lunedì 29 settembre 2008

Voglio la testa del CEO

Si fa presto a criticare i senatori americani per non aver (ancora?) approvato il piano di salvataggio statale degli istituti finanziari in crisi, proposto dal presidente Bush.
Dimentichiamo troppo spesso che 1) gli americani le tasse le pagano già e salate, visto che mantenere un complesso militare industriale sempre in fregola di guerra costa più di quanto possiamo immaginare; 2) gli americani sono un popolo dall'imprinting rivoluzionario, la cui Costituzione prevede, nero su bianco, il diritto del popolo di rovesciare anche con la violenza un governo se dovesse rivelarsi indegno dei suoi rappresentati; 3) i governanti americani hanno ancora un briciolo di timore del loro popolo (forse perchè quest'ultimo è armato fino ai denti?)

Potremo aggiungere ancora il fatto che a nessuno, ovunque nel mondo, piace vedersi aumentate le tasse, per salvare il culo, oltretutto, a dei filibustieri senza pudore che hanno speculato sulla pelle di loro cittadini.

Ecco, Bush potrebbe fare una bella cosa. Chiedere agli americani un sacrificio per evitare il baratro e le "conseguenze inimmaginabili" di cui parlava Colaninno ieri sera in TV ma contraccambiare con una bella dozzina di cesti natalizi con le teste dei CEO, dei capintesta, dei capoccia, dei manager, dei responsabili, insomma, di questo crack.
Perchè, perdìo, ci sarà pure una responsabilità di qualcuno, di qualche persona fisica in ciò che sta accadendo nel mondo finanziario.

Il liberismo, la deregulation, le idee strampalate di alcuni mentecatti travestiti da economisti che hanno usato politici dementi per imporre le loro idiozie ci hanno condotto a questo. Non basterebbe un esercito di llama per sommergerli abbastanza di sputi.
L'esempio dell'Argentina del 2001 non ha insegnato loro nulla. Pensavano fosse una delle solite crisi da pezzenti sudamericani, impensabile alle nostre latitudini ed hanno proseguito imperterriti con le parole d'ordine "il liberismo non vuole lacci e lacciuoli", "il mercato si autoregolamenta". Un bel paio di balle e ora nel culo ci vanno i gringos.

Fa bene l'americano medio ad incazzarsi con i suoi rappresentanti e a mettere mano alla doppietta del nonno o all'M16 se questi chiederanno loro altri sacrifici senza una giusta contropartita.
Ci vuole una bella Norimberga dei gerarchi della finanza mondiale, con tante belle teste che cadano, a cominciare da quelle di chi prometteva alla vecchietta il 40% in un anno senza rischi e quindi da coloro che hanno lavorato sott'acqua per eliminare qualunque tipo di controllo sulle manovre finanzarie.
Poi, una volta ripulito il pavimento, possiamo ricominciare a parlare di economia. Non di finanza.



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domenica 28 settembre 2008

Ogni maledetta domenica

Si, penso che parlerò di Paul Newman ma non ora, più avanti.

Come ogni domenica, cerco sui vari giornali online spunti per un post riassuntivo della settimana e oggi mi imbatto in questo pezzo, di cui mi compiaccio di offrirvi l'incipit, vestita da Caligola e con l'occhio malvagio alla Malcolm McDowell:
Nitrisce. «Ecco, ci siamo!». Digrigna. «Forza, dai...». Il bianco dell'occhio, l'iride immobile. «Attenti, attenti...». I muscoli tesi, gli zoccoli piantati nel tappetino di gomma. «Bravo, così...». La monta di Varenne è pianificata, rapida e ricca come un Grand Prix. Tre volte la settimana. Traguardo in tre minuti. Cinquecento milioni di spermatozoi. Non sgarra, non trasgredisce, non fa cilecca. Sesso del buon borghese. E quando ha finito, secondo tradizione maschile, si gira dall'altra parte come se niente fosse.
Dite la verità, l'orgasmo dello stallone come pezzo di cronaca vi mancava. Non c'è stato il coraggio di arrivare alla descrizione del cumshot ma non importa, Rocco Varenne è instancabile e ne ha ancora di cartucce da sparare. Abbiate fede.

Non che il resto della prima pagina del Corriere online sia meglio. La pornografia dilaga. Berlusconi e Veltroni litigano e si lanciano battute come George & Mildred, ve li ricordate? Lei stuzzicava il marito per tutta la puntata rinfacciandogli di essere un pisello morto.
Mentre la stella della Palin pare al tramonto e McCain non ha il coraggio di invitarla nemmeno ai tè con le damazze per paura che faccia delle gaffes, l'autarchica Santadeché passa nella squadra di pornopolitichesse di Silvio Schicchi. Con Storace si annoiava, e non si sentiva abbastanza valorizzata. Ora potrà osare l'inosabile.

Paul, ah si, Newman. Ci arrivo.

Il bello della domenica è che c'è lo sport a distrarti. Peccato solo non potersi dormire in santa pace un Gran Premio di F1 a causa delle urla da cavallo in calore del telecronista di Sky, con quell'insopportabile accento da baùscia. Giuro, dovendo scegliere se buttare lui o quell'altro, quello che "Valentino c'è!!!", dalla torre, sceglierei la torre e non se ne parli più. Coraggio, ancora qualche gran premio farsa poi la tortura va in letargo fino a primavera e buonanotte ai Briatori.
A proposito, che bello il gran premio by night, con i piloti che si tirano dietro i serpentoni falcia-meccanici e vanno a sbattere in curva come degli ubriachi qualsiasi. Mancava solo la coda davanti alle mignotte. Se i boss della F1 riuscissero a far passare la pista attorno alla roulette e al tavolo del poker di qualche Casino sarebbe il massimo. Sembra di stare alle corse dei cavalli in notturna e c'è lo stesso puzzo di scommesse.
Tutto questo mentre si attende con ansia il derby di Milano sperando nella sconfitta del ghinho di Mourinho. Simpatico il ragazzo, ho conosciuto rottweiler più socievoli e dotati di sense of humor di lui.

E' morto Newman. Ma si, ci arrivo.

A proposito di attori che non ci sono più. Che grandissimo, stupendo attore e uomo era Vittorio Mezzogiorno che mi sono rivista questo pomeriggio nella "Piovra 6".

Anche Paul ora non è più, dicevo. Ricordo il suo ultimo film, "Era mio padre" di Sam Mendes, dove era cattivo, cattivissimo, nel ruolo più crudele che si possa immaginare, quello di un padre che preferisce al figlio carnale un estraneo. Un mafioso cattivo da far spavento che faceva piangere un duro come Daniel Craig.
Un grande. Uno dei ruoli più belli della sua carriera.

Visto come va il mondo, con lo schifo che predomina e i vivi che ci tocca sopportare, non siate tristi per Paul. E' andato in un posto migliore di questo.

giovedì 25 settembre 2008

Ed ora le punizioni corporali

Del grembiule con il fioccone che Suor Bèla-Stéla Gelmini rivuole nelle "squole" si è già parlato. I soliti maligni ora parlano di presunti interessi economici della ministra nel settore tessile ma forse è solo l'ennesimo pettegolezzo che si aggiunge a quello, a livello di leggenda metropolitana, che la vorrebbe figlia di un prete e mica di un prete così, ma di Padre Eligio, il famoso padre spirituale in slip rossi del Milan di Rivera. Fantasie irreali o fantasiose realtà, chissà?

Ora Stelassa torna all'attacco con il maestro unico. Vi dirò, a me che sono cresciuta con il Maestro Alberto Manzi, al quale debbo imperitura gratitudine per avermi alfabetizzato per via catodica prima ancora che andassi a scuola, la cosa non pare tremenda, anzi mi vengono i goccioloni agli occhi. Ma si, un bel maestro o una maestra, dei Konrad Lorenz sui quali sviluppare il primo vero transfert della nostra vita ed imprintarci con gioia come tante paperette è sano e formativo.

Molto peggio pensare di restringere il tempo pieno o l'idea di ritornare a classi di trenta elementi. Ai nostri tempi, trenta scolari in una classe significava trenta scolari ancora gestibili a parte qualche singolo Franti. Oggi come oggi, con le lenze da galera che ci ritroviamo come figli, si dovrà temere seriamente per l'incolumità fisica degli insegnanti. Non vorrei che Maroni dovesse inviare l'esercito anche nelle classi per questioni di ordine pubblico.

Poco male, la Stellina ha pensato anche al 7 in condotta per sedare i bollenti spiriti. Giusto e, già che si fa, dopo il grembiule, il castigo dietro la lavagna, il cappello da somaro e l'inginocchiamento sui ceci, perchè non tornare alle care vecchie punizioni corporali a base di righello, frustino e cinghia dei pantaloni? Roba che i nostri babbi ancora sentono il bruciore alle chiappe, solo a pensarci.

L'unica cosa che la ministra con il fiocco non toccherà, dice, saranno gli insegnanti di religione e di sostegno.
Ci credo, perchè il suo modello è quello. La vecchia scuola cattolica austera fatta di pedagogia nera, quella dove le suore menavano, oh se menavano...

martedì 23 settembre 2008

Agnosticismo democratico

Sono passati cinque mesi dalla scomparsa, dopo lunga malattia, della Sinistra. E' proprio vero, in Parlamento non vi sono più partiti di sinistra, nemmeno uno piccolo così ma la cosa incredibile, dite se non è vero, è che quasi non ce ne importa più niente. Sinceramente, voi vi sentite in lutto per la perdita di quella Sinistra? Ne sentite veramente la mancanza?
A volte mi fermo a pensare: che farà Diliberto? E Rizzo? E tutta la miriade di rivoli nei quali la Sinistra ama dividersi da sempre? Staranno facendo qualcosa per rimettere insieme uno straccio di alternativa alla fascio-demagogia di Berlusconi? Oppure no, si tratta di anime morte che vagano senza speranza e che finiranno solo per essere dimenticate?

Per quanto riguarda il partito che dovrebbe (il condizionale è obbligatorio) esistere perchè è rappresentato in parlamento e dovrebbe in teoria fungere da opposizione al governo Berlusconi, il Partito Democratico, mi fa venire in mente Nicole Kidman e i suoi bambini in "The Others".
I piddini si credono vivi e in grado di agire, fare e menare ma in realtà sono morti che non sanno di esserlo, come i "mortacci" di Sergio Citti, per fare un altro esempio. Ombre ed entità metafisiche che non hanno alcun potere di modificare lo stato delle cose. Hai voglia a parlare di CdA RAI, di regole del gioco. Ectoplasma sei, ed ectoplasma rimani. Tu agita pure le tue catene ma i vivi non ti sentono né ti vedono.

A questo punto, con un opposizione che appare e scompare ma non ti lascia nemmeno un lieve profumo di rose, si pone un interessante quesito metafisico: Veltroni esiste?

C'è chi crede sinceramente nell'esistenza di Veltroni e chi invece si dichiara ateo: Veltroni non esiste.
Per conto mio, in mancanza di prove certe, sposo un prudente agnosticismo. Non posso dire né che Veltroni esista, né che non esista. Ogni tanto egli appare, si materializza in ectoplasma e pare addirittura che dica qualcosa ma ho perfino il dubbio che quando pare dica qualcosa di sinistra, si tratti di una maligna ed ingannevole manifestazione diabolica.

(Ringrazio HTTP500 2.0 per l'ispirazione.)


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venerdì 19 settembre 2008

Una volta per tutte: sono DONNA!

A me pare incredibile e ogni volta me ne stupisco, ma dopo due anni e passa di bloggamenti quotidiani o quasi, c'è ancora chi mi scambia per un uomo.
Eppure, chi passa di qui e legge le note biografiche (che parolone!) sulla destra, può leggere chiaramente "sono NATA". Dovrebbe essere evidente che parlate con una paperA zoppA.
Me ne stupisco e non so farmene una ragione perchè le papere per me sono naturalmente femmine. Esistono i paperi, si, ma me ne rendo conto dopo, ragionando sul fatto che anche le anatre si riproducono per cui devono esserci maschi tra di loro. Per questo non capisco perchè si pensi che Lameduck sia un paperO.

Chissà perchè capita quasi esclusivamente con i lettori maschi. Noi ragazze ci annusiamo e riconosciamo subito il nostro stile sia di pensiero che di scrittura. Invece loro, quando per esempio ti apostrofano in un dibattito su un forum o chat o ti commentano, nonostante abbiano letto le cose che hai scritto, ti danno spesso del "lui". "Caro amico, non capisci un cazzo", oppure "Hai ragione, amico, sei troppo bravo".

Il fenomeno, come tutte le cose ripetitive, mi incuriosisce.
Non sarà perchè nell'immaginario di Internet IL blogger è maschio e se magari è bravo è maschio due volte? Non voglio pensare che si dia per scontato che le donne, se tengono un blog, lo fanno solo per far sapere al mondo quanti glitters riescono a piazzare su una pagina web.
Lo so che i fantastici primi dieci blogger dell'universo sono tutti maschi e per trovare Black Cat bisogna andare in 11a posizione nella superclassifica delle blogstars.
Tra parentesi, non è curioso che poi tra di loro si chiamino "LE blogstar", al femminile, anche se sono tutti maschi e, diciamolo alla Tarantino, si fanno un po' i pompini l'un l'altro?
Saranno pure blogstars ma, l'ho già detto e lo ripeto, senza rancore, chi scrive meglio sui blog con dei contenuti sono le donne. Non c'è niente da fare. Ci sono maschi bravi, per carità, ma le donne sanno scrivere e bene. Bisogna riconoscerlo, cari amici.

Per cui, scusate lo sfogo e l'argomento frivolo da post del sabato sera, ma io sono contenta che quella sera a mio babbo sia partito uno spermatozoo con la X, mi sento molto bene nella pelle di donna, anzi ne sono proprio orgogliosa.
Vorrei suggerire a coloro che ancora, dopo questo post, saranno tentati di prendermi per maschio, di imprimersi bene nella mente, a mo' di esercizio, l'immagine di Dita Von Teese e, quando mi leggeranno in futuro, mi pensino in reggicalze e bustino. Forse la capiranno.

P.S. Per evitare equivoci e false illusioni, non sono IO quella della foto. E' Dita.


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martedì 16 settembre 2008

A mangiare il Kitekat nelle roulottes

La colorita espressione è del ministro antiglobal Tremontino, pronunciata testé nel corso di un'intervista al TG1, con riferimento alla drammatica crisi americana dei mutui che spinge le famiglie della classe media a sempre peggiori livelli di povertà.
Secondo lui non è possibile che in Italia succeda altrettanto perchè il sistema pensionistico è solido, le banche hanno gli sportelli (giuro) e, insomma, è il sistema americano che fa cagare.
Speriamo non siano le ultime parole famose.

Certo è stupefacente che, in un governo dove tutti, anche le ministre, hanno vigorose erezioni da Cialis pensando alla signora Thatcher e a Milton Friedman, vi sia qualcuno di non poca importanza che dica che il crollo delle banche d'affari è colpa della globalizzazione, cioè della conseguenza di quella neoplasia capitalistica che è stato il neoliberismo.

La dea Nemesi in questi giorni celebra la sua apoteosi. Dopo anni in cui si è favoleggiato di liberismo, libero mercato e più figa per tutti, lo stato più liberista del mondo è costretto a salvare con soldi pubblici due banche d'affari private per evitare il crollo completo del sistema.
Lo statalismo che salva il libero mercato. Se non vi fossero famiglie sul lastrico ci sarebbe da rotolarsi sul pavimento dal ridere.

Ho una domanda che mi ruzzola da giorni in testa. Se lo stato americano è costretto ad usare i fondi pubblici, le tasse dei contribuenti a stelle e strisce per salvare le bancarotte delle varie Mork & Mindy e Tom & Jerry, cosa è previsto per i manager, i CEO di quelle società che hanno provocato con la loro avidità, incompetenza e disonestà il crack, oltretutto scappando con la cassa sotto forma di liquidazioni da favola? Non se ne parla. Ci vorrebbero pene esemplari. La mannaia la vedrei bene.

Il vero nemico del capitalismo non è il comunismo, visto che lo statalismo sovietico a volte gli serve incredibilmente da antibiotico salvavita, ma la Finanza. Sarà la Finanza a distruggere dall'interno il capitalismo, con i suoi giochetti da roulette truccata, con le speculazioni sulle put options, con i croupier che giocano sporco con l'asso nella manica dell'insider trading, con i miliardi di dollari "bruciati" in pochi minuti di contrattazioni. Dollari che sono costati lavoro, fatica e sacrificio per essere accumulati. Le cose vanno male perchè il mondo è come una famiglia dove chi guadagna va a giocarsi tutto lo stipendio alle slot-machines.
Come si può rilanciare l'economia, cioè il naturale movimento delle merci e dei servizi, che è legato al potere d'acquisto, se abbiamo il vampiro finanziario attaccato al collo?

Non potendo eliminare il denaro, come suggerisce Massimo Fini nel suo splendido libro "Denaro, sterco del demonio", bisognerebbe almeno eliminare la Finanza, che è il casinò dove pochi giocatori d'azzardo vanno i giocarsi i destini di tutti noi.
Bisogna chiudere le Borse e ritornare all'Economia pura, al misurare la ricchezza sulle cose concrete: beni, oro, risorse, merci, non su pezzi di carta, cifre astratte o titoli virtuali, altrimenti il videogame prima o poi sfuggirà veramente di mano e non ci saranno più soldi pubblici per tappare i buchi e coprire le vergogne.
E' l'unica alternativa all'apriscatole.

mercoledì 10 settembre 2008

L'11 settembre, Tommaso e il santo prepuzio

In fondo cosa chiedono mai coloro che non si sono convinti in questi sette anni della bontà e della credibilità della versione ufficiale dei fatti dell'11 settembre e continuano a fare domande su questioni di non poca importanza come, per citarne solo una, "perchè quel giorno tutte le agenzie governative americane hanno dormito e nessuno dei loro funzionari è stato licenziato con ignominia per questa gravissima negligenza?"
Chiedono solo che le loro perplessità vengano fugate con spiegazioni semplici ed oneste, tutto qui. Auspicano un'altra commissione governativa, non quella specie di "Commissione Warren 2 la Vendetta" che ha redatto un corposo quanto inutile Rapporto ufficiale. Lo ha ammesso anche il presidente della stessa Commissione, il quale ha dichiarato che è necessaria un'ulteriore indagine per stabilire tutta la verità su quella tragedia.

Se tutto fosse stato chiaro e lineare quel giorno, se per esempio avessimo assistito ad una battaglia aerea con dei caccia intercettori disperatamente all'inseguimento di almeno due dei quattro aerei dirottati; se non avessimo visto un Presidente degli Stati Uniti perdere minuti preziosi a cazzeggiare in una scuola elementare e rimanere vigliaccamente in volo sull'Air Force One fino a tarda sera invece di precipitarsi a prendere in mano l'emergenza; se non avessimo saputo che i membri del governo cominciarono a prendere i pastiglioni di "Cipro" un mese prima che scoppiasse la crisi dell'antrace; se non avessimo, infine, visto crollare quelle due torri in maniera perfettamente identica e non ci avessero detto che è stato solo a causa della fiammata degli aerei, non ci sarebbe bisogno di alcuna teoria della cospirazione.

I dubbi su Babbo Natale ti vengono quando i genitori continuano a dirti che il vecchio passa per il camino con tanto di sacco dei regali e tu non hai nemmeno il caminetto.
Così i dubbi sull'11 settembre nascono quando ti rendi conto che la spiegazione non regge ma vogliono che tu la creda per forza perchè è così, perchè non si discute.
Ormai possiamo tranquillamente affermarlo, sull'11 settembre non è permesso avere dubbi. E' come mettere in discussione la verginità della Madonna. E' un dogma che ha i suoi solerti difensori, alcuni volontari, altri a pagamento.

Io amo (in senso ironico) i debunkers ed i loro siti pizzaware.
Per loro, chiunque cominci a parlare di 11 settembre con un "ma perchè.." è un complottista. Cioè saltano subito alle conclusioni, il che dimostra il loro pregiudizio. Pubblicano libri che si intitolano "La cospirazione impossibile". Non esistono cospirazioni impossibili ma tant'è, il titolo è un atto di fede.
Non esiste il complottismo, come lo chiamano loro, quella specie di odioso negazionismo della cristallina onestà di Bush e soci, esiste solo la richiesta di chiarezza. Parlare di complottismo e definirlo ripugnante significa non voler dare risposte ma difendere il dogma, farsi sacerdoti dell'unica verità rivelata, quella ufficiale.
C'è più religiosità di quanto si immagini, nell'11 settembre. La propaganda utilizza gli stessi strumenti che servono per la diffusione del dogma religioso, compresa la condanna dell'eresia. Non dispongono ancora dei roghi ma non mettiamo limiti alla provvidenza.
I difensori dell'ortodossia neocon assomigliano a quelli che nel medioevo ti strappavano gli occhi perchè non volevi credere che la terra era piatta e che nel Novecento ti spedivano in qualche campo di rieducazione per farti diventare una vera pedina del sistema.

Il caro vecchio Tommaso era uno che, poveretto, non si accontentava di credere ma voleva una prova. Era uno scienziato, in fondo. La scienza si nutre di dubbi, di messa in discussione di teorie che ieri sembravano intoccabili.
Se ci fate caso non è che viviamo un periodo di grandi progressi scientifici e la scienza viene vissuta come qualcosa di stregonesco, di confondibile con la ciarlataneria, che scatena paure irrazionali. Il motivo di questo clima antiscientifico è che viviamo un momento di involuzione culturale dove i regimi governano brandendo le armi della paura e della superstizione. Basti pensare al grande spauracchio, Osama Bin Laden. A nessuno viene il dubbio che il tizio sia morto, visto che non è più apparso in pubblico dal 2001?



Tutto ciò che necessita, per legittimarsi, di atti di fede (ad esempio il calore del carburante che polverizza due grattacieli di acciaio e cemento armato), per definizione non ha niente di logico o di scientifico, può solo essere accettato acriticamente. Eppure i debunkers a tempo pieno sono convinti che il loro ripetere meccanicamente la storiella sia sufficiente a spiegare tutto e si incazzano se ancora non sei convinto. Allora sei proprio scemo, stronzo di un complottista!
Ti fanno vedere un foro d'uscita perfettamente tondo nel Pentagono e tu devi credere che un Boeing ha trapassato come un missile diversi strati di cemento ultrafortificato, uscendo poi dall'altra parte (praticamente intatto?)

E' come quando ti mostrano una reliquia rinsecchita in un'urna e ti dicono che è il Santo Prepuzio. Non è importante se quel lembo di pelle appartenga veramente a Lui, l'importante è credere che lo sia. E' un atto di fede e come tale non si può mettere in discussione.
Alla faccia di Tommaso.


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martedì 9 settembre 2008

Non ci sono più i russi di una volta, dice

Che cos'è quella sottile inquietudine, quel filo sottile di ansia che mi prende allorchè dalla finestra aperta sento provenire quelle voci che parlano in russo nel cortile di casa mia? Non mi succede lo stesso se sento parlare inglese, arabo o senegalese.

E' un po' l'effetto che, negli anni settanta, faceva la lingua tedesca ai nostri genitori e parenti ancora memori della guerra.
Me lo ricordo benissimo, al mare d'estate. Se il vicino d'ombrellone teutonico alzava un po' la voce con i kinder, gracchiando un "strunzachtfunfkunstengeselshafftscheissevierden!", vedevi il nonno sussultare, aggrottare le sopracciglia e borbottare infine "Boia di tugni'!.." (tedeschi, n.d.t.)

Perchè a me capita la stessa cosa oggi con la coppia di badanti della mia vicina, (li chiameremo Ivan e Svetlana), anzianotti e per altro assolutamente inoffensivi (spero)?
Non sono cosacchi e nemmeno usano far abbeverare i cavalli alla fontanella del giardino, eppure mi sorprendo, vergognandomene, a guardarli con sospetto. Non nascondo che si tratta proprio di sindrome da accerchiamento quando lei mi osserva di rimando con un'espressione da "io ti spiezzo in due" (ho il vago sospetto che la cosa sia reciproca).

Il motivo di questa reazione non sarà perchè sono venuta su in un periodo in cui dire russo significava solo ed unicamente nemico? E per giunta mica un nemico così ma uno che ti avrebbe volentieri distrutto senza dire "ba" con un bel fungo atomico velenoso facendosi una risata molto carasciò.
Non sarà perchè guardando quegli emozionanti film di fantascienza americani anni cinquanta sugli ultracorpi non mi era sfuggita, come a tutti gli altri spettatori, la rozza metafora? I baccelloni non sono baccelloni in realtà, sono i russi, che vogliono invaderci e distruggerci, portandoci via tutto ciò che abbiamo.
Ricordate, tanto per dirne una delle più recenti, l'angosciante canzone sfilacciamaroni di Sting, "Russians", dell'era reaganiana?


Sono passati tanti anni. Da un giorno all'altro i russi sono ufficialmente diventati amici con i quali fare lingua in bocca, non sono mai stati comunisti (ma quando mai) ed è stato permesso loro di invaderci in forma strisciante, sotto forma di corpulente signore di una certa età che a volte si portano dietro i mariti (sicuramente ex Armata Rossa, forse addirittura ex KGB). A queste Stevlane affidiamo con assoluta fiducia addirittura i nostri vecchi ed amati genitori.

Non ci sono più i russi di una volta, dice.

L'ex canaglia del KGB dalla coscienza foderata d'amianto frequenta i salotti buoni e piscia nei cessi dorati nelle ville dei più virulenti anticomunisti. Con una enorme ed ipocrita spugnona si sono cancellati quarant'anni di guerra fredda perchè faceva comodo così.

L'inconscio però è una brutta bestia e l'imprinting un grandissimo figlio di puttana. Non puoi fregarli tanto facilmente. Dopo che hai martellato per anni un concetto nel cervello della gente non puoi pretendere di farlo sparire da un giorno all'altro con una specie di "Se mi voti ti cancello".

Proviamo a fare dello sporco relativismo. Quei signori badanti, la matrioska e l'ex tovarish, hanno una certa età e, facendo una botta di conti anagrafici, quando sono nati la prima cosa che hanno visto erano i baffoni di Stalin. Altro che Konrad Lorenz.
Chissà quante volte hanno sentito parlare a scuola degli imperialisti, degli sfruttatori del proletariato e si sono sentiti raccontare che gli amerikanski e i loro servi europei li avrebbero volentieri distrutti senza dire "ba" con un bel fungo atomico velenoso facendosi una risata very cool.
Quindi, se noi siamo stati allevati a latte e "maledetti russi", loro sono venuti su con l'idea che noi eravamo dei capitalisti di merda. E' un pensiero che dobbiamo accettare, che ci piaccia o no. Ecco perchè dicevo che il guardarsi in cagnesco era reciproco.

Va bene ma, che problema c'è? Non sono più comunisti, dicono. Non c'è più pericolo.
Mah, se parli con loro capita molto spesso che venga fuori una certa nostalghija dei tempi andati. Stavano meglio quando stavano peggio, insomma. Allora un pezzo di pane ammuffito ma sicuro l'avevano, oggi nemmeno quello.
Stai a vedere che l'unico modo per riavere una sinistra in Italia sarà dare il diritto di voto a Svetlana ed Ivan. Molto, molto carasciò.



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domenica 7 settembre 2008

Sarah prendi il fucile

Certo che ci faccio un post, come mi ha suggerito di fare un lettore (anonimo, mannaggia!) a margine dell'ultimo articolo su Sarah Palin segnalandomi la chicca. Purtroppo, controllando su Google se c'era una versione migliore della foto ho scoperto che quella pubblicata da Liberazione del 5 settembre a pagina 8 (cliccare sulla versione pdf) è un clamoroso fake, come dimostra questo articolo americano e la prova di cui sopra.

La pupona ama le sputafuoco, è vero, ma quella nella foto che la ritrae in bikini a stelle e strisce e fucilone (non a tappo ma a full metal jacket) a bordo piscina non è una sua tipica posa, come imprudentemente ha sottotitolato l'articolista del giornale ma solo plausibile. Comunque falsificata a mezzo Photoshop.

Giusto per non creare equivoci, il filmato che segue non è una riunione tra i ministri dell'amministrazione Palin, succeduta a quella del defunto presidente McCain, strozzatosi il giorno della inauguration per colmo di sfiga con una patatina incastratasi tra faringe e velopendulo. Non è nemmeno un DVD sulle prossime elezioni americane allegato a "Liberazione" ma un estratto da "Jackie Brown" di Quentin Tarantino.

P.S. Non c'è da stare tranquilli lo stesso. La gnocca con il fucile è una ben consolidata icona americana e se riescono a sparare a degli inermi ed innocenti orsacchiotti americani immaginate cosa riuscirebbero a fare ad un bambolotto iraniano.




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sabato 6 settembre 2008

Buchi neri bollenti

Lo so, siete arrivati qui attirati dal titolo da film blaxploitation porno e vi siete ritrovati sull'orlo di un buco nero a sentir parlare di fisica delle particelle. A cosa ci si deve abbassare per rendere appetibile la scienza!
Del resto, un blog che si chiama l'orizzonte degli eventi, quando c'è da parlare di black holes, non può che inzupparci il pane alla grande con tanto di scarpetta.

Si fa giusto per parlare della stronzata galattica del momento, riesumata a fine estate dai giornali in astinenza di fatti da non raccontare per animare un poco questo mese di settembre ormai notoriamente menagramo per i destini del mondo.

Lo avrete sentito dire da tutti i TG unificati, il prossimo 10 settembre, un buco nero creato dal solito pool di fisici apprendisti stregoni inghiottirà la Svizzera, l'Europa, il mondo e tutto il cucuzzaro. Per fortuna non subito ma poco a poco, partendo da Ginevra e a scarico di lavandino. Tanto per intenderci, quando i milanesi un sabato, arrivati a Como Brogeda non troveranno più la Svizzera dall'altra parte, sapranno che per loro la fine è vicina.
Per questo motivo due signori dalle chiappe accademiche chiacchierate hanno presentato una denuncia ad un tribunale di Honolulu (!) affinchè il giudice fermasse in tempo lo scellerato esperimento.

Cercando disperatamente di ricomporsi e tornare seri, la notizia vera è invece che al CERN di Ginevra sono in programma questo mese degli esperimenti nel nuovo e più grande e costoso acceleratore di particelle del mondo, il Large Hadron Collider (LHC).
Costato un po' di più dell'indennizzo di Berlusconi alla Libia, questo enorme bowling di lusso per particelle infinitesimali, dovrebbe aiutare gli scienziati a far luce su una lunga sequela di dubbi teorici sul funzionamento della materia. Non è una bomba a tempo ma niente altro che un enorme giramento di protoni.

Le grandi questioni affidate allo spaccabarioni sono: esiste il bosone di Higgs? Immagino due umarells su una panchina a Bologna chiedersi se c'era bisogno di andare in Svizzera e spendere tanti baiocchi per trovare dei bosoni.
Poi il quesito della SUSY, ovvero dimostrare l'esistenza delle particelle supersimmetriche. Il rischio di creare materia strana formata dagli strangelets. Una sorta di "o famo strano" quantistico. Per non parlare della materia oscura e dei suoi misteri. Il lato oscuro della forza o la forza dell'oscurità del lato?

Da assoluti profani di una materia così complessa, serissima e con due controcazzi così pensiamo che non ci si dovrebbe scherzare sopra sparando puttanate mediatiche.
Però anche voi benedetti scienziati, se vi mettete pure a rappare sul protone...


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venerdì 5 settembre 2008

Come un topo nel formarcio

Quando ero bambina, in casa mia i formaggini erano banditi. O meglio, me li davano ma in dose omeopatica, con la speranza che non mi facessero troppo male. Già allora, quasi mezzo secolo fa, sentivo i miei genitori paventare la presenza di schifezze in quei rettangolini confezionati nell'alluminio. "Li fanno con gli scarti", diceva regolarmente mio padre, scuotendo la testa.

Nell'Italia di oggi, quella dell'informazione adulterata, si riesce a raccontare uno scandalo che all'estero scatenerebbe immediatamente più di una class-action, senza fare uno straccio di nome di responsabile ma grattugiando in un'unica poltiglia i produttori onesti assieme a quei pezzi di merda dei sofisticatori.

E' una sensazione unica cenare con questo gustoso prodotto della natura e sentir parlare la TV di muffe, larve, escrementi di topo senza, ripeto, sentir venir fuori almeno il nome dell'imprenditore siciliano che è stato preso dalla magistratura come un topo in trappola attraverso le intercettazioni telefoniche.
Era lui che riciclava il formaggio sporco facendolo ritornare sulla tavola degli ignari consumatori.
Non è solo un problemuccio con il grattato, per la solita superficialità parishiltoniana dei TG, la realtà parrebbe molto ma molto più inquietante e l'inchiesta in corso sta cercando di farvi luce.

E Lactalis, il megasuperpadrone di quasi tutti i marchi europei, pare coinvolto dell'affaire?
Per carità, non nominare la multinazionale invano, nonostante sia già stata condannata in Francia per truffa e frode alimentare (allungavano il latte, tra l'altro, con l'acqua ossigenata).
Si sa come funziona in questi casi. Si getta il sasso, si accenna, poi si lascia che siano i portavoce delle aziende a smentire il coinvolgimento. Noi non siamo stati. Oro colato, fine della storia e se per caso si tratta di multinazionale, è cassazione.

Visto che viviamo all'interno di un grande cartone animato, dove ogni giorno cadiamo dal Grand Canyon abbracciati ad un razzo ACME ma non ci facciamo un graffio, no, forse non parlavano di vero formaggio, di quello che sto addentando in questo momento e che da domani guarderò con sospetto nel frigo ricordando la saggezza da capo indiano di mio papà ma di cacio virtuale, come quello del quale va matto il topino Remy.


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