuro prossimo della nostra religione, mostrate in chiaro in mondovisione, i cattolici come pensano di reagire? State tranquilli. Ai campioni del cattotradizionalismo salvavite la cerimonia è perfino sembrata un consacrazione a "Mariam, la ragazza di Nazareth". Impegnati h24 nelle prove del coro a bocche cucite sull'antipapato di Bergoglio, si animano di sdegno solo nei giorni di festa quando si dedicano allo sport più praticato, che è il tiro al papa precedente. 

II cattolicesimo romano è ormai una Babele abitata da para-gnostici, dove ognuno si sente ormai libero di esprimere la propria carica eretica e creatività scismatica. I cattolici stanno subendo trasformazioni ontologiche in tempo reale delle quali nemmeno si rendono conto. 
Come coloro i quali riconoscono Bergoglio come papa, che siano bergogliani o meno, ma non apprezzano come si comporta o cosa dice. Lungi dal sospettare che forse forse se pronuncia eresie potrebbe non essere il Papa, ritengono di non dovergli più obbedienza e nemmeno si accorgono così di essere diventati luterani.  E la disobbedienza al Papa è il prerequisito per una gigantesca transizione di genere verso la gnosi, comprendente sempre l'individuazione di un "demiurgo malvagio" che, nel caso dei tradizionalisti, è sempre il papa precedente. 

Se ci fate caso, più Bergoglio si svela nei suoi intenti dissolutori e più Ratzinger, Woityla, Montini diventano nel mondo tradizionalista la trimurti del Male, i nuovi Savi di Sion. Non c'è una sola cosa buona che essi abbiano fatto. A loro viene imputata ogni deriva e ogni stortura attuali della dottrina come risultato della loro perfida volontà: la perdita della fede e le malefatte dei modernisti e massoni, ai quali vengono associati d'ufficio senza alcuna prova che lo siano stati veramente. Si scatena una furia da guardie rosse animate da una forma di pregiudizio totalmente irrazionale che sembra la proiezione desiderabile di altri ormai considerati socialmente inaccettabili e oggetto di tabu. 
Ciò che forse non è proprio irrazionale è il risultato che il dissenso contro l'antipapa viene deviato sui papi veri, regolarmente eletti, così da rendere legittimo il sospetto che si tratti di un'operazione di controllo del dissenso. 

Il ritorno di mons. Viganò in video con il supercattivo modernista interpretato da Joseph Ratzinger, era quindi solo una delle portate di questo banchetto sempre più indigesto e perverso sul cadavere dell'ultimo vero papa; un ultimo cenone blasfemo da far invidia a quello inscenato sempre a Parigi per le Olimpiadi della scorsa estate, dove alla fine il piatto forte, il Demiurgo per accettazione ostile universale, è Benedetto XVI.

Ecco, ciò che è ancora più disturbante delle numerologie e delle massonaggini elitarie di Notre-Dame è la  vera e propria operazione di attacco a tenaglia e ad alzo zero a Benedetto XVI ad opera di una comunità che, per intransigenza, ottusa militanza e aggressività ne ricorda un'altra ben nota, e che chiamerò comunità LCVTQS (Lefebvriani, Cassiciacum, Viganiani, Tradizionalisti, Qanonisti, Sedevacantisti). Comunità che pratica una vera e propria benedettofobia e che non si capisce dove voglia andare a parare. Oppure lo si è capito benissimo. 


** In realtà, le news hanno divulgato solo i momenti più pop della cerimonia, e ho scoperto con sollievo che il Laudate Dominum di Mozart è stato eseguito.

domenica 1 dicembre 2024

MONS. VIGANO' E IL GIOCO DEL CADAVERE ECCELLENTE

Corpus Hypercubus (Crocifissione), 1954, olio su tela, 194,4 x 123,9 cm. New York, The Metropolitan Museum of Art
Salvador Dalì, Corpus Hypercubus (Crocifissione), 1954, olio su tela, 194,4 x 123,9 cm., New York, The Metropolitan Museum of Art

Dopo un lungo silenzio, ieri mons. Carlo Maria Viganò è tornato sul canale ufficiale di Exsurge Domine con un intervento che, riascoltato più volte e anche trascritto, risulta più disturbante e difficilmente concepibile di un ipercubo cosmico, di un tesseratto quadridimensionale. Tanto che mi ha ricordato, per associazione, la celebre opera "Corpus Hypercubus" di Salvador Dalì.

Il rimando al surrealismo non è casuale, come vedremo. Alludendo all'annosa questione della rinuncia di Benedetto XVI, Viganò definisce infatti surreali quelle "teorie inconsistenti e non suffragate da alcuna prova che hanno fatto presa su tantissimi fedeli ed anche su sacerdoti, aumentando la confusione e il disorientamento." Egli non nomina apertamente la sede impedita di Benedetto XVI e neppure esprime solidarietà a quei sacerdoti che, pur avendo ricevuto la sua stessa accusa di scisma, stanno subendo un tormento peggiore del suo da parte di colui che per tutto il video si evita accuratamente di chiamare antipapa. Quasi che fosse un'entità innominabile.

Le teorie saranno surreali ma per il noto meccanismo psicologico della proiezione, Viganò finisce per indulgere proprio nel gioco surrealista del "cadavere eccellente" che consiste nel creare con carta e matita un testo o un'immagine con un lavoro di gruppo in cui però ogni partecipante ignora i contributi degli altri. Con il risultato di ottenere figure bizzarre e mostruose al di sopra della realtà e, nel caso di questo video, un monstrum canonico con la testa di mons. Bux,  le braccia di mons. Gaenswein, il tronco di una sedicente fidatissima assistente di Ratzinger e le gambe del card. Brandmuller, dal titolo "Il papato scomposto". 


In un turbinio di certezze non dimostrate né probabilmente dimostrabili, Viganò tira in ballo la famosa lettera, anzi, lo scambio di missive che sarebbe intercorso tra il luglio e l'agosto del 2014 tra Benedetto XVI e il monsignore barese, a dire di quest'ultimo contenenti la conferma di pugno di Benedetto XVI della validità della sua rinuncia, tale da tacitare ogni dubbio a riguardo. Viganò si chiede come mai mons. Bux non abbia ancora divulgato questo carteggio.  O forse sta chiedendo a Bux il permesso di divulgarlo visto che ammette di conoscerne egli stesso sia l'esistenza che il contenuto.

Qui però si rileva un primo paradosso temporale nell'ipercubo viganiano.
Nel 2014 solo Antonio Socci aveva pubblicato un libro sull'argomento dei due papi e non esisteva ancora l'inchiesta Codice Ratzinger di Andrea Cionci, partita nel 2020, e nemmeno si era ancora pronunciato don Minutella sulla questione dell'antipapato di Bergoglio.
Ora, se mons. Bux era a conoscenza fin dal 2014 della verità sulle modalità della rinuncia di Benedetto XVI, perché nel 2018 in un'intervista ad Aldo Maria Valli , proponeva di:"...esaminare e studiare più accuratamente la questione relativa alla validità giuridica della rinuncia di papa Benedetto XVI?"
Perché non rivelare egli stesso la verità?  

Stupisce che Viganò definisca farisaica difesa del Segreto Pontificio il probabile mantenimento di un riserbo sulla questione magari imposto proprio da Benedetto XVI, il quale non rassicurò parimenti i propri fedeli che gli scrissero più volte chiedendogli di sciogliere i dubbi sulla sua rinuncia,  rispondendo loro che non era proprio possibile incontrarli né rispondere a tali domande. Evidentemente perché non poteva, sia per sede impedita che per questioni relative alle vere motivazioni della sua rinuncia.

Il disegno del pupazzetto surrealista prosegue con la "fidatissima collaboratrice di Benedetto XVI" che in una conversazione telefonica del 2020 conferma a Viganò "l'intenzione del Papa più volte reiterata di ritirarsi a vita privata nella sua dimora bavarese senza mantenere né il nome apostolico né le vesti papali".

Benissimo. Per quale motivo Benedetto XVI avrebbe voluto dimettersi? Nessuna ipotesi medica ha retto all'evidenza della sua lunga sopravvivenza da papa emerito in condizioni psicofisiche tali da non giustificare una rinuncia per malattia o decadimento mentale. Altre motivazioni - nostalgia per il fratello, per la madrepatria, per la cucina bavarese - non sarebbe compatibile con la profonda devozione di Joseph Ratzinger a Cristo ed alla missione da lui affidatagli. Quindi siamo dalle parti del puro chiacchiericcio che però avrà una sua motivazione quando vedremo il disegno completo.

Proseguiamo. Mons. Gänswein - che ricordo è l'esecutore testamentario di Ratzinger e quindi ha ricevuto precise istruzioni dal papa circa cosa rivelare e cosa tenere segreto dopo la sua morte - viene tirato in ballo da Viganò come colui che, assieme al segretario di Stato, avrebbe convinto papa Benedetto XVI a restare comunque in Vaticano dopo la rinuncia perché, tenetevi stretti: "Joseph Ratzinger cercava di mantenerne alcuni aspetti [del papato NdR] che gli garantissero protezione e prestigio, siccome l'allontanamento fisico dalla sede Apostolica poteva apparire come una forma di disapprovazione della linea di governo della Chiesa imposta dalla Deep Church bergogliana."
State cominciando a intravedere dove voglia andare a parare mons. Viganò?
Gli ultimi tratti al mostriciattolo eccellente li verga il cardinale Brandmüller il quale, anch'egli in vena di confidenze, sempre nel 2020 confida a Viganò "che il professor Joseph Ratzinger elaborava la teoria del papato emerito e collegiale con il collega Carl Rahner negli anni '70 quando entrambi erano giovani teologi."

Vediamo quindi nell'insieme questo disegno ormai ultimato, cercando di riassumere in estrema sintesi la teoria surreale  - quella si - di Viganò come nemmeno il grande regista surrealista spagnolo Luis Buñuel avrebbe potuto rappresentarla in un film.
Bene. Joseph Ratzinger era in pratica il capo della Spectre. Il suo vero nome era Ernst Stavro Blofeld. Non solo modernista ma agente del turbohegelismo sintetico e membro in sonno della mafia di San Gallo. 
Egli convinse i cardinali del conclave 2005 a farsi eleggere papa promettendo all'arcivescovo di Buenos Aires, suo vecchio amicone, di dimettersi nel giro di qualche anno in suo favore. Anzi, no. Perché dimettermi? Facciamo quel doppio papato modernistah di cui favoleggiano da anni i sedevacantisti, così impazziscono. Si, dovrò restare in Vaticano ma, stai tranquillo, non ti disturberò affatto. Per rendere la cosa della rinuncia ancora più credibile farò una telefonatina a chi so io per far bloccare il circuito SWIFT, così sembrerà il frutto di un colpo di stato esterno. Farò credere a tutti di essere il buon papa conservatore difensore della messa vetus ordo ma in realtà preparerò le cose per poter "consegnare la sede di Pietro al suo demolitore" (Viganò dice proprio così).  
Monsignore vorrebbe quindi convincerci che le teorie "consistenti e suffragate da prove" non si basano sulla Universi Dominici Gregis ma sulla programmazione di Netflix.

La cosa tragica è che questa teoria di mons. Viganò è quella sposata da anni dai sedevacantisti che, lo ricordo, non riconoscendo alcun papa valido dopo Pio XII, sono  di fatto eretici e scismatici, checché ne dicano essi stessi, rimasti silenti per tutti i pontificati postconciliari raccogliendo prebende, onori e nomine arcivescovili, salvo scatenarsi nel vilipendio post mortem dell'ultimo valido Vicario di Cristo, approfittando della ricreazione loro concessa dall'antipapa che sprezzantemente chiamano "l'argentino", confermando la loro eresia ma senza mostrare il coraggio di chiamarlo antipapa Bergoglio. Complimenti vivissimi. 

Mi è rimasto un solo dubbio alla fine dell'intervento di Viganò. Esso si ricollega ad un'idea che mi frulla da tempo in testa. Nella descrizione della rivoluzione permanente hegeliana che, penetrata nella Chiesa, avrebbe finito per secolarizzare la trasmissione del munus petrino riducendola alla dinamica politica dell'alternanza tra destra e sinistra purché non si cambi nulla, è prevista anche l'ipotesi di un prossimo doppio antipapato modernista? Un altro bel pasticcio canonico dove al Giovanni XXIV della linea bergogliana sangallina, magari un cardinale Zuppi, verrebbe contrapposto un altro finto conservatore, finto buono in realtà in perfetto accordo con i demolitori della sede di San Pietro, accompagnato da uno stuolo di finti oppositori bravi a tenere buoni i cattolici, offrendo loro più cappe magne e più investiture profetiche in cambio del sopire, troncare, troncare e sopire l'unica logica spiegazione delle dimissioni di Joseph Ratzinger?

Visto che la soluzione canonica all'usurpazione antipapale non viene nemmeno presa in considerazione dal monsignore e che l'appello termina con la dichiarazione dell'impossibilità di uscire dall'ipercubo senza provocare l'implosione dell'Universo, verrebbe da pensarlo, pur facendo peccato.
Se il grande padre Occam potesse scrivere una lettera da inviare a Viganò come definitiva rivelazione sulle dimissioni di papa Benedetto gli vergherebbe un semplice bigliettino: "Perché, o sedevacantisti, non usate il mio rasoio?"


Segue la traduzione in francese a cura di Louis Lurton, che ringrazio.

MGR VIGANO' ET LE JEU DU CADAVRE EXQUIS

Après un long silence, Monseigneur Carlo Maria Viganò est revenu hier sur le canal officiel d'Exsurge Domine avec une intervention qui, écoutée et réécoutée et même transcrite, est plus troublante et difficilement concevable qu'un hypercube cosmique, un tesseract quadridimensionnel. À tel point qu'il m'a rappelé, par association d’idée, "Corpus Hypercubus", œuvre célèbre de Salvador Dali.

La référence au surréalisme n'est pas accidentelle, comme nous le verrons. Faisant allusion à la question de longue date de la renonciation de Benoît XVI, Viganò définit en fait comme surréalistes ces "théories incohérentes, non étayées par des preuves, qui se sont emparées de tant de fidèles et même de prêtres, augmentant la confusion et la désorientation". Il ne mentionne pas ouvertement le siège empêché de Benoît XVI, ni n'exprime de solidarité avec les prêtres qui, bien qu'ayant reçu sa propre accusation de schisme, subissent des tourments pires que les siens de la part de celui que, tout au long de la vidéo, il évite soigneusement de qualifier d'antipape. Presque comme s'il s'agissait d'une entité qu’on ne peut nommer.

Les théories peuvent être surréalistes, mais en raison du mécanisme psychologique bien connu de la projection, Viganò finit par se livrer au jeu très surréaliste du "cadavre exquis" qui consiste à créer un texte ou une image avec du papier et un crayon dans le cadre d'un travail de groupe dans lequel, cependant, chaque participant ignore les contributions des autres. Il en résulte des figures bizarres et monstrueuses au-delà de la réalité et, dans le cas de cette vidéo, un monstrum canonique avec la tête de Mgr Bux, les bras de Mgr Gänswein, le torse d'une assistante soi-disant de confiance de Ratzinger, et les jambes du cardinal Brandmuller, intitulé "La papauté décomposée".

Dans un tourbillon de certitudes non prouvées et probablement non démontrables, Viganò évoque la fameuse lettre, ou plutôt l'échange de missives qui aurait eu lieu entre juillet et août 2014 entre Benoît XVI et le monseigneur de Bari, contenant selon ce dernier la confirmation manuscrite de Benoît XVI de la validité de sa renonciation, de nature à faire taire tout doute à ce sujet. Viganò se demande pourquoi Mgr Bux n'a pas encore divulgué cette correspondance. Ou peut-être demande-t-il à Bux la permission de la divulguer puisqu'il admet lui-même en connaître l'existence et le contenu.

Ici, cependant, nous détectons un premier paradoxe temporel dans l'hypercube viganien.

En 2014, seul Antonio Socci avait publié un livre sur le sujet des deux papes et l'enquête Code Ratzinger d'Andrea Cionci, commencée en 2020, n'existait pas encore, pas plus que Don Minutella ne s'était encore prononcé sur la question de l'antipapauté de Bergoglio.
Or, si Mgr Bux connaissait depuis 2014 la vérité sur les modalités de la renonciation de Benoît XVI, pourquoi en 2018, dans un entretien avec Aldo Maria Valli, a-t-il proposé : " ...d'examiner et d'étudier plus attentivement la question relative à la validité juridique de la renonciation du pape Benoît XVI ? "
Pourquoi ne pas révéler lui-même la vérité ?

Il est étonnant que Viganò définisse comme une défense pharisaïque du Secret Pontifical le probable maintien du secret sur la question, peut-être imposé par Benoît XVI lui-même, lequel n'a pas non plus rassuré ses propres fidèles qui lui ont écrit à plusieurs reprises pour lui demander de dissiper leurs doutes sur sa renonciation, en leur répondant qu'il n'était tout simplement pas possible de les rencontrer ou de répondre à de telles questions. Évidemment parce qu'il ne le pouvait pas, soit par cause de siège empêché, soit à cause de questions sur les vraies motivations de sa renonciation.

Le dessin de la marionnette surréaliste se poursuit avec la "collaboratrice de confiance de Benoît XVI" qui, lors d'une conversation téléphonique en 2020, confirme à Viganò "l'intention maintes fois réitérée du pape de se retirer dans la vie privée dans sa résidence bavaroise sans conserver ni le nom apostolique ni les habits pontificaux".

Fort bien. Pourquoi Benoît XVI aurait-il voulu démissionner ? Aucune hypothèse médicale n'a résisté à l'évidence de sa longue survie en tant que pape émérite dans un état psychophysique tel qu'une démission pour cause de maladie ou de déclin mental ne serait pas justifiée. Autres raisons - nostalgie de son frère, de sa mère patrie, de la cuisine bavaroise - ne seraient pas compatibles avec la profonde dévotion de Joseph Ratzinger au Christ et à la mission qui lui a été confiée. Nous sommes donc dans le domaine du pur bavardage, qui aura toutefois sa propre motivation lorsque nous aurons une vue d'ensemble.

Poursuivons. Mgr Gänswein - qui, je le rappelle, est l'exécuteur testamentaire de Ratzinger et a donc reçu des instructions précises du pape sur ce qu'il fallait révéler et ce qu'il fallait garder secret après sa mort - est présenté par Viganò comme celui qui, avec la Secrétairerie d'État, aurait convaincu le pape Benoît XVI de rester au Vatican après sa démission parce que, tenez-vous bien : « Joseph Ratzinger cherchait à maintenir certains aspects [de la papauté Ed] qui lui garantiraient protection et prestige, car l’éloignement physique du Siège Apostolique pourrait apparaître comme une forme de désapprobation de la ligne de gouvernance de l'Église imposée par la Deep Church bergoglienne.

Commencez-vous à entrevoir où Mgr Viganò veut en venir ?

Les derniers traits du succulent monstricule sont tracés par le cardinal Brandmüller qui, lui aussi d'humeur à faire des confidences, confie à nouveau à Viganò en 2020 "que le professeur Joseph Ratzinger a élaboré la théorie de la papauté émérite et collégiale avec son collègue Carl Rahner dans les années 1970, alors qu'ils étaient tous deux jeunes théologiens".

Examinons donc cette esquisse maintenant terminée dans son ensemble, en essayant de résumer la théorie surréaliste de Viganò – celle-là oui - comme même le grand réalisateur surréaliste espagnol Luis Buñuel n'aurait pas pu la dépeindre dans un film.

Joseph Ratzinger était en quelque sorte le chef du Spectre. Son vrai nom était Ernst Stavro Blofeld. Il n'était pas seulement moderniste, mais aussi agent du turbohégélianisme synthétique et membre dormant de la mafia de Saint-Gall.

Il a persuadé les cardinaux du conclave de 2005 de l'élire pape en promettant à l'archevêque de Buenos Aires, son vieil ami, de démissionner dans quelques années en sa faveur. Ainsi, non. Pourquoi démissionner ? Faisons cette double papauté moderniste que les sédévacantistes imaginent depuis des années, pour qu'ils deviennent fous. Oui, je devrai rester au Vatican mais, rassurez-vous, je ne vous dérangerai pas du tout. Pour rendre la renonciation encore plus crédible, je passerai un coup de fil à une personne de mon entourage pour faire bloquer le circuit SWIFT, de façon à ce qu'on croie que c'est le résultat d'un coup d'État extérieur. Je ferai croire à tout le monde que je suis le bon pape conservateur défenseur de la Messe vetus ordo, mais en réalité je préparerai les choses pour pouvoir "remettre le Siège de Pierre à son démolisseur" (c'est ce que dit Viganò).

Monseigneur voudrait ensuite nous convaincre que les théories "cohérentes et fondées sur des preuves" ne sont pas basées sur Universi Dominici Gregis mais sur la programmation de Netflix.

Ce qui est tragique, c'est que cette théorie de Mgr Viganò est celle défendue depuis des années par les sédévacantistes qui, je le rappelle, ne reconnaissant aucun pape valide après Pie XII, sont en fait des hérétiques et des schismatiques, quoi qu'ils en disent eux-mêmes, qui sont restés silencieux pendant tous les pontificats postconciliaires, récoltant prébendes, honneurs et nominations archiépiscopales, sauf pour se déchaîner dans la diffamation post-mortem du dernier Vicaire du Christ valide, profitant de la récréation que leur accorde l'antipape qu'ils appellent avec mépris "l'argentin", confirmant leur hérésie mais sans avoir le courage de l'appeler l'antipape Bergoglio. Compliments.

À la fin du discours de M. Viganò, il ne me restait plus qu'un doute. Un doute surgi d'une idée qui me trotte dans la tête depuis un certain temps. Dans la description de la révolution hégélienne permanente qui, ayant pénétré l'Église, finirait par séculariser la transmission du munus pétrinien, la réduisant à la dynamique politique de l'alternance droite-gauche tant que rien n'est changé, l'hypothèse d'un prochain double antipape moderniste est-elle également incluse ? Encore un beau gâchis canonique où au Jean XXIV de lignée saintgallienne bergoglienne, peut-être un cardinal Zuppi, se verrait en contrepoint un autre faux conservateur, faux bon en réalité, en parfait accord avec les démolisseurs du Siège de Saint-Pierre, accompagné d'une kyrielle de faux opposants bons à faire taire les catholiques en leur offrant plus de capa magna et plus d'investitures prophétiques en échange du sopire, troncare, troncare e sopire, seule explication logique de la démission de Joseph Ratzinger ?

Étant donné que la solution canonique à l'usurpation anti-papale n'est même pas prise en considération par monseigneur, et que l'appel se termine par une déclaration sur l'impossibilité de sortir de l'hypercube sans provoquer l'implosion de l'Univers, on pourrait le penser, bien qu’en péchant.

Si le grand père Okham pouvait écrire une lettre à destination de Viganò comme révélation définitive sur la démission du Pape Benoît, il lui écrirait une simple note : "Pourquoi, ô sédévacantistes, n'utilisez-vous pas mon rasoir ?"

giovedì 14 novembre 2024

IN DIFESA DI DON FERNANDO MARIA CORNET, IN ONORE DELLA VERITA'

L'affetto sincero e l'ammirazione che nutro nei confronti di don Fernando Maria Cornet, un sacerdote dotato di straordinaria cultura e mitezza nel solco del Santo Padre Benedetto XVI, mi impone oggi di gridare il mio sdegno per il modo in cui una neoinquisizione da tempi bui con tratti secolari da totalitarismo novecentesco ha deciso di colpirlo con un atto di inaudita violenza: l'accusa di scisma e la conseguente riduzione allo stato laicale senza la previa concessione di un regolare processo dove dibattere le accuse e potersi adeguatamente difendere. Il provvedimento, preparato da Fernandez e firmato da Bergoglio, pretende addirittura di avere carattere definitivo ed inappellabile. Vedremo.

Ricordo che il motivo principale dell'ira funesta scatenata contro don Fernando è la pubblicazione nel 2023 del suo libro "Habemus Antipapam?" dove il sacerdote italoargentino analizzava, corredando la sua indagine di documenti e fonti scrupolosamente verificate,  le questioni relative alla mancata abdicazione di Benedetto XVI e la conseguente invalida elezione di Bergoglio. Ovvero, quella che viene definita la magna quaestio. Chiunque abbia ascoltato don Cornet argomentare la sua inchiesta "in onore della Verità" nelle interviste che ho pubblicato sul mio canale e in altre successive dove ha anche raccontato la sua esperienza umana di sacerdote vicino alle comunità più povere del suo paese di nascita, come vero pastore di anime e portatore di salvezza dove pare esserci solo disperazione, si sarà reso conto della sua onestà, del suo rigore di ricercatore, della sua straordinaria umanità e, non ultimo, del coraggio che ha dimostrato accettando le conseguenze della sua sofferta presa di coscienza come uomo di Dio: essere investito in pieno dalla torrenziale misericordia del buonpapa Francesco.

Chi non ha dimestichezza con le leggi umane perché ha osato sfidare quelle divine si illude di poter far strame della dignità, dei corpi e delle menti di coloro che osano ribellarsi alla propria egotica autorità. Tuttavia, lo ribadisco, finché esiste un lumicino di diritto in un mondo seppur in decomposizione ed in un paese purtuttavia ancora democratico come il nostro, chiunque ha diritto di potersi difendere in un tribunale e, anche in questo caso, la via legale e di giustizia dovrà essere perseguita fino in fondo, non solo dal punto di vista canonico ma anche da quello laico.  E ciò perché qui non c'è soltanto il problema di un sacerdote strappato alla sua parrocchia e impedito nell'esercizio del suo ministerium pastorale, ma un cittadino privato dei suoi diritti umani fondamentali e costituzionali, come quello al sostentamento adeguato a poter condurre una vita dignitosa. Ricordo che la riduzione allo stato laicale di un sacerdote comporta la sua discesa nella povertà assoluta se non è provvisto di mezzi personali adeguati e di una casa di proprietà.

Per sensibilizzare l'opinione pubblica e mobilitarla "alla Julian Assange" sulla vicenda di don Cornet e di altri sacerdoti che purtroppo lo seguiranno, soprattutto sulla parte che riguarda la lesione dei loro diritti civili, occorrerebbe però il risveglio dal coma dei giornali del mainstream impossibilitati per autocastrazione a disturbare i manovratori, inclusi quelli vestiti di bianco. Un'impresa al limite dell'impossibile. E' noto che la questione della sede impedita di papa Benedetto all'origine della persecuzione subita da don Fernando è materia innominabile soggetta ad un ostracismo pressoché totale sulla stampa: citofonare Andrea Cionci.  

Che faranno quindi i giornaloni e i programmi televisivi di approfondimento, organi di informazione ormai in necrosi avanzata sostituiti da generatori eolici di vacuità e sciocchezzuole? Ignoreranno la vicenda pensando che siano solo beghe tra preti e non una questione di libertà che riguarda tutti? Oppure vaneggeranno di sacerdoti oltranzisti e complottisti che si accompagnano ai rossobruni come ha scritto oggi "La Nuova Sardegna", in uno dei soliti articoli di pura denigrazione della vittima che ormai nelle redazioni non vengono più firmati per la vergogna? Eppure la notizia sarebbe ghiotta per chi avesse ancora la curiosità giornalistica di scoprire cosa spinga dei sacerdoti a rischiare la scomunica, la gogna e la miseria pur di testimoniare ciò che per loro è la pura Verità in Cristo. 

A margine dell'argomento informazione è necessario affiggere sulla colonna infame una nota sul modus operandi del sito "Silere non possum". In due articoli usciti ieri e oggi, è riuscito non solo a prevedere, non si sa come e contando su quali fonti riservate evidentemente interne alla Chiesa - alla faccia della privacy dei soggetti coinvolti - l'arrivo della condanna a don Cornet ma anche quella definita imminente a padre Giorgio Maria Faré, altro sacerdote finito nel campo visivo dell'occhio di Sauron per aver anch'egli indagato la questione della sede impedita e del controverso (anti)papato di Bergoglio.  Padre Giorgio ha già risposto per le rime sul suo canale a colui che donabbondianamente non sa darsi il coraggio di firmarsi se non con la sigla d.G.L. e non devo aggiungere nulla. Se non ricordare all'innominato che, sempre per la questione della libertà di espressione e del paese democratico, partecipare ad un convegno assieme a persone per bene trattando temi culturali e di interesse pubblico è un altro di quei diritti civili che può essere proibito e sanzionato, se si tratta di argomento religioso, solo in una teocrazia fondamentalista. Portate rispetto a queste persone per bene e, se proprio non riuscite a tacere, almeno non fate chiacchiericcio, "come ha chiesto Papa Francesco". Tanto la verità e la giustizia, quelle vere, trionferanno. 

Tutta la mia solidarietà e vicinanza a don Fernando Maria Cornet. Non si arretra di un millimetro.

Barbara Tampieri


Segue la traduzione in francese a cura di Louis Lurton, che ringrazio.)


EN DÉFENSE DE DON FERNANDO MARIA CORNET, EN HONNEUR DE LA VÉRITÉ

 

Barbara Tampieri, le jeudi 14 novembre 2024

 


L'affection et l'admiration sincères que je porte à don Fernando Maria Cornet, prêtre doté d'une culture et d'une douceur extraordinaires dans la lignée du Saint-Père Benoît XVI, m'obligent aujourd'hui à crier mon indignation face à la manière dont une néo-inquisition des temps obscurs aux traits séculaires du totalitarisme du XXème siècle a décidé de le frapper par un acte d'une violence inouïe : l'accusation de schisme et la réduction à l'état laïc qui en découle, sans qu'un procès régulier n'ait été accordé au préalable, au cours duquel les accusations auraient pu être débattues et où il aurait pu se défendre de manière adéquate. La mesure, préparée par Fernandez et signée par Bergoglio, se veut même définitive et sans appel. Nous verrons bien.

 

Je rappelle que la raison principale de la colère déclenchée contre le père Fernando est la publication en 2023 de son livre "Habemus Antipapam?", dans lequel le prêtre italo-argentin analysait, en accompagnant son enquête de documents et de sources scrupuleusement vérifiés, les questions liées à la non-abdication de Benoît XVI et à l'élection invalide de Bergoglio qui en a découlé. En d'autres termes, ce que l'on appelle la magna quaestio. Tous ceux qui ont écouté don Cornet argumenter son enquête "en honneur de la Vérité" dans les interviews que j'ai publiées sur mon canal et dans d'autres ultérieurement où il a aussi raconté son expérience humaine de prêtre proche des communautés les plus pauvres de son pays natal, de vrai pasteur d'âmes et de porteur de salut là où il semble n'y avoir que désespoir, se seront rendu compte de son honnêteté, de sa rigueur de chercheur, de son extraordinaire humanité et, enfin, du courage dont il a fait preuve en acceptant les conséquences de sa douloureuse prise de conscience en tant qu'homme de Dieu : en étant pleinement investi par la miséricorde torrentielle du bonpape François.

 

Ceux qui ne connaissent pas les lois humaines parce qu'ils ont osé défier les lois divines s'illusionnent sur leur capacité à faire des ravages dans la dignité, le corps et l'esprit de ceux qui osent se rebeller contre leur autorité égoïste. Toutefois, je le répète, tant qu'il y aura une parcelle de droit dans un monde en décomposition et dans un pays encore démocratique comme le nôtre, chacun a le droit de pouvoir se défendre devant un tribunal et, même dans ce cas, la voie du droit et de la justice devra être poursuivie jusqu'au bout, non seulement d'un point de vue canonique, mais aussi d'un point de vue laïque.  En effet, il ne s'agit pas seulement d'un prêtre arraché à sa paroisse et empêché d'exercer son ministère pastoral, mais d'un citoyen privé de ses droits humains et constitutionnels fondamentaux, comme celui de disposer d'une nourriture suffisante pour pouvoir mener une vie digne. Je rappelle que la réduction à l'état laïc d'un prêtre entraîne sa descente dans la pauvreté absolue s'il ne dispose pas de moyens personnels adéquats et de son propre logement.

 

Pour sensibiliser et mobiliser l'opinion publique "à la Julian Assange" sur l'affaire de don Cornet et des autres prêtres qui le suivront malheureusement, notamment sur le volet de la violation de leurs droits civiques, il faudrait cependant réveiller de leur coma les grands journaux, incapables par auto-castration de déranger les manœuvriers, y compris ceux vêtus de blanc. Une prouesse qui confine à l'impossible. On sait que la question du siège empêché du pape Benoît à l'origine des persécutions subies par don Fernando est un sujet inavouable qui fait l'objet d'un ostracisme quasi total dans la presse : citons Andrea Cionci. 

 

Alors que vont faire les grands journaux et les émissions télévisées de fond, organes d'information aujourd'hui en nécrose avancée remplacés par des éoliennes de vacuité et d'ineptie ? Ignoreront-ils l'affaire, pensant qu'il ne s'agit que de querelles entre prêtres et non d'une question de liberté qui concerne tout le monde ? Ou bien vanteront-ils les prêtres extrémistes et conspirationnistes des frères rouges, comme l'écrit aujourd'hui "La Nuova Sardegna", dans un de ces habituels articles de pur dénigrement de la victime qui par honte ne sont plus signés par les rédactions? La nouvelle serait pourtant belle pour ceux qui ont encore la curiosité journalistique de découvrir ce qui pousse des prêtres à risquer l'excommunication, le pilori et la misère afin de témoigner de ce qui est pour eux la pure Vérité dans le Christ.

 

En marge du thème de l'information, il est nécessaire d'afficher sur la colonne infâme une note sur le modus operandi du site web "Silere non possum". Dans deux articles publiés hier (i) et aujourd'hui (ii), il est parvenu non seulement à prévoir, on ne sait comment et en s'appuyant sur des sources confidentielles manifestement internes à l'Eglise - tant pis pour la vie privée des intéressés - l'arrivée de la sentence contre le père Cornet, mais aussi celle définie comme imminente contre le père Giorgio Maria Faré, un autre prêtre qui s'est retrouvé dans le champ de vision de l'œil de Sauron pour avoir lui aussi enquêté sur la question du siège empêché et de l'(anti)-papauté controversée de Bergoglio.  Le Père Giorgio a déjà répondu du tac au tac sur son canal à celui qui, donabbondianement, ne sait pas se signer autrement que par les initiales d.G.L. et je n'ai pas besoin d'y ajouter quoi que ce soit. Sauf pour rappeler à l'anonyme que, toujours dans le cadre de la liberté d'expression et du pays démocratique, assister à une conférence avec des personnes honnêtes traitant de sujets culturels d'intérêt public est un autre de ces droits civiques qui ne peuvent être interdits et sanctionnés, s'il s'agit d'un sujet religieux, que dans une théocratie fondamentaliste. Montrez donc du respect à ces personnes honnêtes et, si vous ne pouvez vraiment pas vous taire, au moins ne vous engagez pas dans le bavardage, "comme l’a demandé Papa Francesco". Tant la vérité et la justice, la vraie, triompheront.

 

Toute ma solidarité et ma proximité à don Fernando Maria Cornet. Nous ne reculerons pas d'un millimètre.

 

Barbara Tampieri

giovedì 31 ottobre 2024

I PREDATORI DELL'ERESIARCA PERDUTO. CON UN CORDIALE SALUTO ALLE TRICOTEUSES

E' stato un mese di ottobre decisamente interessante e movimentato per la magna quaestio, e la sensazione è che l'icona prediletta di Bergoglio abbia deciso di sciogliere un bel po' di nodi importanti. Persino qualcuno di troppo, perché non si è solo dato fuoco ai foglietti con le intenzioni, sono proprio partiti i missili a testata nucleare. 

La declaratio di Papa Benedetto continua ad offrire sempre nuovi e rivelatori spunti interpretativi in termini di denuncia ad orologeria della sede impedita, come se ogni elemento di questo mirabile congegno fosse destinato a far maturare nel tempo in chi si fosse posto in ascolto sempre più profondi livelli di coscienza e consapevolezza del misfatto (commissum) compiuto. L'ultima acquisizione infatti è la scoperta della sostituzione della parola "commisso" presente nel testo scritto e successivamente pubblicato della dichiarazione con il "commissum" effettivamente pronunciato dal Pontefice l'11 febbraio 2013 in Concistoro. Una sorprendente interpretazione della traduzione e del significato di quello che ai tempi fu notato solo come mero "errore" di latino è stata appena pubblicata da Andrea Cionci, al quale vi rimando. Naturalmente non si è fatta attendere la reazione degli intellettuali cattolici, che fanno finta di non seguire la questione ma non se ne perdono una puntata.

Da un lato abbiamo quindi la magnificenza del pensiero dell'ultimo papa legittimo il quale continua a spargere reagente logico sull'ottusangolosfera, e dall'altra lo spettacolo di arte varia dei farisaici detrattori di un papa "traditore, sicuramente ora all'Inferno perché ha mentito"; gente i cui freni inibitori stanno saltando come il tappo di uno spumante troppo gasato perché di infima qualità. Essi si esibiscono infatti in un happening dell'ostinazione all'interno del festival della temerarietà dove si passa con disinvoltura dalla maledizione stile fattucchiera agli avvertimenti vagamente da bassifondi stile "bello il nuovo negozio, attenti, sarebbe un peccato se andasse a fuoco". Tra cattointellò e sacerdoti in versione difesa a marcatura stretta dell'antipapato di Bergoglio, si è messo in scena il Teatro della crudeltà. Qualcuno è perfino arrivato a dire, pur di negare l'evidenza dell'erba che è verde, che i preti che non riconoscono Bergoglio come papa legittimo sviano i fedeli in un modo tale che è "più grave che sodomizzare i chierichetti". 

Mi sorge un dubbio, tra parentesi. I meschini non saranno mica rappresentati dai pupazzetti compagnucci di Luce, la mascotte del Giubileo, pellegrina nel fango sulla via della mano sinistra con in pugno la ypsilon pitagorica? E con il simbolino notoriamente pedo dell'orsacchiotto che spunta dalla tasca di Cappuccetto verde? Il Giubileo 2025 non è più dedicato alla salvezza delle anime ma dell'Anime?

I sacerdoti ai quali si riferiva l'immondo ed irricevibile paragone erano quelli che si sono offerti liberamente al tribunale dell'inquisizione del pornoteologo pur di restare fedeli a papa Benedetto, come don Fernando Maria Cornet e padre Giorgio Maria Faré, ai quali va la mia eterna gratitudine e solidarietà.

E qui, lo dico con dolore, tra i sacerdoti che pur riconoscono l'antipapato di Francesco non ho sentito esprimere alcuna aperta e fraterna vicinanza ai confratelli, né riconoscenza ed ammirazione del loro coraggio. Al contrario vi sono stati momenti francamente imbarazzanti dove sullo stimato teologo ha prevalso il mr. Hyde del prescelto dalle profezie, assolutamente intollerante alla mancanza di attenzione, attribuita addirittura ad "un'opera del Diavolo". 

Sembra proprio che il siero della verità che papa Benedetto sta vaporizzando sul mondo cattolico con la rivelazione della sua vicenda pontificale sia in grado di farci confessare la nostra natura e le nostre intenzioni alimentate dalle emozioni più primitive, irrazionali e pungolate dall'orgoglio, e che questa "Cura Benedetto" sia necessaria affinché, dopo aver spurgato tutto il peggio di sé, il suo popolo venga ricondotto al Logos.

Pensiamo alla ricomparsa nel mondo senza freni dei commenti sui social delle tricoteuses. Sapete, quelle donne che durante il Terrore occupavano i posti a sedere di fronte al palco della ghigliottina e passavano il tempo sferruzzando in attesa di godersi la caduta delle nobili teste. Quello stesso gusto del "dalli all'infame" e della (il)logica di branco da folla inferocita si è trasferito sui piazzali virtuali traducendosi in un fanatismo fatto di mormorazione e giudizi temerari da comari che non ha nulla né di spirituale né tantomeno di cristiano. 

Questo è solo uno dei segni che denotano non solo il senso di smarrimento dei fedeli, ormai esposti al germe gnostico della sfiducia in Cristo, alla convinzione che Egli ci abbia abbandonato in balìa della "Chiesa di Satana", ma il loro disperato bisogno di ritornare ad avere come un tempo un'unica guida spirituale. Un punto di riferimento che non può essere incarnato da altri che da un nuovo, legittimo ed autorevole Papa, come unico Vicario di Cristo. 


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