venerdì 21 febbraio 2025

IL NUOVO PAPA E LA CHIESA INDEFETTIBILE


Prima ancora che le condizioni di salute di Jorge Mario Bergoglio ne richiedessero il ricovero in ospedale, dando inizio ad una ridda di ipotesi su come sarà portato a termine il regno di questo già da tempo "Dead Pope Walking" ("Papa morto in cammino"), mi sono dedicata alla visione delle due serie TV di Paolo Sorrentino "The Young Pope" e "The New Pope" uscite rispettivamente del 2016 e 2020, alla ricerca di altri eventuali semi di programmazione predittiva come quelli che avevo scorto, e non solo io, nel film "Conclave".

Devo dire che la ricerca è stata fruttuosa, anche perché le due serie, ma soprattutto la seconda, si pongono qualitativamente diverse spanne più in alto rispetto all'altro film, decisamente sopravvalutato rispetto al suo effettivo valore artistico ma evidentemente latore di una serie di precise suggestioni da innestare nell'immaginario in previsione di un cambio di cavallo alla stazione di posta di San Pietro.

A margine, ricordo che la seconda serie "The New Pope" fu trasmessa in prima visione tra gennaio e febbraio 2020, mentre eravamo tutti distratti dai noti avvenimenti e la Chiesa si apprestava, per la prima volta nella storia, a fare la serrata per impedire ai fedeli di accostarsi al conforto dei sacramenti durante un periodo di pestilenza. 

Vista o rivista oggi, bisogna dire che i riferimenti alla realtà degli ultimi papi (e anche al prossimo) nelle due serie sono tanti e gustosi, con un messaggio finale che non so quanto consapevolmente Sorrentino ha fatto diventare, dal mio punto di vista, un messaggio di speranza. Vedremo perché. 

Il gioco delle allusioni e delle somiglianze è discretamente raffinato perché i vari papi che si susseguono nella trama: Pio XIII, Francesco II e Giovanni Paolo III, non combaciano esattamente con i loro corrispettivi reali predecessori per nome,  ma sembrano a volte scambiarsene le caratteristiche e questo apparente caos porta alla conclusione che bisogna cercare altrove, in altri personaggi, il vero significato della storia. Sorrentino ha creato una vera costellazione di riferimenti, allusioni e soprattutto depistaggi e distrattori nella trama e nei personaggi collaterali che, se tutti correttamente interpretati, ci accompagnano infatti alla sorprendente scoperta finale su chi sia il vero protagonista di entrambe le serie. O, dovremmo dire, la vera.

La prima serie "The Young Pope" è tutta incentrata sul giovane papa americano Lenny Belardo, personaggio misterioso in bilico tra santità e dannazione, non si sa se più cristico o anticristico, empatico o narcisista, taumaturgo o ciarlatano, tradizionalista o rivoluzionario ma nel quale è possibile riconoscere, non facendosi distrarre dalla fisicità di Jude Law (Jude, ovvero Giuda) il papa che maggiormente può essere paragonato a Joseph Ratzinger, se non altro perché alla fine della prima serie lo troviamo di fatto impedito, questa volta fisicamente perché caduto in uno stato di coma, e costretto alla coabitazione con un successore in odore di illegittimità canonica. Tra l'altro Pio XIII è l'unico prelato a pregare Dio in una vicenda dove sono tutti prelati. 

All'inizio di "The New Pope", la prognosi per il papa ricoverato in un appartamento ospedaliero situato in un palazzo veneziano è infausta e dovendosi superare la vacanza di fatto della sede, si procede ad un nuovo conclave. Il prescelto è un cardinale italiano che prende il nome di Francesco II, e l'attore che lo interpreta è un sosia di Bergoglio. Eletto perché ritenuto malleabile dalla Curia, si rivela in realtà un pauperista che apre i cancelli vaticani ai migranti e arriva a spogliare i cardinali dei loro privilegi economici e perfino dei loro crocifissi d'oro. Mentre serpeggia il malcontento in Curia, Francesco inaspettatamente muore, probabilmente per manus cardinalium e con una esplicita allusione alla vicenda di Giovanni Paolo I.

In questa scena ho trovato un'altra rappresentazione del "Papa velato", evidentemente molto amato dai principi di Sansevero che fanno da suggeritori per queste opere di fantarealtà, dato che questo indizio compare anche in "Conclave". E' appena morto Francesco II e il Camerlengo rimuove il telo che ne ricopre il volto per compiere il rito che si conclude con il pronunciamento del "vere Papa mortuus est" che certifica l'effettiva dipartita del pontefice. 



Questa ricostruzione della constatazione del decesso del pontefice è sicuramente più accurata rispetto a quella di "Conclave", anche se nella realtà la copertura del volto viene di norma effettuata solo poco prima della sigillatura del cofano al termine delle esequie, come avvenne nel caso recente di Papa Benedetto XVI. Qui invece il volto viene scoperto all'inizio delle procedure funerarie, in una sorta di inversione della ritualità, mentre in "Conclave" il volto restava sempre coperto. 



Tornando alla trama di "The New Pope", uscito di scena Francesco II, il nuovo Papa viene identificato dal potente segretario di stato Voiello in un cardinale inglese (John Malkovich), un aristocratico ex punk che vive in una splendida magione di  campagna con un maggiordomo e un amatissimo cane e che è un grande seguace del beato John Henry Newman. Questo Papa, che sceglie di chiamarsi Giovanni Paolo III, ma risultando più vicino al Bergoglio di "Amoris letitia" in quanto ad apertura alle questioni LGBT,  si rivelerà anch'egli inadatto al compito perché caratterialmente debole e ricattabile a causa del suo trauma giovanile. ovvero la perdita del suo doppio, un fratello gemello, e per la sua tossicodipendenza. 

Inaspettatamente Pio XIII sembra recuperare vitalità ed inizia l'attesa di un suo risveglio. Un papa impedito che ritorna e sicuramente vorrà reclamare il suo trono. Quando egli esce davvero dal coma, in apparenza completamente risanato, il suo risveglio viene tenuto nascosto anche al potente Voiello per non creare l'imbarazzo dei due papi in contemporanea.  A fronte però di una pericolosa serie di attentati terroristici (altro depistaggio nella trama) che arriva a colpire San Pietro e a distruggere la "Pietà" di Michelangelo, i due papi si incontrano e Giovanni Paolo III si dimette, restituendo il ministero a Pio XIII e lasciando il Vaticano per tornare in Inghilterra. Dopo una commovente omelia al temine della quale si dà letteralmente in pasto alla folla che lo fa ondeggiare in stile concerto rock, Pio XIII muore e viene deposto in San Pietro ricreando la famosa Pietà.
 
Fino a questo punto Sorrentino ha messo in questa ipercalorica e profumatissima pastiera tutti i possibili ingredienti di una storia che si svolge in Vaticano: lo scandalo pedofilia, le minorenni usate per orge di droga e sesso, la lobby gay, i ricatti, le minacce, il sopire e il troncare, le manovre legate al conclave, gli attenzionamenti, i dossieraggi e quant'altro. Ne ha fatto un'opera laica, dissacrante ma capace di fermarsi di fronte al confine dell'aperta blasfemia. A parte Pio XIII e le suore che lo accudiscono amorevolmente (in tutti i sensi) mentre è in coma, nessuno prega o celebra la S Messa.  E' una Chiesa mondana immersa nell'accidia, dominata dalla debolezza umana. Uno dei cardinali della lobby gay si chiama Assente.

Eppure, ogni ridondanza, ogni scena di sesso, ogni  pallone d'assaggio lanciato in aria è un depistaggio per distogliere l'attenzione da colui che alla fine diventa il vero Nuovo Papa, ovvero il cardinale Voiello.
Nessuno fino a quel momento, tranne il laico che voleva fare l'opera provocatoria, l'ha visto arrivare, questo Richelieu tifoso di Maradona. Un  napoletano simpatico con la faccia da buono di Silvio Orlando, che accudisce amorevolmente un disabile grave al quale regala poi un funerale da Pontefice in San Pietro. Eppure ha fatto e poi disfatto tre papi, scegliendoli proprio tra i più deboli e ricattabili e uno l'ha forse fatto fuori; ha sgominato la lobby gay e i cardinali pervertiti che sembravano averlo sconfitto, ha sedato rivolte di suore, ha eliminato un santo o forse l'Anticristo in persona e alla fine è riuscito a rappresentare da Pontefice la Chiesa che resiste a tutte le spinte rivoluzionarie, nella quale i papi passano ma la struttura resta e alla fine vince sempre, come lui. Voiello, nel bene e nel male, e quel nevo vistoso che ha sulla guancia nel Medioevo avrebbe rappresentato per lui il marchio del Demonio, rappresenta la Chiesa che non può essere distrutta e che resiste nei secoli sia ai modernisti che ai tradizionalisti e soprattutto agli Antipapi di ogni sorta.

La programmazione predittiva è la vera Intelligenza Artificiale, il vero Oracolo dei nostri tempi di totale incertezza ma in cui tutto sembra essere stato accuratamente previsto da decenni. Se la utilizziamo per imparare a ragionare oltre le apparenze, a raccogliere e mettere assieme le tessere del mosaico, lo schermo televisivo o cinematografico diventano il palantír dove poter decifrare il passato e ricavare preziosi indizi sul futuro. 
Io ci ho visto un cardinale Voiello che sta lavorando per noi.



martedì 18 febbraio 2025

VIGANO', TU UCCIDI UN ANTIPAPA MORTO


Mentre Jorge Mario Bergoglio trascorre al Gemelli quelli che gli ultimi bollettini medici e i bookmaker inglesi danno per certi come suoi ultimi giorni terreni - e cristianamente preghiamo per lui - mons. Viganò è ricomparso in cappa magna sulle pagine di Duc In Altum per un'intervista a tutto campo, come si suol dire, nella quale, lanciandosi nel peana del neo ri-presidente Trump, elencando i mali del mondo che questi si appresterebbe a sanare in guisa di deus ex-machina assieme all'altro miliardario dal volto transumano, purtuttavia ci rivela un bel 98% di cose che sapevamo già da anni, quindi nulla di nuovo.

Per fare un esempio, nell'intervista Viganò parla di migrazioni, di piano Kalergi e sostituzione etnica promossa tra gli altri cattivoni da J.M. Bergoglio in qualità di agente del Deep State distaccato nella Deep Church. Vorrei allora ricordare il documento dell'ONU "Replacement Migration", risalente all'anno 2000, ovvero a venticinque anni fa, sul quale questo misero blog scrisse nel lontano 2014, e dove erano riportate minuziosamente tutte le quote di rimpiazzo della popolazione autoctona dei vari paesi occidentali a cura di immigrati ben mescolati e anche agitati. Un documento fin da allora liberamente scaricabile dal sito dell'ONU da chiunque.

Sempre riguardo all'immigrazione, nel 2015 ripresi un articolo di Maurizio Blondet che citava uno studio dell'Università di Harvard risalente al marzo 2008 pubblicato dalla rivista Civil Wars, dal titolo: “Strategic Engineered Migration as a Weapon of War”, ovvero “Migrazione progettata come arma strategica di guerra”. Visto che Kelly H. Greenhill, sua autrice e in seguito anche del libro "Armi di migrazione di massa", era analista della Difesa USA, è facile ipotizzare che  in quello strumento di pressione su governi amici e/o nemici stesse descrivendo qualcosa di ben conosciuto al complesso militare industriale della prima potenza imperiale mondiale oltre che probabilmente ai suoi nemici. Sappiamo già inoltre che l'agenzia della difesa USA DARPA iniziò a sviluppare fin dal 2012 la tecnologia RNA di contrasto alle infezioni virali che si è poi concretizzata in quello che, sempre per citare Bergoglio, egli definì "atto d'amore". 

Ora, quest'arma può essere difesa oppure può essere offesa. Quando mons. Vigano si augura che "il nuovo Direttore della CIA vorrà verificare l’esistenza di un piano del deep state per l’eliminazione di Benedetto XVI per avere un emissario dell’élite di Davos sul Soglio di Pietro", ovvero se sia stata ideata un'operazione in nero di quelle per le quali è maestra proprio la CIA, non può non sapere che è proprio così che è andata, perché i cospiratori lo dichiararono apertamente nelle loro email pubblicate da Wikileaks. La faccenda della "primavera cattolica" è cosa nota e stranota, soprattutto a chi si è incaricato di studiare il "caso Ratzinger" da anni.

Non per raffreddare gli entusiasmi viganiani sul neo direttore della CIA che sconfigge Satana a mani nude, ma la CIA è uno stato nello stato che è sempre sopravvissuta ai presidenti che si erano illusi di poterla ridimensionare. Chiedere a JFK. Il complesso militare industriale è sempre lo stesso da decenni.
Inoltre le forze politiche che in questi anni hanno parlato come Viganò contro il deep state, la UE, il globalismo eccetera, pur conoscendo tutto ciò che abbiamo denunciato per anni, hanno in pratica lasciato compiere ogni abominio. 
E' umano quindi che, dopo essercisi scottati i piedi con quel fuoco, si proceda con gli stivaloni di amianto e si accettino solo i fatti e non le chiacchiere perfino dal magnifico duo Trump-Musk. Sempre felici ovviamente di potersi ricredere al ritorno dei cavalieri vittoriosi.

Per tornare all'intervista, fa piacere comunque constatare che quando Viganò declama l'intera enciclopedia del complottismo secondo il mainstream, né Valli né alcun altro debunker osa debunkarlo nemmeno un pochino. Come da consegna? Dobbiamo pensare che l'ipotesi complotto contro Benedetto XVI verrà ora accettata chiunque la proponga perché l'ha crismata Viganò?

C'è un problema, tuttavia. Se Benedetto XVI fu costretto a lasciare perché sottoposto a pressioni e minacce - e mi piacerebbe sapere se tra queste Viganò include anche l'episodio di Cuba 2012 - Bergoglio dal 2013 è sempre stato formalmente un antipapa. 
Bene, perché Viganò nell'intervista, oltre a non esprimere nei suoi riguardi alcuna pietas viste le sue attuali condizioni di salute, e la cosa non è molto cristiana per un uomo di Chiesa, non lo chiama "antipapa Bergoglio" nemmeno una volta? Non sarebbe ora di dirlo e  la prima cosa da denunciare, se veramente Bergoglio è in procinto di lasciarci? Cosa farà allora Viganò? Verrà fuori denunciando l'antipapato e invocando un conclave regolare che ristabilisca la legittima linea petrina o continuerà a denunciare nel vuoto, a recitare la parte del castigamatti e a rinnegare i papi postconciliari legittimando la propria scomunica? Vorrà mica proporsi come papa "americano", cosa che io temo assai? Anzi, antipapa quale sarà di fatto, se non contribuirà a far emergere in un tribunale la questione dell'impedimento di Benedetto XVI, vista l'ipotesi di reato ai danni del legittimo pontefice. Non possiamo permetterci un altro papa dimezzato, necessitando la Chiesa di qualcuno dotato del pieno potere divino e canonico per operare per conto di Cristo.

Riguardo a Bergoglio, augurandogli che la sua parabola umana si concluda nel modo più dignitoso possibile, come si conviene ad ogni essere umano, in quanto antipapa ormai spogliato di ogni sua prerogativa (manca solo la veste bianca) e abbandonato pressoché da tutti, compresi coloro che lo esaltavano, egli sembra destinato ad incontrare presto il giudizio divino, al quale spetta sempre l'unica ed ultima insindacabile parola circa gli atti compiuti in questa vita dagli Uomini. 

venerdì 14 febbraio 2025

NO ALLA PROSECUZIONE DELL'ANTIPAPATO CON ALTRI MEZZI



Quello del Buon Papa Francesco non è certo il primo antipapato della storia ma nonostante la sua ormai plateale illegittimità è sicuramente il meno riconosciuto come tale, e solamente per la colpevole vigliaccheria di coloro che vivono, di qua e di là dal Tevere e nel mondo, nella comoda omertà delle tre scimmiette che non sentono, non vedono e non parlano. 

Qui per primi penso ai "Fedeli (d'atto) d'amore" sia modello base che cattointellettuale deluxe per i quali non pare esservi nulla di strano in un Papa che non celebra messa pubblicamente da due anni e mezzo, non si sa se in quelle occasioni prenda almeno la comunione perché le riprese televisive ad un certo punto si interrompono e saltano al finale; se confessi o celebri messa almeno privatamente. Un Papa infine che ormai marca visita ogni volta che c'è da pronunciare un'omelia o un discorso. 
Le uniche occasioni in cui di recente Bergoglio si è rianimato ed è ritornato l'agguerrito Francesco dei primordi è stato in occasione dell'apertura della seconda porta santa farlocca a Rebibbia,  quando si è collegato con Fabio Fazio "l'untuoso del Signore" [non è mia] prestandosi addirittura a farsene sponsor all'Angelus successivo e infine quando si è collegato con Sanremo. 
Insomma si comporta da testimonial, da influencer ma non da Papa. Eppure i fedeli non muovono un muscolo e la loro attività cerebrale logico-deduttiva è a livello di tanatogramma. 

E' sempre più improbabile che sia lui stesso ad astenersi dall'esercitare le sue prerogative di Pontefice. 
Sia perché se Papa lo fosse la cosa sarebbe inspiegabile ed inaudita. Se invece Papa non lo è, si può presumere, come sta illustrando negli ultimi giorni Andrea Cionci, che sia un'autorità all'interno del Vaticano, un Amministratore Apostolico che lo stia spogliando ogni giorno pezzo per pezzo delle sue prerogative perché ormai è giunto il momento di voltare pagina. Un tragico e grottesco strip poker che segnala come sia stata decisa la demolizione controllata di "Francesco", probabilmente dagli stessi che lo hanno posto e tenuto sul trono di Pietro per dodici anni. 

In verità pare che gli abbiano lasciato come ultima mutanda pietosamente chiusa con uno spillo da balia e sua unica soddisfazione, la facoltà di punire i sacerdoti che lo contestano. Le scomuniche e le riduzioni allo stato laicale continuano ad arrivare firmate Francesco. 
La schiera dei sacerdoti che chiedono la verità è sempre più nutrita, e ho giusto ripubblicato sul mio canale YouTube l'appello di un coraggioso sacerdote africano, padre Janvier Gbénou, il quale con la sua lettera aperta al Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica chiede l'apertura di sei indagini su Jorge Mario Bergoglio affinché venga fatta finalmente luce sulle troppe ombre di questo assurdo Pontefice che ormai sembra uscito da un film straniante di David Lynch. 

La consegna, al dileguarsi del polverone a seguito del crollo dell'antipapa, è di uscirne tutti puliti, fischiettando e indossando baffi finti e parrucche ma l'impresa pare difficile.
Quella è polvere che non va via perché è segnata dal tradimento del Papa legittimo Benedetto XVI, della Chiesa e di Cristo stesso. Però non mi meraviglierebbe se dallo zucchetto di qualche cardinale uscisse un bianconiglio ancora più assurdo del brand PapaFrancesco. 

Sappiamo che Bergoglio è malato e la sua salute peggiora di giorno in giorno, tanto che oggi è stato ricoverato al Gemelli per accertamenti. L'ho già scritto che la sua posizione è molto critica perché scomoda e che concordo occorra vigilare sulle modalità della sua inevitabile uscita di scena ufficiale.
Speriamo non si verifichi la condizione nella quale per un Papa in coma, ad esempio, possa essere nominato un sostituto, una sorta di reggente, che non necessariamente, neppure nel momento del trapasso del titolare, debba passare attraverso un Conclave che lo confermi. Conclave che, in ogni caso, i cardinali saprebbero essere illegittimo. La creatività dell'illegalità consolidata è massima e spudorata. Avremmo così un nuovo antipapa doppiamente illegittimo, insomma un antipapa al quadrato. 
Le figure che potrebbero prestarsi allo scempio sono tante e le conosciamo. 
L'unico antidoto a questo ennesimo affronto a Cristo non potrebbe che essere l'esplosione del Caso Bergoglio in un tribunale preposto, con emersione di tutto il putridume. Non vi è altra strada. 

Un Papa in coma, tra l'altro, era prefigurato nella miniserie di Sorrentino "The New Pope" del 2020 e sappiamo quanto la programmazione predittiva sia amata dai poteri globalisti.  
Insomma, la tentazione della prosecuzione dell'antipapato con altri mezzi la percepisco come assai forte, non solo in coloro che nel pasticcio ci sono dentro fino alla calotta cranica ma anche nel campo della nutrita opposizione opportunistica controllata.

C'è infatti, come prelibato dessert finale, da parlare di coloro che sanno che Bergoglio è antipapa ma  non l'hanno mai denunciato né combattuto nel modo corretto, ovvero dal punto di vista del ripristino della legge canonica violata, deviando sempre il discorso su questioni di lana di caprone o strumentali ai propri vari interessi, di fatto prosperando grazie ad esso e finendo ora in panico all'idea che possa finire.  Una vera paranza di pesci pilota che temono di perdere i resti del pasto dello squalo e che a furia di accompagnarvisi ne hanno assimilato il comportamento e l'indole. 
La prova? La profusione da parte loro di reazioni scomposte e volgari nei confronti di chi semplicemente fa ciò che deve essere fatto: denunciare l'usurpazione delle sedi preposte, mettendo tutto nero su bianco. 

La frittura falso-oppositoria è mista e abbondante: Arcivescovi disarcivescoviscostantinopolizzati che riconoscono il katéchon nel presidente americano e non nei papi legittimi, non smettendo di delegittimare la memoria di questi ultimi mentre praticano la politica più che la dottrina.
Agenti provocatori riaffiorati dal fango che sfruttano drammi del passato per attribuire a figure gigantesche della Chiesa storiacce con ragazzine e complicità nella loro scomparsa.  
I soliti tradizionalisti che con l'antipapa al quadrato potrebbero continuare a vivacchiare sul mantra del Concilio garantendosi altri vent'anni di inutile esercizio del proprio sdegno.
Poi ci sono gli eletti apocalittici e disintegrati che sognano l'investitura direttamente per mano divina sul prato di Fatima e si preparano all'evento praticando il gaslighting sistematico, con coro delle loro pie donne, dei confratelli non allineati con la loro missione impossibile e di tutti coloro che osano non credere ad un Ratzinger cosmista che preme il pulsante dell'autodistruzione dell'astronave della Chiesa per fuggire verso un nuovo pianeta nel quale rifondarla.

A tutti costoro, e mi scuso se ho mancato di bastonarne qualcuno, dico solo che  la Chiesa è una sola da duemila anni, creata da Cristo in persona. Non è falsa e non appartiene a Satana ma a Cristo. Nessuno l'ha abbandonata, si è inventato Chiese e Chiesette B e nessuno la può sostituire. 
Se essi vogliono dimostrare la loro vera opposizione all'antipapato, attuale o purtroppo futuro, vedano di aiutarci a riportare sul trono di Pietro un vero Papa, un nuovo Giovanni Paolo II o un degno prosecutore di Benedetto XVI, ristabilendo la legalità e tornando ad essere degni di essere definiti fedeli. 

E' ora per i tremebondi cattolici di tornare a marcare il proprio territorio cacciando i mercanti e i circensi dal tempio. Anche quelli variamente scismatici, che dovranno inginocchiarsi di fronte al nuovo Papa e pentirsi delle loro derapate su una ruota sola. 
Non bisognerà accettare altri antipapi o antipapi al quadrato o alla enne. Non vi sono altre strade che la legalità ristabilita. E' bene cominciare a ripeterlo per farselo entrare finalmente in testa.

mercoledì 5 febbraio 2025

I NO LOGOS VENNERO PER DEBUNKARE E FURONO DEBUNKATI

 


Sto notando ultimamente sui miei social un crescente dilagare di vari parabolani insofferenti alle mie  scelte editoriali e alle mie collaborazioni. La pubblicazione del mio ultimo video sull'Orizzonte degli Eventi in cui ospito Alessandro Massano e la sua interessante ricerca sulla possibile corrispondenza tra i 46 papi legittimi della storia e le 46 stelle presenti sul manto della tilma della Vergine di Guadalupe sembra averli particolarmente scatenati. 

Però non tutti gli odiatori vengono per nuocere e anzi li ringrazio perché mi permettono di tornare su un argomento che avevo trattato la scorsa estate in un mio articolo dove  avevo descritto il linguaggio dei No Logos, ovvero di coloro che, tipicamente i debunkers, argomentano su qualsiasi cosa potenzialmente sgradita al regime brandendo come una clava tutto il repertorio delle fallacie.

Proprio Alessandro me ne ha fornito un esempio eccellente segnalandomi un articolo che lo riguarda intitolato: "Le profezie, l’astronomia e la fuffa religiosa", pubblicato nel dicembre scorso sul noto sito di sbufalatori BUTAC.
Lo stile di comunicazione con il quale è scritto utilizza precise tecniche di manipolazione, incluso il gaslighting, e purtroppo esso rappresenta il modello pressoché oramai unico con il quale il potere comunica con noi, ovvero con gli ilici mangiatori inutili. Il recipiente di tale tipo di comunicazione è infatti un soggetto che deve disimparare a ragionare con la propria testa e disattivare i propri livelli cognitivi superiori. Soprattutto non deve soffermarsi a ragionare su ciò che sta leggendo ricercandone la coerenza interna. 
E' un tipo di comunicazione per cervelli in corsa, che si soffermino solo per pochi istanti sulle immagini, sui titoli e su pochissime parole chiave e note di linguaggio, come quando guardiamo fuori dal finestrino del treno dell'alta velocità e cogliamo solo indizi sfuggenti della nostra esperienza percettiva. 
Questa comunicazione è molto subdola e dannosa ma può funzionare solo se si sta al gioco e se non si tira il freno d'emergenza per fermarsi a controllare la validità dei biglietti, a ragionare sottoponendo al controllo della Logica gli argomenti che ci sono propinati . 

Analizziamo dunque questo breve testo di BUTAC che dovrebbe in teoria sbufalare la ricerca di Alessandro Massano. Partiamo dal titolo: "Le profezie, l’astronomia e la fuffa religiosa" e dall'immagine scelta per illustrare l'articolo, dove è riportata una citazione dell'astronomo Carl Sagan che stigmatizza la popolarità dell'astrologia. 
A parte quel "fuffa religiosa" che è puro veleno di serpente, l'associazione è chiaramente fuorviante perché qui non si parla affatto di astrologia ma di astronomia o al limite di astrofilia. L'astrologia ha uno stigma molto negativo nell'attuale eone a dominio scientista, per cui si parte screditando l'intero studio di Massano attribuendolo falsamente ad una sorta di eresia della vera scienza che studia le stelle, la nobile Astronomia dei Keplero e Tycho Brahe.  Si comincia quindi con un'entrata da tergo sull'avversario a gioco fermo. Da cartellino rosso.

La premessa dell'articolo è: "Ci avete segnalato un articolo di qualche mese fa apparso su un sito legato ai provita americani, LifeSite".  

In meno di due righe qui c'è la dichiarazione d'intenti della Propaganda:

1) la chiamata alle armi dei combattenti contro la terra piatta; 
2) l'illusione del far parte di una comunità unita contro la menzogna;
3) l'elogio della delazione.


Il fatto che l'articolo da debunkare sia apparso su un sito di cosiddetti "Provita" costituisce di per sé un altro segnale di pericolo e identifica precisamente il nemico ideologico che si sta combattendo. Di nuovo, pura propaganda.
L'accento su quel "Provita" è il secondo stigma che va ad agganciarsi, senza che ve ne sia alcun motivo logico, a quello precedente dell'Astrologia. 

Proseguiamo.


La prima frase non ha alcun senso logico. Essa suggerisce che scienza e religione siano per definizione incompatibili e potenzialmente letali in associazione, come certi farmaci. Perciò i combattenti devono attivarsi per "verificare". Il fatto che "oltretutto" essi si siano già occupati dell'argomento  suggerisce una presunta competenza a trattarne, in realtà millantata, mentre l'autore della ricerca viene screditato seminando dubbi sulla sua effettiva appartenenza al clero scientifico: "lavorerebbe", "non fa l'astronomo". 
Questa è la nota Sindrome del Lei-non-è-virologo di trista memoria.
Le informazioni sulla competenza di Massano poi le hanno ricavate nientepopodimeno che sui suoi social.

Ora attenti perché si comincia a ballare.


Se Massano è un fervente cattolico viene suggerito che ciò costituisca stigma e si ritorna anche alla pretesa incompatibilità tra scienza e fede [di stampo inequivocabile, aggiungo io]. 
Ma ecco che si crea un altro collegamento potenzialmente deflagrante: quello con Andrea Cionci, definito "autore del podcast Codice Ratzinger" [in realtà prima di tutto autore del libro omonimo] e noto per le sue ipotesi controverse. Autore noto ma non certo al mainstream, che mai lo ha invitato ad esporre la tesi della sede impedita di Benedetto XVI, quindi noto a chi sanno loro.

Gli sbufalatori a questo punto si addentrano indomiti nella palude del debunking ma finiscono nelle sabbie mobili della distrazione imperdonabile. Il fatto che "le corrispondenze numeriche nella maggioranza dei casi siano solamente coincidenze" è smentito dal fatto che Massano nelle sue interviste specifica sempre di aver sottoposto le sue osservazioni al calcolo della probabilità, ricavandone risultati significativi dal punto di vista dell'esclusione della mera coincidenza. L'oggetto della ricerca sono le stelle effettivamente presenti sulla tilma, non quelle che non vi sono rappresentate. La conclusione poi, quel "non è scienza" è una pura congettura. 


Qui, cari sbufalatori, salta fuori il Mostro della Laguna Nera che vi si magna in un boccone. 
Esistono almeno due studi, il primo pubblicato nel 1995 nel volume "La Virgen de Guadalupe y las estrellas" di J.H. Hernández Illescas, un medico e astrofilo che nell'osservatorio messicano di Laplace identificò la corrispondenza tra le stelle della tilma e le costellazioni del cielo del 12 dicembre 1531 sopra la collina di Tepeyac, luogo delle apparizioni.
Questa corrispondenza è stata confermata nel 2020-21 da uno studio scientifico astronomico computerizzato condotto da astronomi sempre nell'osservatorio Laplace. 
Massano cita entrambi gli studi e non parla affatto di dati incontrovertibili
Qui c'è il vostro errore blu perché la Scienza non è mai incontrovertibile ma sempre probabilistica. Il metodo scientifico permette a chiunque di riprodurre l'esperimento il cui risultato, come certi cuochi televisivi, potrà confermare o ribaltare il risultato della ricerca precedente. Quella che voi chiamate scienza è nella migliore delle ipotesi scientismo, nella peggiore cecità ideologica da agitprop.

Occhio perché da qui in giù nell'articolo di BUTAC si sbraca del tutto. Se della tilma di Guadalupe si parla sul canale Codice Ratzinger  non può essere che sensazionalismo. Perché? Non ce lo spiegano e se non ve ne è motivo, il motivo proviene dal terzo stigma: la contaminazione con gli appestati della sede impedita. L'accusa di pareidolia poi è assurda perché qui si tratta di contare delle stelle e rifarsi ad una correlazione con determinate costellazioni confermata da strumenti di calcolo astronomico e probabilistico, non di vedere il volto di Gesù in una macchia sul muro. 


Qui il discorso è talmente idiota che quasi commuove. Secondo loro l'astrologia avrebbe a che fare con le profezie, la fede e la pareidolia. Ripeto, si deve associare tutto con l'astrologia e la "fuffa religiosa" solo a fini denigratori. Dell'oggetto di debunking non si deve salvare nulla di buono, dev'essere buttato tutto.
La conclusione è una classica fallacia di appello all'odio. Lo scempio finale.
Neanch'io credo sia necessario aggiungere altro a questo mio scritto, che spero possa esservi utile. Perché "se li conosci li debunki".


domenica 2 febbraio 2025

L' ATTACCO DEI FEDEVACANTISTI

 


Questo utente di Facebook, che ho il piacere di non conoscere, dà pubblicamente dei "rimbecilliti" a me e ad Andrea Cionci come pretesto per imbrattare lo studio sulla sede impedita di Benedetto XVI e screditare chi lo porta avanti, comportandosi come quelli che fanno irruzione nei musei e gettano la pummarola sui quadri, e condividendone in pratica la medesima irrilevanza intellettuale.


Tra l'altro ci qualifica come sedevacantisti, il che è assolutamente falso e fuori luogo. Nessuno di coloro che ritengono che Benedetto XVI si fosse al fine posto in sede impedita a seguito di pressioni interne ed esterne ormai insostenibili, rimanendo però il legittimo papa fino alla sua morte e scismando così il suo illegittimo successore, può essere considerato sedevacantista. Il sedevacantismo alligna in quel tradizionalismo cattolico che non riconosce de facto come legittimi tutti i papi post-conciliari, Benedetto XVI e Francesco compresi.

Ho l'impressione che l'accusa gratuita di "sedevacantismo", letta in questi giorni su tanti titoli di giornali a commento della scomunica di padre Natale Santonocito, sia uno spin bello e buono che però si smonta in due minuti senza problemi, come ha di recente fatto in un suo video serale padre Giorgio Maria Faré in risposta all'articolo di Franca Giansoldati.
Non siamo sedevacantisti a differenza, ad esempio, di mons. Viganò, per il quale tutti i papi postconciliari sono da considerare agenti del male modernista, e che periodicamente riciccia vecchie fanfaluche, tratte da riviste senza un rigo di fonti bibliografiche, riguardo a papi fantasma come il Siri del 1958 o a papi legittimi attenzionati dalla Buoncostume. Viganò considera illegittimo Bergoglio ma anche Benedetto XVI e su su fino a Roncalli, mettendo tutti a bollire nel medesimo atanor dell'anticonciliarismo. Eppure nessuno si sogna di attaccarlo come scismatico, e tantomeno osa insinuare un suo decadimento mentale.

Per tornare a questo Dario Chioli. Se uno, perché si sta annoiando e deve passarsi la giornata, si mette ad insultare e fare gaslighting di basso livello prendendosi confidenze inappropriate con degli sconosciuti che però sono persone serie e rispettabili e dare dello scismatico ad un sacerdote che sta pagando di persona le sue libere scelte di coscienza, è un conto; ma se vuole confutare seriamente una tesi altrui dovrebbe prima informarsi bene su di essa e su coloro che la propugnano. Se poi gli offesi, avendo un onore da difendere, e sentendosi in dovere di difendere anche quello di chi è stato ingiuriato assieme a loro, gli rispondono come è loro diritto, ma ci si mette a rigirare frittate facendo le vittime, si finisce per qualificarsi come meri provocatori.

Invece di scusarsi e basta con me, Cionci e anche con padre Natale Santonocito, e nonostante abbia iniziato lui la querelle, ora Chioli fa la vittima e si giustifica con il metodo del "peggio el tacon del buso" dicendo che non mi avrebbe dato della rimbecillita "se non avessi ospitato ripetutamente video sedevacantisti".
Per chiarire la questione, e perché suocera intenda. Io sul mio canale Youtube ospito chi mi pare e ripetutamente e coltivo le mie amicizie con chi mi pare, e se a qualcuno non sta bene, visto che questo utente condivide ben 51 amici con me su FB, può benissimo disiscriversi dal canale e togliermi l'amicizia. Non c'è problema.
Non c'è nulla che venga pubblicato sul mio canale che non sia da me approvato e condiviso, e chi vorrebbe insinuare un mio rimbecillimento o rinfanciullimento, può tenersi il suo gaslighting, con tanti saluti.

In definitiva, per costoro i quali si gettano nella battaglia già persa in partenza della negazione pervicace della sede impedita di Benedetto XVI, mi pare si possa coniare il termine di fedevacantisti. Essi infatti paiono escludere la motivazione escatologica del gesto di Benedetto XVI teso alla salvezza della Chiesa, il che non è stato altro che la conseguenza della fede nella promessa di Cristo del "non praevalebunt".
Riguardo inoltre al bulleggiare invece che argomentare di Chioli, aveva ragione Andy Warhol quando nel 1968 disse, riferendosi al futuro: "Ognuno avrà il suo quarto d'ora di celebrità".
Costui oggi lo ha avuto. Passiamo oltre. Domani è un altro giorno.


martedì 28 gennaio 2025

L'ANFIBOLOGIA DI MOZART

 


Nel suo ultimo intervento sul mio canale "Orizzonte degli Eventi", il dottor Roberto Marchesini ha fatto un'osservazione molto interessante, e cioè che sta notando sempre più di frequente nei giovani ma anche negli adulti una certa difficoltà a comprendere il linguaggio figurato. E' una cosa che ho notato anch'io, assieme ad un progressivo e generalizzato impoverimento della capacità di esprimersi attraverso una modalità verbale più creativa e personale che travalichi i rigidi schemi imposti dalla sinteticità e freddezza della comunicazione via social. Il fenomeno più evidente è quello di gente che non capisce le battute, chiede che vengano loro spiegate o addirittura le prende sul serio e si offende per ciò che invece era solo ironia. Non parliamo della legittima satira nei confronti di chi detiene il potere che viene considerata un attacco intollerabile ad personam contro il politico di turno. Per contro, l'offesa diretta ed esplicita di tutti contro tutti viene usata senza remore, senza giri di parole, andando dritti al cuore e alla testa per fare male.

Credo che questa involuzione delle capacità linguistiche, a partire dalla semplice comprensione del testo, si possa imputare alla decennale colonizzazione culturale che ha portato con sé un certo puritanesimo, l'ossessione woke del "mi sento offeso per tutto", un atteggiamento depressivo in generale verso la vita, l'elogio dell'ignoranza di ritorno  e una concezione utilitaristica del linguaggio che non deve essere sprecato per cose inutili ed improduttive come la creatività che si esprime anche nella metafora e nelle altre figure retoriche.

Il linguaggio figurato viene infatti utilizzato ogniqualvolta una parola viene usata come metafora, metonimia, sineddoche e antonomasia oppure quando l'intera frase crea un'immagine che, per associazione, rimanda al concetto che vogliamo esprimere ma in modo più vivido, con l'intento di colpire l'attenzione e stimolare l'immaginazione, facendo infine cogliere l'allusione voluta. 

La scrittura creativa utilizza da sempre il linguaggio figurato per arricchire di immagini evocative il racconto, avvicinandosi così, nei casi più nobili, alla poesia. Il "si sta come d'autunno sugli alberi le foglie" di Ungaretti, che tra l'altro riprende la tradizione dell'haiku giapponese, forma poetica estremamente sintetica che restituisce un mirabile fermo immagine metaforico della realtà, trasmette il senso della precarietà della condizione del soldato in trincea molto più efficacemente di una sua eventuale più cruda descrizione. 

La letteratura utilizza quindi il linguaggio figurato per condire il testo, renderlo più saporito e nutriente ed aggiungere anche enfasi drammatica o al contrario umoristica. Un classico come "Pinocchio" è ricchissimo di metafore che descrivono le caratteristiche del burattino trasfigurandole in una grottesca rappresentazione della sua natura. "E nel battere in terra fece lo stesso rumore, che avrebbe fatto un sacco di mestoli, cascato da un quinto piano". (cit.) L'effetto comico qui si ottiene doppiamente dal rimando alla legnosità di Pinocchio e dal riflesso quasi automatico che ci porta a ridere di chi, come Pinocchio in quel caso, cade rovinosamente a terra.

Il linguaggio figurato che potrebbe sembrare una tecnica sopraffina e destinata solo alle forme più alte di letteratura, è in realtà la cifra della cultura popolare dei proverbi e dei modi di dire.  Per fare solo un paio di esempi: "La gatta frettolosa fa i gattini ciechi" non parla di felini domestici ma della calma necessaria per conseguire degli obiettivi importanti. "Avere le farfalle nello stomaco" è un'ottima rappresentazione del turbamento anche fisico che si prova quando si è innamorati. Sperando che in tempi di alimentazione non convenzionale non diventi una frase di senso letterale.

Esiste un uso pedagogico del linguaggio figurato che è ad esempio la parabola, un intero racconto basato su analogie e metafore.  L'amore di Dio per i suoi figli e la sua misericordia che li accoglierà sempre qualora ritornino a lui con vera fede e ravvedimento è narrata agli apostoli da Cristo con la parabola del "Figliuol prodigo". La parola di Cristo nel Vangelo è tradotta in una forma che si riteneva evidentemente più comprensibile alle genti del tempo ma anche a quelle future, perché la natura umana è propensa a fondere la parola con l'immagine, tanto che la dimensione simbolica del pensiero è non solo la più antica ma anche la più efficace a livello comunicativo, e lo sarà sempre. Gli uomini hanno sempre trovato più facile comunicare tra loro tramite le metafore; nascondendo divinità dietro a forme animali o fantastiche oppure umane ma in forma ideale. Un metalinguaggio primario dal quale tutto discende.

Il linguaggio figurato può avere anche una funzione di coesione sociale. Ad esempio, per non dire apertamente che Tizio è "brutto come la fame" (metafora) si ricorrerà all'antonomasia con la frase:" Non è propriamente un Adone" che, seppure impietosa, è assai più socialmente accettabile della spietata franchezza della prima forma. Sincerità che in questa forma nuda e cruda è tipica dei bambini e dei folli.

Similitudini, metafore, personificazioni, iperboli, idiomi, allusioni, simbolismi, ironia, onomatopea e immagini sono il modo più creativo che l'Uomo ha sempre utilizzato per comunicare il suo mondo interiore, sia emotivo che logico-razionale e farlo nel modo più immediato e comprensibile ai suoi simili. Sapere che tutto ciò oggi rischia di andare perduto in favore di uno sterile "linguaggio macchina" dove le istruzioni sostituiscono le suggestioni, è assai triste. Pensiamo all'eone pandemico quando ricevevamo freddi ordini come "mantenere il distanziamento sociale di almeno un metro e mezzo" con la pretesa di dover obbedire senza nemmeno chiederci perché, mentre invece il linguaggio figurato veniva utilizzato dal potere a scopo intimidatorio, con continue metafore belliche del tipo "inseguire casa per casa", "stanare i disertori", ecc.

Se il figurato serve ad  esplicitare o velare le emozioni e l'immaginazione, parimenti esistono tecniche comunicative che esaltano le funzioni logico-razionali del linguaggio. Mi riferisco a quelle frasi spesso involontarie ma che possono diventare raffinatissime forme di comunicazione all'insegna del detto e non detto, tra le quali spicca l'anfibologia.

Il 27 gennaio è il compleanno di W. A. Mozart e, a proposito  di metafore, mi piace ricordarlo con uno dei momenti che ho sempre gustato di più del film "Amadeus" di Milos Forman, che riprendeva una pièce teatrale di Peter Shaffer incentrata sul rapporto - più metaforico che reale - tra Mozart e il suo contemporaneo Antonio Salieri, visto come antonomasia del conflitto tra genio e mediocrità, tra santità e dannazione.

In questa scena del film, che riproduco qui sotto, Mozart si complimenta con Salieri dopo la rappresentazione dell'opera di quest'ultimo. Salieri gli chiede se gli sia piaciuta la sua opera e Mozart risponde con tre splendide e chiarissime anfibologie: 

Mozart - "Non avrei mai creduto che si potesse scrivere musica come questa". 

Salieri - "Vuole adularmi?"

Mozart - "No, no... 

                Nell'udire certi suoni uno può dire                     solamente: "Salieri". 


Quando uscì il film, e quando successivamente mi capitò di rivederlo con amici, ricordo come, nel contesto della rappresentazione cinematografica, tutti cogliessero l'ironia e diciamo pure la cattiveria di Mozart nei confronti del pomposo compositore di corte autore di un'opera che risuonava probabilmente tremenda alle orecchie del genio di Salisburgo. 

Temo che un giovane o anche adulto di oggi rischi seriamente di credere invece che Mozart volesse veramente complimentarsi con Salieri lodando la sua opera. E magari, di fronte a qualcuno che volesse spiegargli l'anfibologia contenuta in quel dialogo, ne chiederebbe le fonti, accusando di complottismo chi cogliesse un doppio significato, un ambiguus che per altro si ritrova anche in frasi innocenti come "ho visto mangiare gatti". 

Non stupisce quindi che ben altre anfibologie, non frutto della fantasia di un drammaturgo ma reali e di valore storico come quelle utilizzate da Benedetto XVI per "complimentarsi con Bergoglio" o trovandosi in stato di necessità poter solo alludere al proprio impedimento canonico senza dover mentire, non siano comprese o vengano liquidate come pure fantasie con pervicace ostinazione. 

Come è avvenuto per l'arte, oramai dispersa nell'assoluta banalità dell'orrido, anche il linguaggio abbandona il figurativo dei geni creativi per una forma di astrattismo che è la celebrazione del nulla senza fine di un mondo destinato alla sterile mediocrità dei mestieranti.


Il "papa" qui è Francesco, naturalmente. 


martedì 21 gennaio 2025

IL TENENTE COLOMBO INTERVISTA IL BUON PAPA FRANCESCO

Ho ascoltato con grandissima fatica, anzi autentica sofferenza, l'intervista a pelle di leone di Fabio Fatio a papa Francesco; untuosa e scorrevole come l'Omino di burro che si avvicina all'orecchio dei suoi ciuchini sussurrando paroline dolci ma con in più una bella passata di sciolina per non irritare la delicata parte ospite.

Premetto subito che Bergoglio è visibilmente malato, assai gonfio forse da cortisone e questo non è un buon segno per la sua salute. La persona merita quindi il rispetto che è sempre dovuto agli anziani e malati. Così me la prenderò solo con la figura pubblica Francesco e con Fabio, autore di una clamorosa intervista mancata, nel senso che le domande che avrebbe dovuto fare a Bergoglio, in qualità di istituzione, si è ben guardato dal farle. 

Ad esempio, invece di inventarsi un Bergoglio che lotta contro la giunta Videla, poteva chiedergli conto dei due padri gesuiti Orlando Yorio e Francisco Jalics, molto attivi nelle baraccopoli tra i poveri negli anni settanta in Argentina. Poco prima dell'inizio della dittatura egli li cacciò dalla Compagnia di Gesù e tolse loro l'autorizzazione a dire messa (un vecchio vizio, evidentemente). I due sacerdoti furono bollati come sovversivi e finirono incarcerati e torturati nell'ESMA. Quando nel 1979 avrebbe potuto rimediare al male fatto perorando la causa di richiesta di rinnovo del passaporto di Francisco Jalics, rifugiatosi nel frattempo in Germania dopo essere stato liberato, come lettera di raccomandazione il buon futuro papa Francesco scrisse: “Questo prete è un sovversivo. Ha avuto problemi con i suoi superiori ed è stato detenuto nell’ESMA”.
Questi sono fatti ormai acclarati da documenti raccolti negli anni dalle inchieste sulla "guerra sucia" del giornalista argentino Horacio Verbitsky.
Altra domanda che andava fatta, a corollario: "Santità, lei si è mai chiesta come mai il suo paese non l'ha mai invitata a compiervi un viaggio apostolico?"

Così come quando si è tirato fuori il solito argomento degli abusi sui minori, piaga attribuita da Bergoglio alla famigerata famiglia ed al vicinato, per cui questi ambienti sarebbero fonte di continuo pericolo per i piccoli. Non fossi stata Fatio e ascoltando il mio diavoletto interiore gli avrei chiesto: "Santità, che mi dice di quel dossier in svariati volumi che lei fece confezionare come memoria difensiva da consegnare al tribunale poco prima della sentenza al processo contro il prete molestatore di un giovanetto? Quel Julio César Grassi che fu poi riconosciuto colpevole e condannato ad una pena di quindici anni?" 

Va bene che la scusa per l'intervista era l'ultimo volume dei tanti sfornati dalle edizioni Bergoglio, dal titolo "Spera" ("che me la cavo?"), insomma il solito marchettone non si sa se offerto o imposto, ma un po' più di dignità non avrebbe guastato. In questi casi è inutile anche chiedersi se le domande siano state concordate perché la probabilità che giunga una domanda scomoda o scorretta in questi casi è improbabile come la neve il quindici di agosto. Forse con Francesca Fagnani ci sarebbe stato un po' più di pepe ma con Fatio la domanda non si sente proprio, l'anestesia è totale.

Gli altri argomenti trattati nell'intervista sono stati quelli più attesi e scontati. I migranti, Trump il cacciamigranti, ancora i migranti, e perché l'Italia se non fa figli non accoglie i migranti. E poi l'amore per i carcerati, la guerra è sempre brutta, l'imminente ed immanente "giornata della memoria", le donne "che sono più brave degli uomini", per sdoganare le suore filosofe collocate nei dicasteri per "smaschilizzare la Chiesa", addirittura la citazione della von der Leyen alla quale Bergoglio racconta che chiese: "Come fa, signora, con tutti quei figli?" Dimenticando che la povera donna non vive in una favela ma è la presidente della Commissione Europea e percepisce uno stipendio che le permette sicuramente di essere "Ursula, madre e donna" con tanto di maggiordomi, camerieri, cuochi, babysitter e autisti. 

E Gesù Cristo, in teoria il Principale, è mai stato nominato? Si, verso la fine e sono riusciti a confutarlo. Sacerdoti e fedeli in ascolto, allacciate le cinture di sicurezza. Fatio cita un passo del Vangelo in cui Cristo afferma che il peccato di bestemmia contro lo Spirito Santo è l'unico che non può essere perdonato e chiede a Bergoglio cosa ne pensi. Un papa qualsiasi preso a caso tra i 265 precedenti, antipapi compresi, avrebbe risposto: "Lo ha detto Nostro Signore, non si discute". Invece  Bergoglio finge di pensarci su e poi dice: "No, Dio perdona sempre". Così, in scioltezza. L'ipse dixit c'est moi. Spiace sempre che in queste occasioni Dio non si manifesti con fulmini e tuono, lasciando un mucchietto di cenere fumante in luogo degli apostati.  

Hanno allietato il finale dell'incontro tra Omino di Burro Fuso e l'antipapa la barzelletta di Dio che fa da autista al Papa e l'aneddotino su Bergoglio che, dirigendosi verso il balcone, la sera dell'elezione, inciampò rischiando di cadere. "

"A proposito, Santità, non è che sta incespicando un po' troppo spesso ultimamente? E quei lividi... tutto bene a Santa Marta?" "Santità, che mi dice di quel 13 marzo, ha mai avuto dubbi sulla validità della sua elezione? In fondo ne "El sucesor" qualcosa ha ammesso, ci racconti."

"Ah, un ultima cosa, Santo Padre. Pare che lei non celebri messa dall'aprile del 2022. Glielo hanno imposto? Non è una cosa bizzarra e offensiva nei suoi confronti? Se mi permette la sfrontatezza, non si sente come quegli anziani che osservano i cantieri, gli umaréll? Non è che l'hanno sospesa a divinis? Si è poi trovato il suo certificato di diaconato?"

Ma qui, più che Fabio Fatio ci sarebbe voluto il tenente Colombo.





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