Prima di far ripartire il blog dopo le vacanze, vi propongo l'articolo che ho scritto per la rivista "Puntozero", che trovate ancora in edicola. Un ringraziamento a Tom Bosco per l'ospitalità.
L'afflusso sempre più massiccio ed incontrollato in Europa di persone provenienti da diverse realtà culturali, in particolar modo uomini musulmani portatori di una visione del mondo il cui impatto con le conquiste dell'emancipazione femminile è potenzialmente devastante, rappresenta o no una minaccia per le donne di questo continente?
Perché alcune delle maggiori organizzazioni hindu e sikh in Gran Bretagna hanno avvertito le autorità della possibilità di “assalti sessuali pianificati di massa in stile Colonia” ai danni delle donne bianche e asiatiche non musulmane?
Perché chi gestisce la cosiddetta politica dell'accoglienza, soprattutto dal punto di vista mediatico, non gradisce che si riferiscano all'opinione pubblica i dati sempre più allarmanti su una vera e propria epidemia di stupri da parte di stranieri in paesi come la Svezia, che sono anche quelli maggiormente coinvolti dai flussi migratori?
Perché i movimenti femministi e tutto il mondo progressista, così attenti alla difesa dei diritti civili, non protestano contro queste violenze sulle donne e contro i segnali sempre più preoccupanti che provengono da una realtà che non parla affatto di integrazione dello straniero nel nostro mondo ma di sopraffazione da parte di culture esterne sempre più aggressive nei confronti del modello di vita occidentale, non privo di difetti e storture ma sicuramente il migliore possibile in quanto a offerta di libertà alle donne?
La scelta del neo sindaco di Londra (musulmano) di vietare i manifesti pubblicitari con corpi femminili troppo perfetti e scoperti è difesa del “corpo delle donne” o un antipasto della sharia che verrà?
Ripartire da Colonia.
Per rispondere a queste domande è bene ricordare ciò che accadde il 31 dicembre 2015.
Il primo gennaio la Polizia di Colonia rilasciò questo comunicato: “Tutto si è svolto in tranquillità questa notte” ma non era vero. Quella notte di festeggiamenti per San Silvestro era acccaduto di tutto e qualcosa di mai visto prima né per le strade della civile capitale del Nord-Reno Westfalia e neppure nell'intera Germania ed Europa ed occorsero diversi giorni prima che i media mainstream ne raccontassero, rompendo un'inspiegabile congiura del silenzio a livello mondiale che arrivò a comprendere le principali reti televisive statunitensi.
Incredibilmente, quello che ormai possiamo considerare un attacco terroristico condotto secondo la tecnica del swarm attack (attacco a sciame) avvenuto in contemporanea in diversi paesi europei: Germania, soprattutto, ma anche Svizzera, Austria, Svezia e Finlandia, fu tenuto nascosto all'opinione pubblica, nell'era della comunicazione immediata globale, per una settimana.
Dopo le cronache della stampa locale, fu il sito inglese indipendente Breitbart London a raccontare per primo al mondo, il 4 gennaio, delle aggressioni a sfondo sessuale perpetrate ai danni delle donne europee da gruppi di uomini organizzati dall'aspetto nordafricano e mediorientale, avvenute in maniera sistematica a Colonia la sera di Capodanno.
Queste aggressioni, come confermato dai racconti delle vittime, risultarono condotte attraverso la modalità del taharrush gamea. Un'usanza di intimidazione e predazione sessuale di gruppo utilizzata in alcuni paesi islamici ai danni di donne troppo emancipate secondo i canoni culturali locali, oppure trovate sole per strada o isolate in mezzo a manifestazioni di piazza. Un gioco crudele dove le donne vengono circondate, spogliate, toccate in ogni parte del corpo e violate nelle parti intime con le dita da gruppi di decine di uomini e che, durante le recenti “rivoluzioni colorate” nel mondo islamico, prese di mira anche donne occidentali, come nel caso della giornalista americana Lara Logan, aggredita sessualmente e quasi linciata in Piazza Tahrir al Cairo nel 2011 durante un reportage per la tramissione “60 Minutes” della CBS.
Nel rapporto ufficiale su quelli che erano ormai divenuti “i fatti di Colonia”, presentato dal ministro degli interni del Nord-Reno Westfalia Ralf Jäger e pubblicato sulla “Bild” il 21 gennaio, erano elencate le 821 denunce sporte solo nella città renana - ma il numero totale delle vittime ammonta a più di mille – per furto, aggressione a scopo sessuale (ben 359 casi) fino allo stupro di gruppo.
Il rapporto prova che l'aggressione andò avanti per tutta la notte e che i primi episodi avvennero alle ore venti, proprio mentre la cancelliera Angela Merkel indirizzava il suo augurio televisivo di fine anno ai concittadini, esortandoli all'ineluttabile accoglienza nei confronti dei migranti e facendosi per la prima volta sottotitolare in arabo in segno di buona volontà di integrazione. Sottomissione, direbbe piuttosto qualcun'altro.
Nei giorni successivi alla rivelazione dei crimini perpetrati a Colonia e nel resto d'Europa, l'opinione pubblica di chiedeva il perché dell'assoluta inadeguatezza della risposta delle autorità e delle forze dell'ordine a questo atto che riuscì a terrorizzare e a lasciare un marchio indelebile e in stato di shock l'opinione pubblica europea come e forse più di altri attacchi condotti con metodi più, diremmo, convenzionali di terrorismo.
Le testimonianze raccontano di come gli assalitori avessero preso possesso della piazza attraverso il lancio di petardi a scopo diversivo e le donne si fossero trovate, nella confusione, circondate e sospinte nello spazio compreso tra il Duomo e la Stazione (chiusa, quindi senza possibilità di offrire loro una via di fuga) in quella che assomigliava proprio ad una tattica di accerchiamento.
Per il fatto che i perpetratori poterono agire per ore indisturbati la polizia di Colonia si giustificò dicendo che si era trovata a fronteggiare qualcosa di “totalmente inatteso”.
Le autorità seppero subito che si trattava di aggressori nordafricani o mediorientali, tuttavia il riflesso condizionato del politicamente corretto e della ragion di stato – il non poter sconfessare la politica delle porte aperte della cancelliera Merkel – le indussero a minimizzare e addirittura a negare gli eventi, accusando al contempo di razzismo chi osasse tirare in ballo i migranti.
E' probabile che il quadro completo di ciò che avvenne a Colonia debba ancora essere delineato ma ogni giorno, ancora a distanza di sei mesi dall'accaduto, si aggiungono tasselli ad una trama che diventa sempre più inquietante, torbida e vergognosa per le autorità tedesche e non solo.
La polizia ha infine dovuto ammettere che gli assalti alle donne – e anche a uomini e a persone omosessuali – occorsero in 12 dei 16 stati della Repubblica Federale Tedesca, prova della coordinazione degli attacchi sotto un'unica regia, ma vi è qualcosa di ancor più grave che deve essere raccontato.
Dalla rivelazione di un memorandum interno della Polizia di Colonia, secondo “Die Welt”, si apprende che essa fu preavvertita della possibilità di azioni criminali da parte di nordafricani, durante le celebrazioni di fine anno. La nota, del 29 dicembre, diceva: “in concomitanza con i festeggiamenti ed il consumo di alcool è ragionevole attendersi situazioni a rischio in aree affollate, come un aumento dei borseggi e delle aggressioni fisiche, soprattutto da parte di NAFRI (nome convenzionale per nordafricani, n.d.r.) che potrebbero avvantaggiarsene”.
Non solo. Il problema della mancanza di forze di polizia sufficienti a fronteggiare l'emergenza fu dovuto alla decisione del ministro renano Ralf Jäger di negare al capo della polizia Wolfgang Abers i rinforzi richiesti, in numero di almeno 100 uomini. Uno dei documenti inviati dal ministro alla polizia il primo gennaio dimostra che il governo della Renania-Westfalia sapeva perfettamente cosa fosse accaduto. Vi erano stati “stupri, abusi sessuali, rapine, scippi, compiuti da stranieri e, in particolare, un gruppo di 40-50 persone aveva assalito giovani donne nella zona antistante la stazione ferroviaria.” Ricordate invece cosa aveva twittato la polizia? “Tutto tranquillo”.
Jäger, che ha mentito ai suoi cittadini e ha tramato per silurare il capo della polizia; che premette sulla polizia affinché fosse cancellato dal rapporto sulle denunce la parola stupro, con la motivazione che “con il dito non si può definire stupro” e affermò infine che “i discorsi razzisti della destra sui social sono altrettanto gravi degli stupri” è ancora incredibilmente al suo posto.
E' assai probabile inoltre che i servizi segreti di diversi paesi sapessero. C'è infatti anche una strana storia che riguarderebbe la trasmissione, nei giorni precedenti al 31 dicembre, dalla polizia tedesca a quella finlandese, di informazioni riservate sull'allerta per possibili atti di violenza da parte di immigrati da effettuarsi in concomitanza dei festeggiamenti di fine anno. Questa preconoscenza avrebbe permesso alle autorità finlandesi di eseguire perfino alcuni arresti preventivi. La notizia si basa su un'intervista radiofonica con il ministro degli Interni finlandese Petteri Orpo, che però non ha rivelato la fonte dell'intelligence. L'ennesimo caso in cui qualcosa è stato lasciato accadere? E a quale scopo?
Fu atto di guerra?
Come per tutti i crimini, anche per le aggressioni di Colonia abbiamo evidenti prove circa gli esecutori materiali (immigrati nordafricani e mediorientali anche di seconda e terza generazione, oltre a migranti dell'ultima ora) ma solo indizi sui mandanti. Gli esecutori furono probabilmente arruolati tramite il passa parola, gli SMS e il denaro, dimostrando che, con la giusta parola d'ordine, si possono slatentizzare e attivare migliaia di cellule dormienti già presenti sul nostro territorio.
Chi organizzò quindi il swarm attack di terrorismo sessuale, invitando i maschi islamici al gioco dello stupro in un assalto di stampo razzista (anti-autoctono, anti-bianco e, perché no, anti-cristiano nonché misogino), che ebbe come obiettivo le donne europee, scelte accuratamente in mezzo alla folla dei festanti e colpite nel momento in cui si trovavano fuori casa, in luoghi aperti, sole o in compagnia di altre donne, insomma indifese? “Andavano a caccia delle donne", "sembravano un vero esercito", riportano le numerose testimonianze, tra le tante, di un portiere d'albergo, di uomini della polizia e delle stesse ragazze vittime delle violenze:
“A decine formavano un cerchio e assalivano le donne, chiudendo loro ogni via di fuga, impedendo fisicamente di uscire. Poi stringevano il cerchio e passavano alle vie di fatto, urlando. Sono state storie d'inferno, come fosse una guerra ma noi eravamo vittime civili. E ora nella nostra città non ci sentiamo più sicure.” (fonte)
C'è un'intervista ad un “profugo siriano” in Germania su YouTube dove egli, alla domanda “qual è il suo rapporto con i tedeschi in questa cittadina?” risponde, e lo ripete anche in altre parti dell'intervista: “Beh, abbiamo problemi con i civili”.
Conosco una sola categoria di persone che si riferirebbero agli abitanti di una città come a “civili”, ovvero un soldato.
Questi riferimenti agli eserciti e alla guerra che scaturiscono dai resoconti di quello che sembrava all'apparenza solo un brutto fatto di cronaca, rimandano ad una brillante ricerca di una studiosa americana, Kelly M. Greenhill, dal titolo “"Weapons of Mass Migration: Forced Displacement, Coercion, and Foreign Policy" (Armi di migrazione di massa: deportazione, coercizione e politica estera), pubblicato in volume dalla Cornell University Press nel giugno 2011.
La ricerca di Greenhill analizza, senza filtri emotivi e political correctness ma in modo scientifico, il fenomeno delle migrazioni di massa dal punto di vista strategico. Ovvero gli spostamenti sempre più frequenti e sospetti, perché sembrano provocati ad arte, di masse di persone verso quei paesi che, ecco la stranezza, in vari modi sono sottoposti alle pressioni economiche e politiche che provengono da specifici interessi nazionali e sovranazionali. Secondo la Greenhill, che analizza una cinquantina di esempi tratti dalla storia recente, siamo di fronte ad una nuova arma non convenzionale.
Se l'arma di migrazione di massa appartiene anch'essa all'arsenale della “terapia dello shock” (teorizzata da Naomi Klein nel suo celebre libro), è facile capire come l'attacco alle donne europee possa essere parte di una strategia di sottomissione, di un tentativo di colonizzazione da parte dell' Islam utilizzato come cavallo di Troia, che sarebbe funzionale a sua volta ad un più ampio progetto di feudalizzazione globale che prevede una ristretta e ricchissima élite che governa una moltitudine di schiavi.
Se la popolazione in generale può essere terrorizzata e sottomessa con la minaccia dell'austerità, per le donne non vi sarebbe di meglio che terrorizzarle con lo spettro dello stupro e di quello peggiore, per giunta, quello di guerra.
Sul ruolo dell'Islam, nel novembre scorso Monica Crowley sul Washington Time scriveva che una parte fondamentale del jihad è la hijra, ovvero la conquista del territorio infedele mediante migrazione. Si mandano avanti gli uomini, poi, tramite i ricongiungimenti famigliari e l'alta fertilità, si diventa maggioranza sul territorio. Pensare che, a quel punto, possa ancora essere possibile il "rispetto delle nostre leggi" e l'integrazione degli ospiti nel tessuto sociale democratico, come affermano gli utopisti dell'accoglienza, e non piuttosto l'applicazione della sharia agli infedeli, è pia illusione.
Tuttavia le autorità europee e gli esponenti delle organizzazioni non governative internazionali e sovranazionali ormai più potenti ed influenti, nel disegnare i destini dei popoli, dei governi eletti democraticamente, insistono nell'obbligarci all'inevitabilità dell'accoglienza, alla necessità improrogabile del mescolamento delle etnie, razze e religioni, adducendo motivazioni di carattere demografico che nascondono un progetto che in realtà è solo politico e di tipo totalitario.
Un fenomeno che non riguarda, ad esempio la Cina, alla quale nessuno va a rimproverare di essere troppo poco “diversa” ma, in specie, il primo mondo più democraticamente avanzato. Operazione supportata da una colossale macchina propagandistica pronta a censurare l'informazione e a marchiare ogni dissenso, come abbiamo visto, con lo stigma del razzismo.
Perché il negazionismo femminista, globalista e di sinistra?
In questo contesto, l'atteggiamento negazionista di gran parte del mondo femminista e di sinistra riguardo alle responsabilità degli uomini stranieri per le sempre più frequenti violenze sulle donne europee, culminate nel clamoroso sex mob di Colonia, risulta francamente disgustoso.
Se Alice Schwarzer denunciò fin da subito la censura ventennale delle autorità tedesche nei confronti degli stupri commessi dagli immigrati ed il loro carattere “bellico” (ancora un riferimento alla guerra), dimostrando di non aver cancellato la memoria del prezzo altissimo pagato nel dopoguerra dalle donne tedesche, e se una delle pochissime giornaliste in Italia a prendere sul serio la minaccia di Colonia fu Lucia Annunziata, in Europa l'argomento appare uno dei più forti tabù difesi della retorica di quella rivendicazione dei diritti della Donna che non è più femminismo ma femminesimo. Il negazionismo su Colonia si è espresso in ogni sfumatura della solita neolingua che, attraverso poche parole chiave, unifica il pensiero triturandolo nel verbalismo.
Così, per citare qualche esempio dal florilegio della vergogna, anche a Colonia la colpa è stata del “patriarcato”, degli uomini in quanto tali e poi, comunque, i migranti sembra debbano essere scusati perché “hanno alle spalle storie dolorose” (Dacia Maraini); sono uomini giovani e soli e, secondo la professoressa norvegese Unni Wikan, "la donna norvegese deve capire che viviamo in una società multiculturale e che deve adattarsi ad essa."
Meglio stuprate che razziste. Negare, negare, negare.
Perché per nessuna delle vittime degli stupri di gruppo con le dita è stato evocato lo spettro del femminicidio, che invece può benissimo definire – anche a sproposito - qualsiasi approccio compiuto da un maschio bianco occidentale sulle sue simili, e perfino prestarsi a diventare frame riempitivo dominante sui media quando ci sono da coprire gli insuccessi bellici imperiali?
Se siamo arrivati al bizzarro giustificazionismo dell'esemplare peggiore di predatore, ovvero lo stupratore di guerra è perché egli è stato sovrapposto, attraverso una vera e propria character sanctification, al Buon Selvaggio inesistente, del cui giudizio le femministe e i loro femmicicisbei, la controparte emasculata della diade politicamente corretta, hanno il terrore.
Eppure sono convinta che, nel profondo, la scoperta che il maschio stupratore non è quello ormai castrato ed asessuato che si trascina al loro fianco senza più aver la forza di reagire ma arriva dal futuro dell'Eurabia multietnica deve averle scioccate.
Il cortocircuito del femminismo è del resto lo stesso del '68: uccidere il padre e, in più, senza aver fatto i conti con la madre che, in tutto il mondo, ha la responsabilità del preservare e tramandare un tipo di educazione dei maschi al non rispetto se non all'aperta sopraffazione delle donne. Gli uomini li fanno le donne ad ogni latitudine, quindi anche nel mondo islamico, dove sono sempre le donne a trattare i maschi come principi fin da bambini e in quello africano, dove sono le donne a tenere ferme le bambine che devono subire l'atroce tortura dell'infibulazione.
Quindi, per risolvere il conflitto, invece di una sana autocritica che affronti finalmente l'arretratezza reazionaria e fascistoide dell'educazione dei maschi affidata alle femmine, è auspicabile la scomparsa in blocco della propria etnia o addirittura razza. Solo un grande desiderio di autodistruzione può spiegare infatti questi tempi di kali yuga.
Perché Colonia?
I leader europei, dal canto loro, per bocca del primo vice-presidente della Commissione, Frans Timmermans, hanno perfino affermato che le violenze sessuali di Colonia furono solo un problema di ordine pubblico e che non ebbero nulla a che fare con la crisi dei rifugiati. “Allo scopo di far risuonare la voce della ragione e contrastare la retorica populista e le reazioni xenofobe provocate dagli eventi”, recitava una pomposa nota della commissione, “si invita a respingere incondizionatamente le false associazioni tra certi atti criminali, come gli attacchi alle donne durante il capodanno di Colonia e l'afflusso di migranti."
Una così sfacciata negazione ha quasi il sapore della sfida.
Comunque, chi ha organizzato il swarm attack, chiunque sia, ora ha ottenuto importanti informazioni sul nemico.
Sa che quella del terrorismo sessuale è un'ottima tattica che potrà essere messa in pratica altrove e in maniera ancora più audace, tanto i media taceranno per obbedienza e gli emasculati e succubi maschi europei si prenderanno la colpa al posto dei veri stupratori, come è avvenuto dopo Colonia.
Sa che i progressisti europei preferiscono offrire le proprie donne, ovvero ciò che dovrebbero avere di più caro al mondo, in pasto all'invasore, piuttosto che rischiare l'accusa di razzismo.
Soprattutto sa che, in generale, l'immagine dell'Europa in questo frangente è stata quella di un continente di vigliacchi senza nerbo, in balia di governanti totalmente incapaci e soprattutto senza la volontà di difendere i propri cittadini. Addirittura ben disposti eventualmente a "lasciar accadere" le peggiori violenze ai danni delle loro cittadine. Soprattutto lo sarebbero le donne politiche, talmente uguali ai loro colleghi maschi da essere senz'altro capaci di scatenare guerre e compiere genocidi al loro pari.
Direi che l'esperimento, dal punto di vista di chi vuole conquistarci, chiunque egli sia, è perfettamente riuscito. Purtroppo per noi.
Questo a meno che, invece, l'attacco sia stato organizzato, sempre grazie alla manipolazione di manovalanza islamica, da una mano “amica”, allo scopo di avvertire gli europei dei pericoli insiti nell'immigrazione incontrollata e tentare di scuotere l'opinione pubblica e spingerla a ribellarsi prima che sia troppo tardi. E' un'ipotesi che ad Angela Merkel deve essere passata, anche solo per un attimo, per la mente.
Non ho commenti particolari, l'articolo dice tutto quello che c'è da dire. Gli uomini europei non esistono più. Le politiche sono tipo Merkel e Boldrini. La Chiesa che è stata per secoli un baluardo è elle mani di un mondialista. Spero che la consapevolezza spirituale aumenti ad un punto tale da essere deflagrante.
RispondiEliminanon capisco perche' milioni di europei sono contro ma nessuno si muove nessuno fa nulla. e' brutto da dire ma spero che ritorni qualcuno come quello con i baffetti e che si faccia una bella pulizia. Non sono razzista ma vorrei riuscire a vivere normalmente senza dover svegliarmi ogni giorno con l'ansia di sentire o leggere qualche notizia che riguarda questa gente.
RispondiEliminaciao gion vazz. Ho letto l'articolo e il tuo commento. Non so se l'emergenza migratoria sia pianificata o meno come arma di sottomissione degli stati europei, ma certamente negli ultimi anni ha assunto dimensioni tali da porre il problema di una integrazione che può forse avvenire se i numeri sono piccoli, ma che, come studi sociologici affermano, fallisce se i numeri sono tali che si creano naturalmente "ghetti" in cui immigrati dalla cultura aliena finiscono per auto-rinchiudersi, con tutti i problemi di convivenza civile che questo comporta.
EliminaEppure, se è vero che "milioni" di europei ancora non si muovono per fare qualcosa, posso dirti che a livello di popolo la percezione che i conti non tornano si sta diffondendo e che qualcuno sta cominciando a muoversi e a sfidare il politicamente corretto nel nome della ragione e dell'interesse nazionale, e non parlo della "solita" lega.
Purtroppo dopo anni di propaganda globalista il popolo ci mette un po' a ricalibrare la propria percezione, e non c'è bisogno di uomini "con i baffetti" o "pulizie"...basta una classe dirigente che difenda il territorio nazionale, come è prerogativa di ogni stato serio. Una classe dirigente così non è un'utopia, è però necessario associarsi, e quella classe dirigente far sorgere...ormai è chiaro che dagli eurocrati e dai loro lacchè nazionali (in Italia e altrove) non possiamo più aspettarci protezione!
Ho l'impressione che chi sta architettando tutto ciò si è gia pentito ma non sa che fare, ormai molte cose sono state messe in moto ed è quasi impossibile riuscire a fermarle. Il problema è che hanno sottovalutato il rischio di una guerra vera con la russia, cosa sempre più probabile.
RispondiEliminaCome faranno a convincere la gente a combattere mentre si è già tutti sotto attacco dall'interno ? Per cosa combattere se della nostra tradizione e cultura dobbiamo vergognarci ? prevedo tempi interessanti...
Marco
non credo si tratti solo di violenza sulle donne.
RispondiEliminatutto ciò che crea identificazione in interesse comune viene distrutto nei fatti solo dopo essere stato distrutto culturalmente e questa distruzione , nel mentre ,viene giustificata approvata e sollecitata dai media che precostruiscono l'ambiente ideale per i governanti che legiferano conseguentemente affinché il popolo sia appena aldisopra della condizione animale e quindi incapace di tutelare i propri interessi e buono solo a figliare cloni di se stesso e quindi dalle stesse aspettative .
perche questo si realizzi tutti i mezzi sono buoni.
credo vogliano abbattere ogni progresso sociale ed ogni mezzzo con cui é stato conseguito verrà distrutto o modificato in peggio .
saluti e baci.
operaio ma non proletario.
(immigrati nordafricani e mediorientali anche di seconda e terza generazione, oltre a migranti dell'ultima ora
RispondiEliminasi possono sintetizzare pefettamente tutti come COLONI AFROISLAMICI .
Si tratta di un processo pianificato da oltre 25 anni dalle nostre elites (anche se in gran parte questi imbecilli non sanno nemmeno il perche') e che adesso ha preso un ritmo accelerato una volta che queste hanno constatato l' assoluta manipolabilita' dei loro ( ma ancora per poco :-) ) "poppoli".
ws
Per altro a proposito dei "maschieuropei senza palle " devo aggiungere che trattasi di una cosa che viene abbastanza da lontano ( almeno 70 anni) e viene OVVIAMENTE da "oltroceano" come tecnica di controllo della "europa sconfitta".
RispondiEliminaA questo scopo i maschi " europoidi" sono stati sistematicamente "demascolinizzati" dalle loro ( stupide) mamme ( e non parlo solo di "ormoni", ANZI ) ma adesso dopo questo esteso processo di femminilizzazione della societa' europea , interviene anche l' etologia per quei (pochi) maschi ancora in grado di essere tali ; infatti in natura i "maschi" si battono per le "femmine" solo se pensano che poi esse saranno "Loro"... Ma perche' battersi per femmine libere di "darla a chiunque" ?
In soldoni per le "emancipate" europoidi i nodi stanno venendo al pettine e la loro reazione che stiamo vedendo era " etologicamente " ampiamente prevedibile: "adeguamento&sottomissione" ai " maschi stranieri" dalla constatazione che nel vecchio branco i maschi non ci sono piu'.
ws
su RT é possibile leggere i file wikileaks della open...sovvenzionati diversi progettini ed é in tema quello nominato " EUROPEAN ALTERNATIVES-ITALIAN BRANCH " per cui pare sia arrivata sovvenzione al sig Alessandro Valera ...ma anche tanti altri.Adesso é possibile conoscere i nomi delle persone da ringraziare per tutto l'impegno che ci hanno messo.
RispondiEliminap.s.pare ci siano moooolte donne.
A 50 anni posso dire : chi se ne frega .
RispondiEliminaNegli anni 80 ricordo bee le discussioni a scuola:
La patata e' mia e la gestisco io e amenita' del genere.
Donne affari vostri
Siamo andati in Afganistan per "togliere il burka alle donne imposto dai Talebani". A casa nostra ci stracciamo le vesti per difendere il burkini che i Talebani qui immigrati impongono alle loro donne. Quindi, un aspetto culturale agito nella sua propria casa e cultura è "coercitivo" mentre una coercizione estrapolata dalla sua propria radice e imposta in un contesto culturale totalmente incoerente diventa "libertà di scelta". Ci fosse dubbio che l'unico fine sia disorientare sempre e comunque... Guardo retroattivamente al femminismo...
RispondiEliminaRaccomando di leggere con attenzione questo articolo dell'ungherese K Lorant, (ex parlamentare europeo, autore di un saggio sulla "sfida demografica in Europa", linkato nell'articolo).
RispondiEliminahttp://gatesofvienna.net/2016/08/has-it-started/
Da uomo italiano posso dire che il rimprovero dell'autrice agli "emasculati" europei ci sta tutto! La "cultura" europea dell'ultimo mezzo secolo è stata impregnata dalla fola che "maschio"=violenza e dunque "male" ma la verità è che la violenza è solo uno strumento che può essere usato per fare il bene o il male. Che cos'è la giustizia se non violenza infatti? Ma, appunto, una violenza "giusta", perpetrata nel nome della difesa di un ideale più alto. La verità è che la generazione dei miei nonni (ho 33 anni), prima della devirilizzazione che ha marciato a grandi passi in europa negli ultimi decenni, non avrebbe "chiamato la polizia", nè sarebbero rimasti inerti, nel caso di fatti analoghi a quelli di Colonia: ci avrebbero pensato da soli, all'istante, magari chiamando amici, fratelli e cugini assortiti, a dare una ripassata agli infami che hanno profanato donne innocenti e indifese. E si sarebbe trattato di legittima difesa, come sancito dalla legge (e non "farsi giustizia da sè", che è tutta un'altra cosa). Ora invece il maschio europeo medio probabilmente si troverebbe a disagio alla sola idea di menare le mani in strada con uno sconosciuto, non avendo avuto nessuno/a che gli abbia insegnato che è "giusto", e che voltarsi dall'altra parte è peggio, per la propria coscienza che rimorde, che ritrovarsi con un naso rotto.
RispondiEliminaNon so... Condivido in linea generale il post, ma ho enormi riserve soprattutto per ciò che leggo in certi commenti.
RispondiEliminaGiustizia come violenza legittima, "ripassate", critiche maschio non più alfa che rinuncia al "possesso" e così lascia possedere...
Cristo santo, ma siamo fermi lì? Ancora a questo? Ancora? Guardate che il libertarismo sessantottesco, il femminesimo, il mammismo, la debolezza dei maschi (se la attribuite al solo fatto che non sanno menare le mani siete grotteschi), il fecalissimo politically correct, il mondialismo immigrazionista/sostituzionista eccetera fanno vomitare anche me, ma qui qualcuno propone come rimedio il peggio del peggio del passato occidentale (è tutta roba nostra, ragazzi: il male e il rimedio che proponete - es. con altre politiche, di immigrati non vi sarebbe nemmeno l'ombra nelle nostre città).
Segnalo strumentini di una qualche maggior decenza, al posto di'sti rimedi da ostarìa dei òmeni (è veneto ma si capisce, credo): leggi ben fatte, efficienza di giustizia e politiche di ordine pubblico, politiche estere OPPOSTE alle attuali, politiche economiche idem, fedeltà alle costituzioni democratiche, spirito sovranista...
Qua mi si chiede di fare a pugni per riaffermare il mio "possesso" della femmina, o giù di lì. Siamo fermi alla caserma e al bar sport.
È questa, credo, la ragione per cui non si uscirà tanto presto dalla merda che ci beviamo ogni giorno, qui così ben descritta.
"Il peggio del peggio del passato occidentale."
EliminaCompreso il Medioevo, il Rinascimento, l'Illuminismo, le lotte operaie, il benessere del dopoguerra? Perché non guardare anche al peggio del peggio del presente africano o asiatico, incapace di offrire qualcosa di diverso dal rancore piagnone contro i bianchi da una parte e lo schiavismo del lavoro h24 non più per una ciotola di riso ma per l'ultimo smartphone dall'altra?
Perché quest'odio verso la NOSTRA civiltà? Ti fa orrore l'idea di usare la violenza ma non vedi che sarà inevitabile perché siamo in guerra. In tempo di pace ti darei ragione ma ora ci stanno mettendo nelle condizioni di doverci difendere. E, di fronte ai coltelli, non vedo proprio come potremmo evitare di usare altre armi. Non siamo noi che l'abbiamo voluto. Dopo la guerra ritornerà la pace. Come sempre.
Sì, ma.
EliminaPreciso: non ho scritto "il passato occidentale è il peggio del peggio". Segnalavo una parte (negativa) del tutto (luminoso con ombre, com'è naturale).
Se ti è parso che rinnegassi il Rinascimento, dico ad esempio, è perché non mi conosci. Ma rimane che fosse orrendo viverci.
Sono i cammini a ritroso a farmi paura, le osterie degli avvinazzati e i discorsi che vi cogli, i combattimenti dei galli (qualcuno ne gode e ci guadagna e sono in guerra, i galli, altroché), le risse di strada e le guerre tra poveri.
Quel mirare basso basso non potendo altrimenti, di chi esasperato o anche, più nobilmente, spinto dalla necessità di fare qualcosa, mena le mani a un metro dal naso.
Credimi, non sto opponendo a 'sta roba un qualche Fogno, un ideale-cliché corretto e per bene con cui titillare la mia falsa coscienza compiaciuta.
Non chiamerei guerra ciò che è accaduto sulla zattera della Medusa. Nella sequenza di commenti non vedevo molto di più. Tutto qua.
Frequento i blog da anni e non ho ancora imparato a contare fino a dieci prima di rispondere.
EliminaL'ho fatto camminando, con lo smartphone, ed è stato un "tacón pèzo del sbrégo", me ne scuso.
Brutalmente, invece: "Perché quest'odio verso la NOSTRA civiltà?".
Barbara, io NON odio la nostra civiltà. Per contratto (e per convinzione) la insegno, tutti i giorni. E non la passo affatto al vaglio di una qualche "autocritica, compagni" di respiro epocale, e non ne trattengo né esalto il supposto "buono" (sogni idealismi tascabili correttezze politiche benpensantismi e altri cascami del grande equivoco sinistrorso - e poi che c'entra, se lo scopo è conoscere?).
Non m'importa né mi affascina nulla, proprio nulla, del "nemico" e non scambierei l’Occidente (nel suo peggio!) per alcun altro posto al mondo.
Solo, è casa mia il perimetro entro il quale posso fare qualcosa, o anche limitarmi a pensarlo. L'extra-Occidente (chiamiamolo così) è ben peggiore (tutto? boh, qui non rileva) ed è anche affar mio, ma non è roba mia.
Mi ci devo difendere? Come no! Ma se mi chiedi di combattere la mia guerra ricorrendo, come arma, al nerboruto manesco del bar di paese, beh ciao.
Te lo dico in modo ancora più anti-piddino: io voglio che quei quattro negri (con la G) maiali di Colonia, la prossima volta, si prendano tante di quelle manganellate in bocca da ricordarsene per il resto dei loro giorni. Ma le devono prendere da uomini in divisa che si attengano a precisi protocolli e regole d'ingaggio, a loro volta disposti da un Ministro degli Interni sottoposto al controllo democratico (si può democraticamente decidere di aumentare la dose di forza legittima esercitata, sino appunto al caso della guerra: BUM!).
Impossibile, causa l'alta densità dei piddini votanti? E allora il nerboruto del bar fa solo ridere (e casino inutile, che poi lo sai: finiremo per menarci tra noi, come sempre).
A meno che qualcuno non spieghi al nerboruto del bar che il conflitto di classe è in corso dal neolitico e che lo stanno distraendo con qualcos’altro: se lo capisce, allora vedi dove li dirige, i suoi pugni!
Per quanto mi riguarda, il piscio agli ormoni che marchia il territorio si chiama (dovrebbe) democrazia costituzionale, stato sociale, sovranità nazionale e via "quarantottando". E ovviamente polizia ed esercito (anche di leva obbligatoria). Molto più e ben altro che cinque nocche su un setto nasale.
Mi stai chiedendo di morire agitandomi a cazzo, impotente e scomposto (ma da vero uomo!), contro il primo che trovo alla mia altezza e a portata di braccio, seppur negro e maiale, anziché morire imbelle? No, perché era meglio morire da piccoli, allora.
Si fa(rebbe) ancora a tempo a farci difendere dalla forza pubblica (cioè dalla politica), prima che scoppi il combattimento dei galli. Ti prego: “li” abbiamo fatti divertire sin troppo, nel corso della storia, e ci hanno pure guadagnato.
Chiedo venia, l'ho vista tardi, la richiesta di firmarsi.
RispondiEliminaIl commento perplesso (sui commenti a questo post) era io mio.
Luca P.
Pagina estremamente interessante e precisa in analisi e conclusioni.
RispondiEliminaSono giunto qui da una pagina di Gaia Baracetti.
Per il momento grazie.
Grazie a te, anche per avermi fatto scoprire Gaia.
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