martedì 13 maggio 2008

Un troll tira l'altro

Siamo in periodo di ciliegie e, soprattutto quando si trattano certi argomenti, i troll fioccano come nespole.
Se è vero che non c'è blog senza troll, che certi troll sono perfino simpatici e ti ci affezioni tanto che ti dispiace quando smettono di perseguitarti, che però morto un troll se ne fa un altro, che certi li daresti in pasto alle formiche rosse quando tirano fuori sempre e comunque e in ogni circostanza "i no global che incendiano le macchine e tirano gli estintori", che l'80% di loro non si firma e che inspiegabilmente il 90% di loro è maschio, è anche vero che i più molesti (secondo i miei gusti) sono quelli che non commentano il post e gli argomenti trattati ma vanno regolarmente fuori tema.

Sono quasi sicura che chi si comporta così non abbia un proprio blog e non si renda conto che scrivere un post richiede a volte molte ore, anche di ricerca, se si tratta di un post su argomenti storici e non puro cazzeggio.
Sono quelli che ti fanno notare che manca una c in "weltanschauung", che ti fanno notare gli errori di battitura, che si mettono a darti ripetizioni fuori tempo massimo di grammatica e sintassi.

Mi fanno pensare a qualcuno che, trovandosi di fronte Angelina Jolie che si è appena spogliata nuda per lui ed è pronta a fare l'amore, dice: "cara, ti faccio notare che la calza che ti sei appena tolta è smagliata".

P.S. Toh, questo blog ha compiuto due anni, essendo nato il 2 maggio 2006.
(Per la serie: autotrollaggio da diporto, con l'aggravante che non ce ne può fregare di meno).


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venerdì 9 maggio 2008

Allontanarsi un poco

Quella mattina del 9 maggio 1978 ero al Conservatorio, a lezione di Storia della Musica. Entrò la bidella in classe e annunciò che, per motivi di sicurezza e per ordine del preside, avremmo dovuto tornare a casa subito, senza trattenerci per la strada. Era stato ritrovato il cadavere del presidente Aldo Moro. Appena a casa mi misi a guardare la televisione e ricordo che c'era Vespa, anche allora, che faceva la telecronaca.

Di Aldo Moro, fatto ritrovare morto nello stesso giorno dell'assassinio di Peppino Impastato, voglio riproporre questa lettera che dedicò a Luca, il nipotino, figlio di Maria Fida.
Credo sia uno dei testi più commoventi che un condannato a morte abbia mai scritto e che ci restituisce un aspetto umano della politica che in questi giorni bui dove sentiamo sempre più pesante sopra di noi la forza di grevità del nuovo potere, apprezziamo come non mai. Con una dose notevole di rimpianto.

Mio carissimo Luca, casa
non so chi e quando ti leggerà questa lettera del tuo caro nonnetto. Potrai capire che tu sei stato e resti per lui la cosa più importante della vita. Vedrai quanto sono preziosi i tuoi riccioli, i tuoi occhietti arguti e pieni di memoria, la tua inesauribile energia. Saprai così che tutti ti abbiamo voluto un gran bene ed il nonno, forse, appena un po' più degli altri. Per quel poco che è durato sei stato tutta la sua vita.
Ed ora il nonno Aldo, che è costretto ad allontanarsi un poco, ti ridice tutto il suo infinito affetto ed afferma che vuole restarti vicino. Tu non mi vedrai, forse, ma io ti seguirò nei tuoi saltelli con la palla, nella tua corsa al [... ] nel guizzare nell'acqua, nel tirare la corda al motore. Io sarò là e ti accarezzerò, come sempre ti ho accarezzato, dolcemente il visino e le mani. Ti sarò accanto la notte, per cogliere l'ora giusta della pipì, e farti poi dolcemente riaddormentare. E la mattina portarti la vestaglietta, magari con le scarpette pronte in mano in attesa della pizza o del pane fresco. Queste sono state le grandi gioie di nonno e, per quanto è possibile lo resteranno. Cresci buono, forte, allegro serio. Il nonno ti abbraccia forte forte, ti benedice con tutto il cuore, spera sia in mezzo a gente che ti vuol bene e che forma anche la tua psiche.
Con tanto amore
il nonno


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giovedì 8 maggio 2008

Sono solo musi gialli


Muso giallo era l'appellativo (in inglese "gook") con il quale venivano chiamati negli Stati Uniti i giapponesi durante la Seconda Guerra Mondiale e che abbiamo conosciuto attraverso i film americani di guerra: "ok, ragazzi, portiamo questo baby a fottere quei dannati musi gialli e torniamo a casa".
Lo stesso appellativo razzista era servito in precedenza per altri "gialli" come i cinesi che a migliaia avevano costruito le ferrovie dell'Ovest a mani nude e in seguito per coreani e vietnamiti, i nemici della ventennale guerra indocinese.

I cittadini americani di origine giapponese, in seguito all'attacco di Pearl Harbor, furono rinchiusi in campi di concentramento e privati dei fondamentali diritti civili solo perchè appartenenti alla stessa etnia di chi aveva dichiarato guerra agli Stati Uniti. La Guantanamo di allora, in pratica, e su ancor più larga scala.
L'attacco di Pearl Harbor, tra l'altro, non fu poi così proditorio come si è sempre creduto. Tra il 2000 e il 2001 uscirono diversi libri di storici che raccontavano come l'attacco fosse stato non solo previsto ma in qualche modo incoraggiato o "lasciato accadere" dalle autorità americane, in modo da avere un pretesto per entrare a tutto campo in guerra e bypassare il tradizionale isolazionismo e non interventismo del popolo americano. Sembra incredibile ma se fosse per il popolo americano gli Stati Uniti sarebbero il paese più pacifista del mondo.

Con un evento catalizzatore, direbbero i neocon, come Pear Harbor, gli americani si convinsero a fare la cosa giusta, cioè impegnarsi nel Pacifico e quindi in Europa, dove avrebbero dato la mazzata finale alle velleità imperial-fasciste di Hitler e Mussolini.
Questi libri su Pearl Harbor sono scomparsi dagli scaffali dopo l'11 settembre 2001, ma forse è solo una coincidenza.

E' bene ricordare che i giapponesi, negli anni Trenta, erano personcine piuttosto incazzate e invasate di iper-imperialismo e mania di grandezza razziale che, tanto per dirne una, passarono alla storia per la follia dei giorni del sacco di Nanchino nel 1937 con i suoi 20.000 stupri e ogni campionario di efferratezza compiuti sulla popolazione cinese.
I giapponesi avevano instaurato una famigerata unità, la 731, formata da medici e ricercatori che nella Cina occupata praticava la vivisezione umana su migliaia di cavie al fine di realizzare armi chimiche e batteriologiche. Come accadde per i torturatori dei lager nazisti e gli angeli della morte alla Mengele, molti dei massacratori giapponesi furono assoldati dalle case farmaceutiche e dalle agenzie governative americane al fine di accaparrarsi le loro conoscenze. Solo pochissimi furono processati e condannati.

Ricordo un documentario di qualche tempo fa dove dei reduci americani e giapponesi della Guerra del Pacifico raccontavano le loro esperienze, comprese quelle di atrocità reciproche. Tutti erano concordi sul fatto di aver compiuto efferratezze sul nemico: il giapponese che aveva perfino praticato il cannibalismo e l'americano che aveva tagliato la testa al "muso giallo", l'aveva bollita e realizzato un bel teschio fermacarte per la fidanzata.
Lo stesso accadde sul fronte delle armi chimiche: ai palloni infetti spediti dai giapponesi verso le coste californiane si rispondeva, da parte americana, con lo studio di armi razzialmente mirate sui "musi gialli".

Perchè si ritorna a parlare di questi eventi storici? Perchè a distanza di sessant'anni dal lampo atomico su Hiroshima, qualche settimana fa erano spuntate delle foto inedite, trovate nel 1945 per caso da un soldato americano e scattate probabilmente da un fotografo giapponese nelle ore immediatamente seguenti all'esplosione. Le foto erano state cedute dal proprietario, Robert L. Capp, all'archivio Hoover nel 1998, con la clausola che avrebbero dovuto essere pubblicate solo nel 2008.

Erano immagini molto realistiche che mostravano per la prima volta, in tutto il loro orrore, i cadaveri a mucchi delle vittime del primo e, con quello di Nagasaki, per fortuna unico olocausto nucleare della storia. Le foto dei morti di Hiroshima (quanti veramente, ci piacerebbe saperlo un giorno), finalmente visibili e quindi reali e non più solo immaginati, rendevano loro giustizia assieme a quelle che abbiamo visto solo di recente degli altri 200.000 bruciati dal napalm prima maniera del Mattatoio 5 di Dresda.
Ora però le foto sono state ritirate perchè il curatore del sito che le ospitava ha dichiarato, senza per altro fornire molte spiegazioni, che si trattava di foto non di Hiroshima ma di un terremoto avvenuto in Giappone molti anni prima del 1945. Così, ancora una volta, i morti atomizzati siamo costretti ad immaginarceli. E' un bene comunque che ogni tanto vengano ricordati.

Se il bombardamento criminale di Dresda e di altre città tedesche fu semplicemente oscurato dalla storia e fatto dimenticare, sul bombardamento atomico del Giappone, per decenni, si è tentato di indorare la pillola: era un attacco necessario, la bomba ha impedito l'invasione di un paese fiero e indomito che avrebbeo comportato un milione di morti, è stato il male minore. Balle.
La guerra era praticamente già finita anche per il Sol Levante, nell'agosto del '45, dopo la resa della Germania e la fine della guerra in Europa l'8 maggio.
I bombardamenti convenzionali avevano già fiaccato il morale dei giapponesi e devastato le città più importanti come Tokyo. Il popolo era stremato. Il Giappone era pronto a firmare la resa con l'Unione Sovietica. Per evitare che il Giappone passasse sotto l'influenza dell'ormai già nuovo nemico e per dare una prova di forza ai russi la bomba fu scelta come botto finale di una fiera dell'orrore che aveva già riempito il mondo di mostruosità.

Fu un atto dimostrativo di forza e come tale barbaro e incivile. Barbaro anche perchè probabilmente ci fu chi pensò che dopo tutto quello era il posto ideale per testare gli effetti della bomba, visto che quelli erano solo musi gialli.


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mercoledì 7 maggio 2008

Sbatti il chirurgo in prima pagina

Ricordate quando il tenente Colombo rispuntava all'improvviso dalla porta socchiusa e con l'occhio storto, l'anca sbilenca e l'impermeabile strapazzato, si rivolgeva al sospettato di turno dicendo: "Ah... un'ultima cosa." Quel vecchio marpione era un grande perchè riusciva a cogliere l'anomalia che permetteva di smascherare il colpevole, non importa quanto piccola e apparentemente insignificante essa fosse.
Sarà, ma la vicenda del Dottor Marcelletti mi ispira un certo effetto Colombo, non mi convince.

Che un professionista stimato venga così subito sputtanato con accuse infamanti ben oltre la concussione, a reti unificate e con la massima tranquillità, senza la normale parata di avvocati della difesa che espongono le loro ragioni e che non si nega nemmeno ar canaro della Magliana, mi puzza assai.

Dite la verità, se aveste l'incarico di rovinare un cardiochirurgo infantile, magari per prendere il suo posto, per invidia, per lotte intestine tra bande ospedaliere, perchè non ha accettato certe ritualità ambientali, non trovereste perfetta, visto il target di pazienti, un'accusa di pedopornografia?

Magari mi sbaglio ma è risaputo che far cadere gli uomini in certi tranelli, è più facile che pescare con la dinamite.

P.S. Mi sbaglierò anche su questo ma, secondo me, tra un po' Veronica chiede il divorzio.

venerdì 2 maggio 2008

Un mondo alla rovescia

Fino a qualche tempo fa si sosteneva che il mondo andasse alla rovescia perchè:
"Il più grande rapper del mondo è bianco [Eminem]; il più grande giocatore di golf è nero [Tiger Woods]; la più importante competizione di vela oceanica [America's Cup] è vinta dalla Svizzera; i francesi dicono che gli americani sono arroganti; e i tedeschi sono pacifisti."
Da questa settimana possiamo dire che di questo rovesciamento ne abbiamo avuta la prova definitiva.
Schifani parla di combattere la mafia, Fini ammette l'importanza del 25 aprile, il Papa è meno influente di Kakà, Grillo difende gli evasori, Vittorio Feltri difende Visco e io per la prima volta in vita mia e non l'avrei mai detto, sono d'accordo con Feltri.

Altro che riscaldamento globale, prepariamoci ad avere sempre più spesso il sangue alla testa.

P.S. Volano piume e stracci su Tumblr...

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