Quest'estate ho finalmente letto "The Tainted Source. The Undemocratic Origins of the European Idea" (La fonte infetta. Le origini antidemocratiche dell'idea europea), dello storico inglese John Laughland.
Non cercatelo in italiano perché non è purtroppo mai stato tradotto nella nostra lingua.
Quando uscì nel 1997 quest'opera assai rigorosa e documentata, quasi una indagine forense alla ricerca delle prove della matrice inequivocabilmente totalitaria e di ispirazione nazista dell'Europa Unita, suscitò molta discussione, nonostante allora non fossimo ancora stati intrappolati dalla moneta unica e non vivessimo le sciagure e l'incubo europeo ad occhi aperti di questi ultimi tempi.
Tra le recensioni del libro, vi segnalo quella di Liliana Tami e quella pubblicata allora sul Corriere della Sera di Riccardo Chiaberge, che riportava i timori di una Barbara Spinelli, anch'ella evidentemente suggestionata dalla prosa appassionatamente libertaria di Laughland, su una possibile deriva autoritaria dell'istituzione europea, proprio a causa della imminente introduzione della moneta unica. Poi di acqua sotto i ponti ne passò, oltre alla fonte furono avvelenati anche le falde e i pozzi e a Spinelli eventualmente passarono tutte le paure.
Eppure Laughland era stato chiaro. Le istituzioni comunitarie europee sono afflitte da ostilità verso il concetto di sovranità e da economismo, ovvero dalla tendenza a vedere la governance unicamente come amministrazione e gestione tecnicistica dell'economia. I famigerati "governi tecnici" che ci chiede la Troika, e che ben conosciamo, insomma.
Pretendendo di governare unicamente con la tecnica e senza l'ausilio della politica, nel suo senso più profondo di rappresentatività popolare, nessuna delle istituzioni europee può essere definita democratica. E, questa è la sua radice totalitaria, era previsto fin dall'inizio che non potesse esserlo.
Per le istituzioni europee come il Consiglio europeo l'unica funzione prevista, tipica degli organismi non eletti e non rappresentativi, era quella di poter prendere decisioni in maniera rapida e insindacabile, senza dover passare attraverso un normale dibattito parlamentare.
Se verrà creata l'unione monetaria - ammonisce Laughland - e se essa verrà gestita da una banca centrale indipendente, l'ultima finestra sulla democrazia continentale verrà definitivamente chiusa. E ciò perché tutte le leve del potere saranno a quel punto in mano a figure non elette e non responsabili verso alcuno. La Banca Centrale, la Commissione Europea e il Consiglio europeo si divideranno i poteri ma nessuno di loro potrà vantare un mandato democratico e non dovrà mai rispondere ad alcuna istituzione o elettorato. Coloro che pensano che il Parlamento europeo possa colmare il vulnus, diventando un giorno il Parlamento dell'intero continente, dimostra solo - conclude Laughland - un'imbarazzante ignoranza su cosa dovrebbe essere un vero Parlamento.
Ma questo non è l'unico problema. La Banca centrale europea sarà l'unica responsabile della politica monetaria, ovvero del più importante potere discrezionale dello Stato. E questo aggiunge un'altro motivo di preoccupazione riguardo al carattere dirigista dell'Europa.
Come dicevo all'inizio, chi studia il problema europeo troverà nel libro di Laughland definitiva conferma sulle similitudini tra l'architettura dell'UE e i sogni di Grande Reich mai abbandonati da alcun cancelliere tedesco, sia esso un dittatore coi baffetti o un democratico del dopoguerra, magari ex comunista. Esso infatti dimostra ancora una volta come il piano Funk assomigli come un gemello monozigote alle politiche di austerità che mascherano malamente l'eterno mercantilismo tedesco che le impone ai paesi subprime e di cui esso ha assoluto bisogno per sostentarsi.
Vi dirò però che ciò che mi ha colpito maggiormente di questo testo fondamentale è il capitolo "The European Ideology", una lectio magistralis su cosa siano veramente la politica e la democrazia parlamentare, che dimostra a quale velocità noi stiamo allontanandoci da tali concetti in questo paese e nell'intero continente. Lezione di supremo amore verso la Costituzione, la legalità, la prassi democratica, che ci viene da un conservatore inglese, addirittura thatcheriano e che in alcuni punti rischia di farci vedere in modo meno ideologicamente prevenuto i classici del pensiero liberale. Quanto meno aiutandoci a comprenderne alcuni concetti nel loro vero significato, spurgandoli dal pregiudizio ideologico.
Prendiamo ad esempio il famigerato "meno Stato, più mercato", comunemente interpretato come "lasciamo fare tutto al mercato ed eliminiamo lo Stato". Ebbene, se quel "meno Stato" lo si intende correttamente in senso qualitativo e non quantitativo, si vedrà che il ruolo dello Stato non viene assolutamente negato ma limitato alla funzione legale dello stato di diritto. La legge come fondamento dello Stato, legge che non può essere soverchiata dal governante di turno e nemmeno dal mercato.
Altro esempio, l'altrettanto famigerato, secondo gli oppositori del liberalismo, "non esistono pasti gratis", comunemente interpretato come "non pensare che qualcuno ti darà da mangiare gratis". Il senso invece è che ciascun pasto, sia quello che io mi guadagno lavorando, che quello che consuma il povero alla mensa della Caritas, è stato pagato da qualcuno, è il prodotto di un processo economico. Non discende dal cielo come la manna, come certi redditi minimi garantiti.
Forse l'idea espressa nell'ultima parte del libro, ovvero che si dovrebbe ricevere in cambio dallo Stato solo ciò che si è pagato precedentemente in tasse e che la massa monetaria circolante dovrebbe essere unicamente quella equivalente al suo controvalore in oro può sembrarci troppo esoticamente british, ma ci aiuta comunque a capire il livello di vera e propria degenerazione neoplastica dell'attuale dirigismo economico europeo germanocentrico e la sua schizofrenia quando con una mano toglie i propri risparmi ai cittadini e con l'altra elargisce munificamente e senza contropartita a banche private e stranieri clandestini. Un sistema quantistico schroedingeriano dove i soldi ci sono e non ci sono allo stesso tempo, a seconda di quale punto di osservazione scegliamo.
Come non sentirsi liberali, difatti, di fronte a questa affermazione del 1994, riportata nel libro, del gruppo parlamentare della CDU/CSU, che Laughland riesce a farci gustare, forse per la prima volta, in tutta la sua sconcertante illiberalità:
So a chi state pensando.
Infine, dato che il libro di Laughland è una vera miniera di spunti di riflessione, ne scelgo uno di estrema attualità che riguarda il concetto di frontiera nazionale.
Tra le recensioni del libro, vi segnalo quella di Liliana Tami e quella pubblicata allora sul Corriere della Sera di Riccardo Chiaberge, che riportava i timori di una Barbara Spinelli, anch'ella evidentemente suggestionata dalla prosa appassionatamente libertaria di Laughland, su una possibile deriva autoritaria dell'istituzione europea, proprio a causa della imminente introduzione della moneta unica. Poi di acqua sotto i ponti ne passò, oltre alla fonte furono avvelenati anche le falde e i pozzi e a Spinelli eventualmente passarono tutte le paure.
Eppure Laughland era stato chiaro. Le istituzioni comunitarie europee sono afflitte da ostilità verso il concetto di sovranità e da economismo, ovvero dalla tendenza a vedere la governance unicamente come amministrazione e gestione tecnicistica dell'economia. I famigerati "governi tecnici" che ci chiede la Troika, e che ben conosciamo, insomma.
Pretendendo di governare unicamente con la tecnica e senza l'ausilio della politica, nel suo senso più profondo di rappresentatività popolare, nessuna delle istituzioni europee può essere definita democratica. E, questa è la sua radice totalitaria, era previsto fin dall'inizio che non potesse esserlo.
Per le istituzioni europee come il Consiglio europeo l'unica funzione prevista, tipica degli organismi non eletti e non rappresentativi, era quella di poter prendere decisioni in maniera rapida e insindacabile, senza dover passare attraverso un normale dibattito parlamentare.
Se verrà creata l'unione monetaria - ammonisce Laughland - e se essa verrà gestita da una banca centrale indipendente, l'ultima finestra sulla democrazia continentale verrà definitivamente chiusa. E ciò perché tutte le leve del potere saranno a quel punto in mano a figure non elette e non responsabili verso alcuno. La Banca Centrale, la Commissione Europea e il Consiglio europeo si divideranno i poteri ma nessuno di loro potrà vantare un mandato democratico e non dovrà mai rispondere ad alcuna istituzione o elettorato. Coloro che pensano che il Parlamento europeo possa colmare il vulnus, diventando un giorno il Parlamento dell'intero continente, dimostra solo - conclude Laughland - un'imbarazzante ignoranza su cosa dovrebbe essere un vero Parlamento.
Ma questo non è l'unico problema. La Banca centrale europea sarà l'unica responsabile della politica monetaria, ovvero del più importante potere discrezionale dello Stato. E questo aggiunge un'altro motivo di preoccupazione riguardo al carattere dirigista dell'Europa.
Come dicevo all'inizio, chi studia il problema europeo troverà nel libro di Laughland definitiva conferma sulle similitudini tra l'architettura dell'UE e i sogni di Grande Reich mai abbandonati da alcun cancelliere tedesco, sia esso un dittatore coi baffetti o un democratico del dopoguerra, magari ex comunista. Esso infatti dimostra ancora una volta come il piano Funk assomigli come un gemello monozigote alle politiche di austerità che mascherano malamente l'eterno mercantilismo tedesco che le impone ai paesi subprime e di cui esso ha assoluto bisogno per sostentarsi.
Vi dirò però che ciò che mi ha colpito maggiormente di questo testo fondamentale è il capitolo "The European Ideology", una lectio magistralis su cosa siano veramente la politica e la democrazia parlamentare, che dimostra a quale velocità noi stiamo allontanandoci da tali concetti in questo paese e nell'intero continente. Lezione di supremo amore verso la Costituzione, la legalità, la prassi democratica, che ci viene da un conservatore inglese, addirittura thatcheriano e che in alcuni punti rischia di farci vedere in modo meno ideologicamente prevenuto i classici del pensiero liberale. Quanto meno aiutandoci a comprenderne alcuni concetti nel loro vero significato, spurgandoli dal pregiudizio ideologico.
Prendiamo ad esempio il famigerato "meno Stato, più mercato", comunemente interpretato come "lasciamo fare tutto al mercato ed eliminiamo lo Stato". Ebbene, se quel "meno Stato" lo si intende correttamente in senso qualitativo e non quantitativo, si vedrà che il ruolo dello Stato non viene assolutamente negato ma limitato alla funzione legale dello stato di diritto. La legge come fondamento dello Stato, legge che non può essere soverchiata dal governante di turno e nemmeno dal mercato.
Altro esempio, l'altrettanto famigerato, secondo gli oppositori del liberalismo, "non esistono pasti gratis", comunemente interpretato come "non pensare che qualcuno ti darà da mangiare gratis". Il senso invece è che ciascun pasto, sia quello che io mi guadagno lavorando, che quello che consuma il povero alla mensa della Caritas, è stato pagato da qualcuno, è il prodotto di un processo economico. Non discende dal cielo come la manna, come certi redditi minimi garantiti.
Forse l'idea espressa nell'ultima parte del libro, ovvero che si dovrebbe ricevere in cambio dallo Stato solo ciò che si è pagato precedentemente in tasse e che la massa monetaria circolante dovrebbe essere unicamente quella equivalente al suo controvalore in oro può sembrarci troppo esoticamente british, ma ci aiuta comunque a capire il livello di vera e propria degenerazione neoplastica dell'attuale dirigismo economico europeo germanocentrico e la sua schizofrenia quando con una mano toglie i propri risparmi ai cittadini e con l'altra elargisce munificamente e senza contropartita a banche private e stranieri clandestini. Un sistema quantistico schroedingeriano dove i soldi ci sono e non ci sono allo stesso tempo, a seconda di quale punto di osservazione scegliamo.
Come non sentirsi liberali, difatti, di fronte a questa affermazione del 1994, riportata nel libro, del gruppo parlamentare della CDU/CSU, che Laughland riesce a farci gustare, forse per la prima volta, in tutta la sua sconcertante illiberalità:
"L'idea di sovranità inalienabile dello stato nazione ha ancora peso, nonostante questa sovranità sia da tempo ormai diventata un guscio vuoto".La sovranità, scrive Laughland, è questione di autorità, non di potere. Ancora una volta l'autorità dello stato di diritto, non del potere del reuccio di turno. E la società non è il frutto di un disegno deliberato ma di un certo grado di complessità che le impedisce di essere riformata se non nel senso del rinforzo delle regole volte al mantenimento della sua integrità. "Siccome sarebbe intellettualmente presuntuoso, per non dire da megalomani - scrive Laughland - credere che un solo uomo possa stabilire un intero sistema di tali regole, il legislatore deve agire con prudenza e modestia quando decide di cambiarle".
So a chi state pensando.
Infine, dato che il libro di Laughland è una vera miniera di spunti di riflessione, ne scelgo uno di estrema attualità che riguarda il concetto di frontiera nazionale.
"L'indipendenza costituzionale o sovranità nazionale è un prerequisito della democrazia perché è solo entro un certo sistema di governo, ovvero quello costituito da un gruppo di persone con punti di riferimento e regole comuni, che il dibattito parlamentare e la responsabilità democratica possono essere assicurati.
Questo è il motivo per il quale è pericoloso dire, come fanno i sostenitori dell'integrazione europea, che le frontiere dovrebbero essere smantellate o rese irrilevanti.
L'abolizione delle frontiere giuridiche implica l'abolizione dello status di nazione autonoma e ciò di conseguenza implica l'abolizione della legge e la sua sostituzione con la burocrazia o il dirigismo.
Senza la politica non può esservi giudizio, non può esservi morale o legge. Ed è proprio quando la politica e la legislazione vengono oscurate in favore del decisionismo a porte chiuse che emerge il vero pericolo per le società contemporanee: ovvero quello rappresentato da strutture burocratiche, tecnocratiche e depoliticizzate che incoraggiano l'indifferenza e rendono i cittadini meno selettivi, meno capaci di pensiero critico e meno inclini ad assumersi responsabilità. Questo è il pericolo rappresentato dall'abolizione delle frontiere nazionali senza crearne esplicitamente delle nuove per l'Unione Europea (il che creerebbe ulteriori problemi, per altro), e pretendendo che possa esistere una vita politica senza di esse." (fonte, pag. 180)
Qualche appunto al tuo testo, in quanto non ho ancora letto quello di Laughland.
RispondiEliminaIo distinguerei tra le dinamiche del Potere e l'applicazione di una Ideologia. Le prime sono sempre le stesse, la seconda varia di conseguenza. Ad esempio, quando Lenin diceva "Il nostro sara' un governo tecnico", si riferiva all'applicazione della visione marxista; quando diceva "Per fare il Socialismo basta creare una Banca Centrale" si riferiva ad uno strumento che sarebbe comunque necessario in qualunque Regime.
La costruzione europea non e' democratica: e' evidente. Il modello e' quello USA senza l'intralcio di un Congresso che e' la croce dei lobbisti e, ancor piu', dei loro referenti. Quello europeo e' un perfezionamento del modello USA per come lo vorrebbero le Corporations. Un parlamento soprammobile privato di ogni concreto potere democratico e' stato messo li' per non dare troppo nell'occhio. Ma anche fosse un Parlamento vero e proprio, in che lingua vi si parlerebbe ? Quella che si usa anche in quello fasullo: l'Inglese. Una lingua che non appartiene a nessuna nazione europea propriamente detta. Gli inglesi non si considerano europei ancora oggi. Anche quella linguistica sarebbe una soluzione "tecnica": in un parlamento bisogna pur capirsi... peccato che la Lingua sia qualcosa di piu' profondo di un mezzo di comunicazione: e' l'espressione di un pensiero, che e' quindi diverso quanto lo sono le lingue parlate. Quando tutti parleranno la stessa lingua, tutti penseranno allo stesso modo. Puo' darsi che sia meglio di oggi... ma il Totalitarismo sta qui, non nei baffetti o nelle svastiche.
Capisco che l'evocare il Nazionalsocialismo sia piu' di impatto. A maggior ragione quando sono i tedeschi gli incaricati di sciogliere le nazioni nel coagula degli Stati Uniti d'Europa. Ma qui siamo molto oltre i nazisti. Quelli, almeno, volevano creare l'uomo nuovo partendo da quello che avevano in casa. Mica se l'andavano a prendere in Africa. Erano gente dura e sgradevole come tutti i fanatici rivoluzionari del tempo, non avrebbero mai usato l'ipocrisia odierna per una questione di mero principio. Questa ipocrisia e' quella wasp, quindi, retaggio della Riforma, quindi, anche roba che appartiene storicamente ai tedeschi, ma non la si trova proprio nell'armamentario fascista, anzi...
Perche' queste pedanti puntualizzazioni ? Perche' l'Europa vista dagli USA e' tutt'altro che fascista: e' democratica e inefficiente. Cosi' come lo era l'URSS ai tempi di Stalin per chi si abbeverava alle locali fonti di informazione. Io non auspico certo l'erezione di monumenti equestri ad Adolf Hitler, ma se non usciamo da questa intossicazione della "reductio ad hitlerum" fondata proprio dai padri trotzkisti dei Neoconservatives, non ci leveremo mai piu' gli americani dalle palle e offriremo loro sempre il solito pretesto per venirci a liberare. La UE (e gli auspicati USE) sono il climax della Liberazione, non la restaurazione di una monarchia che regna almeno da meta' Ottocento, gia' correttamente incrociata come raccomandava R. de Coudenhove Kalergi. Sappiamo benissimo il nome del Re e dei suoi cortigiani: tutta gente che "fuggiva dalla guerra" quando e' salito al potere l'Adolfo.
Bisogna scegliere se fare una propaganda alla Ehrenburg o un'analisi alla Hobsbaum. Sono utili entrambe, ma vanno distinte.
G.Stallman
io ho una perplessità , la frase relativa ai pasti che costano non fu pronunciata dalla stessa persona che riconosceva come " normale processo evolutivo economico " la futura cancellazione di intere generazioni di uomini e donne incapaci ed ignoranti al quale il negare ogni tipo di solidarismo è necessario proprio in ragione di una visione "economico darwiniana " che vuole i meno capaci / meritevoli / ecc naturalmente destinati ad estinguersi e verso il quale è inutile e dannoso ( per i migliori ) il dedicargli ogni tipo di assistenza ?
RispondiEliminaciao . silvio.
La frase l'hanno detta in tanti. Se puoi essere più preciso sulla fonte esatta della tua citazione, te ne sarei grata.
Eliminaintendevo la frase pronunciata da chi poi riconosceva ecc ...non gli davo la paternità ma volevo dire che se tu attribuisci un senso c'è anche chi ne ha fatto carne di porco ( anche se a dire il vero non sono cosi certo dell'errore dato che per considerarlo tale bisogna rivolgersi all'etica/morale/religione...e , che piaccia o meno , a me non piace , c'è chi per "evolvere " se ne frega dei temi filosofici .) interessante il concetto di stato " leggero " slegato dal governo/governanti ma vista la presenza di masse "inferiori" credo che oggi sia esercitabile solo con l'uso della forza perche sono certo che difficilmente un imbecille/ignorante( ed a scanso di equivoci me compreso ) sappia riconoscersi tale evitando cosi di farsi parte di un mucchio di suoi simili fondare partiti politici e fare cazzate....gli esempi non credo servano.
EliminaPer la verità Laughland individua le radici totalitarie dell'istituzione europea anche nel fascismo italiano, per via del corporativismo. Forse siamo troppo legati alla tassonomia ideologica, anche se, io per lo meno, non mi riconosco certo in quelli dello "stare dalla parte giusta". Come tento di dimostrare con questi scritti, la parte giusta oggi è quella che vuole fotterci. I buoni sono i cattivi e appena uno si presenta come buono dovrebbero scattare gli allarmi.
RispondiEliminaChi avrebbe mai pensato che le associazioni caritatevoli e umanitarie si sarebbero incaricate di compiere un genocidio? Questa è la trovata geniale del nuovo secolo.
Certo, il libro di Laughland andrebbe letto per intero. C'è anche una parte molto interessante sul gold standard che è più di pertinenza degli economisti.
Io ho solo riportato alcuni brani che mi avevano colpito e che dimostrano come ci si possa trovare d'accordo anche con un conservatore inglese se questi dice delle fottute verità. Qui purtroppo siamo ancora al "è un liberista quindi aiuto, Von Hayek, Pinochet." Non funziona esattamente così.
E questo non mi convince. Ma via, e' il vecchio viziaccio di sinistra il voler vedere il Male all'esterno di se'. Tecnicamente il Fascismo non lo si puo' considerare ben strutturato come il Socialismo scientifico. La struttura istituzionale ed economica viene vista come una sovrastruttura, al contrario di cio' che avviene nella visione marxista. Non e' cruciale. E poi, il F nasce e muore con Mussolini, proprio perche' basato su di un'autorita' che deve essere il garante. Al centro della visione fascista c'e' la personalita'. Quando e' invece l'Economia, vuol dire che stiamo da un'altra parte. E' solo nei due grandi tronconi politici derivati dal Pensiero illuminista che va ricercata questa weltanschauung. Cosa che il F rifiutava a priori contestando gli "immortali principi" dei Lumi. E qui ha molto piu' di qualche ragione, visto l'uso che oggi si fa dei "Diritti dell'Uomo" prontamente trasformati in "Diritti umani" per evitare il sessismo. Questa roba nasce tutta nel 1789, bisogna convincersene bene. Il neocon Ledeen ha scritto, tra gli altri, un libro intitolato "Fascismo universale", il che puo' rafforzare convinzioni come quella di Laughland. Non ne ho letto che qualche stralcio, ma gia' dal titolo si capisce l'ossimoro. La visione razzista del F e' piu' importante di tutto il resto. E non e' una novita' storica, in quanto e' solo la reazione all'Universalismo trionfante. Il F non puo' essere universale senza cessare di essere cio' che e'. E comunque, come detto sopra, senza Mussolini non e' riproducibile. Poi ci sarebbe la questione della Legge: Jus Publicum Europaeum contra Common Law. Un F informato ad una struttura giuridica come quella anglosassone sarebbe una macchietta ideologica. Ce n'e' troppe a sfavore della tesi di L. Lo Stato corporativo fascista presuppone comunque l'esistenza di uno Stato. Il F e' la solita scappatoia per appioppare la colpa degli sconquassi odierni ad altri che non a se' stessi. Questa roba viene tutta costruita da liberali e socialisti insieme: bisogna accettare la realta'.
RispondiEliminaG.Stallman
Barbara, il Consiglio d'Europa è in realtà il Consiglio europeo. Il Consiglio d'Europa esiste ma è un'altra cosa.
RispondiEliminaPoi in UE c'è anche "Il Consiglio", che in realtà dovrebbe essere plurale, visto che è la riunione (assemblea, bocciofila, associazione senza scopo di lucro...?) dei ministri dei governi Ue di una specifica materia, quella di cui si deve discutere.
Ma nei trattati è citato al singolare. Tanto per farsi capire facilmente.
Ebbene sì, la UE è una istituzione intergovernativa, punto e basta. Venduta per decenni come qualcosa di diverso.
Grazie, ho corretto. Avevo il dubbio infatti per la traduzione.
EliminaSi pensava fosse squadrismo invece era un tea party?
RispondiEliminaComplimenti,
Leonardo Facco
Bell'articolo, ma un appunto è d'obbligo:
RispondiElimina"e che la massa monetaria circolante dovrebbe essere unicamente quella equivalente al suo controvalore in oro può sembrarci troppo esoticamente british"
Non è che sia "esoticamente british" la nostalgia del Gold Standard, è proprio un'enorme stronzata dalle radici totalitarie e colonialiste, che avrebbe dovuto essere rottamata secoli fa, invece di essere mantenuta artificialmente in vita nonostante diversi statisti di levatura internazionale (il caso più eclatante è forse quello dei "greenbacks" di Lincoln durante la guerra civile americana) abbiano cercato in modo più o meno evidente di farne a meno.
Infatti o sono stati ammazzati, o gli si e' fatta una guerra mondiale. Proprio come oggi. Chi tocca la leva monetaria muore. Altro che Mali Assoluti. E allora viva il GS anche se solo per quieto vivere
EliminaG.Stallman
Il senso del ragionamento di Laughland è che quando si è cominciato a sganciare il valore del denaro circolante dal suo controvalore corrispondente di riserva (oro, argento, ecc.) il denaro ha potuto essere moltiplicato all'infinito fino alla neoplasia attuale. Pensiamo ai derivati.
EliminaSi è potuto anche creare la mostruosità della BCE che stampa denaro fasullo, lo presta a strozzo e in cambio si fa dare un controvalore in ricchezza materiale prelevandolo dai risparmi dei cittadini europei quando decide che "non ci sono soldi". Altro che gold standard.
Perdonate. Il punto non è l'eventuale aggancio. Il punto è la circolazione. Quando il denaro arriva in tutti gli interstizi e quando ciò non avviene. (si ammetterà tuttavia che sotto gold stnd gli interstizi restano a secco, proprio ciò che si ottiene anche nella modalità attuale)
EliminaSì Barbara, ma il problema che Laughland correttamente indica (e che esiste) non si risolve affatto con il ritorno al Gold Standard, che anzi sancirebbe il passaggio dalla padella alla brace. Come è sempre stato storicamente un passaggio dalla padella alla brace (in primis per le classi lavoratrici) foriero di massicce spinte deflazionistiche, vedi a questo proposito (sempre a titolo d'esempio) il saggio di Keynes "Le conseguenze economiche di Wiston Churchill".
EliminaSu questo aspetto bisogna fare enorme attenzione perchè è pieno di furbetti che sfruttano l'argomentazione (vera) "le banche producono fiumi di denaro ma finisce sempre ai soliti noti" per instillare negli ingenui la necessità (falsa) di limitare nuovamente in maniera rigida il flusso di denaro nel circuito economico.
Sostenere il Gold Standard significa per definizione fare gli interessi dei rentiers.
E' una storia vecchia quella della falsificazione della moneta. Almeno dall'epoca dei templari. Io non sono un esperto, ma di quelli che pensano che e' piu' importante la mano che la gestisce piuttosto che il metodo usato. Se metti la falsificazione della moneta (con oculatezza) al servizio del popolo non ne avrai che vantaggi. D'altronde, quando ti hanno portato via le riserve auree (il nostro caso) il Gold Standard non lo fai nemmeno se lo vuoi. Quindi la Fiat Money diventa una via obbligata come ai tempi del IIIo Reich. E' la corretta gestione dello strumento a fare la differenza. Gli esempi di scuola circa la creazione di inflazione si sono rivelati falsi dal primo all'ultimo. Come diceva giustamente Bazaar il GS e' stato il principale strumento della supremazia britannica. E' materia complessa che va affrontata senza pregiudizi, perche' e' proprio il nodo della questione e la vera ragione occulta dell'ultimo conflitto mondiale. In un regime nazionale sarebbe teoricamente possibile ricostituire le riserve e ristabilire un controvalore fisico, ma il problema e' sempre il solito: te lo lascerebbero fare ?Chi si vuole sottrarre al controllo della finanza egemone fa sempre una brutta fine. Quindi la scelta e' obbligata.
EliminaG.Stallman