mercoledì 10 aprile 2013

Ci vorrebbe una Thatcher


Tra ieri e oggi si è detto ovviamente tutto il dicibile di Margaret Thatcher, morta a 87 anni dopo aver subìto per lunghi anni  la punizione divina della malattia del dottor Alzheimer, un destino curiosamente condiviso con il suo sodale ultraliberista Ronald Reagan.
Si è giustamente ricordato che fu la prima donna premier del Regno Unito. Che per anni si fece un mazzo tanto in politica partendo dalla gavetta per riuscire ad imporsi in un partito, quello conservatore, fatto di uomini disposti ad inginocchiarsi di fronte ad una regina ma restii ad affidarsi alle amorevoli cure di una che assomigliava troppo alla loro madre. 
Questi anni giovanili di lotta per imporsi e per raggiungere il punto più alto di una carriera indubbiamente straordinaria, sono ben raccontati nel biopic "The Iron Lady" del 2011. Peccato che il film, distratto dalla tesi di fondo che le donne lo fanno meglio e se fanno politica basta che respirino, dimentica di raccontarci tutto il lato oscuro e controverso del personaggio, limitandosi a passare oltre, a cambiare discorso, a ripiegare sul privato, come si sarebbe detto nel '68.
Tanto Meryl Streep è così mostruosamente brava che ci aiuterà sicuramente a far dimenticare di cosa fu veramente capace questa donna una volta giunta al potere. 
L'epitaffio perfetto per la tomba di Maggie che mi è venuto in mente oggi potrebbe essere: "Mommy was very bad".

Thatcher è stata la madre della Shock Economy, colei che dedicò la sua vita allo smantellamento dello stato sociale, prendendo a calci in culo il povero Keynes e potendolo fare, visto che l'imminente caduta del muro di Berlino avrebbe reso di lì a poco inutile il capitalismo compassionevole di quell'economista piagnone, sostituendolo con la sua forma più spietata che può agire liberamente perché la minaccia comunista non c'è più e le sinistre parlamentari sono entrate tutte in banca.
Thatcher fu essenzialmente la fautrice di un'economia primitiva, come la definisce Nicholas Kaldor
"L’economia della signora Thatcher è antropomorfa, in quanto crede di poter applicare all’economia nazionale gli stessi principi e regole di comportamento che sarebbero considerate opportune per un singolo individuo o una famiglia: pagare di tasca propria, tagliando le proprie spese in modo che si adattino ai propri guadagni, evitando di vivere oltre le proprie possibilità e di contrarre debiti. Si tratta di ben misurati principi di prudenza nei comportamenti per una persona, ma se applicati come ricette politiche per un’economia nazionale conducono ad assurdità."
Questa visione del mondo metà massaia e metà bottegaia, molto piccolo borghese ma estremamente combattiva nel mirare a raggiungere gli apici della società, reazionaria fino al midollo, finì per favorire enormemente le classi già privilegiate, arricchendole ancora di più ed allargando la forbice tra esse e le classi lavoratrici, impoverite e private di diritti e coperture sociali. 

Uno dei luoghi comuni del Thatcherismo, ovvero della religione che praticano i Thatcherians with the ass of the others, è che Maggie salvò l'Inghilterra dal declino. O dal baratro, come ho sentito pure dire.
Qualcuno solleva però dubbi sulla reale efficacia della sua politica economica, tanto decantata dai suoi ammiratori. In un articolo velenosetto assai, Paul Krugman si domanda, grafici alla mano, come mai le sue riforme iniziate nel 1979, tanto decantate dai fans, ci misero tanti anni - non prima degli anni '90 -  a produrre risultati tangibili e se fu proprio tutto merito suo. 
Del resto, se il principio liberista del laissez faire e della deregulation dei mercati finanziari - che ci stanno regalando uno shock finanziario dopo l'altro - ha indubbiamente avvantaggiato un paese che ha nella City  il punto di forza, non si può nascondere il fatto che la Thatcher abbia devastato il tessuto industriale britannico. Forse proprio a causa di quella politica economica che, per inseguire i numeri di principio e i conti da far tornare a tutti i costi, dimentica la realtà, l'economia reale e le sue esigenze.
Un fenomeno che stiamo osservando anche noi nel nostro paese e in tutta Europa, dove gli effetti collaterali dei principi liberisti sono stati amplificati dalla moneta unica imposta per motivi politici ed imperialistici - il neomercantilismo tedesco - ad un'area valutaria tutt'altro che ottimale.

C'è un lato curioso però nell'odierno proliferare di coccodrilli commemorativi della Lady di Ferro. Mentre in Gran Bretagna, dove soprattutto le classi lavoratrici ancora si leccano le ferite lasciate dalle sue cinghiate di dominatrix in missione per conto dei ricchi, sono prevalse le voci critiche o per lo meno realistiche sulla sua personalità di statista, fino all'esultate dei minatori, in Italia fin dalle prime ore seguite all'annuncio della scomparsa, sono proliferati i vedovi inconsolabili e le prefiche, soprattutto tra gli econominkia liberisti all'amatriciana o i Thatcherians di cui sopra.
Non c'è bisogno di dire che i pianti e gli strepiti, al pensiero della morte di colei che tanto ispirò il nostro ducetto per le sue mancate riforme, sono venuti soprattutto da giornali ed esponenti di centrodestra.
Ancora più stupefacente però di questo pianto greco interclassista è il peggior demerito che commentatori, giornalisti e politici italiani, soprattutto  - ma non sarebbe nemmeno necessario dirlo - di centrosinistra, hanno voluto attribuire a Maggie. Indovinate un po'? Ha massacrato i minatori e i sindacati? Si, vabbé. Ha tolto il latte gratuito ai bambini delle scuole pubbliche? Certo. Ha fatto la guerra e ed era grande amica e sodale di Pinochet? Anche. Però soprattutto "Era contro l'euro", hanno scorreggiato all'unisono i cinegiornali piddini e PUDini ieri sera.

Come dimostra questo filmato del 1990 risalente al suo ultimo anno di governo, la Thatcher era contraria all'ipotesi della moneta unica europea.  La considerava la tomba della democrazia per l'Europa ed era molto preoccupata che una banca centrale europea arrivasse ad avere più potere degli stati nazionali.



Nella sua biografia lasciò scritto: "La Germania andrà su tutte le furie per via della necessità di far crescere l'inflazione", mentre i paesi più poveri [la periferia, n.d.a.] finiranno inevitabilmente per non essere più competitivi e dovranno perciò essere salvati".
Profetica come pure fu, sull'argomento, un altro grande statista degli anni ottanta: Bettino Craxi.

Cosa dimostra questa visione straordinariamente lucida sugli sfracelli prossimi venturi dell'euro? Che Margaret Thatcher aveva letto non solo Friedman ma anche Mundell, il teorico dell'Area Valutaria Ottimale  e uno dei padri della moneta unica - liberista, non keynesiano - e che, fiutata la trappola, rifiutò di farci cadere il suo paese, a differenza di ciò che hanno fatto tanti politici nostrani.
Invece, per i venduti al PUDE questo sarebbe un demerito peggiore dell'aver fatto la guerra ai sindacati.
Sentite cosa ha avuto coraggio di dire il padre dell'euromostro, Romano Prodi, in memoriam: "La Thatcher è responsabile della crisi attuale perché ha voluto la deregulation dei mercati finanziari ed ha accresciuto le disparità sociali".

Certo, questa è la favola per i piddini, ma noi che piddini non siamo e paura non abbiamo, diciamo che se nel 2002 non avessimo perduto la sovranità monetaria, non ci fosse stato imposto l'aggancio ad una moneta troppo forte, il cambio fisso e tutti i vincoli dei trattati europei correlati, all'arrivo dello shock esterno rappresentato dalla crisi dei subprime del 2008, non avremmo dovuto reagire con politiche deflazionistiche e depressive che stanno affondando la nostra economia e quella di un intero continente. E' questo che Prodi e tutta la sinistra europea traditrice, con scorrettezza ed infamia, omettono di dire: che anche loro hanno attinto a piene mani dal liberismo più spietato e classista ma, come le demi vierges, fanno finta di scandalizzarsi di fronte all'enorme principio del libero mercato e della deregulation, come se non ci inzuppassero il biscotto pure loro. Rifiutando di vedere che proprio la libera circolazione dei capitali favorita dall'assenza del rischio di cambio ha creato l'enorme debito privato che loro, per nascondere la loro natura shockenomista, chiamano pubblico.
La verità è che, dal punto di vista degli interessi dei lavoratori e di chi non è protetto dalla ricchezza, questi sono peggio della Thatcher e purtroppo assai meno esperti ed illuminati di lei in economia.

Vorrei modificare l'epitaffio, se possibile: "Mommy was very bad but she saw it right."

6 commenti:

  1. Volentieri un no comment al prosciutto per occhiali

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  2. ur_ca10:27

    "Thatcherians with the ass ot the others" refuso a parte, Ricucci l'ha solo parafrasata? mi pareva infatti troppo intelligente.
    per il resto tutto vero. che succede? folgorata sulla via di damasco?

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  3. No ur_ca, e ti pregherei di non fare il furbo.

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  4. Cara amica Lameduck,

    sono stupito perchè devo constatare che in poco tempo hai acquisito conoscenze economiche molto approfondite.

    Ora si possono avere opinioni molto diverse, ma è abbastanza acclarato che l'Inghilterra ci ha guadagnato a non entrare nell'euro.

    Ciao Davide

    P.S. mi sembra che tendi ad essere troppo severa con l'amico Ur_ca.

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  5. Adetrax19:50

    "Profetica come pure fu, sull'argomento, un altro grande statista degli anni ottanta: Bettino Craxi."

    Indubbiamente dei capitani "collaborativi".

    "Prevedo che entro qualche giorno questa nave affonderà" ... bella forza se sai che si sta lavorando per quell'obiettivo, es. sfiorando scogli sommersi per poi finirla con un paio di siluri lanciati da un U-BOOT di passaggio. :-)

    L'adozione dell'ultra-liberismo, lo svezzamento delle crisi economiche ("molto aiutate" nel loro nascere), l'adozione della moneta Euro con determinati vincoli e decine di altre scelte molto precise NON sono fenomeni casuali e NON sono scollegati fra loro.

    Dopotutto se "le crisi sono necessarie / indispensabili", le decisioni non possono che essere del tipo T.I.N.A.

    Il punto della questione è: ci si è chiesti che cosa si voglia veramente ottenere con le crisi TINA ?

    Quello che bisogna tenere presente è la caratteristica delle decisioni di alto livello, ovvero quella di perseguire obiettivi multipli.

    Non c'è un unico obiettivo pratico, ce ne sono molti che, secondo i "pensatori", dovrebbero facilitare "l'avvento dell'NWO".

    I sopracitati "statisti", così come centinaia o migliaia di altri di quel livello, hanno fatto la loro piccola ma significativa parte.

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  6. Bellissimo post. Io sull'argomento sono stata molto più prosaica, e un po' me ne vergogno :)

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