lunedì 22 luglio 2024

GLI AVVENTIZI DEL SETTIMO SIGILLO


La spinta propulsiva dell'accelerazionismo apocalittico sicuramente non mi permetterà di terminare questo scritto restando sul pezzo perché le sue conclusioni saranno superate dagli eventi in corso. Scriverò più in fretta che potrò.

Breve riassunto dei fatti noti. Il 14 luglio, anniversario giacobino par excellence, vi è stato un attentato dai contorni assai confusi ai danni di Donald Trump. Attentato che ha lasciato il candidato dei repubblicani pressoché illeso ma che ha provocato la morte di un vigile del fuoco, caduto sotto i colpi dei vari sparatori in campo. Una curiosità, il momento del proiettile che fischia ad un ette dalla testa del Donaldo è stato immortalato dallo stesso fotografo, Doug Mills,  che colse George W. Bush nella scuola elementare in Florida nel momento esatto in cui il suo collaboratore gli annunciava che a New York era stato colpito il World Trade Center. Zapruder, scansate.

(Grazie a 
@TerreImpervie
 per lo scoop)

Si dovrebbe sempre poter analizzare ogni evento pubblico che presenti elementi dissonanti con l'obiettività e la logica analitica del tenente Colombo ma nell'era degli opposti fanatismi non è più possibile perché da una parte non è ammesso mettere in discussione la solita versione ufficiale del pazzo solitario e dall'altra si reagisce con l'anathema sit al sospetto che non sia stato il deep state della palude da drenare ma mai drenata a compiere l'attentato. O comunque non solo esso. Non parliamo di un possibile effetto Pisistrato, che già evocai nel caso dell'attentato del duomo di Milano di Berlusconi del 2009, ci mancherebbe.

(…) questo Pisistrato di cui si parla, il quale, approfittando che gli Ateniesi della costa erano in discordia con quelli della pianura (capo dei primi era Megacle, figlio di Alcmeone, e di quelli della pianura Licurgo, figlio di Aristolaide) e mirando al dominio assoluto, diede vita a un terzo partito: raccolti, quindi, dei partigiani e facendosi, a parole, capo degli uomini dei monti, ricorse a questo stratagemma: dopo essersi ferito da solo e aver ferito le mule, spinse il carro nella piazza del mercato, come se fosse sfuggito ai nemici che, mentre egli si recava nei campi, avrebbero voluto ucciderlo. Chiedeva, perciò, al popolo di ottenere un corpo di guardia, egli che, già prima, s’era particolarmente distinto nella campagna contro i Megaresi, avendovi conquistato Nisea e compiuto altre valorose imprese.
Il popolo di Atene, lasciatosi ingannare, gli concesse di scegliersi fra i cittadini 300 uomini che furono non già i portatori di lancia di Pisistrato ma, piuttosto, portatori di clava, poiché lo scortavano seguendolo armati di clave di legno. Costoro, sollevatisi insieme con Pisistrato, si impadronirono dell’ acropoli.
(Da: Erodoto, Storie, I, pag. 59)

Diciamo che non è questo il caso, che è una bruttissima persona chiunque pensi anche al film "Bob Roberts", dove un candidato repubblicano finge di rimanere paralizzato a seguito di un attentato per farsi eleggere e a "Sesso e potere" dove un presidente democratico scatena una guerra falsa e con le comparse, ideata a tavolino dal suo spin doctor, per sfuggire al solito scandaletto sessuale da studio ovale. Diciamo solo che la lotta per il potere ammette ogni tipo di colpo basso. Del resto questi duellano a colpi di elezioni sistematicamente rubate almeno dall'anno 2000. Che è il paese dove non è mai stato chiarito da dove fosse uscita l'antrace sparsa ad ottobre 2001 nell'ufficio del capo democratico dell'opposizione che non voleva far passare il Patriot Act mentre lo staff del presidente Bush era sotto profilassi con il Ciproxin (antidoto all'antrace) fin dal 12 settembre. concedeteci il diritto di mantenere una regale incredulità di fronte ad una realtà che si fa fatica a distinguere dall'ultima serie Netflix.

Soprattutto quando alcune voci vorrebbero Trump, ormai certo della vittoria a novembre, disposto ad offrire un ministero a Larry Fink di BlackRock e un'altra carica importante a qualcuno di JPMorgan. Detto che BlackRock pare entrare in vari modi, sicuramente per pure coincidenze, nel retroscena dell'attentato, sarebbe come se JFK, sopravvissuto alle fucilate di Dallas, avesse offerto l'incarico di vicepresidente ad Allen Dulles. Questa cosa puzza di inciucio grosso come una casa (bianca) e non sono per niente rassicuranti certi accostamenti blasfemi - nei quali cademmo purtroppo in tanti nella prima campagna elettorale di Trump -  che vogliono dipingerlo come il katéchon. Titolo che Monsignor Viganò gli ha già appuntato al petto da tempo. 


Da ieri 21 luglio, l'accelerazionismo è quasi a velocità luce. Joe Biden ha inviato una dichiarazione nella quale annuncia di ritirarsi dalla corsa presidenziale ma specificando che resterà in carica fino a fine mandato. Lo ha scritto su un foglio di carta semplice intestato "Joseph R. Biden" e basta. Nemmeno un foglio di carta intestata "White House" come nell'esempio qui sopra. E le firme non paiono uguali. Ma costui era veramente presidente o un avventizio appoggiato lì per caso?


America Magazine che in questo tweet parla per Biden di "umiltà del farsi da parte", associandolo in maniera blasfema a Papa Benedetto XVI cos'è, una confessio dal sen fuggita? Non vorrete mica dirci che le pressioni per far dimettere Biden sono uno schema già applicato con il legittimo papa costretto nel 2013 "a rinunciare all'esercizio pratico del ministero"? Perché questa associazione? Forse il signor John Podesta può finalmente illuminarci? Che succederà se Joe non molla la poltrona? Avremo un presidente impedito o due presidenti, Joe e Kamala, uno dei quali emerito? Guardate che così poi capiranno anche i meno dotati di neuroni funzionanti cosa avete combinato dal 2011 al 2013 con Joseph Ratzinger.

A proposito, Bergoglio come lo vedete? Non è che in questo Palio dell'accelerazionismo tra cavalli bombati e stremati non si stia pensando di cambiare anche quello che corre da troppi anni per la contrada del Vaticano? Tolto Bergoglio, troppo scomodo e malconcio per poter portare avanti l'agenda della Grande Madre, non ci offriranno per caso proprio un Giovanni XXIV in grado di indire un bel Concilio Vaticano III, purtroppo sempre sulla linea antipapale, che finirà di distruggere la Chiesa cattolica con la benedizione del biondo katéchon? Come me lo date piazzato Viganò in questa sala scommesse?  Al canapo o di rincorsa? 

Sembra l'ennesimo film: "Non si uccidono così anche i cavalli?"


sabato 13 luglio 2024

NO LOGOS. OVVERO "SE ABBIAMO FRANCESCO E' COLPA DI BENEDETTO"

 



Nel 2017 scrissi a commento di questa curiosa immagine:

“Con questi manifesti è stata tappezzata Roma. Ad uno di essi è stata addirittura aggiunta una scritta: "Abusivo". Non si sa a chi riferentesi, se a Bergoglio o al manifesto in sé. Si ignora chi sia il Pasquino e chi abbia finanziato l'operazione, ma la fronda contro il Papa Onoub sta crescendo. Consiglio di tenere d'occhio il fronte Wikileaks, perché iniziano già a trapelare collegamenti imbarazzanti tra l'ex amministrazione Obama, il cucuzzaro Democrap dei vari John Podesta e soci e il solito George Soros, circa le misteriose dimissioni di Papa Benedetto XVI, nei giorni in cui oltreoceano si discuteva di organizzare una "primavera cattolica" e Deutsche Bank bloccava i pagamenti con carta di credito in Vaticano per sbloccarli, guarda caso, a dimissioni avvenute.
Una storia che sarebbe assai interessante da sviscerare, non vi pare? Da parte mia, lo sapete che lui [Bergoglio, nda] fin dall'inizio non mi ha mai convinto.”


LE DIMISSIONI DI UN PAPA. UNA RIVOLUZIONE DI TUTTI I COLORI DELL’ARCOBALENO.

I have a dream. Prima che Joe Biden precipiti nel limbo del definitivo ottenebramento della memoria, divenuto Presidente emerito in coabitazione alla Casa Bianca con qualche membro della famiglia Obama o uscito di scena di soppiatto come crisis actor a fine contratto, mi piacerebbe chiedergli in confidenza cosa fosse andato a dire a Papa Benedetto XVI, in qualità di vicepresidente di Barack Obama, il 3 giugno del 2011 nel corso di quell’incontro segreto tenutosi in Vaticano che Maurizio Blondet ha ricordato in un suo recente articolo. Quello stesso Biden, nel frattempo promosso a presidente degli USA, che Benedetto XVI, nelle sue ultime volontà, non volle al suo funerale.

Anche un’articolo del 2023 dello storico Vito Sibilio ricorda l’incontro del 2011, iscrivendolo nella progressiva demolizione controllata del Cattolicesimo al fine di distruggerlo o renderlo totalmente inoffensivo; operazione condotta dal mondo proteiforme globalista tra i cui agenti esecutivi ritroviamo i soliti nomi come quelli di George Soros, dei coniugi Gates, la fondazione Rockefeller e in generale i centri di potere che amano definirsi “progressisti”. Mondo altro che comprende le sue quinte colonne all’interno dello stesso Vaticano, tra le quali la notoria Mafia di San Gallo.

Secondo Sibilio, come già era accaduto a Giovanni Paolo II durante i mesi dello scandalo del Banco Ambrosiano, tramite il vicepresidente americano sarebbe stato offerto a Benedetto XVI l’appoggio non propriamente disinteressato degli Stati Uniti nella vicenda Vatileaks, in cambio di aperture dottrinali sui soliti argomenti: aborto, sacerdozio femminile e benedizione dell'omosessualità. Concessioni che il Santo Padre avrebbe negato con fermezza.

Come si concluse quindi quell’incontro al momento del congedo? Dobbiamo immaginare con qualcosa di simile al “lei la pagherà cara” di kissingeriana memoria rivolto a suo tempo ad Aldo Moro, oppure ad uno squisitamente personale “ora beneditemi, Padre, perché ho molto peccato”?

Sibilio ipotizza che tra il 2011 e il 2013, complice una vera campagna di ostilità mediatica contro Benedetto XVI - che tutti ricordiamo bene – sia stata operata una vera e propria “rivoluzione colorata” in Vaticano. Un cambio di regime come ve ne furono altri in quel periodo in diversi paesi, compresa l’Italia, costretta nel novembre del 2011 a cacciare il regolarmente eletto governo Berlusconi, sostituito dal governo tecnico imposto di Mario Monti. Governo già pronto da mesi, come testimoniato successivamente nelle memorie di varie personalità del tempo come l’ex premier spagnolo Zapatero e l’ex segretario USA al Tesoro Tim Geithner.

Questa tendenza a rimuovere, con le buone o le cattive, capi di stato o spirituali percepiti come di intralcio alla grande formattazione a tabula rasa del mondo moderno programmata per il 2030, assieme allo svolgimento sempre più dubbio di elezioni “democratiche” che vengono perfino annullate o rifatte se il risultato “fa male al Re”, non è quindi un fenomeno raro ma da molti anni rappresenta la prassi amministrativa geopolitica abituale, come segno di una lotta feroce tra fazioni contrapposte all’interno del vero potere mondiale. Nessuna meraviglia quindi che la rivoluzione non di un colore solo ma dell’intero arcobaleno sia stata applicata anche al governo della Chiesa.
Del resto l’elezione conseguente di Jorge Bergoglio, personaggio in pratica antitetico a Joseph Ratzinger e dotato di un perfetto e mondanissimo anticarisma controspirituale, convinse ben pochi allora e negli anni successivi. Molti ricordano bene quel brividino al "fratelli e sorelle, buonasera" pronunciato da Francesco dopo l'elezione. Un personaggio che però in fondo, bisogna riconoscerglielo, non si è sforzato molto di fingere di essere ciò che non era.

Nell’articolo già citato di Vito Sibilio, al termine della sua precisa ricostruzione di questa manovra a tenaglia imperiale contro Benedetto XVI al fine di costringerlo a farsi da parte, l’autore afferma sorprendentemente, dal mio punto di vista, di essere tuttavia convinto che quella di Benedetto XVI sia stata un’autentica abdicazione, decisa addirittura durante la sua visita pastorale a L’Aquila nel 2009 quando il Papa pose in segno di omaggio il pallio pontificio sulla teca contenente le spoglie di Celestino V.
All’indomani della declaratio dell’11 febbraio 2013, anche il settimanale “Vita” aveva scritto che la decisione di rinunciare al papato sarebbe già stata presa anni addietro da Papa Ratzinger e proprio durante quel simbolico incontro con l’illustre precedente abdicatario.
Una pura congettura in assenza di un atto formale di vera abdicazione da parte di Benedetto XVI, come vedremo ma, tant’è.
Tra parentesi, rileggendo la vicenda di Celestino V, che trascorse i suoi ultimi anni nella fortezza di Fumone vicino ad Alatri, in pratica in misericordiosa prigionia grazie al suo successore Bonifacio VIII, potrebbero venire dei seri dubbi anche sulla libera scelta di quel “gran rifiuto”.

Però non è tutto. La conclusione francamente lunare alla quale giunge Sibilio è quella che vede in papa Francesco un “continuatore” del riformismo di Ratzinger e addirittura, con un clamoroso carpiato dialettico con doppia inversione, un estremo defensor fidei, quando in realtà egli pare proprio in procinto di portare a compimento tutte quelle antinomie gnostiche – dalla progressiva alterazione della liturgia, all’imposizione delle donne sull’altare come forma ultima di L’uterinesimo, fino all’attacco finale alla transustanziazione - che paiono essere imprescindibili per il potere globalista con importanti aderenze nel Cocito. Quelle concessioni in pratica che, secondo l’ipotesi arcobalengolpista, il mite ma ferreo Benedetto XVI avrebbe negato in faccia al messo imperiale.

Chiunque può cogliere qui la palese e cacofonica contraddizione nel proclamare la continuità tra un Papa che viene dimissionato (probabilmente a forza) perché non vuole cedere alla deriva modernista e il suo successore (di conseguenza illegittimo) che in realtà sta perseguendo ogni punto della deriva modernista. E' come colpire Aristotele con il taser.


SE ABBIAMO FRANCESCO E' COLPA DI BENEDETTO.

Ecco, qui inizia a manifestarsi lo spettro che si aggira per il mondo cattotrad, ovvero l’inspiegabile fenomeno dell’incredulità con obbligo di ostinazione in specie di coloro che, di fronte alla possibilità dell’invalidità della rinuncia di Benedetto XVI e di conseguenza della nullità dell’elezione di Bergoglio. si sono autonominati tradizionalisti D.O.C. e depositari della vera interpretazione autentica della volontà dei papi e fors'anche dello stesso Spirito Santo, Una situazione Papa-Antipapa come ce ne sono state una quarantina nella storia della Chiesa che oggi il sinedrio ha deciso non essere più possibile che si verifichi. Situazione tra l'altro che, se inserita in un preciso contesto escatologico, rischia addirittura. se irrisolta, di provocare la fine della Chiesa per come la conosciamo.

La questione dell’effettiva validità della rinuncia di Benedetto XVI annunciata in quella declaratio contenente implausibili errori di latino e addirittura posticipata di vari giorni in quanto alla sua entrata in vigore, era stata indicata già da anni come meritevole di indagine da intellettuali di area laica e cattolica, da canonisti e da sacerdoti come don Alessandro Minutella, ma è stata infine coordinata dal giornalista Andrea Cionci e dai suoi collaboratori in una corposa inchiesta tutt’ora in corso. Inchiesta che ho presentato in dettaglio nel corso di diversi incontri con l'autore sul mio canale Youtube, ai quali vi rimando, e che si è concretizzata nella presentazione un mese fa da parte del suo team legale di un’istanza presso il tribunale penale vaticano affinché esso si pronunci sulla questione secondo il diritto canonico. Una ragionevolissima richiesta di trasparenza sia dal punto di vista laico che religioso, in una situazione di possibile sede vacante di fatto e con conseguenze gravi dal punto di vista spirituale per il popolo cattolico, che tuttavia ha scatenato le ire di coloro che sono convinti che "se abbiamo Francesco è colpa di Benedetto".

Premesso che la rinuncia di Benedetto XVI presenta tra l'altro queste criticità, che andrebbero analizzate e risolte una volta per tutte:
1) Si è trattato di una mera dichiarazione alla quale non è seguito alcun atto formale successivo;
2) Nella dichiarazione di rinuncia mancano le motivazioni e la ragion d'essere della stessa;
3) Se vi sono state pressioni indebite sul Santo Padre l'atto informativo della declaratio potrebbe essere stato estorto sotto costrizione, quindi essere invalido.
4) Un atto puro quale una abdicazione non può essere posticipato.

Riguardo all'interpretazione autentica della rinuncia, nel corso della sua ultima udienza come Papa, a fine febbraio 2013, Benedetto XVI dichiarò pubblicamente, quindi in maniera debitamente manifestata, che "non avrebbe abbandonato la croce", che "sarebbe rimasto nel recinto di Pietro in maniera diversa, pregando e continuando a predicare il Vangelo" e che comunque non sarebbe ritornato "alla vita privata". Tutto ciò fa pensare a quello stato particolare dell'esercizio del munus petrino che è la sede impedita, ovvero l'impossibilità di esplicare le funzioni pratiche dell'essere Papa, pur rimanendo tale in quanto l'investitura divina del munus non è rinunciabile né trasmissibile. Un Papa è per sempre. Quindi anche Celestino V, forse forse... ma questa è solo una mia supposizione.

IL BOSCO DEI NO LOGOS

Ciò detto, l'eventuale confutazione delle tesi che sostengono l'invalida rinuncia di Benedetto XVI, come presentate dall'inchiesta denominata "Codice Ratzinger" andrebbe fatta seguendo il metodo del Logos, della logica che regola il metodo scientifico. Invece noto con stupore e un certo dispiacere che invece si utilizza tutto il repertorio dei falsi argomenti, finendo per applicare il metodo acclarato di ogni debunker di sistema che si rispetti. Come se il domandarsi il perché tutti lo vedono vestito quando il re è nudo fosse diventato complottismo. Come se chiedere il perché di qualcosa che ci riguarda tutti fosse il primo passo verso l'eversione conclamata.

Invece di argomentare nel merito e secondo logica quindi si passa al bosco delle fallacie, delle quali riporterei alcuni esempi delle più frequentemente utilizzate:

APPELLO ALL’INCREDULITA’: “Dire che Ratzinger possa non aver abdicato regolarmente è un’assurdità”.

APPELLO ALLA MAGGIORANZA: “Se di sede impedita parlano solo due o tre persone vuol dire che si tratta di un’idea assurda”.

APPELLO ALLE CONSEGUENZE: “Se Ratzinger ha veramente fatto finta di dimettersi, di fatto ci ha consegnati in mano a Bergoglio”. (Vedi "se abbiamo Francesco è colpa di Benedetto".)

APPELLO ALL’ADULAZIONE: "Una persona intelligente come te non può credere alla storia della sede impedita."

APPELLO ALLA PIETA’: "La Chiesa è già in una crisi profonda, cacciare Bergoglio sarebbe un trauma per tutti i cristiani."

APPELLO AL RIDICOLO: "Affermare che Benedetto XVI parlasse in codice non è altro che fare letteratura alla Dan Brown."

APPELLO ALL’ODIO: "Quelli che non credono all’autorità del papa regnante sono come i novax." "Se esistono i libri come Codice Ratzinger è perché ci sono gli idioti che li richiedono". [NdA. Un curioso caso speciale della legge della domanda e dell'offerta].

FALLACIA DEL PERFEZIONISTA: "L’unico modo per uscire dall’impasse rappresentato da Bergoglio è affrontare il problema del Concilio Vaticano II."

SALVATAGGIO AD HOC: "Sappiamo che Bergoglio è eretico, ma essendo il Papa dobbiamo obbedirgli."  [Variante cattotrad muoiasansonista.]

DEPISTAGGIO: "Dici che Ratzinger non ha veramente abdicato e che Bergoglio non è papa? Ma la vera crisi della Chiesa nasce molto prima. Del resto Ratzinger era modernista." [Qui si rischiano le vertigini].

DUE TORTI FANNO UNA RAGIONE: "Bergoglio vuole distruggere la Chiesa? E allora papa Ratzinger che da giovane era modernista?"

A parte il cortocircuito logico dialettico, dal punto di vista psicologico il rifiuto dell'ipotesi inaccettabile perché contraria alle proprie credenze e set di convinzioni ideali e politiche consolidate si configura inoltre come un vero meccanismo di difesa, una forma di negazione che funge da protezione dell'Io, quindi come atto emotivo e non logico.

Infatti, se questa fosse la realtà, ovvero che un conclave abusivo ha eletto il successore di un Papa non morto e non abdicatario, la questione sarebbe effettivamente dirompente e di una gravità inaudita per chi l'ha perpetrata. Del resto, potremmo mai meravigliarci, alla luce dei recenti avvenimenti degli ultimi quattro anni, che un fatto del genere possa essersi effettivamente verificato?

La logica tuttavia, se è in grado di spiegare la cosiddetta magna quaestio dal punto di vista formale e legale, non risponde al quesito del perché Benedetto XVI sarebbe rimasto in Vaticano, vestendosi di bianco, accettando l'inesistente titolo di papa emerito. Ovvero non spiega a quale scopo l'avrebbe fatto.
Qui può esserci d'aiuto solo l'interpretazione teologica ed escatologica dei fatti, che in termini di fede è pienamente lecita e appropriata.
Ovvero dobbiamo ipotizzare che Benedetto XVI, incalzato dai nemici della Chiesa, abbia agito in modo da continuare a ricoprire, per quanti anni gli sarebbero rimasti da vivere, il ruolo del katéchon, ovvero di colui che trattiene. E che cosa? Nient'altro che la grande apostasia nella Chiesa preannunciata da San Paolo e denunciata come imminente nei messaggi di Fatima che, per i credenti, dovrebbero essere fonti autorevoli alle quali attingere. O no?
Un Papa ancora tale, pur posto in sede impedita, avrebbe garantito la continuità della linea petrina, in attesa di un pronunciamento da parte di coloro ai quali compete riguardo all'usurpazione della Santa Sede da parte di forze anticristiche.

In ottica di fede questa è una spiegazione più che plausibile nella sua cristallina semplicità ma risulta indigesta ed inammissibile a chi ormai è convinto che tutti i papi siano uguali, che siano tutti abusivi in quanto post-conciliari, che nessuno di loro possa aver compiuto un atto di eroismo in difesa della Fede e per amore di Gesù Cristo e quindi, dopo Bergoglio, sarebbe disposto, per accettazione pacifica universale e per non fare troppo rumore e non svegliare Caron Dimonio, a tollerare perfino, dopo la Pachamama, nu bello Berlicche sul trono di Pietro. La situazione come sempre è disperata, ma non seria.

lunedì 11 settembre 2023

I ROVELLI DI OPPY

 

Giorni fa, senza aver visto il film ma basandomi sulle foto di scena che circolavano e su un mio certo intuito, più che femminile, cinefilo, realizzai questo meme per Twitter.
Stasera, di ritorno dalle tre ore di "Oppenheimer" devo purtroppo confermare ciò che avevo subodorato. Stavolta Christopher Nolan ha toppato.
Premesso che un film per durare tre ore deve essere "Via col Vento" o avere il montaggio insuperato di Pietro Scalia in "JFK", la triste verità di "Oppenheimer" è che, dopo una mezz'orata abbondante di biografismo wikipedista, ovvero tutto ciò che già sapevi e ti saresti aspettato di vedere sul "prima" dell'uomo dietro la bomba, con Cillian Murphy impegnatissimo ad interpretare nel modo più didascalico possibile lo stereotipo dello scienziato borderline, ebbene il film decolla solo quando entra in scena Matt Damon (nei panni del generale Leslie Groves), il quale ruba la scena al protagonista senza pietà e con cristallina volontà di nuocere.
Questo però è solo il più clamoroso dei momenti imbarazzanti o, come dicono i giovani, "cringe", di questo film, che ne colleziona a bizzeffe, assieme ahimé alle occasioni mancate.
Come la mela avvelenata, citazione della modalità di suicidio scelta veramente da un altro scienziato, l'Alan Turing padre del calcolatore elettronico.
Oppure la sottile misoginia che aleggia sulle due uniche figure femminili (in effetti la Bomba non è roba per signorine), con la Emily Blunt e la dea delle crisi di nervi Florence Pugh relegate ad offrire nient'altro che momenti-donna e una delle scene di sesso più cringe degli ultimi anni. Certo, se scegli la Regina di Maggio di Midsommar, poi la fine è inevitabile, Chris.
Murphy, dalla costante recitazione quasi espressionista Eyes Wide Open del Cesare sonnambulo del "Doktor Caligari", non sembra entrare nel personaggio se non quando ne calza l'iconico cappello, che però alla fine fa venire in mente più il personaggio dell'alter ego di Johnny Depp interpretato da John Turturro in "Secret Window" che il vero R.J. Oppenheimer. Una presenza, un'apparizione, un cartonato, più che un'incarnazione. Pensiamo solo all'Austin Butler diventato letteralmente Elvis redivivo corpo-voce nel recente biopic di Luhrmann.
Quel vero Oppenheimer che, dopo le tre ore del biopic di Nolan, per noi resta invece un mistero avvolto in un enigma. Era nient'altro che il solito scienziato al limite con un piede già nella psicopatia così utile a Lascienza e quindi al Potere, insomma c'era, oppure ce faceva, era un freddo doppiogiochista che si è riciclato dopo il misfatto come coccodrillo in lacrime da copertina? La risposta è proprio nell'ambiguità irrisolta del personaggio? Può darsi.
E gli altri personaggi? Truman è proprio lo stronzo che deve essere chi dà ordine di lanciare una bomba su una città popolata; e Teller è esattamente lo stronzo che deve essere chi, mentre sta costruendo la bomba più micidiale della storia, già pensa di realizzarne una ancora più distruttiva.
Einstein viene ridotto ad una specie di umarell che va a guardare le papere al laghetto al posto del cantiere.
Appena un minimo accenno sindacale per Heisenberg e Fermi, che avrebbero meritato una menzione ben più approfondita sul rispettivo ruolo nell'evocazione dell'eone atomico.
Dal punto di vista filosofico, bello seppur scontatissimo l'accenno iniziale a Prometeo che ruba il fuoco agli dei e la citazione "Ora sono diventato morte, il distruttore di mondi" dal Bhagavadgītā, che però rimangono perle gettate ai porci invece che spunti da approfondire. Magari per capire il perché della scelta del nome Trinità (citazione da John Donne) dato da Oppenheimer al primo test atomico.
Inutile aggiungere che la terza parte del film, quella sulla questione personale tra Oppy e il suo accusatore e le interminabili sedute della commissione, andrebbero affidate alle cure sapienti di Edward Mani di forbice, rappresentando un vero accanimento terapeutico sul povero Cillian, che a quel punto non ne può più di Oppy.
In conclusione, se in tre ore l'unico momento veramente emozionante di un film su Oppenheimer è quello quando esplode la bomba, ovvero il momento della pura azione piuttosto che quello del pensiero, c'è da riflettere veramente sul destino degli attori e sull'ipotesi che, ai prossimi Oscar, quello all'attrice non protagonista non vada proprio a "The Gadget*, ovvero alla Bomba".

* Nome dato al primo ordigno nucleare esploso ad Alamogordo.

sabato 14 gennaio 2023

HUMUS DI LOMBROSO

 



Un articolo sul Foglio scritto da un ricercatore che, parlando nei suoi pezzi di "immondizia novax", per cotale volgarità dialettica non meriterebbe nemmeno attenzione, mi offre tuttavia lo spunto per un'osservazione sul carattere tutt'altro che moderno della scienza e sul suo lato oscuro sempre in agguato e ultimamente predominante.

L'articolo, forse influenzato dal passaggio della cometa di Neanderthal sui nostri cieli ma più probabilmente da altre congiunzioni astrali, ci offre un interessante spiegone su "Come il “Neanderthal che c'è in noi” influenza i nostri tratti neuropsichiatrici."

L'articolo ci informa che vi sono scienziati che studiano avidamente il DNA fossile del Neanderthalensis, nonostante la difficoltà nel reperire materiale genetico di una specie umana che si estinse una quarantina di migliaia di anni fa, materiale che sopravviverebbe in una percentuale tra l'1 e il 4% in noi umani moderni, ma solo in quelli europei non-africani. Le cause della completa sparizione del Neanderthal non sono certe, anche se si parla di ibridazione con il Sapiens, eliminazione fisica (genocidio), selezione sessuale, competizione o sostituzione per rimpiazzo. Suona familiare.

La sostituzione del Neanderthalens (in grigio chiaro).

Identificati con grande difficoltà, immagino, i geni di Neanderthal, in laboratorio si è stabilito che essi sarebbero responsabili di un scarsa propensione all'elaborazione sociale e in qualche modo ci predisporrebbero addirittura ad un più elevato rischio di schizofrenia. Calma, sento già il nome del grande fratello scienziato aleggiare nell'aria, ma non ho ancora finito. Cito dall'articolo:

" Per quanto riguarda il nostro cervello e la sua anatomia, in particolare, si è trovato che gli individui moderni che portano più varianti genetiche di origine Neanderthal hanno forme del cranio che assomigliano maggiormente ai resti cranici di Neanderthal e contemporaneamente le regioni del cervello sottostanti mostrano variazioni strutturali che correlano con il grado di introgressione di DNA antico."

Eccolo. A lungo evocato dalle Eusapie Palladino delle pagine scientifiche di ciò che resta dei giornali, alfine lo spettro di Cesare Lombroso si è appalesato. Questa paleopsichiatria per immagini che scava nelle città morte dell'atavismo, queste Troie dove ancora si allevano cavalli da riempire di subdoli achei, hanno sfornato l'ennesimo delinquente genetico, il criminale atavico e irredimibile perché marchiato nel codice primario. 
Cesare Lombroso, è sempre bene ricordarlo, fu colui che affermò che la delinquenza atavica degli italiani meridionali, quindi in teoria di tutti loro, si riscontrava però solo:

"«In quella gran parte di essi che non appartiene alla classe dirigente, cioè che non ha accettato l’unificazione nazionale». (1)

Oppure che non ha accettato il trattamento sanitario obbligatorio, diremmo oggi. Non so se Lombroso avrebbe definito immondizia i "novax" ma di certo avrebbe bramato uno dei loro crani per la sua collezione, per studiarlo attentamente.

Il paragone con i novax non è campato in aria perché, in un precedente articolo della medesima rubrica, il ricercatore ecologico ci aveva avvertito che: "Se alcuni individui sono più esposti a sviluppare danni respiratori gravi causati da Sars-CoV-2 è per l’antico incontro con i Neanderthal". 

Insomma siamo tutti "ignoto uno" senza saperlo, e quella fossetta sul cranio lo dimostra. Preistorici residuali sabotatori della nuova grande ibridazione, quella con la macchina. Antichi, ribelli, folli e menefottisti. Portatori di inaccettabile imperfezione, già una volta pseudospeciati e ora pronti per la nuova espulsione dal mondo dei perfetti perché geneticamente, quindi razzialmente (non giriamoci attorno) inferiori e pericolosi.

Ah, la Scienza quella bella, moderna, progressista, positiva. Quella che non si può definire cagna perché sarebbe fedele all'Uomo e invece brama di tradirlo con la macchina, e che della bestia è solo figlia, 

Basatissimo comunque, questo Neanderthal. 


"I'm a neanderthal man
You're a neanderthal girl
Let's make neanderthal love
In this neanderthal world."

Neanderthal Man, Hotlegs, 1970."



Note: (1) Lara Pavanetto "Vincenzo Verzeni. Il serial killer della bergamasca", Intermedia Ed. 2022

martedì 16 agosto 2022

Dello spiegonismo e dei divulgatori scientisti

 


La scomparsa di Piero Angela, personalità della televisione già collocata da tempo per meriti conseguiti sul campo nell'Olimpo degli indiscutibili ed intoccabili, ne ha provocato l'immediata santificazione e la definitiva elezione a maestro asceso. Del resto non vi è stata tendenza scientifica, innovazione tecnologica o versione ufficiale che Angela non abbia somministrato amorevolmente per decenni dal teleschermo ai suoi spettatori adoranti, come un benefico medico vaccinatore della mente.

A questo proposito, seppur nel tripudio di lodi per una carriera indubbiamente meritoria e indefessa dedicata alla divulgazione del Pensiero Unico Scientifico, qualcuno non ha potuto fare a meno di ricordare le ultime dichiarazioni di un Angela intervistato da Lucia Annunziata nel dicembre scorso sulla pandemia, con le sue raccomandazioni di partecipare ai cenoni non solo da "tutti vaccinati" ma anche da tamponati di fresco il giorno prima. Consiglio di rivedere quell'intervista, qui in frammento, perché l'Annunziata che parla di vaccinare "militarmente" tutto il mondo è un ottimo memento di ciò che era stato pensato per noi e ci è stato inflitto per due anni, e che ora si vorrebbe dimenticassimo per evitare di farci apostrofare di rancorosi ingrati rompicoglioni mentre ci rifiutiamo di correre a rivotare in massa coloro che volevano tanto salvarci ma non hanno potuto farlo.  Anche l'accenno di Angela nell'intervista al problema della gente che si sposta con l'aereo e quindi sparge l'immondo virus come nei più triti cliché dei film pandemici, è un indizio niente male di quanto egli fosse acutamente addentro alle ultime tendenze del mondonovismo; come il limitare gli spostamenti se non in bicicletta e il disincentivare i viaggi, da sostituire magari con sedute di realtà aumentata nel salotto di casa. Talmente addentro che, ad esempio, nel 1986 e nel 1987, in era ante Greta, egli condusse dal Palazzetto dello Sport di Torino, davanti a ottomila spettatori, due prime serate su Rai 1 sui problemi del clima. Piero Angela è stato anche, con il CICAP, l'importatore ufficiale in Italia della figura del debunker, ovvero del difensore dell'ortodossia PUS e demolitore controllato di ogni teoria che deviasse dal solco tracciato dall'aratro de Lascienza, nel frattempo sempre più decaduta a ectoplasma dello Scientismo.

Aldous Huxley sosteneva che nell'opera tarda degli artisti e degli intellettuali in genere, vi fossero nascosti i loro "frutti più prelibati", come risultato di una loro maturazione personale e culturale che li rendeva compiutamente il prodotto dell'evoluzione di ciò che furono da giovani. Non si può non pensare, per associazione d'idee, alle imbarazzanti uscite di un grande vegliardo e scienziato come Noam Chomsky il quale, in questa intervista e in altre dichiarazioni, si è lasciato andare ad un'aperta invocazione all'emarginazione ed isolamento attivi delle persone non vaccinate, fino a dire che quello del loro futuro  sostentamento, a quel punto, sarebbe stato da considerare "un problema loro", non della società che avrebbe dovuto da loro difendersi.                            

Lo scienziato e lo scientista si ritrovano quindi uniti nella lotta contro il libero arbitrio, supremo e sacro principio umano. E' la riprova che Scienza e Scientismo sono ormai indistinguibili e che, come negli ultimi stadi delle sindromi schizofreniche, uno dei due ha preso il sopravvento. Il covid ha funto da implacabile e spudorata livella, e il  celebre motto burioninano "la Scienza non è democratica" non era una frase ad effetto ma La Rivelazione, il frutto raccolto dell'opera tarda dello scienziato e la definitiva epistemologia.

I media sono stati la cinghia di trasmissione di questo delirio. A differenza di Mike Bongiorno che ebbe il compito, recitando la parte dell'ammeregano finto ignorantone, di distrarre il popolo con il gioco divenuto poi culto del nozionismo e della conoscenza da fenomeni un po' idiot savant, e di Alberto Manzi (fortemente voluto in RAI da Aldo Moro) che invece insegnò veramente a leggere e a scrivere agli analfabeti e ai bambini dell'epoca, in una sorta di paleoDAD, una delle poche evenienze di vera utilità sociale della televisione, Piero Angela fu il sommo divulgatore, un'Alexa autorevole ma sottilmente ironica e molto British e soprattutto colui che introdusse in Italia lo spiegone. 

Lo spiegone è la vaccinazione di massa contro la capacità di ragionare autonomamente che ci farebbe davvero imparare e per sempre; è l'indottrinamento mediante la somministrazione del pensiero unico a cucchiaiate bollenti. E' anche un complesso e piuttosto subdolo sistema di strumenti di controllo mentale che rivela la necessità da parte del sistema di ottenere la regressione degli adulti alla fanciullezza e la fissazione dei giovani all'adultescenza; la dipendenza affettiva dai surrogati genitoriali, il reset a tabula rasa della coscienza, richiesta ad un popolo da addestrare alla mancanza di democrazia e che ci si appresta a curare  dalla dipendenza dalla libertà. Un popolo di scolaretti bendati che hanno bisogno del link, della fonte, del permesso per pensare da parte di coloro che "aprano loro gli occhi" e che accettino infine, ad esempio, la terapia senza fare domande e "per il loro bene". Un'atroce psichiatrizzazione di massa in assenza di manicomi, se volessimo proprio esagerare con le analogie. 

Il vero maestro è invece colui che applica la maieutica, ovvero mette in condizione l'allievo di giungere da solo alla risoluzione del quesito ed alla scoperta della verità, come frutto del proprio ragionamento e della propria esperienza. Come fa lo psicoterapeuta che conduce il paziente a scoprire da solo quale comportamento o atteggiamento promuovano il suo equilibrio e benessere psicologico ideale, conducendolo fuori dallo stato di sofferenza. Il terapeuta e il vero maestro non devono convincere o indottrinare, ma fornire solo  gli strumenti per giungere autonomamente alla guarigione e alla conoscenza. 

Guarigione e conoscenza sono atti di volontà propria, di libero arbitrio. Bisognerebbe ricordare sempre che, a meno che non rientriamo nell'età scolare, grossomodo dai tre ai venticinque anni, nessuno ha diritto di "spiegarci" qualcosa e noi non abbiamo il dovere di "capire" alcunché, finendo dietro la lavagna se ci rifiutiamo di farlo. Figuriamoci se si tratta non di materie scolastiche ma di opinioni, atteggiamenti o comportamenti al di fuori dell'ambito scolastico e tra adulti e immunizzati. Si tratta unicamente in quel caso di manipolazione e lo spiegonista difatti si riconosce subito dall'utilizzo frequentissimo di due verbi declinati in senso sottilmente imperativo: capire e spiegare

Lo spiegonismo ed il suo clero, ovvero la pletora di insegnanti, professori, divulgatori a vario titolo ed esperti televisivi esplosi come schegge di granata su tutti i media, social compresi, possono offrire solo la pappa predigerita agli uccellini di nido che porgono loro il gozzo, pronti ad ingoiare di tutto perché oramai incapaci di digerire altro. Non offrono conoscenza, dubbio e ricerca ma l'unica versione dei fatti e prima di tutto la fede cieca nella loro onestà e benevolenza. Non si preoccupano nemmeno della coerenza delle loro affermazioni, tanto esse sono insindacabili. Sono lì per spiegarci con lo spiegone. Cosa? Qualunque cosa.                                                                                                                          Nella preistoria dello spiegonismo ancora limitato alla scatola infernale da salotto, Piero Angela affermava: «Quando un lettore (o ancor più un telespettatore) non capisce, la colpa non è sua: ma di chi non ha saputo comunicare. Cioè dell'autore.»  Qui siamo ancora, bontà sua, al lato benevolo dello spiegone, allo spiegonista in buona fede. "Non hai capito, non è colpa tua".  Poi le cose sono cambiate.

Se la televisione da sempre veicolava, collettivizzandoli, idee e schemi comportamentali; se agiva sulle emozioni tarpando il pensiero logico a suon di fallacie, e preparava quindi il terreno, ora è la Politica (o ciò che definiamo con quel termine, in pratica ciò che resta di essa, l'ennesimo ectoplasma) che negli ultimi anni si è assunta in proprio il compito di spiegare e far capire agli adulti rinfanciulliti (soprattutto sui social media) al fine di poter agire più efficacemente quei meccanismi di aggancio, seduzione, rinforzo intermittente che si traducono in controllo mentale. Per questo abbiamo questa esplosione di professori che spiegano, che ci hanno insegnato tanto, che ci hanno aperto gli occhi ed ai quali siamo tanto grati per ciò che fanno. Tanti Pieriangela in incognito che ci fanno finalmente uscire dalle tenebre dell'ignoranza non più scientifica ma politica, sempre che non pretendiamo di alzare la mano e chiedere spiegazioni, non spiegoni, perché allora sono guai. Si riconoscono facilmente anche gli alunni secchioni degli spiegonisti. Sono coloro che utilizzano anche inconsciamente il linguaggio di gruppo ritrasmettendone all'infinito le frasi stereotipate o hanno introiettato il linguaggio del docente e perfino il suo comportamento abusante. Una situazione che non ricorda tanto un'aula scolastica o parlamentare quanto piuttosto il refettorio di una setta o il Panopticon.

Se la Politica si è ridotta a quest'ultimo tentativo disperato di terapia abusiva ed abusante che comporta la non elaborazione del transfert e l'instaurazione di una relazione tossica tra elettore/bambino/alunno ed eletto/adulto/maestro, e che in caso di proprio fallimento si dedica alla colpevolizzazione di chi "non ha capito nonostante gli avessimo spiegato", vuol dire che è proprio finita. Se i suoi rappresentanti sono solo alla ricerca di una scialuppa dove saltare trasvestiti da donna con il bimbetto piangente in braccio, non è degna di essere ascoltata perché, nonostante gli spiegoni sulle buone intenzioni e le circonvenzioni anulari, dopo questi ultimi due anni da incubo, non potrà mai renderci la sicurezza della libertà.

Nulla è perduto, tuttavia. Al riparo dalla grande menzogna, la Politica e la Scienza attendono impazienti la cacciata dei rispettivi usurpatori.



"Qualcuno spiegò con chiarezza che la compressione dei diritti economici della maggioranza avrebbe portato alla compressione delle libertà individuali. E facendolo, si mise nei nostri panni. Il partito cui appartiene ora lotta in difesa nostra. Per questo #Credo"

Cit. Anonimo Alunno su Twitter



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